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Comportamenti omofobi dei gay


Filippo B95

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Bah sì, non tolleravo alcuni ragazzi gay per via dei comportamenti effeminati perché mi ricordavano il mio essere effeminato.

Questo mi faceva soffrire perché non avrei voluto sembrare femmineo, ma al contrario molto virile...un po' per compensare il fatto d'essere gay..vabbè, dinamiche da fanciullo complessato.

 

Con l'età capisci che il punto non è nascondere il proprio parere,

ma giocare, mantenere il senso dell'umorismo ed il rispetto per l'altro.

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Hinzelmann

@Gavroche

Beh questi più che "omofobi" mi paiono

comportamenti ed atteggiamenti "intolleranti"

ha più a che vedere col fatto di essere comunista

che altro.

 

Non è che il comunismo stia godendo di buona salute

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@Gavroche

Beh questi più che "omofobi" mi paiono

comportamenti ed atteggiamenti "intolleranti"

ha più a che vedere col fatto di essere comunista

che altro.

 

Non è che il comunismo stia godendo di buona salute

 

 

Sì ma non andasse dagli omofobi a dire:''Eh,voi omofobi dovreste vergognarvi della vostra mente antica e chiusa,siete la vergogna della società perché odiate uomini proprio come voi che poi lo sono più di voi'' Cito un suo vecchio commento su facebook. Non c'entra,lui è contraddittorio e paradossale in ogni caso,non può essere di mentalità aperta in questo modo,non lo sarà mai. dovrebbe rivedere le sue idee del tutto incoerenti e sceme.

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Bullfighter4

Mi piace come molti sottolineino il fatto di essere " maschili". Non vedo nulla di male nel sorridere se uno va in giro in maniera molto eccentrica, ma ho l'impressione che ci sia molta gelosia perche' fanno un po' come cazzo gli pare, senza dover per forza apparire super maschio. Non e' Che vi danno fastidio perche' rovinano l'immagine seria Che I gay dovrebbero avere ( secondo voi)?

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Ilromantico

gay,finocchio,ecc..... io sbottavo dicendo:"No! Non voglio mai avere un finocchio vicino a me! Mi fanno schifo!"

Poi invece anni dopo sono qui:gay dichiarato a quasi tutti quelli che vi conoscono. Per me questo è il paradosso;cioè da dire una cosa,a dirne completamente un'altra.

Vi è mai capitata una situazione così?

 

No, mai pensato ci fosse solo un tipo di persona per categoria e mai stato dell'idea che un elemento possa omologare tutti in un solo schema monotono. Il mondo è bello perché è vario :)

Edited by Ilromantico
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privateuniverse

Il mio paradosso è che i tentativi di conoscere gay con cui imbastire amicizie o relazioni sono stati talmente frustranti da avere comportato la soppressione pressoché totale di avere relazioni con uomini e l'estinzione, anch'essa quasi totale, del desiderio sessuale.

 

Venticinque anni di quasi totale isolamento, poveri di sesso e di relazioni, non hanno avuto l'effetto distruttivo sulla mia fiducia e sul senso del mio orientamento sessuale che hanno avuto due anni di tentativi d'incontro, quasi sempre fallimentari in forme che non sarei mai riuscito neanche lontanamente a immaginare.

Edited by privateuniverse
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Sinceramente non so fino a che punto quella di un omosessuale verso un altro omosessuale sia "omofobia", a meno che non si parli di un tentativo di esorcizzazione consapevole.
Per quel che mi riguarda non mi sento affatto omofobo, sebbene non possa negare di provare un profondo fastidio per un certo modo di comportarsi che reputo assurdo. Non mi piace il buonismo di chi dice che tutto è accettabile e ognuno è libero di fare quel che vuole soprattutto quando non si tratta di comportamenti innati - come l'essere effemminato che è indipendente dall'essere gay (conosco etero effemminati o di maniere da cortigiano) - ma di vere e proprie pose che si assumono consapevolmente. Ripeto non credo che c'entri l'omofobia, né come qualcuno suggeriva una forma di tabù per preservare la serietà della categoria, ma il semplice senso dell'opportunità di ognuno di noi.

Dovremmo anche ammettere che molti di questi "eccentrici" sono persone che volontariamente si prestano a interpretare un ruolo, quello della macchietta, che molta subcultura ha imposto al mondo omosessuale. Porto un esempio: Signorini. Quest'uomo, e la cosa mi ha sempre stupito, è straordinariamente accetto alla popolazione - mediamente ignorante - che si pasce davanti alla tv e ai programmi di lobotomizzazione di massa, gente che se magari vede due uomini che discutono di unioni civili dice "che schifo". Perché? Perché l'eccentrico, proprio perché inusuale ed eccezione, è molto facile da tollerare: i miei compagni che alle medie ed al liceo si sprecavano in battute sui froci, la mattina ascoltavano Platinette a radio dj e lo consideravano un mito.

