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COME SUPERARE LA FINE DI UNA STORIA DI TRE ANNI....


Iron84

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@Iron84

 

Premetto che non è mia intenzione dirti come devi sentire, vivere e pensare. Ti esprimo di seguito (come ho fatto sopra) la mia opinione, ma per quanto possa essere diretta e opposta alla tua considerala solo un'opinione, e non una predica.

 

Avete 29 e 23: non siete giovani, siete adulti.

 

I giovani possono permettersi di considerare l'amore come un sentimento unico e speciale, che si manifesta in maniera esclusiva tra due persone, e sul quale si può basare un'intera relazione; e sempre i giovani possono permettersi di considerare il fenomeno dell'innamoramento, della cotta, come una forma di amore.

 

Gli adulti, se fanno lo stesso, o hanno la fortuna di imbattersi in qualcuno che la pensi allo stesso modo, e di seguito anche la fortuna di continuare a pensarla entrambi allo stesso modo finché morte non li separi, o rimangono irrimediabilmente delusi.

 

Non c'è nulla di speciale e unico nell'amare qualcuno: l'amore è un sentimento fondamentale per la nostra vita, e come tale è diffuso in tutte le nostre relazioni umane. È aggregazione e cura dell'altro.

 

Quel che di unico e di speciale c'è in una coppia, è la coppia: è la famiglia, il nucleo ultimo, il supporto reciproco, la progettualità, le speranze condivise, il piacere dello stare assieme, la necessità di aversi uno nella vita dell'altro, il confronto aperto, la fiducia totale, la complicità quotidiana, l'empatia reciproca, il sapere di voler invecchiare assieme, il vedersi bene nell'invecchiare assieme, il curarsi di passare oltre alla noia quotidiana, agli screzi, alle antipatie del momento, il curarsi di mantenere vivo il desiderio sessuale, anche, il vivere bene assieme.

 

Tutto questo è unico e speciale, e tutto questo è coppia, non amore.

Di tutto questo l'amore che c'è in una coppia si fa carico, ovviamente, perché dovesse finire l'amore tutto il resto collasserebbe, banalmente.

Ma le coppie collassano anche senza bisogno che l'amore scompaia, collassano perché l'amore da solo non fa una coppia.

 

Non si è speciali e unici quando qualcuno ci ama, o perché ama solo noi, si è speciali e unici quando si è l'elemento fondamentale e insostituibile nella vita dell'altro, per tutti quegli aspetti che contraddistinguono l'essere coppia, lo stare assieme.

 

Non a caso le separazioni più tremende da affrontare non son quelle in cui uno non ama più l'altro, ma quelle in cui uno comprende di non poter più corrispondere a quel sistema di aspetti che contraddistinguono la coppia per come la si è strutturata, e non v'è modo per quella coppia di ristrutturarsi: quando uno decide che non può più appartenere a quella coppia, l'altro cessa di essere unico e speciale per quella persona, a dispetto di quanto amore possa ancora esservi tra i due.

 

E probabilmente non c'è niente di più tremendo che ritrovarsi da soli tra le macerie di quel che il giorno prima ci rendeva unici e speciali, fondamentali e indispensabili: e il sapere che l'altro ci ama ancora non serve a nulla, non ci renderà quella casa, quella famiglia, quel nucleo, e il nostro ruolo di cardine dell'altro.

 

L'amore da solo non ti rende nient'altro che amato.

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Quel che di unico e di speciale c'è in una coppia, è la coppia: è la famiglia, il nucleo ultimo, il supporto reciproco, la progettualità, le speranze condivise, il piacere dello stare assieme, la necessità di aversi uno nella vita dell'altro, il confronto aperto, la fiducia totale, la complicità quotidiana, l'empatia reciproca, il sapere di voler invecchiare assieme, il vedersi bene nell'invecchiare assieme, il curarsi di passare oltre alla noia quotidiana, agli screzi, alle antipatie del momento, il curarsi di mantenere vivo il desiderio sessuale, anche, il vivere bene assieme.

 

Tutto questo è unico e speciale, e tutto questo è coppia, non amore.

Di tutto questo l'amore che c'è in una coppia si fa carico, ovviamente, perché dovesse finire l'amore tutto il resto collasserebbe, banalmente.

 

Hai scritto un gran bel post, Woland, ma la questione è ancora assai più complessa di come la ha esposta tu. 

 

Di ciò, due spie. La prima è la tautologia «quel che di unico e di speciale c'è in una coppia, è la coppia». Che in realtà non è una tautologia, perché subito dopo la identifichi con una serie di sentimenti multipli e bellissimi. Allora quel che di unico è speciale c'è in una coppia, è che tutto ciò che la costituisce è figlio o fratello di amore.

 

E di questo legame inscindibile tra coppia e amore, perchè - diciamo stenograficamente - la coppia sia coppia e non un duo, o un paio, ti accorgi tu stesso, anche se scrivi secondo me troppo semplifcando: «tutto questo è coppia, non amore». Te ne accorgi, perché poi ti affretti a scrivere: «di tutto questo l'amore che c'è in una coppia si fa carico, ovviamente». E poi insisti e vai all'osso: «dovesse finire l'amore tutto il resto collasserebbe».

 

C'è dunque un rapporto più complesso tra amore e coppia e la seconda non è tale senza il primo. Fai bene a valorizzare la coppia e tutte quelle splendide cose che hai pensato e detto, ma esse saranno vere, e non volontarismo, solo se generate dall'amore. Perché non è vero che «l'amore da solo non ti rende altro che amato». Io credo che nell'essere amato, e nell'amare, si nasconda una potenza maggiore di quanto non emerga dal tuo post, con molte cose del quale cui pure concordo.

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@Isher

 

Il punto, per quel che mi riguarda, è molto semplice.

 

Per costituire e tenere assieme una coppia servono tanto l'amore, quanto tutti quegli elementi che contraddistinguono una coppia come tale (ne ho fatto un elenco in ordine casuale nel mio post precedente).

 

L'amore da me inteso è il voler bene a qualcuno anche perché l'altro fa il nostro bene.

 

Ed è uguale in qualsiasi relazione umana, come sostanza.

 

Quel che cambia da relazione a relazione è che quel sentimento si fa carico dell'esistenza di un rapporto diverso di volta in volta, e pertanto, nel caso di una coppia, il fatto che possa venire a mancare costituisce un elemento radicalmente più drammatico di quanto possa essere nel caso di un'amicizia.

 

Questo perché gli elementi che contraddistinguono il rapporto di coppia sono molto più profondi di quelli che possano contraddistinguere un'amicizia: se un mio amico non mi ama più, ho perso un amico, se il mio ragazzo non mi ama più, ho perso la mia famiglia, la mia casa, il mio nucleo, i miei progetti e le mie speranze su quel nucleo, e la condizione di essere "unico e speciale" di cui godevo in quel nucleo.

 

In questo senso l'amore si fa carico di quegli elementi.

 

Questo non ha nulla a che vedere con la qualità dell'amore, l'amore è semplicemente scomparso, in entrambi casi.

 

Parimenti la scomparsa, o l'impossibilità, di vivere o concepire uno più di quegli elementi, finiscono col mandare ugualmente in rovina la coppia: anche una coppia che si ama.

