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i rapporti amorosi, per quanto intensi, non sono destinati in fondo a durare a lungo?


Goethiana

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Il concetto di sacrificio in amore è tutto un mondo a sé. E' sicuramente vero che non esiste amore senza sacrificio, o comunque, senza la disponibilità a compiere sacrifici.

Tuttavia, credo che questa parola assuma un significato del tutto peculiare nel contesto amoroso, che la porta a mescolarsi con il concetto di egoismo.

Io non riesco a distinguere con nettezza quello che faccio per me da quello che faccio per la persona che amo, le due cose si fondono e si mescolano.

 

Se è vero che cambiare città, cambiare lavoro, sottoporsi a lunghi e frequenti viaggi (tanto per fare alcuni esempi comuni) è di per sé un sacrificio, io credo che, quando si ama, sia un sacrificio ancora maggiore NON fare queste cose. Le si fa per il bene dell'altro? Per il proprio? Di fatto non si riesce più a distinguere, perchè le si fa per il bene di un "noi" in cui si crede.

Il punto è tutto qui: se si crede nel "noi" oppure no.

Edited by wasabi
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Le si fa per il bene dell'altro? Per il proprio? Di fatto non si riesce più a distinguere, perchè le si fa per il bene di un "noi" in cui si crede.

Il punto è tutto qui: se si crede nel "noi" oppure no.

 

Hai centrato perfettamente il punto. Al di là della definizione di "innamoramento", "amore", al di là di quello che è il bene per sè, per l'altro, o per entrambi...

Il centro della questione, il punto cruciale, è proprio il sentirsi "parte della coppia", cioè, l'Io che non esiste, se non come parte integrante della "coppia" (intesa come commistione dell'Io e del Non-Io, ossia la persona amata). Se non si è ancora concepito questo assioma di base, allora l'Io, inevitabilmente, penserà a sè, per sè, senza considerare quel che è bene per l'altro. O comunque, non sarà sicuramente propenso a sacrificarsi per l'altro.

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l'Io che non esiste, se non come parte integrante della "coppia"

 

Ecco, forse questa espressione è un po' troppo forte ...

L' Io esiste e deve esistere sempre anche in una dimensione che esula dalla coppia. Una coppia è comunque composta da due "Io" che si intrecciano, ma non si annullano. 

L' Io rimane sempre, va coltivato, non va affatto dimenticato, tuttavia, se si vuole costruire un progetto di coppia, bisogna credere fortemente che esiste un "noi", in virtù del quale si fanno delle scelte che entrambi gli individui sentono come proprie. Il problema sorge quando uno dei due sente le decisioni prese non come (anche) proprie, ma unicamente come un sacrificio fatto per l'altro.

Io credo poco, in ambito amoroso, nelle scelte fatte solo per il bene dell'altro o solo per il bene della coppia. Se queste scelte non sono un bene (bene che magari comporta anche sofferenze, sforzi, fatica) in ultima analisi, anche per il soggetto che le compie, qualche dinamica salta.

Edited by wasabi
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Io non riesco a distinguere con nettezza quello che faccio per me da quello che faccio per la persona che amo, le due cose si fondono e si mescolano.

 

E questa è una delle conseguenze del mio modo d'intendere l'amore :)

 

Sono comunque d'accordo anche con tutto il resto... Soprattutto nella reciproca esistenza e riconoscimento degli «io» coinvolti. A volte il «noi» diviene quel terzo ente che si pone al di sopra dei due «io» e li fa vivere come schiavi, sicché entrambi sacrificano la propria «egoità» e il proprio essere soggetti in nome di quest'ente e vivono da schiavi.

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Giustissimo, molto più complesso e completo del mio pensiero "monolitico" della coppia. Vero è che ci sono tre componenti, ed è ancora più giusto sottolineare però quanto l'entità "coppia" sia preponderante sulle due entità Io Non-Io prese singolarmente.

 

Mi piace molto quello che state scrivendo :-) Bello questo scambio!

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Io credo poco, in ambito amoroso, nelle scelte fatte solo per il bene dell'altro o solo per il bene della coppia. Se queste scelte non sono un bene (bene che magari comporta anche sofferenze, sforzi, fatica) in ultima analisi, anche per il soggetto che le compie, qualche dinamica salta.

