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L'omosessualità è una malattia


Marcolino2

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C'è un salto logico ed una contraddizione enorme, fra chi

sostiene o pretende di non desiderare di essere gay e di

poter diventare etero-bi-pan-a/sessuale e la previsione di

una terapia, che ovviamente ha un senso nel presupposto

che questo soggetto non abbia la capacità da solo di poterlo

decidere, essendo malato.

 

Detto questo, è chiaro a tutti che il termine "queer" è talmente

abusato in mille direzioni diverse, che ha perso qualunque

significato e capacità definitoria

 

Fra etero che vivono nel mito della rivoluzione, gay reazionari

e gay che hanno problemi di identità e quindi non ce l'hanno

con la società, ma con la propria Comunità...l'unica cosa che

si riesce ad intuire è che chi appartiene ad una minoranza

preferisce polemizzare con la propria minoranza di appartenenza

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è strano che tu denunci più l'aspetto peccaminoso della comunità lgbtqi e non denunci la borghesizzazione di quest'ultima, come fanno i veri queer :D

Scrivo questo messaggio perché ti reputo diseducativo, nel senso che i tuoi post non sono fatti per ragionare, ma per profetizzare una verità che a noi ciechi è nascosta, quindi sei poco disponibile al dialogo

 

 

Guarda, le false illazioni con cui cerchi di carpire la mia identità denotano solo un'attenzione morbosa nei miei confronti. Ciò dimostra che non sei minimamente interessato alla sostanza del mio discorso teorico, bensì a quello che di personale potresti ricavare riguardo a me, dal mio discorso teorico. Non sono dunque io ad essere poco disponibile al dialogo, sei tu che non sei interessaro ad esso. C'è una qualche sintomatologia paranoide in tutto questo, se proprio vogliamo fare psicologismi di bassa lega che gratificano solo te. Evita di leggermi, grazie! :salut:

 

 

 

Perché la doppia morale (come si evince da Akinori)

 

funziona solo quando si vive nascosti.

 

 

 

Con la visibilità i casi sono soltanto due.

 

Rivendicare la propria promiscuità come chiave di volta di una liberazione radicale della società (il queer)

 

o rivendicare la dignità della propria famiglia e chiedere la parità dei diritti e dei doveri (il gay)

 

Non capisco da quale mio discorso tu abbia la capacità di evincere una doppia morale. Mi sembra una classica proiezione: in effetti la doppia morale è quella di persone come te che sostengono la coppia per avere credibilità rispetto alle unioni civili, ma poi specificano "coppia aperta", in modo da tutelare la propria libido  e il principio di godimento sul quale vorrebbero fondare non solo la propria identità, ma quella di tutti i gay (ma che arroganza - quantomeno!).

 

Il queer - informati meglio - non rivendica la promiscuità come chiave di liberazione radicale della società (che sciocchezza madornale!)

Il queer  infatti non è così stupido da non credere che l'ipersessualità indotta sia proprio uno degli elementi fondamentali sui quali questa società fonda il suo biopotere, legandolo al consumo delle merci e al consumo dei corpi (merci che consumano merci).

 

Il queer rivendica la fluidità sessuale e decostruisce gli orientamenti, che siano etero od omonormativi, semplicemente come delle costruzioni sociali. E' dura da digerire per quelli come te che basano tutto sulla costruzione sessuale dell'identità sociale, mi rendo conto. Ma il pensiero queer contemporaneo è questo.

 

 

 

L'obiettivo ultimo della scienza è puramente quello di diffondere la consapevolezza che non ci sono certezze e che il succo della vita sta nel cercare di farsi le giuste domande, non nel cercare di darsi le risposte giuste.

 

 

 

L'obiettivo fondamentale della scienza è il totale controllo della Natura, tesoro. E se la scienza stabilisce che l'omosessualità non fa parte della Natura, tende ad eliminarla. La Storia lo dimostra, poi ognuno cerca di consolarsi come può.

 

 

@Hinzelmann: si sa benissimo che cosa significa essere queer. Il fatto è che la non-identità queer è molto perturbante rispetto alle certezze del mainstream gay. In genere, ce l'hanno con i queer tutti coloro che hanno costruito una carriera o un'identità sociale o politica esclusivamente sul proprio essere gay. La speranza di costoro è che si adottino delle quote arcobaleno per i gay, così come sono state adottate le quote rosa per le donne: non mi sembra affatto una politica rivoluzionaria, ma una politica borghese. Piccolo, molro piccolo-borghese :keeporder:

Edited by akinori
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AndrejMolov89

 

L'obiettivo fondamentale della scienza è il totale controllo della Natura, tesoro. E se la scienza stabilisce che l'omosessualità non fa parte della Natura, tende ad eliminarla. La Storia lo dimostra, poi ognuno cerca di consolarsi come può.

 

La storia della scienza è di tutt'altro avviso. La scienza non aspira al controllo della Natura, è la Tecnica che semmai ambisce al controllo della Natura. Scienza e Tecnica,seppur siano intimamente legate,( da un lato la tecnica da' gli strumenti per approfondire la comprensione della natura, dall'altro la comprensione della natura permette il progresso della Tecnica) sono diverse sia nel modo di concepire il mondo sia nel modo di ragionare, un ingegnere solitamente ragiona per teleologie ovvero studiano per creare un modo per raggiungere un obbiettivo, mentre lo scienziato studia per comprendere come funziona il mondo e come le singole parti si auto-organizzano nella speranza di poter creare un quadro sintetico che permetta di conoscere il funzionamento della Natura, la quale viene depauperata di qualsiasi senso mistico, progettualità e scopo. Fortunatamente la Scienza che stabilisce che l'omosessualità non fa parte della natura, è cattiva scienza. Lo scienziato di fronte ad un fatto, non lo considera innaturale, bensì si chiede per quale ragione è naturale, sono questioni sostanzialmente differenti. Uno scienziato vero osserva la natura, se un fatto accade in Natura è logicamente naturale. La scienza semmai stabilisce se è patologico e non patologico, su questo posso concordare, anche se ritengo che il capitolo della patologizzazione dell'omosessualità o di orientamenti diversi dall'eterosessualità, sia un capitolo concluso su cui difficilmente si ritornerà a discutere, ma ovviamente quest'ultima affermazione è puramente una mia opinione, non ho le competenze per spingermi oltre sull'argomento patologizzazione dell'omosessualità. 

