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Grande successo degli atleti GLBT alle Olimpiadi di Londra


Fabio Castorino

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Perché, cos'hai contro gli scacchi?

Vuoi che ti lanci contro il mio terribile alfiere camponero? :D

 

 

ma nulla, mi piacciono gli scacchi: per gli alfieri in genere tento sempre lo scambio a inizio partita, ma in compenso ti crocifiggerò con i cavalli :sisi:

 

Sia la Navratilova, sia la Novotna avevano uno stile di gioco brillante e "maschile" nel senso che avevano un ottimo gioco a rete (il che le rendeva anche molto belle da vedere), soprattutto la Navratilova, che era famosa per questo. ... Prima che i nuovi materiali permettessero un gioco molto più potente e aggressivo anche da fondo campo, questa era una prerogativa dei maschi e del gioco "maschile" direi.

 

La tua considerazione sullo stress da minoranza è interessante e, probabilmente, fondata. E' vero che, per come me li ricordo, i giocatori da "servizio e volée" erano più brillanti, ma anche più irregolari, come spesso avviene.

 

anch'io ricordo molto bene il gioco della Navrativola: certe caratteristiche di "fragilità" che citavi nei tennisti "servizio e volée" sono forse caratteristiche degli atleti con questo stile e si ritrovavano anche nel tennis maschile "etero", ricordo ad esempio il geniale McEnroe

 

la fragilità nel tennis era (è? non saprei, non lo seguo più) un connotato piuttosto comune, se pensi anche al tennista meno fragile in campo in assoluto, che forse è stato Borg (uno dei primi esponenti del tennis da fondo campo) che poi ha però svelato un volto molto fragile e "umano" nella vita di tutti i giorni dopo il ritiro

Edited by conrad65
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Leggo e mi pare di capire che nel dressage non esiste una distinzione fra uomini

e donne, essendo una gara d'addestramento è uno sport in cui non si pongono

distinzioni di genere ( oltre al fatto che le donne hanno di fatto primeggiato sugli

uomini ) né di età ( Hester ha 45 anni )

 

Inoltre è uno sport che lungi dal consentire guadagni o promozione sociale, li

presuppone ( è certamente uno sport elitario )

 

Insomma è veramente uno sport sui generis...ma non lo dico in senso negativo,

in fondo che esistano degli sport meno fisici fa anche piacere

 

Il corpo agonistico è un corpo maschile, lo è in senso performativo in quasi

ogni disciplina, tranne quelle in cui è richiesta agilità ( tuffi e ginnastica artistica )

ed anche nei giochi ( tipo il tennis ) il gioco delle donne è oramai analogo a quello

degli uomini, anche se una donna non vincerebbe mai contro un uomo il suo gioco

è maschile, come il corpo dell'atleta che lo incarna

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Caro Privateuniverse, vedo che oltre a fare gli esami, a suo tempo ti sei fatto un'eccellente cultura sportiva. Grazie della tua dettagliata risposta. Tu, e gli altri che partecipano a questo topic, potete soddisfare la mia curiosità riguardo all'eco di stampa, mediatica, e anche a livello di chiacchiere tra compagni di università o di bar o di amici, sulle tenniste e in generale atlete lesbiche? Ci sono state e ci sono delle vere étoiles, per usare una terminologia tratta dalla danza..., e vorrei sapere se di fronte all'eccellenza nell'agonismo il loro orientamento sessuale diventa/diventava indifferente (cosa che a priori non credo, e non parlo solo della provinciale Italia; né solo di quanto accadeva 40 anni fa) o se invece pesava e pesa ed eventualmente quali forme assumeva o assume. Parlo delle donne omosessuali, perché mi sembra che siano più celebri e più numerose, ma la domanda vale ovviamente anche per i maschi.

Edited by Isher
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Nel caso del tennis, stiamo parlando dello sport più friendly del XX° sec.

non solo perchè nasce col pregiudizio di essere uno sport da "signorine"

e di avere protagonisti gay assoluti come Tilden:

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Bill_Tilden

 

Ma anche per il fatto che piaceva ad etero a dir poco eterodossi come

Gianni Clerici ( il più noto esperto-commentatore di tennis italiano ) o

Lea Pericoli. A loro il merito di averne parlato, ovviamente in punta di

forchetta, per come loro ( come persone ) erano e sono...il limite è

che per loro il tennis era e doveva rimanere un gioco e non diventare

uno sport. Della navratilova mi pare si dicesse che aveva un gioco

maschile perchè scendeva a rete...

