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Gay e etero la fanno troppo facile !!!


Doctoralf88

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Domanda: perché se parlo con un ragazzo gay raccontando di me, questo mi dice che devo fare coming out tranquillamente ??...anzi, che devo avere le palle di farlo ???

E se parlo con un etero (non omofobo) mi dice esattamente la stessa cosa ???

Non la fanno troppo facile ??

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la fanno trp facile, appunto.. dipende poi cn chi si fa il CO. secondo me cn la famiglia é giá difficile rispetto agli amici...  dipende cmq, nn saprei di me lo sa solo uno o quasi :)

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Boh, per me fare C.O è stato facile, mi sono dichiarato universalmente a 16 anni.

Non sono partito da basi solide, dato che non avevo idea di come avrebbero reagito amici e parenti.

Per fortuna, poi, è andato tutto bene.

 

Nonostante ciò, mai mi sognerei di intimare qualcuno a fare C.O prima ch'egli se lo senta: è un passo importante che, in certi casi, può determinare conseguenze di rilievo. E' bene farlo quando ci si sente pronti.

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@Doctoralf88 Be' non è mai così semplice. Ti posso dire, per esperienza, essendo dichiarato in famiglia, che se si fa CO non è certamente per definire e rendere circoscritta la propria identità, ma solo per amor di quiete e soprattutto per togliersi un peso dalle spalle. Ci sono casi in cui questo peso non c'è quindi si finisce per non dichiararsi, altre volte diviene insostenibile. Può anche accadere che la vita non cambierà, specie se la tua famiglia dopo che hai fatto CO non ne parlerà più, e farà finta che non sia mai successo. Ma, tuttavia, comunque si tenta di rendere il rapporto affettivo coi propri parenti più forte proprio facendosi avanti, mostrando il vero Io (lo stesso vale con gli amici) e almeno non si avranno rimpianti.

Ripeto, non è mai facile. Io mi sono dichiarato all'età di 18 anni, dopo un lungo periodo di depressione perché non mi sentivo io accettato (si sa, vivere in una famiglia cattolicissima, poi, non conoscendo in realtà cosa mi sarebbe accaduto e quant'altro, fa interiorizzare tanta omofobia), ho voluto poi liberarmi quasi del mio vecchio me, e respirare finalmente la libertà di essere me stesso e soprattutto essere umano capace di amare e di essere amato. Ecco tutto. Ci si prende il proprio tempo. Ma il mio consiglio è di non tardare a farlo. Si rischia poi di cadere in una prigione in cui non è facile uscirne. E si resta incatenati, a volte, per sempre.

Edited by Ferdydurke
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DoctorAlf88 se parli con un/a etero, per loro sarà sempre facile. Per esempio, parlando con gli amici e mia sorella, secondo loro a fare CO non ci vuol niente, perché tanto le cose non cambiano da oggi a tra un mese. In effetti hanno ragione, se son gay lo sono oggi come tra 30 giorni, ma non capiscono i patemi mentali che uno si fa col terrore di deludere qualcuno...

Il discorso invece tra gay-gay cambia: se uno è dichiarato, una volta fatto il grande passo tenderà a minimizzare le tue paure, se invece non è dichiarato, la penserà più o meno come te (almeno, queste son le mie esperienze in merito al CO).

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@Kador88 Purtroppo, il problema principale, sai qual è?  Se ami la tua famiglia avrai sempre il timore che tu li possa deludere (con gli amici magari è più semplice la questione). La prima cosa che mi disse mia madre è che si incolpava di aver sbagliato qualcosa con me, nell'educazione (dopo che, magari, pensandoci, segnali c'erano, visto che all'età di cinque anni mi relazionavo molto nel giocare con le ragazze più che giocare a "lotta" coi maschietti). E la reazione ad autocolpevolizzarsi è la norma, o quasi. L'eccezione, invece, sono le famiglie che appena tu lo dici stappano la bottiglia di spumante.

Edited by Ferdydurke
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Se tu vuoi bene alla tua famiglia e ai tuoi amici

DEVI fare coming out ma mica perchè te lo dice faby91 su gayforum

Ma perchè ti dovresti far schifo da solo a mentire sempre a chi vuoi bene..

 

Si è vero il discorso di kador..

Ma in linea di massima non è quasi mai semplice

Peró quando hai la giusta motivazione diventa un gesto fatto con orgoglio

Ed è una gran prova di maturità.

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Per ora ti faccio notare la contraddizione tra ciò che scrivi qua e i discorsi di un altro topic in cui ti lamentavi del fatto che i gay non hanno la possibilità che hanno gli etero di conoscere nella vita reale.

