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Gran Bretagna, il governo dice sì ad avvocati e ingegneri senza laurea


Fred

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@Frollo

anche in Italia la laurea e' una prova delle competenze acquisite durante il corso universitario, ne piu' ne meno che negli stati uniti.
cambia da chi e come sono riconosciute tali competenze, ma alla base il pezzo di carte e' quello che conta, anzi da esperienza la conta molto di piu' visto che sono una delle nazioni con il piu' alto tasso di persone con titolo post "scuola superiore" e visto i mutui che i ragazzi si aprono per conseguire il pezzo di carta (mutui di svariate decine di migliaia di $)

 

basta semplicemente vedere le differenze di salari tra chi ha un titolo e chi non lo ha. La domanda di persone con laurea e' talmente alta che l'offerta interna non e' in grado di soddisfarla, da qui la marea di ingegneri indiani, cinesi o italiani nel mio caso
 

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Bullfighter4

Il problema e' anche non solo avere il pezzo di carta, ma aver imparato qualcosa e saperlo applicare. Chissa' perche', quelli Che valgono non hanno poi cosi' grossi problemi a trovare lavori piu' che dignitosi ( parlo per materie scientifiche). Marco, il problema qui in America, e lo avrai sicuramente notato, e' la poca preparazione degli undergraduate universitari. Ma da quello Che sento dall'italia, anche il belpaese sta sfornando orde di cervellini negli ultimi anni.

 

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Marco, il problema qui in America, e lo avrai sicuramente notato, e' la poca preparazione degli undergraduate

si assolutamente, infatti dove lavoro ti prendono se hai almeno un master. Poi ovviamente anche se hai un master ma non sei capace a lavorara ti mandano a casa
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Quindi plaudo all'esempio inglese. non mi interssa avere altri inutili laureati in architettura e ingegneria. Mi basta un geometra che abbia la coscienza di non edificare su zone archeologicamente vincolate. E il nostro sistema di istruzione non ci garantisce nemmeno che un architetto o un ingegnere abbia questo tipo di coscienza!

 

Attento a non rigirare la frittata, la coscienza si può sviluppare indipendentemente dalla conoscenza (ce la può avere anche la casalinga). Nelle zone archeologiche non ci si può edificare per legge. Forse ti confondi con il restauro.

Integro quello che volevi dire:

L'italia è un paese che ha ereditato dal passato un immenso valore artistico e edilizio, ma i restauri che approvano i "professoroni" delle soprindentenze sono distruttivi e sostitutivi anziché conservativi, ovvero non rispettano né esaltano l'autenticità delle tecniche costruttive dell'epoca (di per se una forma d'arte) ma le sostituiscono con materiali e tecniche costruttive moderne. Lo fanno per il loro puro interesse a promuovere dei loro progetti o un loro produttore... è più che altro un discorso di senso civico, oltre al menefreghismo e abuso di ufficio.

Se ad es. un un americano viene in vacanza a Roma è per immergersi e rivivere la storia, la prima cosa che va a visitare è il Colosseo, poi i fori, poi piazza di Spagna, poi S Pietro... non vuole vedere degli edifici moderni o rattoppati con i premiscelati della Fassa Bortolo. Diciamo che la sensibilità culturale dovrebbe essere presente sempre, e averla innata se si vogliono fare alcune professioni, averla prima di studiare e non apprenderla durante gli studi.

Edited by Fantom
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E, se vogliamo, un po' su una simile falsariga...

