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Accettare di essere gay: consigli ??


Doctoralf88

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PietroUomoDiPietra

Credo che il nucleo centrale di tutti i miei disagi sia il fatto di non riuscire ad accettare appieno di essere omosessuale;

Questo mi porta ad ansie, paure e anche a rompere rapporti per me molto importanti;

Sto cercando un modo per permettermi un buono psicologo affinché possa aiutarmi, ma nel frattempo chiedo a voi;

Come posso fare secondo voi ad accettarmi ??...a stare bene con me stesso ??...a non avere più pesi ??...a sentirmi libero di dirlo ??

Grazie;

 

Non male: questa è la prima sera che mi iscrivo e... eccomi di fronte alla famosa domanda da un milione di dollari. A cui non basterebbero (come non sono mai bastati finora) valanghe di libri per rispondere. Provo a dirti la mia:

 

1) Per prima cosa lascia stare psicologi, psicoterapeuti, e altri "confessori" più o meno gratuiti o a pagamento: semplicemente non servono a una cippa perché l'unico modo di accettare veramente la propria omosessualità è lo stesso che vale per accettare veramente la propria vita: la vita si accetta VIVENDOLA, punto e basta. Non ci sono scorciatoie.

 

2) Come seconda cosa togliti dalla testa qualunque idea di "accettazione" come di un processo per cui basta "girare un interruttore" e voilà, ecco che tutto va a posto da solo. Ma neanche per sogno... e te lo dice uno che ormai quell'interruttore lo sta "girando" da almeno 35 anni! E non ha ancora finito! Questo perché in realtà "accettarsi" significa accettare, il più serenamente possibile, che il resto del mondo, salvo poche e preziosissime eccezioni, non ti accetterà mai veramente, soprattutto in quel "veramente" che è l'essenziale di ogni vera accettazione entro la comunità umana: vivere e e lasciare vivere (lasciare VERAMENTE vivere) gli altri, qualunque cosa facciano, alla sola, unica imprescindibile condizione che gli altri facciano altrettanto con noi.

E questo vale non solo per gli altri "la fuori" ma anche per gli altri "qua dentro" (vorrei anche dire che vi è un problema di accettazione INTER NOS da parte dei gay rispetto ad altri gay che NON si conformino a modelli ed aspettative più o meno "maggioritarie" nell'ambiente... ma lasciamolo per un'altra discussione).

 

3) Non pensarti mai come un "diverso" oltre lo stretto necessario imposto dalle circostanze. Nella misura in cui essere omosessuali IN QUESTA società è ancora un "handicap" (e lo è ancora purtroppo: ci vuol ben altro che qualche bar o qualche sauna "speciali" per cambiare un modo di vivere tutto imperniato sulla clandestinità e sul nascondersi "agli altri" - per evitarne le male reazioni - che si trascina, quantomeno, DA SECOLI), esso va circoscritto nei suoi effetti: come per un paraplegico la sedia a rotelle NON deve diventare tutta la sua vita, così anche per un gay "l'ambiente" deve essere solo un tassello della sua esistenza e non una piovra mentale ossessionante che gli divora ogni attimo di tempo libero.

 

4) Pensa sempre agli altri gay come ad altre persone ESATTAMENTE SIMILI A TE, qualunque cosa essi facciano (o, più spesso, si vantino di fare... tra il dire e il fare c'è in mezzo MOLTO mare...): questo è il passaggio più ostico e difficile ma anche il più importante: accettare la propria omosessualità passa per prima cosa dall'accettazione di quella degli altri. Il resto, una volta compiuto questo passaggio, viene abbastanza da sé anche se non certo automaticamente.

 

5) La sciagura più grave che colpisce ciascun omosessuale preso singolarmente è il credersi, più o meno nascostamente o velatamente, più diverso, "differente" (e quindi, pressoché implicitamente, "migliore") degli altri gay: il dirsi "sì, è vero, sono frocio ma meno degli altri" è stato finora il più potente dei cancri mentali che ha impedito a tanti omosessuali (compreso il sottoscritto...) di solidarizzare veramente tra loro, di smettere una volta per tutte di avere paura gli uni degli altri e divenire quindi realmente una comunità di persone che si riconoscono, si accettano veramente e, soprattutto, sanno al momento del bisogno darsi veramente man forte l'un con l'altro, non delegando questo dovere a pochi vessatissimi volontari e "apostoli" loro malgrado. E questo te lo dice uno che, dopo essersi scoperto (tra i tanti altri suoi compagni di sventura) sieropositivo si è visto diradarsi fin troppo velocemente tanti "amici" che fino a poco tempo prima manco ti lasciavano respirare tra una telefonata e l'altra. Quelli veri (non molti) naturalmente mi sono rimasti accanto ma mi sarebbe piaciuto che fossero un po' di più. Anche queste cose, a rovescio, sono a loro modo una misura della reale accettazione dei gay esistente, prima che da parte di ogni altro, da parte dei gay stessi.

