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Cronache d'Amore al Tempo della Guerra Civile


Ainelif

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Leonardo è un giovane italiano della Bassa arruolatosi nelle Brigate Internazionali a sostegno della causa repubblicana in Spagna, per mostrare in campo le sue capacità di convinto antifascista e di democratico, anche per allontanarsi qualche tempo dal regime di Mussolini.

 

 

La mattina era fredda in quel giorno di febbraio dell'anno 1937, i campi e il paesaggio circostante erano ricoperti da un lievissimo manto nevoso, il cielo nuvoloso dal quale scendeva una pioggerella fastidiosa e gelida che impediva agli occhi di guardare all'orizzonte confuso e nebbioso, l'Esercito Popolare Repubblicano del colonnello Lacalle aveva arginato l'offensiva franchista della Legione straniera spagnola sul fiume Jarama, Leonardo era armato e stava avanzando sulla riva del fiume tra la vegetazione con il gruppo dei brigatisti internazionali, uno dei quali urlò di posizionarsi dietro a cespugli e alberi di fronte all'acqua e così tutti gli altri fecero, Leonardo era impreparato, non aveva mai combattuto in vita sua anche se sapeva maneggiare con cura le armi come la mitragliatrice che gli rifilarono in quel momento, la posizionò tra i rami del cespuglio e la puntò verso la riva opposta del Jarama e attese.

 

 

Il freddo gli spaccava le vene, non era coperto abbastanza, le divise erano sgualcite e rovinate, le scarpe lasciavano entrare neve e acqua cosicché aveva perso sensibilità ai piedi, smise di pensare al dolore e alla fatica quando sentì sparare e urlare ordini, dalla riva opposta qualcuno aveva iniziato a sparare addosso a loro, vide le prime forme umane e cominciò a sua volte a fare forza sulla mitragliatrice sparando a più non posso, qualche sagoma cadde, altre si nascosero dietro ad alberi, altre ancora indietreggiarono. Finì tutto, ritornò il silenzio, un altro del loro gruppo guardando in alto indicando con l'indice ululò "Dal cielo! DAL CIELO!" pochi secondi dopo passarono decine di aeroplani che sganciarono bombe su quelle postazioni, spruzzi d'acqua e neve ed onde d'urto travolsero Leonardo che cadde a terra con un tonfo e sbattè contro il tronco d'un albero e svenne...

 

 

Riaprendo gli occhi il giovane soldato sentiva ancora esplosioni e botti e un odore acre di benzina, si rialzò lentamente dal suolo, si guardò intorno, non c'era più nessuno, poi quando i fumi provocati dalle esplosioni si diradarono comparvero quattro figure indefinite davanti a lui che poi divennero ben visibili, tre soldati della Legione straniera di Franco gli puntarono addosso i fucili urlando qualcosa, in lontananza sentì una frase "Allontanati da lì" Leonardo non perse tempo e corse dalla parte opposta dei tre franchisti...i quali vennero colti da una bomba a mano che esplose sotto ai loro occhi con un fragore immenso.

Improvvisamente si sentì strattonare, tirato per l'uniforme da un uomo, o meglio guardandolo meglio correndo verso postazioni amiche, un ragazzo, giacca di pelle nera-marroncina, visto di profilo aveva uno sguardo fiero, più basso di Leonardo ma decisamente più massiccio, capelli corti e a certi tratti rasati ma non troppo, volto quasi stupendo.

 

 

Lo sconosciuto portò Leo nelle retrovie alleate, dov'erano allestite campi e ospedali militari, tutt'attorno si respirava l'odore acre di carburante e le nebbioline di fumi e gas lasciati da esplosioni e scontri. Leo si sentiva debole, fu trasportato zoppicando nella camerata di pronto soccorso più vicina, steso sul letto come un bambino dallo sconosciuto questi strappò un pantalone e vide la sua gamba nuda, con una ferita immensa al ginocchio, il sangue fuoriusciva ancora, e se non si fosse intervenuti sarebbe finita in cancrena con relativa gamba da amputare. Chiamò un medico, e accorse con qualche assistente, gli bendarono la gamba, con operazioni chirurgiche abbastanza truculente riuscirono a salvargliela ed evitargli una tortura come quella di tagliargli un arto. Dopo dolori e patimenti, Leo stremato si addormentò.