 

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/10/regno-unito-ore-banche-potranno-insegnere-finanza-a-scuola/463178/

 

 

Regno Unito, ore le banche potranno insegnare la finanza a scuola

 

Una direttiva applicata al sistema educativo britannico a partire dal settembre del 2014 prevede che agli istituti di credito sarà concesso di usare brand e loghi commerciali, di parlare dei loro prodotti e di fare quindi pubblicità in modo aperto e quasi gratuito. Ed è polemica

 

A scuola di finanza grazie alle banche, che potranno entrare negli istituti primari e secondari delRegno Unito grazie a una nuova direttiva che sarà applicata al sistema educativo britannico a partire dal settembre del 2014. E le banche, proprio quelle responsabili, nell’ultimo decennio, della vendita di titoli tossici e di prodotti finanziari non proprio etici, potranno così mandare degli esperti, che saranno equiparati in tutto e per tutto agli insegnanti, nelle scuole di Sua Maestà. La notizia arriva dal Financial Times, il principale quotidiano economico del Regno Unito e uno dei più influenti al mondo, che ha riportato la battaglia per la quale, nel parlamento di Westminster, si è formato il più grande gruppo di deputati, al di là dell’appartenenza politica. Ben 225 parlamentari che si riuniscono nel palazzo sotto il Big Ben, infatti, hanno fondato il gruppo Financial education for young people.

E, grazie alla loro opera di lobby, sono riusciti a far inserire questo cambiamento epocale all’interno del curriculum scolastico dei giovani britannici. Non che le banche, fino ad ora, siano state assenti dalle scuole del regno. Istituti di credito come LloydsRoyal Bank of Scotland e Barclayshanno, già da anni, tenuto lezioni e portato avanti programmi di gestione del risparmio. Ma è la prima volta che la pratica viene istituzionalizzata e soprattutto è la prima volta che potranno parlare apertamente di finanza. Una nuova materia, quindi, che deputati e altri politici vogliono associata alla matematica. E una nuova materia che spaventa in molti, soprattutto insegnanti e sindacalisti del settore dell’educazione.

Sempre intervistata dal Financial TimesChristine Blower, segretario generale del Nut, il principale sindacato degli insegnanti del Paese, ha detto: “Docenti e genitori devono stare sempre attenti quando si intrecciano rapporti con colossi commerciali. I bambini non dovrebbero essere esposti, a un’età in cui si è facilmente impressionabili, a compagnie private desiderose di lasciare un’impronta negli istituti scolastici”. Perché qui sta il punto: alle banche sarà infatti concesso di usare brand e loghi commerciali, di parlare dei loro prodotti, finanziari e non, e di fare quindi pubblicità in modo aperto e quasi gratuito. The Personal Finance education group, un’associazione per la promozione della finanza, cerca di mettere una pezza: “La nostra indipendenza ci porterà a non promuovere prodotti di singole banche”. Ma questo gruppo è solo uno dei tanti che, assieme agli istituti di credito, sarà autorizzato a entrare nelle scuole, nulla quindi si può ancora dire sull’operato delle grandi banche.

Royal Bank of Scotland e NatWest, negli ultimi 18 anni, hanno spiegato a oltre 1.200 bambini che cosa voglia dire gestire il proprio denaro. Santander è entrata negli istituti per raccontare il ruolo delle banche nella società. Barclays invece si è occupata di studenti più in là con gli anni, dai 16 ai 25. Ma ora, appunto, la svolta “finanziaria”. Che cosa spiegheranno mai dei titoli tossici e del crollo dei mercati mondiali del 2008? O dei titoli di Stato o dei paradisi fiscali? Questi e altri dubbi, ora, stanno iniziando a tormentare insegnanti e genitori, nonostante il Centre for Economic and Business Research, un gruppo di studio, abbia da poco identificato in 3,4 miliardi di sterline all’anno il danno all’economia britannica dovuto alla mancanza di educazione finanziaria. Ma, dall’altro lato, c’è pure Which?, un’associazione per la difesa dei consumatori, che non molti mesi fa ha pubblicato uno studio dalla conclusione semplice e scontata, quanto spiazzante allo stesso tempo: “Chi lavora in banca è ancora guidato dall’ossessione delle vendite, piuttosto che dallo spirito di servizio”, hanno scritto gli esperti del gruppo d’azione.

