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Discriminazione religiosa in Italia


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L'esempio sul cattolicesimo e le altre religioni non riesco a coglierlo, anche perché non capisco se nel considerarlo devo tener presente la concreta discriminazione dello Stato italiano delle religioni non cattoliche e la sua totale sottomissione a quella cattolica.

 

Tornando sul tema: tu dici che di per sé un trattamento differenziato non è detto che dia luogo a discriminazione, io invece non vedo come, partendo dal presupposto che una coppia etero e una omo entrambe decise a creare una famiglia siano situazioni uguali, trattarle diversamente possa non generare una immediata e palese discriminazione, a partire dalla scelta stessa di trattarle diversamente.

 

Te lo spiego io, l'esempio, visto che non lo capisci.

Il fatto che la costituzione preveda un trattamento diverso per la chiesa cattolica e per le altre religioni non configura, di per sé, una discriminazione. Da questo non discende affatto, per esempio, che a una persona che professi una religione diversa dalla cattolica possano essere negati diritti fondamentali.

Allo stesso modo, non è affatto detto che non prevedere esattamente lo stesso trattamento giuridico configuri, di per sé, una discriminazione.

Ora l'esempio ti è chiaro o devo darti ulteriori spiegazioni?

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@privateuniverse

 

Ora mi è chiaro, e non funziona.

Le religioni sono tra loro eguali per dignità e diritti? Se sì, allora come è possibile che riconoscere loro diverse dignità e diversi diritti non costituisca una discriminazione?

 

Allo stesso modo, non è affatto detto che non prevedere esattamente lo stesso trattamento giuridico configuri, di per sé, una discriminazione.

 

E quindi riportando la stessa domanda al nostro tema: se una coppia eterosessuale e una coppia omosessuale che vogliono costruire una famiglia sono eguali per dignità e diritti, com'è possibile che riconoscere loro diverse dignità e diversi diritti non costituisca una discriminazione?

 

Perché è questo che significa non prevedere esattamente lo stesso trattamento giuridico

Vuol dire, nella più raffinata e subdola delle ipotesi, riconoscere gli stessi diritti per sostanza e forma, ma non per nome.

Ovvero creare delle istituzioni equipollenti al matrimonio civile, ma che non sono il matrimonio civile.

Esattamente come prendere due fontanelle identiche, con la stessa acqua dallo stesso acquedotto, ma permettere alla prima l'accesso ai "white only" e alla seconda l'accesso ai "coloured only". Stessa sostanza, stessa forma, nome diverso. È discriminazione.

 

Altrimenti, se non è discriminazione, vuol dire che a monte una coppia eterosessuale e una coppia omosessuale che vogliono costruire una famiglia non sono eguali per dignità e diritti.

 

Delle due opzioni solo una può essere vera.

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privateuniverse

Di due opzioni solo una può essere vera se le opzioni sono soltanto due e se se ne vedono soltanto due perché si è incapaci di comprendere un'argomentazione.

 

Il tuo argomento è fallace, e per dimostrarlo faccio l'esempio di come vengono trattate le religioni secondo l'ordinamento italiano.

 

Le religioni non sono tutte uguali; il trattamento non è lo stesso per tutte. Eppure, bisognerebbe arrampicarsi sugli specchi per sostenere che, nella situazione odierna, in Italia la discriminazione per motivi religiosi, per qualcuno che appartenga a una religione diversa da quella maggioritaria. sia qualcosa di reale. Bisognerebbe, infatti, sostenere che si possa perdere un lavoro per motivi religiosi, o subire un trattamento vessatorio perché si professa un'altra religione (o nessuna religione). Qualche decennio fa, questo era possibile e avveniva; oggi, non accade più. E lo stesso discorso vale non solo per l'Italia, ma per la quasi totalità dei paesi dell'Europa occidentale, perché quasi in nessuno di essi lo stato è neutrale nei confronti delle religioni: nella maggior parte dei paesi protestanti c'è una chiesa di stato e nella maggior parte di quelli cattolici i rapporti con il cattolicesimo sono regolati in forma concordataria. Seguendo il tuo ragionamento, invece, siccome la non discriminazione comporta uguaglianza di trattamento, e l'uguaglianza c'è o non c'è, dove non c'è perfetta uguaglianza dev'esserci per forza discriminazione.