 

 

Si sentiva qualche allarme antiaereo in lontananza, nella camerata c'era un silenzio tombale, tutti dormivano, pure il guardiano del turno notturno si era appisolato sulla sedia non riuscendo a rimanere sveglio a quel gelo.

Leo sognò, sognò delle Camicie Nere che di notte avevano riempito di botte sua madre e suo padre, un decennio prima, rivisse quei momenti, era piccolissimo, da ferventi antifascisti non avevano mai avuto timore a mostrarlo e dichiararlo in pubblico, e questo gli costò molto, una sera una decina di questi individui bussò alla porta della dimora del padre di Leo e lo incitarono a scendere ed uscire, detto fatto fu malmenato e gettato privo di forze in un campo di grano, e la madre violentata e anch'ella brutalmente picchiata, l'unico loro crimine era stato di non concordare con il regime, di non accettare famiglie da allevamento, il colonialismo e una presunta romanità.

 

 

Leo si svegliò di soprassalto, vedeva attorno a sé solo buio e qualche luce soffusa distante, non sapeva che ore fossero, si guardò intorno, confuso, da quanto era in quel letto? La gamba non era più molto dolorante, non faticò ad alzarsi dal letto e si vestì. Ricordava il bel sconosciuto che l'aveva salvato, l'aveva condotto ferito nel dormitorio del campo, gli era debitore, non sapeva nemmeno chi potesse essere, ma nell'istante che lo vide sul campo di battaglia la sua immagine ormai fotografata nella mente non riuscì in nessun modo a cancellarla, allora cercò semplicemente di pensarci il meno possibile, ora era intenzionato a ritornare al fronte, recuperando le sue armi tolte una volta giunto al campo. Evitando guardie riuscì ad entrare nel magazzino delle munizioni, l'ambiente era appestato dall'odore nauseante di nafta, Leo non ci badò, doveva recuperare il fucile o se possibile fregare un'arma simile dal deposito ed allontanarsi all'alba del giorno dopo verso Madrid sul primo camion di rifornimenti e arruolati.