Ci sono due modi per usare la teoria queer, uno in senso liberale e uno in senso conservatore, gli studiosi (che ho conosciuto) che hanno approfondito la teoria Queer partivano dagli studi per poter decostruire, per dare gli strumenti alle persone per autodeterminarsi,mentre tu Sol..Akinori, perori una sorta di fustigazione morale(però, nonostante le differenze di intenti, condividono con te la saccenza e l'arroganza di detenere la chiave per comprendere ogni fenomeno umano, anche quando non si conosce un cazzo di ciò di cui si parla). Sostanzialmente tu usi questo strumento come critica distruttiva nei confronti dell'omosessualità, e di solito concentri la tua critica unicamente sull'omosessualità senza avanzare alcuna pretesa sull'eterosessualità, questa tua tendenza sociopatica mi ha sempre fatto rimanere perplesso, questa continua fustigazione dei vili peccatori; sinceramente  non si capisce dove tu voglia arrivare. Vuoi arrivare a far determinare le persone, conoscendo quali costruzioni sociali si sono creati, o vuoi semplicemente dimostrare l'impossibilità di poter costruire qualcosa di vero? Perché dal modo in cui ti poni, mi pare di capire che ti concentri sulla distruzione, più che sulla costruzione di qualcosa di realmente personale. 

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Mi sa che sei proprio tu a non sapere di cosa stai parlando. Mostri di conoscere dealla teoria queer solo la rozza vulgata che impera in questo sito, elaborata da una o due persone che sono state messe in crisi da questa teoria ma che almeno una riflessione, seppur rozza, l' hanno fatta.

Tu invece continui a prendere questa discussione come pretesto per attaccarmi, attribuirmi identità che ti frullano nella testolina uscite da chi sa dove, parlando (e questa volta parli proprio fuori dal vaso) di "tendenze sociopatiche". Ma come ti permetti?

E poi, sei anche un grande bugiardo: trova un solo post in cui io parli dei gay come vili peccatori o invochi le punizioni bibliche. Anzi, ho sempre invitato a bruciare queste bibbie che hanno territorializzato tanti inconsci timorati da Yahweh!

 

Il mio fondamneto filosofico, sulla condanna della promiscuità quale fondamento dell'identità omosessuale, filosoficamente si basa su concetti kantiani. E non è una condanna della sessualità in sé, ma una condanna dell'uso del corpo e dei piaceri come merci, che vale tanto per gli eterosessuali che per gli omosessuali. Se non capisci quello che scrivo, o qualcosa la capisci ma fai orecchie da mercante, lo ripeto, evita di leggermi. L'ignoranza sarà anche deplorevole, ma un effetto positivo sicuramente lo ha. Nel breve termine, rasserena l'animo. Ignorami, dunque :bye:

 

(Sì, sono stato abbastanza acido per distoglierti dal continuare su questo tono? Sono sempre disposto a dialogare, anche con te, lo sai,. Ma pretendo onestà intellettuale. Non puoi scrivere che definisco i gay "vili peccatori", ma dài! :warning:

Edited by akinori
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AndrejMolov89

Detto da uno che mi ha dato dello schizoide :D è un piacere. Non ho detto che tu hai definito gli omosessuali come vili peccatori, ma la tua presentazione della mercificazione del corpo è chiaramente una denuncia di carattere morale. L'idea sostanziale è questa, se tu non hai capito la metafora, non è colpa mia, ma a parer mio tu usi la teoria queer con tutta la teorizzazione della biopolitica come un flagello morale, ma questo flagello perché lo usi?

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si sa benissimo che cosa significa essere queer

 

Non direi...la Sinistra Radicale si dice Queer ma poi dice "famolo"

tu ti dici Queer e dici l'esatto contrario : vi fate medicalizzare dal

profilattico diventando dei sesso-dipendenti ( a dire il vero io non

capisco cosa diavolo cambi visto che i gay non hanno mai avuto

il problema di mettere in cinta qualcuno...e quindi potevano essere

promiscui anche senza profilattico prima dell'AIDS Lol )

 

E siamo già a due usi incompatibili e contrari dello stesso termine

 

Dall'Orto - e te l'ho già linkato in altro topic - pensa che Queer sia

un neologismo americano mainstream "reazionario" ( semplifico al

massimo...come ho semplificato al massimo la tua posizione solo per

far capire che è un TERZO significato incompatibile e diverso)

 

E siamo a tre 

 

Poi c'è il ragazzino 18nne che lo usa solo perchè non vuole le "etichette"

senza sapere bene neanche il perchè....e siamo a 4

 

Diciamo pure che a me non interessa neanche chi possa aver ragione, prendo atto

del fatto che l'uso è talmente difforme da diventare assolutamente non proponibile

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Dall'Orto - e te l'ho già linkato in altro topic - pensa che Queer sia

 

un neologismo americano mainstream "reazionario" ( semplifico al

 

massimo...come ho semplificato al massimo la tua posizione solo per

 

far capire che è un TERZO significato incompatibile e diverso)

 

Ho già rintuzzato altrove, anche in questo forum, la zoppicante argomentazione di Dall'Orto. L'ho invitato persino ad un pubblico confronto, ma non ho mai ricevuto risposta. E si capisce:  la sua è una posizione estremamente reazionaria, pre-gender studies.

Le sue prospettive gay sono quelle della prima emancipazione italiana, anni '70: prospettive obsolete. Quindi quello che pensa Dall'Orto della queer theory non fa testo.

 

Parliamo dunque della queer theory in sé, e non da chi ha opinioni (accreditabili o meno) sulla queer theory. Attualmente in essa vi sono due correnti: una corrente tradizionalista, che si è fermata all'Anti-Edipo, ma senza mettere in discussione, paradossalmente, la triangolazione edipica. E una corrente innovativa, di cui io mi pregio di essere rappresentante.

La prima, appunto, fa della sessualità fluida l'arma di de-condizionamento dal sistema neocapitalistico repressivo.

La seconda invece sostiene che accettare la sessualità in sé, così com'è organizzata nel triangolo edipico con al centro il Significante dispotico (ovvero il Fallo), dal quale si dipanano le serie convergenti e divergenti dei flussi di desiderio, è la prima forma di condizionamento sociale e culturale, precedente addirittura il condizionamento economico (e quindi politico).

La prova è la microborghesizzazione del soggetto omosessuale, la cui unica progettualità sociale è oggi una forma di scadente mimetismo delle istituzioni borghesi della società eteronormativa: il matrimonio, l'adozione dei figli, la pensione, l'ereditarietà... In buona sostanza lo scopo del gay medio politicizzato è la perpretazione del sistema borghese basato sullo sfruttamento e sul consumo compulsivo di merci - per quanto si proclami di Sinistra, persino - e a maggior ragione - qualora  si vanti di appartenere ad una presunta, vera Sinistra (quella "antagonista").

