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Manipolazione collettiva e libertà individuale


conrad65

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privateuniverse

Premessa: spero di aver capito bene (se dovessi aver capito male prego gli altri di correggermi).

 

A me sembra piuttosto evidente il senso dell'affermazione di conrad65: in passato le fonti d'informazione erano minori e meno accessibili, e quindi era più facile nasconderle, impedire che gli altri vi avessero accesso, cosicché era chiaro cosa fosse cultura e cosa ignoranza; oggi, invece, l'abbondanza dell'informazione e dei canali attraverso i quali essa può essere diffusa può essere usata per generare l'illusione della conoscenza e della verità, che è cosa peggiore della consapevolezza dell'ignoranza. Se non leggo un giornale so di non sapere, ma se leggo un giornale che mi presenta un punto di vista deliberatamente di parte ammantandolo di informazione sarà peggio, perché qualcosa di falso mi verrà spacciato per vero senza che io ne sia neanche consapevole.

Come si faccia a negare questo, anzi, a negare che questa sia non soltanto una possibilità teorica, ma parte integrante della realtà in cui viviamo, mi riesce semplicemente incomprensibile.

 

Allo stesso modo in cui mi sembra difficilmente confutabile la tesi originaria (se l'ho ben capita), e cioè che la libertà di indulgere in comportamenti malsani o che un tempo erano sanzionati socialmente possa essere soltanto apparente e, a ben vedere, falsa, inautentica, una forma di assoggettamento ad una volontà altrui e di manipolazione da parte di questa (o di queste).

 

Mi pare che siano tematiche molto presenti in tanti ambiti, dalla saggistica alla letteratura. Non vedo come si possa negare non soltanto che le cose possano andare esattamente così, che questa sia non soltanto una possibilità teorica; ma che, almeno in parte (si può discutere se minore o maggiore), stiano effettivamente così.

Edited by privateuniverse
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Bè ma poi è assolutamente vero che il moltiplicarsi infinito delle fonti d'informazione sia il massimo per chi vuole nascondere una qualche verità!! Ed è anche l'unico modo se si vuole agire in un mondo in cui l'educazione è di molto superiore, mediamente parlando, alle epoche precedenti. Infatti se una sola fonte può essere manipolata, è anche vero che l'individuo colto può sospettare la manipolazione e non fidarsi della fonte. Se, invece, può poi risalire a milioni di altre fonti, è molto probabile che avrà l'illusione di poter - prima a poi - arrivare alla verità, quando nei fatti tutte le fonti leggermente diverse copriranno definitivamente il reale. Insomma..qual è il miglior modo di nascondere un foglio? Ovviamente quello di buttarlo in un archivio di milioni di fogli. Il punto è secondo me quello che il soggetto individuale preferisce: io preferisco non poter sapere tutto perché nascosto da milioni di fonti ad averne solo una manipolata. Questo non significa però che nella prima ipotesi i risultati possano essere realisticamente sempre molto diversi! A meno che ovviamente la persona non abbia la possibilità - di tempo, denaro, e di conoscenze - di indagare in prima persona arrivando quanto più vicino possibile all'oggetto del suo studio.

 

Per quanto riguarda la moltiplicazione dei vizi e dei bisogni...bè anche questo mi sembra lampante! Credo però che l'alternativa sia assolutamente lesiva della mia libertà. Se qualcuno può decidere per me a quali vizi è meglio che io non acceda....chi mi assicura che poi non cerchi di far passare per vizi lesivi anche cose che in realtà non lo sono? Siamo su un forum gay...se uno può decidere che nessuno può fumare perchè lesivo, non potrebbe poi decidere anche che è un vizio non necessario, per un omosessuale, quello di avere una relazione gay alla luce del sole? Insomma...preferisco ritenere di avere più bisogni di quelli che in realtà ho, che non avere accesso a meno possibilità di quanto potrei aver bisogno.

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Silverselfer

Interessante ... leggendovi di un fiato, mi sono trovato d'accordo più o meno con tutti ... persino con Altair! (Sono costernato!) Tuttavia, spesso dimenticate che la volontà sopraintende l'intelletto e al fine di avere ragione, il dibattito diventa una agone "sofisticato".