 

Se io ti amo, e tu mi ami, e io sento la necessità di andare a andare a vivere assieme, e anche tu la senti, ma non puoi, perché la tua situazione economica non ti concede di lasciare il tetto dei tuoi genitori e non hai soluzioni, ugualmente la coppia andrà in rovina, a dispetto di quanto ci amiamo.

 

Se io ti amo, e tu mi ami, ma improvvisamente, per questioni di impegni tuoi o miei, non abbiamo più la disponibilità materiale di vivere la nostra quotidianità, ugualmente la coppia andrà in rovina, a dispetto di quanto ci amiamo.

 

Se io ti amo, e tu mi ami, ma nessuno dei due si preoccupa di tener vivo il desiderio sessuale tenendo a bada la normale noia che sopraggiunge nel dover fare sesso sempre con la stessa persona, ugualmente la coppia andrà in rovina, a dispetto di quanto ci amiamo.

 

Se io ti amo, e tu mi ami, ma nel confrontarci e nel vivere assieme non siamo in grado di non scannarci su ogni minima inezia, ugualmente la coppia andrà in rovina, a dispetto di quanto ci amiamo.

 

E ciò che mi rende unico e speciale nel rapporto con te, non è il fatto che tu mi ami, ma il fatto che io sia la persona con cui vuoi andare a vivere, la persona con cui vuoi vivere la tua quotidianità, la persona con la quale dovresti impegnarti a tener vivo il desiderio sessuale, la persona con cui dovresti poterti confrontare in maniera aperta e sana senza timore di scatenare un putiferio in ogni confronto.

 

Il fatto che tu mi ami, è necessario come è necessario a qualsiasi rapporto aggregativo: se non mi amassi non potremmo stare assieme, ma nemmeno essere amici.

 

Non è il tuo amore a rendermi unico e speciale, è il ruolo che rivesto nella coppia e nella tua vita a rendermi tale.

 

Questo era il senso del mio discorso.

 

Non credo che gli elementi costitutivi di una coppia siano figli o fratelli dell'amore: due persone possono amarsi ed essere comunque disfunzionali nello stare assieme, non potendosi garantire uno, o più, o tutti quegli elementi costitutivi.

 

Il ridurre tutto all'amore come motore ultimo, all'amore che vince tutto, al "non lo ami abbastanza" non è corretto: le persone non son fatte di solo amore, son macchinari complessi, che provano desideri, speranze, che hanno abitudini, attributi, capacità e incapacità comunicative e relazionali, vizi, progetti, idee, possibilità materiali a cui sottostare. E tutte queste cose sono per numero, e spesso anche per valenza interiore nell'intimo del singolo, superiori all'amore.

 

L'amore sconvolgente, l'amore folle, l'amore a tutto tondo, non esistono: sono solo fenomeni di risonanza dati dal fatto che due persone si vogliono bene (si amano) e stanno bene assieme (possono garantire alla propria relazione tutti gli elementi costitutivi della coppia, e pertanto sono uniche e speciali l'una per l'altra per ognuno di quegli aspetti).

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Tu vuoi dire che l'amore è condizione necessaria, ma non sufficiente. Su questo siamo d'accordo.

 

Ma nel tuo discorso resta, ai miei occhi, imprecisata la connotazione di quelli che tu chiami elementi costitutivi della coppia: da dove vengono, dal Cielo? sono, per atto volontaristico? è evidente che hanno anch'essi uno statuto amoroso e penso che tu ne converrai. E' questo che intendevo dire dicendo che essi stessi dipendono dall'amore, anche se forse non solo da esso, ma, ad esempio, da un desiderio, da una mira, una progettualità, etc. Ma non si può sottrarre loro la qualifica di istanze, forme espressive dell'amore.

 

E l'amore - e qui complico il discorso- non è, esso stesso, mai tutto e solo ir-razionalità, è anche razionalità: come non solo la costruzione della coppia, e le sue oggettive, brutalmente reali, condizioni di possibilità, che tu elenchi, non sono solo dati, dati trovati, oggettivi: sono legate a una sfera più ampia e più complessa di sentimenti.

 

Infine, non penso affatto che l'amore sconvolgente e l'amore folle vince tutto. Loin de là. Che invece esista, è un fatto innegabile, addirittura empiricamente constatabile. La tua negazione di questo amore non è convincente, o meglio è non avvenuta.

Edited by Isher
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Allora... si purtroppo confermo che una storia d'amore può essere liquidata in pochi minuti. Chiaramente quando per l'altra persona (in questo caso il tuo ragazzo) non era amore. Partendo dal presupposto che secondo me l'amore non può cessare da un momento all'altro.. evidentemente se il tuo ragazzo ti ha confessato di provare dei sentimenti per un altro, era evidente che per te non li provava già da un bel po'. Succedono anche tra eterosessuali queste cose.. ti faccio un esempio che è accaduto a due persone che conosco.. 11 anni di fidanzamento + 1 di matrimonio.. coppia stupenda, affiatati ecc ecc.. ebbene risultato: lei è stata lasciata improvvisamente quando nemmeno se lo aspettava con la frase: "Non ti amo più, sei come una sorella, ora amo un'altra". Quindi sono cose che purtroppo succedono... e penso che non se ne possa fare nemmeno una colpa al tuo ragazzo. L'amore non va a telecomando.. purtroppo. Consiglio: non prendere una decisione affrettata, vedetevi e parlatevi, e cerca di capire le motivazioni, dopo 3 anni di storia, non buttate tutto via così! E se proprio non ci dovessero essere possibilità di ritorno, ti auguro che chiusa una porta ti si apra un portone!!! ;)

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Ennò :D è questo il punto: non ne convengo.

 

Forse nel mio lungo elenco di elementi di 3-4 post fa son stato fin troppo appassionato finendo con l'essere impreciso, ma provo a chiarirmi meglio ora.

 

Prima di arrivare a fare l'elenco ho parlato di famiglia, di casa, di nucleo, di progettualità, e di speranze.

 

Il desiderio di crearsi una famiglia, di costruire una casa, di appartenere a un gruppo, di vedersi realizzati nel futuro e lo sperare nel proprio benessere futuro, non sono affatto dipendenti dall'amore, e non vengono dal cielo.

 

Sono trasposizioni, e al più complicazioni (non in senso negativo, ma evolutivo) di istinti animali.

 

Siamo biologicamente strutturati (chi più chi meno) per cercare un partner (famiglia), per desiderare una tana (casa), per appartenere a un gruppo (valido anche nel caso dell'amicizia), per desiderare la nostra sopravvivenza e il nostro benessere (maggiore fitness) personali nel presente, e nel tempo a venire.

 

L'amore, in quest'ottica, non è nient'altro che un modo diverso per chiamare l'impulso a prendersi cura di un altro individuo, e le stesse cure che diamo a quell'individuo.

 

L'amore, per come l'ho già definito, è il "voler bene a qualcuno anche perché con quella persona stiamo bene".

 

E ho usato "anche" appositamente per includere quei fattori indipendenti dallo stare bene con qualcuno che alimentano alcune forme d'amore, come nel caso dell'amore parentale (cure parentali) che deriva dal semplice legame "di sangue", ovvero dal fatto di condividere un patrimonio genetico.

