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Sulla discriminazione, sulla diversità


Chris

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Il venerdì in genere è il momento della mia rassegna stampa settimanale, in cui mi aggiorno di quel che è successo in Italia e nel mondo.

 

So di porre un tema amplissimo e probabilmente difficilmente "centrabile", ma ripropongo il mio percorso logico e le considerazioni che ne sono emerse.

 

1) Tutto comincia dalle affermazioni della neoministra(o neoministro?, in fondo anche questa variazione lessicale rientra nel tema) Cécilè Kyenge, in cui afferma di non essere di colore, ma nera, italo-congolese e fiera di esserlo.

Ed è bellissimo secondo me, la serenità e la forza di essere ciò che si è, oltre alla richiesta di attenzione nelle parole(e anche qui ci ritornerò).

 

E' in genere una mia personale ritrosia all'opportunismo e la "facciata", spesso più irritante di un atteggiamento opposto per lo meno spontaneo: ecco perché per me Gasparri è la peggio feccia, mandando affancul* (http://video.repubblica.it/politica/montecitorio-gasparri-fa-il-dito-medio-alla-piazza/126337/124834) alcuni manifestanti pro Rodotà e dicendo poi:

 

La violenza ha padri noti... C'è chi ha seminato violenza, sappiamo bene chi sia, prima qualcuno delira poi arriva il disperato armato(si riferisce alla sparatoria davanti Palazzo Chigi, ndr). C'è chi ha invocato bombardamenti sui palazzi della politica poi uno va lì e spara ai carabinieri. Ci sono responsabilità evidenti.

 

(A meno che non si stia descrivendo, allora si può costituire quando vuole, l'incapacità d'intendere e volere è garantita).

 

E ancora, comprendo facilmente il deputato(sì D-e-p-u-t-a-t-o, non cittadino) del M5S Iannuzzil'unico a restare seduto, immobile, al momento dell'applauso della Camera per il carabiniere gravemente ferito nell'attentato di Roma, quando dice "Io non partecipo ad esibizioni di facciata".

 

Mi si dirà, sono tutte esibizioni. Ma qui bisogna distinguere, quando l'esibizione è di facciata, formale, o quando vuole difendere un contenuto, la sostanza. Kyenge non è (come forse alcuni volevano) una figurina messa lì "perché di colore", sarei stato il primo a criticarla. Mi sembra invece che sappia il fatto suo, e spero che continui a dimostrarlo.

 

2) Fatta questa dovuta mega-parentesi, passiamo al tema discriminazioni-diversità: sotto al primo video-articolo linkato ne è nata una discussione sulla diversità e sul politically correct, cioè se nero-negro-di colore, se handicappato-disabile-diversamente abile, omosessuale-gay-frocio-rottoinculo e via dicendo.

Ovviamente ritengo ipocrite definizioni come di colore o diversamente abile, spesso frutto di una sottile reiterazione della discriminazione anche nelle parole ("sono persone di serie B, mi fanno pena, usiamo una parola meno pesante/una perifrasi per descriverla").

[ I più estremisti sono convinti che i termini si possano usare in totale libertà, l'importante è l'intenzione non discriminatoria soggettiva; questo potrebbe secondo me andar bene fra conoscenti ed affetti - sebbene non rientri nel mio costume - ma non può essere una regola generale: negro, terrone o frocio hanno valenze negative "da vocabolario", checché se ne dica o per quanto in buona fede li si utilizzi) ]

 

3) Una frase mi è particolarmente risaltata agli occhi:

 

Conosco molti gay e lesbiche, molti hanno posizioni di preminenza in certi ambiti, marketing pubblicità, moda, cinema per il solo fatto che sono omossessuali dichiarati e non. vengono cooptati in ruoli importanti dallo stesso ambiente gay che frequentano. non continuo oltre, per chi ha frequentato certi ambiti la cosa è evidente.[...] per me la diversità è stata la cosa più bella della mia vita, ma inaspettatamente scoperta di una comunanza culturale ed esistenziale più grande delle parole che usiamo banalmente per definirla

 

A parte "l'io conosco molti gay/lesbiche" che mi sa tanto da "io conosco tanti animali domestici, sono bestie deliziose", mi è sembrato di rileggere qui un'affermazione pressapochista, semplicistica e in parte complottistica(la terribile lobby gay che governa il mondo - che dico? - l'universo), fondata sul luogo comune e fomentata da un indubbio dato di fatto: molti gay nel mondo dello spettacolo(a sua volta questo per vocazione naturale o perché subiscono l'influsso dei preconcetti della società?ai posteri...) quindi cooptazione dell'ambiente gay quindi quasi tutti i gay sono così. 