Controllò in molti scomparti e scaffali di ferro, nessuna traccia del suo fucile, afferrò una mitragliatrice ancora carica e senza pensarci due volte camminò velocemente verso l'uscita, ma si scontrò contro una figura oscura "Attento!" gridò Leo (parlava abbastanza bene lo spagnolo ormai essendo in territorio iberico da più di un anno), si fermò, fissò la figura più sotto la poca luce dell'unica lampada accesa del deposito, riconobbe la voce "Chi si rivede! Come sei frettoloso e ansioso, noto che ti sei rimesso in forze" disse, era lo sconosciuto, il bello sconosciuto che aveva tentato di rimuovere dalla testa, e coincidenza l'ha ricontrato andandogli addosso. Leo mugugnì "Eh già, sto meglio, ora se vuoi scusarmi devo scappare..." lo sconosciuto lo frenò "Cosa cerchi qui?" Leo lo riguardò, non c'era dubbio, era stupendo, gli occhi faticavano a guardare quella figura così bella, pensava che non aveva senso quello che stava sentendo e che avesse una fissazione per un maschio. "Scusa, non voglio strapparti le parole di bocca, pensavo mi fossi un minimo riconoscente per averti salvato il culo al fiume..." continuò lo sconosciuto, "...il mio nome comunque è David...il tuo? Se ce l'hai?" Leo si fece forza a parlare "Leonardo...sì ti ringrazio per avermi salvato il culo al fiume" il tono quasi sarcastico di Leo divertì e fece sorridere David "Cerco il mio fucile" disse infine Leo, e David si girò e afferrò qualcosa e lo porse al ragazzo "Questo per caso?", "Sì" rispose Leo "Incredibile! Dove accidenti l'hai trovato?" David sospirò "Te l'ho preso di fianco al letto nel quale dormivi, non sono un ladro tranquillo, in realtà ti ho visto molto agguerrito in battaglia, immaginavo non riuscissi a stare senza la tua arma..." poi ricontinuò "...e sapevo che saresti venuto a cercarla qui" queste ultime parole sorpresero Leo ma allo stesso tempo lo fecero sentire bene, cosa significava? "Che intendi dire?" "Beh intendo dire che se l'avessi lasciata dov'era te ne saresti andato senza nemmeno salutarmi..." rispose David "Sai, dispiace sempre di più quando qualche coetaneo ti muore davanti senza prima aver combattuto abbastanza, e anche se sei agguerrito si vede che sei un principiante e non sei nemmeno di qui, e forse nemmeno spagnolo...di dove se posso saperlo?" "Italiano, del settentrione.." David annuì avendo capito pressapoco "Io sono della mia amata Barcellona, un catalano molto agguerrito..." rise "...ho ventidue anni, tu?" Leo ora era meno imbarazzato e dalla parola più facile "Venti", David disse "Sì sì non c'è che dire, siamo proprio coetanei, anche tu arruolato nelle Brigate? Sì vedo la stella sulla tua uniforme, anche io" e sorrise di nuovo. Quel sorriso riscaldò il cuore di Leo, non era mai stato abituato a qualcuno che si interessasse così a lui, qualcuno di così bello poi! Cercò un'altra volta di levarsi dalla testa pensieri del genere, ovviamente invano. "Intendi partire domattina vero?" "Sì, sarebbe diciamo la mia idea, vado a rinforzare le file difensive della capitale, comunque grazie a preoccuparti per me, sei gentile, e non è molto sentita la gentilezza tra uomini" David gli diede una pacca sulla spalla "Perché non dovrebbe esserci? Che stupide queste opinioni!" e assunse un tono più serio per poi cambiare discorso "Hai dormito e riposato quasi due giorni, e tra poco sorgerà il sole sul terzo dì! Volevo proporti di seguirmi sul primo treno per Valencia, ho sentito che di recente i navigli tedeschi hanno bombardato il porto e numerose navi mercantili e navi amiche. Ti uniresti a me?" Leo era perplesso, perché avrebbe dovuto accettare l'invito di qualcuno che effettivamente sarebbe potuto essere chiunque? Ma gli aveva salvato la vita, e non era cosa da poco e accettò con maggiore contentezza di David nell'avere un nuovo "amico" di lotta nella guerra civile, prima di uscire insieme dal deposito senza essere visti da nessuno, David si mise un basco rosso e si accese una sigaretta e mise un braccio attorno al collo di Leo. Alla stazione ferroviaria adibita ad arrivi per scopi militari, un camion li caricò e iniziò la sua corsa verso Valencia, sulla costa.

 

 

Dopo qualche ora di viaggio si fermarono per dormire in una casupola diretta da anziani che avevano dato la propria disponibilità ai combattenti repubblicani di dormire nel proprio ostello campagnolo, di notte toccò proprio un turno a Leo. Il piccolo paesino di quattro case era in totale in tranquillità quando si sentirono urla e grida e delle esplosioni, una molto vicina a dov'era Leo, che vide un'intera casa crollare su se stessa, degli spari di qualche cannone contraereo che fece fuori due caccia bombardieri ma fu poi distrutto dalle mitragliate incessanti che colpirono pure l'ostello e molti soldati dormienti persero la vita, Leo si sentì morire dentro immaginando il cadavere di David, e non si perse d'animo nel correre dentro all'ostello in fase di cedimento, mobili e letti sconquassati, qualcuno lo toccò da dietro, Leo si girò e vide David e il suo umore migliorò di colpo e lo abbracciò dicendo "Non mi sarei mai perdonato di non riuscire a sdebitarmi con te, non in un'occasione come questa" David alle parole di Leo quasi arrossì anche se non lo diede a vedere, si vestì in fretta e furia, e corsero in strada e poi nella campagna, mentre il paesino in lontananza cominciava ad arrossarsi sempre di più, era scoppiato un incendio.