 

Io sono propenso a credere che bisogna essere messi in condizione di esercitare la propria libertà. Non si è liberi di fumare quando s'introduce ammoniaca e cacao nelle sigarette per aumentarne l'assuefazione alla nicotina, non si è liberi di bere quando ci vendono alcol camuffato da qualcos'altro oppure la Mcdonalds che ci fa pagare meno se mangiamo di più.

 

La libertà sta anche nel non essere condizionati dall'ambiente sociale in cui viviamo. Il marketing che ad esempio promuove ogni genere di prodotto facendo leva sul sesso, e la pubblicità stessa è diventata un martello pneumatico da cui è ormai impossibile difendersi. Unendo le due cose si creano effetti distorsivi che inducono ad avere un'erezione dinanzi un Iphone e usare le ragazze come status symbol.

 

Sono libero quando decido di guardarmi un porno, ma non lo sono quando dalla mattina alla sera sono perseguitato da corpi nudi e slogan ammiccanti al sesso.

 

La droga è a buon mercato non per volontà superiori. Si spende in repressione cifre largamente superiori alla spesa che servirebbe a "curare" la tossicodipendenza. Senza contare che gran parte del crimine organizzato globale si mantiene proprio con i denari ricavati da questo commercio.

 

Paradossalmente sono libero quando mi vado a fare una canna, ma non quando prendo un farmaco fidandomi del medico.

 

Spesso ci dimentichiamo che l'eroina si vendeva come lenitivo per la tosse e che il laudano un tempo si usava per il mal di denti. Così come oggi vediamo la mamma affettuosa consigliare alla figlia il vagisil a base di novocaina contro i pruriti intimi. Le bezodiazepine oramai ce le troviamo anche nel Tantum verde e la comunità europea ha abbassato l'età di somministrazione degli ansiolitici a otto anni.

 

Qualcuno diceva che a salvarci dovrebbe essere la cultura, ma oggi le scuole sono ridotte ad esametterie dove il nozionismo è la cifra con cui si valuta la formazione. Purtroppo siamo diventati pappagalli di un sapere che ci giunge sempre più da lontano, mentre la tecnologia ci condiziona senza che la maggior parte dei suoi utilizzatori ultimi la comprendano.

 

Francamente credo che questo genere di formazione culturale spinga proprio a non formare un proprio punto di vista, spingendo ad adottare dei canoni di giudizio generali - se qualcosa la fanno gli altri è la norma e quindi va bene anche per me.

 

Secondo me non c'è libertà nell'omologazione preconfezionata dalle logiche di mercato. Il piacere finisce per essere usato come "oppio dei popoli". Questo genere di tentazione svilisce un desiderio che necessita di sollecitazioni sempre più shoccanti.

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Altair, ti ho già detto che è certamente vero che oggi esistono fonti di informazione molto superiori in numero a quelle del passato, l'ho definito

addirittura un truismo. Abbiamo più mezzi, più fonti, più utenti, più informazione.

 

Non capisco invece perché tu ed altri abbiate occhio solo a questo dato e non vediate la complessità del tema della manipolazione introdotto da

Conrad, tema che addirittura dissolvete, mentre invece mi sembra più che reale.

 

Il mio interesse a questa discussione è poi leggermente diverso, ed è relativo alla nuova forma del potere introdotto dalla contemporaneità, la cosiddetta

biopolitica, e quel che avevo da dire al riguardo l'ho detto, ma è certo, almeno per me, che questo è il secondo grande tema "negativo/problematico" posto

dai tempi attuali e che impedisce di avere un ottimismo sfrenato.

 

D'altro canto, è molto ragionevole che un 21enne o 20enne quale tu sei, e quali altri intervenuti saranno, vedano soprattutto i lati positivi, e con ottimismo,

della situazione politico-informativa, mentre a un'esperienza più matura, sviluppatasi anche nel lavoro, risulteranno anche altri dati e risvolti.