 

La corrente autenticamente rivoluzionaria del pensiero queer rifiuta ogni integrazione piccolo-borghese, demistificando tutte le sue costruzioni sociali, di ordine omo ed eteronormativo. Denuncia la logica del falso desiderio basato sul Fallo come significante fondamentale e la logica della promiscuità come falsa interazione sociale. Stigmatizza il sesso plastificato come puro consumo di corpi degradati a merce in funzione del Capitale.

 

E per essere chiaro, anche con chi non ha familiarità con la teoria queer: il fatto che tu adoperando il preservativo faccia sesso con chi vuoi in una dark toom non è la misura della tua libertà e della tua emancipazione, ma al contrario, è la misura della tua schiavitù nel ghetto omosessuale. I flussi di sperma che vengono depatologizzati dalla plastica, oltre che espressione di biopotere corrispondono a flussi di denaro che entrano nelle tasche di chi, facendoti credere di darti la libertà, guadagna sul tuo desiderio. E questo qualcuno  è solo un tassello di un sistema più grande il cui unico scopo è controllare il tuo corpo e controllare la tua mente, secondo una banale ma efficace direttiva facilmente recepibile dal sistema limbico nel quale hanno ridotto la tua massa cerebrale: consuma, fatti consumare e crepa!

Edited by akinori
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AndrejMolov89

Provo a seguirti, usi categorie di pensiero troppo specifiche che meriterebbero uno studio troppo attento per le mie disponibilità di tempo e per la mia volontà di interessarmi all'argomento in quanto tale. 

Per farti comprendere dovresti premurarti di dare le nozioni base, per esempio mi sono cercato da solo lo sviluppo del concetto anti-edipo e non nego la difficoltà di comprensione data dall'incapacità generale di costruire un sistema concettuale ben definito: i termini sembrano intercambiabili. 

Non si capisce il rapporto tra il desiderio autentico della macchina desiderante e quello del contesto sociale, non ho trovato esempi comprensibili a menti poco aduse a certi argomenti. Dai tuoi discorsi traspare la contrapposizione tra libertà personale e un costrutto sociale che sia omonormativo-eteronormativo che codifica i desideri che deve produrre la macchina desiderante. Da quanto ho capito tu denunci che nelle varie comunità accumunate dalla dichiarazione di identità si tenda a creare una rete di produzione di desideri che si esplica nelle culture e nelle pratiche specifiche fatte dalle persone di una data comunità, che sia etero-borghese, che sia omo-borghese e omosessuale (antagonista). Ora partendo dal concetto che l'individuo omosessuale si fa guidare da questi condizionamenti, tu ne denunci la scarsa libertà? La scarsa autodeterminazione? Non si capisce assolutamente nulla in questo fragente se la tua ferocia denuncia sia un modo per dire che l'omosessuale è condizionato o meno. ORa seguono le seguenti domande:
-> Un dato comportamento è necessariamente dato da un condizionamento? Ovvero quali sono le condizioni tali per cui il soggetto esprima realmente qualcosa di sé stesso? 
-> Dov'è il punto focale della tua analisi? Cioè, a cosa vuoi arrivare, come ti dicevo prima non si capisce se tu vuoi direzionare ad una consapevolezza di questi condizionamenti, con la necessaria scelta individuale di seguirli o di rinnegarli, oppure se vuoi unicamente distruggere senza proporre?

Sinceramente, qui mi fermo, non comprendo abbastanza bene questi argomenti, bisognerebbe dedicarci più del tempo che ho a disposizione e più del tempo che vorrei dare alla comprensione di siffatti argomenti. 

Ah, per inciso, se vuoi dialogare potresti usare una degradazione dei concetti, devi pensare che le altre persone che cercano di comprenderti non hanno i tuoi stessi strumenti ^^ attendo le tue risposte, l'argomento inizia ad interessarmi relativamente.

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Non per farla semplice, ma ci sono poche cose meno gay e meno queer di una dark-room.

Non è "gay" perché il gay mainstream vuole dare un'immagine tranquillizzante della sua sessualità

in quanto essa deve essere rappresentabile per la sua famiglia d'origine e per i suoi figli

Non è "queer" perché esso non paga mai per la sua sessualità, la rende soggetto e non oggetto

e non nascondendo nessuna sua pulsione è simbolicamente contrario al concetto di "buio".

 

La dark-room è principalmente una fantasia di Akinori

perché in essa si trova sia l'adoratore del Fallo 

(che lo cerca anche senza una persona intorno, grazie al glory hole)

sia l'etero/maschio-perfetto che vi aliena ogni componente omoaffettiva

nel confortevole abbraccio dell'anonimato

(e grazie a questo mai si fa carico di una identità).

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Secondo me le "categorie di pensiero" di cui fa uso @akinori si definiscono entro una serie di letture-contributi-riflessioni -cui lui in prima persona sostiene d'aver aiutato a formulare- ché, se non hanno trovato così vasta diffusione, forse un motivo c'è.

 

Continuo a ritenere un filino improprio quest'utilizzo disinvolto del concetto di biopotere...probabilmente perché, avendo dedicato parecchio tempo a studi foucaultiani, so che Foucault non avrebbe mai desiderato che gli strumenti concettuali di cui si serviva nei suoi testi -sempre circostanziati e, nell'intenzione dell'autore, pubblicati in un momento in cui dovevano avere un forte valore performativo- fossero utilizzati per costruire una "teoria avvolgente e globale" qual è quella che prospetta akinori; il quale, auspicando il successo dell'omoaffettività versus la promiscuità sessuale, di fatto scimmiotta ancora l'ultimo Foucault, che si faceva promotore di una rinnovata "cura del sé".

 

Ma mi pare allora che la "plastificazione del desiderio" di cui akinori parla sia comune tanto alla comunità omosessuale quanto a quella eterosessuale. Ché poi in tutto questo faccia capolino il Capitale è addirittura comico...perché non capisco quale stile di vita adotti akinori per emanciparsi da qualsivoglia logica dei consumi.

Aho nuovi queer, ma che siete hippie che manco scopano?

 

Ho frequentato per un po' le dark-room e non ritenevo che rappresentassero l'apice della mia liberazione sessuale, ma certo nemmeno la misura della mia schiavitù al'interno del ghetto omosessuale.

L'ho fatto un po' per lussuria, un po' per pigrizia, un po' per interesse antropologico. 

 

Io sono favorevole al mimetismo della società borghese portato avanti dalla fetta "progressista" della comunità lgbt, che akinori denuncia come "microborghesizzazione", proprio perché auspico che in futuro la mia identità omosessuale possa contare sempre meno nella costituzione della mia identità sociale...e sì, i miei modelli di desiderio si son costituiti probabilmente in modo "eteronormato", ma non vedo perché se quel che voglio è stare in coppia, magari istituzionalizzando questo rapporto, mo' dovrei pure vergognarmene...