Alla fin fine il bizzarro o l'esotico sono la cosa più facile da accettare, perché è quello che sentiamo sempre più distante da noi e dalla nostra normalità, l'eccezione che non può intaccare la norma. Ora, magari la mia idea è sbagliata, ma scendere a patti con questa concezione e prestarsi ad essere il clown di turno la reputo una cosa svilente e non posso non provare umana pietà per quelli che lo fanno, non mi suscitano neppure il riso, mi fanno arrabbiare e basta. Quando conosco qualcuno e gli dico di essere gay e mi sento dire "caspita, non sembri gay", mi rendo conto che l'omofobia vera sta più in questa concezione, l'idea che se sei "normale" è strano che tu sia gay perché non corrispondi a quella immagine caricaturale. Per questo credo che essere "eccentrici" sia una posa scelta e studiata, e, siccome ho troppo rispetto per l'intelligenza umana, la reputo una offesa a questa intelligenza. Sarò omofobo, boh!

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Bullfighter4

Ti danno lo stesso fastidio gli eccentrici eterosessuali? O le donne ultrasessantenni truccate e vestite come bagascie?

Come ci sono gli etero in giacca e cravatta, quelli alternativi, i burinazzi, etc. Alcuni possono farti ridere, in altri ti riconosci. Stesso di scorso fra i gay. Ci sono clown di tutte le foggie e colori ( e orientamento sessuale).

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Filippo B95

Il mondo è bello perché è vario :)

Quoto questo pensiero de @ilromantico. Anche qui,paradossalmente,fino a qualche tempo fa pensavo che essere gay significasse essere effemminati ed eccentrici;cosa assolutamente falsa,perché io non sono assolutamente il tipo.
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Hinzelmann

Non è un risultato paradossale...semplicemente una società eterosessuale

che scoraggia l'omosessualità è una società che costruisce idee-immaginari

pregiudizi negativi, che hanno l'unico fine di scoraggiare l'adesione alla

omosessualità.

 

Cresci in un contesto del genere e credi che sia la verità, mi pare ovvio.

Poi scopri di essere gay di essere attratto dagli uomini e scatta l'effetto

in automatico: non sono/non posso/non voglio, essere come Tizio o Caio

 

Questo peraltro capita in una età in cui un ragazzo non vuole essere

diverso, ma uguale agli altri coetanei....perchè è un tema della adolescenza

il confronto con gli amici, la definizione di sé in relazione agli altri maschi etc.

 

Ed è a questo punto che l'adolescente interiorizza quel giudizio negativo

e quel sentimento di inadeguatezza, l'idea di essere un "mezzo maschio"

che lo complessa e che in prima battuta viene giocato contro se stessi e

poi contro un capro espiatorio esterno: l'effeminato, cioè il diverso dai diversi.

 

E questa è esattamente : Omofobia Interiorizzata

 

E' importante dirlo, non per buonismo...ma perchè tanti gay non ne escono più

e rovinano-amareggiano in primo luogo la propria vita ( la qual cosa peraltro

spesso continua anche se si smette di provare fastidio per l'effeminato )

 

Il paradosso è che viviamo in una società che disprezza gli effeminati,

ma in realtà ciclicamente ridefinisce il campo semantico di ciò che è o

non è maschile....e pare includere  stili look e stilemi che la generazione

precedente avrebbe ritenuto francamente effeminati.

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Ieri sera alle iene nell'intervista chiedono a fedez quale sia la cosa piú gay che abbia mai fatto e lui come risponde?!?!

 

SOLLEVANDO LA MANINA NELLA CLASSICA POSA DA EFFEMINATO/DONNA EGOCENTRICA..

 

Okay fedez (cantante pop -scusate ma non riesco a definirlo rap) afferma un attimo prima di essere pro matrimoni/adozioni gay.. Ma questa se la poteva risparmiare.. Mi ha fatto solo ridere ma dopo un attimo mi son detto "scusa ma la domanda non era mica la cosa piú gay? Cosa centra questo gesto??"...

 

Volendo porre fedez in buona fede resta comunque il fatto che gay=effeminato/mezzuomo (manco fossimo hobbit)...

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Ilromantico

Non concordo. Io eviterei di mettere nella stessa pentola "eccentricità" ed effeminatezza perché fa proprio molto luogo comune sostenere che siano elementi quasi sempre correlati. Non da 'fastidio' l'effeminatezza, ma quel limite sottile tra esprimere il vero io o crearsi un personaggio. E non è solo una prerogativa degli effeminati, visto che ben altre categorie più "maschie" finiscono per indossare maschere o crearsi personaggi.

 

Concordo con @LaMarche e non vedo come lo si debba additare come omofobo interiorizzato. Possiamo pensare che certi etero medi siano dei clown e non lo possiamo di certi gay? Come già detto esistono clown di qualsiasi orientamento e stile quindi eviterei di fare la sagra del buonismo ad ogni costo.