Edited by Isher
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ringrazio tutti per i contributi, Isher che ha saputo come sempre cogliere il punto essenziale, Silverselfer che è riuscito a calarlo in esempi concreti e privateuniverse che ha fatto una sintesi di quello che intendevo dire che non sarei riuscito a fare neanche io

ringrazio anche chi ha contrastato il mio punto di vista segnalandone le contraddizioni e le debolezze: non voglio convincere nessuno, ma sollevare una discussione "alta" su questi argomenti, che sono secondo me il nucleo centrale dei problemi della contemporaneità

 

ovviamente non esiste una soluzione nella fuga al passato: nessuno vuole ripristinare le censure della Chiesa Cattolica sull'informazione, ma semplicemente far presente che le "non censure" attuali sono, o possono diventare, delle forme di censura ancora più sofisticate, perché non avvertite

i meccanismi che sono in atto, se non affrontati a livello politico, rischiano di stritolare molte delle conquiste che riteniamo irrinunciabili

 

i discorsi si potrebbero allargare a dismisura ma voglio fare un altro esempio, tornando in topic, della "tentazione" cui siamo sottoposti e sviscerarne le conseguenze, che sono già in atto

 

credo tutti hanno scaricato gratuitamente almeno una volta musica, o libri, o film

questa è davvero una tentazione a cui è difficile resistere

vorrei però proporvi un punto di vista su quello che sta succedendo

 

il mercato della musica riprodotta, almeno come esisteva al tempo del vinile e nei primi anni del cd, è stato definitivamente distrutto

questo ha avuto un impatto devastante soprattutto sulla musica classica, dove sarà ormai un decennio (ma forse più) che non ci sono costose produzioni in studio di grandi organici, lirica o sinfonica, perché il mercato non è in grado neanche di far rientrare dai costi

a volte si riprendono gli spettacoli dal vivo, più spesso semplicemente si continuano a commercializzare le vecchie produzioni oppure si propongono delle produzioni economicissime, quasi sempre di musica da camera, con organici dignitosi ma niente più, qualcosa che è poco sopra la bocciofila (i cataloghi dei cd Naxos ne sono testimonianza, per quanto sono meritori per aver almeno continuato a proporre musica contemporanea)

questa è una perdita culturale immensa, distrugge la diffusione e la pratica della musica "alta" ma apparentemente a nessuno interessa molto perché sembra non mettere in pericolo il pluralismo

 

sul libro le cose però sono ancora più gravi: la diffusione del ebook e la conseguente pirateria finirà col mettere in ginocchio il tessuto stesso di medie e piccole case editrici

il mercato sarà accentrato in pochissimi operatori multinazionali, siano Amazon, Apple, Barnes&Noble o chi altro

tutti potranno autopubblicare libri, anzi già esistono piattaforme che lo rendono possibile, ma questo, che potrebbe sembrare l'apice dell'accesso democratico al mezzo, darà il colpo di grazia finale al pluralismo per due motivi:

perché, come detto da qualcuno in un intervento precedente, sarà il classico foglio buttato in un archivio con centinaia di miliardi di fogli

perché non esiste più un "sistema" che ha cura del foglio scritto, c'è solo il singolo che propone qualcosa: sparisce il controllo delle fonti, la bibliografia, a volte sparisce perfino il controllo sulla sintassi

insomma il pensiero diventerà tra non molto ostaggio di centinaia di milioni di presunti esperti che lavoreranno ciascuno alla sua "Wikipedia personale"

pubblicare davvero un libro, ovvero realizzare un testo accurato e renderlo davvero disponibile al mercato, sarà ben presto un'operazione "in perdita" e se lo potranno permettere solo le multinazionali o le grandi fondazioni piene di soldi, che potranno decidere in totale autonomia quali contenuti veicolare e lo tratteranno probabilmente come gadget insieme al giornale (già accade), al panino o al detersivo

a fronte di questa devastazione che incombe su tutti, restano solo i presidi delle Università

ma potranno le Università continuare a "opporsi" a questo stato di cose, con pubblicazioni curate e che già oggi esistono solo perché ampiamente sovvenzionate?