Concordo.

Ma penso anche che l'amore romantico sia sopravvalutato.

Credo che molti si nascondano dietro all'amore, perché trovarlo in sé stessi, amare la propria vita, o coltivare una passione che sia solo propria, è più difficile, meno scontato...Io stesso riconosco d'essermi nascosto dietro alle mie relazioni...non so se è per questo che son durate poco.

 

Comunque, non val la pena chiedersi se durerà o no, val la pena conoscersi e sapere quel che piace, ché altrimenti le relazioni son difficili.

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Ma penso anche che l'amore romantico sia sopravvalutato.
Credo che molti si nascondano dietro all'amore, perché trovarlo in sé stessi, amare la propria vita, o coltivare una passione che sia solo propria, è più difficile, meno scontato...Io stesso riconosco d'essermi nascosto dietro alle mie relazioni...non so se è per questo che son durate poco

 

Ma quello che tu dici non è sopravvalutare l'amore "romantico" (cosa intendi, poi, con questo termine? l'amore di coppia in genere? o solo un particolare tipo di amore di coppia?), è sottovalutare le potenzialità che esso può offrire in termini di arricchimento di sé stessi, delle proprie potenzialità, così come di scoperta dei propri limiti. Credo che non ci sia uno stimolo più efficace per esprimersi al meglio, per far emergere risorse che neanche si sospettava di avere, se vissuto, come dicevo sopra, non come annullamento di sé, ma come valorizzazione piena di sé.

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Sarà che le mie risorse migliori le ho messe in gioco in altre circostanze...quando l'ho fatto per un rapporto di coppia non ne ha guadagnato nessuno, nemmeno io :)

Però mi piace questa tua visione romantico-epica della coppia, stempera un po' il mio cinismo!

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Vi è mai capitato di pensare che i rapporti amorosi, per quanto intensi, non siano destinati in fondo a durare a lungo? 
Mi spiego meglio: l'amore è egoista, per definizione.

Parto dalla tua seconda considerazione, non penso che l'amore sia egoista per definizione, benché sia un amante della poesia maledetta (spero si sia compresa la battuta o freddura che dir si voglia), penso piuttosto che l'amore debba essere condivisione se pur difficile in taluni frangenti.

Ho pensato spesso che i rapporti amorosi non possano durare a lungo con la stessa persona e in un unico rapporto, non credo nella monogamia, lo dico esplicitamente, ogni persona è un universo ed è un bene che sia così ma questo prevede un adattamento nelle due persone coinvolte nel rapporto monogamico, adattamento che porta spesso a contrasti perché reprimere se stesse o se stessi non è mai un bene sia per l'individuo, sia per l'individuo in un rapporto che sia esso con un altra persona o nella collettività, bisogna saper comprendere come comportarsi ma reprimersi mai, ed è per questo che i rapporti d'amore (non parlo di amicizia in quel caso la condizione sentimentale è differente) monogamici a mio modo di vedere, etero o omosessuali non possono durare a lungo, finito il periodo di coinvolgimento sessuale e attrattivo, quando la routine avanza in essa risiede anche quella repressione che fa crescere il disagio individuale nella coppia e ovviamente è solo una mia teoria questa :)

 

 

 

L'innamoramento, che ha vita breve, nella stragrande maggioranza dei casi, se non alimentato dalla volontà di condividere, dalle passioni comuni, dalla quotidianità, se non supportata dalle "giuste condizioni" (esigenze affini, età compatibili, distanze ridotte, insomma... ostacoli esterni, come nelle più rosee immaginazioni, pressochè nulli), spesso lascia spazio alle priorità, ossia, al proprio benessere, al lavoro, alle ambizioni personali, etc.
Dopo questo contorto sproloquio, volevo sapere: quanto investite in amore? In rapporto all'età, alla situazione lavorativa, etc.

Ad oggi ci investo poco, in passato ci ho investito molto ma oggi mi rendo conto che il tipo di rapporto che cerco è molto complesso da trovare quindi investo su altre cose pur sentendo molto la solitudine come un peso.

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@Nemesi, intanto grazie per il contributo. In effetti mancava la visione di qualcuno che non creda, profondamente, nella monogamia.

