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Gruppi LGBT in Italia


Cate

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Ciao!

 

Come anticipato nel post di presentazione, al momento sto lavorando ad un progetto di ricerca che si presenta come un confronto dello sviluppo del movimento LGBT in Italia e Spagna. In particolare, vorrei capire perché, nonostante le due nazioni siano molto simili dal punto di vista storico e culturale, la partecipazione sia molto più ampia nei gruppi LGBT spagnoli (ovviamente questo fatto ha poi un impatto sulla risonanza politica dei gruppi). 

 

Parlando per esperienza personale, mi sembra che i gruppi italiani siano praticamente invisibili. Io sono nata e cresciuta a Milano e ho vissuto lì fino ai 20 anni, ma non mi è mai capitato di venire a sapere dell’esistenza di gruppi di attivisti interessati alla lotta per i diritti LGBT. Ironicamente, ho scoperto la maggior parte delle cose che so (ancora relativamente poche) una volta arrivata negli Stati Uniti.

 

Ora, vorrei capire se la mia esperienza è dovuta ad un mio “disinteressamento” (nel senso che non sono mai andata a cercare di persona questi gruppi quando vivevo in Italia) o se c’è invece un problema di fondo di assenza di comunicazione / mancanza di mezzi e tattiche, da parte di questi gruppi, per raggiungere potenziali attivisti.

 

Quanti di voi conoscono gruppi italiani attivi nella lotta per i diritti LGBT? Qualcuno di voi partecipa alle attività? Vi considerate attivisti politici? Avete mai partecipato all’organizzazione di uno dei Pride italiani? 

 

Mi farebbe molto piacere sentire le vostre opinioni in merito. 

 

Grazie a tutti!

 

 

ps: sto postando queste stesse domande su più di un forum, per cui se qualcuno di voi partecipa in più di una comunità on line mi scuso per la ridondanza!

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Sì, sono un attivista da circa una quindicina d'anni.

 

Il motivo per cui suppongo che l'attivismo GLBT sia in Italia molto inferiore che altrove

va a mio avviso rintracciato sul fenomeno del "mammismo"

ovvero dalla dipendenza materiale e psicologica degli Italiani nei confronti della famiglia di origine.

Una condizione simile impedisce la visibilità che è la condizione essenziale della politica.

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Purtroppo no, trovandomi in un paesino sperduto del sud non ne ho avuta occasione (neanche di conoscere certi gruppi). Ma penso che appena mi sarà possibile, lo faro ;) Credo che in certe parti d'Italia sia praticamente impossibile anche solo riuscire ad interessarsi di questa tematica.

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Grazie a tutti per le risposte!

 

@Almadel, in quali gruppi sei attivo? E come li hai scoperti? 
 

Una delle cose che ho notato moltissimo viaggiando in Europa (e in maniera esponenziale confrontandomi con gli USA) è quanto in Italia sia diffusa una disillusione di base per cui pochi pensano che essere attivi politicamente come cittadini possa avere delle conseguenze rilevanti dal punto di vista politico. Almeno per quanto mi riguarda, durante i miei anni da liceale e universitaria sono stata esposta pochissimo a gruppi LGBT. 

 

In che modo trovi che la dipendenza dalla famiglia scoraggi l'attivismo politico? 

---

@prefy, anche secondo me l'invisibilità politica del movimento ha più di una ragione (campagne mediatiche volte a rendere gruppi LGBT invisibili, influenza politica del Vaticano, cultura tendenzialmente statica, divisione regionale, assenza di comunicazione tra gruppi esistenti...). Tu hai mai partecipato ad attività/campagne organizzate da gruppi LGBT?

 

---

@00Glee00, pur conoscendo pochissimo l'Italia del Sud da quanto leggo in giro la divisione nord-sud è sentita moltissimo per quanto riguarda i diritti omosessuali. La noti anche tu confrontandoti su forum con gente proveniente da diverse regioni? Hai mai conosciuto abitanti del sud attivi politicamente?

Edited by Cate
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mi sembra che i gruppi italiani siano praticamente invisibili.
ci credo che sono invisibili siamo al limite delle società segrete xD

Quanti di voi conoscono gruppi italiani attivi nella lotta per i diritti LGBT?

l'arcigay cosi sentito per conta?