 

 

Ad un certo punto correndo e camminando velocemente tra l'erba alta bagnata in un campo, i due si scambiarono un gesto con le mani che sembrava quasi una stretta da compagni innamorati, entrambi le ritrassero quasi disgustati e proseguirono il cammino fingendo di nulla. "Sai, io non accettando questi fatti sono scappato di casa e mi sono arruolato nell'esercito governativo" disse ad un certo punto David "Mio padre, latifondista e sostenitore dell'insurrezione falangista in Marocco, mi ha diseredato e mi ha considerato un disonore familiare nel sostenere i "delinquenti rossi", così sono scappato da casa, mia madre morì quando ero molto piccolo, e lei non avrebbe mai accettato che un figlio venisse quasi costretto a scappare perché non accetta una dittatura, io non appoggio i rossi, io appoggio la democrazia e la libertà!" "Io...io sono completamente d'accordo con te David" poi ci fu silenzio e proseguirono per un tratto vicino a canali ghiacciati e zone palustri. David era più coperto con più di indumenti bellici e stracci, c'erano poche case e segni di vita in quella zona, Leo si sentiva di nuovo stanco, e il dolore alla gamba si stava facendo risentire, si fermò e appoggiò ad una grossa quercia "Io non ce la faccio per ora, vai avanti tu David" con sguardo sconsolato "Oh no, io ho deciso di venire quaggiù con te, e ce ne andremo insieme, non ti lascio di certo qui da solo" e si fermò anche lui vicino all'albero, in una punto esente da pozzanghere ed erba.

 

 

Leo tremava di freddo, stava alzandosi la nebbia, "Credo che alla costa manchi ancora qualche ottantina di kilometri..." la voce però si spense per il sonno inflittogli dal gelo che mano a mano che la notte riscendeva esso saliva. David si avvicinò e si risiedette vicino a Leo, sotto il grosso tronco della quercia centenaria, si tolse indumenti e la sciarpa e li mise intorno al suo collo e al suo torace, Leo si risvegliò dal dormiveglia nel quale era e con occhi socchiusi notò David che gli accarezzava i capelli, la fronte e il collo e gli rimaneva abbracciato in indumenti che tutti insieme potevano frenare il gelo. Leo era paralizzato dall'eccitazione, sentiva un desiderio irrefrenabile improvviso, come se fosse stato represso o sepolto da troppo tempo, e ora era incontenibile, come una diga che sta per essere devastata dalle acque che poco prima a malapena fermava. Sentì il suo coso là sotto che si dimenava, lo sentiva crescere sempre di più, aveva voglia, una voglia "strana", aprì gli occhi e infilò il braccio attorno al collo e alle spalle di David, il quale riaprì a sua volta gli occhi e lo fissò, con aria impassibile, in attesa del suo primo passo, Leo non riusciva più a fermarsi, non sapeva cosa stava per fare, non voleva saperlo, gli tirò leggermente i capelli all'estremità spingendolo dolcemente contro il tronco, toccò il pacco di David col suo, entrambi duri come il marmo, Leo non perse più tempo, si avventò sulla sua bocca, aprendola con forza con la lingua, dimenandosi come un pesce appena pescato, nel suo palato, le due lingue si avvolgevano con sintonia ed armonia perfetta, un po' di bava qua e là, e le due bocche furono in simbiosi totale, un bacio che durò secondi? Minuti? Ore? Nessuno dei due sapeva nulla, ma a Leo e a David piaceva, eccome se piaceva, non si fermarono o rallentarono, divennero sempre più aggressivi e "agguerriti" anche in questo, si spogliarono di indumenti rimanendo nelle coperte di vestiti e rimasero nudi e protetti dal freddo glaciale, e si riscaldarono leccandosi le forme scultoree dei fisici, i capezzoli, l'addome, i pettorali, i pacchi strabordanti e di pietra e le bocche perennemente aperte sempre vogliose ed in cerca della bocca reciproca da riempire di coccole e amore, sì forse quello era qualcosa di più che semplice attrazione fisica momentanea, non potevano saperlo, forse sì, forse no.