Per quanto riguarda la definizione "egoista" attribuita all'amore, ti consiglio di leggere gli interventi di alcuni, nella prima pagina: molto interessanti. ;-)

 

Per il resto, posso chiederti cos'è che ti frena nell'investire in una relazione di coppia? E' la tua concezione di monogamia come repressione del singolo?

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Anche io non ho mai creduto nella monogamia.
Ciononostante ho un rapporto di coppia da sette anni, in cui credo molto e su cui ho investito molto ^^

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ogni persona è un universo ed è un bene che sia così ma questo prevede un adattamento nelle due persone coinvolte nel rapporto monogamico, adattamento che porta spesso a contrasti perché reprimere se stesse o se stessi non è mai un bene sia per l'individuo,

 

Perché identifichi l'adattamento con la repressione di sé stessi? Io non credo affatto che la due cose coincidano.

L' "adattamento" richiesto per poter far funzionare un rapporto di coppia è una sfida, senza dubbio, ma è una sfida che può arricchire enormemente, è una opportunità di autoanalisi, di conoscenza di sé, di scoperta di ciò che si vuole, per sé stessi e in relazione all'altro. Una certa forma di "repressione" di sé è richiesta in tutto, è richiesta quando si studia, quando si lavora, quando si vive in società, una repressione nel senso di "porsi dei limiti e delle regole", ma non è detto che sia, anzi non dovrebbe essere, un annullamento di sé e un accettare supinamente ciò che non ci va bene. Può essere un adattamento creativo e "ricco", se ci aiuta a trovare modalità di esprimerci al meglio, di scoprire risorse di cui non avremmo avuto consapevolezza senza quei "limiti" in qualche modo "imposti", ma che vogliamo noi stessi darci.

Edited by wasabi
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Penso che ci sia una confusione con l'uso del termine «repressione». Si definisce «repressione» l'impedimento che istinti, volizioni, pensieri, insomma di svariati atti mentali  possano essere attuati concretamente in una situazione che li respinge.

 

Come fa notare @wasabi , la repressione è richiesta in ogni situazione, e, aggiungo, è richiesta dalla nascita -basti pensare al rapporto dell'inconscio con la realtà, che deve forzatamente essere mediato dalla razionalità per poter essere normale-. Nessuno in un rapporto amoroso teoricamente dovrebbe «reprimersi» nel senso più negativo che viene dato a questo termine. Si può, semmai, limitarsi. Ma ogni limite che ci si dà è strettamente legato alle dinamiche di coppia. La repressione è piuttosto identificabile con l'annullamento di cui parla credo sempre wasabi. Perché c'è un limite anche all'avere limiti, in una coppia.

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@Amor-fati, sempre impeccabile dal punto di vista filologico. 

Ma forse non è anche vero che la "repressione", nel senso negativo del termine, come tu stesso la denoti, non dovrebbe nemmeno esser propria di una società in cui la democrazia è la forma di governo, e dovrebbe esser lecita la libera espressione, di parola, e di pensiero?

Quella che tu appelli "repressione", da quando si viene al mondo, io la chiamerei adattamento alle convenzioni vigenti.

Per il resto, tornando in tema, apprezzo la correzione lessicale. Il termine "repressione" è, in effetti, un po' forte.

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Ma scusate se le "limitazioni" di cui parlate in una coppia

sono le stesse che si hanno anche con gli amici, la famiglia e i colleghi

per quale motivo dovrebbero essere interessanti rispetto all'amore?

 

Date l'impressione di sottintendere che i "sacrifici"

riguardino il fatto che non potete più scopare chi vi pare.

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Credo che nessuno qui avesse in mente quello (o prevalentemente quello), 

ma magari è solo la mia impressione ...

 

Le "regole", i "limiti", i "sacrifici", che dir si voglia, sono interessanti rispetto all'amore perchè l'amore, la vita di coppia, quando c'è, occupa una fetta importante di vita, influenza tutto della nostra vita. Devo davvero fare degli esempi? (Ho un déjà vu o io e te abbiamo già fatto un discorso simile?)