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@faby91 abbassa le ali perché non sono ne tuo fratello ne tuo parente ne altro; non ti conosco neanche; anzi, non MI conosci neanche; quindi tu "fai schifo" non me lo dici;

Se tu sei stato in grado di fare coming out presto sono cazzi e problemi tuoi; ben per te;

Ma sappi che non tutti sono come te o hanno la tua fortuna di riuscire a dichiararsi senza troppi problemi;

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unmondomigliore

Non è facile per niente, sopratutto se vivi in una famiglia omofoba oppure almeno uno dei tuoi familiari lo è. 

Non  è detto che facendo coming out, si risolvano i problemi. Anzi spesso aumentano (e le esperienze di varie persone, che sono state discriminate ed escluse dai loro amici, lo dimostrano pienamente).

Il mio consiglio è di fare coming out solo se si è economicamente indipendenti oppure psicologicamente forti da poter reggere una pressione da parte dell'ambiente circostante. Se l'ambiente circostante non è omofobo (cosa rarissima), allora la strada è spianata.

Secondo me si può fare coming out all'inizio con un amico intimo o con una persona di cui ci si fida e poi, solo quando si hanno i ''requisiti sopra citati'', ci si può dichiarare apertamente a tutti quelli che conosciamo.

Edited by unmondomigliore
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@doctoralf88

Il mio era un discorso introspettivo

Rivolto a nessuno in particolare.

 

Io quando mentivo mi facevo schifo da solo.

 

Chiedo venia per l'equivoco! ;)

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@faby91 chiedo scusa per il tono usato; ho sicuramente frainteso;

In ogni caso, tutti i miei amici lo sanno e con loro non ci sono mai stati problemi; anzi.....

Il problema resta in casa; non lo accetterebbero mai; difatti io ho tipo la mezza intenzione di:

Uno) aspettare la morte dei miei nonni; due) aspettare di essere indipendente economicamente, magari di vivere fuori casa per poterlo dire;

Il clima diventerebbe invivibile; già lo so;

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No ma scusami tu che spesso non rileggo quando scrivo quindi facile che dico cavolate! :D

 

Dipende anche dal rapporto che hai con i tuoi

Poi le cose si complicano se hai il ragazzo perchè

Dovresti spacciarlo sempre per amico ecc..

E poi non puoi dire ai tuoi cosa fai e dove vai

Ma devi dire bugie..

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DoctorAlf88, anche io ho i nonni che abitano vicino a casa mia, e pure mia nonna un po' mi lascia perplesso sul fatto di dichiararmi a lei oppure no (un po' bigotta lo è, in fin dei conti, mentre mio nonno invece è molto più aperto mentalmente). Il punto è che io non ho intenzione di condannarmi anche in casa: quando vivrò la quotidianità con la persona di cui son cotto e stracotto, non voglio dovermi limitare anche in casa, visto che già fuori mi tocca non dare nell'occhio a causa di individui omofobi che spuntano come funghi. Probabilmente all'inizio lo presenterò come un amico, ma fidati la gente non è stupida, due conti se li fa: in effetti, quando sei fidanzato le abitudini che hai cambiano... quindi penso proprio che farò il grande passo e dirò loro che il loro caro e unico nipote maschio non  ha proprio intenzione di farli diventare bisnonni, e pace amen poi per quello che verrà dopo. La scelta spetta solo a te...

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Io sono d'accordo con @unmondomigliore specie sul problema dell'autosufficienza economica che, spesso in caso di reazioni negative, può frenare il fare CO

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Ognuno risponderà in merito al C.O., principalmente secondo la propria esperienza

Attenzione a quegli etero che negano sempre ogni problema, spesso non sanno di che parlano  ma a volte non sono onesti

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Se ti rifersici agli etero dico solo che molti negano che esista un qualsiasi problema per malafede, altri perchè conoscono certe dinamiche solo per sentito dire

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PietroUomoDiPietra

Per quel che posso dire io vi è almeno una solida ragione per cui fare C.O. non è facile: perché è un processo che non ha mai fine. Non è una cosa che fai una tantum con qualcuno e poi tutto come prima. E' un processo che si ripete ogni volta che ti rapporti con nuove persone o con nuove situazioni: il nuovo collega, il nuovo vicino di casa, il nuovo portinaio, un nuovo medico di base (specialmente!)... sono tutti casi in cui ti devi "ripetere"... e non è che perché ti è venuta facile una volta allora ti viene facile tutte le altre volte.

 

Anche iscrivermi a questo forum e cominciare a intervenirci mettendo pure in bella evidenza la mia faccia è stato un piccolo C.O... perché frequento anche altri forum (di natura completamente diversa da questo) in cui, come sempre, la prima cosa che ci ho messo è stato la mia faccia nell'avatar.