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Hinzelmann

Delle maschere sociali le indossiamo tutti, nessuno escluso

 

A partire da LaMarche....da te e da me.

 

Esserne consapevoli è il primo passo.

 

EDIT

 

A mero titolo esemplificativo: ecco un topic

per l'appunto aperto da un 24nne che indossa

la maschera di ferro...tutto è tranne che eccentrico

ma non direi sia molto felice

 

http://www.gay-forum.it/forum/index.php/topic/23796-una-clessidra-scheggiata-che-smarrisce-il-tempo/

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@Hinzelmann guarda non credo proprio di essere affetto da questa "omofobia interiorizzata". Quando io ero adolescente avevo semplicemente ideali e punti di riferimento che trascendevano il gay o l'etero, sinceramente non mi son mai sentito d'appartenere ad una gilda particolare e non credo che l'essere gay debba, necessariamente, significare che tu debba accettare tutto quello che gli altri gay fanno per spirito di gruppo.
Il fatto che oggi provi fastidio per questo genere di comportamenti non è dovuto al fatto che siano gay: se io vedo un etero che per fare il macho diventa una caricatura dell'idea dell'uomo, mi fa pena uguale. Ti porto un esempio sempre televisivo: prendi gli energumeni che trovi nei programmi di Maria de Filippi, tronisti e troniste. Questi non fanno altro che portare all'estrema conseguenza lo stereotipo dell'uomo bozzo e macho e della donna t****. purtroppo se vai in giro ti rendi conto che ormai molti ragazzi e molte ragazze si sono calati in questo stereotipo, pietà per loro. Ora un omosessuale che sceglie lo stereotipo dell'eccentrica checca per me è uguale, fine della fiera.
Sarò un moralista, un bacchettone, quel che vuoi. Capisco che, magari, dietro certi comportamenti ci sia un disagio pirandelliano, però non so che genere di disagio si esprima, secondo me è solo piacere di scioccare e di farsi guardare, quindi tutta questa comprensione la ritengo superflua.

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Mr.Londoner

@LaMarche sono d'accordo con la prima parte del tuo post, ma non con l'ultima...un conto è farsi guardare per scioccare (in maniera positiva) un conto è farsi guardare per scioccare e farsi ridere dietro...non lo concepisco proprio il ridicolizzarsi all'estremo...tutto per dire sono gay e ne sono fiero (ci sono modi e modi per dimostrare di essere fieri di ciò che si è) ma penso che questi individui (Clown mancati) siano uno smacco anche per la società gay!

Edited by Mr.Londoner
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Hinzelmann

Ma non dire stupidaggini....LaMarche XD

 

Come fai a paragonare le persone vere - comunque siano nella vita

reale - a dei personaggi interpretati in una fiction televisiva che di reale

non ha niente....e viene allestita dietro pagamento di compensi in denaro.

Chi erano i tronisti di Maria De filippi, mi pare lo sappiamo tutti dopo

le rivelazioni su Lele Mora...

 

Puoi anche esprimere un giudizio negativo di tipo morale, ma per il lavoro

che facevano e certo non mi azzarderei nel definire l'orientamento sessuale

della maggior parte di loro, già il solo fatto che contro l'evidenza dai per scontato

che fossero etero la dice lunga sulla tua ingenuità.

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Hinzelmann non mi riferisco a quelle persone in quanto soggetti particolari (tizio e caio), la tv è finzione e questo lo sappiamo, poco me ne frega se andavano con gli animali o con le donne o con gli uomini.
Purtroppo, però, la televisione propone, volente o nolente, dei modelli e la gente di poco spirito vi si adatta, credo che sia facile da sperimentare nella vita di ogni giorno. Io guardavo Will&Grace, ad esempio: Karen Walker o Jack mi facevano morire dal ridere però sapevo che si trattava di personaggi ridicolo. Ahimé ho conosciuto gente che li aveva presi come punti di riferimento comportamentali e ti assicuro che non era un bel vedere.

Negare che i media creano modelli e che la gente vi si adatta non percependoli come posticci ma come reali, credo, significhi negare uno dei problemi più grandi della nostra stupida italia: migliaia di ragazzine che vogliono fare le veline, migliaia di ragazzi che vogliono fare i calciatori, i cantanti, i ballerini, mai nessuno che voglia fare il ricercatore o il fisico. Ma questo è un problema che va al di là del tema.
Mi limitavo a sottolineare che, come per gli etero esistono dei "modelli" caricaturali, così esistono per il mondo gay, c'è chi vi si adatta e li assume e chi no.
Cosa sono le "icone gay" se non una idiota creazione dei media che molti accettano a bocca aperta? Spiegatemi perché Lady Gaga è una icona gay mentre il 99% dei gay ignora Vattimo che, se vogliamo parlare in termini di ritorno di immagine per la comunità, vale 1 miliardo di Gaga e Madonna messe insieme?