Nel caso delle cure parentali dell'uomo, c'è da dire, non contano solo i geni: l'uomo ha fatto del pensiero il suo nuovo DNA, cosa evidente nella struttura sociale che ha costruito, nella quale non sono i geni ad andare avanti, ma il pensiero ad esser difeso e passato di generazione in generazione, perché è il pensiero, più dei geni, a garantire la sopravvivenza della specie.

È anche per questo, e non solo per questo, che un genitore adottivo da al proprio figlio un quantitativo di cure parentali eguale a quelle che potrebbe dargli un genitore naturale.

 

Ma torniamo a noi.

 

Io non ti seleziono come partner anche perché mi voglio prendere cura di te, non ti scelgo per costruire assieme una tana anche perché mi voglio prendere cura di te, non voglio appartenere ad un gruppo con te anche perché mi voglio prendere cura di te, e non ti vedo nei miei progetti di sopravvivenza e benessere personali presenti e futuri anche perché mi voglio prendere cura di te.

 

Non sto bene con te anche perché ti voglio bene.

 

È tutto l'esatto opposto.

 

Io mi voglio prender cura di te anche perché ti ho selezionato come partner, perché ti ho scelto per costruire una tana assieme, perché voglio appartenere con te ad un gruppo e perché ti ho selezionato per apparire nei miei progetti di sopravvivenza e benessere personali presenti e futuri. E ti ho selezionato e scelto in funzione di affinità (non litighiamo) o complementarietà (sai fare cose che io non so fare, possiedi cose - non solo materiali - che io non ho) con me stesso dalle quali derivano il mio stare bene con te.

 

Ti voglio bene anche perché sto bene con te.

 

E ancora una volta sottolineo "anche", perché al di là degli elementi palesi, come il patrimonio genetico condiviso, esistono fattori a volte talmente reconditi tra lo psicologico e il fisiologico da risultare irrintracciabili, che ci portano a voler bene a una persona, a prenderci cura di lei, indipendentemente dal fatto di stare bene con lei.

 

Quel che intendevo con "l'amore si fa carico di quegli elementi costitutivi" è molto semplice: se io smetto di prendermi cura di te, o inizio ad aver meno cura di te proprio in ragione di fattori non dipendenti dallo stare bene assieme, di fattori che stanno dall'altra parte di "anche", l'assenza o la carenza di cure da parte tua verranno percepite da parte mia, e porteranno ad una revisione della mia visione di te come partner selezionato per famiglia/casa/gruppo/progetti&speranze.

Questo perché un partner che non mi da cure o che me ne da di meno, può rivelarsi inadatto, per i miei canoni, ad essere un partner inadatto a costruire una famiglia, una tana, un gruppo, e non soddisfare le mie aspirazioni di sopravvivenza e benessere presenti e futuri, a prescindere da quelle che possano essere le affinità e complementarietà che mi hanno portato a selezionarlo in un primo momento.

 

Trattandosi di un sistema dinamico nel tempo, dunque, le cure, ovvero il voler bene, hanno un rapporto di feedback positivo o negativo sulla validità del partner, ovvero sullo stare bene con lui.

 

E in questo si ritrova parzialmente la tua visione.

 

Quel che non è vero è che siano quelle cure la ragione, o una delle ragioni, che portano in prima istanza a selezionare una persona come partner valido, ovvero come partner con il quale si sta bene. O che siano quelle cure a produrre, concettualmente, da sole o in concomitanza con altri elementi, quegli "elementi costitutivi", e che diversamente quegli elementi non esisterebbero, tant'è che tu li definisci "amorosi", per caratterizzarne la derivazione da te individuata.

 

È invece vero l'esatto contrario: sono le cure a scaturire anche (sempre il benedetto "anche", lo sottolineo) da quegli elementi - che non sono calati dal cielo, bensì strutturali ed innati - come risposta spontanea atta a sostenerli e sostentarli, e a cercare di garantirsi la vicinanza affettiva del partner selezionato (se dimostro di saperti dare cure sono un partner più valido, e le probabilità che tu decida di restare con me aumentano grazie a questo meccanismo di feedback positivo).

 

Credo che gran parte del bordello, come ho provato a dire nelle prime righe di questo post, l'abbia prodotta quell'elenco appassionato e impreciso di elementi costitutivi. Mea culpa.

Spero che questo intervento sia stato chiarificatore del mio punto di vista e pensiero.

 

Concludo in allegria con una frase che son solito ripetere spesso per sintetizzare quel che ho appena finito di spiegare:

 

"Non ti scopo perché ti amo, ti amo anche perché mi piace scopare con te."

 

^__^

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Adesso la tua posizione è molto più chiara. È una costruzione intelligente e ragionata. Ma tu stesso la definisci basata su una configurazione «strutturale e innata». È su questo che mi trovi scettico, e un tantino freddo. Ora sta a te rendere conto delle numerose assenze di questa struttura mentale-fisiologica-psicologico-affettiva in numerose persone. Se fosse strutturale e innata dovrebbe valere per tutti: ma non è così.

 

Inoltre, caro Woland, così argomentando, tu - dal mio punto di vista - perdi l'elemento più prezioso della tua costruzione. E ti poni quasi in contraddizione - sempre dal mio punto di vista - con essa, senza rendertene conto: proprio perché a quella che è una costruzione eminentemente soggettiva, ricca di tutti gli impulsi e di tutte le resistenze che una costruzione personale e soggettiva sempre ha, e certamente li ha la costruzione di una coppia, tu pretendi di dare una sorta di fondazione, una base genetica, nel pensiero, storico-sociale. Qui è l'unico punto in cui non applichi il corrispettivo dell'uso limitativo dell'«anche» - che sarebbe in questo caso «in parte, in certa misura, forse anche perché».

 

Naturalmente la tua costruzione va valutata dal punto di vista funzionale: se per te regge, e io credo che abbia molti elementi per reggere non solo in te ma per tutta una classe di persone aventi determinate caratteristiche sul piano razionale, culturale, e altri, (esistono vari tipi umani, non scordiamolo), è una buona o eccellente costruzione.

 

Per questo ripeto che ho trovato i tuoi post molto interessanti e con molti elementi che condivido. 

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Beh lui aveva 19 anni quando vi siete fidanzati

che l'amore finisca ci sta...se poi questo coincidesse

col fatto che finalmente esce dalle sue paranoie sulla

segretezza e con una sua maturazione complessiva

sarebbe pure un bene ( per lui ).

 

Non si può stare insieme con una persona per paura

del mondo e forse è arrivato per lui il momento di affrontarlo.

 

Il resto non capisco bene cosa c'entri...certo è difficile poter

immaginare che un amore cresca se si condivide solo il letto

per fare sesso ( e mi pare le cose stessero di fatto così )

 

Era un amore "piccolo" fin dall'inizio, anche se magari a letto

avete fatto scintille, lo dico incidentalmente rispetto alla discussione

teorica, di qui sopra ma mi pare che il caso concreto qui sia proprio

un altro ed io di adulto ci vedo poco

 

Detto questo è comprensibile il dolore, la delusione, la ferita

egoica....tutte cose attraverso cui tutti siamo passati. Ma direi

che il sospetto di essere stati usati va rimosso immediatamente

non solo per il fatto che con tutti i suoi limiti la vostra storia è durata

tanto ( avrebbe senso parlarne per una storia di una settimana ) ma

per il fatto che  la decisione di farla finita è quasi sempre unilaterale 

il ché non toglie che ciò che prima si è fatto e non si è fatto, lo si è

fatto in due, nel bene e nel male.