 

Che so? Per esempio il doversi trasferire in un'altra città per stare con la persona amata, il dover rinunciare a giocare in quella squadra di calcio perchè gli allenamenti sono troppi e poi nel weekend ci sono le partite, il dover friggere la pancetta all'amato anche se si è vegetariani (questa l'ho copiata da un libro). Insomma non si può fare tutto ciò che passa per la testa come quando si è single ... bisogna tener conto delle esigenze e del gusto del partner ...

 

Mi imbarazza perfino dover fare un elenco, cioè, è ovvio, no?

 

Quello che volevo sottolineare io è che, innanzitutto, un sacrificio "sano" in amore è quello che viene spontaneo, quello che si fa quando costerebbe di più fare diversamente ...

Inoltre, esercitarsi alla relazione con l'altro, al bilanciare le proprie esigenze con le sue, al considerare che c'è anche il suo parere da tenere in conto quando si prende una decisione etc ... credo sia molto utile per esercitare l'equilibrio della propria personalità. Infine, credo che la relazione con l'altro e con le sue "diversità" rispetto a noi sia un utilissimo spunto e motivo di riflessione e di autoanalisi, di valorizzazione di alcuni propri punti di forza e di "limatura" di alcuni propri difetti.

 

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Quello che volevo sottolineare io è che, innanzitutto, un sacrificio "sano" in amore è quello che viene spontaneo, quello che si fa quando costerebbe di più fare diversamente ...

 

Più che altro (non so se intendessi questo), il sacrificio in amore è quello che si fa quando ci si rende conto che è un granello di sabbia sulla terra. Parlando molto semplicemente: se su 300 cose fatte con una persona solo 5 non mi vanno a genio le faccio comunque, perché le restanti 250 mi rendono felice.
Se la situazione è al contrario, quindi 250 cose non mi vanno e 5 sì, allora diventa un amore malato, come ce ne sono molti in giro.

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Sì, anche quello, ma in particolare intendevo dire che non fare certi sacrifici ti costerebbe di più.

 

Faccio un esempio: io, per seguire il mio ragazzo, ho cambiato città e nazione e, d'accordo che sono in un posto fantastico sotto tanti punti di vista, il sacrificio è stato ed è ancora molto grande. Ho lasciato la mia famiglia, i miei amici, tutto il mio mondo di conoscenze e di abitudini e questo mi è costato un po' più di qualcosa ...

Però, stare lontano da lui mi sarebbe costato ancora di più, lo avrei trovato insopportabile e impedirgli di accettare un'offerta di lavoro tanto vantaggiosa come quella che aveva ricevuto mi sarebbe dispiaciuto troppo per lui e mi avrebbe provocato dei forti sensi di colpa. Quindi, la scelta che ho fatto è stata mia, nessuno ha scelto per me e tra dieci anni non potrò rinfacciare al mio ragazzo di averlo fatto lui. L'avrò sempre e comunque fatto per noi, quindi per me. 

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Beh, sì, la limitazione può esserci anche in ambito sessuale; faccio anche io un esempio: ci sono persone che non riescono a far sesso con altre mentre stanno in coppia fissa con qualcuno. Io per esempio. Mi rendo conto però che poggiamo tutti quanti sullo stesso brodo rovente di pulsioni e istinti, e quindi non mi scandalizzerei se, quando avrò un ragazzo (quando?) mentre questi  sta con me ogni tanto si scopasse qualcun altro.

Le limitazioni sono caratteristiche della coppia. C'è chi non permetterebbe mai all'altro di andare con altri e chi invece applica il «laissez faire». Ho un concetto molto personale di tradimento.

 

 

Ma forse non è anche vero che la "repressione", nel senso negativo del termine, come tu stesso la denoti, non dovrebbe nemmeno esser propria di una società in cui la democrazia è la forma di governo, e dovrebbe esser lecita la libera espressione, di parola, e di pensiero?

Non comprendo esattamente come ciò c'entri con l'amore, ma concordo.

 

 

Quella che tu appelli "repressione", da quando si viene al mondo, io la chiamerei adattamento alle convenzioni vigenti.

Sì, quello che Freud chiama «Super-Io» è l'ente psichico che si forma via via che l'Es entra in rapporto alla società e ne introietta i valori, le convenzioni, i «si fa» e i «non si fa». Il super Io è indispensabile all'esistenza della società in quanto tale.