Edited by schopy
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Secondo me le "categorie di pensiero" di cui fa uso @akinori si definiscono entro una serie di letture-contributi-riflessioni -cui lui in prima persona sostiene d'aver aiutato a formulare- ché, se non hanno trovato così vasta diffusione, forse un motivo c'è.

 

 

Non studiando filosofia all'università, ma avendola studiata (certo in minor entità) alle superiori, e poi avendola approfondita da autodidatta, la mia critica non può certo muoversi sul vostro stesso terreno con la certezza su cui potete contare voi; credo però fermamente che ogni categorizzazione sia un assoluto, qualcosa di irrinunciabile entro il contesto in cui è formulato. Purtroppo la mia conoscenza filosofica si blocca all'esistenzialismo, pertanto dovrò smazzarmi piano piano da solo chi vien dopo. Detesto tutta questa teoria queer, detesto profondamente ogni sistema che nello scavare nelle profondità dell'animo umano ciò che riesce a riportare in superficie è il nero abissale che finisce col renderci ciechi dinanzi a noi stessi, dimentichi della motivazione per cui ci eravamo gettati nell'abisso. Non mi interessa se è stata criticata da migliaia di persone e chi più ne ha più ne metta, ma io sto con Hannah Arendt quando, ne «La vita della mente» denuncia la cecità cui le scienze psicologiche possono portare l'essere umano. E lo dico come uno che prima ancora che alla filosofia è passato per la psicanalisi, quindi non sono di parte.

 

Questo pensiero forte per cui chiunque viene sputato in una realtà fatta esattamente di triangolazioni, biopoteri, borghesizzazioni, eteronormatività, proprio in quanto ennesimo pensiero che vorrebbe strangolarci nelle grinfie delle sue nozioni, ha già in sé i semi della propria distruzione. Solo perché noi poveri idioti che non siamo gente che opera nel settore dei gender studies siamo troppo miopi per vederli non significa che non esistano. È poi emblematico a mio dire che uno dei pionieri di queste meravigliose e illuminanti scienze sia Mario Mieli, morto suicida all'età di trent'anni: prima o poi le reti che tessiamo attorno al nostro animo finiscono con lo strangolarci.

 

Orbene, suppongo che dopo questa mia «ribellione», che il sistema dei gender studies ben saprà razionalizzare e spiegare fin nei minimi dettagli, akinori mi citerà e aggredirà ogni cosa che non va in ciò che ho scritto (avrei voluto scrivere «ogni cosa che non va nel mio ragionamento» ma non si tratta di ragionamento) ma che lo faccia; non è nelle mie intenzioni rispondere.

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Dal manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali:

 

« Orientamento sessuale egodistonico: l'identità di genere o la preferenza sessuale (eterosessuale, omosessuale, bisessuale o prepuberale) non è in dubbio, ma l'individuo desidererebbe che fosse diversa a causa di disordini psicologici e del comportamento associati, e potrebbe cercare un trattamento per cambiarla. »

 

L'egodistonia è sintomo di organizzazione borderline o psicotica. Ed entrambe, specialmente la seconda sono definibili come "malattie mentali/psichiatriche" per il semplice fatto che tale organizzazione compromette le percezione della realtà come la maggior parte della gente percepisce (cioè in modo abbastanza oggettivo).

Qui appunto non si parla di omosessualità ma di egodistonia, due cose diverse. In questa definizione semplicemente io vedo un banale conflitto tra la consapevolezza della propria sessualità e la percezione distorta di essa come sbagliata dovuta agli insegnamenti ricevuti e l'ambiente frequentato. Potrei scendere nei dettagli psicodinamici ma mi fermo qui. 

 

Qualcuno qui aveva parlato appunto di malattia psichiatrica... Posso ricordare, pur rischiando di sembrare ingenuo, che perchè qualcosa di "mentale" sia anche "malattia" ci deve essere come presupposto un'organizzazione psicotica? Se tale premessa è vera, come lo è, allora non è malattia, al massimo si può parlare di vizio. Presupponendo che quindi non si possa definirla malattia "mentale", potremmo definirla "malattia" in quanto probabilmente causata da attività neurale atopica, per dirla in soldoni, il cervello di un gay non funziona come quello di un etero, spostando la dimensione della malattia da "mentale" a "fisico".

Ricerche hanno dimostrato che non c'è differenza tra gay e etero a livello di attivazione delle aree dell'encefalo, i gay rientrano nella norma umana.

L'intera separazione comunque non ha senso, dato che non esistono "malattie mentali", esistono solo "apprendimenti disfunzionali" dovuti proprio ad un corretto funzionamento neuro-cognitivo, la causa è ovviamente l'ambiente in questo caso, se si parla veramente di "patologie psichiatriche" allora si parla di qualcosa di concreto e tangibile.

 

 

Per chi fosse interessato a cosa determina l'orientamento sessuale da un punto di vista genetico/ormonale... questo è un ottimo riassunto.

http://www.flyfishingdevon.co.uk/salmon/year2/hormones/tahir.htm

 

E' affidabile, con tutta la bibliografia e le fonti verificate.

 

Chiedo scusa se sono andato OT

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È poi emblematico a mio dire che uno dei pionieri di queste meravigliose e illuminanti scienze sia Mario Mieli, morto suicida all'età di trent'anni: prima o poi le reti che tessiamo attorno al nostro animo finiscono con lo strangolarci.

 

Lascerei stare Mario Mieli...perchè seguiva un filone di pensiero

suo, diverso...e comunque sia il suicidio sia i suoi tentativi militanti

meritano rispetto, è sempre la nostra storia o una parte di essa.

 

Se vuoi rispetto, concedi rispetto...

 

La sensazione di non capirci niente e di venire "strangolato" da un 

pensiero fatto di nozioni tutte sue....dipende molto dall'uso che si fa

di certi studi e teorie è però una sensazione del tutto legittima. Su

questo hai perfettamente ragione a sentire un allarme...

 

Foucault è morto nel 1984 di AIDS...perchè non ha usato il preservativo

e non c'erano terapie all'epoca, peraltro questo gli ha impedito di dare

un contributo che in quel momento storico sarebbe stato preziosissimo.

 

L'AIDS era ed è una malattia vera e certamente se c'era qualcuno che lo

sapeva era lui

 

Io se devo pensare alla plastificazione del desiderio penso alla chirurgia

estetica, ai muscoli ipertrofici che ti rendono sterile, a degli stivali di pelle

molto erotici che però inchiodano chi li indossa alla parete, perchè torturano

il piede...

