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Omofobia e Coming out


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Si è suicidato un altro ragazzo.

Fermatevi. Pensate.

Non è “morto”, si è tolto la vita. Era cosciente e ha deciso, di sua spontanea volontà, che non valeva più la pena di continuare a vivere.

Poi andate avanti.

“Un altro”. Non ha molte interpretazioni, vero? Vuol dire che non è il primo.

È il terzo in un solo anno. In una sola città che dovrebbe essere accogliente, multietnica e aperta.

Certo, anche per gli altri sono rimasto di sasso, ma per questo ragazzo è diverso.

Aveva 21 anni, praticamente la mia età.

 

Per gli altri è stato “facile” dire che erano piccoli, che non avessero la forza.

Questo ragazzo ha la mia età, è nato e cresciuto nella mia stessa città. Potevo essere io. Mi sono informato.

Amici in comune mi dicono che si era appena dichiarato con i genitori e che questi non l’avevano presa bene.

Non so neanche se sia vero ma sono subito pronto a dare la colpa a loro.

Poi ci rifletto.

Le sue ultime parole sono dure, fanno male:

“Sono gay. L'Italia è un Paese libero ma esiste l'omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza".

Le forze dell’ordine indagano sul reato di “istigazione al suicidio”

Ma chi è il colpevole?

Quando un omofobo offende, non offende te, offende tutti i gay. Tutte le lesbiche.

L’omofobia è bastarda, una parola si trasforma. Da un proiettile ne nascono mille.

Un’offesa diretta a te, in quanto gay, può uccidere un ragazzo a chilometri di distanza.

 

E allora chi è l’istigatore? I genitori che rifiutavano questo ragazzo? Chi gli stava accanto e lo prendeva in giro? Sicuramente.

Ma anche il sig. Barilla con le sue recenti uscite

L’avvocato Carlo Taormina che non assumerebbe mai un gay perché contro natura.

Le leggi omofobe russe.

Carlo Giovanardi (e non sto a citare)

Rosy Bindi che preferisce lasciare un bambino in africa piuttosto che darlo ad una coppia gay

La Mussolini e il suo “meglio fascista che frocio”

Franco, il mio vicino, che “non è contrario ai gay, ma farebbero meglio a rimanere a casa.”

Anacleto, il fruttivendolo da cui non vado più dopo che ha insultato me e il mio ragazzo.

 

Poi do la colpa a me.

Perché se è vero che una persona che neanche conosceva questo ragazzo possa esserne stato il carnefice, allora io sono colpevole di non averlo aiutato.

Sono colpevole di non aver detto nulla a Franco per il quieto vivere.

Sono colpevole di non aver detto nulla a mio nonno, che è ancora convinto che i gay siano “quelli che si prostituiscono fingendosi donne”.

Sono colpevole di non essermi dichiarato.

Perché è solo vivendo la mia vita alla luce del giorno, anzi no, è solo ostentando la mia vita, costringendo chi mi sta vicino a vederla che posso far capire che la mia vita è come quella di ogni altro essere umano.

 

È giusto? No. È necessario. Perché siamo noi che abbiamo la forza di reagire, che dobbiamo prestarla a chi non ne ha.

Siamo noi che siamo stati fortunati, che dobbiamo prenderci cura di chi non lo è stato.

Perché se il mondo non cambia da sé, lo dobbiamo cambiare noi.

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Il tuo discorso rispecchia totalmente il mio pensiero.

Però io il "grande passo" l'ho fatto.

 

Dobbiamo dare l'esempio per chi di esempi non ne trova.

Ma non crucciarti per l'accaduto. Non siamo onnipotenti. Siamo esseri umani. Non possiamo tutto.

Il punto è saper fare il meglio, constatata la nostra limitatezza.

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Il punto è che il nonno, il fruttivendolo e chicchessia

Non cambierá mai idea..

Su certi argomenti gli italiani son proprio coglioni.

 

Forse riesci a far ragionare un coetaneo ma gli "adulti" no..

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unmondomigliore

no tu non sei colpevole, smettila di darti le colpe. Ci sono persone ignoranti e quelle le puoi trovare dovunque, a Roma, a Milano, a Pavia e pure in un posto ultra gay friendly dove non ti aspetteresti mai di trovare omofobia o discriminazione. Il punto è che qui in Italia le offese sono tollerate, anche quando ledono la dignità di un individuo. Varie volte sento parlare in TV di gente che si dice ''contraria'' o ''favorevole'' all'omosessualità, come se questa fosse una scelta che si può condividere o meno. Come si fa a essere contrari ad un orientamento sessuale presente in natura? Equivale a essere contrari alla natura....

Se si parte da questo presupposto, allora posso dire che il popolo italiano è davvero ignorante. E lo è ancora di più quando si esprime con frasi ''sei gay, ma non ostentarlo, rimani a casa'', della serie ''mi va bene che sei così, ma non voglio essere tuo amico né voglio avere niente a che fare con te''. Ragionamenti che poi sono alla base dell'esclusione e della solitudine di ragazzi che stanno lottando con la loro sessualità e fondamentalmente con un mondo che non riconosce loro gli stessi diritti.

La colpa secondo me sta proprio nella mentalità provincialista, individualista e assai retrograda del cittadino italiano. Io ora sto parlando a nome di una nazione, perché nella lettera il ragazzo citava ''L'italia è un paese libero, ma ancora molto omofobo''...

 

Il suicidio non può essere stato scatenato dalle reazioni dei familiari al suo coming out. E' sicuramente l'ambiente generale e la mancanza di autostima che portano una persona a vedere le cose in negativo. Non mi soffermerei su un solo punto/aspetto : ci sono molti ragazzi che sono stati rifiutati dai genitori, ma non hanno mollato la presa perché avevano l'appoggio di un amico. Quindi non ''riduciamo'' tutto ad un singolo motivo. 

 

La questione è seria e andrebbe affrontata con un lungo dibattito. Io mi limito a dire che in Italia serve una legge contro l'omofobia e che soprattutto bisogna iniziare a cambiare dalla quotidianità, dalla mentalità anche ''contadina'' di tuo nonno o del fruttivendolo che  ti ha insultato. E' da lì che bisogna iniziare per costruire le fondamenta di un muro.

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