Edited by conrad65
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Addie Pray

Non vorrei polemizzare di nuovo su un argomento secondario del tuo discorso, che tu hai usato solo come esempio, ma non riesco a resistere alla tentazione:-), essendo che l'evoluzione del diritto d'autore è stata l'argomento della mia tesi di laurea. 1) In primis, vorrei puntualizzare che secondo me il sistema della musica riprodotta non sta fallendo per colpa della pirateria, anche perché spesso in caso di quest'ultima non si tratta veramente della violazione del diritto d'autore vero e proprio, ma di divergenze fra il punto di vista del proprietario che ha diritto della riproduzione e l'utilizzatore della copia sulla possibilità o meno di usare alcune norme del diritto d'autore per analogia. Cioè: prestare il libro è sempre stato il diritto del possessore della copia, e rimane per alcuni proprietari anche oggi (secondo amazon fra kindle e kindle puoi scambiare i libri), però come mai questa logica non funziona sempre per il file sharing, non è in sostanza la stessa cosa? :-) Se per il sistema del copyright la fondatezza per il divieto puoi trovarla abbastanza facilmente, per il sistema "evoluto" del diritto d'autore che riconosce l'esistenza dei diritti morali e non solo il diritto della copia materiale, la faccenda diventa più complessa. Ma non è neanche impossibile: si dovrebbe riformare tutto il ramo del diritto d'autore, in Italia si tratta di "toccare" il colosso SIAE. Il diritto d'autore è sempre stato un ramo di diritto debole, a malapena lo potevi definire come autonomo, le vecchie beghe connesse con le differenze fra il diritto continentale e il diritto anglosassone sono rimaste per decenni irrisolte (per esempio, il produttore americano comprando il film italiano in bianco e nero, nonostante il divieto del regista italiano, poteva facilmente "colorarlo") ma i nuovi mezzi hanno messo il sistema completamente a tappeto. Proprio la mancanza delle norme chiare a livello Europeo riguardanti la diffusione della proprietà intellettuale attraverso i nuovi mezzi e non i mezzi in se, è diventata una delle ragioni del degrado di mercato della riproduzione.

2) La seconda ragione di tale degrado è la mancanza dei finanziamenti statali. Veramente come mai ogni film degli anni sessanta poteva permettersi la colonna sonora con l'orchestra sinfonica, ed oggi è quasi impossibile, per ragioni di budget, che il regista potrà commissionare una colonna sonora dedicata e di qualità. Nell' industria cinematografica non c'è tutta questa grande differenza tra gli incassi se confrontiamo con i decenni passati, però anche i produttori americani usano sempre più i suoni campionati per fare la colonna sonora e non l'orchestra vera. Il problema è che mantenere l'orchestra con i soldi solo dei privati specialmente in Italia è quasi impossibile, rischiano di scomparire come classe... La cosi detta l'autonomia finanziaria della musica colta è solo un mito! Senza i soldi statali non ci saranno le orchestre, nè tanto meno le fondazione liriche, nè come conseguenza il mercato della musica riprodotta. 3) La terza ragione del fallimento del mercato è il comportamento stesso delle case editrici e la non equa distribuzione del guadagno fra l'autore e il distributore della sua opera. Ti lo posso parlare di questo fenomeno quasi per esperienza personale, perché i lavori del mio consorte sono stati editi con case editrici di portata internazionale. I servizi che ti offre la casa editrice sono sempre meno ed i soldi che vuole sono sempre di più. Uno potrebbe dire che il lavoro principale di una casa editrice è dividere i chicchi di grano dalla spiga, ciò trovare un autore che vale e promuoverlo. Non è vero! I mostri sacri del'editoria italiana da anni non pubblicano nessuno che già non ha fatto il nome per conto proprio. A questo punto quale è la ragione della loro esistenza, la distribuzione non la fanno, perché ormai i concerti te li devi procurare da solo, a promuovere non ti promuovono, prendono solo i soldi! Per non parlare solo di musica potrei fare un'altro esempio: il nuovo libro di qualunque scrittore europeo in Russia costa 4 volte meno che lo stesso libro dello stesso autore in Italia. Il costo della stampa è eguale, essendo che tutti libri oggi giorno sono stampati in Cina:-), il compenso del'autore è sempre eguale, significa che questa differenza di prezzo è determinata dal compenso del'editore. E significa che l'editore italiano ha perso proprio il pudore!