 

Se penso al profilattico penso ad un metodo anticoncezionale eterosessuale

che diventa presidio medico sanitario per tutti, responsabilizzando per la prima

volta il maschio sui propri comportamenti sessuali ( fare sesso non è solo un

problema della donna )

 

Il resto è puro delirio mentale, già mi colpisce il fatto che Schopy parli di 

sé e dei propri comportamenti sessuali, di fronte ad argomentazioni

chiaramente illogiche e deliranti.

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Il resto è puro delirio mentale, già mi colpisce il fatto che Schopy parli di

 

sé e dei propri comportamenti sessuali, di fronte ad argomentazioni

 

chiaramente illogiche e deliranti.

 

Questa affermazione dimostra solo la tua incapacità nel controargomentare. Anche Foucault fu accusato di essere pazzo.

Quando un membro del sistema accusa un contestatore di follia, dimostra solo di essere l'espressione più miope e meschina del sistema stesso. Quindi sorvolerò su questa pseudopsichiatria dei poveri, che rivela solo i limiti mentali ed esistenziali di chi vorrebbe spacciarla per analisi razionale.

 

 

 

> Un dato comportamento è necessariamente dato da un condizionamento? Ovvero quali sono le condizioni tali per cui il soggetto esprima realmente qualcosa di sé stesso?

-> Dov'è il punto focale della tua analisi? Cioè, a cosa vuoi arrivare, come ti dicevo prima non si capisce se tu vuoi direzionare ad una consapevolezza di questi condizionamenti, con la necessaria scelta individuale di seguirli o di rinnegarli, oppure se vuoi unicamente distruggere senza proporre?

 

Ogni comportamento all'interno di un sistema chiuso è un condizionamento. Ogni apertura di questo sistema offre una sponda al decondizionamento. E' come aprire una scatola dall'interno. Potremmo definire questa apertura come un percorso per esprimere qualcosa di sé in un contesto repressivo. Poi è chiaro che dalla scatola in qualche modo bisogna uscire, anche se Hinzelmann e Almadel cercano di ritirarti dentro afferrandoti per le mutande, uno da destra e l'altro da sinistra  :laugh:

 

Il punto focale politico della mia analisi, è appunto l'apertura di questa scatola. Creare una faglia beante. Dalla quale uscire per guardare la scatola dal di fuori. E poi vederla mentre si affloscia su se stessa perché è plastica senza contenuti, priva persino di aria. Un preservativo buucato che non contiene né pene  né sperma. Definisco ciò: decondizionamento.

 

 

 

 

La dark-room è principalmente una fantasia di Akinori

 

perché in essa si trova sia l'adoratore del Fallo

 

(che lo cerca anche senza una persona intorno, grazie al glory hole)

 

sia l'etero/maschio-perfetto

 

Sì, adesso le dark room sono una mia invenzione :bye:

 

Magari ho inventatio anche il fisting, lo strap-on e Folsom Street :sarcastic:

 

Mai visto l' "etero/maschio perfetto", specialmente in una dark. Questa sì che è un'invenzione: TUA

 

E' così difficile prendere le distanze dalla promiscuità e dal principio del piacere, definendo la propria identità omosessuale? Come puoi negare in modo così platealmente goffo aspetti fondamentali dello stile di vita gay nella metropoli contemporanea con le loro contraddizioni politiche e identitarie?

 

Io sono favorevole al mimetismo della società borghese portato avanti dalla fetta "progressista" della comunità lgbt, che akinori denuncia come "microborghesizzazione", proprio perché auspico che in futuro la mia identità omosessuale possa contare sempre meno nella costituzione della mia identità sociale...e sì, i miei modelli di desiderio si son costituiti probabilmente in modo "eteronormato", ma non vedo perché se quel che voglio è stare in coppia, magari istituzionalizzando questo rapporto, mo' dovrei pure vergognarmene...

 

La tua identità sociale sarà sempre costruita come identità sessuale, fin quando identificherai te stesso prima come gay e secondariamente come persona.

Questa cosa però mi rendo conto offre i suoi vantaggi, mi rendo conto. Quando non si ha in effetti un'identità reale, perché si è rinunciato alla libertà in nome dell'ideologia, è molto comodo definirsi "gay". E' sempre qualcosa!

 

 

 

Orbene, suppongo che dopo questa mia «ribellione», che il sistema dei gender studies ben saprà razionalizzare e spiegare fin nei minimi dettagli, akinori mi citerà e aggredirà ogni cosa che non va in ciò che ho scritto (avrei voluto scrivere «ogni cosa che non va nel mio ragionamento» ma non si tratta di ragionamento) ma che lo faccia; non è nelle mie intenzioni rispondere.

 

 

Tesoro, guarda che la filosofia non coincide completamente con il buco esistenzialista del tuo ombelico e con la Arendt. Hai mai pensato di leggere qualcos'altro, sempre rimanendo nel '900? L'Anti-Edipo è la più profonda decostruzione della psicoanalisi degli ultimi decenni. Il delirio di Schroeber contro il Nome del Padre. Guattari, coautore del testo con Deleuze, era un esponente del movimento antipsichiatrico. Non si tratta di psicoanlizzare o psichiatrizzare nessuno: si tratta di decostruire la psicoanalisi e la psichiatria come strumenti di condizionamento della scoietà borghese.

Edited by akinori
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AndrejMolov89

Ma come si concretizzerebbe questo de-condizionamento? Come si potrebbe dimostrare di non essere condizionati? Con l'astinenza alla vita di questa società? Come? Provando anche cose che non si vogliono provare? Non si capisce

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La tua identità sociale sarà sempre costruita come identità sessuale, fin quando identificherai te stesso prima come gay e secondariamente come persona.

Questa cosa però mi rendo conto offre i suoi vantaggi, mi rendo conto. Quando non si ha in effetti un'identità reale, perché si è rinunciato alla libertà in nome dell'ideologia, è molto comodo definirsi "gay". E' sempre qualcosa!

 

Perché ritieni che io mi identifichi come gay prima che come persona...?

Chi mi conosce un po' sa che non è così; mi son sempre sentito Giuseppe...già in passato, anche qui sul forum, cercavo di capire se altri come me avessero delle difficoltà a socializzare con altri ragazzi gay...proprio perché io fatico a considerare "amico" un conoscente solo per il fatto che siamo entrambi gay. Perciò trovo esagerato che, neanche troppo sottilmente, tu sostenga che non disporrei di un'identità reale perché mi definisco gay.

