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Storia della lotta omosessuale


Wizzis

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Ho da poco finito di rivedere per la quattrocentesima volta Milk.

Per chi non lo conoscesse è il film che descrive gli ultimi anni di Harvey Milk, il gay che ha praticamente dato il via al movimento LGBT. Davvero un film che merita di essere visto.

 

Ogni volta che lo vedo mi sento più attivista di quel che non sono xD

Mi sento parte di un movimento e mi sento orgoglioso di essere uno dei figli spirituali delle ragazze di Stonewall.

 

Ok ora tralasciando l'attimo di fomento veniamo alla riflessione:

 

Trovo molto simile la storia del movimento LGBT e di Milk con quella del movimento dei neri di M. L. King e la domanda sorge spontanea. Perché tutti conoscono M. L. King e nessuno Milk?

 

Entrambi martiri, entrambi politici dei diritti civili per minoranze. Stesso periodo (King '68, Milk '78).

Non solo a Milk non è stato dedicato nessun capitolo nei libri di storia, almeno fino a quelli liceali, ma neanche all'intero movimento. Quanti di voi hanno mai sentito parlare dei moti di Stonewall fuori dai circoli gay? Anzi scommetto che anche molti gay non ne abbiano mai sentito parlare.

E fuori dall'ambiente scolastico, comunque non si trova nulla, filmografia scarsa, letteratura inesistente e venduta solo in luoghi appositi.

 

Ma le nostre lotte sono state davvero di serie b?

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Forse le nostre lotte considerate di serie B perché anche molti omosessuali le considerano di serie B.

 

Secondo me è colpa di omosessuali del tipo Scalfarotto, Mancuso o Concia se le nostre rivendicazioni sono considerate secondarie, loro stessi hanno anteposto gli interessi del loro partito alla gravità della discriminazione che le persone omosessuali, bisessuali e transessuali subiscono ogni giorno.

 

Noi, più che di un Martin Luther King, avremmo bisogno delle Black Panther.

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Forse la colpa è nostra.

" ma si, abbiamo le disco, abbiamo Grindr, perchè scendere in piazza?"

E così tutto ciò che si è fatto in passato tende a scolorirsi fino a scomparire.

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Oh, ma insomma! :D

Non è vero che non scendiamo in piazza!

Siamo meno di quelli che potremmo essere:

ma sono sicuro che anche i Neri e le Donne

non erano affatto compatti.

 

L'unica differenza tra noi e loro è che siamo troppo rispettosi

dei "krumiri" e che ci sforziamo di replicare alle critiche interne:

questo perché - a causa di internet - parliamo con tutti

e non solo con quelli realmente interessati come capita a frequentare i Circoli.

 

Immaginate se le Femministe negli anni '70

avessero scritto su un forum al femminile

in cui scrivevano anche le suore e le casalinghe disperate:

sarebbe stato un flame continuo.

 

D'altra parte Internet permette anche a tutti di raggiungere informazioni

sulla storia delle nostre battaglie che erano ardue da reperire per un gay degli anni '80.

E la scuola... beh, la scuola non mi pare il luogo giusto per sviluppare coscienza politica.

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Noi abbiamo un problema in più rispetto ai Neri e alle Donne:

noi dobbiamo prima di tutto accettare di uscire allo scoperto per combattere le nostre battaglie.

 

Negli anni 70 un nero non aveva bisogno di dichiararsi nero, come una donna non aveva bisogno di rivelare di essere donna.

 

Noi gay, per fare attivismo, dobbiamo innanzitutto rivelarci al mondo, cosa che presuppone l'essersi accettati e l'essersi stufati di vivere nell'ombra (e ciò comporta un gran dispendio di energie interiori e anche, in molti casi, di parecchio tempo).

Edited by wasabi
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Stesso periodo (King '68, Milk '78).