 

mettere in ginocchio il tessuto stesso di medie e piccole case editrici

 

Non ti devi preoccupare per le piccole case editrici, loro sono all'avanguardia. Sono stati i primi a digitalizzare i loro archivi e a promuovere gli autori su itunes ed altre piattaforme digitali, mentre BMG Ricordi è stata occupata letteralmente a bruciare i loro archivi perché non avevano spazio, contando sul fatto che le copie di alcuni manoscritti sono depositate anche negli archivi SIAE. Immagini, a bruciare le partiture dei compositori del livello di Rota ect. Questo è un atto vergognoso, se dopo di questo falliranno allora ben gli sta!

perché non esiste più un "sistema" che ha cura del foglio scritto, c'è solo il singolo che propone qualcosa: sparisce il controllo delle fonti, la bibliografia, a volte sparisce perfino il controllo sulla sintassi

insomma il pensiero diventerà tra non molto ostaggio di centinaia di milioni di presunti esperti che lavoreranno ciascuno alla sua "Wikipedia personale"

Guarda, in Russia si dice il posto sacro non è mai vuoto:-) se non c'è qualcuno ad effettuare il controllo, il gruppo di persone che vogliono fare qualcosa si auto-organizza. Non so se tu hai mai letto qualche fan-fiction o sei andato sui siti che le pubblicano. Si trovano scritti veramente belli! Ci sono siti, di prima, di seconda, di terza ect. categoria? I siti che hanno regole ferree riguardanti il controllo di qualità, il controllo di sintassi (che fanno le cosiddette "bette" ) sulle cose che vengono là pubblicate, riescono ad avere affluenza di visitatori maggiore e a guadagnare soldi con la pubblicità. Ci sono i siti famosi, gli autori famosi anche in questo mondo virtuale, ed io stessa non andrò a leggere un racconto qualunque su di un sito qualunque. Quindi questo sistema di autogestione secondo me è perfettamente capace a sostituire le case editrici in futuro.

E poi, Wikipedia controlla le fonti:-) o pensi che nell'editoria "non virtuale" il controllo di contenuti è migliore rispetto al Wiki?:-). Mia figlia fa la seconda elementare, i testi scolastici che lei usa sono veramente di scarsa qualità

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Non si era iniziato con la tentazione? :D Però l'argomento e gli interventi sono davvero notevoli, ottimo :)

 

Secondo me, sul discorso libertà-manipolazione-tentazioni (metto tutto in un unico calderone ma mi concentrerò sulla terza parola) oggi si vive in una società schizofrenica e non è facile fronteggiare nulla, come è stato del resto già detto. Da un lato permangono delle convenzioni e dei poteri frenanti (penso alla Chiesa qui in Italia), dall'altro si assiste all'esplosione di un individualismo edonista che sulla base del principio dell'express yourself sempre e comunque: fai tutto quello che ti senti, se è una cosa che ti rende felice falla e basta senza curarti delle conseguenze, dì tutto quello che pensi senza filtri, prova tutto, fai qualunque cosa, tutto è lecito e relativo, vivi il presente e basta eccetera. Questa filosofia sembra espressa da molta cultura mediale fra l'altro la si può intravedere anche - dirò una cazzata ma secondo me è una cartina tornasole interessante - sui social network, in cui è tutto un proliferare di pensieri del tipo: io voglio vivere e non pensare, faccio quello che voglio e quello che mi sento e cose simili. Insomma, in virtù di questa specie di individualismo ogni tentazione è lecita, ci si può abbandonare a qualsiasi cosa perchè rientra nel legittimo arbitrio e perchè se uno lo vuole fare lo fa, senza però pensare alle conseguenze su sè stessi e sugli altri. In certi casi manca il senso del limite; i poteri frenanti a cui ho accennato prima sono o obsoleti e rattrappiti (mi viene in mente la Chiesa che ho già citato), oppure, accanto alle promesse e alle caratteristiche allettanti di questa sorta di edonismo, impallidiscono e sembrano ridicoli.