E non lo so, mi sono sentito molto irritato di questo fare di tutta l'erba un fascio, io così attento nel distinguere prima di riunire. Ho provato a convincermi che fosse solo un bastian contrario (infatti critica il moralismo dei benpensanti progressisti, quindi probabilmente è un provocatore a priori) ma qui parla di esperienza personale, di credenza radicata, così come temo lo sia in parte della società (e mi riferisco alla ghettizzazzione dei gay, ai gay "che fanno così" ai gay "che dicono questo o quello", e penso allo stesso ragionamento sostituendo la parola "etero", causando ilarità e amarezza tra me e me).

 

E questa è la concezione settaria del gay, all'opposto c'è quella altrettanto diffusa, quella "pietistica", pochi secondi di faccine depresse della D'Urso che intervistava un gay picchiato erano tutto un programma (le avranno ricordato "mi raccomando Barbara, niente croccantini al gay durante la diretta, al massimo un fazzoletto!". Qui mi sovvien Daniele Silvestri "e lo tollererai solo in quanto eccezione, e lo tollererai solo in televisione, lo chiamano gay...e tu pensi recchione!". Altra realtà che non sopporto, è quella che concepisce i gay come una specie in via di estinzione più debole che il WWF deve proteggere: il gay eccentrico, la "natura purtroppo diversa sessualmente" e "la vita non facile" (un cordiale saluto alla nuova ministra per le Pari Opportunità, il cui obiettivo è parificare il suo QI a quello della sua cagna).

 

4) Ritorniamo al punto neoministro/a. E qui lo spunto mi è venuto dall'intervista alla Presidente della Camera Boldrini (http://www.repubblica.it/politica/2013/05/03/news/boldrini_intervista-57946683/).

Lasciamo perdere per un momento la questione "regolare il web" e tutto il caos attorno la parola - inventata di sana pianta dal titolista di Repubblica - di "anarchia" della rete (se ne parla acutamente qui e qui, ma cominceremmo una discussione sui fatti e sull'era dell'enfasi in cui viviamo che non è pertinente). A me interessa il punto della violenza sulle donne e il femminicidio. Tematica attualissima, sicuramente grave ed importante, insieme al piano della discriminazione di genere, per me assurda nel 2013 ma che striscia ancora nella nostra società:

 

 

...così come la quando una donna riveste incarichi pubblici si scatena contro di lei l'aggressione sessista: che sia apparentemente innocua, semplice gossip, o violenta, assume sempre la forma di minaccia sessuale, usa un lessico che parla di umiliazioni e di sottomissioni. E questa davvero è una questione grande, diffusa, collettiva. Non bisogna più aver paura di dire che è una cultura sotterranea in qualche forma condivisa. Io dico: un'emergenza, in Italia.

 

Benissimo, la questione è posta alla perfezione a mio parere. Ma come risolverla? ecco che si spendono mille altri politici, spesso donne, ad invocare "leggi severissime" contro il femminicidio e la violenza sulle povere donne, e ancora nelle chiacchiere per strada spesso di femministe infervorate che invocano torture varie ("devono provare quello che hanno provocato questi h§*#+jk", "in galera e buttare la chiave", "a morte,sono mostri"): tipiche reazioni da frustrazione e desiderio di vendetta, deprecabili perché in quel momento il rapporto di forza si è ribaltato, e l'applicazione del Taglione(o varianti) è una barbarie se non uguale almeno simile.

 

Una legge chiara ed efficace è indubbiamente un passo, ma il problema a mio parere è e resta culturale. Così come per i gay, una legge anti-omofobia aiuta, ma non è la panacea di tutti i mali (inoltre non è vero che un reato di omofobia oggigiorno resta impunito perché ha movente omofobo, semmai ci sono altri problemi generali del sistema).

 

5) Uniamo (finalmente!) i puntini: non vi sembra che troppo spesso a problemi e discriminazioni effettive nascano spesso due opposte linee estreme, entrambe sbagliate, e spesso ripetizione - su una scala diversa - dello stesso problema? prendiamo l'esempio delle donne/gay: subiscono violenza perché ritenute/i più deboli (debolezza fisica, almeno in linea di massima, poi naturalmente si possono aggiungere altri fattori come attrazione sessuale o omosessualità repressa, ma comunque sono subordinati al primo assioma).

