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L'uranista: uomo o donna?


Defensor

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Salve a tutti, vorrei chiedere una cosa.

 

E' giusto definire l'uranista una personalità femminile inserita in un corpo maschile? Tutti gli uranisti si sentono donne dal corpo maschile? O ci sono uranisti che si sentono uomini?

 

Aggiungo altre tre domande molto più teoriche delle prime due, ma con il loro senso.

 

Se fosse possibile trasformare il proprio corpo a volontà con la sola forza del pensiero, tutti gli uranisti si modellerebbero in forma di donne? O qualcuno rimarrebbe uomo?

 

Se fosse possibile moltiplicare il proprio corpo con la semplice la forza del pensiero, in modo da muovere tanti corpi come propri, vi moltiplichereste sia in forme femminili che in forme maschili? O solo in forme femminili? O solo in forme maschili?

 

Se fosse possibile percepire non solo le percezioni del proprio corpo, ma anche quelle di tutti gli altri (e altre), sarebbe una cosa per voi desiderabile, o preferireste solo la vostra propria percezione e la solita rappresentazione di quella altrui?

 

(motivo dei seguenti quesiti: per la mia Ragion Naturale, non può esservi dimensione massimale se non super-umana, nel senso di al di là dei limiti umani. Se dunque il limite umano è percepire solo le proprie percezioni del proprio corpo legato a una sola forma e a un unico sesso, superare quei limiti significa avere più corpi di genere diverso, assumibili qualunque forma e in grado di percepire non solo le proprie percezioni, ma anche quelle altrui).

 

Grazie.

Edited by Defensor
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l'uso del termine uranista direi che dice già molto,ma soprassediamo e ti rispondo comunque da omosessuale:

sono un maschio, mi comporto, penso, agisco, sento come un "maschio quadratico medio".

E mi piacciono i maschi.

 

Non mi sento femminile, non vorrei essere donna, non vorrei trasformarmi in una donna.

 

 

O forse ti riferivi ai transessuali, ma in questo caso il termine è, appunto, "transessuale" e non ho elementi per risponderti.

Edited by scorza
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Credevo che uranista fosse un termine ricercato ed elegante che l'omosessuale apprezza per distinguere se stesso. Comunque grazie.

 

 

Quindi ci sono omosessuali che sono uomini, si sentono uomini e non desiderano essere donne.

Tuttavia un corpo femminile ha più possibilità di soddisfazione sensuale rispetto a un corpo maschile. Non c'è bisogno di scendere nei particolari per dimostrarlo. Quindi essere omosessuale, da un punto di vista razionale, significa accettare un grado di soddisfazione minore di quello possibile in potenza a quello femminile. Perché dunque rifiutare la figura femminile, nell'ipotesi teorica di trasformare il corpo con il pensiero? L'obiettivo estetico massimale non è forse avere il maggior numero possibile di soddisfazioni nell'unità di tempo? Come è possibile soddisfare questa istanza con un corpo maschile?

Grazie.

Edited by Loup-garou
Unito post doppio
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Be' no. Dai un occhiata alla voce Uranismo su Wikipedia.

A rigore quello che intendi tu (anima femminile in corpo maschile) è una cosa diversa dall'omosessualità. Direi (ma potrei sbagliare) che può essere uno dei due casi di transessualismo.

(mi riferivo alla tua prima risposta. Non è un termine che usiamo)

Edited by scorza
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Ho letto il vero significato di "uranista". Mi dispiace, mi avevano informato male.

 

In merito al resto, la mia obiezione vuole arrivare a questo: una Divinità che voglia trasformare i suoi fedeli in esseri in grado di moltiplicarsi in tanti corpi (facciamo miliardi per uno, ma non infiniti) nelle modalità descritte sopra è probabile alla Ragion Naturale, se è onnipotente. Se è onnipotente infatti vorrà la massima soddisfazione possibile dalla Sua onnipotenza, quindi vorrà lo scenario descritto.

Se però l'Omosessuale si rifiuta di moltiplicarsi in forme femminili, allora è teisticamente comprensibile perché le Religioni Rivelate di tutto il mondo condannino l'omosessualità maschile: un Dio che aspiri alla massima soddisfazione possibile nell'unità di tempo non può desiderare al suo Cospetto unioni tra corpi che per loro configurazione risultano essere una limitazione delle possibilità di soddisfazione possibili nell'unità di tempo.

(Non escludo aspetti "desadiani" in una Divinità siffatta: infatti, se i corpi sono moltiplicabili in miliardi per uno, non è da escludere che una parte di questi corpi venga impiegata in modalità desadiane, ovviamente consenzienti le parti: Luce e Tenebra in accordo: la Pace. Tuttavia è lecito alla creatura fare cose desadiane o di tipo simil-massimale -orgiastiche, ecc.- senza essere moltiplicata in miliardi di corpi? O sarebbe una limitazione delle possibilità di piacere della Divinità e quindi passibile di punizione da parte di Essa?).