 

Senza poi contare che già solo iscrivendomi a siti come Bear e Romeo, sempre mettendoci la faccia e dichiarando la mia sieropositività, si fa pure lì un piccolo C.O... semplicemente per il fatto di descrivere la mia situazione per quella che è.

 

Il ritorno di tutto questo è che poi la gente che ritorna a prendere contatto con te è gente della cui amicizia e intelligenza ti puoi fidare.... ma che fatica! :(

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@prefy Be' questo lo fa ogni essere umano, indipendentemente dal suo orientamento sessuale. Ne ho degli esempi viventi nella mia vita che potrei fare.

 

@PietroUomoDiPietra L'eterno ritorno del CO, è pura verità. Ma superato il primo ostacolo, credo che comunque l'individuo poi si renda più forte e capace di dirlo con più facilità - ovviamente, dipende sempre a chi lo si dice...certo, sapendo che il nuovo collega come la pensa, magari è omofobo, non lo si dice. Tuttavia, anche qui, si potrebbe smentire. Ci sono casi particolari. Magari il nuovo collega è omofobo perché ha in testa determinati pregiudizi che, conoscendo la persona prima di fare CO, e poi facendolo, lo si aiuta a far decadere quella opinione che ha sull'essere omosessuale.

E non lo dico per sentito dire. Succede per davvero.

Poi, va be', ci sono i casi irrecuperabili. E ne prendo atto.

Edited by Ferdydurke
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unmondomigliore

la cosa più brutta del coming out è l'imprevedibilità : cioè non sai mai come può reagire quella persona. potresti perdere ad esempio un amico, male che vada, ed il che non è poco.

E siccome questo processo è eterno, fin quando ti fai amici devi sempre tenere aperta l'opzione che

1) prima o poi lo sapranno

2) non è detto che ti acceteranno

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@unmondomigliore Questo, però, può avvenire anche per il conservatorismo di alcune famiglie che non accettano nulla, fuorché l'omologazione sociale in cui son vissuti da sempre.

Sì, purtroppo, è un terno al lotto il CO

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PietroUomoDiPietra

L'eterno ritorno del CO, è pura verità. Ma superato il primo ostacolo, credo che comunque l'individuo poi si renda più forte e capace di dirlo con più facilità - ovviamente, dipende sempre a chi lo si dice...certo, sapendo che il nuovo collega come la pensa, magari è omofobo, non lo si dice. Tuttavia, anche qui, si potrebbe smentire. Ci sono casi particolari. Magari il nuovo collega è omofobo perché ha in testa determinati pregiudizi che, conoscendo la persona prima di fare CO, e poi facendolo, lo si aiuta a far decadere quella opinione che ha sull'essere omosessuale.

 

Il punto chiave è che finché questa società NON cambia a un livello più profondo di quello che è cambiata finora, fare coming-out NON è gratis; ha un prezzo che, più tollerabile in alcuni casi, meno in altri, è e rimane SEMPRE un prezzo che devi pagare di tasca tua: la prima volta puoi magari godere del vantaggio dell'incoscienza... ma per quelle dopo hai da fare i conti con l'esperienza... che non sempre va nel migliore dei modi. E di questo ne devi tener conto a meno che tu non sia in una posizione di inattaccabilità e insostituibilità tale che nessuno ti viene a dire più alcunché contro. Ovvero, detto crudamente, hai del potere da esercitare sugli altri, magari anche solo per il fatto di essere quello che porta i soldi a casa...

 

Come mi viene spesso da dire, essere temuti è pur sempre meglio di niente... ma essere VERAMENTE rispettati è proprio un'altra cosa, molto più difficile da conquistare (e che francamente, a parte qualche amico qua e là, non sono mai riuscito a ottenere veramente): anche con le migliori buone intezioni, qualcosa della "persona particolare" ti rimane comunque attaccata addosso e finché in sostanza esisterà, anche solo implicito, un "normometro" (inteso come "misuratore di normalità") questo qualcosa non sarà mai veramente eliminato. Certo, ci si fa il callo e ci se ne sbatte... ma ciò non toglie che, piaccia o no, ci se ne freghi o no, continua comunque a esistere. La nostra, da questo punto di vista, non è una società "pulita" ma soltanto una società "deodorizzata". Che non è proprio la stessa cosa.

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la cosa più brutta del coming out è l'imprevedibilità : cioè non sai mai come può reagire quella persona. potresti perdere ad esempio un amico, male che vada, ed il che non è poco.

Gli amici si perdono per altro, non per queste cose. Gli amici, quelli veri, ti accettano per come sei, se non lo fanno non vale nemmeno la pena di considerarli. Per me non esiste questa cosa del perdere gli amici facendo CO, se succede è solo un bene per te stesso, poiché ti sei liberato di una persona stupida, falsa, inutile.