 
Edited by Fred
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Se ad es. un un americano viene in vacanza a Roma è per immergersi e rivivere la storia, la prima cosa che va a visitare è il Colosseo, poi i fori, poi piazza di Spagna, poi S Pietro... non vuole vedere degli edifici moderni o rattoppati con i premiscelati della Fassa Bortolo.

 

Ma forse dipende dalle singole persone più che dall'essere americano o no.

Se non sbaglio furono proprio gli americani a "ricostruire" con vasta dose d'invenzione la stoà di Attalo ad Atene......

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Scusate ma fino a 50anni fa la qualifica come si otteneva?

Lavorando presso il mentore. Da Apprendista, appunto..

 

Certo, l'istruzione ha un valore incontestabile ma il discorso non è mica così campato in aria..

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Ma quando mai? 

 

Se parliamo di Avvocati e Ingegneri no

 

Magari può essere vero per altre professioni non codificate

 

Ma da questo punto di vista il trend è per la proliferazione

delle cd. nuove professionalità, es.

http://www.confestetica.it/chi-siamo/chi-siamo/testo-integrale-legge-3116-disciplina-delle-professioni-di-estetista-professionale-di-onicotecnico-e-di-tecnico-dellabbronzatura-artificiale-a-tutela-della-concorrenza-e-della-salute-del-consumat/

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Scusate ma fino a 50anni fa la qualifica come si otteneva?
Lavorando presso il mentore. Da Apprendista, appunto..
Certo, l'istruzione ha un valore incontestabile ma il discorso non è mica così campato in aria..

 

La pratica artigiana si conseguiva (come oggi del resto) lavorando presso il "mentore" ma la conoscenza teorica si acquisiva nelle università quantomeno in Europa dal primo Medioevo.

Certo si poteva andare a scuola privatamente da un uomo già dotto ma questo si può fare anche oggi.

Comunque il problema è l'accertamento delle conoscenze teoriche e anche pratiche.

Se ho bisogno di un avvocato o di un medico ma anche di un elettricista è opportuno che io possa cercarlo in un albo i cui iscritti siano stati in qualche modo "provati" da qualcun altro.

Ovviamente sarebbe desiderabile che le prove di conoscenze e di esperienze non fossero all'acqua di rose.

Ma questo è un altro problema che comunque non mi sembra proprio si risolva con il "dentro tutti (negli albi) quelli che vogliono entrare" o addirittura con l'abolizione d'ogni albo.

Anzi.....

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Eh la madonna come siete suscettibili.. non mi sembra di aver detto che questa scelta sia auspicabile.. ma è un dato di fatto che molti mestieri i nostri nonni li hanno imparati così e nessuno ha mai contestato il livello del loro lavoro (e mi sembra ovvio che si parli di artigiani eh..)

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Ci vorrebbe una situazione di mezzo: le università dovrebbero rivedere i programmi e ridurre drasticamente il percorso accademico cercando di essere il più aderenti possibile alla realtà pratica della professione che viene insegnata.

 

All'università ho studiato un sacco di cose che ancora oggi mi chiedo a cosa servissero se non a tenere in piedi la cattedra di qualche professore.

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ma è un dato di fatto che molti mestieri i nostri nonni li hanno imparati così e nessuno ha mai contestato il livello del loro lavoro (e mi sembra ovvio che si parli di artigiani eh..)

 

Se non parli di professioni o mestieri per cui sia necessaria una cultura universitaria se non addirittura la laurea o l'esame di stato, l'osservazione non è pertinente:  non ci sono corsi universitari di idraulico o elettricista o calzolaio o fabbro!

Questi sono mestieri che si imparano fondamentalmente con l'apprendistato presso un praticante già esperto.

