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Cestino della roba inutile.


messermanny

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E' che ho deciso di raccogliere i pensierini, quelle cose scritte di getto ma che non sono racconti brevi, era inutile aprire un topic per ogni cosa, perciò ne creo uno unico, centralizzato.

Ovviamente questo sarà da ora in poi l'unico topic in cui posterò scritti, mi scuso con i moderatori per aver aperto millemila topic >.<

 

Il discorso è, senza starci troppo a parlare, che le cose messe qui non avranno revisione e come finite verranno postate, una sorta di cestino della roba inutile.

 

Comincerei con questo: La spada ed il coltello.

Premessa; Credo che la poesia di Trilussa "La spada ed er cortello" sia una delle mie preferite, forse la mia preferita. Ma ciancio alle bande.

 

 

E se fossimo in tarda età, dati peso e civiltà, crederemo noi, di volare come eroi?

O resteremo chiusi in casa, con l'ansia alla bocca, il film in pausa, il caffè nella moca.

Passeremo il tempo a sognare, un futuro sfuggito di mano, passeremo il tempo a ricordare, un passato mai agguantato. E quanto è bello, ora che è finita, tornare col pensiero ad una strana vita, che di noi bisogno ha avuto, come lettori che han posseduto, divorato, mangiato, senzadubbio amato. Sì, solo amato e forse mai compreso, del resto a vent'anni vedo chi rimane appeso, speranze e glorie, sogni e memorie, inutili squarci creati per gioire che nella vita tutti han da ridire, dai vecchi al bar gonfi di vino sino alla merda in via Pré col suo ciclamino, ci insegna tutto, ci insegna niente, vedo la Terra che soffre morente, e te che stai a fare qui a dirmi quel che dovrei affermare, dirò che è tutto un gioco, dirò che è emozione, dirò che è come la spada per Trilussa, dirò che è onore.

E se tale vorrai chiamarlo, chiediti con me, cos'è che ha spinto l'uomo ad esser quel che è, chiacchiere esistenzialiste dirai, senso della vita lo chiamerai, quando ti alzerai distrutto rimandando tutto al ventisette, delapiderai mezza pensione per due programmi in tv e qualche troione, magari senza il bisogno di dire: io ci sono stato, dovrò pur servire! Cresceremo e ti diranno vecchio, infame, senza tetto, senza cervello, non ti regge più l'uccello, sentirai il bisogno di dir loro: Fanculo! ma avrai paura del gruppo; son tanti sei nessuno. E camminerai di buona leva col bastone, tuo compagno d'avventura che sarà il tuo amore, ricorderai come amavi draghi, elfi e nani, ricorderai di chi aveva trenta denari, di chi ti ha colpito e fatto male, ricorderai che hai provocato dolore a chi non ti voleva odiare, forse è cruda la questione, ricorderai d'esser stato coglione, e senza pensarci tanto su ricorderai pure Gesù. Non hai mai ascoltato nessun prete, dicevano ch'eri diverso e senza pretese, dicevano che nella vita bisogna esser dolci vaglielo a dire a chi uccide gente e chiama: Froci! Vaglielo a dire a chi è ancora in pensione, se si ricorda di chi lo chiamava bamboccione, vaglielo a dire alle generazioni che ogni guerra nei rapporti manco a li cani, vaglielo a dire senza sentimento che il mondo è lento, drogato, malato, mancaza d'amore hanno chiamato, generazione X senza sogni, passioni senza sfoghi e ti dici: Cazzo stai dicendo, in questo momento, poeta inutile nel firmamento? Eppure è semplice non serve replicare, vaglielo a dire all'assistenza sociale, fan bene o fanno male, dicotomie in ogni cosa, anche in un funerale, mangia e vieni mangiato è la regola che in terra vale il creato e se ogni tanto hai ragione, sì, la colpa è dell'onore.