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Grazie del link a Tilden, Hinzelmann, una personalità a dir poco eccezionale. Incredibile che la storia del tennis sia stata rivoluzionata da un omosessuale, e il tennis da lui trasformato da gioco per signorine a sport maschio. Io sono ignorante in materia, ma queste cose si sanno, si dicono in giro?

 

Quanto a Gianni Clerici e a Lea Pericoli, anch'io (ed è tutto dire) ne ricordo i commenti, il bel parlare, le precise, sapienti, perfettamente ritmiche notazioni. Mi interesserebbe sapere qualcosa di più sul fatto che per loro il tennis era e doveva rimanere un gioco e non diventare uno sport. Il concetto ha qualcosa di affascinante, e comunque mi sembra interessante. Puoi dirmi qualcosa di più, se non andiamo OT?

 

 

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privateuniverse

ma nulla, mi piacciono gli scacchi: per gli alfieri in genere tento sempre lo scambio a inizio partita, ma in compenso ti crocifiggerò con i cavalli :sisi:

 

Io odio i cavalli, cerco sempre di toglierli di mezzo. :D (Non che questo serva a molto, resto sempre un giocatore di scacchi men che mediocre, perennemente in bilico sui 1500 punti su www.scacchisti.it).

 

anch'io ricordo molto bene il gioco della Navrativola: certe caratteristiche di "fragilità" che citavi nei tennisti "servizio e volée" sono forse caratteristiche degli atleti con questo stile e si ritrovavano anche nel tennis maschile "etero", ricordo ad esempio il geniale McEnroe

 

Concordo, e infatti avevo scritto qualcosa di simile. McEnroe è l'esempio tipico in questo senso, ma anche altri con quel tipo di gioco soffrivano della stessa irregolarità di rendimento: Edberg, Leconte, per non parlare di Becker (che forse è un esempio di fragilità fuori dal campo migliore di Borg; vedi sotto).

Del resto, è naturale, in questo come in altri ambiti: l'estro e la metodicità di solito non vanno d'accordo.

 

la fragilità nel tennis era (è? non saprei, non lo seguo più) un connotato piuttosto comune, se pensi anche al tennista meno fragile in campo in assoluto, che forse è stato Borg (uno dei primi esponenti del tennis da fondo campo) che poi ha però svelato un volto molto fragile e "umano" nella vita di tutti i giorni dopo il ritiro

 

Dici? A me non sembra che i tennisti si contraddistinguano in questo senso, ma è questione di punti di vista. Di sicuro ci sono stati casi di tennisti/e "borderline": Becker disse di essere stato sull'orlo di un tentativo di suicidio, la Seles fu accoltellata e da allora non si riprese più, la Zvereva non superò mai un umiliante 6-0, 6-0 subito dalla Graf in poco più di mezz'ora in una finale degli Internazionali di Francia, che probabilmente stroncò la carriera di una tennista allora molto promettente. Però, ci sono molti altri casi di tennisti che si sono dimostrati di grande successo anche fuori dal campo: Tiriac è un banchiere, Edberg è un finanziere di vaglia, e così via.

 

O, forse, vale per il tennis come per tutte le discipline in cui la forza atletica deve tradursi in una particolare "destrezza". E' noto che ci sono discipline sportive in cui i risultati sono più aleatori e meno prevedibili che in altre: i tuffi, la ginnastica artistica, certe gare di atletica, come i salti (in alto, in lungo, triplo, con l'asta) o il lancio del giavellotto. E' possibile "sbagliare" una gara di corsa, o ciclistica, o di canottaggio, o di nuoto; ma, in questi sport, anche se c'è una tecnica, i gesti atletici sono relativamente semplici e ripetitivi. E' molto più facile (e più disastroso per una gara) sbagliare un tuffo, un esercizio di ginnastica artistica, un salto o un lancio.

 

Non saprei se questo renda i tennisti, e in generale chi pratica questo tipo di attività sportive, più fragili, anche emotivamente, di altri.

 

Ci sono anche casi paradossali in senso opposto: Greg Louganis era gay, orfano (fu adottato da una famiglia, non ricordo se la sua famiglia adottiva lo maltrattò), soffriva di dislessia, subì anche uno stupro (ma credo che questo gli accadde da adulto; lessi un'intervista sull'Advocate anni fa) e ha avuto anche altri problemi, personali e professionali, non ultima una diagnosi di sieropositività, eppure credo sia stato il più grande tuffatore di tutti i tempi.