Le soluzioni per far cessare il fenomeno sembrano essere da una parte l'ipocrisia ("non è vero, le donne/i gay sono belle/i, sono brave/i, sono forti, sono meglio) e dall'altra il paternalismo/protezionismo (della serie diamo una mano a questi sfigati/e svantaggiati, una sorta di elemosina auto-assolutoria alla propria convinzione di superiorità). Il tutto con l'aggiunta di una norma imperativa, così magari da accrescere l'odio verso la parte discriminata che risulterà ancora più esclusa (perché oggetto di una normativa speciale e derogatoria di quella generale, meccanismo attuabile solo se la società percepisce la necessità di tutela speciale per quella disciplina, o quantomeno si è convinti che questa maturi in seguito alla stessa... ma non voglio entrare troppo nei tecnicismi).

Penso che fino ad ora si sia visto cosa NON fare, dati gli effetti disastrosi e confusionari di queste correnti di (proto)pensiero oserei dire privi di una logica apparente o che mirino a una soluzione efficace.

 

Chiedo quindi a voi: cosa fare? come agire per poter "far breccia" nella pubblica opinione (anche se spesso i media ci marciano sopra, consapevolissimi di farlo, per tornaconto personale - basti pensare alle "riletture" ardite dei titolisti di interi articoli in poche parole spesso mistificatrici)?

Gli effetti in parte inevitabili del famoso "circo mediatico" (descritto dal mitico blogger Zoro) si possono in parte "sfruttare" per la propria (nostra, se vediamo il tema gay) causa? dite che rientra dalla finestra il problema gettato fuori dalla porta?

Portare avanti la propria "normalità" e dimostrare "nei fatti" di essere diversi dal pregiudizio, alla lunga paga (per un singolo comune cittadino come per un ministro, salvo poi sempre rivendicare con le parole e i fatti le proprie origini o quello che si è qualora venisse messo in discussione)? o il luogo comune/macchina del fango/mentalità-discriminatoria-a-prescindere vincono comunque e perciò si deve cercare di ricorrere ad altri mezzucci/stratagemmi (il gay che si vanta di essere "in tutto e per tutto un etero", un nero che dice di essere solo "un po' abbronzato" o una donna che dice di "avere le palle e non essere una femminuccia", et similia...) per ottenere accettazione?

 

P.S. Ho scritto troppo, e me ne scuso, ma non riuscivo a dipingere in maniera più succinta le conclusioni a cui sono arrivato e i collegamenti che mi sembra di cogliere fra temi qualche volta lontani senza prima contestualizzarli almeno un po'. Ripeto, a me interessava il nesso fra gli eventi e gli atteggiamenti, e se effettivamente stiamo sbagliando metro di impostazione delle questioni.

Ovviamente siete liberissimi di fare osservazioni anche sugli altri punti se in disaccordo o se li trovate imparziali/faziosi ;)

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Loup-garou
prendiamo l'esempio delle donne/gay: subiscono violenza perché ritenute/i più deboli (debolezza fisica, almeno in linea di massima, poi naturalmente si possono aggiungere altri fattori come attrazione sessuale o omosessualità repressa, ma comunque sono subordinati al primo assioma).

 

In realtà pretendere di voler dare un'unica spiegazione per la discriminazione delle donne e di qualsiasi altra categoria mi sembra azzardato. E in nessun caso mi sembra che la debolezza fisica sia un fattore particolarmente importante.

La discriminazione verso le donne è un'eredità culturale che ci portiamo e nasce secondo me più per il ruolo che le donne svolgono nella riproduzione che per la debolezza fisica. Non a caso emancipazione femminile e metodi contraccettivi sono strettamente collegati.

Mentre in tutti gli altri casi le discriminazioni nascono dal fatto di essere una minoranza, e l'uomo ha una certa tendenza a creare legami con i suoi simili combattendo il diverso.

 

 

Le soluzioni per far cessare il fenomeno sembrano essere da una parte l'ipocrisia ("non è vero, le donne/i gay sono belle/i, sono brave/i, sono forti, sono meglio) e dall'altra il paternalismo/protezionismo (della serie diamo una mano a questi sfigati/e svantaggiati, una sorta di elemosina auto-assolutoria alla propria convinzione di superiorità).

 

Se fai questo discorso per forza qualsiasi risposta ti sembrerà sbagliata. In questi due "estremi" hai in realtà incluso qualsiasi possibile risposta: qualsiasi negazione del problema o delle differenze diventa per te "ipocrisia" mentre qualsiasi affermazione diventa "paternalismo/protezionismo". Non esiste possibilità di uscita.