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@Woland_88 Mi piacciono molto i tuoi post, sono lucidi, chiari e mettono fuoco bene la questione. Mi piacciono credo soprattutto perchè mi ci rispecchio ed è sempre molto interessante trovare uno specchio che ti rimandi un'immagine nitida di ciò che tu magari non riesci a delineare altrettanto nettamente. Probabilmente stai descrivendo la tipologia umana a cui appartengo ... :-) A me è capitato di dire: "Sono innamorato di te ma non voglio stare con te", frase che ritenevo inconcepibile prima di trovarmi in quella situazione. Però non è detto che si possa costruire una coppia, con tutte le caratteristiche che tu giustamente citavi, con ogni persona di cui ci si innamora. Serve anche altro ...

 

Quelli che tu descrivi non sono processi consci, del tutto razionalizzati e razionalizzabili, tanto che normalmente certe dinamiche si creano spontaneamente senza che i protagonisti si rendano pienamente conto del perché agiscono in un determinato modo. La coppia non è e non potrà mai essere solo il frutto di un progetto nato esclusivamente dalla volontà, ma mi sembra che tu questo lo spieghi bene ...

Per il resto, condivido appieno quel tuo elenco "appassionato e impreciso":

 

 

 


Quel che di unico e di speciale c'è in una coppia, è la coppia: è la famiglia, il nucleo ultimo, il supporto reciproco, la progettualità, le speranze condivise, il piacere dello stare assieme, la necessità di aversi uno nella vita dell'altro, il confronto aperto, la fiducia totale, la complicità quotidiana, l'empatia reciproca, il sapere di voler invecchiare assieme, il vedersi bene nell'invecchiare assieme, il curarsi di passare oltre alla noia quotidiana, agli screzi, alle antipatie del momento, il curarsi di mantenere vivo il desiderio sessuale, anche, il vivere bene assieme.
Edited by wasabi
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Non c é mai un modo più giusto di un altro per lasciare.

Inutile prendertela con lui . Non ti resta che leccarti le ferite ed elaborare il tuo lutto.

L' importante é che per entrambi questa storia sia servita a qualcosa . Perché se di un amore non resta nulla , forse é perché di nulla era fatto. Ma non credo sia il tuo caso. Non ci sono ricette per il mal d amore. Ogni parola che possiamo dirti é inutile e non allevierà il senso di rimuginare .

" mi sono innamorato di un altro" ci ho messo sei mesi per accettarlo. Magari a te andrà meglio

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L'amore finisce? Sì, l'amore finisce, può sempre finire nei momenti più inaspettati, meno opportuni e con mezzi e tempistiche impossibili da prevedere.

 

L'amore è un fatto umano, al di là di qualunque anelito divino con il quale si tenti di dipingerlo. Come tale, dunque, ha un inizio e una fine. Una fine che può essere rappresentata dalla scomparsa materiale di uno dei due e che, come tale, può coinvolgere anche l'intera esistenza dei soggetti coinvolti. Ma è finito, terreno, umano, limitato.

 

Al di là di questa preciazione fatta per rispondere a questo tuo interrogativo, condivido alcuni commenti e, inoltre, trovo che tu sia stato eccessivo nei suoi riguardi. Tu hai avuto la 'fortuna' di stare con un ragazzo sincero che, intuito un problema comunque serio e certamente non facile da dire (direi difficilissimo!), ha avuto il coraggio e la forza di parlartene. Pensi che lui si sia sentito meglio al tuo posto? Invece di liquidarlo con tre righe, dovevi essere tu, dato il rapporto, l'età e tutto, a farti avanti  e cercare di capire cosa stesse succedendo. Non essere troppo frettoloso e, soprattutto, non essere accecato dalla gelosia (credo si tratti anche di questo). Chi, tra i due, deve portare il peso maggiore credo sia lui. Per quanto possa sembrare paradossale è così.

 

Ed invece di puntare subito il dito e dire che è uno stronzo, inviterei tutti gli altri, pronti a dettare sentenza, a porsi un semplice interrogativo: sarei stato in grado di fare altrettanto se fosse capitato a me? Vorrei vedere quanti sarebbero stati in grado.

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In effetti non è facile, non è facile per niente ...

Ma non è facile stare in nessuna delle due posizioni, è pesantissimo anche sentirsi dire: "Mi sono innamorato di un altro".

Magari questo ragazzo voleva davvero lasciare il nostro amico, ma quando non è così, la scelta di dire lo stesso una frase simile, la scelta di essere sinceri, non è scontata e non è ovvia da prendere.

Per dire: "Sono innamorato di un altro, superiamo insieme questa cosa" ci vuole umiltà e fiducia nell'altro, fiducia nel fatto che sia disposto a mettersi nei tuoi panni, a capirti e a rendersi conto che non sei stronzo, che non è una scelta che hai fatto, che è successo (che magari potevi evitare di metterti in una situazione favorevole, ma che comunque è successo indipendentemente dalla tua volontà). Bisogna scommettere sul fatto che l'altro sappia superare la ferita egoica grazie al fatto che crede in te e nella vostra storia e che non è disposto a buttare tutto alle ortiche per via dell'orgoglio ferito.

Poi capita anche di sentirti dire che il tuo ragazzo è stato troppo buono, che avrebbe dovuto mandarti affanculo subito (come ha fatto Iron84), che se non l'ha fatto è perchè è troppo insicuro e ha paura di perderti .... quando, naturalmente, è tutto il contrario: solo una persona molto sicura di sé è in grado di fronteggiare la "minaccia" di un altro senza andare in paranoia. Ma, come al solito ... non ti curar di lor, ma guarda e passa ...

Edited by wasabi
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Beh ma è chiaro che si possono dare tanti casi diversi

etc.

 

La singolarità di questo caso ( secondo me ) è una storia

lunga, ma con una coppia "piccola" dove il termine non deve

intendersi come spregiativo, ma certamente riduttivo ( rispetto

a quel complesso di elementi importanti che si cercava di delineare

fra il mero sentimento dell'amore e le sue forme espressive, intenzionali

o meno....che noi moderni chiamiamo "coppia" )

 

Anche io non credo che la coppia sia una configurazione innata e

strutturata, anche perchè la storia lo smentisce, tuttavia credo anche

che la scoperta relativamente recente della coppia, nella cultura

omosessuale sia un qualcosa con cui ognuno finisce per doversi

confrontare, seppur con esiti diversi. 

 

Certo non potremmo mai sapere cosa passava per la testa di chi ha

detto o scritto quella frase....non lo conosciamo. Possiamo immaginare

noi stessi al suo posto e se del caso sapere quanto è stato difficile per

noi dirlo e/o ascoltarlo ( se ci è capitato )

 

Ci sono anche persone per cui è tutto più facile...in apparenza

ma a volte non solo in apparenza.