Il coltello disse a la spada: Ferisco e sbudello la gente de strada, e er sangue che caccio da quelle ferite, diventa un fattaccio, diventa una lite. Causata per niente, ripresa per poco, un parcheggio non visto o una perdita al gioco, una sigaretta non data un accendito gettato, la gente muore con ogni reato, ogni mezzo propizio è dato scontato se il tempo perduto non viene trovato, non ha senso che piangi almeno non tu, l'ho fatto io per chi di lacrime non ne ha più, non c'è bisogno a criticar chi ascolterà, capirai quando arriverà l'età. La spada e er coltello è la vita, di chi onora e di chi sputa, in un senso vissuto senza alcun dire ognuno ti promette di far benedire, una nuova, un nuovo amore, creaiamo storie come aprile i fiori, eppure tutte le connessioni non basteranno mai a spiegare perché la gente muore anche senza guai. La spada arispose ar cortello: Io pure squarcio e sbudello, ma ste cose cose le faccio soltanto in duello e quando la lama l'adopra il signore la lite si chiama: Partita d'onore.

Amen.

 

Ci trovate delle citazioni della stessa poesia, sporadiche alla città vecchia di De André, e un rimando ad un episodio di Dylan Dog, tale Totentanz. Enjoy! :-)

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messermanny

Un'altra cartaccia dal cestino; non attesa, non desiderata e forse non afferrabile da molti, dicono bisogni sempre guardare ad un palmo oltre il proprio naso, dicono e forse non hanno tutti i torti.

Il razzismo è come il culo, bel titolo e citerebbe Ascanio Celestini, ma l'intitolerò Il culo degli altri. Enjoy! :-)

 

Partiamo dal presupposto; io come Bugo mi rompo i coglioni.

È semplice, uno guarda in giro e si immedesima nelle cose che ci sono, osserva e scruta dannato in cerca d’attenzione, e si rende conto che è solita solfa. Dillo a Maria che questa è una bella cosa, quella era pazza! Avreste dovuto vederla gente. Una cresta che sembrava arrivare al cielo, viola a base nera, sembrava un ciclamino in un campo di terra, le radici rosa carne erano il viso; che manco mi piaceva. Ora io vorrei dire: Quella ha vissuto una trafila immensa, tra documenti dell’INPS per il padre malato, rifiutata dalla sua famiglia per i suoi modi di vestire, studentessa fuorisede a Roma di Scienze delle comunicazioni. L’altro ieri l’hai vista, sì, sulla stampa gratuita, quella che danno in metropolitana in un trafiletto:

Giovane ragazza si butta sotto al treno, metro B bloccata per 3 ore.

Ah! Almeno da morta ha fatto parlare di sé meglio che da viva, notarla, c’era la foto di un vagone della metro. E dov’è la fregatura? Il vagone era nuovo ed intatto, intendo dire, pulito. Anzi; PU-LI-TO. E mica capita tutti i giorni, pieni di graffiti; arte da strada, dicono, arte idiota dico io! Almeno fateli sul muro e non rompeteci i coglioni con queste scritte da decifrare. Io voglio la roba semplice. Semplice! Avete presente? Sì, quella che passa in tivù, perfetta e mai sbiadita, linda e pinta, colorata al punto giusto e senza odiosi graffiti in mezzo. Ma io lo so chi siete, voi siete quelli che girano poi nei vagoni con le cuffie, tutte bianche con quei cellulari con lo schermo che si tocca tutto; sì, so riconoscervi, vi sgamo subito. Che poi sgamo voi e vedo uno che mi guarda, mi fissa; Hey finocchio, hai sbagliato bersaglio! Lo penso, non glielo dico, non lo faccio perché dicono che è così che va fatto. In fondo siamo tutti uguali, però c’è chi è meno uguale, sicuro, io credo nella non uguaglianza! Figurarsi che schiferei una Lamborghini regalata per una Lancia Stratos vecchio stile! Ma anche no. Io mi sveglio la domenica, sono un razzista, sì, il razzismo è come dice Celestini; è come il culo, tu vedi quello degli altri e non il tuo, perciò uno al proprio culo deve starci attento! Dico, magari verrà frainteso quello che voglio dire, è che io non lo rinfaccio al mondo, non lo dico a nessuno, lo tengo per me; che male fa? Anzi, io lo trovo pure divertente il razzismo ed il culo, l’assonanza! Sì, come no, davanti vi dirò che tutto funziona come deve, che è sbagliato, poi ho il muratore rumeno a casa e meno gli do meglio è, questi rubano il lavoro agli italiani! Ma mica c’è venuto il figlio della Pina a lavorare per la miseria che do a questo qui, vedi, se la cercano. Che poi mi basta, dopotutto, che non ci siano i graffiti. Io tanto mi tengo un’agendina; c’ho scritto tutto lì, c’ho scritto pure di Coral, questo mi viene a casa e mi fa il controsoffitto, a differenza di Maria mica s’è ammazzato, e ha pure fatto bene dico io! Insomma, a me chi me la fa casa a basso costo? E mica posso farla da solo.