Dormirono l'uno sull'altro, abbracciati teneramente, incuranti della notte gelida...i primi raggi di sole all'alba svegliarono per primo Leo, che dovette ancora rendersi conto di quello che era successo il giorno prima, e il suo cuore batteva il doppio del normale, era felice, sentiva una bella sensazione, era innamorato.

Leo strusciò il naso e la bocca sulla guancia di David, che si svegliò ancora rintontito dal sonno e baciò sulla bocca Leo sorridendogli, il ragazzo era alle stelle gli mordicchiò l'orecchio e sussurrò "Mi sa che forse sento qualcosa di più che una semplice amicizia..." David lo afferrò per il viso e il colletto e lo sbattè sempre contro il tronco e ricominciò a limonarlo sapientemente, poi una passò a massaggiargli il pacco, Leo lo frenò "Piccolo non vorrei mai fermarti, ma credo che dovremmo andare.." David arrossì e annuì "Hai ragione, vestiamoci" una volta in piedi e di nuovo in marcia David continuò "Sai, non credevo mi piacessi a tal punto, sono imbarazzato, certi impulsi dovrebbero rimanere solo nella nostra testa..." i due si guardarono e scoppiarono in una sonora risata e raggiunsero la costa.

 

 

Valencia era stata in precedenza bombardata dai navigli italo-tedeschi, le forze nazionaliste non avrebbero tardato ad assediarla nuovamente, i ragazzi superarono i primi centri abitati con molte case diroccate e in rovina, giunsero infine nel centro città dove sventolavano bandiere della Catalunya, e un edificio lanciava volantini che incitavano la cittadinanza ad arruolarsi e sostenere il governo repubblicano, David raccolse qualche foglio e lo lesse "I governi reazionari finanziano l'oppressione fascista nella nostra amata Spagna" alzò lo sguardo su Leo "Tutti qui finanziano ed appoggiano qualcuno per trionfare sull'altro, il rivale, il nemico acerrimo da annientare...comincio a dubitare del vero senso di tutto questo, non credi anche tu?" Leo prese il foglio in mano a David gli diede una rapida occhiata e rispose "Sono giovane, volevo dimostrare qualcosa a me stesso, combattere per una giusta causa, ma faccia a faccia con la morte mi ha fatto capire di non essere portato né per la guerra né per odio verso qualcuno, sostengo la democrazia, ma la democrazia non la si dovrebbe mai imporre col sangue..." si fermò un attimo e poi ricontinuò scrutando il porto e il mare all'orizzonte "...David ho conosciuto te, non è qualcosa di passeggero o una botta provocata da qualche bomba, mi sono completamente infatuato di te, sono in estasi e mi sento davvero vivo solo ora, da quando siamo insieme, rabbrividisco di gioia...non so spiegarlo, e dunque mi chiedo, perché immergersi in lotte che potrebbero non riguardarci?" Leo sfiorò la mano di David con un tocco e una coscia avvicinandosi, ma questi lo fermò "Vieni, andiamo sulla spiaggia" e i due ci andarono e continuarono a parlare sdraiati o seduti sulle rive del Mediterraneo "Anche io mi sono infatuato di te Leo, credo di adorarti senza un motivo, e comincio a credere di non poter continuare qualcosa ora senza la tua presenza, fino ad una settimana fa nemmeno sapevo della tua esistenza, non provavo sensazioni del genere per degli uomini! Ho sempre tentato e cercato di pensare a donne, per costruirmi una famiglia, avere una prole e quant'altro serve per un buon posto sociale in questo mondo...poi sei arrivato tu, indisponente, accidentalmente mi hai colpito, e non sono riuscito a distogliere il mio sguardo da te Leo, Leo..." le parole di David si persero nel vuoto, faticava a parlare, era troppo eccitato, troppo contento, troppo emozionato, sensazioni tutte troppo dirompenti che sommate provocano debolezza e vulnerabilità, Leo lo zittì e lo baciò con forza sulla bocca, rimasero a lungo così, sulla spiaggia deserta col sole in alto in cielo. "Andiamocene David" questi guardò Leo incredulo "E dove?" "Via" rispose Leo "Via da qui, via da tutto, cerchiamo di raggiungere collegamenti ferroviari integri fino a Barcellona o Lisbona, andiamocene David, dove vuoi tu, liberi di andare dove vogliamo insieme, non me la sento di separarmi da te, non me la sento proprio, ero solo qui prima, ora ho qualcuno, non credo di volerti lasciare scappare" sorrise compiaciuto ma con un po' di malinconia negli occhi tristi, David divenne pensieroso, dopo qualche minuto di silenzio lo riguardò dicendo "Andiamo!" Leo chiese "Dove?" David rispose "Dovunque saremo di liberi di andare, insieme" Leo arrossì, non riuscì più a contenersi, si spogliò e spogliò David e lo spinse a tuffarsi in acqua, nudi fecero l'amore, tra le onde spumeggianti, senza che nessuno se ne accorgesse, un amore passionale, più forte di qualsiasi esperienza sessuale senza sentimento, Leo adorava sentirsi avvolto dalle braccia di David, solo più possente di lui, si sentiva protetto, sicuro e apprezzato, ne era innamorato.