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Hinzelmann

Ma stai a fare un gran minestrone...

 

Ad esempio le icone gay non sono una creazione dei mass media

perchè esistevano già quando i mass media censuravano completamente

l'omosessualità...le icone gay sono un fenomeno culturale gay.

 

Possono piacere, non piacere...però di sicuro sono il frutto di una

sensibilità o cultura gay, che probabilmente tu neghi esista, o debba

esistere ( al contrario di altre culture minoritarie che tranquillamente

accetti possano esistere )

 

L'idea stessa che cultura ed identità debbano esistere esclusivamente

in ragione di un ritorno di immagine, la dice lunga di come nell'apparente

contestazione del circo mediatico, tu ne sia in realtà totalmente avviluppato

al punto di confondere l'immagine con il tutto.

 

E questo nasce dal fatto che, consapevolmente e inconsapevolmente

tu cerchi l'approvazione da parte degli altri...e questo atteggiamento

è tipico di un giovane gay insicuro e latamente omofobo.

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Filippo B95

Ora un omosessuale che sceglie lo stereotipo dell'eccentrica checca per me è uguale, fine della fiera.

@LaMarche non puoi fare una colpa al ragazzo che nasce "Checca". È una sua caratteristica,non la puoi cambiare.

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Hinzelmann sono felice che tu abbia la patente del gay sicuro e non omofobo e che sia sacerdote di questo mistero. Io insicuro e omofobo non mi ci sento, né abbisogno dell'approvazione del mondo. Questa psicologia spiccia e piena di pregiudizi risparmiamela :D

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Hinzelmann

Il fatto che tu non ti senta nè insicuro, nè

omofobo non significa che tu non lo sia

basta pensare e scrivere cose omofobe

come in effetti pensi e scrivi...

 

Ciò detto non prenderla sul personale

c'è una discreta percentuale di giovani gay

italiani e di forumini nella tua stessa situazione

insomma sei in buona compagnia

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Cosa sono le "icone gay" se non una idiota creazione dei media che molti accettano a bocca aperta? Spiegatemi perché Lady Gaga è una icona gay mentre il 99% dei gay ignora Vattimo che, se vogliamo parlare in termini di ritorno di immagine per la comunità, vale 1 miliardo di Gaga e Madonna messe insieme?

 Poi dimmi dove abiti, devo mandarti come minimo un'orchidea per questa affermazione. Me lo sono chiesto migliaia di volte, ma ogni volta che me lo chiedevo mi frustravo nel cercare una risposta concreta.

 

 

E questo nasce dal fatto che, consapevolmente e inconsapevolmente

tu cerchi l'approvazione da parte degli altri...e questo atteggiamento

è tipico di un giovane gay insicuro e latamente omofobo.

 

Eccolo lì: com'è rassicurante proiettare in un mondo inesperibile oggettivamente qualcosa che vorremmo fosse vero. Ragazzi, vogliamo perfavore levarci dal cervello questa idea, questo ennesimo cliché sugli omosessuali? C'è un solo omofobo interiorizzato, e questo omofobo è quello che sviluppa un sadismo nei confronti degli omosessuali e che nega a sé stesso la propria essenza omosessuale. Un omosessuale che ha autocoscienza della propria condizione non ha nessunissima omofobia interiorizzata, tutti i ragionamenti che fa sono frutto del suo pensiero, della ragione che discerne e che ben sa distinguere l'egoismo di una categoria da ciò che essa rivendica giustamente. L'omofobia esclude l'omosessualità ragazzi. L'omofobo interiorizzato è quanto di più perverso il nostro immaginario abbia voluto creare pur di non accettare l'idea che qualcuno possa pensare autonomamente e rifiutare la morale del gregge.

 

Quello che ancora ci rende tanto stupidi agli occhi del mondo, credo siano proprio affermazioni come queste: il costante terrore che possano esserci dei «dissidenti» tra di noi, delle persone che ragionano a partire dal loro «essere-singoli» anziché a partire dall'idea di «essere-parte-di-una-categoria», ha portato allo sviluppo di un cliché non diverso da quello di «checca» che addita chi pensa da sé come omofobo interiorizzato. Certo, mi rendo conto che sia rassicurante relegare a un mondo psichico e interno alla mente qualcosa che non si vuole accettare come ragionamento «ragionato» e non campato per aria, ma credetemi, è pieno di individui che non la pensano come la maggior parte di voi e alcuni sostengono di pensarla come la maggior parte dei gay solo per evitare di essere additati come omofobi interiorizzati (chissà com'è, questa situazione mi ricorda tanto un'altra che abbiamo vissuto tutti: il fingersi eterosessuali per il quieto vivere). Siamo stati davvero bravi a condannarci a una nuova autorepressione! Un altro giro d'applausi!