 

 

 


Qualcuno di voi partecipa alle attività?
no mai e non penso che lo farò mai, sto bene cosi.

 

 

 


Vi considerate attivisti politici?
no se fai riferimento ai diritti gay ecc ecc ecc, ho una vena politica tendente alla politica economica, ma non c'entra nulla con i diritti che i gay vogliono :uhsi:

 

 

 


Avete mai partecipato all’organizzazione di uno dei Pride italiani? 
certo che no, manco morto :uhsi: solo tempo sprecato e forza lavoro non retribuita, non so come facciano ad applicarsi alla cosa, ma va be alla fine i gay-pride sono "spettacoli di intrattenimento" quasi quanto le trasmissioni della d'urso. 
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@Aizen, grazie per il contributo. 

Pienamente d'accordo con te su alcune cose: sì, i gruppi sono ai limiti delle società segrete - il che mi sembra fondamentalmente sbagliato in una società che si considera democratica e sviluppata. Ma l'Italia vive di controsensi, si sa. 

L'Arcigay era l'unico gruppo di cui io avessi sentito parlare prima di cominciare a fare un po' di ricerca. Ma altri gruppi esistono e cercano, nel loro piccolo, di far sentire la propria voce. Sto pensando per esempio a Rete Lenford e Certi Diritti, che nel 2008 e 2009 hanno cercato di creare una strategia comune per introdurre le unioni omosessuali nella legislazione italiana. Negli anni 70 c'era il FUORI (Fronte Unitario Omosessuali Revoluzionari Italiani). Tutti questi erano nomi a me completamente sconosciuti prima di arrivare qui, il che rasenta l'assurdo. Non sapevo dell'esistenza dell'Archivio Massimo Consoli. Mi chiedo, quanti in Italia hanno mai sentito parlare di tutto ciò? Probabilmente una percentuale minima.
Tu come mai non partecipi alle attività? (e ti assicuro, il mio tono non è polemico - parla una che non ha mai partecipato a nessuna attività in Italia)

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Pienamente d'accordo con te su alcune cose: sì, i gruppi sono ai limiti delle società segrete -
infatti ci vorrebbe un azione ben mirata per debellare tale problema, più alimenti una fiamma più diventa un incendio e se prima pretendono solo la mano finiranno per prendersi tutto il braccio :uhsi:

 

 

 


quanti in Italia hanno mai sentito parlare di tutto ciò?
non so manco cosa sono le cose che hai citato e tanto per restare in tema, prima di scrivere qua sopra non sapevo manco cosa fosse l'arcigay xD  e avrei preferito vivere nella mia ignoranza xD

 

 

 


Tu come mai non partecipi alle attività? (e ti assicuro, il mio tono non è polemico - parla una che non ha mai partecipato a nessuna attività in Italia)
ho sempre odiato le riunioni degli alcolisti anonimi, e poi mi parli di attività, ma quali attività? se non quelle che alimentano i ghetti (il che da un lato non è male) almeno c'è differenziazione :uhsi: 
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Il primo punto che prenderei in considerazione è proprio la visibilità che fare attivismo porta.

In Italia i gay non dichiarati o dichiarati solo ad altri omosessuali sono un'enormità. E questo ovviamente è un limite, perché se per esempio vivo in una città e ho detto ad alcune persone di esser lesbica, mentre non voglio che altre lo vengano a sapere è difficile che io corra il rischio di essere "scoperta" dalle persone che non voglio che sappiano di me.

Penso che la pressione sociale a rimanere IN in Italia sia molto più forte che in altri paesi.

 

Un'altra ragione (secondo me, ma magri dico solo una cazzata) per cui credo che la formazione di gruppi sia molto limitata è il fatto che in Italia i comuni con un elevato numero di abitanti sono molto pochi. L'Italia è colma di piccoli centri urbani e paesini, luoghi in cui sicuramente fare attivismo sarebbe impossibile e luoghi che spesso limitano molto pesantemente la libertà di un omosessuale.

 

Non sono affatto d'accordo sul fatto che i gruppi siano società segrete. Semplicemente spesso sono abbastanza piccoli e quindi non riescono ad arrivare a tutta la popolazione (questione di numeri, non di segretezza).