Probabilmente in modo un po' ingenuo se in passato capitava più spesso che mi dichiarassi lo facevo nella speranza di conoscere qualche altro ragazzo gay senza ricorrere alle chat o frequentare i locali. Sono davvero meno ghettizzato di quanto tu creda...

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mi son sempre sentito Giuseppe...già in passato, anche qui sul forum, cercavo di capire se altri come me avessero delle difficoltà a socializzare con altri ragazzi gay...proprio perché io fatico a considerare "amico" un conoscente solo per il fatto che siamo entrambi gay

 

Non vedo proprio per quale motivo il fatto che tu sia gay

come me, debba impedirmi di sviluppare una amicizia piena e vera

con te e spingermi a mantenere il nostro rapporto a mera "conoscenza"

 

Certo essendo i gay pochi, magari sono più variegati e diversi fra

loro e quindi è più facile rimanere "conoscenti" piuttosto che amici

fermarsi ad una compagnia o ad una socializzazione di base

 

Alcuni chiamano queste frequentazioni amicizie, per ragioni anagrafiche

il giro degli amici ad una certa età è tutto un giro di conoscenti, anche

fra etero, ma poi si cresce e si distinguono i conoscenti gay, dagli amici gay

 

Magari tu hai dei problemi a socializzare...quindi con la "compagnia" adolescenziale

gay....ma tutto ciò non ti impedisce, nè ti impedirà di avere amici gay

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Sì Hinzelmann, rimarcavo la cosa non per farmi compiangere, o per vantare un'originalità, ma solo perché akinori cercava di dire che chi la pensa come me si accontenta di avere un'identità gay senza sviluppare una propria identità più "autentica" se non ho capito male...perciò era con lui che tenevo a precisare che son proprio un tipo che non ha mai pensato di costruire la propria identità sulla base dell'orientamento sessuale.

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Precisare qualcosa ad Akinori...?

Auguri XD

 

Comunque -a parte tutto- il discorso foucaultiano

di non fermarsi alla mera affermazione di una identità

gay presupponeva da un lato la necessità di affermarla,

questa identità e poi semmai di non fermarsi, ma farla

diventare qualcosa di creativo.

 

Siamo nel 1984, per certi versi la liberazione sessuale

è acquisita ( in realtà l'osservatorio di Foucault è un po'

privilegiato...rispetto al quadro effettivo della realtà sociale

perchè si tratta di una avanguardia ) e si tratta non di contrapporre

sessualità ad affettività ( che è una stupidaggine omofobica ) ma

di capire -semmai- che bisogna andare oltre e chiedersi dove e come

 

Si sente in Foucault questa tensione che però non farà in tempo a sviluppare

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Ma come si concretizzerebbe questo de-condizionamento? Come si potrebbe dimostrare di non essere condizionati? Con l'astinenza alla vita di questa società? Come? Provando anche cose che non si vogliono provare? Non si capisce

 

 

Si tratta di un percorso lungo. Non basta un colpo di bacchetta magica, o ampliare i propri orizzonti culturali. Devi combattere contro una realtà condivisa dalla stragrande maggioranza degli individui. Dato che è sempre una maggioranza a stabilire chi è folle e chi è sano, tenderanno a farti passare per folle. I due strumenti retorici fondamentali di delegittimazione da parte delle macchine desideranti scassate sono l'argumentum ad coniurationem e l'argumentum ad insaniam. "Le convergenze di interessi non esistono, i poteri forti non esistono, viviamo nel migliore dei mondi possibili. Se non ti adegui non sei normale, è un problema tuo".

Ci vuole conoscenza, coraggio, autodeterminazione. Sono scelte difficili, che hanno un costo. Lasciarsi condizionare è comodo. La funzione del sistema è rassicurarti. Programmarti in modo da renderti innocuo. In un contesto omonormativo, i lacché del Sistema eliminerannno agevolmente ogni critica dicendo che si tratta di omofobia. E' patetico! In un contesto eteronormativo ti diranno che sei un frocio, inficiando il tuo diritto alla parola. E' rivoltante!

In entrambi i contesti qualche altro ti suggerirà, in maniera rozza o sottile, una parte politica verso la quale indirizzare il tuo voto, convincendoti che quella scelta è la tua libertà. E' ridicolo!

Tutti si sforzeranno di farti sentire parte di una comunità che in realtà non esiste, è solo la somma delle loro identità intrise di falsa coscienza che equivale a zero, e quindi è zero, perché zero + zero + zero, ad infinitum, sempre zero fa. Non è che se metti la label "gay" o "etero" su uno zero, si trasforma in 1.

Sono giunto alla conclusione che la libertà di una persona è direttamente proporzionale alla capacità di guardarsi dentro. Occorre uno sguardo abissale. E' una prova che non è alla portata di tutti. Anche perché in molti casi il condizionamento è diventato completamente identità, auto-autentificandosi. Quindi non c'è affatto profondità, è come scavre nella bassa marea.

Uno sguardo spietato sull'omosessualità, sulla propria tendenza e su quella degli altri, rivela cose non facili da digerire. Davvero non facili. Quindi il 99% delle persone preferisce serenamente lasciarsi dire dagli altri che cosa significa essere froci, maschi, uomini, che stile di vita bisogna avere per essere tali, quali obiettivi raggiungere. Ma questi che stabiliscono cosa sia frocio o gay o maschio o uomo non lo fanno in maniera disinteressata, stanne certo. Hanno tutto da guadagnare nel fare proseliti. La volontà di potenza più insignificante ha sempre bisogno di una certa massa per raggiungere i suoi scopi, e sarà ben felice di istruirti con le sue verità.

Io non posso dirti come fare. E anche se potessi non lo farei, perché ti trasformerei in instrumentum,e non potrei mai farlo perché la mia etica non me lo permette -  anche se la mia volontà di potenza avrebbe un fine nobile rispetto a quello meschino dei professionisti dell'anti-omofobia, per esempio. O degli "eterosessuali convinti".  Posso indicarti solo un sentiero, sperando che tu non fissi il dito.

 

 

 

 

Perciò trovo esagerato che, neanche troppo sottilmente, tu sostenga che non disporrei di un'identità reale perché mi definisco gay

 

Hai mai riflettuto sul perché ti definisci gay? Hai mai cercaro di capire le origini psicologiche, sociali, culturali, di certi tuoi comportamentio determinati? Sei sicuro che l'attrazione verso le persone del tuo stesso sesso sia solo una gratificazione libidica accettando la quale ti semplifichi la vita, o pensi che non dandola per scontata potresti aumentare il tuo potenziale? Sei convinto che saresti un "represso" qualora non cedessi ad una gratificazione sessuale immediata? Se non cominci a porti queste domande, dietro il tuo essere gay non c'è nulla! E anche nel caso rispondessi: sì, sono gay, voglio essere così, non è che tu abbia finalmente un'identità. Hai scelto probabilmente uno stile di vita.