Edited by Defensor
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@Defensor

1 Il primo post è basato su una completa confusione fra transessualità ed omosessualità. Come ti è già stato spiegato, gli omosessuali maschi si sentono maschi, hanno una personalità maschile (sempre che ne esista una) e nella stragrande maggioranza non vogliono diventare donne.

 

Perché dunque rifiutare la figura femminile, nell'ipotesi teorica di trasformare il corpo con il pensiero? L'obiettivo estetico massimale non è forse avere il maggior numero possibile di soddisfazioni nell'unità di tempo? Come è possibile soddisfare questa istanza con un corpo maschile?

1 Non tutti si prefiggono obiettivi estetici nella propria esistenza e non progettano di cambiare sesso in base a questi.

2Tu pretendi di proiettare una realtà immaginaria (cambiare sesso e corpi a piacimento) con la realtà terrena. E' impossibile sapere che cosa accadrebbe se tutti potessero cambiare sesso schioccando le dita: può darsi che tutti possano scegliere di essere femmine ed avere una maggiore soddisfazione sessuale e può darsi che tutti si trovino a maggiore agio con un corpo maschile, più forte fisicamente e privo di ciclo mestruale.

Non possiamo saperlo.

Edited by dreamer_
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Grazie.

Ovviamente le figure femminili del livello "moltiplicabile" vanno intese come le desidera il pensiero, quindi: senza cicli mestruali, dotate della capacità di emettere secreti afrodisiaci impossibili sulla Terra come incarnazioni della soddisfazione vissuta e come possibilità di trasmetterla, e con un vigore tale da essere la traduzione in bellezza femminile della forza maschile. Aggiungo anche altri estetismi di tipo soprannaturale (aloni di luce, il sistema cardiocircolario che diventa visibile e luminoso, ecc.).

 

 

@scorza: nulla lo impedisce per la Ragion Naturale qui esposta.

Mi dispiace per il post doppio ma ho visto solo ora la risposta di scorza.

@dreamer: l'omosessuale che non si prefigge obiettivi estetici dovrebbe ancor di più desiderare di trasformarsi in femmina, perché in questo caso femmina vorrebbe dire "brutto" per lui, quindi cosa desiderabile.

Edited by Loup-garou
Unito post doppio
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Tendenzialmente il sentirsi donna in corpo maschile, e vice versa, è un conflitto tra "genere biologico" e "identità di genere", alla lunga sfocerebbe nel transessualismo.

 

Nella tua descrizione, la deformazione che dai del corpo femminile e dell'essere femminile stesso è sostanzialmente un; uguale ad un maschio ma con fattezze femminili e con la capacità di provare di piacere.

A 'sto punto mettiamoci pure che sia in grado di trasformarsi in un Gundam! *_________________________*

Ecco, io vorrei essere un Gundam! XD

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Ciao Defensor: per essere alla pari, così come ti rivolgi all'Omosessuale, dobbiamo sapere la tua natura: ti chiedo di definirti in quanto identità di genere e comportamento sessuale. In modo da poter gestire anche meglio le tue domande peraltro interessanti.

 

Inoltre tu, fossi libero da vincoli di morale e di leggi, che cosa desidereresti?

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Possiamo comunque fin da subito affermare che il termine "uranista" ha oramai solo un interesse

storico.

 

E' il modo in cui Ulrichs, in un contesto storico in cui neanche esisteva la differenza fra

omosessualità e transessualità ( che data agli anni '50 del novecento ) cercava di dare

un fondamento biologico positivo all'omosessualità

 

In realtà fin da subito ebbe maggior successo il termine omosessuale, mentre i neurologi

omofobi continuarono ad usare il termine "invertito", ovviamente l'idea di un terzo sesso

serviva prevalentemente ad evitare la descrizione della persona omosessuale come mero

invertito, quindi era il presupposto ( per Ulrichs ) per poter rivendicare dei diritti

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Questioni e definizioni.

 

Caro Difensore,

 

domandi:

"E' giusto definire l'uranista una personalità femminile inserita in un corpo maschile? Tutti gli uranisti si sentono donne dal corpo maschile? O ci sono uranisti che si sentono uomini?".

 

In primo luogo, stupisco che Tu voglia attrarre la prima questione nell'ambito del giusto e dell'ingiusto:

a mio giudizio essa dovrebb'essere piuttosto attratta nell'ambito del vero e del falso.

 

Non di meno, se Tu volessi far questione di giusto e d'ingiusto, dovresti al meno citare le norme di legge, se pur siano, che imperano circa la cosa.

 

In secondo luogo, dissento dall'opinione che quegli uomini, i quali s'accendano d'amor greco, possano essere definiti "Uranisti" , se non per altro, perché all'amore della beltà d'un giovane maschio presiedono i numi dell'Olimpo e, singolarmente, Zeus ed Apollo.