In un gruppo sicuramente ci sono persone che vanno per essere accolte e per parlare dei propri problemi (e che non sono interessate all'attivismo), ma in genere le persone che sono da anni in un gruppo sono attivisti OUT che sicuramente non si nascondono a nessuno.

 

Su questo forum troverai i pareri più discordanti. Devi tenere in conto che ci sono persone out anche con il panettiere e persone che non sono out assolutamente con nessuno e proprio per questo motivo le opinioni divergono molto.

 

Per quanto mi riguarda, nonostante sia out con tutti, non ho mai fatto attivismo. Fondamentalmente la mia ragione è che odio le dinamiche di gruppo (di qualsiasi gruppo si tratti) e in un gruppo mi sento sempre a disagio.

In realtà mi piacerebbe fare qualcosa di più, però è come se rimandassi sempre il momento.

 

Per ora, l'unica attività che faccio è non nascondere a nessuno di esser lesbica e di parlarne con tutti come se fosse la cosa più normale del mondo (dato che lo è).

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@Aizen

Scusa, mi sono un attimo persa nella prima parte: quando parli di "debellare tale problema" a cosa ti riferisci? All'assenza di gruppi o ai gruppi stessi? o_O
 

Mi confonde anche il tuo preferire vivere nell'ignoranza. Immagino (ma correggimi se sbaglio) che tu faccia parte della comunità LGBT. Non ti fa piacere sapere che ci sono gruppi al lavoro per cercare di tutelare i tuoi diritti? 

In ogni caso mi sembra di capire che la tua scelta sia quella di non fare nulla. Ripeto, nessun giudizio sulla non-partecipazione, soprattutto dal momento che mi sembra la scelta della maggioranza. La domanda rimane: perché la percentuale di gente che sceglie di partecipare in Italia è una frazione minima rispetto ad altri paesi europei? La tua è una scelta personale, ma la mia domanda resta: da cosa è motivata?

 

 

@Madoka, grazie mille per il post. La visibilità legata all'essere attivi in un gruppo mi sembra un fattore fondamentale. Mi chiedo se la diffusione di internet e il fatto che molte discussioni politiche si siano trasferite on line influisca sul numero di persone che si considerano attive politicamente. D'altra parte la definizione è soggettiva, per cui è possibile che partecipare attivamente a un forum di discussione politica venga percepito come attivismo. Ovviamente ci sono dei limiti, perché se qualcuno volesse diffondere i messaggi di un gruppo on line senza esporsi incapperebbe nelle stesse identiche dinamiche (sto pensando a condivisioni su Facebook, twitter, etc. L'anonimato andrebbe a farsi benedire). 

Hai ragione sulla definizione dei gruppi come società segrete. Con quanto scritto prima intendevo dire che sono invisibili, ma effettivamente la definizione è fuorviante. Uno dei problemi che mi sembra di rilevare è l'inesistenza di punti di contatto tra persone che potrebbero, potenzialmente, essere interessati a fare dell'attivismo politico e gruppi che esistono esattamente per questo motivo.  Mi ritrovo in quello che scrivi - io sono out con tutti ma non ho mai fatto attivismo. A San Francisco ho partecipato a qualche incontro nella mia università, ma la situazione è completamente diversa per cui è difficile fare un confronto. Mi viene da chiedermi, però, in quale modo il mio percorso sarebbe stato diverso se fossi stata esposta all'esistenza di gruppi di attivisti durante gli anni del liceo e dell'università (soprattutto perché ero abbastanza una testa calda al liceo :D). La cosa che sorprende è l'assenza di questi gruppi non tanto dalla scena politica, ma dalle vite della maggior parte di coloro che si considerano parte della comunità LGBT.