In pratica non solo ora si viene discriminati da alcuni etero, ma ora anche dai gay, che se non la pensi come il gregge ti additano come dissidente, ti fanno sentire diverso per le tue opinioni. Questa però non è omofobia, giusto?

 

È utopico credere che non possano esistere icone gay, me ne rendo perfettamente conto. A me non piacciono quelle convenzionali, ma me ne piacciono alcune sicuramente meno mainstream.

Ognuno è liberissimo di prendere a esempio chi vuole per vivere, basta che non impone a me il suo stile di vita. Semplicemente nel vederlo prendo atto del fatto che se deve assorbire una personalità esterna a lui/lei per poter vivere significa che a lui ne manca una dominante, ergo non mi frequenterà mai.

 

Vero è anche che la TV influenza i ragazzini. Mia sorella è fissata di voler fare la velina, vi rendete conto quanto possa essere disarmante per me che amo la filosofia e la cultura in generale?!? E approvo totalmente il discorso di @LaMarche sulla figura di Signorini e sull'ipocrisia imperante in questo paese.

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Ilromantico

Io lancerei una provocazione abbastanza semplice. Perché gli etero non soffrono di nessuna eterofobia se prendono le distanze da certi clown etero, o certi atteggiamenti, mentre qualsiasi 'disapprovazione' sui gay da parte di membri LGBT dev'essere sempre additata di "omofobia interiorizzata"? Per il resto seguono i logici ragionamenti esposti dagli altri utenti su cui concordo pienamente.

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Vi è mai capitato nella vostra vita di vivere una situazione paradossale,rispetto al vostro essere gay/lesbiche?

Cerco di fare un esempio: quando avevo 11 anni (né sapevo né mi ero ancora reso conto di essere gay) quando qualcuno riferiva la parola gay,finocchio,ecc..... io sbottavo dicendo:"No! Non voglio mai avere un finocchio vicino a me! Mi fanno schifo!"

Poi invece anni dopo sono qui:gay dichiarato a quasi tutti quelli che vi conoscono. Per me questo è il paradosso;cioè da dire una cosa,a dirne completamente un'altra.

Vi è mai capitata una situazione così?

mmmhhhhh... <_< ma sei proprio sicuro che non ti eri ancora reso conto della tua gaiaggine? Magari inconsciamente?

Perchè quello descritto è il classico comportamento dei gay autorepressi, quindi omofobi!

La tua stessa frase la disse anche un mio collega che dimostrava di avere grossi problemi sessuali irrisolti, la cosa triste è che non si tratta di un undicenne ma è ampiamente adulto

Per quanto mi riguarda mai avuto questo atteggiamento omofobo

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Filippo B95

mmmhhhhh... <_< ma sei proprio sicuro che non ti eri ancora reso conto della tua gaiaggine? Magari inconsciamente?

Perchè quello descritto è il classico comportamento dei gay autorepressi, quindi omofobi!

 

Allora @prefy,è un po' complicato da spiegare,però cercherò di rendere l'idea: già da piccolo avevo degli atteggiamenti da.gay.(all'asilo toccavo il culo ad un bambino,quando vidi un pene a 9 anni mi eccitai da.matto,ecc.....) ma ad 11 non mi ponevo assolutamente il dubbio di eessere gay o meno. Questo perché all'epoca non sapevo ancora bene cosa volesse dire essere gay (pensavo fossero persone maschi che si vestivano in modo stravagante e avevano una voce femminile). La mia "gaiaggine" è spuntata solo a febbraio 2013,e riaffiorarono anche gli episodi qui sopra citati,facendomi capire che sono stato sempre gay.

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Io penso che ormai la parola "omofobia" sia diventata una parola talmente abusata che rischia di perdere ogni legame semantico con la realtà. Un po' come quando si ritiene che i termini "razzismo" e "xenofobia" siano sinonimi, mentre attengono a due fenomeni simili, ma comunque distinti. 

Per come la vedo io, dal nostro dibattito sull'omofobia e le sue declinazioni emerge in sostanza un aspetto interessante: l'assorbimento del concetto di omosessualità all'interno di una dimensione ideologica che - come del resto un po'tutte le ideologie - inizia a dimostrarsi un tantino in crisi. 

Non possiamo tacciare di omofobia o di labilità psicologica chiunque la pensi in maniera diversa dalla catechesi gay. Anzi, il fatto che non pochi trovino semplicistico ridurre il discorso sulla sessualità in generale e sull'omosessualità nello specifico ad un nucleo debole di acquisizioni retoriche e demagogiche è per me una spia di come non si possa ridurre tutto sempre e solo alla lotta per i diritti. I diritti - e lo dico con cognizione di causa, visto che studio giurisprudenza - sono necessari, ma non risolvono la vita LGBTQ. Come ho detto altre volte i problemi che trattiamo sono, prima che giuridici, culturali. Se la "lotta" si limita a pretendere che si utilizzi il formante legislativo per fare un copia e incolla in salsa omo dell'istituto matrimoniale, allora stiamo facendo una lotta meramente passiva, perché non facciamo altro che attendere che la volontà del Principe arrida a nostro favore, perché di lui si possa poi dire allo stesso modo di Dio nel Magnificat ("Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia). Se volete continuare ad essere sudditi del Leviatano, non dovete fare altro che continuare ad auto-rappresentarvi come deboli e bisognosi di compassione e assistenza da parte dello Stato. Prima o poi tutti questi lamenti verranno ascoltati da qualcuno - volente o nolente Vaticano.