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Spesso vengono richiesti attestati della camera di commercio

o diplomi professionali rilasciati dalle Regioni

 

Ma chiediamoci il perchè

 

Il perchè è che gli Italiani cercano di professionalizzare

i mestieri, mentre criticano le professioni "classiche"

 

Basta vedere il link che ho postato

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In effetti non basta la laurea:

 

 

Possono divenire giornalisti professionisti solo coloro che hanno svolto almeno 18 mesi di "praticantato" in una redazione dove sono assunti già altri professionisti (almeno quattro), e retribuiti secondo il contratto nazionale di lavoro giornalistico. Successivamente devono superare un esame di idoneità professionale, scritto e orale, con una commissione presieduta da un magistrato.

Vi sono inoltre alcune scuole post universitarie, a numero chiuso, che permettono di poter sostenere la prova di idoneità professionale, senza effettuare il praticantato. La prova di idoneità professionale per l'ammissione nell'elenco dei giornalisti professionisti, si tiene a Roma in due sessioni, organizzate dall'Ordine. Consiste in una prova scritta della durata di 8 ore e una prova orale. La commissione esaminatrice è presieduta da un magistrato.

 

Non solo...fino al 2011 si poteva fare i cd. giornalisti pubblicisti ed evitare l'esame

Ma il governo Monti con la legge di riforma delle professioni ora impone un esame

di stato per tutti.

 

Finisce quindi la figura del cd pubblicista, salvo ripensamenti

http://www.repubblicadeglistagisti.it/article/riforma-ordine-dei-giornalisti-norma-salva-pubblicisti-iacopino-due-anni-per-completare-i-percorsi-avviati

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Io sono dell'idea che l'università non ti prepara al 100%, nel senso che (io studio ingegneria) quando sarò laureato in ingegneria civile non sarò in grado di consegnare e tanto meno dirigere anche solo una parte del progetto: ma ciò non significa che non saprò perchè e come un palazzo si tiene su, le particolarità di tutti i materiali, delle costruzioni, ecc. ecc. ritengo che la scelta del governo inglese sia una cazzata!

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Hinzelmann ti sbagli. Sotto l'ultimo governo Berlusca è stata approvata una legge che obbliga la laurea per i giornalisti. Chi è solo diplomato, per questa brava gente, non conosce l'italiano, è ignorante, zotico e non sa scrivere. Qualche anno fa scrissi una lettera alla CC facendo notare come le leggi sull'editoria contrastino con la Costituzione, la quale parla chiaro, ogni cittadino italiano è libero di esprimere le proprie idee in qualunque modo ritenga necessario, quindi anche tramite una pubblicazione anche se non è giornalista; mi rispose solerte un funzionario dicendomi che dovevo seguire tutta la prassi, quindi prendermi un avvocato ecc. ecc. 

Oggi ci sono i blog che svolgono questo ruolo, se però volessi un blog cartaceo... mi attacco.

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Non ho scritto che basta il diploma, ho scritto che non basta

neanche la laurea...occorre un esame di stato con 18 mesi

di pratica sostituibili da una scuola a pagamento a numero

chiuso ( master in giornalismo )

 

Esame di stato che Monti avrebbe esteso pure ai pubblicisti

alla faccia delle "liberalizzazioni" ( tanto conclamate quanto

negate nei fatti...)

 

Rileggi meglio il mio intervento.

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Attento a non rigirare la frittata, la coscienza si può sviluppare indipendentemente dalla conoscenza (ce la può avere anche la casalinga). Nelle zone archeologiche non ci si può edificare per legge. Forse ti confondi con il restauro...

... Diciamo che la sensibilità culturale dovrebbe essere presente sempre, e averla innata se si vogliono fare alcune professioni, averla prima di studiare e non apprenderla durante gli studi.

@Fantom, Altro che integrare, hai dis-integrato quello che io volevo dire per adattarlo al tuo ragionamento :-) , che però non sta su e ti spiego perchè: vero è che nelle zone archeologiche non si può edificatre per legge. Ma non mi dire che nessuno si è fatto scrupolo di edificare in zone archeologiche, in Italia. Il palazzinaro che deve fare la speculazione edilizia e il cui livello culturale, se siamo fortunati, è quello di un geometra, se ne frega se nella zona in cui deve edificare trova dei reperti. Non solo, se li porta a casa e li rivende al mercato nero, se qualcuno gli ha fatto capire che hanno valore.