Edited by akinori
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M...vediamo. Io mi definisco gay perché a 16 anni mi sono innamorato di un mio amico e, riflettendo su quali erano le situazioni che fin dalla pubertà mi eccitavano -fisiologicamente- mi son reso conto che ciò accadeva solo in presenza di altri ragazzi, mentre non succedeva nulla del genere quando stavo con le ragazze.

Perciò mi son detto che dovevo accettare il fatto che mi piacessero i ragazzi, e non è stato facile...ritenevo che un rapporto penetrativo anale non fosse che il fantasma di un rapporto sessuale tra uomo e donna, accettabile solo in questa superficiale epoca post-moderna....

Ma per fortuna ho superato quella fase masochista :D

 

Sei sicuro che l'attrazione verso le persone del tuo stesso sesso sia solo una gratificazione libidica accettando la quale ti semplifichi la vita, o pensi che non dandola per scontata potresti aumentare il tuo potenziale? Sei convinto che saresti un "represso" qualora non cedessi ad una gratificazione sessuale immediata? 

 

I miei primi passi da "gay" sono stati da ragazzo serio e romantico.

Al tempo, pur senza conoscere @Almadel, la notizia dei suoi comportamenti sconsiderati che mi giungeva dai forum mi indignava.

Quando ho iniziato ad avere una vita sessuale ho rivisto molte delle mie posizioni. Per un pezzo ho ceduto alla gratificazione sessuale immediata, perché volevo provare a me stesso di essere capace di rimorchiare...ora non provo più questa necessità. Però ecco, son meno spensierato, quindi la mia disciplina è inversamente proporzionale al tasso alcolico della serata -ultimamente davvero basso-.

 

Francamente non mi interrogo su come aumentare il mio potenziale, cerco di trovare il mio modo per essere felice.

In certa misura mi sento condizionato dalle persone cui voglio bene, perché sono quelle il cui giudizio mi importa di più...m'importa poco dell'immagine che posso dare di me a chi ancora non mi conosce, talvolta mi diverte essere deliberatamente aspro.

Frequentando più etero che gay in effetti ho accettato con più difficoltà le inevitabili conseguenze non tanto della promiscuità sessuale in sé considerata, ma della promiscuità agìta tra un numero più ristretto di persone, ché poi tutti ci si conosce fra di noi...questo fa sì che io non possa avere le pretese di esclusività che ha qualche coetaneo/a etero col partner di turno, ma non imputo colpe o responsabilità a nessuno.

 

Mi pare akinori, che tu pensi che per chiunque non si sia dedicato anni ed anni a studi queer, dirsi gay e darsi ad una vita sociale e sessuale -dal tuo punto di vista  "preconfezionate" - sia la norma.

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Mi pare akinori, che tu pensi che per chiunque non si sia dedicato anni ed anni a studi queer, dirsi gay e darsi ad una vita sociale e sessuale -dal tuo punto di vista "preconfezionate" - sia la norma.

 

Decisamente NO!

Anzi ti dirò, scrivo in questo forum perché ho la sensazione che non rappresenti la mediocrità gay universale. Il fatto stesso che si sublimi la propria omosessualità in una forma di scrittura o di lettura, almeno parzialmente, è una speranza.

Gli adoratori del Fallo, i froci veri, non perderebbero tempo con queste stronzate filosofiche. Specialmente la notte del Sabbahto :devil:

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AndrejMolov89

Sì, ma c'è una sorta di empasse. Secondo me questo dovrebbe portare ad una totale astensione del fare, del desiderare, perché è quasi impossibile bloccare l'invasione dell'esterno dentro di noi. Non sarebbe opportuno diventare soggetti rendendosi conto di quali influenze determinano i nostri desideri e conseguente responsabilmente scegliere se adeguarsi o cercare nuove vie? L'ascetismo totale dai condizionamenti è qualcosa di realmente impossibile, l'unica cosa che secondo me si può ottenere è solo la realizzazione di un soggetto responsabile attivo e non un oggetto passivo in balia del desiderio indotto.

Per esempio tornando al discorso omosessualità: secondo me c'è un condizionamento di base da parte della comunità omosessuale, anche secondo me non è dato da questioni di potere come volontà, ma come pressione di auto-organizzazione, la scelta dell'individuo sta nell'identificarsi nella comunità, capire cosa gli offre e scegliere cosa vuole, e soprattutto non diventare una rappresentazione individuale della comunità. A volte sembra che tu neghi la possibile concigliazione tra responsabilità attiva e adesione ad una comunità, proponendo un ascetismo che sarebbe quasi anti-vitale.

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L'ascetismo non è mai anti-vitale. Nel caso dell'omosessualità, poi, la libido è totalmente slegata dalla riproduzione, quindi se c'è qualcosa di letteralmente anti-vitale...

L'ascetismo è una risorsa. La rinuncia alla soddisfazione sessuale viene ricompensata con l'indirizzamento dell'energia libidica verso un fine più alto, attraverso il processo della sublimazione. Senza sublimazione non ci sarebbe mai stata civiltà. Al massimo saremmo giunti al g-g rubbing delle scimmie bonobo.

Tra l'ascetismo assoluto e la promiscuità sessuale ci sono tante vie di mezzo.

La via principale è quella che subordina la sessualità ad un progetto omoaffettivo.

Evitare di fare sesso con sconosciuti, per esempio, e fare sesso solo con quella persona dalla quale non si è attratti per le sue cartteristiche fisiche, ma per le sue qualità morali o intellettuali, potrebbe essere una buona soluzione.

Allora si che si potrebbe ridare all'omosessualità quella dignità che ha perso nella mercificazione consumistica degli ultimi decenni.

E non ci sarebbe più endo-omofobia, probabilmente. Né discriminazione anagrafica. Il tasso di infelicità del gay medio avrebbe una diminuzione molto significativa.

Questo scopo, ovviamente, non lo si raggiungerebbe con l'omogenitorialità e lo scimmiottamento delle istituzioni etero. E' un processo di rinnovamento e di rigenerazione che dovrebbe partire dall'interno della comunità omosessuale.

Anche se l'omofobia scomparisse completamente, gli omosessuali non per questo sarebbero più felici, checché raccontino i soliti professionisti dell'anti-omofobia. Gli omosessuali saranno felici solo quando riusciranno a gestire la loro libido in maniera soddisfacente. E questa cosa non dipenderà mai dalla legge o dalle istituzioni. E' una questione etica.

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...forse non capisco proprio bene questo discorso.