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quando parli di "debellare tale problema" a cosa ti riferisci? All'assenza di gruppi o ai gruppi stessi? o_O
mi pare ovvio per la seconda. Alla fine l'attivismo in tale campo soprattutto in italia, per quante risorse e progetti possono inventarsi, produrranno sempre risultati deludenti, a parte l'intrattenimento stile cirque du soleil :uhsi: 

 

 

 


Non ti fa piacere sapere che ci sono gruppi al lavoro per cercare di tutelare i tuoi diritti? 
i miei diritti? tipo matrimonio, adozioni figli, leggi che tutelano i gay dagli omofobi? bhe per il matrimonio e l'adozione sono contrario, già ritengo inutile il matrimonio di per se, ma di certo non lo nego agli altri, ma non è una priorità. Per l'adozione sono contrario, i bambini hanno bisogno di famiglia xD per le leggi bhe se certa gente non se truccasse e non assumesse atteggiamenti ambigui in luogo pubblico, o andasse contro il buon costume e il pudore pubblico, basterebbero le leggi attuali.

In ogni caso mi sembra di capire che la tua scelta sia quella di non fare nulla.

esattamente nel mio piccolo mi interessano solo i miei diritti di proprietà non condivisa con un possibile compagno. 

 

 

 


perché la percentuale di gente che sceglie di partecipare in Italia è una frazione minima rispetto ad altri paesi europei?
perche agli italiani sta bene cosi,

da cosa è motivata?

ignoranza, paura, repressione, 
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Io sono attivista all'Arcigay più o meno dal 2008 :sisi: ho frequentato almeno 3 gruppi, purtroppo non potendomi dividere fisicamente devo scegliere che attività supportare ma cerco di essere almeno più presente nei gruppi di Modena e Mantova.

 

Innanzitutto a parte la visibilità, credo che a molti di "noi" soprattutto noi giovani il fatto di fare attivismo non importa molto. In tanti miei coetanei si nota molto la cultura dell'individualismo rispetto al gruppo. Tanto adesso per conoscere altri ragazzi o ragazze c'è la rete e il gruppo giovani che si riunisce settimanalmente viene visto come una cosa inutile. Per qualsiasi dubbio ci sono i siti (ben vengano, non dico siano un male) però molti omosessuali preferiscono vivere dietro a uno schermo che non fare qualcosa di concreto oppure conoscere i gruppi e le associazioni.

 

Ho notato comunque che le associazioni cambiano da gruppo a gruppo, alcuni sono più incentrati sull'attivismo e le attivita di gruppo mentre altri fanno quasi esclusivamente cose ricreative di poco valore sociale, per come la vedo io. Che utilità ha fare aperitivi su aperitivi in cui partecipano sempre gli stessi e dove non si può fare un dialogo costruttivo?

 

Una cosa che ho imparato dai gruppi è che noi ragazze siamo quasi sempre più attive e numerose quando ci sono banchetti/iniziative/dibattiti ecc., mentre i maschietti gay preferiscono le serate dove possono divertirsi :asd: e quando c'è da fare le cose serie pochi aderiscono.

 

Erroneamente l'arcigay (parlo di questo gruppo perchè ci sono dentro) viene visto dal di fuori come un covo di omosessuali anonimi, di sfigati quando invece ci trovi persone (lesbiche, gay, trans, bisex e anche etero friendly) che sono seriamente intenzionate a darsi da fare per cambiare qualcosa. Come dice @Almadel se si sta troppo nascosti per non dare troppo nell'occhio non si andrà da nessuna parte. Con questo non dico di sbandierarlo in piazza, e frequentare un arcigay o un gruppo non è una cosa pubblica. Molte attività sono fatte in sede private quindi non si "rischia" nulla... diciamo che in italia manca un pò la voglia di uscire dai locali e socializzare in gruppo confrontandosi :sisi:

 

@Cate se hai domande chiedi pure ;)

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@Kiwi, grazie mille!

 

La teoria di un internet controproducente è qualcosa a cui non avevo pensato in questo caso, ma in effetti ha un gran senso. Qui negli USA si parla di "slacktivism" per descrivere quelle situazioni in cui è molto facile per chiunque "partecipare" a campagne online cambiando la foto profilo su Facebook o condividendo un link, ma in cui pochi poi fanno il salto di qualità dalla partecipazione "passiva" online a quella attiva nella vita reale.

 

Tu come sei entrata in contatto con i tre gruppi in cui sei attiva? E posso chiederti di che gruppi si tratta e che tipo di attività organizzano?

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La presenza del Vaticano potrà incidere negativamente sui risultati,

ma non c'è motivo di credere che possa influire sulla partecipazione

(a meno di non ammettere che sia cattolica la maggioranza GLBT).