 

Ci sarà, probabilmente, qualche attivista omosessuale, in Inghilterra o in Germania, che sosterrà che le leggi sono omofobe in quanto non prevedono il matrimonio per le coppie dello stesso sesso, allo stesso modo in cui, quando nei Paesi Bassi fu approvata la legge sulle unioni civili, ci furono coloro (compreso, se non erro, l'allora ministro della giustizia, una donna lesbica) che ritenevano questa soluzione ancora insufficiente proprio perché solo prevedere il matrimonio sarebbe stato non discriminatorio. Se non vado errato, ci sono anche corti di giustizia che avallano questo punto di vista. Secondo me, questa è una posizione legittima, ma non necessariamente giusta perché si può sostenere anche la posizione contraria, e non è affatto detto che un trattamento del genere sia "discriminatorio".

 

Una serie di questioni politiche e giuridiche si pone nella forma di un continuum di soluzioni e di possibilità; in altri termini, su una serie di questioni possono realizzarsi equilibri multipli, perché esse non si pongono nei termini di una dicotomia tra "discriminazione" e "non discriminazione".

Edited by privateuniverse
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Eppure, bisognerebbe arrampicarsi sugli specchi per sostenere che, nella situazione odierna, in Italia la discriminazione per motivi religiosi, per qualcuno che appartenga a una religione diversa da quella maggioritaria. sia qualcosa di reale. Bisognerebbe, infatti, sostenere che si possa perdere un lavoro per motivi religiosi, o subire un trattamento vessatorio perché si professa un'altra religione (o nessuna religione).

Emn, arrampicarsi sugli specchi?

Discriminare vuol dire distinguere e se tratti due persone in modo differente stai discriminando. Punto.

Prova a dichiararti satanista sul posto di lavoro o mussulmano se stai concorrendo ad una carica politica per vedere quanto è equo il tuo trattamento.

Prova a chiederti perché i tuoi figli possono scegliere fra l'IRC o un ora a spasso.

Prova a chiederti perché se non scegli niente il tuo otto per mille va alla chiesa cattolica mentre neanché se ti impegni riesci a farlo arrivare ala tua comunità wiccan o alla UAAR.

Prova a chiedere dei servizi di aiuto allo studio al tuo comune quando questi sono gestiti da CL.

Prova ad abortire in una clinica dove i ginecologi obiettori di coscienza sono "stranamente" il 99% del totale.

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@privateuniverse

 

La possibilità che io sia incapace di comprendere un'argomentazione esiste, ma tu basi il tuo discorso sul fatto che "le religioni non sono tutte uguali", e questa delle due, è la seconda ipotesi: se le religioni non sono tutte eguali per dignità e diritti, lo Stato può, anzi deve, trattarle in maniera diversa.

L'Islam in Italia non è eguale al Cristianesimo per dignità e diritti, e difatti lo Stato gli riconosce dignità e diritti diversi: l'Islam riconosce la poligamia, lo Stato gliela nega, e non è discriminazione, perché in Italia Islam e Cristianesimo sono diversi per dignità e diritti.

 

Non tirare in mezzo la discriminazione su un fedele: tu hai parlato di religioni, non di libertà di culto.

Lo Stato tutela il diritto alla libertà di culto, non l'eguaglianza tra le religioni. E giusto per esser chiari: non c'è bisogno di arrampicarsi sugli specchi per vedere che in Italia esiste la discriminazione sulla libertà di culto.

 

Tornando a noi: le religioni sono diverse per dignità e diritti, e lo Stato difatti gli riconosce dignità e diritti diversi.

Una coppia eterosessuale e una omosessuale che vogliono entrambe costruire una famiglia sono uguali o diverse per dignità e diritti?

Se sono uguali, lo Stato gli deve riconoscere eguali dignità e diritti, e quindi eguale trattamento, e se non lo fa è una discriminazione.

Se sono diverse, lo Stato non deve riconoscergli eguali dignità e diritti, anzi, deve riservargli trattamenti diversi.

 

Le opzioni erano e sono ancora due, e solo una delle due può essere vera.

Edited by Woland_88
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