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Certo, se la storia e' "piccola", non ha basi solide e ha già altri problemi, c'è anche poco a cui aggrapparsi, poco da salvare e poco in cui credere e si cui scommettere. E questo fa la differenza ...

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@Isher trovo molto interessanti i tuoi interventi, primariamente perché mi permettono di delineare ulteriormente, di volta in volta. la mia visione e i suoi limiti.

 

Il mio utilizzo de "strutturali e innati" in riferimento agli istinti di ricerca del partner, costruzione della tana, appartenenza ad un gruppo, sopravvivenza e benessere presenti e futuri, si basa unicamente sui miei studi di etologia animale.

 

Sempre dall'etologia animale derivano tutti gli attori principali del mio ragionamento.

 

I vari "anche", quando non derivanti dall'etologia animale (e dal suo rapporto con la genetica), sono frutto della mia formazione assolutamente dilettantistica in fatto di psicologia, e dalle mie limitate conoscenze di neurofisiologia e neuropsicologia.

 

L'ultimo "anche", che fai bene a farmi presente, è da inserirsi a monte si tutto, e su tutto si estende, ed è quello della possibile indipendenza dell'elemento sociale e di quello culturale da quello etologico, genetico e fisiologico: sono dunque il primo ad ammettere che la mia visione, che il modello che ho dato al sistema reale, non considera a priori queste due componenti come variabili indipendenti, in parte a causa dei limiti della mia formazione attuale, che nel campo sociologico e culturale è dilettantistica, in parte a causa dell'impostazione del mio pensiero, e quindi della soggettività pura del mio modello, nel quale è fortemente radicata l'idea di un uomo primariamente animale, che al più traspone, evolve o supera sino a contraddire, i propri istinti animali.

 

Proprio in quest'ultimo passaggio, nel fatto di accettare l'idea di un animale in grado di superare i propri istinti sino a contraddirli, si presenta la mia accettazione di possedere un modello imperfetto e soggettivo (esisteva già prima che tu la rilevassi, ma il fatto che tu l'abbia rilevata mi permette di esprimerla).

 

Non so sino a che punto "gli altri" riescano a superare e contraddire i propri istinti animali: dal canto mio, nel corso degli anni, ho sviluppato e continuo a sviluppare tanto la capacità di accettarne l'esistenza (cosa che ho notato non esistere in molte persone) tanto quella di evolverli e renderli funzionali e utili al mio benessere, come si farebbe nel deviare e incanalare il corso di un fiume senza mandarlo necessariamente in secca o senza privarsi a priori di quell'acqua e dei nutrienti che trasporta.

 

Un esempio cardine è nelle mie dinamiche di odio: per non soffrire costantemente il peso dell'odio, e prima ancora del dolore dal quale scaturisce quell'odio, la nostra mente ha evoluto l'ottimo, seppur drastico, meccanismo della nevrosi.

La nevrosi, in sé, non fa nulla di complesso: è solo la calata di una paratia stagna su di un settore della nave che ha imbarcato troppa acqua, e che se lasciato aperto senza la dovuta potenza di pompaggio per ributtare fuori quell'acqua rischierebbe di compromettere la possibilità di restare a galla (e ringrazio il pluripremiato Titanic per avermi fornito materiale utile alla metafora).

Ovviamente una volta calata la paratia, quella zona della nostra mente contenente il trauma e quel che ne è derivato a livello emotivo risulta inaccessibile, a meno di non trovare il modo di aprire la paratia, con tutto quel che ne consegue.

 

Quel che ho fatto e che continuo a fare nel mio piccolo, oltre a lavorare per alzare una ad una le varie paratie che si sono chiuse e che di tanto in tanto continuano a chiudersi in seguito a traumi, è cercare di evolvere dei meccanismi quanto più efficienti e rapidi di accettazione del dolore e della paura e sublimazione dell'odio: meccanismi che lascino entrare l'acqua dalla falla, finché ce n'è (di solito si torna a galla ben prima di aver imbarcato l'intero atlantico), e la pompino altrove, eventualmente scaldandola e portandola a vapore nei pistoni della mia sala macchine (e grazie ancora Titanic, un film traumatico già di suo). Termodinamicamente è follia, ma nella mente è possibile.

 

Quel che mi chiedo è se sia possibile per qualcuno non metabolizzare, ma addirittura negare alla radice il dolore, la paura, e l'odio che ne consegue.

 

È possibile per qualcuno negare l'istinto alla ricerca di un partner?

L'asceta che vive da solo sui monti è solo un animale che ha sublimato quell'istinto assieme a molti altri, o ha evoluto capacità "puramente umane" derivate dalla società e dalla cultura per negare quegli istinti?

E se è vera l'ultima ipotesi, possiede ancora qualcosa di concettualmente analogo al benessere?

 

Perché non è detto che un essere vivente arrivato nelle condizioni di poter negare i propri istinti possieda ancora la parola benessere nel proprio lessico emotivo, probabilmente è un concetto che non gli appartiene più.

 

Perché sino a quando la società e la cultura producono strutture che perseguono la sopravvivenza, in primis, e di seguito il benessere (come variabile di feedback positivo della fitness di sopravvivenza; più sono felice, più lavoro volentieri, meno preoccupazioni ho, più energie ho per cercarmi un partner; in etologia è classico l'esempio dei trichechi che devono scegliere se impiegare le proprie energie nelle lotte per l'accoppiamento, o nella ricerca di cibo per arrivare ad essere sufficientemente in salute da poter sostenere quelle lotte) della specie, dell'etnia, della nazione, dell'individuo, è valido considerarle come trasposizioni o più spesso evoluzioni dell'etologia animale.

 

Le leggi, ad esempio, e principi su cui generalmente si fondano, quelli che chiamiamo diritti inviolabili dell'uomo, non sono altro che strutture evolute per garantire la sopravvivenza e il benessere del maggior numero di esseri umani.

 

Non sosteniamo un'idea società non-violenta perché abbiamo vinto e negato il nostro istinto animale ad imporre la nostra dominanza sugli altri, ma solo perché quell'istinto è, in ordine di importanza, inferiore a quello di sopravvivenza, e perché i dominabili sono, in termini numerici, molto più numerosi di quelli che potrebbero rivestire il ruolo di dominanti, ed è quindi preferibile una società in cui tutti debbano limitarsi ad essere dominanti solo su sé stessi (autodeterminazione) piuttosto che una società di paura costante e diffusa, in cui la mia sopravvivenza è messa costantemente a rischio dalla volontà dominante di altri, e il mio benessere è ben limitato.

Se per non aver paura di essere assalito, stuprato e ucciso in un qualsiasi momento della giornata devo rinunciare a tirare sassi al mio vicino di casa, rinuncio volentieri.

 

Finché cultura e società producono questo genere di strutture, rispondono alla radice animale.

 

Ma quando producono idee come quella della vita terrena da considerarsi unicamente come stato transitorio di espiazione prima della vita celeste, la radice animale non c'è più.