 

Poi devi spiegarmi come la sensibilità culturale può essere "innata" :-) Se c'è una cosa che si apprende è proprio la cultura!

 

Oggi la cultura la si può apprendere gratis. On line. Su siti di università prestigiose a livello internazionale. Ma la pacchia durerà poco, sarà la solita democrazia per privilegiati, in futuro. Quindi se volete farvi una cultura approfittatene subito!...Intanto la scuola italiana non serve più a nulla. E' solo un gigantesco parcheggio per i più giovani. O meglio, a qualcosa serve: serve a distrarli dal futuro che la gerontocrazia autocratica ha preparato per loro e a convincerli che vivono nel migliore die mondi possibili. E' solo uno strumento di dominio.

Il futuro che è stato preparato per i giovani è: disoccupazione, povertà, abbassamento del tenore di vita, convivenza forzata nel ghetto con persone di etnie differenti, convinti di stare realizzando una società multiculturale (oltre al danno la beffa). Il plusvalore che verrà estorto loro sarà virtuale, dato che il capitale è immateriale e non c'è più valore derivante dal lavoro, in senso marxiano. E consisterà nel quantum di condizionamento da parte dei mezzi di comunicazione di massa. L'accesso al quale sarà sempre più costoso e più esclusivo.

In sostanza, ci saranno i soliti happy few che avranno i mezzi per appropriarsi del sapere e modellarlo secondo le loro esigenze, anche quello scientifico (perché la scienza avrà la sua oggettività e neutralità in questo piccolo mondo, ma chi l'adopera per i suoi fini è sempre l'uomo di potere, che non è mai neutrale). E ci sarà una massa di giovani derelitti, de-alfabetizzati, facilmente gestibili dai mass media, a cui si potrà far credere di tutto e il contrario di tutto. Anche di andare a piedi al polo Nord perchè nel loro paese di origine non c'è di che bere e mangiare, e che in realtà la terra in cui sono nati è sempre appartenuta ad altri che c'erano prima e che sono ritornati, per dire. O che l'ultimo profeta è stato Maometto e non Gesù. Nel paese dei maghi di Arcella e di Wanna Marchi, un giovane imam, bello e carismatico, potrà convincere i gay italiani di qualunque cosa voglia, se imparerà ad usare bene il mezzo.

E persuadere le donne italiane ad accettare la sharia...

Il processo è irreversibile ed è già cominciato: ci stanno impoverendo con la scusa di una crisi finanziaria che è stata solo una speculazione fallita da parte di grandi banche sulla pelle della gente comune. E molti si sentono in colpa, come se veramente fosse stata colpa loro, e sono convinti che devono tirarsi su le maniche. E in un meccanismo pavloviano di risposta masochista allo stimolo sadico della dittatura democratica dei "tecnici", i cittadini sono anche rassegnati, se non contenti di pagare più tasse a questa classe dirigente avidissima, cancro occulto in metastasi che produce continuamente debito pubblico con i costi delle sue auto blu, delle sue prebende, delle sue pensioni, dei suoi vitalizi, dei suoi inutili apparati. Una classe politica che continua ad autolegittimarsi con una legge ridicola ma molto efficace per conservare lo status quo, il famigerato "porcellum". Che continuerà a parcheggiare i giovani in scuole e università sempre più disastrate, spesso pericolose anche per la loro incolumità fisica, data la manutenzione impossibile dopo i "tagli lineari", e a lavargli il cervello con nozioni inutili, per la loro vita pratica. Non gli spiegheranno mai, per esempio, mentre studiano Kant, la composizione dei geni o la fisica quantistica, cos'è la sovranità monetaria. Tanto sono anni che i giornali ci hanno convinto che senza l'euro avremmo fatto la fine dell'Argentina. Intanto l'Argentina sta resuscitando, mentre il nostro futuro, nell'euro, è sempre più incerto...