Io non voglio dire che bisogna proibire ed allontanare e non sono assolutamente bacchettone o altro, ma il problema del "limite" e del "filtro" esiste ed è una questione etica non da poco: qual è la giusta misura in questo caso? Qual è il giusto limite e in quale modo ci si deve astenere o far astenere da comportamenti spontanei ma potenzialmente dannosi per sè e per gli altri? Arrivare all'individuazione di un giusto confine fra la necessità di non ledere la libertà di nessuno e quella di non arrecare danni con la pericolosa indulgenza in tentazioni è un qualcosa di estremamente difficile e francamente ammetto di non saper dare una risposta precisa.

 

Volevo infine dire una cosa ad Almadel, che dice che le persone che si reprimono sono tendenzialmente meno vive di quelle che si lasciano andare completamente alle "tentazioni", se così vogliamo chiamarle. Sicuramente in parte è vero, ci sono delle persone che non hanno mai sperimentato nulla di "diverso" e che sono estremamente appiattite, diciamo così. Io trovo più vero però il contrario: ci sono moltissime persone problematiche che si lasciano andare a un sacco di "vizi", che sono "poco vive" anch'esse e il cui comportamento è spesso proprio la diretta conseguenza della loro problematicità, anche se in nessun caso si può istituire una corrispondenza biunivoca netta...

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Hinzelmann

Questo mi pare un falso edonismo che copre un disprezzo di sé ( sia che si ritenga

la pesonalità sussunta al capitale, piuttosto che al mercato o ad una rete

di poteri )

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Diciamo subito che io questo magico mondo di edonisti che voi vedete io non lo vedo proprio.

Io vedo un Paese di anziani che si lamentano di ogni cosa,

in cui il massimo dell'edonismo sono gli spaghetti alla carbonara.

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@@Isher secondo me neanche Conrad sa dove sta andando a parare.

 

Prima parla di manipolazione dall'alto e di tentazioni, poi di biopolitica, ora tira

in ballo i diritti d'autore la pirateria digitale; onestamente faccio fatica a trovare

un filo logico che non sia un confuso malessere verso il presente.

 

Quanto al nostro discorso, è una questione di punti di vista. Se Conrad mi espone

la questione in termini comparativi: "si stava meglio quando si stava peggio" è ovvio

che devo dissentire esprimendo una visione ottimistica. Se invece si analizza la

situazione attuale - senza nostalgismi - allora anch'io porrò l'accento sulle odierne

problematiche. Lui ha impostato il discorso in quei termini, ed io in quei termini ho

risposto.

 

Nonostante il "problema" dell'età so essere molto realista.

 

Quanto alla biopolitica, io lo trovo un problema francamente superato. Se si esclude il

caso dell'Italia, si può vedere chiaramente come stia svanendo quella percezione

"normalizzata" del corpo, di come si stiano facendo strada norme sempre meno invasive

della libertà personale in relazione alla vita ed alla morte. La stessa eugenetica è oggi molto

passata di moda se non proprio bandita.

 

Un problema attuale, collegato al tema dell'informazione e della manipolazione e che io

vedo molto più pericoloso e vicino è quello della cosiddetta Democrazia Elettronica.

Tema di cui molti movimenti e partiti politici si stanno facendo portavoce sopratutto

ultimamente (M5S in Italia, Partiti Pirata in nord europa etc...).

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è possibile ubriacarsi senza alcun limite

avere droghe a prezzi relativamente popolari in grado di indurre qualsivoglia stato mentale

farmaci eccitanti o calmanti, alcuni anche passati dallo Stato

qualsiasi tipo di cibo per solleticare le voglie più improbabili

gioco d'azzardo

sesso facile con chiunque e in qualunque momento

pornografia gratis e senza limiti di ogni genere, anche il più turpe

ogni tipo di spazzatura mentale trasmessa h24 dalla televisione

 

fermo restando che l'elenco dei vizi umani è fin troppo povero e troppo rigidamente controllato e regolamentato per i miei gusti, davvero non capisco il succo del tuo discorso: perché tanta dietrologia para-proto-distopica? il vizio è lo strumento di un Potere invisibile e pervasivo? ma da quando? ma dove? gli esseri umani hanno scoperto il sollievo dell'etilene ben prima che arrivasse l'homo sapiens, il sesso facile non è che una variante moralmente pseudo-rivoluzionaria del sesso alla vecchia maniera (ed è il più onesto e biologicamente affine alla natura animale). Gli dèi della vite si sprecano da prima di Dioniso, il gioco d'azzardo non ne parliamo.. da quando mondo è mondo e l'uomo è uomo, son quelle le cose che cerchiamo, il piacere, la competizione, l'irrazionalità cieca e furente