Se, invece, per un qualsiasi motivo, qualcuno non dovesse sentirsi parte di questa compagnia di festaioli flagellanti, allora troverà dentro di sé la forza e la motivazione per vivere - e non sopravvivere, ma vivere pienamente - in questa confusa e assurda giungla post-moderna, secondo i suoi valori e le sue credenze.

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Gli studiosi di gender definiscono l'omofobia dei gay che odiano altri gay (specialmente quelli più effeminati) endo-omofobia. Non ha nulla a che vedere con l'omofobia interiorizzata: è semplicemente una dinamica sociale che agisce all'interno di un gruppo, fra membri dello stesso gruppo, anziché dall'esterno, da parte di un altro gruppo, magari maggioritario.
L'origine dell'endo-omofobia è psicologica: il gay effeminato funge da specchio, rivelando una verità sull'omosessualità che molti gay - credendo a torto di essere risolti ma non essendolo affatto in quanto vittime genuine e occulte dell'omofobia interiorizzata - semplicemente rifiutano: l'elemento femminile sulla cui mimesis si gioca la costruzione dell'identità gay.

 

Questo elemento femminile è legato alla passività, all'effeminatezza, all'emotività, al rapporto del corpo e della voce con lo spazio e persino all'uso prevalente di un emisfero cerebrale rispetto a un altro, probabilmente (mi sembra che siano state fatte anche dalle ricerche a riguardo): sono tutti elementi che contribuiscono a definire la figura della checca, che diventa il capro espiatorio delle comunità gay, ma che invece è la figura di omosessuale più ben accetta in una società eteronormativa. La checca infatti, proprio perché non "costruita" ideologicamente, è semplicemente sé stessa. E per questo è benvoluta nel mondo eterosessuale: il divertimento che suscita fra gli etero non è frutto di pregiudizio malevolo, ma semplicemente di simpatia. La checca infatti permette alla parte femminile di un etero, che è spesso repressa, di esprimersi attraverso la sua mediazione - "clownesca" talvolta -  ma fondamentalmente autentica. Da qui la risata, che è decisamente liberatoria. D'altra parte la checca attira anche il rispetto dell'etero perché si propone per quello che è, senza infingimenti, esprimendo tutta la sua natura femminile.

 

Da altri gay, in genere quelli insicuri, irrisolti o accecati da ideologie varie, la checca invece  è odiata - questa è l'endo-omofobia, unica forma reale di omofobia interiorizzata - perché "eccessiva". E' "eccessiva" perché naturale, ma per queste vittime di omofobia interiorizzata la naturalità è vista come eccesso, in quanto devono sforzarsi di rimuovere ogni elemento femminile della propria natura in modo da non essere mortificati da quel super io maschilista e intollerante che li eterodirige: "ma io non sono così", "ma questa è una caricatura" , "ma come si rende ridicola" etc., sono le razionalizzazioni più frequenti di questi soggetti.
Il fantasma della checca spesso rimane nell'armadio anche quando il coming out è precoce, secondo alcuni addirittura ci sarebbe un rapporto di proporzionalità tra coming out e omofobia interiorizzata.
Su questo fantasma della checca viene proiettato poi un sentimento inconscio d'invidia che assume due forme: 1) riguardo la sua (della checca) capacità di procacciarsi partner, perché essendo dichiarata senza bisogno di dichiararsi ed essendo felicemente passiva nella stragrande maggioranza dei casi suscita più facilmente l'interesse sessuale dell'etero (altro fantasma omosessuale, icona di quella virilità ricercata nell'altro da sé che non ammette nessuna ipostatizzazione di dinamiche sessuali, perché la differenza subito si annulla nella ripetizione) 2)  riguardo la sua (della checca) capacità di godimento, che risiede fondamentalmente nella zona anale, la quale per molte vittime dell'omofobia interiorizzata resta una zona frigida e un personale buco nero che serve solo ad espellere le feci,  oltre che a condensare inconsciamente il rifiuto che hanno nei confronti di se stessi. L'etimologia del termine "cula", usato con intenzioni offensive, si spiega proprio in questi termini.