 

Una delle dinamiche interne che influenza la nostra visibilità

è che molto del nostro lavoro si concentra sull'accoglienza dei giovani

e quindi i nostri gruppi sono formati non tanto da attivisti

quanto da ragazzi e ragazze che hanno problemi in famiglia.

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Hinzelmann

Alle spalle di tutto c'è la mancanza di una coscienza collettiva,

questo spiega sia l'approccio personale che però si limita alla

sfera individuale, sia la divisione politica ( vera soprattutto in

passato...non oggi, ma eccessiva e per 25 anni deleteria )

fra miltanti di diversa estrazione-identità politica.

 

Forse in Spagna il Franchismo e la sua caduta ha prodotto

una reazione nel momento giusto....quando i gay spagnoli

potevano raccoglierla....mentre noi abbiamo avuto 50 anni

di cattolicesimo democratico.

 

Non è facile rispondere sulle origini di un fenomeno

quale la mancanza di una coscienza collettiva...

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Ilromantico

Un domandone!

 

Visto che risiedo da un po' di anni in Spagna qualche ipotesi posso azzardarla.

 

- Caduta del franquismo ed esplosione della Movida (bravo @Hinzelmann per l'intuito!). I 30-40enni di oggi sono cresciuti con la cultura della libertà e della non paura di ciò che può essere 'strano' o 'diverso'.

-  Gli spagnoli sono animali sociali e "rompicoglioni". Si va dalla signora che sgrida la cassiera perché il prezzo del Sedano è da ladri al popolo che non si tira mai indietro quando si tratta di manifestare. Inoltre gli spagnoli parlano, parlano, parlano, parlano....e un po' tutti nascondono un certo attivismo politico.

- Hanno una fortissima tradizione religiosa, ma una buona parte del popolo è fermamente laica.

- C'è un ricambio continuo tra PP (centro-destra) e PSOE (socialisti) che fa si che il socialismo faccia parte della tradizione politica del paese.

- Le associazioni gay spagnole sono feroci ed agguerrite e sono praticamente un'estensione del PSOE visto che questo partito le supporta al 100%

- C'è una triste tradizione di Machismo e quindi c'è profonda condanna sociale al machismo e a suoi altri "prodotti" quali l'omofobia.

- Ritorniamo all'animale sociale, ma sotto un altro aspetto. Molti spagnoli se ne fregano delle opinioni della gente e non hanno pudore di nessun tipo, possono raccontarti qualsiasi cosa senza vergognarsi (ricordatevi...gli piace parlare, parlare...) ,o senza che ci sia il giusto grado di confidenza. Inoltre presumo ci sia una certa cultura del naturismo visto che molte spiagge o persino in certe piscine pubbliche ci sono aree per nudisti.

- Fenomeni Pop originari della Movida quali Fangoria/Alaska ed il sopravvalutato Almodóvar hanno contribuito a pubblicizzare alla massa la causa gay

- Ambienti aperti quali Madrid e Barcelona, ma soprattuto la prima i primissimi tempi (trainata dai resti della Movida), hanno permesso di creare un "quartier generale" gay (Chueca) dove ci si potesse sentire liberi e rendersi conto che c'erano più gay di quello che gli stessi gay pensassero. Chueca prima era un quartiere malfamato e pericoloso e 'conquistarlo' è costato parecchia umiliazione pubblica, sangue, pestaggi e violenze.

 

 

Non mi viene nient'altro per ora.

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Tu come sei entrata in contatto con i tre gruppi in cui sei attiva? E posso chiederti di che gruppi si tratta e che tipo di attività organizzano?

Io ovviamente parlo solo per i gruppi italiani avendo frequentato solo quelli.

 

Sono entrata in contatto tramite amici e amiche omosessuali di quelle città.