Cinismo, lo chiamano così. Sai che ti dico? Si chiama “Fai del bene a te”, e basta, solo fai del bene a te. È una filosofia, la usava il capo, quello che ci faceva stare meglio quando in realtà stavamo peggio, e vai a dirlo a Fabrizio che s’è laureato e sta al call center mentre un marocchino del cazzo pulisce i vetri, digli se quello non ha svalutato il lavoro del lavavetri! Il politicamente corretto è come il culo, degli altri però.

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messermanny

E butto un'altra cartaccia, un pensierino piccino picciò, osservazione.

Semplicemente La signora del balcone. Enjoy! :-)

 

Fuori dal balcone, fuori da tutto.

Una signora anziana che guara di sotto, sperando qualcosa che non so; forse la propria morte, forse considerando il ritorno d'un nipote, forse un senso in quel che ha fatto, forse. Un rimpianto, magari ha un rimpianto, era di quando una bambina correva col cerchio in piazza, era di un carnevale mancato, una pazzia tenuta nei sogni.

"Se segui la mia strada cosa ti resta?", cosa ci occorre per vivere, e quale strada dobbiamo seguire, segnare, marchiare, terminare, qual'è in definitiva la via da prendere? Quale il senso di arrivare in vecchiaia e sperare che l'INPS ci passi almeno il suicidio assistito, forse è tutta la chiacchiera sulle liberalizzazioni che mi fa essere felice di ciò, speranzoso nella valutazione di un mondo migliore.

E alla vecchia del balcone con sotto i gerani, lei, cosa la fa essere speranzosa oltre la compressa per la gastrite? Non lo so, non sono pensierini idioti, sono idioti pensierini, sogni d'un campo di grano e del tipo che perse il suo amore per nave, sogni e ricordi di vecchie storie dove piantagioni di canna da zucchero e tradimenti, scogli e salti nel buio, sogni epici e amori non corrisposti, sogni di sognare, ti illudi di farlo e quando lo fai, vorresti essere altro.

Mi aspetto salti giù da quel balcone, in preda a qualche sogno, che apra le braccia come ali, che speri d'arrivare al sole.

 

E magari lo fa, chissà.

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messermanny

Più classico, meno parole alla rinfusa, più racconto, Marco Polo. Enjoy! :-)

 

"E questo dovrebbe impedire il bruciore di stomaco." Gli disse porgendogli una pastiglia e mezzo bicchiere d'acqua, poi aggiunse "Che senza offesa, sei qui dall'Italia per cercare cosa?". Lui prese bicchiere e pillola, non voleva ma lo stomaco desiderava, e quando desidera, non ti frega più se sei alto, basso, secco, grasso, gay, etero, uomo, donna, in forma o da badarci, insomma, mangi. E poi stai male. "Io cerco della stoffa." Ingoiò "Roba di classe insomma". Quel che non capì da principio era come un uomo potesse partire dall'Italia per la Cina, e farne da barbone, fa ridere, se ci si pensa. Ma dopotutto non è mai più azzeccata la citazione di Flavio Giurato << ...e questo è un pezzo di regime… >>, il suo pensiero lo era, non era una canzone, ma due ricordi e qualche immagine messa in fila, talvolta in croce.

"E dimmi, perché proprio la stoffa?" Gli sembrò inutile chiedergli perché non andasse a comprarsela, era a casa, era un dottore e aveva davanti un uomo al quale, forse, aveva salvato la vita. "E cosa dovrei portarmi? È una merce assai rara, preziosa, bella..." e non aveva tutti i torti, fortunato com'era ad avertrovato proprio un ragazzo al quale poter parlare un misto tra cinese ed italiano, il dolore gli dava alla testa, intervallava i vocabili e neanche ci faceva caso. Marco Polo, dicono, lui avesse viaggiato fino in Cina, avesse vissuto alla corte dell'imperatore, avesse intrattenuto rapporti diplomatici; forse era per quello che ci tenevano a far diventare lo stivale un <<punto strategico nel mediterraneo>>, cioè, una porta container. E lui, perché era lì?