 

In terzo luogo, assumendo che Tu conceda che le Tue domande siano talmente corrette:

 

"E' veridico definire chi s'accenda d'amor greco una personalità femminile inserita in un corpo maschile? Tutti coloro che s'accendono di tal amore si sentono donne dal corpo maschile? O ci sono alcuni di loro che si sentono uomini?",

 

non dubito rispondere, sia pure nei limiti della mia conoscenza ed esperienza, che l'amor greco non insidia in alcun modo all'essere maschile d'un uomo, ma che anzi ne è la manifestazione più evidente ed ardente, se pur anche, al meno nei nostri secoli, quella più audace ed insolente, e che dunque, per necessità razionale, l'amore di quell'uomo di corpo maschile, il quale si sentisse non di meno partecipe dell'animo femminile, in verità non potrebb'essere definito amor greco.

 

Anakreon.

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Salve a tutti. Molti spunti, diverse risposte. Sarò il più breve possibile (sarebbe meglio fare post doppi, ma è uguale), ma vi faccio le mie scuse sin d'ora per l'eventuale mancanza di sintesi.Anzitutto una cosa: non voglio cambiare i pareri a nessuno, ci mancherebbe. Se "insisto" su certi punti è solo per vedere "che effetto fa". Al di là di questo atteggiamento "sperimentalistico" considero sacrosanto il libero parere altrui. Sono il primo a dire che la mia Ragion Naturale è fallibile.Un'ultima cosa (finta) prima di cominciare: ho cercato di risolvere l'incidente diplomatico sull' "uranista" in un mio intervento nel mio topic delle presentazioni.(Ultima cosa -vera- : e così sarei una "Spia" eh? Eh, eh infatti mi faccio prestare l'IP per le iscrizioni dai miei amici. Sono una spia coi fiocchi...oppure una schiappa, visto che una spia non deve mai farsi scoprire :-) ).

 

@Almadel: peccato, perché la moltiplicabilità (e l'onnisenzienza) permetterebbero di vivere nell'istante miliardi di acmi di voluttà al secondo (uno per ogni corpo, e se i corpi sono miliardi...aggiungi quelli degli/delle altri/e...compresi quelli della Divinità...), invece che uno, tra l'altro pure pervaso di un senso di vuoto e delusione fin dal primo istante di post-acuzie (dal quale scaturisce tutta la filosofia del sadismo umano espressa dal De Sade). E se sperimentassimo quel senso di vuoto e delusione perché non siamo al livello in cui il Signore delle Percezioni, la Divinità, può trarre massimo profitto edonistico dal nostro percepire? Se una volta raggiunto quel livello venissero create in noi unicamente percezioni perfette, prive di delusione ogni istante? In tal caso come si raggiungerebbe quel livello?

 