 

 

puntualizzazione: non si tratta proprio dello stesso periodo

l'emancipazione omosessuale, o la lotta per i diritti dei gay, è una "fase due" rispetto al femminismo e, come forse ho già scritto in qualche altro topic, a mio avviso non poteva essere diversamente e le due cose sono strettamente legate

è il femminismo che ri-scoprendo un'identità femminile non schiacciata in un ambito puramente familiare e procreativo ha riaperto la questione dell'identità maschile ed in generale dell'omosessualità, sia femminile che maschile

il femminismo è figlio del '68, in quei 10 anni ha avuto modo di svilupparsi e prendere coscienza di sé, per aprire poi la strada ai movimenti LGBT

o almeno questa è quello che, seppur in età molto giovanile, mi sembra di aver in parte visto e (molto poco) vissuto :awk:

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Fabio Castorino

Martin Luther King ha rappresentato il compimento della lotta per i diritti dei neri, mentre Milk rappresenta l'alba del movimento gay. Movimenti per i diritti dei neri esistevano negli USA già dalla prima metà dell'Ottocento, e nacquero per battersi contro la schiavitù. Milk è paragonabile a questi primi pionieri, non a MLK, che ha ottenuto l'uguaglianza legale e giuridica dei neri rispetto i bianchi con la fine della segregazione razziale e del divieto di matrimoni inter-razziali. L'uguaglianza giuridica tra etero e gay, con la legalizzazione del matrimonio omosex in tutti gli USA, avverrà nei prossimi anni, quando comunque saranno pasati alcuni decenni dalla la morte di Milk.

 

Poi è chiaro che la differenza tra comunità gay e comunità nera è enorme, in quanto la comunità nera esiste naturalmente tramite la riproduzione, mentre la comunità gay deve essere costruita, unendo persone che l'omofobia tende ad isolare le une dalle altre. La difficoltà ulteriore dei gay rispetto alle minoranze etniche è che la discriminazione omofoba distrugge la comunità GLBT, e quindi prima di iniziare a lottare per i propri diritti bisogna costruire la comunità.

Edited by Fabio Castorino
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Partendo dalla giustezza delle osservazioni già fatte, ragiono - perché?

 

Sicuramente per realizzare delle rivendicazioni civili bisogna che prima i discriminati si identifichino in un gruppo. I neri si chiamano tra loro "fratelli" per il colore della pelle, ma se ci trasferiamo in Africa scopriremo che questo evidente termine identificativo sciama e allora ci accorgeremmo che uno Zulu non si definirebbe mai fratello di un bantu, peggio che mai un Hutu si mischierebbe a un Tutsi e così via.. Il caso delle donne, invece, offre un'identificazione sessuale, la quale è la stessa in tutto il mondo. Questo facilita una rivendicazione globale dei diritti delle donne.

Seguendo questo ragionamento diventa fondamentale un minimo comune denominatore per determinare l'identità statutaria di un gruppo sociale e le conseguenti rivendicazioni.

 

L'omosessualità è l'unico termine identificativo certo del gruppo lgbt. L'omosessuale ugandese rivendica il diritto di amare un essere umano dello stesso sesso come un gay italiano. Entrambi formulano rivendicazioni simili avendo in comune l'oggetto della discriminazione. In tal senso la L e la G della sigla lgbt formano un unico gruppo accomunato da una chiara preferenza sessuale. Già le caratteristiche cambiano con la T, in quanto si parla di una "disforia di genere" da ricondurre nel proprio alveo "naturale". La B, poi, è per sua natura impossibile da identificare in un gruppo omogeneo e spesso l'ambiguità del suo comportamento ha fornito argomentazioni a quanti ancora oggi negano un'identità sessuale certa agli omosessuali.

 

In tal senso il proliferare delle lettere nell'acronimo lgbt a parer mio peggiora l'identificazione del gruppo, trasformandolo in un calderone di sfumature sessuali. Rendendo sempre più difficile un unico sforzo per rivendicare diritti civili propri all'omosessualità. La rivoluzione Queer è sacrosanta, ma si tratta di una diversa rivendicazione. Cioè, la caratteristica che accomuna i gay di tutto il mondo è "essere attratti dallo stesso sesso", non la preferenza o gusto sessuale. Un gay non è tale perché incline alla pederastia o al sadomasochismo o perché gli piace essere legato o quant'altro.