 

 

Il giorno dopo partirono col primo treno verso Barcellona, il viaggio fu molto lungo e stancante, ma arrivarono a destinazione, era ormai arrivato marzo, la primavera era alle porte, e nella capitale catalana si respirava aria rivoluzionaria ed ottimistica per l'andamento della guerra, ma a David e a Leo non importava molto, dovevano aspettare qualche giorno affinché David recuperasse qualche oro di famiglia e ripartisse con Leo, ma una mattina, David ritardò e Leo si preoccupò abbastanza, tantoché si diresse nella zona industriale a cercarlo e finì in una rissa tra operai, nella quale ci era finito pure il suo David, diverbi e posizioni diverse politicamente avevano portato allo scontro corpo a corpo, fortunatamente non ci fu nulla di rotto, solo tante botte, Leo corse incontro a David a terra sanguinante "Sei impazzito?!? Cosa ti è saltato in testa? Cosa diamine volevi dimostrare?" David quasi rise per sdrammatizzare la sua condizione "Cucciolo, stai calmo, è tutto a posto" Leo dubbioso gli rispose "Non mi pare" e gli diede una botta sul petto "Sei un lurido stronzo! Stavo per morire di paura, vederti qui a terra sanguinante, David sei uno stronzo di merda!" lo portarono su una barella con altri operai all'ospedale più vicino, David prima di passare sotto cure mediche disse a Leo "Ora siamo pari" e gli mandò un bacio.

 

 

Leo nei giorni seguenti fu in ansia e in preoccupazione, e se le ferite che aveva riportato erano gravi? Subito dopo pensò "Cazzo, che donnina che sono, preoccuparmi come una mamma per le ferite di un ragazzo" poi smise di pensare, non sapeva più nulla, non sapeva più cosa fosse giusto o sbagliato, quel maschietto gli aveva smosso le fondamenta della sua patetica esistenza di essere umano, giovane e irresponsabile.

David, rimessosi dall'ospedale, "non ebbe pietà" per Leo, nella casetta nella quale convivevano nella zona del porto, prima di una futura partenza, al pomeriggio bussò alla porta e fece una sorpresa a Leo, saltandogli letteralmente addosso, infilando la lingua in ogni orifizio possibile del ragazzo, provocandogli orgasmi colossali sul piccolo letto nel quale si stava riposando, David lo prese per le spalle "Ora non mi scappi più, te la faccio pagare" disse ridendo, il salsiccione duro del giovane catalano si infilò come un filo in un ago tra le chiappe di Leo, i suoi lamenti di godimento arraparono David che spinse più forte e si afferrò ai suoi capezzoli attorcigliando braccia e gambe a lui, come se fossero una cosa sola, baciandolo di tanto in tanto sulla bocca e sul collo, il tutto durò mezza giornata, senza quasi nessuna sosta o riposo, la notte dormirono accoccolati insieme per poi svegliarsi presto e partire verso la Francia superando il confine e traendosi in salvo dalla Guerra Civile...

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