I più dotati negli studi scientifici saranno costretti ad emigrare nelle università estere dove verranno usati per far crescere il paese che li ospita. Convinti dal politico di turno (che, giustamente, non si sogna nemmeno di lasciare il Belpaese o di farlo lasciare ai suoi figli laureati), convinto da questi che nel mondo globalizzato sta investendo sul suo futuro. In realtà è costretto ad emigrare, pur con tanto di titolo accademico, perché il politico non è stato in grado di offrirgli altre prospettive. Gli altri continueranno ad essere parcheggiati in strutture pubbliche o private con paghe irrisorie svolgendo mansioni che non hanno nulla a che fare con il loro titolo di studio.

Questo è l'università italiana: parcheggio ed ufficio (clandestino) di immigrazione per persone che non si sa dove collocare, perché si sono mangiati tutto e perché nei pochi posti disponibili hanno collocato il resto degli amici e dei parenti.

Se poi si può studiare gratis, on line, in università prestigiose, capite quanto ciò possa essere mortale per tanti politici, burocrati, apparati, raccomandati, professori "per caso"? Quante persone istruite che staranno sui coglioni e saranno socialmente ingestibili, perché potrebbero dire benissimo ai politici: andate voi all'estero e levatevi dalle palle! Pagare le tasse è bellissimo: cominciate a dare l'esempio!

Le pensioni non sono più retributive, ma contributive: rinunciate ai vitalizi! Non ci sono soldi per l'istruzione e la sanità? Bene, non ci sono nemmeno i soldi per il finanziamento pubblico dei partiti! Sull'economia ci avete raccontato e continuate a raccontarci un sacco di cazzate e anche sui diritti! Dovete scomparire dalla scena politica, voi e tutti i vostri discendenti per sette generazioni! Il redditometro sapete dove dovete ficcarvelo? Il massimo che vi possiamo concedere è: il multiculturalismo è il nostro futuro? allora venite a vivere voi nella stanza che avete preparato per noi, per Alì e Mustafà. Noi il multiculturalismo ce lo godiamo in televisione nelle vostre ville e nei vostri attici esclusivi. Mentre democraticamente il cameriere di colore ci serve un cocktail. Per provare poi più tardi la penetrazione culturale islamica su un bel letto a due piazze, sulla nostra pelle, anzi dentro. Ma con gioia, finalmente!

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Comincio a fare proseliti...E dimmi, una volta stampata questa cosa, che uso ne faresti?

Dopotutto, si tratta di un mio parto intellettuale...avrò pure il diritto di sapere no? ;-)

(scusate il piccolo OT ma cerco sempre di stabilire un contatto con i miei ammiratori)

p.s. per non offtopicizzare la discussione potete anche scrivermi in pvt, risponderò a tutti!

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@@akinori Il palazzinaro di cui parli è un delinquente... di ladri, assassini e stronzi il mondo è pieno, con o senza laurea/diploma. Per questo parlavo di sensibilità culturale che dovrebbe essere innata, e non di semplice cultura.

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Mi dispiace, @Fantom. In un sito gay posso concedere, in camera charitatis et pro missione, che l'omosessualità sia per qualcuno "innata". E' uno stratagemma paidetutico per edulcorare il problema dell'accettazione nei soggetti meno avvertiti.

Ma non potrò mai accettare, qui o altrove, che la cultura o la sensibilità culturale, siano innate. Queste, come tante altre cose (e ne ometto coscientemente certe, per opportunità politica) si acquisiscono. Con l'educazione.

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@@akinori per sensibilità culturale, non volevo dire la cultura ma COME QUESTA VIENE USATA, o come si avrebbe intenzione di usarla, indipendentemente dalle conoscenze acquisite (esempio: so che non posso fare concorrenza sleale, ma lo faccio lo stesso per interessi). Forse sta qui l'incomprensione.