 

Etero e omo sessuali in tal senso sono uguali - sono accomunati da una chiara inclinazione sessuale che poi può sfumare in mille altre. Entrambi aspirano a formare una coppia con cui condividere il letto. Che poi il concetto di coppia esista o meno è un'altra questione. Questo tratto identificativo ha dato corpo ad un'unica rivendicazione che a sua volta ha reso possibile l'unità di una minoranza sociale. Credo che questo sia stato uno step fondamentale per il successo politico del movimento lgbt.

 

Quindi, seguendo questo ragionamento, non è una questione di omofobia se le lotte lgbt non sono riconosciute in termini storici. Il punto è che c'è voluto del tempo perché l'identità sociale si coagulasse intorno a rivendicazioni comuni. Oggi gli omosessuali chiedono l'estensione del concetto di famiglia anche per loro. Su questo tema verrà riletta tutta la storia della lotta lgbt. Prima era impossibile farlo perché non si capiva cosa chiedesse il movimento.

 

Cioè, Stonewall era più che altro la richiesta di esistere di un gruppo eterogeneo di persone dalle preferenze sessuali "diverse", tra cui gli omosessuali. Oggi, sempre seguendo il mio ragionamento, la L e la G si sono scisse dal resto dell'acronimo. Pur non dimenticandosene, ora marciano per la loro strada. Credo che certi distingui anche sui vari GayPride, nascano proprio da questa nuova coscienza di sé.

 

Per dire, anche questo intimo bisogno di fare coming out, non è forse la richiesta ufficiale di entrare in un determinato gruppo sociale? Significa dunque che un omosessuale si riconosce nei tratti "somatici" propagandati dal movimento lgbt. Prima era più che altro una "confessione" che non portava da nessuna parte. Si entrava semplicemente in un limbo che confondeva il gay tra i mille rivoli della sessualità umana. Una prospettiva che spaventava più di rassicurare il povero disgraziato di turno.

 

Io che sono bisessuale, ad esempio, frequento un circolo omosessuale ma non mi ci riconosco per niente e francamente di fare CO non ci penso proprio. E questo non vuol dire che vivo reprimendo la mia inclinazione sessuale. Faccio quello che voglio in piena sintonia con la caratteristica individualista di ogni B del pianeta terra. In tal senso le B non saranno mai un gruppo sociale, come le T del resto, perché non tendono a relazionarsi fra loro. Non formano gruppo.

 

In finale credo che gli omosessuali facciano bene a proseguire per la loro strada e avranno la mia stima e partecipazione fin a quando non mi cacceranno perché appagati nelle loro rivendicazioni, orgogliosi della loro lotta che si leggerà nei libri di storia, mi riterranno un elemento d'instabilità morale e civile.

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Invece io penso che la rivoluzione Queer sia il naturale proseguimento dell'orgoglio che muove le rivendicazione dei solo omosessuali, proprio perché l'orgoglio che si rivendica non è l'orgoglio di conformarsi ai modelli sociali dominanti, ma l'orgoglio di essere ciò che ci si sente di essere, aldilà del modelli di genere e di ruolo.

 

Io non mi sento distaccato nelle mie rivendicazioni da un transessuale, da un travestito o da un bisessuale, perché le nostre diverse aspirazioni passano da una rivendicazione che abbiamo comune: che la nostra ricerca della felicità non venga ostacolata da modelli dominanti

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Allora voi dite che non c'è spazio nei libri di storia per la nostra rivoluzione perché non è conclusa. Potrei accettarla come risposta, ma guardiamola da un altro punto di vista.

 

Lo stato, attualmente, non ci riconosce alcun diritto perché li ritiene delle "agevolazioni" o comunque una rottura dell'uguaglianza. Noi non meritiamo nessun altro diritto perché già abbiamo gli stessi degli etero. Al tempo di Milk, però, il problema effettivo non era già il matrimonio ma l'omofobia e la persecuzione che era praticamente permessa e fomentata dallo stato stesso. è questo allora che Milk è riuscito a spezzare, e questo dovrebbe essere riconosciuto da tutti, sotto questo punto di vista per loro la nostra rivoluzione è stata un successo, quindi perché non commemorarla?

