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Poesia in rima


Angelo1900

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Con il passare del tempo, e l'evolversi della letteratura e quindi della poesia, lo scrivere in rima non suona oggi un po' arcaico? 

E' dei tempi nostri la rima? Voi cosa ne pensate? 

Edited by Angelo1900
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Io credo che l'unica differenza tra la poesia e la prosa sia l'ispirazione; la poesia nasce da un colpo d'occhio, da una intuizione che dura pochissimo(neppure tre quarti d'ora, diceva Montale), da una sorta di fulminazione.. Anche la prosa può e deve essere 'musicale'.. In genere, però, hanno un pubblico diverso..

Quanto alla rima, penso che non sia necessaria né utile; trovo molto utili le assonanze, le consonanze, le immagini, le metafore ecc.. ecc..

Credo siano poche le persone(realmente amanti della poesia) a figurarsi un testo poetico in rima, anche perché la rima ti obbliga a una selezione 'innaturale' delle parole..

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Io credo che l'unica differenza tra la poesia e la prosa sia l'ispirazione; la poesia nasce da un colpo d'occhio, da una intuizione che dura pochissimo(neppure tre quarti d'ora, diceva Montale), da una sorta di fulminazione.. Anche la prosa può e deve essere 'musicale'.. In genere, però, hanno un pubblico diverso..

Quanto alla rima, penso che non sia necessaria né utile; trovo molto utili le assonanze, le consonanze, le immagini, le metafore ecc.. ecc..

Credo siano poche le persone(realmente amanti della poesia) a figurarsi un testo poetico in rima, anche perché la rima ti obbliga a una selezione 'innaturale' delle parole..

Grazie, mi piace il tuo parere, e lo condivido. ;)

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Dissertazione densa di piani interpretativi.

 

Inizio con il sottolineare la distinzione vincente di Mak: per quanto da un punto di vista accademico gli studiosi sono soliti definire i contorni nebulosi di prosa e poesia servendosi di criteri di scienza linguistica (retorica, metrica e dialettica), è innegabile che la matrice che le crea distinte e autentiche nella propria identità, non solo di lingua ma anche di intenti, è il processo catartico che ad esse soggiace.

Per cui, parleremo di poesia ove il componimento sia frutto e compimento di sola intuizione, poi ricamata di artifici letterali di carattere metrico-lessicale tesi alla totale fusione forma-contenuto;

si tratterà di prosa quando all'intuizione del momento creativo segue una più corposa -e programmatica!- costruzione narrativa che si rifà ai canoni della dialettica, e che vede nel contenuto il proprio strumento elettivo.

 

Certamente, da ciò deriva che la rima -la rima valida, insomma- sia per pochi perché richiede due abilità irriducibili: la sensibilità (dote del genio e del sognatore) e la grazia (cos'è la metrica se non la spontanea applicazione di regole severissime? Un paradosso, quindi per pochissimi!).

E, come ogni testo narrativo (in questo caso, direi metatesto), anche il pubblico di riferimento è assai ristretto, anche perché la poesia possiede un'altra peculiarità: l'anacronismo. Vive fuori del tempo e dello spazio, spesso della stessa realtà. E quindi non è "utile", se ci riferiamo all'utilità grezza di chi vuol ricavarne un immediato risultato.

 

La prosa, va da sé, è invece pregna di quel pragmatismo linguistico che la associa alla lingua parlata, rendendola dunque mezzo comunicativo per eccellenza nell'era dell'informatizzazione.

 

Nello specifico, amo entrambe. E mi diletto a scriverne, soprattutto di prosa. Per cui non oserei sceglierne una di preferenza.

 

Di nuovo complimenti per il prezioso spunto critico!

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Nello specifico, amo entrambe. E mi diletto a scriverne, soprattutto di prosa. Per cui non oserei sceglierne una di preferenza.

 

Anch'io le amo entrambe! ;) Ho scritto anche qualche poesia (ma con pessimi risultati!), e vorrei scrivere anche un libro, solo che, ho delle idee di base, ma non so minimamente come metterle insieme... Evidentemente non fa per me :D

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No, ti assicuro che anche la prosa è intuizione, o meglio è sintesi di frammenti.

Se hai qualcosa da scrivere, delle immagini da mettere su carta, delle idee interessanti, scrivile: se davvero saranno quelle giuste, te ne renderai conto pagina dopo pagina, intuizione dopo intuizione il testo acquisterà di integrità.

 

La scrittura ha bisogno di sfogo perché è irruenta: dandoglielo, aprirà nuove porte.

Provaci, e magari leggerò il tuo nome sugli scaffali della mia libreria di fiducia.

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La rima è decaduta insieme alle arti figurative:

a nessuno interessa più la tecnica, basta l'idea.