"Ma ora è costosa, sempre bella eh! Non fraintendere. Però io non riporterei mai indietro della seta, magari del riso, magari". Poi prese un bicchiere d'acqua. "E cos'altro porteresti?" disse l'uomo, non era giovane né tantomeno vecchio, era lui, e tanto basta. O almeno, l'altro gli aveva detto che era stato fortunato ad essere ancora vivo. "Insomma, ti si offre la possibilità di imparare molto e portarlo nel cuore" disse "e poi senza tanto pensarci, sicuramente non roba vecchia; da mangiare, da bere, qualcosa per vestirsi e, magari, una bella donna..." e continuò esclamando "...Capisci no?". Risero.

"Ma senti". Chiese il ferito "Senti, non ci mangi con la cultura, perché dovrei apprenderla? Mi basta la donna ed il cibo". L'uomo terminò la sua acqua, guardò l'altro, poi abbassò lo sguardo. "Ogni cultura appresa serve solo a farti capire quanto di superfluo esiste nel mondo quando sarai nella situazione d'essere da solo e rischiare di morire affamato" poi aggiunse "ma comunque, Marco Polo, a te servirà comunque". Del resto non poteva ammetterlo meglio di così a se stesso, era circondato da morte, stava riscoprendo la via della seta; in un mondo post apocalittico, la storia, si ripeteva.

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Silverselfer

Sono racconti che è spesso difficile distinguere da riflessioni vere e proprie. Sono scritti di getto e questo rende la punteggiatura un po' pesante. Tuttavia si leggono con scorrevolezza ed hanno il loro stile, che poi è quello che conta. se accetti un piccolo consiglio, separa i paragrafi con un rigo di spaziatura, aiuta graficamente a ripartire il pensiero .. e fa riprendere fiato al lettore.

 

Poi niente, noto che la figura dell'anziano è ricorrente. La vita con le sue malinconie crepuscolari è dominante nel tuo intreccio. Sia chiaro che non è critica, ma un'annotazione.

 

Mi piace leggerti e ti seguirò volentieri ;)

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messermanny

Sapevo saresti stato uno dei lettori, sapevo che saresti rientrato tra i primi a commentare Silver. Grazie.

Tutto sommato, credo, seguirò la linea guida del separare i paragrafi. Stavolta però nulla rientra nel canone dell'anziano, benché si, facciano capolino troppo spesso nei miei pensieri.

 

Farfalle, cartaccia numero cinque. Enjoy! :-)

 

E dischiuse le mani sperando di trovarci qualcosa di buono, di quelle cose che ti accarezzano il naso, di quelle cose che semplici di scuotono la vita con dolcezza. Sperava di trovarci un sogno, di una qualche parola messa a rinfrancare lo spirito, di una promozione lavorativa o, almeno, di un amico col quale parlare ora. Non che ne avesse particolarmente bisogno, ma per ogni persona in più che conosceva lei metteva una tacca, un segno per vedere fin dove poteva spingersi con le relazioni umane.

 

Umane, che poi questo è il senso di tutto, siamo umani.

 

Intendeva persone, tutti con la propria vita, passioni, drammi e sogni. Se avesse legato un filo rosso ad ognuno, immaginò, la gente sarebbe morta soffocata da se stessa per la mole di relazioni sociali. Eppure si dice sempre che ci si muove poco o niente, che si sta in movimento da fermi, non ci si relazione.

 

Dischiuse le mani e non c'era niente.

Ci riprovò, chiuse le mani come a contenere una farfalla, aveva paura fuggisse. Poi le aprì, uscì davvero la farfalla. Questa era per la dolcezza di chi bombarba col napalm e col fosforo bianco.

Poi ne volò una seconda, la dedicò a chi con pigrizia, coattamente, era obbligato a sloggiare in fretta la propria abitazione per debiti.

Una terza s'alzò leggera, questa era per chi con facilità viveva sulla soglia del dollaro al giorno.

La quarta per chi con semplicità riduceva in pezzi i problemi, come le persone, ci si ragiona meglio.

La quinta a chi sobrio le mangiava, la merenda, come crostatine le falangi.

E sei, a se stessa.