 

Quando producono concetti meno escatologici e più banali come "Amor Vincit Omnia", dell'amore che vince su tutto, dell'amore che si basta da sé, dell'amore come estasi e sentimento altro e puro e superiore rispetto all'esperienza di vita quotidiana, dell'amore come magia indissolubile tra due persone, quando convincono degli esseri umani dell'esistenza di quelle forme di amore, e della validità di quei concetti, e li inducono a cercare quelle forme di amore e ad applicare quei concetti, anche in quel caso la radice animale è assente.

 

Non v'è alcun istinto alla sopravvivenza o al benessere in quei concetti e in quelle definizioni, alcuna dinamica animale: un essere umano in cerca di un sentimento ideale potrà trovarlo in un'altra persona che ha colto dalla cultura e dalla società il medesimo concetto, oppure potrà illudersi di averlo trovato in qualcun altro che ne è privo, oppure soffrire per non riuscire a ritrovarlo in nessuno.

 

È un po' come il famoso "uomo giusto", o l'ancor più irrealistica "anima gemella": ci son veramente persone in cerca di partner ideale, ce ne sono anche più di quelle che mi piace immaginare, ma l'ideale non esiste nel reale; e di tutte le persone come loro che ho conosciuto ho tratto sostanzialmente tre categorie: i felici che si illudono di averlo trovato, gli infelici che non lo trovano e, i più inquietanti, gli infelici che non l'hanno trovato, ma stanno ugualmente con qualcuno pur non apprezzandolo pienamente, perché ciò che apprezzano è l'ideale che hanno in mente, e non il reale che hanno in mano.

 

E tornando su qualcosa di meno banale: la gelosia è istinto animale, accettarla ed evolverla in qualcosa di positivo per il bene della coppia, per garantirne la sopravvivenza e il benessere, e quindi la sopravvivenza del sistema famiglia/casa/nucleo/progetti&speranze, risponde ancora alla radice di partenza perché non comporta la negazione di alcun istinto, solo una sua evoluzione naturale che ottimizzi la fitness della coppia (come per la società non-violenta).

 

Anche le "cotte" son naturali e istintive, e un istinto animale di gelosia evoluto in positivo per ottimizzate la fitness della coppia dovrebbe tenerne conto, ed essere in grado di gestire la realtà di un partner che si prenda la cotta per un terzo.

Eppure la società e la cultura hanno prodotto e ci hanno passato il concetto di tradimento, un tradimento generico e affatto corrispondente alla sua definizione logica: in quest'ottica distorta un partner che prenda una cotta per un terzo è un traditore, un partner inadatto alla vita di coppia così come intesa in quella stessa ottica culturale e sociale.

E quel tradimento, che non ha radice animale, che non considera alcun valore di fitness della coppia, è spesso sufficiente per mettere fine alla coppia o per vanificare o svilire (ed è lo svilire la parte più terribile) qualsiasi sistema dinamico di cure reciproche, e selezione per affinità e complementarietà, come farebbe un incendio in un granaio.

 

Questo mi sembra essere quel che producono cultura e società quando non considerano più la radice animale dell'essere umano: ideologia a uso e consumo di solo uomini non più animali.

 

"Perché non siamo (più) animali."

 

L'idea di un autocontrollo impositivo secondo "ipse dixit" piuttosto che di una autogestione evolutiva e consapevole.

 

Non so dire se quell'asceta sui monti sia più un animale che ha sublimato i propri istinti consapevole di essere e rimanere un animale, o un uomo non più animale che ha trovato una qualche forma di benessere nel negare quegli istinti, o che nel farlo ha abbandonato il proprio concetto di benessere per altro, ma quelli quaggiù in pianura che si ostinano a negare quegli istinti animali e quella natura animale in ragione di idee e concetti "puramente umani", piuttosto che accettarli ed evolverli consapevolmente, sono quasi certo si muovano tutti in cerca di uno "stare bene", almeno a parole e pensieri, e finiscano irrimediabilmente col fare il proprio male o vivere nella beatitudine dorata di un'autoillusione, sia essa la vita eterna dopo la morte o l'amore esclusivo che rende unici e speciali.

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Di nuovo molto interessante, tutte le riflessioni che fai sono un bello spunto di riflessione ...

Credo che dimenticarsi che siamo animali sia una grossa perdita in termini di comprensione di sé stessi e degli altri. Probabilmente spesso ci riteniamo più razionali, spirituali e indipendenti dall'istinto di quanto siamo realmente. E' pericoloso farlo con sé stessi ed è pericoloso farlo con le persone con cui ci relazioniamo, perchè rischiamo di pretendere da noi stessi o dagli altri una forma di coerenza artificiale e troppo "sublimata" per poter essere applicabile nella realtà.

 

Mi piace sottolineare la tua metafora della paratia stagna, da calare per isolare un settore della nave che sta imbarcando acqua. Ho sperimentato l'utilità di questo meccanismo, che a volte è addirittura indispensabile, è un meccanismo di difesa che ci protegge quando non c'è altro mezzo per farlo. L'importante è tornare poi a risollevarla, una volta passata l'emergenza, altrimenti si rischia di perdere per sempre una parte della propria nave, che rimarrà lì inutilizzata e tenderà a tirare il resto dell'imbarcazione sempre verso il fondo. Diciamo che, secondo me, non si è davvero superato un trauma fino a quando non si è tornati indietro a risollevare la paratia ...

Edited by wasabi
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Vi do qualche piccolo aggiornamento, oggi è venuto da me per parlare, è stato molto dolce, io molto sereno.

Abbiamo parlato e mi ha anche confessato chi era la persona della quale si era innamorato............è inutile dire che io da tempo avevo intuito tutto, perchè il mio gaydar è talmente affinato da essere in grado di riconoscere un omosessuale a km di distanza, anche solo tramite facebook e senza essersi nemmeno accettato........insomma prima di lui!

Una frequentazione costante con questo "amico" che io da subito ho capito  avere particolari interessi verso il mio ragazzo ( e sfido io!) da semplici racconti di uscite, insomma un gay represso che si trova a frequentare un bel ragazzo piano piano tanto represso non lo diventa.

Insomma lui lentamente si è innamorato anche se mi ha giurato non esserci stato niente, nemmeno parlati e che non sapeva nemmeno se confessarla la cosa.anche perchè abbastanza pericolosa.

Ci siamo congedati così, in modo molto pacato e sereno, a me di quello che dice Wooland non me ne frega niente (scusami ho però perfettamente capito il tuo discorso) e ad Only e a Fear dico che condivido il vostro pensiero.

Non ce l'ho con lui ma fortuna vuole che il nostro rapporto è sempre stato molto trasparente, io sono un sostenitore del dialogo al 100%, pochissime le cose non dette sia nel rapporto che nel sesso, questo fa si che è stato naturale discutere di ciò, però di salvare questo rapporto non se ne parla proprio.

 

X Wooland quello che dici è giusto, è talmente giusto che alla fine io penso di star accettando questa situazione proprio per i motivi che hai detto tu.

Una coppia si fonda sulla condivisione, sulla progettualità e sull'intersezione delle proprie vite, solo che penso che l'amore non sia una variabile indipendente bensì sia il collante di tutto.

Si decide di "investire" la propria vita su qualch'uno quando si è spinti da un sentimento irrazionale e forte come l'amore, poi la sua durata dipende dalla condivisione della propria vita e così la sua evoluzione.