 

@wasabi la tua storia è bellissima e invidiabile, a mio dire :)

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@Amor-fati, ho ripreso la tua argomentazione a proposito del significato più generale, e forse esagerato in ambito amoroso, di "repressione". Sono uscita fuori tema per controbattere che per me, la "repressione", nella sua accezione più negativa, non dovrebbe esistere nemmeno in ambito sociale. Per me, ripeto, è piuttosto un adeguamento alle convenzioni.

 

Tornando in argomento, @wasabi hai risposto in maniera ampia e forse più di tutti centrando il punto: in amore, per il bene della "coppia", c'è ancora qualcuno che investe, credendo davvero in quel "noi" da te citato.

 

 

Però, stare lontano da lui mi sarebbe costato ancora di più, lo avrei trovato insopportabile e impedirgli di accettare un'offerta di lavoro tanto vantaggiosa come quella che aveva ricevuto mi sarebbe dispiaciuto troppo per lui e mi avrebbe provocato dei forti sensi di colpa. Quindi, la scelta che ho fatto è stata mia, nessuno ha scelto per me e tra dieci anni non potrò rinfacciare al mio ragazzo di averlo fatto lui. L'avrò sempre e comunque fatto per noi, quindi per me. 

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  • 1 month later...

@Nemesi, intanto grazie per il contributo. In effetti mancava la visione di qualcuno che non creda, profondamente, nella monogamia.

Per quanto riguarda la definizione "egoista" attribuita all'amore, ti consiglio di leggere gli interventi di alcuni, nella prima pagina: molto interessanti. ;-)

 

Per il resto, posso chiederti cos'è che ti frena nell'investire in una relazione di coppia? E' la tua concezione di monogamia come repressione del singolo?

 

Mi sono un po allontanata dal forum e quindi leggo solo adesso la tua risposta, leggerò gli interventi come mi consigli :)

Per rispondere alla tua domanda, non mi frena nulla nell'investire i miei sentimenti in un rapporto esclusivo solo che quando l'ho fatto per lungo tempo mi sono resa conto che la monogamia non mi appartiene, non riuscirei a stare con una sola persona e dare amore ad un unica persona per dieci anni ad esempio, in passato tutti i miei rapporti monogamici sono finiti nel silenzio che per alcuni aspetti è peggiore delle ritorsioni e della rabbia manifesta con insulti e frecciatine, mentre quando ho avuto una partner con la quale condividevo l'idea che nella nostra coppia potessero entrare anche altre donne e per lei qualche uomo (lei è ed era bisessuale) il rapporto aveva un livello di coinvolgimento tra noi tutte e tutti (sebbene io sia lesbica e mi limitassi ad accettare la sua bisessualità pur condividendo a livello platonico e quindi amicale delle sensazioni con gli uomini che la mia partner aveva) davvero alto e privato di gelosia e di ritorsioni psicologiche, questa è stata la mia esperienza di poli amore, e quindi per rispondere alla tua seconda domanda no non è repressione se si vive bene come scelta la monogamia e nemmeno per me che cerco poli amori significa reprimere il singolo, l'individuo, piuttosto significa essere creativi l'aspetto della creatività e dell'armonia di distribuzione dell'amore mi fanno propendere verso il poli amorismo, spero di essere riuscita a spiegarmi bene alle volte sono dislessica specie se sono stanca come ora.

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Mi spiego meglio: l'amore è egoista, per definizione.

Se vogliamo partire dal concetto generale credo che invece l'amore sia desiderare il bene di un'altra persona ponendolo al di sopra di quello per sé stessi, quindi l'estremo opposto dell'egoismo, per questo il sacrificio ne è/ne può essere parte integrante, oppure la massima espressione dell'amore. Non essere invece disposti a ricalcare questa modalità nella realtà è legato a molti fattori ed è personale. Probabilmente per la nostra natura umana non siamo portati al livello più alto dell'amore, nasciamo con l'egoistico istinto di sopravvivenza. Tuttavia non è utopia, quante volte le persone si sacrificano salvando la vita a qualcuno? Anni fa diedero al TG un filmato dove dei militari sparavano su due civili, padre e figlio, inermi a un angoletto di muro. Il padre avvolgeva il figlio nel più disperato tentativo di salvarlo, ma per la scarica infinita di colpi morirono entrambi. Ecco questa è la più alta manifestazione dell'amore. Se pensiamo quindi al non voler compiere sacrifici come cambiare città, spostarsi, adattarsi per restare assieme a chi si ama, allora forse è un amore di livello più basso, che tende più all'affetto (fermo restando che parlo in modo riduttivo, possono esserci molte variabili di altra diversa natura ad influenzare la durata e la stabilità di un rapporto amoroso). Non sto dicendo che se ami qualcuno devi prenderti una scarica di proiettili, i sacrifici dipendono da contesti e situazioni, quello che non cambia è il sentimento e la visione che si ha della persona che si ama.