tu chiedi di tornare indietro di diecimila anni e rivedere l'intera evoluzione umana alla luce del Potere Occulto, il vizio come mero fenomeno sociale.. ora a meno che l'uomo di neanderthal contasse un murdoch più peloso tra i suoi colonnelli, o che dio non sia un formidabile ingegnere genetico, questa teoria non mi torna per niente

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GlassOnion

Concordo con D. nel dire che sono vizi che sono sempre esistiti fin dalla notte dei tempi. Io credo semplicemente che sia avvenuta una "sofisticizzazione" dei modi in cui l'uomo è in grado di procurarsi soddisfazione rispetto ai suoi desideri più o meno loschi, talmente articolata e variegata che non può che sembrarci persino diabolica e attuata da una Mente Oscura o chi per essa. Sono cambiati i modi, ma non la sostanza. Insieme a noi si è evoluto anche il vizio e il modo di assecondarlo, ma si sa anche bene che questa sorta di invettiva e di allarme verso la possibile degenerazione della società è anch'essa presente fin da sempre, basti pensare ai nostalgici richiami ai mores antiqui che pervadevano già la letteratura dell'antichità, fin dai suoi primordi. Ché vien quasi da pensare che questi mores antiqui, in fondo, forse non ci siano neanche mai stati. :P

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Hinzelmann

Io la vedrei così - se ipotizziamo che esistano dei desideri

non spontanei ma preformati ( da chi? da cosa? diciamo pure

in senso vago un "ordine" senza chiarire cosa possa essere )

questi ragionevolmente non saranno ritenuti dalla Società ( informata

allo stesso ordine ) "vizi" ma "bisogni"

 

Se è vera questa ipotesi, non parleremmo allora né di spontaneità

né di edonismo, ma di altro ( cosa sia questo altro è tutto da capire

e spiegare )

 

Detto questo non abbiamo concluso niente nel merito, perchè io posso ad es.

ritenere l'erotizzazione della comunicazione televisiva tanto la manifestazione

di una maggiore libertà, quanto una nuova forma di controllo, certamente non

repressivo ma che produce stimoli ( banalmente devi avere una certa immagine

e siccome non ce l'hai, stai buono...TU non sei all'altezza di ) il risultato sarebbe

che l'apparente libertà e spontaneità va a cozzare con: le dimensione del pene

della pornostar, il seno della maggiorata, un certo tipo di corpo etc.

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@Hinzelmann, direi che quasi ci siamo.

Avere il nuovo ipad è un bisogno indotto (e sappiamo anche indotto da chi),

mangiarsi fughetti allucinogeni decisamente non è indotto.

 

E tra il consumatore di funghetti e lo schiavo del marketing

c'è un abisso tale - lo ripeto - che è strano pure parlarne.

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Hinzelmann

Bisogna prima stabilire di cosa si parla, perché

sono stati introdotti nella discussione piani diversi

o ipotesi diverse di discussione.

 

Però se di condizionamento vogliamo parlare, dobbiamo

pensare a qualcosa a cui sia difficile sottrarsi a livello individuale

in modo integrale.

 

Mai come oggi, in ogni caso, ci viene continuamente suggerito

cosa sia o debba essere ritenuto erotico, appetibile o desiderabile

e cosa no ( il ché è implicito ma espresso )

 

Ed in questo campo, si dispiegano tecniche e tecnologie perché

c'è mercato e opportunità di guadagno ( chirurgia estetica, dietologia

fitness, medicalizzazione del benessere e del malessere - anoressia

bulimia etc. )

 

Questo per fare facili esempi, già noti a tutti.