 

Se basta l'idea e non serve la tecnica

posso benissimo scrivere "Tramonto sul mare" su un piatto di linguine con le cozze ed esporlo alla Biennale

o andare a capo ogni tanto - magari in corsivo - e dire che è una poesia, perché comunque basta l'idea.

 

Alla Biennale

Linguine alle Cozze

E tu passavi incurante

del tramonto sul mare

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non soltanto l'idea, ma la musica, il suono delle parole.

il ritmo di una sola frase, e persino di un intero periodo o di un'intera pagina, può rendere alle nostre orecchie questa stessa frase, questo stesso periodo o questa stessa pagina di cosiddetta prosa, "poesia".

una qualsiasi "illuminazione" di Rimbaud ne è, per fare un esempio, la prova.

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@bastian, no senti.

L'unica prosa realmente poetica è quella francese.

Non è né un vantaggio né una sfiga: è così.

Rimbaud e Proust sono perfetti anche senza rime,

mentre le rime in francese sembrano una filastrocca idiota.

 

La rima è una delle tecniche della poetica italiana;

in Francese si usano alliterazioni e assonanze molto meglio,

la rima francese fa vomitare anche i cani.

 

Anche la "rima baciata italiana" fa abbastanza schifo.

Una rima baciata in -òre (amore, cuore, fiore, ardore, calore....)

secondo me è una violenza per le orecchie.

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ciao @Almadel.

non conosco bene il francese, soprattutto parlato.

ma, tornando alle illuminazioni di Rimbaud, penso che anche la resa del testo in italiano da parte di un/a bravo/a traduttore/rice aiuti a capire come una prosa possa essere liberamente intesa come poesia.

 

"Ho abbracciato l'alba d'estate.

Nulla si muoveva ancora sulla fronte dei palazzi. L'acqua era morta. Le aree d'ombra non abbandonavano la strada del bosco. Ho camminato, ridestando gli aliti vivi e tiepidi, e le pietre preziose guardarono, e le ali s'alzarono senza un fruscìo.

La mia prima impresa fu, nel sentiero ormai pieno di pallidi e freschi bagliori, un fiore che mi disse il suo nome.

Risi al wasserfall biondo che si scapigliò attraverso gli abeti: dall'argentea cima riconobbi la dea.

Allora, sollevai a uno a uno i veli. Nel viale, agitando le braccia. Nella pianura, dove l'ho denunciata al gallo. Nella grande città ella fuggiva fra i campanili e le cupole, e correndo come un mendico sulle banchine di marmo, l'inseguivo.

In cima alla strada, vicino a un bosco di lauro, l'ho avvolta nei suoi veli adunati, e ho sentito un po' il suo corpo immenso. L'alba e il ragazzo caddero giù nel bosco.

Al risveglio era mezzogiorno".

[da Alba, Illuminazioni, in Opere di Arthur Rimbaud, trad. di Diana Grange Fiori, I Meridiani Mondadori Milano, 1997].

 

tiravo in ballo la musica, il suono e il ritmo delle parole, penso, per la stessa ragione che ha fatto tirare in ballo a te l'idea.

sì, insomma, "la rima è decaduta insieme alle arti figurative".

così come: "la forma è stata, a poco a poco, sepolta dal ventesimo secolo".

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Ecco, devo ammettere che questo dubbio mi è venuto proprio leggendo alcune poesie della raccolta Les Fleurs du Mal, di Charles Baudelaire.

Molte sono stupende sia in al naturale francese, che nella traduzione italiana (di Gesualdo Bufalino!), mentre altre suonano, appunto, come delle filastrocche.

Va precisato che le poesie di Baudelaire risalgono alla metà del 1800, perciò ho chiesto se la rima fosse un po' troppo banale per i tempi di oggi.

Ho visto comunque le vostre risposte, ed avete esaudito bene le mie curiosità.

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La mia visione personale è esattamente opposta a quella di Almadel.

 

Per quanto mi riguarda la poesia, così come le altre forme d'arte, è tecnica. L'idea è irrilevante.

Con questo non voglio dire che l'idea non abbia nessuna importanza, ma l'idea è una cosa diversa dalla poesia/arte. La poesia/arte è il significante, l'idea il significato. L'artista generalmente non è che abbia da dire qualcosa di più rispetto all'uomo qualunque. Ha semplicemente gli strumenti per dirlo in modo più efficace.

 

La poesia è alla fine nient'altro che un glorificato strumento di comunicazione e in base a tale per me va giudicata. Se la poesia riesce a trasmettere il messaggio allora è buona poesia, altrimenti è cattiva poesia. Che il messaggio sia banale o geniale, giusto o sbagliato, condiviso o rigettato, è una questione che si pone su un altro livello.