Per come sono fatto e date le diverse situazioni che ho vissuto e non immaginato, personalmente non rimpiango nessuno dei sacrifici che ho fatto in questo senso nella mia vita. Non si tratta di essere "il buon samaritano", forse per quello che mi riguarda mi riesce meno difficile scavalcare la mia natura egoistica per il modo di vedere le persone a cui tengo. Parlando di un'ipotetica persona di cui sarei innamorato e con la quale starei insieme, la vedrei come una creatura molto speciale, non come un partner con cui fai delle cose assieme. Forse non è solo il grado di amore a rendere determinato un rapporto e farlo durare, ma mantenere una visione dell'altro che va al di sopra della quotidianità e lo rende meno vulnerabile alle questioni pratiche.

Non parlerei troppo di ossitocina, neurotrasmettitori e dinamiche neurali. Siamo macchine? Se si allora probabilmente dovremmo ricorrere solo alla psichiatria e non alla psicologia, probabilmente saremmo egoisti e poligami, prevarrebbero i nostri istinti emozionali e non quelli razionali. Non parlerei dell'amore in ottica di biochimica.

Dire che l'amore non esiste mi sembra anti-oggettivo, così come parlare dell'amore partendo da questioni pratiche ma non vitali come la distanza, le differenze individuali che incidono nella convivenza, cambiare posto di lavoro, ecc, è riduttivo. Partendo invece dal tipo di sentimento provato per l'altro forse è più corretto e è più facile rispondere a domande come "lo seguirei in un'altra città?", "ho motivo di temere che il rapporto non possa durare a lungo", "metterei in discussione il mio lavoro?".

 

 

i rapporti amorosi, per quanto intensi, non sono destinati in fondo a durare a lungo?

Forse no, non per colpa dell'amore, ma poiché per natura nasciamo con istinti egoistici che non possiamo/vogliamo cambiare. Tuttavia nella realtà, anche se contro tendenza, ci sono rapporti forti che durano. Dipende dall'amore che ci lega all'altro e dipende da come siamo fatti noi individualmente.

Spero che il mio punto di vista, per quanto generico e non specifico, possa offrire spunti  ^_^ 

 

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A casa mia il contrario di "egoismo" non è "altruismo":

il contrario di "egoismo" è "masochismo".

 

Tutti sognano un Amore per cui sacrificarsi,

ma a nessuno interessa davvero un partner

disposto a fare grandi sacrifici per lui.

 

Si può benissimo perseguire il proprio piacere

e perseguire anche il piacere dell'altro.

E' davvero molto raro (e un po' strano)

che per far star bene l'altro dobbiamo star male noi.

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A casa mia il contrario di "egoismo" non è "altruismo": il contrario di "egoismo" è "masochismo".

Abbiamo case diverse ;)

Non conosco le tue esperienze, se mi capita di innamorarmi non è necessariamente per fare il martire, ma semplicemente riconoscere che quella persona è speciale e averne premura non è un sacrificio. E' un dato di fatto che la vita non è rose e fiori, e possono presentarsi imprevisti, difficoltà di varia natura, allora che fine fa l'amore o perseguire il piacere reciproco?