La cosa più straordinaria è che mentre la maggioranza degli etero ha imparato a rifiutare i pregiudizi tipici di società eteronormative arretrate nei confronti degli omosessuali, oggi sono sempre più quegli omosessuali che cercano di prendere le distanze da quella che è stata sempre l'immagine classica della persona omosesusale, e che ora, non si capisce più, in alcuni suscita addirittura un sentimento di vergogna. Ricorda la storia di quei neri che una volta ricevuti i diritti dai bianchi, si vergognano di essere africani...

Edited by akinori
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@akinori con quanta disinvoltura riesci a scrivere un lungo post che inizia con "gli studiosi di gender" che si rivela portatore di idee interessanti, ma che non raccontano affatto tutta la storia.
Non sono molto appassionato di gender studies e non li seguo, ma mi chiedo se sia tu che abbia recepito solo una parte di essi, assolutizzandola imho, o se ci sia proprio una visione incompleta in questo tipo di testi.

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Prima di partire col mio discorso, vorrei che fosse chiara una cosa universale di tutto il mio pensiero: ognuno deve seguire il proprio istinto, la propria essenza, e deve sentirsi libero di esprimerla come vuole, ci mancherebbe. Ma quando vengo additato come nevrotico da una pluralità di individui perché non la penso come loro oppure non mi sento rappresentato (che è diverso dall'odiare tipico delle «fobie» e dal legiferare "tu non devi fare così") allora mi sento chiamato a difendere e la mia libertà di pensiero e quella degli altri.

 

 

Questo elemento femminile è legato alla passività, all'effeminatezza, all'emotività, al rapporto del corpo e della voce con lo spazio e persino all'uso prevalente di un emisfero cerebrale rispetto a un altro, probabilmente (mi sembra che siano state fatte anche dalle ricerche a riguardo): sono tutti elementi che contribuiscono a definire la figura della checca, che diventa il capro espiatorio delle comunità gay, ma che invece è la figura di omosessuale più ben accetta in una società eteronormativa. La checca infatti, proprio perché non "costruita" ideologicamente, è semplicemente sé stessa. E per questo è benvoluta nel mondo eterosessuale: il divertimento che suscita fra gli etero non è frutto di pregiudizio malevolo, ma semplicemente di simpatia. La checca infatti permette alla parte femminile di un etero, che è spesso repressa, di esprimersi attraverso la sua mediazione - "clownesca" talvolta -  ma fondamentalmente autentica. Da qui la risata, che è decisamente liberatoria. D'altra parte la checca attira anche il rispetto dell'etero perché si propone per quello che è, senza infingimenti, esprimendo tutta la sua natura femminile.

 

Niente di più falso; la checca da parte del mondo etero ha sempre attirato, alla meglio, risate soffocate, ipocrisia, pietà. Viene visto come un decerebrato, una donnicciola uscita male, un rifiuto mutante di Chernobyl. Io lo so, io sto con gli etero da venti anni e so esattamente qual è la loro opinione sui ragazzi molto effeminati. Le donne li possono anche vedere come delle «amiche» ma spesso sono solo relazioni ipocrite che trovano le loro fondamenta nel rendere chi hanno dinanzi un loro «oggetto», qualcosa da mostrare alle amiche. Quella «autenticità», che in ogni caso è sempre la sua autenticità, quella dell'effeminato, e che quindi può non essere la mia autenticità, non viene vista come tale, ma come l'espressione del disagio mentale di questi individui. L'opinione di certi etero in ogni caso differisce dalla mia, ovviamente.

 

Il ragionamento di stampo freudiano poi è fatto ad hoc,  perché ogni resistenza che gli si oppone finisce col riaffermarlo. Tipico inganno alla Hegel: se io ora vado contro le tue ipotesi, lo faccio non perché io voglia effettivamente smontarle, ma perché in realtà io mi starei difendendo da quell'immagine che della mia categoria danno gli effeminati nel mondo, che per me sarebbe fonte di dolore, oppure perché io fondamentalmente li invidierei per una loro supposta capacità di far coincidere l'interiorità con l'esteriorità. È uno di quei ragionamenti che mette dentro i suoi meccanismi di funzionamento anche il fatto che qualcuno tenterà di smontarlo, in maniera tale che ogni tentativo appaia come una ulteriore riconferma che il ragionamento ha fatto presa.

 

In pratica viene capovolta nuovamente la situazione: chiunque non si ritrovi nell'immagine che viene data dagli effeminati, viene discriminato perché sarebbe in qualche modo «malato» della sua stessa endo-omofobia, e quindi non è classificabile come essere libero di scegliere se sentirsi rappresentato o meno da quell'immagine perché fondamentalmente è solo un povero nevrotico, irrisolto, labile. Siamo alle solite; per il gregge esiste solo un modo d'essere vero e proprio, un Assoluto nei confronti del quale gli effeminati sarebbero perfettamente simmetrici, mentre chi non lo è, è un malato mentale, un nevrotico. Sarebbero esseri che confondono la «naturalità» (cioè questo Assoluto, questo Unico-vero-modo-d'-essere) con l'eccesso.