 

(devo anche dire che a Milano, prendendo per andare al lavoro la stessa metropolitana che, due fermate più in là del Duomo, porta vicino al più noto centro MTS di Milano - quello di via Pace - mi capita frequentemente di incrociare ragazzi magari intravisti in sauna, nei locali o simili con ben altro umore, impauriti e nervosi che vanno a ritirare l'esito degli esami... e quelli che ci vanno accompagnati da un amico che gli faccia compagnia e li conforti sono purtroppo un'assoluta minoranza). 

 

Questo, grosso modo, senza alcuna pretesa di esaurire l'argomento, quel che io penso significhi veramente il termine "accettazione" che, ancora oggi, è accettare una sfida a tutto campo con il conformismo sotto qualunque veste si presenti.... e da qualunque parte provenga, anzitutto quando proviene da dentro noi stessi.

 

In bocca al lupo! :-)

 

Ciao

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Guarda, non limitarti a pensare a te stesso solamente come "omosessuale": sei molto di più! 

 

Mi pare controproducente: deve cominciare a pensarsi come "omosessuale" e trarne le giuste conseguenze. 

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Però, è anche vero che non ci si può soffermare solo a quello;

Sarò anche gay, o bisessuale;

Ma prima di tutto sono una persona, con degli ideali che vanno al di la di essere omosessuale o meno; con una certa dignità che va sempre oltre; faccio un esempio per essere più pratico:

Un medico gay mi salva la vita; ma per me, lui non sarà mai il "medico gay";

Ma "il medico che mi ha salvato la vita";

Poi, il fatto che sia gay, è appunto un qualcosa in più;

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Nulla ti vieta di pensarti come un qualcosa che va al di là dell'essere omosessuale (è anzi desiderabile che tu lo faccia), ma non deve essere un mezzo per eludere il pensarti come omosessuale. Quindi farlo, per lo specifico problema dell'accettazione, è, alla meglio, inutile.

 

P.S. insomma, ribadisco quel che ha detto Hinzelmann

Edited by anakin
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Il significato della parola "gay" per un omosessuale

coincide con il significato della parola "famiglia" per un etero

e probabilmente anche qualcosa in più.

 

Non penso che un medico etero apprezzerebbe la frase:

"Tu non sei solo un padre di famiglia, sei molto di più!"

Penso ti guarderebbe e ti direbbe: "Beh, sono anche un medico:

ma per me essere un buon padre di famiglia è più importante."

 

E' facile sminuire il fatto di essere gay

se ci si immagina che la differenza stia tutta

nello sbavare per i pettorali invece che per le tette.

 

Invece è anche un percorso di crescita personale,

dei progetti di vita, una comunità di persone e delle responsabilità:

di solito un'adolescenza difficile e poi ovviamente anche una famiglia.

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Aspe, mi sono perso un passaggio;

Semmai, io quello che direi sarebbe: "tu non dei solo un medico; sei molto di più"....

Mi sono perso il concetto del padre di famiglia;

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Aspe, mi sono perso un passaggio;

Semmai, io quello che direi sarebbe: "tu non dei solo un medico; sei molto di più"....

Mi sono perso il concetto del padre di famiglia;

 

L'esempio è costruito sulla frase di Kador88, nn cercare di rivoltare la frittata

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Un medico gay mi salva la vita; ma per me, lui non sarà mai il "medico gay";

Ma "il medico che mi ha salvato la vita".

Poi, il fatto che sia gay, è appunto un qualcosa in più...

 

Ti ho corretto la punteggiatura.

 

Comprendo in parte le tue paure sai, ma se inizi a ragionare in questi termini ti destini ad un futuro di inutili sacrifici...

sarai tu a scegliere quanta importanza nella tua vita acquisirà il fatto di essere gay,

ma guardare a "tutto il resto" come ad una forma di "compensazione" temo non farà che aggravare la tua ansia.

Specie se qualcosa di quel "tutto il resto" non funzionerà come tu ti aspetti.

Edited by schopy
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Capisco;

Ma per me è anche concettualmente sbagliato basare tutto solo su quello;

io non sono quello; sono ANCHE quello;

Ma NON SOLO quello;

Essere gay o bisex o chissà Dio cosa, fa parte della mia persona:

Ma la mia persona si compone anche di altro; non solo di quello;

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@Doctoralf88

Ma certo che la tua persona si compone anche di altro!

Però, mi chiedo, perché parli qui delle tue difficoltà ad accettarti se sai che la tua persona si compone anche di altro e tendi a rimarcarlo?

E poi, permettimi di aggiungere, il proprio orientamento sessuale coinvolge vari aspetti dell'esistenza più, che ne so, di quanto incida il fatto di avere un brutto naso o le orecchie a sventola...insomma, se uno vuol vivere appieno anche dal punto di vista emotivo, affettivo e sessuale...il fatto d'essere gay non è proprio irrilevante, non credi?

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