Non è che qualsiasi forma di impegno, creativo, artistico, intellettuale sia una sublimazione di un impulso sessuale; almeno, non a mio avviso.

Subordinare l'omosessualità ad un progetto omoaffettivo, ovvero fidanzarsi, è quello che vorrebbero fare moltissimi ragazzi gay, perciò non capisco più di cosa stiam parlando.

Nelle mie intenzioni vorrei incontrare qualcuno che mi piaccia sia moralmente, sia fisicamente.

Ad oggi è successo solo qualche volta, e se, come noti, continuerò a trascorrere i sabato sera qui davanti al pc da vero nerd, la cosa rischia di non riaccadere ancora per molto tempo...

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E' stata una delle scoperte fondamentali di Freud: la libido. Tu sei non ciò che mangi, come sosteneva il povero Feuerbach, ma ciò che riesci a sublimare. Se Leonardo da Vinci fosse stato il tipo della checca contemporanea, come piace credere a qualcuno, se non avesse sublimato la sua attrazione omoerotica per il giovane Salai, l'umanità sarebbe stata privata della Gioconda, tanto per fare un esempio banale. Se l'omosessualità greca fosse stata simile a quella contemporanea, la filosofia non sarebbe mai nata. La filosofia greca classica nasce quando Socrate giace con Alcibiade senza avere commercio carnale con lui. Dando un insegnamento fondamentale a Platone, della cui speculazione tutto il resto della filosofia, a detta di alcuni, sarebbe solo un commento.

Se Turing avesse deciso di vivere da gay, avendo la possibilità di farlo, probabilmente ora non saremmo qui a comunicare attraverso un forum grazie a dei computer - naturalmente questo non giustifica la brutalità del governo britannico che gli impose la castrazione chimica, perché qualche decennio fa la scienza considerava l'omosessualità una grave patologia curabile con metodi farmacologici...

Edited by akinori
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Ti ringrazio per la lezione, ché d'altro canto non condivido affatto.

Mi congedo con un aforisma di Bertrand Russell:

"Alla maggior parte di noi piace l'idea che potremmo essere disperatamente perversi se solo ci lasciassimo andare. Per questa ragione l'inconscio freudiano è stata la consolazione di molte persone tranquille ed educate".

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L'idea che la sublimazione dell'omosessualità sia feconda

più che aberrante è facilmente falsificabile.

 

Basterebbe paragonare l'Età Classica e il Rinascimento

con il Medioevo e il Barocco per farsene un'idea...

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Ti ringrazio per la lezione, ché d'altro canto non condivido affatto.

 

Mi congedo con un aforisma di Bertrand Russell:

 

"Alla maggior parte di noi piace l'idea che potremmo essere disperatamente perversi se solo ci lasciassimo andare. Per questa ragione l'inconscio freudiano è stata la consolazione di molte persone tranquille ed educate".

 

 

Prego.

 

E aggiungo: Russell fu uomo falso e superficiale, come giustamente gli rinfacciò l'ex allievo Wittgenstein.

Disse tutto è il contrario di tutto. Pacifista, ma quando capì che Hitler poteva invadere la Gran Bretagna divenne guerrafondaio. Sostenitore della guerra nucleare preventiva, ma quando scoprì che la potevano fare anche i Russi, oltre che gli U.S.A., si allineò sulle posizioni di Einstein circa il disarmo. Le sue concezioni etiche furono solo una copertura per la sua vita sessuale promiscua, una reazione alla rigida educazione puritana alla quale era stato sottoposto da bambino. Da adulto si vendicò filosofeggiando di teiere nello spazio pur di liberarsi di un'etica prescrittiva ed eteronoma che identificava con Dio, non riuscendo mai a giungere ad un'etica autonoma che pure Kant aveva illustrato molto bene. Il suo pensiero nella storia della filosofia morale è stato un grandissimo passo indietro, degno di un cialtrone che pur di correre dietro ad una sottana era disposto a gettare la sua decantata logica nelle ortiche.

La sentenza che citi riguardo all'inconscio freudiano è solo una boutade, che peraltro rivela la sua conoscenza supeficiale, salottiera della psicoanalisi. Bertrand, come dimostra la sua vita, non ebbe mai bisogno delle consolazioni dell'inconscio: si creò un sistema etico giusto per fare il Don Giovanni.

 

 

 

L'idea che la sublimazione dell'omosessualità sia feconda

 

più che aberrante è facilmente falsificabile.

 

 

 

Basterebbe paragonare l'Età Classica e il Rinascimento

 

con il Medioevo e il Barocco per farsene un'idea...

 

 

La tua proposizione non falsifica un bel niente: nel Medio Evo l'omosessualità non fu affatto sublimata, anzi probabilmente fu praticata più che nel Rinascimento. La caccia alle streghe è sintomatica circa la frequenza con cui dovevano tenersi orge e sabba. D'altra parte, non conta la quantità delle persone che sublimino o meno l'omosessualità. La creazione riguarda il genio individuale, e se non hai talento puoi sublimare quello che vuoi ma non apporterai contributi significativi al progresso o alla bellezza dell'umanità. Dalla banalità che hai scritto, qualcuno potrebbe pensare che se rinuncia a giocare all'in***arella, diventi ipso facto Michelangelo :laugh:

 

Nondimeno, il gay medio può trarre un beneficio individuale dalla sublimazione: potrebbe diventare uno stimato andrologo, un filantropo, un pacifista... O ancora, potrebbe semplicemente vivere in maniera più serena, considerando che una sottocultura recente e di scarsa qualità (di cui Russell può essere considerato un prodromo) ha sovrastimato l'importanza della sessualità non riproduttiva nella vita degli esseri umani, confondendo la liberazione spirituale con quella fisiologica :)):

Edited by akinori
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Non conosco il tuo pensiero Akinori, quindi mi limiterò a fare qualche considerazione sulle conclusioni alle quali ti porta.

Non capisco perché la liberazione spirituale di cui parli dovrebbe essere in contraddizione con una liberazione fisiologica.

Una concezione del genere è propria di molte religioni, che affermano che l'energia sessuale dispersa attraverso l'orgasmo crea degli squilibri energetici. A causa di questi squilibri ciao ciao creatività, ciao ciao chiarovisione, ciao ciao karma che stai arrivando a randellarmi di sfighe perché sono stato cattivo.

 

Immagino che non siano questi i motivi che stanno alla base delle tue conclusioni, quindi ti chiederei di esporli.

Nella mia esperienza personale ho notato come spesso l'intelligenza delle persone sia inversamente proporzionale alla loro morigeratezza.

 

Insomma: perché un dissoluto sarebbe meno facilitato ad esprimere il proprio genio?

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