 

Per quanto riguarda la questione specifica della rima, è senz'altro vero che oggi se ne fa sempre meno uso. Ma interpretare questo come un "abbandono della tecnica in favore dell'idea" lo trovo sbagliato. Pensare a una qualsiasi forma d'arte priva di forma è una contraddizione in termini, perché senza forma l'idea non esce dalla testa dell'autore. E la forma è il prodotto finale di una tecnica.

L'arte/poesia moderna non è che abbia abbandonato la tecnica. Semplicemente la tecnica è cambiata.

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  • 1 month later...
Silverselfer

Scrivo anch'io la mia opinione ...

 

Sono d'accordo con Almadel riguardo la poesia e l'arte figurativa. Oggi si abusa molto dell'ossimoro, della sinestesia, della metafora ... che ... se vogliamo ... appartengono anche alla prosa; mentre la rima assolutamente no. Credo che sia questo che può indurre alla con-fusione dei due generi. 

 

Storicamente la prosa è sempre stata considerata, a torto, la parente povera del verso poetico. Si è citato Proust e credo sia doveroso accostarvi il nome di Virginia Woolf, che tra l'altro lo considerava come unico esempio di poesia in prosa o prosa poetica. Io farei anche altri nomi ma potremmo ben ricondurli in quella corrente letteraria che ha nobilitato la prosa usandola per ritrarre la realtà attraverso la percezione del pensiero umano ---> flusso di pensiero o flusso di coscienza ---> legato poi allo studio della psicoanalisi e bla bla ...  

 

L'Ulisse di Joyce rimane il massimo esempio di flusso di pensiero e al contempo la risposta in prosa di quanto tentava la Woolf attraverso la prosa poetica. Lei ad esempio usava la punteggiatura come fosse una partitura teatrale, trasgredendo le regole della grammatica. Secondo me anche Kafka nella sua prosa metaforica allestiva delle allegorie poetiche della realtà. Tutto questo ha contribuito, in un certo senso, a mistificare un ibrido di prosa che è finito per essere spacciato per poesia.

 

Io sono d'accordo anche con Loup-garou, specie quando rivendica l'importanza della tecnica e non perché questa serva a fornire un metro di qualità, quanto piuttosto è diventata essenziale per distinguere i due generi. 

 

Ha ragione Almadel ---> Oggi basta scrivere in corsivo e andare a capo ogni tanto per trasformare un pensiero in prosa in verso poetico. Questo, però, a mio modesto avviso, è la mistificazione di cui parlavo. 

 

Non mi ricordo il nick del ragazzo che ha chiamato in causa la "musicalità del verso", ebbene la metrica e la rima esistono in funzione proprio di questo. L'equilibrio estetico del fonema si ricava per mezzo di espedienti matematici che creano simmetrie armoniche da una lato e dall'altro la complessità tipica del pensiero espresso in versi. La parola diventa elemento plastico da scolpire, quindi ogni lingua esprime una poesia propria. L'italiano è il massimo in tal senso in quanto ci fornisce ogni genere di espediente per trasformarla in "soavi versi".

 

Tra l'altro io sono fermamente convinto che l'ingovernabilità dello stato in cui viviamo derivi per buona parte dalla lingua italiana talmente complessa che per blindare il concetto di un articolo di legge, c'è bisogno d'infiniti commi interpretativi dello stesso. Dà ai politici infiniti espedienti sofistici per sostenere tutto e il contrario di tutto. Questo per dire quanto la tecnica finalizzi lo strumento ---> la nostra lingua nata per essere arte, è pessima quando deve essere usata per fini pragmatici ... del resto la conoscenza stessa del mezzo assai complesso finisce per escludere quanti lo maneggiano maldestramente, diventando così l'erede di quel latino che serviva a Don Abbondio per irretire il povero ignorante. 

 

Ma non voglio perdermi in quest'altro discorso ... tornado alla poesia e alla prosa.

 

Parlare dunque di rima è un po' come guardare il dito mentre indica la luna. Certo che alcuni versi pur non porgendosi in rima possono riprodurne l'armonia. Disquisire sulla validità di un'assonanza o qualche allitterazione al fine di creare un verso poetico .. non lo so ... non credo di possedere sufficiente senso estetico per percepirne la sostanziale differenza. Sono però convinto che il concetto, il pensiero espresso in poesia abbia un valore relativo. La metrica è dominante un po' come nella musica e come la musica il verso ci tocca attraverso il senso uditivo, come il gusto sulle papille gustative del nostro cervello. Quindi posso anche farmi venire un cagotto ogni volta che leggo i pensieri espressi da Dante nella Divina Commedia, ma è impossibile non riconoscere quanto quei versi sanno trasmettere a livello di "bellezza" ---> lasciamo stare i canoni di quest'ultima o non ne usciamo vivi.