 

@@Almadel il problema è che non finiamo più sui tg, gli unici che si interessano a noi sono i canali di varietà il cui livello culturale è molto criticabile. La gente continua a pensare che siamo realtà lontane.

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Milk è americano ed è stato commemorato dagli americani

con un film che ha pure vinto dei premi Oscar.

 

Non so se abbia avuto già ingresso nei loro programmi scolastici

o nei loro libri di storia, forse deve ancora avvenire, ma vi sono

certo i presupposti ( il filone che parte appunto da Martin Luther

King sui diritti civili )

 

In ogni caso per entrare in un libro di storia bisogna che la società

ritenga acquisito per tutti, il significato storico di quanto è successo

 

Se questo "senso comune" della storia avesse in ipotesi un suo fondamento

occorrerebbe ricordare che in Italia avrebbe determinato dapprima la decisione

di fermare i programmi di studio alla Prima Guerra Mondiale e poi con estrema

prudenza una loro estensione alla prima metà del novecento.

 

In Italia cioè ci sarebbe stata una frattura nella coscienza storica del paese

che non si è mai ricomposta. Siamo passati da una narrazione storica dell'attualità

celebrativa o solo celebrativa ( la celebrazione liberale del risorgimento, la celebrazione

fascista della rivoluzione nazionale ) ad una non narrazione dell'attualità

 

Figuriamoci se in una situazione del genere vi è la possibilità di parlare di Milk

quando è impossibile parlare del rapimento di Aldo Moro in termini storici.

A parte il fatto che rispetto ad una lettura del genere è facile immaginare le

alzate di scudi dei cattolici...che contestano la costituzionalità di una legge

contro l'omofobia.

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@@Silverselfer Magari ho perso il filo lungo il discorso, ma se sostieni che l'esistenza stessa di B nell'acronimo LGBT interferisce negativamente sull'identificazione del gruppo, mi sembra che il tuo paragone con la lotta contro le leggi razziali smetta di funzionare. Perché al movimento degli afroamericani hanno partecipato con notevole successo anche discendenti assai remoti delle coppie appartenenti alla razza negroide, le leggi contro queste persone esistevano solo in alcuni stati, e la loro vita poteva procedere tranquillamente se non avessero fatto il coming-out da "negri", hanno partecipato i bianchi, rivendicando i diritti di sposare le donne di colore, hanno partecipato gli ispanici ed altri caucasici etc... Il gruppo da questa punto di vista non mi pare tanto omogeneo, anzi non penso che questa gente aveva più cose in comune tra di loro che hanno B e T con L e G nell'acronimo in questione...

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Silverselfer

Magari ho perso il filo lungo il discorso,

 

Riguardo ai mezzo sangue ti posso rispondere in prima persona che il bisogno di identità è così forte da spingerli verso una radicalizzazione molto più esasperata di un sangue puro.

 

Tuttavia, la questione è molto pragmatica e riguarda la finalità di scopi. Le B e le T, per ragioni diverse, non si relazionano tra altre B e altre T, questo

fa sì che la loro rivendicazione non sia quella di una minoranza, in quanto si mischiano genericamente ai costumi della maggioranza. Oggi io sono una B che sta con un gay e questo mi avvicina alle rivendicazioni omosessuali, ma fino a ieri stavo con una donna e francamente, anche se condividevo la giustezza della rivendicazione di eguali diritti, non militavo attivamente nella lotta civile.

 

E' il bisogno che muove lo sforzo verso un beneficio personale. Quando questo diventa comune a molti acquista forza. Nella fattispecie, divulgare slogan che equiparano la coppia omo alla coppia etero, semplifica il messaggio e rassicura che il nuovo sia una continuazione del vecchio. Se mai la coppia monogama sia mai esistita, questa estensione all'omosessualità chiede solo tolleranza e non una rimessa in discussione generale. Quanto, invece, starebbe a cuore a un B che ha un equilibrio di coppia decisamente poco stabile.

 

... ma ora non voglio portare assolutamente il discorso sulle inesistenti rivendicazioni delle B ...

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