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Forse l'incomprensione riguarda il concetto di innatismo, e mi sembra anche comprensibile...

Tanto la sensibilità quanto la cultura sono cose che si acquisiscono, attraverso l'esperienza e attraverso un processo educativo. Se neghiamo ciò, neghiamo ogni evoluzione spirituale dell'essere umano. Il fatto è che non mi meraviglierei nemmeno se si giungesse a tanto, visto lo stato disastroso in cui versa l'Istruzione in Italia. Penso che non ci sia molto altro da dire.

 

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Tanto la sensibilità quanto la cultura sono cose che si acquisiscono, attraverso l'esperienza e attraverso un processo educativo.
mi sa che ho sbagliato io a credere che fosse innata...
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AndrejMolov89

 Le università forniscono gli strumenti didattici per approfondire, ma come hai già ben notato, la sensibilità per capirli e saperli utilizzare è qualcosa che viene data e fornita attraverso un percorso educativo. L'educazione, l'inserimento nella vita culturale universitaria, la possibilità di discutere, di vedere dove sono sbagliate le proprie interpretazioni, sono necessarie per produrre non solo una persona di cultura, ma anche di una determinata sensibilità. Sono fatti integranti, che non si possono ridurre così facilmente. L'università è un modo per formarsi sia culturamente, ma anche "spiritualmente". Tu puoi conoscere la geologia del suolo campano, ma non puoi dimostrare nulla di ciò che sai, non potrai mai avere la sensibilità di un geologo che studia profondamente, discute animatamente e soprattutto sa come trattare la sua materia. 
 Invece, sono sempre convinto che il tuo discorso sia vero, ma non nel contesto in cui lo applichi: è vero qualora s'impara semplicemente una professione. Non si è un ingegnere, s'impara a riprodurre qualcosa. Si diventa "operai", nel senso che si applica metodicamente solo un processo produttivo, si diventa semplicemente persone in grado di fare qualcosa, senza la necessità di capirlo o altro, senza poterlo in un qualche modo rivoluzionare. Si tende semplicemente a diventare un ingranaggio in cui il pensiero critico su quanto si studia, si fa, non può esistere.
 Questo è il rischio di ridurre dei percorsi a semplici professioni. L'università è scollegata dalla vita pratica, bisogna colmare il gap, non dire che non è necessario il percorso educativo. Poi la gente delira credendo di sapere, sai. 
 

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  • 1 month later...

Io penso che tutta la pseudocultura globale contemporanea sia "scollegata dalla vita pratica". Questo "scollegamento" è arrivato quando abbiamo rinunciato alla nostra sussistenza diretta, e quindi al rapporto diretto con la Natura per nutrirci dei suoi frutti senza la mediazione di terzi macchinici specializzati (industria). Abbiamo tradito la terra.

E' lì l'origine dei nostri mali. Nietzsche lo capì, da visionario che era. E nel suo delirio (il delirio non è altro che la Verità del profeta) vaticinò il ritorno alla Terra (lo si legge nell'Also sprach). Dandoci un'indicazione fondamentale riguardo alla distruzione della metafisica (altro che Heidegger!) - ma anche, (cosa che è stata meno recepita dai suoi lettori e studiosi specialisti, che lo hanno disinnescato inserendolo negli annali filologici dell'Accademia)dandoci un'indicazione fondamentale sulla ricostruzione dell'umanità, intesa come consesso di esseri umani liberi, e non schiavi. Ed essere spiriti superiori, ovvero aristocratici, nella postmodernità, significa rifiutare le macchine, e farci noi stessi macchine nel nostro desiderio, ovvero diventare macchine desideranti innestate su un corpo sociale senza organi, così come il contadino, con il suo aratro e la sua zappa, era una macchina desiderante innestata sul corpo della sua terra...

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