Sono città comunque vicine a dove abito e a dove vivo quindi si sa che ci sono :)

 

Tutti questi gruppi fanno a capo all'associazione Arcigay quindi cambia il numero e le persone ma le attività sono più o meno quelle :)

@Cate se ne vuoi sapere di più sulle attività ti consiglio di guardare il sito nazionale e i siti dei vari gruppi

 

A Bologna il Cassero è una istituzione da anni, fondato prima ancora che io nascessi quindi non c'è bisogno di cercare informazioni chissà dove. Hanno un bel gruppo giovani molto molto attivo e frequentato ;) fanno attività di ogni tipo, da quelle ricreative feste-aperitivi ecc. ecc. fino a quelle di discussione, eventi culturali, banchetti, sensibilizziazione nelle scuole e di tutela della salute. Purtroppo anche se è il gruppo più attivo è quello che posso frequentare meno.

 

Modena invece è una realtà più piccola ma c'è un bel gruppo giovani che si riunisce ogni settimana informalmente e si parla di noi e si discute insieme di alcuni argomenti :) tipo coming out in famiglia, la coppia, o si guardano film a tematica insieme ecc ecc poi come gli altri gruppi aderiscono alle campagne per i diritti e contro l'omofobia dell'associazione e si organizzano diverse cose, anche per diffondere la consapevolezza sulle malattie sessualmente trasmissibili.

 

Mantova è un gruppo piccolissimo e recente. Nato nel 2007 in una piccola città e si cerca di fare quello che si può. Il gruppo giovani è nato a dicembre 2012 tanto per darti un'idea. Nel gruppo giovani siamo pochi ed è difficile raggiungere tutti, molti, soprattutto i più giovani. non sono interessati alla cosa e hanno paura forse di "svelarsi" in una cittadina così piccola dove tutti sanno di tutti. Anche se poi non è vero perchè si viene tutelati :sisi: comunque qui sento molto il volersi nascondere e lo "sbattersene" dei diritti e del fare gruppo. Possibile che in tutta Mantova e provincia siamo solo 6 o 7? °_° però qualcosa si muove anche qui :) stasera vado a vedere l'ultimo film della rassegna di cinema omosessuale organizzato in città dall'arcigay, quindi dai, se tieni conto che prima non c'era niente adesso è meglio :)

 

@Almadel non tutti quelli dei gruppi giovani sono ragazzi in difficoltà, ci sono sempre i responsabili che sono attivisti :sisi:

Altrimenti cadrebbe l'utilità del sostegno. Almeno nella mia esperienza è stata così poi non so da te.

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Hinzelmann

 

 


@Almadel non tutti quelli dei gruppi giovani sono ragazzi in difficoltà, ci sono sempre i responsabili che sono attivisti
Altrimenti cadrebbe l'utilità del sostegno. Almeno nella mia esperienza è stata così poi non so da te.

 

Vorrei anche vedere....fossero tutti in difficoltà!

 

Rispetto a dei gruppi di auto-aiuto, siamo certamente andati oltre

non siamo addirittura al livello degli alcolisti anonimi e delle sedute

di autocoscienza ( anche se...fino agli anni '90...)

 

Però a parte i gruppi giovani, l'accoglienza, le serate e/o iniziative

culturali e sociali etc. che possono più o meno funzionare, è il passaggio 

alla Politica che non decolla

 

La lotta politica è qualcosa di qualitativamente diverso dal Sostegno

implica uno scatto di orgoglio e di coscienza collettiva, che spesso non

si realizza. 

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La presenza del Vaticano potrà incidere negativamente sui risultati,

ma non c'è motivo di credere che possa influire sulla partecipazione

(a meno di non ammettere che sia cattolica la maggioranza GLBT).

 

Non sono completamente d'accordo. Il fatto che il Vaticano abbia così tanta influenza politica riduce la visibilità di gruppi LGBT politicizzati - il che influisce sulla partecipazione. Se in Italia esistesse un' organizzazione forte con uno spessore politico abbastanza rilevante sono convinta che molta più gente parteciperebbe.

 

Una delle dinamiche interne che influenza la nostra visibilità

è che molto del nostro lavoro si concentra sull'accoglienza dei giovani

e quindi i nostri gruppi sono formati non tanto da attivisti

quanto da ragazzi e ragazze che hanno problemi in famiglia.

 

Questo mi sembra molto rilevante invece. Probabilmente si tratta anche di arretratezza culturale nostra (siamo ancora vincolati a concetti di famiglia degli anni 50) che incide sull'orientamento dei gruppi attivi. Si potrebbe ipotizzare (ma correggetemi se sbaglio) che in Italia il problema sia sentito, almeno per il momento, più a livello sociale su piccola scala (famiglia, comunità) che non sul piano politico. Come giustamente nota Hinzelmann, i 50 anni di cattolicesimo democratico hanno certamente un peso rilevante nella questione - a mio parere, sia per quanto riguarda l'influenza politica che quella culturale.