Prima di rispondere al quesito bisogna dare un minimo di attendibilità all'esistenza di una Divinità onnipotente e onnisenziente (dove la seconda è la conseguenza della prima) per la qual cosa serve un confronto almeno con Marx e Kant, quando non con Einstein (per quanto riguarda il Tempo come variabile aritmetica regolabile da una formula). Circa Marx: è giusto dire che una gerarchia religiosa che si basa su un Dio più a immagine dell'uomo che di Se Stesso, sia oppio per i popoli e arma di dominio per pochi; tuttavia un Dio onnisenziente, cosmico e multiplo, non potrebbe volere l'infelicità e la disuguaglianza dei suoi esseri (salvo quella concessa a motivo della loro libertà), e non consentirebbe che a reppresentarLo non sia chi è divenuto, da Lui e come Lui, onnisenziente; ora, chi è onnisenziente non ha bisogno di privilegi, si prodigherebbe a far sì che tutti abbiano di tutto un po', senza limitare la creatività (arte) umana con l'etichetta di "sovrastruttura": e chi non è onnisenziente non ha diritto a privilegi perché non rappresenta il Dio Onnisenziente, il Dio Massimale; Circa Kant: è vero che l'unico modo per salvare l'Io ("appercezione kantiana") dalla morsa del rigido determinimo dell'Empirismo Inglese, senza farlo svaporare nelle nebbie della Metafisica Tedesca, è quello di far sì che l'Esterno divenga inconscibile nel suo "in sé". Tuttavia ci sono due cose che la Ragion Naturale può dire ai due argomenti principali di Kant, il fisiologico (quello delle percezioni come risultato di processi cerebrali il cui aspetto "esterno" rimane sconosciuto) e lo gnoseologico (quello delle "antinomie"). Sull'argomento fisiologico c'è da dire: gli atomi che compongono il cervello obbediscono alle stesse leggi degli atomi del mondo esterno, non sono altro che campi di forze prive di ogni aspetto qualitativo e condensate o no in masse: quindi, se per agli atomi del mondo esterno non esistono i colori come qualità, come potrebbero mai scaturire dal cervello o derivare da esso? Risulta che il mondo delle Percezioni è altrettanto reale di quello delle Masse e delle Vibrazioni: in un certo senso, gli atomi di rame "nuotano" nella Consistenza, nella Lucentezza e nel Colore del Rame. La materia è dunque percezione, ed è possibile tutto il Percepire possibile ed impossibile. (il "daltonismo" non basta a confutare la cosa: anche strumenti tarati male danno misure errate). Lo chiamo Principio del Parallelismo Estetico: le Qualità sono altrettanto reali delle Quantità. Ciò che le regola è un "Principio Estetico Qualitativamente Operante", e lo fa secondo il Principio della Libertà Estetica Umana: la coscienza umana deve essere inserita in un contesto percettivo tale che i suoi processi siano collegati alle Percezioni in modo tale da negare o confermare ciò che supera la "materia" a seconda di quanto profondo sia il libero moto di conoscenza dell'uomo. Conclusione della critica all'argomento fisiologico: i processi neuronali e le Percezioni sono due mondi a sé, entrambi reali e distinti, legati dal Principio del Parallelismo, regolati dal Principio Qualitativamente Operante e organizzati secondo la Libertà Estetica Umana. Le Percezioni sono altrettanto obiettive dei processi nervosi e conoscibili nel loro "in sé". Circa l'argomento gnoseologico: le "antinomie" sono incontestabili finché si concepisce il pensiero come una serie di astrazioni dialettico-verbali. Quel tipo di pensiero è veramente un ingranaggio che se gira in senso, gira anche nell'altro, rendendo impossibile la ricerca della verità per via speculativa. Tuttavia non c'è solo quel tipo di pensiero: c'è anche un "pensare-arte", quello che ci permette di "creare" nello spazio delle maente ogni genere di percezione (figure, colori, suoni, sapori, odori, calore, freddo, gioia, dolore, consistenza tattili, ecc.) e di percepirle a nostra volta. Quel pensiero non è "antinomico": è plasticità creante, metamorfosante: che supera l'antinomismo kantiano, quindi può conoscere la verità "in sé", "toccando" le Qualità delle cose, nella loro stessa configurazione volumetrica. Ulteriore critica a Kant: Kant potrebbe controbattere tutto quello che ho detto, dicendo che non è altro che una "rappresentazione" estranea all' "in sé" inconoscibile; io però posso ribattere a Kant che quello che ha espresso non è altro che un pensiero-percezione, in quanto tale volumetricamente e qualitativamente esistente in mezzo altri pensieri-percezioni nello spazio (anch'esso reale) degli altri pensieri-percezioni; Kant allora potrà ribattermi che anche questa non è che una rappresentazione e io posso ribattere allo stesso modo di prima: diventa un circolo infinito, dove chi trasforma il pensiero in una realtà di percezione obiettiva è avvantaggiato su chi vuole ridurla a rappresentazione perché parte dopo chi lo critica. Problema: ma allora l'Io non è più al sicuro dalla morsa deterministica esterna? Sì, rimane al sicuro in modo diverso: basta tenere a mente che l'uomo è in sé un Principio Qualitativamente Operante altrettanto di quanto lo è quello Esterno che dirige tutto, pertanto non è mero succube dei determinismi esterni. In teoria li può superare ma deve sviluppare una volontà qualitativamente uguale a quella con cui il Principio Qualitativamente Operante esterno s'impone nella fortissima forma delle Leggi Fisiche (e degli altri mondi percettibili possibili dietro quello fisico).

(Persino gli stessi "atomi" potrebbero non preesistere all'atto sperimentale che li estrae dal contesto naturale, infatti sono derivazioni di processi di disgregazione, in antitesi con la stato naturale (aggregativo) delle cose: e un mondo senza "atomi" allo stato naturale è ancora più oscuro senza il concetto del Principio Qualitativamente Operante accennato).

CONCLUSIONE: una dimensione al di là del "materiale", come Qualitativo esistente di per sé al di là del Quantitativo che gli viene asociato, è razionalmente possibile. Pertanto continuo nella mia trattazione.(Per ora non parlo di Einstein perché ho scritto troppo, aspetto dopo; passo agli altri interventi)

 

@messermanny: bravo, non male come mossa :-D : accusarmi di deformare la Femminilità nonostante abbia fatto cenno al fatto che la Figura Femminile Umana sarebbe la prima forma che la Divinità si modella da Se Stessa come sua propria.In tal caso è necessario descrivere i passaggi logici che portano la Divinità dal nulla a forgiarsi come Sua la Figura Femminile. Lo farò dopo :-) . Tuttavia scrivo qui che se la Figura Femminile risulta essere la Prima Figura di "Dio", anche qui è comprensibile perché le Religioni non vedano di buon occhio persone che disprezzano quella figura :-) .

Certo che puoi anche trasformarti in un Gundam, soprattutto nei mondi desadiani della Divinità (anche in drago o in Alien se è per questo, soprattutto verso corpi femminili di Altri fatti per vivere l'esperienza della dissoluzione per mano tua...ti va l'idea? Lo vedi che è tutto compreso :-) ? Ma per farlo "Lì" non si può fare sulla Terra, è il principio della Massima Ostacolabilità :-) ) . A dopo per il resto.

 

@GhostHunter77: non sono né etero, né omo, né "a" perché tutto questo corrisponde a essere guidati dalle passioni, non dalla Ragione. Sono metasessuale. Il mio desiderio è regolato da come arrivo a plasmarmelo razionalmente, trascendendo la sfera dell'impulso. Si potrebbe dire che Freud è morto troppo presto... ma non ci badate, la superbia è l'unica cosa che sfugge al controllo della mia Ragione :-) ).