 

Cos'è dunque la prosa?

 

La prosa nasce come un'arte popolare le cui finalità erano l'intrattenimento. Il cantastorie viveva di questo e per farlo spesso usava accompagnarsi con un strumento per supplire proprio alla mancanza di patos nei suoi racconti. La prosa non nasce come arte scritta e si rifà a tutti quegli espedienti propri all'enfasi retorica, alle figure metaforiche di una certa tradizione comune. Alcuni esempi di questi racconti venivano "cantati" dai poeti, sottraendoli all'oblio della trasmissione orale; tuttavia trasformandoli in qualcos'altro. 

 

La prosa dunque acquisisce importanza man mano che il popolo avanza nei suoi diritti civili. La rivoluzione francese è sostanzialmente la divulgazione di massa della cultura tradotta in prosa "enciclopedica". Il saggio o l'articolo scientifico hanno questa finalità divulgativa e usano appunto la prosa. Fa lo stesso Martin Lutero quando traduce la Bibbia in tedesco ... tralasciando i risvolti propriamente legati alla religione ... quello che fa è un'interpretazione delle scritture sacre attraverso un racconto "volgare". 

 

Il bisogno di comunicare con le masse affina la tecnica della prosa scritta, specializzandola e quindi trasformandola attraverso canoni tecnici. Sostanzialmente la prosa diventa un contenitore per ogni sorta di concetto ---> pensiero. E' uno strumento duttile e il suo utilizzo a fini artistici è piuttosto recente. Il romanzo è rimasto allungo scrittura di genere e solo il crescente successo popolare ne ha determinato l'importanza. 

 

Si è citato Baudelaire ... beh, lui ha tradotto in francese Edgar Alan Poe che scrivendo prosa attraverso il racconto diffuso non attraverso il formato del libro, gli ha ridato la valenza popolare originaria. Io per esempio sono del parere che la scuola rovina la prosa costringendoci a studiare quello che i dotti scrivono e non quanto gli autori propongono.

Volere attribuire lo status di arte e considerare cultura "alta" ogni roba sia graffiata su un foglio di carta, non fa bene alla prosa. Se leggi Fabio Volo non ti stai acculturando, ma con questo non voglio dire che si fa male a leggerlo ... solo che non è letteratura e se un giorno quella roba si studierà nelle scuole ... la gente non lo leggerà più con lo stesso piacere. Santo cielo non so più cosa cazzo sto scrivendo ---> punto a capo.

 

La tecnica di un buon prosatore sta nel non esibirla. Lo scopo della tecnica sta nell'esporre il pensiero in maniera fluida e comprensibile. La storia è costruita attraverso una struttura a matrioska ---> la cui parte più piccola sta nel periodo logico e non nel verso poetico. Il pensiero si sviluppa in capoversi e continua a incastonarsi in blocchi concettuali ---> Trama, fabula e intreccio piuttosto di una costruzione degli stessi attraverso una struttura ipotattica o paratattica ----> Tutto questo esiste solo al fine di comporre un racconto e non una forma estetica ----> Il punto e la virgola sono i tratti dello scalpellino dello scrittore di prosa. Egli maneggia il pensiero a discapito della parola, che appartiene al verso e che il poeta plasma, destruttura, riformula con fini diversi.   

 

Dopo che grandissimi prosatori hanno usato queste tecniche, compresa quella del racconto letterario, per catturare la realtà e la complessità del pensiero umano, la prosa è tracimata nell'alveo della poesia. Tuttavia non credo sia la stessa cosa e sia sbagliato confondere le due arti che per il vero hanno pochissimo in comune, salvo la parola come materiale usato. 

 

Per dire, Umberto Eco scrive bei romanzi, ma non è uno scrittore. Maneggia la tecnica assai bene, ma gli manca la sensibilità del prosatore. Joyce che quando scrive l'Ulisse ti fa venire la gastrite sinaptica, ti costringe nello sguardo e nel pensiero di Mr Bloom. Al contrario, quando scrive Gente di Dublino, affresca dei racconti che sono spaccati di esistenza utilizzando solo le tecniche narrative tradizionali. Il buon prosatore io sostengo che scrive tra un rigo e l'altro. Sono dei pensieri simili a quei sussurri che ti fanno vicino all'orecchio, non li comprendi ma ti fanno passare un brivido. Non lo so ... forse ci metto molto del mio in tutto questo .... tuttavia, cos'altro sono le emozioni se non pensieri privi di parole? Ecco, forse la poesia sta qui in mezzo ---> è quell'attimo in cui l'emozione cristallizza in un parola, prima ancora di abdicare al senso di un pensiero complesso.

 

Basta ... mi rollo una sigaretta e vado a sparlare di musica .... che è meglio!

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