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@Roger Quanto è vero.. sono d'accordo. Se uno vuole bene ad una persona, che gliene frega con chi va a letto? E' come se a me desse fastidio che l'amico fosse etero e non omosessuale. E per tale ragione smettessi di essergli amico. E' assurdo!

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Ferdydurke, io ho avuto amici che mi hanno accettato da subito (gay e etero), e altri che mi hanno detto "non c'è problema!" (gay e etero) ma che poi se ne sono andati per la loro strada in modo "schifato"... avrei preferito me lo dicessero subito, almeno non mi sarei sentito pugnalato due volte. 

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Io credo si tratti di complessità, io credo che l'omosessualità, al di là o al di qua di ogni definizione o etichetta condanna rivendicazione sociale, sia innanzitutto un fatto di complessità: sapere da un certo punto in poi, quando non da subito o comunque molto presto, sentire e sapere che le cose per te sono decisamente differenti dalla maggior parte degli altri che ti stanno attorno...

 

Io me li ricordo tutti gli anni della mia adolescenza, ad amare le cosiddette mie migliori amiche di turno, a non saper che fare ogni volta, tutte le volte, puntualmente, che sentivo l'esigenza di stravolgere il presunto ordine della normalità baciando sulle labbra un essere del mio stesso sesso... 

Ovviamente, all'inizio, confusi come inevitabilmente si è, si cerca di nascondere a se stessi la portata di questa verità che è parte rilevante della nostra identità, ci si trattiene quasi dall'essere "a-normali". Ma, se ci si trattiene dall'essere "a-normali", forse, non è soltanto perché si ha paura del giudizio degli altri bensì, piuttosto, o soprattutto, perché amare comporta sempre, in ogni caso, un aprirsi, un farsi avanti, un rivelarsi, insomma un esporsi: ed è questa esposizione o, meglio, l'umanissimo timore che da questa esposizione possa venirci una ferita, la ferita del non essere corrisposti o di essere rifiutati, che ci trattiene dall'urlare quanto abbiamo dentro... 

Io non credo, perciò, sia così tanto diversa la situazione degli etero e degli omo: entrambi possono essere amati, amanti, riamati, lasciati, traditi. E, forte di questa convinzione, ho in tutta la mia vita vissuto la mia omosessualità come un fatto personale, privato, mio: il che non vuol dire che io abbia mai avuto paura, vergogna o timore di dire a chiunque o chicchessia che io, donna, amo un'altra donna (perché l'ho detto, sempre, e non come se dovessi liberarmi di un peso o confessare chissà quale reato o peccato e neppure per chissà quale orgoglio: l'ho detto tanto a coloro che sentivo vicini, a quelli di cui mi importava, quanto al primo venuto, al collega di lavoro, all'amico del cugino dell'amica, e via dicendo).

 

Insomma, il tutto per dire che non credo sia una questione di orgoglio l'omosessualità: sarò fuori dal mondo, dal mondo degli etero come da quello degli omo, ma io sono per l'unicità o la differenza di ognuno di noi e a chi ha storto o storce il naso di fronte al fatto che faccio l'amore con una donna francamente non ho molto da dire. Non mi serve comprensione, se non da chi amo e rispetto o da chi rispetto e stimo soltanto.

 

Quanto alla famiglia, cito il mio caso: sin dai miei primi timidi esordi amorosi, non ho fatto che dirlo e, poiché non mi è mai passato per la testa il dubbio di essere sfortunata o malata (al contrario), dirlo pure entusiasticamente: "Mammaaa, ma noooo, non è un'amica, io la amo, io amo una donna, io amo quella donna, la amo, la adoro, la voglio sposare". 

Dopo anni e anni e anni, mia madre si rifiuta ancora di crederlo, addirittura di sentirlo; fa spallucce, cambia discorso, ogni volta che mi capita di amare e di essere riamata, torno a dirglielo, ma proprio non c'è verso: non vuole saperlo, le costa troppo. E, ormai, anche a me: non mi sento ferita dalla sua incapacità di accettare la mia identità sessuale, non più, continua a dispiacermi il fatto che non sia in grado di condividere la mia felicità, ma lo accetto.

 

La questione è culturale, richiederà ancora decenni e decenni. Per quello che posso, continuerò a non nascondermi ma questo per me non vuol dire che il coming out sia una conditio sine qua non: perché si può anche andare per strada a sbandierare fieramente il proprio amore, va benissimo, ma quello che più conta è preservare la propria più intima coscienza dall'ignoranza di chi, per esempio, pensa che il bacio fra due donne e l'atto di fare pipì per strada siano la stessa cosa.

 

Perché francamente, a me, della considerazione di quella merda chiamata Giovanardi e delle altre merde come lui non me ne frega un'emerita...

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