 

Perché mai a se? Era un'illusionista, faceva credere che tutto andasse bene, e ci andava. Ogni cosa aveva la ragione che meritava, c'era anche roba strana ma pensò ci fosse anche tanto di buono. Suo padre diceva che ogni essere umano era un miracolo a sé, distillare una forma così precisa tra milioni di possibilità non è facile. Ogni essere era un miracolo, ogni farfalla, ogni formica, e la gente però uccideva le formiche.

 

Richiuse e aprì nuovamente le mani. Volarono nuovamente farfalle.

Una, per suo padre. Tifoso degli Yankee in un bar nel bronx, riusciva a mantenersi sobrio vendendo da bere ai pompieri dopo il lavoro.

Due, per suo fratello. Picchiato perché gay, ma ora felice col suo ragazzo dalle parti di miami beach.

Tre, per lei. E sì, anche lei meritava una farfalla col suo nome.

Quattro, per il resto del mondo.

Cinque, per chi non è mai nato.

 

Un bambino passò per il parco, era semplice e candido.

Semplice e pulito, leggere, non offeso, non maltrattato, era lui ed era contento. Passò guardando la ragazza, osservò i suoi occhi e vide che dalle sue mani uscirono farfalle.

"Voglio dedicarne una anche io" chiese il bambino, la ragazza non se lo aspettò di certo, ma acconsentì. "Però deve essere qualcosa di speciale, se no non funziona", rispose, "Lo sarà!" ribatté il bimbo. La ragazza soffio sulle sue mani chiuse, poi guardò l'altro. Il ragazzino prese fiato, "sono sei" gli disse la giovane.

 

Una, per mio papà che non mi ha visto alla partita di Hockey!

Due, per la mia merenda che fa sempre schifo!

Tre, per i genitori della mia compagnetta Jenny, che se la passano male.

Quattro, per il mio maestro di chitarra che litiga con la ragazza al telefono.

Cinque, al bullo che mi prende la merenda schifosa, che mi picchia e mi fa male.

Sei, al bullo che ieri ho picchiato.

 

Il bambino completò l'ultima frase singhiozzando, piangendo, la giovane si piegò in avanti asciugandogli il volto.

"Tranquillo" gli disse, "Vedi, sono farfalle". Il ragazzino la guardò "Non capisco" disse, "Capirai" rispose la donna.

 

La farfalla vive solo un giorno, nasce come bruco e si sviluppa nel suo bozzolo, rischia di morire anche prima che sia completata la sua metamorfosi, fa ridere ma è tutta una preparazione. Una vita per un giorno.

Oggi pensi male, domani dimentichi. Prendi chi ti ha fatto arrabbiare, chiarisci, prendi chi odia, parlaci, prendi chi non ha molta vita, ridici, prenditi e viviti.

Ricorda, una vita per un giorno.

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messermanny

Ufo - Cartaccia sesta del primo periodo, no insomma, anno del dragone, seconda era.

Solamente roba da cestinare :-)

 

Hanno visto un ufo, ma nessuno ci crede.

Tra le stelle, tra i sogni e le nubi, tra il cielo e l'inferno della Terra, nessuno ha creduto eppure era lì.

Ma che dovrebbe dire, cosa avrebbe da spiegare ora, a noi, un ufo. E perché mai un extraterrestre come ET approderebbe su questo pianeta, parliamone, è in disfacimento. E crolla un mito, crolla l'aria, crolla tutto, mattone dopo mattone e speranza dopo speranza, una valanga.

 

Tutti avrebbero bocciato il disco volante, dall'alto del cielo, a guardare e vedere, farsi delle visioni rispetto al mondo di sotto. E se volesse controllarci? Potremmo ucciderlo, abbatterlo, nel caso fosse, ma se volesse poi fare del bene?

 

Hanno visto un ufo, ma nessuno ci crede, io sono un ufo perché nessuno mi crede.

Sono innocente rinchiuso nella prigione, e il mio ultimo desiderio? Una sigarette, datemi da fumare, voglio fumare, voglio! Io sono il disco volante per la giustizia, e questo perché hanno pensato fossi io il ladro, parlatene col responsabile, parlatene col mio coinquilino che so, so che tanto si sbatte mia moglie, so che prenderà il mio posto, so persino che sarà un padre migliore per mio figlio.