 

Caro Privateuniverse, vedo che oltre a fare gli esami, a suo tempo ti sei fatto un'eccellente cultura sportiva. Grazie della tua dettagliata risposta. Tu, e gli altri che partecipano a questo topic, potete soddisfare la mia curiosità riguardo all'eco di stampa, mediatica, e anche a livello di chiacchiere tra compagni di università o di bar o di amici, sulle tenniste e in generale atlete lesbiche? Ci sono state e ci sono delle vere étoiles, per usare una terminologia tratta dalla danza..., e vorrei sapere se di fronte all'eccellenza nell'agonismo il loro orientamento sessuale diventa/diventava indifferente (cosa che a priori non credo, e non parlo solo della provinciale Italia; né solo di quanto accadeva 40 anni fa) o se invece pesava e pesa ed eventualmente quali forme assumeva o assume. Parlo delle donne omosessuali, perché mi sembra che siano più celebri e più numerose, ma la domanda vale ovviamente anche per i maschi.

 

Un po' mi sono rinfrescato la memoria, per così dire. ;) Il tennis lo seguivo molto all'epoca (ora non più).

Per le tenniste posso risponderti io. Quando parlavo con i miei amici all'epoca, le tenniste lesbiche erano malviste; in particolare la Navratilova. Di lei si criticava il fatto di essere relativamente "muscolata" per una donna (cosa che, già all'epoca, si stava superando, perché anche altre tenniste avevano

messo su due spalle da facchino, per non parlare delle atlete donne del presente, in tutte le discipline; quanto agli uomini, sembrano usciti dalla penna di un disegnatore), di essere "mascolina". Tutti preferivano la Evert, la sua rivale storica. Le tenniste lesbiche erano considerate una sorta di aborto della natura. Le simpatie di tutti i miei amici che s'interessavano al tennis andavano ad altre tenniste, considerate anche più attraenti: la stessa Evert, la Sabatini (che era particolarmente apprezzata dal pubblico italiano), la Graf, la Seles e così via.

 

A me sembrava che, soprattutto nei confronti della Navratilova, quel giudizio fosse molto ingiusto, non soltanto perché la Navratilova giocava molto bene (e, come spesso avviene, praticava con successo anche altri sport), ma anche perché era una giocatrice esemplare per il fair-play, dentro e fuori dal campo. La Navratilova non esitava a dare giudizi positivi e incoraggianti anche su altre tenniste (mentre la Evert era molto più acidina) ed era nota anche per la sua generosità, perché devolveva molto denaro a cause benefiche e sociali. Dato che io, soprattutto all'epoca, tendevo a solidarizzare con i perdenti, la fragilità della Navratilova che, oltre ad avere un grande talento, non era un rullo compressore sul campo, me la rendeva simpatica; ma, a quanto ricordo, ero il solo a pensarla così.

 

Nel caso del tennis, stiamo parlando dello sport più friendly del XX° sec.

 

[...]

 

Ma anche per il fatto che piaceva ad etero a dir poco eterodossi come

Gianni Clerici ( il più noto esperto-commentatore di tennis italiano ) o

Lea Pericoli. A loro il merito di averne parlato, ovviamente in punta di

forchetta, per come loro ( come persone ) erano e sono...il limite è

che per loro il tennis era e doveva rimanere un gioco e non diventare

uno sport. Della navratilova mi pare si dicesse che aveva un gioco

maschile perchè scendeva a rete...

 

Mi ricordo che, all'epoca, si sosteneva che l'alta percentuale di donne dichiaratamente omosessuali nel tennis dipendesse da alcune caratteristiche peculiari del tennis: la fama, i guadagni (la King aveva combattuto una battaglia per l'equiparazione dei guadagni delle tenniste donne e dei tennisti uomini), il fatto che nel tennis si viaggiasse molto, molto di più che in altri sport.

 

Mi ricordo un'intervista a Lea Pericoli (o forse era una recensione di una sua autobiografia, non ricordo bene) in cui si diceva che lei, da ragazza, era considerata un maschiaccio perché eccelleva in diversi sport (bisogna considerare che, se non ricordo male, la Pericoli è cresciuta in Kenia, quindi nel contesto di una colonia britannica, in cui fare sport era considerato, molto più che in Italia, parte integrante della formazione di un giovane, anche di una ragazza).

 

Non ho mai capito per quale motivo Clerici fosse considerato un etero eterodosso: certamente, faceva commenti del tipo "mi farei accarezzare da una volée così" oppure diceva e scriveva apertamente che certi tennisti, come Noah, erano apprezzati anche dai gay per il loro aspetto fisico, ma non ho mai capito per quale motivo i miei amici ne parlassero come di un sospetto omosessuale. A me non sembravano commenti così compromettenti, ma forse il mio radar non era ancora sviluppato (ora si è affinato un po', anche se non mi serve a molto).

