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Nonsense al cubo: 'Debnis, il bambino minorenne'


Orlok88

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Dabnis era un bambino strano.

Era figlio unico e suo padre era morto parecchi anni prima che sua madre rimanesse incinta.

Lui ne soffriva molto, nei primi anni della sua vita, ma col tempo imparò a drogarsi.

Sua madre, invece, era una donna severa, sanguigna e con i cerchioni in lega. Sua madre aveva le ruote!

Non le aveva sempre avute, sia ben chiaro. Da bambina aveva le rotelline e per un breve periodo, durante l'adolescenza, volle provare i cingoli.

A scuola, tutti prendevano in giro Debnis perchè il suo amico immaginario era caduto in depressione l'anno precedente e, a causa del continuo uso di psicofarmaci, era diventato obeso, tanto che quando Debnis usciva di casa, era costretto a parlarci via telefono perchè Bob (il suo amico immaginario) non usciva più di casa: lo stipite della porta gli andava stretto.

Debnis non aveva amici. Anche perchè gli dava fastidio quando gli amici amiagolavano. Si deconcentrava sempre e non riusciva mai a beccare la vena con l'ago della siringa.

Tuttavia non era completamente solo. Oltre all'Obeso Bob, Debnis aveva un bel rapporto con suo zio Nestore.

Nestore gestiva un ambulatorio veterinario per barboni in cima ad un'alta collina scavata in una vecchia cava. Quando andava a trovare suo nipote, nove giorni a settimana, gli portava sempre qualche barbone moribondo che non era riuscito a curare. Debnis e sua madre li usavano per accendere il caminetto d'inverno. Quando Bob non se li mangiava.

 

Un bel giorno, zio Nestore portò Debnis a pescare nel bosco. Il sole era tramontato e l'alba stava sorgendo. La pesca era stata abbastanza fruttuosa quel giorno: due cervi, quattro lepri, un grizzly, un narvalo e un avvocato. Sua madre avrebbe sgommato alla grande al loro ritorno!

Mentre si incamminavano lungo un sentiero in discesa, Nestore mise una mano sulla spalla di Debnis: 'Nipote caro' gli disse, col respiro affannoso per la salita, 'c'è una cosa che devo dirti prima che questa giornata volga al termine...'. Lo zio aveva il viso preoccupato, con le sopracciglia aggrottate, le narici serrate, la bocca verticale e le orecchie accartocciate.

'Cosa c'è, zio?' gli chiese Debnis, mentre stava spogliando con gli occhi il proprio riflesso nello stagno, chiedendosi come doveva essere quel bel ragazzo sotto quei vestiti.

'Non mi resta molto da vivere' gli rivelò suo zio, con gli occhi ruotati nel cranio. Lo faceva spesso quando era preoccupato.

Debnis distolse lo sguardo dallo specchio d'acqua e guardò suo zio negli occhi, per ritrovarsi a fissare semplicemente due bulbi bianchi.

'Cosa intendi dire, zio?' gli chiese.

Zio Nestore stramazzò al suolo. Debnis gli posò una mano sul tallone: nessun battito. Era morto.

 

Dopo un paio di siringhe per riprendersi dallo shock e dopo essere riuscito a farsi dare il numero di telefono dal suo riflesso nell'acqua, Debnis tornò a casa di corsa per riferire a sua madre cos'era successo.

La trovò sull'uscio di casa, appoggiata al cavalletto (per non cappottarsi) con l'aria mesta: forse aveva già saputo?

Quando lui le fu davanti, lei lo precedette prima che lui riuscisse ad aprir bocca o un qualunque altro sfintere: 'Tesoro, ho una brutta notizia da darti... Bob... ha fatto un violento starnuto, ha battuto la testa contro lo spigolo del caminetto ed è morto.'.

'Non può essere!' esclamò Debnis, cadendo in ginocchio.

'Sì, tesoro... ho provato a sparargli quando l'ho visto per terra e non ha fatto una piega. Gli ho sparato in testa, figliolo, e lui non s'è mosso... è proprio morto!' gemette sua madre.

La mamma di Debnis si protese per abbracciarlo, ma Debnis si sottrasse al suo abbraccio e gli sferrò un calcio al cavalletto: 'BUGIARDA! TU NON SEI MIA MADRE!' urlò, in preda alla rabbia. Priva del freno, sua madre cominciò a rotolare senza sosta. Superò suo figlio e, urlando come se stesse per morire, finì in un precipizio e morì.

Suo figlio la raggiunse. Non poteva essere morta anche lei! Eppure giaceva lì, scomposta, con una ruota forata e l'altra fuori asse. Debnis estrasse una pistola e le sparò in gola.

Non si mosse. Era proprio morta!

 

Ora Debnis era solo.

Lasciò cadere la pistola. Un colpo partì e uccise il suo riflesso nello stagno.

 

Senza più una vita, il ragazzo si allontanò verso il tramonto finché non raggiunse il sole e si lasciò lambire dalle sue fiamme.

 

FINE.

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Silverselfer

Per alcuni aspetti mi sono riconosciuto molto in Debnis, persino nel nome non nome (che cazzo di nome è Debnis?). Per quanto possa sembrare melodrammatico questo racconto, ci sono esistenze di cui la cifra stilistica è "inesorabilmente" questa.

 

Sì, il racconto non è perfetto e richiederebbe un ampliamento per soddisfare una trama che mette troppa carne al fuoco e alla fine sembra tirato via nella sua brevità.

 

In ogni modo, mi piace. Mi piace l'uso avventato di metafore audaci che si spiegano in una fulminante immagine grottesca, quasi cinica ... no, proprio cinica. Va bene .. mi piace.

 

Che bello che in questo scampolo di fine estate, tante perle gemmino in un link solitamente desolato ...

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Modo strano e molto nosense di scrivere come dice il titolo, non so perché ma a me ha fatto ridere o.o sarò strano?

 

Molto carino :3

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@@Orlok88 per quanto sia totalmente ignorante di letteratura narrativa AMO questo racconto.

attendo con ansia la seconda parte di "le avventure di Debnis lambito dalle fiamme" :ghgh:

Edited by otamarco
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Mi piacciono le immagini mentali che si vengono a creare. La parte dove queste si concentrano di più, credo, sia quella della pesca tra Debnis e lo zio.

Insomma, una lettura piacevole, e scorrevole soprattutto.

 

Anche io come silver ho avuto la brutta sensazione di un racconto tirato via per finirla breve, in poche parole magari, mentre scrivevi, ad un certo punto non vedevi l'ora di finire.

 

Passo e chiudo ;-D

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Non vi ho detto che è un racconto scritto a braccio qui e campato in aria, cominciato senza sapere cosa sarebbe accaduto nel rigo successivo? xD

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