 

Non posso essere libero da vincoli etici perché se la Divinità è Massimale, vuole l'uomo massimamente libero, quindi anche massimamente ostacolato (Principio di Massima Ostacolabilità): quindi devo indovinare tutti gli ostacoli possibili escogitati dalla Divinità per sviluppare al massimo la mia volontà e meritare la dimensione moltiplicativa-creatrice, dove non ci sono vincoli, tranne quelli che impediscono un piacere maggiore di un altro.

Anche in questo la Divinità è Donna :-)

 

@Hinzelmann: grazie per i contributi, ho ovviato nel topi delle presentazioni con un intervento.

 

@Anakreon: ...bene, pane per i miei denti!!! :-D (intellettualmente parlando, non è un'avance >.>). Grazie per la correzione :-) Rispondendoti: la vis dell'amor greco non potrebbe forse essere dovuta al fatto che è una Sintesi tra maschile e femminile? In tal caso una Sintesi superiore, per esempio quella moltiplicativo-creativa espressa in precedenza, ammessa la possibilità della sua realizzazione (v. la critica a Kant e Marx nella parte rivolta ad Almadel), non sarebbe forse preferibile all'altra, come una pagnotta è preferibile a un chicco di grano?A dopo :-)

Edited by Defensor
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Il nodo amoroso.

 

Caro Difensore,

 

annoti:

"la vis dell'amor greco non potrebbe forse essere dovuta al fatto che è una Sintesi tra maschile e femminile?".

 

E' possibile che là io veda un macchia nera, dov'altri vede le vestigia d'un dio e, vice versa, che altri veda un coacervo di fibre rudi là, dov'io vedo un giglio:

non so dunque che opporre d'inoppugnabile a Te, che giudichi composto il maschile col femminile nel nodo amoroso che stringe due maschi della specie umana.

 

Forse il Tuo giudizio dipende da una definizione di maschile e femminile altra, che quella consueta, o forse Tu congetturi che uno dei due maschi del nodo amoroso sia esternamente maschio, ma femmina interiormente:

ma questo è quello che pur devi dimostrare vero e sempre vero, non quello che puoi ritenere per dimostrato !.

 

Domandi:

"In tal caso una Sintesi superiore, per esempio quella moltiplicativo-creativa espressa in precedenza, ammessa la possibilità della sua realizzazione, non sarebbe forse preferibile all'altra, come una pagnotta è preferibile a un chicco di grano?".

 

Un pane di grano è sempre preferibile ad un chicco di grano ovvero esso è preferibile solo quando è uopo del pane, ma non quando è uopo del chicco ?.

 

Delle moltiplicazioni per opera divina mi rido:

dubito sia un dio e, se fosse, dubito si darebbe pena dei casi nostri mortali e delle Tue concupite moltiplicazioni di corpi e di percezioni.

 

D'altronde, la beatitudine, che alcuni congetturano esser propria dei numi, può essere solo, se pur possa essere alcunché, conservazione perpetua d'un certo nostro pur minimo gaudio presente, non affatto moltiplicazione allucinata d'un incerto altrui pur massimo gaudio futuro.

 

Anakreon.

Edited by Anakreon
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Va bene Anakreon, Ti ringrazio. Come sempre sei molto istruttivo nella Tua aulicità. Le tue parole mi vengono incontro con più semanze, il tempo stabilirà quale sia la più vicina al Tuo mondo di pensieri, donde si son generate.

 

Ne approfitto per dire che non ho più bisogno di confutare Einstein perché il tempo metafisico della Divinità può essere perfettamente da Questa tenuto distinto da quello fisico soggiacente alle proprietà relativistiche della luce fisica. Meno male (fiuuuuuuuh...).

L'unica osservazione che potrei fare sulla Relatività è che l'aumento di massa dei protoni sparati negli acceleratori, più che prova relativistica mi sembra una prova dell'esistenza scientifica degli "atomi magnetici" di Pier Luigi Ighina (particelle migliaia di volte più piccole dell'elettrone e costituenti i campi magnetici oppure immersi in essi, da lui scoperte e fotografate con un microscopio ottico -lo so, sembra impossibile eppure è così- di sua invenzione, descritto nel suo libro "L'atomo magnetico"), outsider allievo di Marconi. Le masse dei protoni inpattano con quelle degli atomi magnetici nel campo elettromagnetico del condotto dell'acceleratore e li assorbono, da qui l'aumento di massa.

(E' da 6 anni che c'era la guerra tra me e la Relatività, tanto che mi dicevo: "Per Einstein io sbaglio, per me sbaglia Einstein: questa è l'una Relatività che accetto". Che l'abbia risolta così è un'autentica Liberazione per me. Partecipate della mia gioia!).

 

Parte del post eliminata su richiesta dell'utente.

Loup-garou

 

Attendo confronti al riguardo.