 

 

Le associazioni gay spagnole sono feroci ed agguerrite e sono praticamente un'estensione del PSOE visto che questo partito le supporta al 100%

 

 

La presenza di un partito politico apertamente favorevole è probabilmente uno dei fattori fondamentali. Per caso sai a quando risale questa alleanza? È nata come reazione alla caduta del regime, come moto di stacco netto dal passato, o ha radici più profonde?

Grazie anche per la dritta sull'influenza dei fenomeni Pop, ci darò sicuramente un'occhiata. ;)

 

@Kiwi ti ringrazio ancora una volta per tutte le info, andrò a spulciare sul sito nazionale e su quelli dei gruppi regionali / in singole città. Fa piacere sentire che qualcosa si stia muovendo anche da noi - di sicuro siamo ancora indietro, ma almeno qualche miglioramento si nota. 

 

@Hingelmann sì, la questione è delicata e il passaggio dal sostegno all'identità politica è proprio quello su cui mi piacerebbe concentrarmi. In Spagna il salto è avvenuto, ma in Italia la strada è ancora veramente lunga. Mi chiedo se in parte questo non sia anche attribuibile alle diverse politiche discriminatorie durante il fascismo: in Spagna l'omosessualità è stata criminalizzata sotto Franco, creando un'identità condivisa tra i gruppi discriminati. In Italia, nonostante la dura repressione, l'omosessualità non è mai stata di fatto criminalizzata sotto Mussolini (squisita ironia). Questo ha contribuito a spostare la questione omosessuale su un piano morale più che politico, con conseguenze che si sentono ancora adesso. 

 

Un altro fattore fondamentale mi sembra la copertura mediatica. @ilromantico, in Spagna come è trattata la questione? E domanda un po' per tutti al riguardo: in Italia come è stata trattata la notizia della legalizzazione del matrimonio in Francia? 

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Hinzelmann

Non conosco benissimo la storia della persecuzione franchista degli omosessuali.

Però in  realtà se dovessi giudicare dal poco che leggo dovrei notare molte analogie

con la persecuzione italiana.

 

A quel che risulta a me, si stima che in Spagna siano stati a vario titolo perseguitati

5000 gay fra il 1939 ed il 1979, una media di 100 persone incarcerate all'anno. Certo

una situazione peggiore dell'Italia dove la dittatura non c'era....

 

Questo in virtù di due leggi, la prima quella contro il vagabondaggio degli anni '30

( non molto dissimile da norme che c'erano in Italia nel Testo Unico di pubblica sicurezza )

la seconda - più specifica, la legge sulla pericolosità e riabilitazione sociale

Due leggi "di polizia"  quindi, che ricomprendevano l'omosessualità nell'ambito

di una repressione generale di varie forme di "devianze sociali" 

 

Come approccio culturale, non è molto dissimile da quello italiano...anche se in Italia

i gay fra il 1945 ed il 1979 al peggio venivano schedati dalla polizia italiana ed a vario

titolo "ricattati" o usati come fonte di notizie di indagine, ma certo non incarcerati.

 

Io vedo molte analogie culturali - pur nella diversità data dal fatto che in Spagna

c'era una dittatura...forse la differenza è data dal fatto che la dittatura franchista

ha impedito ogni progresso economico al paese. La caduta del regime potrebbe

aver coinciso con una ricezione dei venti del 1968...in soggetti politici e sociali

che partendo da zero -come in Italia nel 1945 - erano "nuovi" "giovani" e preparati

a recepire un concetto più moderno di libertà.

 

Non so...non è facile rispondere

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Ilromantico

 

 


La presenza di un partito politico apertamente favorevole è probabilmente uno dei fattori fondamentali. Per caso sai a quando risale questa alleanza? È nata come reazione alla caduta del regime, come moto di stacco netto dal passato, o ha radici più profonde?
Grazie anche per la dritta sull'influenza dei fenomeni Pop, ci darò sicuramente un'occhiata.