 

Sull'ultima domanda di Isher non saprei cosa dire e aspetto lumi anch'io. Sospetto che si riferisse al fatto che il tennis, a causa dei nuovi materiali, è diventato un gioco in cui la potenza ha un ruolo assolutamente preponderante; e, in effetti, per quel poco che vedo è diventato anche noiosissimo.

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Leggo e mi pare di capire che nel dressage non esiste una distinzione fra uomini

e donne, essendo una gara d'addestramento è uno sport in cui non si pongono

distinzioni di genere ( oltre al fatto che le donne hanno di fatto primeggiato sugli

uomini ) né di età ( Hester ha 45 anni )

 

Nelle gare di equitazione non esiste distinzione tra uomini e donne, nè nel dressage nè nel concorso completo (perchè diciamo la fatica fisica la fa il cavallo) dove gareggiano squadre miste uomini/donne (caso unico nei giochi olimpici assieme al badminton e al tennis tavolo). Che sia uno sport "elitario" non è più così vero, conosco un ragazzo che fa equitazione a livelli discreti e non è certo di una famiglia ricca, è molto più elitario il golf ad esempio. Che sia uno sport "friendly" forse è anche vero :sorriso:.

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Non ho mai capito per quale motivo Clerici fosse considerato un etero eterodosso

 

Ho trovato questo articolo in cui Gianni Clerici parla di sè ed allude anche a questo aspetto della sua scarsa "virilità" ( ma tutto l'articolo

è interessante e fa capire la sua singolarità nel panorama della cronaca sportiva....a partire dal fatto che quando lavorava al Giorno

gli fu detto : "Gianni, scrivi, mi raccomando scrivi che sei il nostyro Lytton Stratchey" che non è esattamente usuale per un cronista

sportivo degli anni '50 )

 

In sintesi era un dandy un po' dinoccolato ( si sarebbe detto all'epoca ) perfettamente consapevole

dell'omofobia che gravava le redazioni sportive prima ancora che i campi da gioco e che con gli omosessuali

si trovò forse anche a più agio che coi coetanei etero.

 

"Ci vorrebbe Padre Freud per entrare nei meccanismi di questa paura che mi sono trascinato fin da giovane. Pensi che ero perfino convinto di essere impotente, fino a quando, dopo due mesi di analisi, il mio amico psichiatra, che mi aveva in cura, mi porta a cena e mi dice: "Gianni, non sei impotente, sei solo un cagasotto"». E nel tennis? «Ero fortissimo nel doppio, ho vinto sei grandi tornei. In fondo mi sentivo confortato dalla presenza dell' altro». La leggera passività femminile che aiuta? «Sono cresciuto oltre che con il marchio di infamia del giornalista sportivo, con quello dell' omosessuale. Questa tenue vocina che sta ascoltando non ha aiutato. Certe frequentazioni poi - Zeffirelli, Visconti, Arbasino, Luigino Gianoli il più grande scrittore di cavalli - neppure. Con loro, a volte si mangiava assieme, discutevamo. Ero accettato, sebbene non fossi omosessuale».

[...]

Allora niente outing. «Per carità. Mi viene in mente che commentando in televisione, insieme a Rino Tommasi, un match di John McEnroe, mi rivolgo a Rino e gli dico: "se mi accarezzasse con lo stessa grazia con cui ha liftato la volé, diventerei ancora più gay. è stata una battuta per ridere, non mi arriva la tessera dell' arcigay? Ero diventato frocio onorario!»

 

http://ricerca.repub...-blixen-mi.html

 

Insomma veramente una personalità singolare e forse con Gianni Brera

( personalità diversissima ) uno dei due più grandi giornalisti sportivi della storia italiana

 

@ Isher

 

Questo approccio da dandy al "gioco" del tennis lo portava a valutarlo in termini estetici, di qualità del tocco di racchetta

o di effetti e tattiche....tutti particolari che saranno sacrificati con la rivoluzione della racchetta tecnologica

che darà inizio a un tennis definito da Clerici "muscolare" fatto di servizi a centinaia di Km/h etc. Il secondo aspetto

che emerge se leggi tutto l'articolo è che per Clerici quel tennis meno potente era anche un gioco mentale-psicologico

tutti aspetti sacrificati alla forza ed alla velocità del gesto fisico ( e lui stesso ha vissuto la sua breve carriera

come prova dell'ego...cioè è come lui ha interpretato il tennis in prima persona: tecnica e resistenza fisico psicologica )

 

Clerici arrivò provocatoriamente a proporre alla federazione internazionale di cambiare nome al gioco, quando si

passò dalla racchetta di legno a quelle in fibra di carbonio o vetroceramica ( comunque la sua competenza ed il suo

approccio europeo gli son valsi l'onore dell'iscrizione nella hall of fame del tennis USA )

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