 

Ma basta per morire?

No, non basta per morire, ma basta per crepare.

Una crepa nella realtà, questo testo è ufo, nessuno lo vedrà ma tutti sapranno che da qualche parte c'è. Nessuna certezza, nessuna volontà di indagare, c'è, è lì da qualche parte. Casa nasconde ma non ruba.

 

Casa, il campo, le spighe, il giardino assolato e quello scivolo in plastica che d'estate diventava fuoco vivo, guizzante del suo rosso, e che si sciogliesse, fanculo! Ogni volta a prendersi per il culo, ogni volta a parlarne; era finita, cos'altro dire?

 

Ma è solo perché sei ufo, nessuno mai ti ha creduto.

Ufo, ufo, UFO!

 

Portami via, voglio una stella che sia tutta mia, extraterrestre vienimi a cercare, voglio un pianeta...

Per crepare.

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  • 1 month later...
messermanny

Dopo tanto, troppo, cartaccia numero sette.

Bluesman

 

Sono un bluesman.

Sapete cosa sia? È uno di quelli che non bada al sodo, sente le emozioni col cuore, ascolta musica che scioglie l'animo, e le note. Ah le note, potrei dedicargli un paragrafo a parte, ma che dico, un intero libro! Un bluesman conosce le note, soprattutto quelle che lo scaldano in una nottata di solitudine, come un Godfather ben fatto.

Il cuore di uno come me è semplice, dacci pane e malinconia, dacci pane e chitarra, dacci del pane e ne mangeremo, la chitarra dopo; non si nutre lo spirito senza nutrire il corpo. Nutrite la mente! Voglio vedere come lo fai da affamato, no vorrei proprio vederti se non stessi qui.

Ho il mio da fare.

Davvero, ho il mio da fare a tempo di musica, capiscimi, roba che scotta. Roba che colpisce l'anima, roba che getteresti nel cestino delle cartacce inutili, appallottolata come una palla, ma a chi la dai a bere?

Mi dico che una palla è per forza di cose appallottolata, fratello, ho sempre da fare.

Questa vita ti distrugge, e noi da bravi bluesman cavalchiamo l'onda emotiva, senti l'animo che è in te, e 'sto cretino non sente niente.

O forse sì, sente qualcosa ora, come il blues di BB King, e quello di Buddy Guy, due capisaldi, sente il caposaldo delle emozioni, ha paura. Trema il cuore sottopelle.

"Dov'è la mia roba, stronzo!", così gli dico mentre gli tengo la faccia con una mano e con l'altra il topo ha un coltello alla gola. Ma è bello, sente paura, è un buon blues questo. Dice che non sa, non sa ragazzi, ma a chi vuol prendere per il culo?

Ma de che, deve sapere, io sono un bluesman in uno stabile al Pigneto, lo prendo e lo uccido se non mi dice la verità, che è quel che voglio sentire, la verità voglio sentire, e come la chitarra di Otis Taylor che è ritmica, io ad un ritmo incessante gli sposto il coltello più avanti, ogni volta di un singolo millimetro.

E sclera.

"Dove cazzo sta la roba, Francé!", e mi dice che non lo sa, che sono suo amico. "Io non sono amico de nessuno, a merda!", che mi fa ricordare tempi passati, storie avventurose e tresche mozzafiato. "E vabbé, ma mo m'hai fregato cinquecento euro de roba, a'nfame!", e ancora a tentare di farmi ricordare, questo topo di fogna non vuole capire che non voglio capirlo, non ho intenzione di tradurre dal "topolese" all'italiano, e da quello al romanesco. E litighiamo per dei buoni minuti.

Poi gli pianto il coltello nel fianco, lo vedo rantolare, dice che eravamo amici, non lo siamo più. Me ne vado, esco sicuro che non mi denuncerà; so dove abita la moglie, la figlia e lui, se devo andare in galera me ne porto uno o due con me, morti ovviamente.

Io sono un bluesman, lavoro di pancia, a Roma, tra via di San Giovanni in Laterano e via Merulana, e quando sono solo a via Margutta, lì, le note escono fuori. E sono sangue, botte, percosse e coltelli.

Ognuno ha i suoi suoni amici, suona ancora per me, Lucille!

 

Enjoy! :-D

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