 

Non ne ho idea. So pochissimo della storia spagnola del secolo passato, so giusto un paio di cose sugli anni 80/90/2000 relativi alla situazione gay, ma solo perché è un argomento che tra gli amici spunta fuori di tanto in tanto. Sulla politica sono aggiornatissimo su quella attuale e so un po' su quella degli ultimi 10 anni, quindi su questo non posso aiutarti.

 

La presenza di un partito politico favorevole è importante perché sono loro che di fatto fanno le leggi. Tuttavia i partiti sono pur sempre lo specchio della società e hanno bisogno di un vasto consenso sociale, capirai dunque che un certo partito non può esistere e non può operare al massimo delle sue possibilità se non ha un riscontro sociale. Più che sulla politica che ha i suoi meriti, io al posto tuo mi concentrerei sulla cultura Pop spagnola a partire dagli anni 80.

 

 

 


Un altro fattore fondamentale mi sembra la copertura mediatica. @ilromantico, in Spagna come è trattata la questione?

 

Che questione? L'omosessualità in Spagna o la notizia dei matrimoni gay in Francia? Nel dubbio ti rispondo ad entrambe! La notizia dei matrimoni francesi è stata accolta come qualsiasi notizia di media importanza, stupiva più che altro l'omofobia francese e le manifestazioni contro i matrimoni gay in Francia. In Spagna l'omosessualità è abbastanza ben accettata (e ripeto accettata, non tollerata). In TV diversi conduttori importanti sono gay o lesbiche dichiarate, in ogni importante sitcom c'è sempre una coppia di gay (stereotipato e non) ,lesbiche o lesbica/gay e nei programmi si da spazio anche a storie gay (di recente c'è stato pure un matrimonio gay in diretta televisiva). Ovviamente la TV è pur sempre un mondo patinato e la realtà non è così rosa e fiori per i gay, ma in città come Madrid o Barcelona (escludendo periferie malfamate e simili) si vive abbastanza bene ed è rarissimo ci siano problemi di discriminazione. All'infuori delle grandi città il risultato cambia, ma è anche vero che le piccole province stanno tentando di imitare la libertà sociale delle grandi città. Con il tempo la situazione dovrebbe migliorare anche lì anche se ho visto con i miei occhi alcuni paesini assolutamente gay-friendly.

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Giust'appunto mi stavo ponendo la stessa domanda circa un mese fa. Abitando a Viterbo (una piccola cittadina a un paio d'orette da Roma) mi son detta... "beh dai, forse qui un gruppo lgbt c'è." In realtà (Come ricordava la pubblicità) "stava..." ovvero C'ERA, un gruppo. Per quanto io abbia fatto sconcertanti ricerche per venire alla fine a scoprire che moltissime sono le lesbiche ed i gay a Viterbo, l'associazione non aveva nessuno che si presentasse fisicamente. Paura? Si. Qui siamo in una cittadina molto ristretta mentalmente (come tante altre in Italia) eppure si respira un clima cordiale verso chi si ama dello stesso sesso. Qui il motto è "SE VI AMATE E RISPETTATE, QUAL'E' IL PROBLEMA?" in poche parole potrebbero essere pure che nasca l'amore tra un piccione e un uomo, qui a Viterbo nessuno ne risente. Eppure le lesbiche ed i gay di qui si sentono ancora troppo poco tranquilli, di conseguenza l'associazione era diventata una sede fantasma dell'arci. Ho avuto comunque l'occasione di parlare con chi dirige quest'arci lesbo e gay di viterbo e ho avuto modo e piacere di sapere che lei sta comunque facendo di tutto perché l'associazione torni ancora una volta alla ribalta e alla portata di tutti. 
Ma credo che purtroppo, ancor prima degli "altri" siano le lesbiche ed i gay stessi a doversi dar forza e combattere ogni pregiudizio e paura, dichiarando ciò che sono apertamente, senza troppi giri di parole. So che sembrano tante belle parole, ma la nostra attivista (di quest'arci) si era pure candidata qui a Viterbo durante le elezioni.
Un passo gigante che ha fatto si ch'io trovassi volantini dell'associazione in alcuni bar e potessi venirne a conoscenza.

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