 

Benissimo. Ma se alla base di un pensiero di pone un concetto assoluto, (e in questo caso, lo ripeto, l'assoluto è rappresentato dal modo univoco in cui l'omosessualità andrebbe vissuta, ovvero «da checca»), è ovvio che si stia tentando di mettere le basi per un ragionamento sistematico che fonda le sue radici su questo assoluto. Questo ragionamento è l'inverso speculare di quello messo in opera da chi rivendica il proprio atteggiamento non-effeminato come unico modo in cui l'omosessualità andrebbe vissuta. In altre parole stiamo parlando di individui che pongono alla base dei propri ragionamenti il proprio modo di vivere ponendolo come Assoluto, come modo univoco entro il quale vedere la realtà e viverla.

 

Io non odio i ragazzi effeminati, odio chi dice che io dovrei identificarmi in loro e che in qualche modo io sarei solamente un effeminato cui piace travestirsi da etero. Io non mi ritrovo in Alfonso Signorini così come io non mi ritrovo in Immanuel Casto. Tuttavia Platinette mi piace e certi suoi pensieri li condivido e mi sento già più rappresentato da lui. Quello che mi fa incazzare in sostanza, è che chi tenta di aggredire chi non si rispecchia negli effeminati lo fa assolutizzando gli aspetti dell'effeminatezza tanto quanto un omofobo vero e proprio assolutizza la propria eterosessualità. Allo stesso tempo, è vero che certi ragazzi omosessuali abbiano questa endo-omofobia per la quale vorrebbero assolutizzare il proprio modo di intendere la realtà e disdegnano gli effeminati. Anche loro mi fanno incazzare. 

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Niente di più falso; la checca da parte del mondo etero ha sempre attirato, alla meglio, risate soffocate, ipocrisia, pietà. Viene visto come un decerebrato, una donnicciola uscita male, un rifiuto mutante di Chernobyl. Io lo so, io sto con gli etero da venti anni e so esattamente qual è la loro opinione sui ragazzi molto effeminati. Le donne li possono anche vedere come delle «amiche» ma spesso sono solo relazioni ipocrite che trovano le loro fondamenta nel rendere chi hanno dinanzi un loro «oggetto», qualcosa da mostrare alle amiche. Quella «autenticità», che in ogni caso è sempre la sua autenticità, quella dell'effeminato, e che quindi può non essere la mia autenticità, non viene vista come tale, ma come l'espressione del disagio mentale di questi individui. L'opinione di certi etero in ogni caso differisce dalla mia, ovviamente.

 

Questa è l'opinione che HAI TU  su come la checca verrebbe vista dalla società eteronormativa. Vieni smentito dagli exempla del citato Signorini (che certamente rifiuterebbe l'etichetta di checca)  e di tutti i personaggi del  mondo dello spettacolo, ma anche della letteratura. Di fatto, il fantasma della checca è il registro sul quale è inscritto il tuo (nostro, loro) ordine dei desideri. Si è parlato nella storia della filosofia, di uso dei piaceri (Foucault). Nessuno ha ancora parlato di abuso dei piaceri. Ti rimando all'Eliogabalo, opera immortale della cultura francese de-eteronormativizzata.

Tu probabilmente recepisci solo quello che un gruppo di etero dovrebbe manifestare come opinione - in una pubblica contingenza - rispetto alla checca, in una società eteronormativa. Non quello che un singolo etero manifesterebbe, fuori dal suo gruppo (fuori dal suo branco) di riferimento, in una privata contingenza.

 

@akinori con quanta disinvoltura riesci a scrivere un lungo post che inizia con "gli studiosi di gender" che si rivela portatore di idee interessanti, ma che non raccontano affatto tutta la storia.

Non sono molto appassionato di gender studies e non li seguo, ma mi chiedo se sia tu che abbia recepito solo una parte di essi, assolutizzandola imho, o se ci sia proprio una visione incompleta in questo tipo di testi.

Guarda, ti rassicuro subito: io ritengo di essere il maggior innovatore internazionale nell'ambito dei gender studies. Sfortunatamente le mie idee sono ostracizzate da una comunità e da una società profondamente endo-omofobe, che non riconoscono la checca, figurati se riconoscono il queer! Tendo a pensare che la  comunità lgbtqie ritenga il "queer che difende la checca" una sorta di mostro, proiettandovi la naturale endo-omofobia interiorizzata (chiamo tutto ciò dialettica del ghetto).

Naturalmente, in una società substanzialmente eteronormativa io non ho nemmeno una voce. (chiamo questo microfisica del potere, citando Foucault)

Posso sussurrare le mie intuizioni solo nel ghetto, lasciandomi incidere sulla pelle che ricopre il mio corpo senza organi (quindi de-fallizzato)  la doppia discriminazione: quella della società eteronormativa e quella del ghetto omonormativo. E' il mio limite, ma è la nostra forza.

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