Probabilmente se con il mio ragazzo avessi condiviso qualcosa di più dell'uscita settimanale, del cinema e della scopatina quando capitava, è probabile che dell'altro non si sarebbe mai innamorato.

Un pò perchè non nè avrebbe avuto il tempo materiale, un pò perchè è evidente che lui con questo ragazzo per il quale originariamente aveva un semplice interesse è riuscito ocn il tempo a "viverlo", perchè amici nello stesso paese, potevano stare insieme senza dare nell'occhio.

 

Lui mi ha detto "Io lui riuscirei a viverlo, con te non so perchè no", in realtà il perchè è chiarissimo, lui questo ragazzo è riuscito a viverlo perchè è un suo amico dichiarato, ci può andare al cinema, uscire insieme, andare in viaggio, parlare, condividere la sua vita e famiglia senza problemi.

E' un amico, fa parte della sua vita e nessuno sospetta di entrambi.

 

Quando si condividono delle vite l'amore nasce oppure è l'amore la causa che fa si che due persone condividano le loro vite.

Poi una volte intersecate, due vite, possono anche non aver bisogno dell'amore a tenerle unite poichè oramai è la razionalità da sola ad avere i mezzi per tenerle insieme, però se qualcosa nasce dall'amore è probabile che quello stesso amore la farà finire.
Perchè se uno vive insieme all'altro standoci bene pensando che quella serenità la si ha perchè c'è l'amore (e magari non perchè ci sono particolari affinità elettive, condivisione di interessi, intesa sessuale, attrazione ecc.), sarà il primo disposto a rinunciarci quando penserà di non amare più (o di amare un'altro).

E quindi razionalità o no, condivisione o meno quel rapporto finirà.

 

 

Gli indiani dicono che noi occidentali siamo pazzi a fondare i nostri matrimoni sull'amore, l'amore è bello per tutti ma non è forte per tenere unite due persone per sempre,  e che le nostre critiche sui matrimoni combinati sono stupide e presuntose visto il tasso di divorzi (e vagli a dare torto).

Un matrimonio combinato si fonda sull'interesse e razionalità uniche cose in grado di durare per sempre.

Una concezione molto triste e materialistica dello stare insieme.

Edited by Iron84
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Ad ogni modo quella che sia il motivo, adesso è ufficialmente finita, pensavo di prenderla molto peggio, sto bene ma sento un vuoto dentro che quasi mi toglie il fiato, una sensazione di solitudine che non so descrivere.

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@Iron84, il tuo ultimo post è davvero ricchissimo di spunti per differenti risposte. Tra le tante, me ne interessa soprattutto una che, a mio avviso, vale la pena sottolineare e che non avevo inserito già all'interno del mio precedente commento.

 

Tu hai fatto una critica molto, molto importante al vostro rapporto e che, a mio avviso, deve essere il punto di partenza per un eventuale tuo rapporto futuro.

 


Probabilmente se con il mio ragazzo avessi condiviso qualcosa di più dell'uscita settimanale, del cinema e della scopatina quando capitava, è probabile che dell'altro non si sarebbe mai innamorato.

 

Questo tuo accorgimento, ti aiuti a capire come vivere un rapporto. Ho sempre detto che l'Italia non è Madrid e nemmeno Londra. E, per fortuna, non è nemmeno Baghdad o Theran, dove si paga con la vita solo l'essere omosessuali. A questo punto, paradossalmente, ciò che mi meraviglia è il fatto che questo rapporto sia addirittura arrivato a superare i tre anni. Ma io non capisco come si possa avere 23 anni (nel suo caso) e 30 (nel tuo) e non avere il desiderio di una vacanza o una semplice notte con il proprio compagno, con la persona cui si vuol bene! Forse perché con il mio ex ragazzo sono stato abituato a vivere il rapporto in maniera inversa: sempre insieme, massima condivisione di interessi, passioni, compreso lo studio! E credo che anche una simile impostazione, in fondo, abbia i suoi limiti e i suoi difetti.

 

Infine, mi viene in mente la storia di una mia cara amica, da anni sposata e con figli, che una volta mi confessò di essersi innamorata di un altro uomo con il quale non era assolutamente successo nulla e con il quale recise ogni rapporto, avendo capito di essere giunta ad una scelta: l'innamorato o la famiglia. E per come è la sua vita oggi, sono certo che abbia fatto la scelta migliore. Questo lo dico perché può capitare a tutti, anche all'interno delle coppie realmente più forte e consolidate, che ad un certo punto ci si possa innamorare.

 

Se l'amore è irrazionale per definizione (non lo programmo, non lo controllo, etc...) come posso stabilire io quando innamorarmi e di chi?

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Infine, mi viene in mente la storia di una mia cara amica, da anni sposata e con figli, che una volta mi confessò di essersi innamorata di un altro uomo con il quale non era assolutamente successo nulla e con il quale recise ogni rapporto, avendo capito di essere giunta ad una scelta: l'innamorato o la famiglia.

 

Questa è la parte in cui interviene e deve intervenire prepotentemente la razionalità.

Serve che la ragione si imponga sul cuore e lo domini, riesca a tenerlo imbrigliato almeno il tempo sufficiente a lasciar sbollentare le cose. Diciamo che per me questo aspetto ha rasentato i limiti delle capacità della mia parte razionale di avere la meglio su quella irrazionale.

Ovviamente serve una decisa volontà e serve credere fermamente in quello che si sta costruendo, serve aver ben chiaro qual è la "la tua casa". E serve il sostegno di chi ti sta accanto ... almeno, per me è stato essenziale.

Poi arriva il momento di "ragionare" su quanto è successo, a mente fredda e capire se ci possono essere delle cause, o magari più concause, che hanno contribuito all'arrivo di una nuova persona che si intromette (magari senza averne la precisa volontà) negli equilibri della coppia, tenendo comunque ben presente che nessuna spiegazione sarà mai esaustiva di un'alchimia come quella dell'innamoramento, che manterrà sempre e comunque dei tratti di "unicità" che non si possono cogliere dall'esterno e catalogare.

 

Direi che@Iron84 ha individuato cause ben precise e, oserei dire, ha delineato una situazione che era quasi "predittiva" di un cambio di rotta in agguato.

 

A scanso di equivoci, per rispondere anche a@Iron84  , niente di tutto ciò ha senso se di base non c'è un amore forte, un amore pervasivo che sia il fondamento della coppia. Altrimenti, giustamente, si decide che è meglio per entrambi lasciar perdere ... non è che bisogna tenere in vita i cadaveri ... l'accanimento terapeutico non ha proprio senso di esistere (neanche in presenza di figli, a mio avviso, anche se la presenza di questi ultimi richiede senza dubbio una maggior riflessione) ed è anche molto logorante.

Edited by wasabi
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semplice interesse è riuscito ocn il tempo a "viverlo", perchè amici nello stesso paese, potevano stare insieme senza dare nell'occhio.

 

 

ecco la risposta, te l'ha detta. E un amico di copertura...

 

eravate molto distanti di citta?