 

Bisogna necessariamente distinguere ed entrare più nel dettaglio.

 

Dire le donne/gay sono meglio degli uomini/etero è ovviamente un'affermazione sbagliata quanto il suo contrario, ma tendenzialmente innocua, anzi può essere addirittura positiva. È come quando gli adolescenti si ribellano ai genitori. Magari spesso saranno i genitori ad avere ragione e gli adolescenti a sbagliare la maggior parte delle volte, ma è un passaggio obbligato per costruirsi una propria indipendenza e individualità. Allo stesso modo, per me un ragazzo che passi dall'essere velato e omofobo a gay fiero e convinto che i gay siano meglio degli etero è un passaggio positivo. Questa fase gli darà modo di costruirsi la propria identità, e avrà tutto il tempo per maturare una visione più equilibrata. D'altronde le voci che ti dicono che non è vero che gli etero siano inferiori ai gay non è che manchino...

Allo stesso modo, certo la frociara che pensa che i gay siano tutti sensibili e così via può dare fastidio, ma tra la frociara e l'omofoba quale è più probabile che maturi una visione più equilibrata? La frociara perché almeno i gay li frequenta e ha occasione per correggere il tiro. E se non li frequenta, un pregiudizio positivo difficilmente farà danno, a differenza di un pregiudizio negativo.

 

Per quanto riguarda la risposta opposta, quella che tu chiami "paternalistica", non è "dare una mano" sia automaticamente una cosa negativa. Anche qui bisogna fare dei distinguo.

Che cos'è il paternalismo? È agire con le migliori intenzioni verso qualcuno ma allo stesso tempo negando la sua parità con me e la sua indipendenza (esattamente come farebbe appunto un padre verso il figlio minore).

Non possono quindi essere considerate paternalistiche misure che hanno come fine proprio il creare/ripristinare quella parità tra me e te. Proprio perché non vogliamo essere ipocriti, infatti, dobbiamo constatare che a volte quella parità manca. Non a livello ontologico, ma a livello pratico-sociale. Ben vengano quindi quote rosa, leggi contro l'omofobia e la discriminazione sessuale, e compagnia bella.

 

Chiedo quindi a voi: cosa fare? come agire per poter "far breccia" nella pubblica opinione (anche se spesso i media ci marciano sopra, consapevolissimi di farlo, per tornaconto personale - basti pensare alle "riletture" ardite dei titolisti di interi articoli in poche parole spesso mistificatrici)?

Superare una discriminazione vuol dire rendere "normale" qualcosa. E come si rende normale qualcosa? Abituandoti alla vista di quella cosa.

La prima volta che vedi una donna al potere ti potrebbe sembrare strano, dopo che ne hai viste tante la cosa ti sembrerà normale. Per questo mettere donne in posizioni di potere non è "paternalismo", ma è una risposta utile.

La prima volta che conosci un gay potrebbe sembrarti strano, dopo che ne hai conosciuti tanti sarà normale. Per questo qualsiasi misura che incoraggi i gay a fare coming out (e le misure più importanti in questo senso sono quelle che proteggono il gay dall'omofobia) non è "paternalismo", è una risposta utile.

La prima volta che vedi una famiglia omogenitoriale ti sembrerà strano, dopo che ne hai viste tante sarà normale. Per questo matrimonio e adozioni gay creano una società meno omofoba.

 

Pretendere di aspettare ad adottare misure di questo tipo perché gli omofobi/maschilisti/razzisti li vedrebbero come privilegi alla categoria oggetto del loro odio non ha senso.

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Non credo che i gay vengano presi di mira perchè più deboli fisicamente.. Proprio non riesco a capire i motivi che spingano una persona ad aggredirne un'altra per il solo fatto che abbia altri gusti.. Ma di sicuro non per la fisicitá minore..

 

Chi aiuta la comunitá (????) LGBTQ non lo fa per protezionismo "aiutiamo sti poveri sfigati" ma per aver gli stessi diritti/opportunitá di tutti cavolo!!

 

Cosa fare????

 

Forse è una cavolata ma penso che già ai bambini nelle scuole/case/tv vada mostrata una realtá 50-50 nel senso che sia presente l'amore uomo-donna nelle stesse percentuali di amore donna-donna e uomo-uomo!! Ad esempio una bella favola con due principi azzurri innamorati, cartpni animati gay, educazione sessuale a scuola in tutti i campi.. Crescendo con l'omosessualitá vista come eterosessualitá penso che si ridurrebbe mooooolto il fenomeno dell'omofobia..

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