Edited by Loup-garou
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Il mietitore immite.

 

Il tempo mieterà tutti e tutto, caro Difensore, anche sé stesso e non avrà misericordia né di quel che stimiamo brutto né parimenti di quel che stimiamo bello:

molto grano cadrà sotto la sua falce, per un pane che nessuno gusterà mai...

 

Anakreon.

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",,,anche se stesso..."

 

Grazie Anakreon!

 

E riguardo a quello che ho aggiunto nel mio precedente post? Mi sembra la parte più "in tema" con il topic. Qualcuno mi risponde?

 

Dite, dite! Ascolto tutto. (MI raccomando, non vi eccitate con quello che ho scritto là, eh? Non voglio passare per uno scrittore pornografico).

Edited by Defensor
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@@Defensor : che la realtà, l'esistenza, mia e delle cose, abbia una dimensione qualitativa oltre che quantitativa mi pare indubbio.

Direi allora che lo sfondo metafisico su cui collochi tanto l'Io quanto la realtà all'Io esterna sia il medesimo.

Si tratta di assunzioni "naturalistiche", non particolarmente originali a mio modo di vedere, non fosse per lo stile decisamente "altisonante" con cui ne parli.

Ti riferisci poi ad un parallelismo tra Pensiero Quantitativo e Pensiero Qualitativo, il che mi fa pensare agli attirbuti della sostanza spinoziana o a qualche scritto di Leibniz. Sono premesse che posso anche condividere, eppure non capisco a cosa servano...si tratta di disegnare una cosmologia a tuo piacimento?

 

Mi affascina il tuo riferimento ad una "plasticità creante"; ma mi pare tu faccia riferimento più ad esperienze allucinatorie che reali; o vuoi forse riferirti ad una capacità di sentire la qualità delle cose che superi quella comune...? Se parli di un'oggettività del sentire...non credo di riuscire a seguirti.

Che le sensazioni e le percezioni di qualità siano affare privato mi pare innegabile; ma forse dico così perché son daltonico, miope, astigmatico, ho un setto nasale deviato...i miei sensi sono un po' malandati.

 

Riferendomi poi alle ultime tue aggiunte su femminilità e passività, è tutto un po' da discutere...se pure c'è il desiderio di venir penetrato, ciò accade (almeno nel mio caso) perché lo si è sperimentato...la penetrazione anale favorisce la stimolazione della prostata e questo aiuta piacevolmente l'eiaculazione. Non mi sento più femminile o più maschile a seconda del ruolo nell'atto sessuale....

Il resto del tuo intervento in effetti fa un po' romanzo erotico da ombrellone.

Edited by schopy
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Di sesso si può parlare solo nella board Sesso & Dintorni.
Il discorso "sentirsi maschile o femminile durante sesso ricettivo" (soprattutto vista la verve descrittiva) va proseguito lì, se interessa.
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Grazie per le informazioni. Va bene, allora visto che era lì dove volevo arrivare ("sentirsi maschile o femminile durante sesso ricettivo") questa discussione può considerarsi conclusa (anzi, no, non più visto l'intervento di Shopy: si continua su quella linea, gnoseologia della filosofia della percezione).

Sul tema preciso aprirò una nuova discussione nella board indicata, a meno che non esista già.

 

Loup-garou per favore puoi eliminare la parte piccante del mio secondultimo post? Per favore T___T ...

 

@schopy: sì, mi riferisco più o meno a quello che dici tu :-D.

Anche a me piacciono Spinoza e Leibniz ma se bastavano loro non usciva fuori Kant.

Secondo il mio punto di vista, Oggettività è avere il controllo delle proprie percezioni. Il mio percepire può trascendere la materialità e nonostante ciò essere oggettivo se in molti vedono le stesse cose che vedo io nello stesso modo in cui le vedo io, oppure finché ho il controllo della situazione, cioè l'equilibrio animico rimane inalterato.

Uno dei miei assiomi estetici è questo: è impossibile non percepire, come è impossibile non comunicare: il non vedente ci vede, vede un solo tipo di colore esteso a tutto il campo visivo (grigio scuro, a volte invece è una luce che non si leva mai dagli occhi), ma lo vede e senza che quella facoltà di percezione sia spiegabile dalle strutture anatomiche, in quanto compromesse.

Il non vedente non vede che quel colore uniforme perché a causa del Principio del Parallelismo, alla compromissione strutturale deve corrispondere nello Spazio di Percezione umano (o animale) una capacità percettiva che la Lbertà Estetica Umana possa attribuire alle strutture danneggiate.

Anche se il non vedente non vedesse assolutamente nulla, tuttavia vedrebbe il colore nero che ha davanti agli occhi: e quella è attività visiva in atto materialisticamente inspiegabile, perché il nervo è reciso. La Percezione è inalienabile dall'essere umano: non dipende dalla materia.

Non mettiamoci in mezzo Newton però sul "colore nero": per me, come per Goethe, bianco e nero sono colori al pari di tutti gli altri; il bianco appare come somma dei colori unicamente perché la qualità "bianco" viene associata dal Principio Qualitativamente Operante a un fenomeno di composizione dei colori, al fine di indurre l'uomo nella libertà di credere che il bianco sia la somma dei colori; idem per la qualità "nero".