 

*sai cosa uguale mi è capitata qualke anno fà: lasciato con un sms. Un suo ex si era messo di nuovo in mezzo a rompere. Io, dopo l'sms, l'ho cercato più per un mese. Mi son presentato casa sua,dove ho piacevolmente passato tanti gg ferie comprese da lui,e per quei gg quando c'erano dalla gioia avrei barattato 5 anni di vita perché continuassero; parlato discusso e dopo avermi intortato mi ha rispedito a casa. La sera prima lui era andato a battere perché aveva tanta tanta voglia. Questa era la 2^ grande mia storia. Spedito a casa, dicevo, ovvero arrivato alla mia stazione,sceso dal treno,salito in macchina, chiuso la porta e da lì ho pianto,pianto urlato tutto il mio dolore tant'è che mi era venuto il convulso come quando piagevo da bimbo.

 

la mia prima grande storia, eravamo coetanei,quest'altro mi ha lasciato con una grande balla....ero cotto che a volte andavo a vederlo uscir dalla sua azienda solo per non sbiadire il suo ricordo, il suo volto dalla mia mente. Poi ho smesso una sera quando x poterlo veder son stato sotto la pioggia senza ombrella per mezz ora. Da qui ho realizzato che mi ero zerbinato troppo. Per togliermelo definitivamente dalla testa ho dovuto far passare 5 anni. E arrivato poi il secondo*.

 

l'amore é per i forti o rende forti? Comprendo e capisco i tuoi pensieri "sul gusto dell'amore".

 

mi viene in mente una frase del film "Pomodori V.di Fritti alla fermata....: un cuore anche se spezzato non smette di battere".

 

so che non ti consola, perché nessuna nostra frase ti consolerà ti darà la risposta per te. La risposta è che VUOI te la dirai soli tu, quando avrai sedimentato questa storia.

 

a mio parere la vita ci riserva due|tre grandi belle storie,se si perde l'ultimo treno si resta a piedi. Il mio terzo treno é passato, son salito,e mi hanno fatto scendere....con un sms. Ora cosa ho fatto.....mi son estraniato da tutti, luoghi amici lupanari locali e manifestazioni estive e in più detto addio volutamente agli amici Etero & Gay.

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E' un amico, fa parte della sua vita e nessuno sospetta di entrambi.

 

Beh questo un po' mi dispiace, avevo sperato in una crescita

non in un ulteriore ripiego...a me non è mai capitato ma credo

che se mi capitasse mi addolorerebbe molto.

 

Intendo il fatto di sapere che la persona che amo, soprattutto

se più giovane, mi ha lasciato per fare un passo indietro e non

un passo avanti

 

Per come sono fatto io lo vedrei come un fallimento di tutto il

rapporto...

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Tu non fare come me, sei un bel toso.....testa alta e avanti il meglio,credimi deve ancora arrivare o potrebbe non arrivare mai......vivi e basta senza aspettarti niente.

Iron84, complimenti sei, senza nulla a toglier ad altri che scrivono, sei un raga con testa.

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Beh, è normale che tu ti senta "vuoto": io quando ho lasciato il mio ex ragazzo sono stato male nonostante ormai fossi arrivato al capolinea...e mi è mancato molto anche se l'ho lasciato io. Alla fine ci si abitua alla presenza dell'altro, alle sue abitudini, e quando queste ci vengono a mancare di colpo ci si sente un po' incompleti.

 

Riguardo alla tua riflessione, mi fa piacere leggere che sai fare una sana autocritica: non stai li a fare la vittima, scaricando tutte le colpe sull'altra persona: è segno di grande maturità e forza di volontà. Come consiglio potrei dirti di non fossilizzarti, ma guarda a questa storia come un'utile fonte di esperienza in più. E' vero, non è andata esattamente bene, ma ne sei uscito più consapevole su molti aspetti delle relazioni, e questo ti servirà. Perché in futuro fidati che troverai un altro che vorrà condividere un po' della sua vita con te: magari per tanto tempo (te lo auguro di cuore) o magari no, ma tu sarai in ogni caso più "maturo" rispetto a quanto  fossi tre anni fa. In bocca al lupo!

Edited by Kador88
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Quando stavo con il mio primo raga che per gli altri era brutto, cantavo:

our love makes you beautiful to me

Our love makes you beautiful to me...

Love causes a change of heart

Love gives a whole new start

Our love makes you beautiful to me

An endless source of joy that changed our lives around

Time will not destroy the love that we have found

Our love makes you beautiful to me

Our love makes you beautiful and free...

Love brings a transformation

That's cause for celebration

Our love makes you beautiful to me...

Our love makes you beautiful to me

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Ringrazio per gli interventi tutti molto interessanti, volevo fare una precisazione sul nostro rapporto.

Lui era molto refrattario al condividere qualcosa di più, accampando scuse, dicendo che fare certe cose insieme lo stressava perchè doveva inventarsi scuse e lui non sapeva mentire , il che poi era vero.

Ritengo che con questo nuovo ragazzo possa riuscire a superare il tutto ma non ad affrontare i suoi veri problemi e questo è un fallimento per me (come giustamente diceva Hinzelmann)

 

Il punto è che io sono una persona molto indipendente, di per sè non sono ancora pronto per avere un vero compagno, non mi ci vedo a condividere tutto con qualcuno, certo desidero il viaggio, il weekend, lo stare insieme giorni interi a cazzeggiare e fare l'amore ma non una persona da vedere tutti i giorni.

Un pò per carattere, un pò anche perchè pur vivendo serenamente la mia omosessualità ho ancora il blocco del coming out.

Quindi anche se io vivo in città e lui in provincia ma eravamo molto vicini, non ho mai pressato con la dovuta energia perchè alla fine la situazione non mi pesava in modo eccessivo.

E questo è stato il mio errore, se non altro, se avessi dato la giusta importanza alla condivisione ci saremmo lasciati prima senza arrivare a tanto (perchè dubito che il mio ragazzo sarebbe cambiato e i fatti mi hanno dato ragione visto che si è innamorato di uno più "comodo" e diciamocelo io sono molto più bello di lui non c'è proprio paragone :maninlove: )

 

A Dakota rispondo che dalle mie parti cantiamo la canzone di Pino Daniele "O'scarrafone"........ogni scarrafone è bell a mamma soia!

 
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Semplice! Se è finita,cavolo,si vede che doveva finire... C'era un figone latino,non mi ricordo come si chiamava, che diceva ''Amicitia quae desinere potest,vera numquam fuit,,  ''L'amicizia che è finita,non è mai stata vera,, ,pace,si vede che non era amore vero! Te ne farai una ragione,3 anni,7 anni che importa! Uno le illusioni d'amore se le può anche portare fino alla tomba,in quel caso è più facile amico,almeno sei morto e non ci pensi,però c'è una fine a tutto e va saputa affrontare,non puoi passare la vita a disperarti per questo,come uno non può passare la vita a piangere perché sa che deve morire ('nchia che necrofilo oggi io xD ),goditi la tua singleaggine,sei libero fratello! Sarà stato un trauma,ma il tempo guarirà tutto! 

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Mi spiace davvero per te, anche se non ti conosco. Mi piace molto come ragioni. Purtroppo esistono "persone" così nel nostro ambiente, è triste dirlo ma è la realtà. Anch'io ci sono passato e solo il tempo ti potrà aiutare. E ti dico però un'altra cosa: non smettere mai di credere nell'amore.

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