Perdonatemi se dovessi scrivere con poca chiarezza, ad ogni modo non credo di avere una visione estrema di questo sentimento o di come viverlo, semplicemente, se avessi un ragazzo, cercherei di viverlo in modo sano e sincero con me stesso, senza romanticismi estremi e ostentati, ma con la massima spontaneità. Si può avere il piacere (essere felici) reciproco quando la vita continua serenamente, ma che a nessuno interessi avere una persona disposta a fare grandi sacrifici (quando necessario) mi sembra poco vero. Una persona a me cara si è prodigata per me fino alla sua scomparsa e grazie a lei devo la mia serenità passata, che questo non mi interessi è esattamente l'opposto di ciò che provo. Anche se non si tratta di un ragazzo con cui stavo è lo stesso. Non credo sia né troppo raro né impossibile, che alle persone interessi qualcuno che fa sacrifici per loro mosse da un sentimento del genere. Semmai la società attuale cade anche preda delle nevrosi date dal periodo storicamente poco tranquillo, subentrano meccanismi egocentrici ed egoistici, e tutto ciò che può essere un sentimento complesso e più elevato degli altri si perde tra gli istinti dell'umana debolezza, come per le situazioni che sentiamo spesso al telegiornale, di cui ci meravigliamo quando si avvicinano a casa nostra, altro che amore.

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Appunto "averne premura non è sacrificio":

però quando ne parli fai esempi di martirio

e dici che il "sacrificio" (e non "la premura")

è la massima forma di amore.

 

Se il mio ragazzo è malato e io volevo andare in spiaggia con gli amici

cosa dovrei fare? Stare a casa con lui per sacrificarmi?

E se sono io malato e lui voleva andare in spiaggia?

Devo dirgli di non preoccuparsi e divertirsi anche per me?

 

Chi deve cedere in questo gioco di opposti masochismi?

Chi reciterà la parte di "quello più buono" della coppia?

 

Evidentemente è verso che io sono di "un'altra scuola".

A me le persone che fanno sacrifici per me non interessano

o fanno le cose che fanno per me con gioia o dovrebbero evitarlo.

In sette anni e mezzo di relazione non ci siamo mai rinfacciati nulla,

ma non posso dire lo stesso di storie in cui al "sacrificio" veniva dato un valore romantico.

 

(Che la premura sia diversa dal sacrificio lo si vede dagli esempi:

io penso a una lupa che lecca il lupacchiotto malato

tu a un padre che fa da scudo ai proiettili per il figlio;

perché ti immagini che "proteggere" significhi "soffrire"

che è una cosa che in una normale relazione in tempo di pace

è davvero molto difficile che si verifichi)

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@inuxzero Tieni conto di una cosa: se il tuo ragazzo ti ama, vuole vederti felice. Se stai bene, stare con te è più bello.

Il momento del sacrificio arriva in ogni coppia, quando si incontrano difficoltà o tratti in salita.

L'importante è che, di base, si stia bene, non può esistere una relazione che sia un martirio per uno dei due, perchè lo diventa anche per l'altro.

A volte sembra che pensare a sé stessi sia egoistico, invece preoccuparsi del proprio benessere è alla base della costruzione di ogni relazione sana. Prova a ribaltare il punto di vista: se ami qualcuno, non vorresti che con te "si sacrificasse" costantemente. Per l'altro vale lo stesso ... perchè in coppia la felicità dell'uno è strettamente dipendente da quella dell'altro.

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A volte sembra che pensare a sé stessi sia egoistico, invece preoccuparsi del proprio benessere è alla base della costruzione di ogni relazione sana.

 

Mi sa che non ero riuscito a spiegarmi altrettanto bene...

 

Siate EGOISTI, per Dio! Siatelo sempre!

Se il vostro ragazzo vuole andare al concerto della Pausini

e a voi fa cacare, non andateci! Fatelo per lui!

Perché alla prima crisi glielo rinfaccerete e lui vi odierà.

 

Tenetevi la vostra voglia di sacrificarvi per lui

per quando il vostro partner avrà l'Alzheimer, per carità.

Per tutte le altre cretinate, pensate solo a spassarvela

e vedrete che lui sarà molto più felice di stare con voi.

 

Io sono stato un anno bloccato dalle cervicali

è stata bella la sua premura, ma con giudizio!

Dopo un mese l'ho obbligato ad andare in discoteca a farsi fare una pompa! :)

Se mi fossero piaciuti quelli che si martirizzano per me, sarei stato Cristiano.

Oltre al mio dolore devo pure sentire il peso della colpa? Col cavolo!

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