Edited by Defensor
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Sia pure che il non vedente ci vede, ma lui sta proprio lì a dimostrare che ogni percezione visiva è privata, no?

Perciò, quale oggettività delle percezioni...? Forse c'è un punto che mi sfugge...

Edited by schopy
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In tal caso l'oggettività vera può essere solo l'oggettività massimale, cioè il possesso della totalità dei punti di vista (o Spazi di Percezione): quella che io chiamo "onnisenzienza".

Sta al Principio Qualitativamente Operante decidere nella sua intenzionalità operante cosa deve percepire uno e cosa l'altro, a seconda di come stanno le strutture a cui la percezione deve essere considerata legata (anzi, causata) nel mondo materiale; oppure, a seconda del tipo di pratiche che effettua per accedere ad altri tipi di percezione.

 

Per semplicità immagina il Principio Qualitativamente Operante come l'Architetto di Matrix (il secondo della trilogia, "Reloaded"), e i vari Spazi di Percezione degli esseri percipienti come i televisori nella sala dell'Architetto.

In realtà si tratterebbe di uno Spazio di Percezione che s'interprenetra con tutti gli altri Spazi di Percezione esistenti, dove tutte le percezioni sono distinguibili nell'istante, senza che le percezioni dell'uno si confondano con quelle dell'altro: un po' difficile da immaginare, anche perché per "totalità di tutti gli Spazi di Percezione esistenti" non intendo solo quelli degli esseri fisicamente viventi, bensì di tutti quelli possibili in un mondo dove la percezione non dipende dalla materia.

Per darti un'idea più nitida, qualcosa che gli si può paragonare alla lontana si vede nel film di Neon Genesis Evangelion "Death&Rebirth", quando tutte le anime diventano uno e le loro percezioni si manifestano tutte contemporaneamente.

(Non dimenticare però che nel Principio del Qualitativamente Operante, accanto all' "Architetto" c'è l' "Oracolo").

Tuttavia, neanche così riesco a dire tutte le caratteristiche della faccenda, pertanto invito chi legge a mantenere un atteggiamento di apertura verso altre rappresentazioni, magari scaturite da lui stesso, che arricchiscono la coscienza degli altri aspetti della cosa di cui non parlo per semplicità (per esempio delle angolature di visuale libere dai Punti Di Vista, e della moltiplicabilità del singolo Punto di Vista: un Punto di Vista è più bello se è più vario, se può cioè moltiplicarsi in più corpi, di più tipi, forme, generi, qualità, ecc.; cfr. la simbolica immagine orientale delle divinità dalle tante braccia).

 

@Loup-Garou: grazie!!!

Edited by Defensor
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In tal caso l'oggettività vera può essere solo l'oggettività massimale

Tanta strada per poi arrivare a leggere questo scivolone immane..

E' un ossimoro grande quanto il gran canyon..

 

Non esiste alcuna oggettività vera poichè l'uomo non è nè onnisciente nè atemporale.

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Secondo me la vita è fatta di ossimori, e si chiamano Sintesi.

 

Se la Percezione non è causata dalla Materia, ci sarà la possibilità dell'Onnisenzienza, no?

Edited by Defensor
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La demenza ottusa.

 

Caro Difensore,

 

forse dovresti considerare l'opinione che sentir tutto, lungi dall'essere cosa da concupire, sia piuttosto cosa da repellere...

 

Congettura che la vita nostra non sia demenza acuta, come pur Ti pare, ma ottusa:

non sarebbe sorte per noi molto migliore sentir nulla, che sentir tutto ?.

 

Anakreon.

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@@Defensor Io nonostante tutto, se mi dai la possibilità di essere un Gundam, ci metto la firma.

 

Ora, preciso che io non riuscirei a stare ai livelli dei vostri discorsi, e la mia filosofia di vita non si rifà ai libri e al pensiero dei grandi filosofi. Erano uomini e fallibili, preferisco farmene una mia, e se coincide con quella di qualcuno amen XD

La vita è sì una questione di ossimori, o meglio tendiamo ad analizzarla come una serie ideale di dicotomie, ed è questo che ci penalizza ma al contempo ci salva.

C'è una dicotomia ideale, che tenta di non esserlo, anche nel tuo discorso di fondo; uomo-donna.

Ed in effetti è una cosa reale, intendo, nel mondo ci sono solo uomini e donne, ma la nostra mente è tanto limitata dal pensare che una persona possa sentirsi o uno o l'altro, esploderemo e impazziremo nel pensare che uno possa anche non sentirsi né uno, né l'altro, ma una persona. Fine.

 

Come quando una persona muore e si dice che; era destino.

Non si conta mai l'essere nel posto sbagliato, nel luogo sbagliato, momento sbagliato.

 

La realtà delle cose è che la vita è un caos e può essere tutto il contrario tutto, ma noi - esseri schematici - tendiamo a impostarla secondo parametri che la nostra mente attribuisce.

