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MAUS


Ainelif

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Condivido con voi uno dei miei fumetti preferiti: MAUS di Art Spiegelman.

 

E' un graphic novel, un fumetto oltretutto molto bello, con protagonisti animali anziché uomini, ambientato durante la Seconda guerra mondiale ed incentrato sulla tragedia dell'Olocausto, sulla base dei racconti del padre dell'autore, un sopravvissuto ad Auschwitz.

 

Ecco la trama:

 

 

A spezzare la narrazione delle vicende d'epoca nazista, si interpongono istantanee di vita quotidiana che mostrano il difficile rapporto tra Spiegelman e il padre: il padre reduce dagli orrori del nazismo, ha uno stile di vita impossibile che impone anche a chi gli sta intorno (raccoglie e conserva anche il filo di rame che trova per strada); il figlio all'apparenza menefreghista, è tormentato da un enorme senso di inadeguatezza di fronte a quanto passato dal genitore.

Tutto questo si trasforma, nel finale, in una sorta di autoanalisi dell'autore, che sperimenta appieno il significato di essere figlio di un deportato, mostrando come gli orrori patiti dai genitori si siano estesi anche alla generazione successiva.

La storia del giovane Art, un autore intenzionato a narrare la storia del padre, reduce dell'Olocausto, fa da cornice alle vere vicende centrali dell'opera, ovvero la narrazione dell'anziano padre di Art, Vladek, delle sue esperienze durante la seconda guerra mondiale.

I due fili narrativi, quello di Art e della fidanzata Françoise e quello delle vicende belliche, si intrecciano, creando una convivenza di passato e presente. Da un lato troviamo la memoria dell'Olocausto, che Spiegelman raccoglie da suo padre, ma anche un confronto generazionale tra Art, cresciuto negli Stati Uniti, dove il padre era emigrato alla fine del conflitto, in un clima sereno, quello degli anni sessanta, ed il padre, genitore di origine europea, dolce ma segnato dall'esperienza tragica vissuta.

La narrazione parte da un momento relativamente tranquillo della vita di Vladek, quando ancora giovane e spensierato si godeva i piaceri della vita, a Sosnowiec, in Polonia, dove era andato per visitare la sua famiglia.

Qui incontra presto Anja, una giovane ragazza ebrea del paese, e se ne innamora. Nello stesso tempo scoppia la guerra, e nel settembre del 1939 Vladek viene mandato al confine dove viene catturato dalla truppe nemiche. Da questo momento inizia una vita fatta di espedienti, di giornate passate in vari nascondigli, cercando cibo al mercato nero e vendendo e acquistando stoffe senza la tessera, resa un po' meno dura solo dalla notevole ricchezza della sua famiglia.

Dopo avere vagato alla ricerca di nascondigli sempre nuovi e sicuri, Vladek e Anja decidono di tentare di attraversare la frontiera per scampare al pericolo nazista. Traditi dagli stessi uomini che avevano chiesto denaro per farli arrivare in Ungheria, vengono intercettati e mandati entrambi al campo di concentramento di Auschwitz, dove Vladek trascorre un lungo periodo facendo lo stagnaio, poi il calzolaio ed infine quello che chiama lavoro sporco, i lavori pesanti, cercando sempre di aiutare il più possibile Anja.

 

L'opera è fortemente autobiografica. Spiegelman diventa egli stesso uno dei protagonisti dell'opera: il suo alter ego cartaceo porta il suo stesso nome, Art, ed è un giovane autore che decide di narrare la storia del padre Vladek, un ebreo reduce dei campi di concentramento, per poterla tramandare alle generazioni future, proprio la motivazione che ha spinto Spiegelman a narrare le vicende della propria famiglia.

I personaggi dell'opera sono rappresentati non in forma umana, bensì in quella animale, che caratterizza la loro posizione sociale, secondo una serie di metafore; per esempio, i protagonisti, gliebrei perseguitati, sono rappresentati da dei topi (Maus in lingua tedesca significa proprio "topo"), e sono contrapposti ai nazisti tedeschi dipinti come gatti; i francesi partigiani diventano rane, i polacchi maiali, gli americani cani e così via.

Nello stesso libro, all'inizio del 1º capitolo della 2ª parte, Spiegelman esprime direttamente al lettore i suoi dubbi ed i problemi affrontati circa la realizzazione del suo ambizioso progetto, come la paura di non rispettare le tante vittime dell'Olocausto con un'opera forse inadeguata, al di là della difficoltà tecnica della realizzazione.

Ciononostante, il libro ebbe un grandissimo successo, tanto da vincere lo Special Award del Premio Pulitzer. Ottenne un forte apprezzamento di critica e pubblico in tutto il mondo, anche come riconoscimento di un immane lavoro di illustratore e scrittore, attività svolte fin dagli anni Settanta.

 

250px-Maus.jpg

 

E' commovente e molto triste, ve lo consiglio.

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L'ho letto e riletto varie volte :)

La parte che mi ha più colpito è la narrazione

del pessimo rapporto padre-figlio; più ancora

della descrizione della Shoah...

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