 

Un discorso parzialmente diverso, forse, vale per la cultura, o una

certa cultura ( "alta" ) essenziale in una società disciplinare classica

per formare un modello ideale, inessenziale in una società del controllo

in cui si agisce per "modellazioni" ed evapora il concetto stesso di sovranità

 

C'è poi un problema accessorio, noi siamo capaci di interpretare e criticare

il vecchio, ciò che conosciamo.

 

Quando Silver dice che la scuola è nozionistica, individua in realtà un pericolo

già noto della scuola classica degli stati liberali ( leggiamo Cuore e questa

dialettica c'è già è una scuola disciplinare ) Ma ciò che oggi ci viene proposto

è la necessità di una "formazione permanente" che mette in discussione lo stesso

concetto di scuola ( che un po' assiste-educa, un po' si parcellizza in tante piccole

"offerte formative" e sembra proporsi in prospettiva di volerci accompagnare per tutta

la vita ) La prima cosa la sappiamo criticare, perché la conosciamo, di fronte alla

seconda cosa spesso non sappiamo bene neanche cosa ci viene prospettato.

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  • 2 weeks later...

Il paradosso cui questi interventi sembrano condurre è che viviamo in una società dove crediamo di essere liberi mentre viviamo in un ubiquo e perenne condizionamento, cui non possiamo sfuggire.

E' una visione in effetti un po' complottista, che fra l'altro solo superficialmente interseca il discorso foucaultiano sulla biopolitica.

Nelle parole di conrad questo timore della menzogna rasenta la paranoia.

 

Non credo ad una verità ipostatizzata, cui sia anche solo immaginabile avere un accesso diretto,

figuriamoci se posso costantemente preoccuparmi del "grado di verità e di menzogna" delle informazioni che ottengo;

sono scrupoli che riservo alla stesura di una tesi, ma non posso fare un dossier su tutta la storia di un'azienda ogni volta che compro il detersivo.

 

Se il discorso di @@conrad65 era iniziato coi riferimenti a droga alcol e sesso

e termina colle legittime preoccupazioni per lo stato della cultura cosiddetta "alta",

mi vien da rispondere che:

1- per quanto riguarda l'abuso di vizi solo il singolo può cercare di darsi un equilibrio, sono molto liberal tendenzialmente, perciò non credo all'imposizione di un'etica mia ad altri, benché tutti si abbia diritto ad una, seppur difettosa, educazione ed istruzione;

2- per quanto invece ha a che fare, ad esempio, colla scrittura e diffusione di un testo che veicoli contenuti accurati e non "al soldo delle sporche multinazionali", ritengo sia bene cercare di far tesoro della propria formazione, e trovare vie intelligenti per preservare e trasmettere le competenze acquisite.

 

Cioè, credo occorra evitare un allarmismo troppo generalizzato, che

in fondo non risolve nulla...Un'analisi "totale", per sua natura, sarà sempre incapace di predire qualcosa di determinato.

 

Su quel che dice @@Hinzelmann a proposito dell'istruzione,

personalmente non ho niente da rimproverare al nozionismo.

La scuola attuale a me pare troppo poco nozionistica :D

Sulla cosiddetta "formazione permanente" e le micro offerte formative,

si tratta di vie di acquisizione di know-how spesso molto povere,

e difficilmente soppianteranno percorsi formativi più tradizionali.

Il laureato in igegneria informatica sa qualcosa in più di chi ha fatto il patentino ECDL,

su questo non ci piove...

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Hai ragione nel dire che il laureato in informatica sa più di chi ha il patentino

si può anche aggiungere che certe forme specializzate di saperi ad alto contenuto

tecnologico e tecnico sempre ci saranno, anzi forse costituiranno la base per una

ipotetica aristocrazia del futuro.

 

Non so se "i saperi" possano equivalere a un modello ideale di cultura ( come era

nello stato liberale borghese quello espresso dai Licei )

 

Io mi preoccupavo più che altro di coloro a cui si offre-propone il know-how povero

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  • 2 weeks later...

Siete proprio off topic. La domanda era: è possibile difendersi da questa offerta nefanda di (finto) piacere?

la mia risposta è: NO. Siamo tutti succubi. E non c'è speranza. Siamo alla fine di una civiltà. E siamo troppo vecchi, già adolescenti, per vedere il nuovo.

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