Non è sintesi.

 

E' stereotipo.

E non è un'accezione negativa.

Stereotipare una penna permette al tuo cervello di usarle tutte con una certa rapidità, altrimenti ogni volta staresti davanti ad una penna come un ebete a chiederti; e mò?

 

Lo stereotipo è una sintesi, non oggettiva ma ideale, della realtà. E come ogni sintesi pecca sempre in qualcosa; la dimensione di mezzo :-D

Come dire che "tra il dire ed il fare c'è di mezzo il mare", adoro la saggezza popolare.

 

In ogni caso, un uomo potrà sentirsi donna nell'atto sessuale, ma questa immagine di donna non porterà con sé la donna, come veramente è, quanto più un'idea di donna e che, credo, combaci con un'idea di sottomissione, et similia.

In realtà l'idea di donna non è legata all'essere, quanto più alla sua visione culturale, e con questo non dico che essa sia ancora di una donna schiava, sottomessa e ligia solo alla famiglia, ma che una venatura di fondo di tutto questo ancora è presente nella nostra cultura.

 

Diciamo che possiamo ragionare quanto ci pare, sentirci uomo o donna, ma esso sarà sempre legato al nostro mondo culturale, perché è su esso che ci basiamo, ed è su esso che ti dico che mi riesce possibile immaginare solo le possibilità "positive" che l'essere donna possa portare, ed è per questo che ti ho detto che secondo me non valuti tutte le implicazioni, ed è per questo che ho tirato in ballo i Gundam.

 

Vedi, del Gundam io non valuto l'essere un robot, essere fatto in componenti meccaniche, la possibilità di rompermi, bloccarmi, autodistruggermi o l'obbligo di essere pilotato, l'obbligo del non poter pensare e di non avere una mente, quanto più mi porto l'idea di un; ho uno scudo, una spada laser, i cannoni, sono figo e distruggo tutto.

 

Per questo voglio dire che, nonostante il discorso sia ben costruito parti da un presupposto, che io almeno, non riesco a cogliere come realista.

Un uomo che si sente donna, in tutto, vive un conflitto di genere; sfocerà nel transessualismo, represso o meno.

Un uomo che si sente "donna", dove donna è un abbreviativo per concetto, non si sente di sesso femminile, non vive un conflitto di genere, magari semplicemente adora essere sottomesso, essere quello più "delicato", e tutte quelle cose che questo concetto porta con sé.

In base a questi presupposti un uomo gay che non vive un conflitto di genere non potrà mai sentirsi una donna, se vogliamo guardarla realisticamente.

 

Ma ripeto, è solo una diversità nel modo di guardare, e perdonami se mi sono dilungato.

La mia non era una "mossa" retorica, intendo il tirare in ballo i Gundam, era quanto più il risultato di tutto il ragionamento che ora t'ho illustrato.

 

:-D

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In tal caso l'oggettività vera può essere solo l'oggettività massimale, cioè il possesso della totalità dei punti di vista (o Spazi di Percezione): quella che io chiamo "onnisenzienza".

Sta al Principio Qualitativamente Operante decidere nella sua intenzionalità operante cosa deve percepire uno e cosa l'altro, a seconda di come stanno le strutture a cui la percezione deve essere considerata legata (anzi, causata) nel mondo materiale; oppure, a seconda del tipo di pratiche che effettua per accedere ad altri tipi di percezione.

Per semplicità immagina il Principio Qualitativamente Operante come l'Architetto di Matrix (il secondo della trilogia, "Reloaded"), e i vari Spazi di Percezione degli esseri percipienti come i televisori nella sala dell'Architetto.

In realtà si tratterebbe di uno Spazio di Percezione che s'interprenetra con tutti gli altri Spazi di Percezione esistenti, dove tutte le percezioni sono distinguibili nell'istante, senza che le percezioni dell'uno si confondano con quelle dell'altro: un po' difficile da immaginare, anche perché per "totalità di tutti gli Spazi di Percezione esistenti" non intendo solo quelli degli esseri fisicamente viventi, bensì di tutti quelli possibili in un mondo dove la percezione non dipende dalla materia.

 

...a me questa pare esattamente una riproposizione della Monadologia leibniziana :)

Però ecco, non penso sia immaginabile uno Spazio di Percezione che si "interpenetra" con tutti gli altri Spazi di Percezione esistenti. Dio forse assolve a questa funzione.

Io sono ciò che sono in ragione del mio spazio di percezione; lo stesso dicasi per il cane, la mosca, l'uovo, la molecola d'acqua.

Ma come posso essere me, cane mosca, uovo, acqua...? Lo è Dio, in quanto onnisenziente...?

Per ora rimango perplesso.

Ti consiglio poi di riflettere sul concetto di "percezione istantanea"...passim quel che credevano i filosofi nel Seicento, ma mi occorre qualche punto d'appoggio per comprenderlo...

In sintesi, l'esito della tua dottrina mi pare una stravaganza new-age :D

Edited by schopy
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