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Ma quante sono le pecore nere?


Icoldibarin

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Icoldibarin

La vita l'è bela ma l'è grama, diceva prima mia nonna ed ora mia mamma. Qualcuno griderà alla scopertà dell'acqua calda. Vero.

Eppure è la sensazione che mi ha accolto stasera leggendo l'ennesima storia di sopprusi e ingiustizie.

 

Quante persone hanno il coraggio di fare scelte impopolari, difficili, contro la loro convenienza immediata, solo per il sentirle giuste?

E così ci troviamo quasi soli, a lottare le nostre battaglie che molti ridicolizzano, pochi comprendono e meno supportano.

Da qui la domanda sorge spontanea, ma perché devo fare sempre la pecora nera, il piccolo bastardo nel migliore dei modi definito semplicemente ingenuo sognatore?

Non posso accettare quel piccolo pezzo di mondo così per com'è, tanto lo fanno già tutti, tanto ci sono altre battaglie da lottare?

 

Poi ti coglie quell'istinto di autostima, quella voglia di vita, quello "specchio che ti ricorda benissmo da che parte stare" (Rein cit.)

E ti dici che, no, non accetterai quel lurido pezzetto di mondo ma cercherai di migliorarlo.

Ma spesso mancano la dialettica, il sentimento e la serenità necessaria per coinvogere altre anime per la strada, per combattere le piccole battaglie di tutti giorni un po' più in compagnia.

Soprattutto è pesante lo sguardo di chi ti chiede perché tanta fatica per "qualcosa che non cambierà mai".

E voi come fate?

Edited by Icoldibarin
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Cassiopea81

Vado avanti di testa mia, magari mettendo in discussione parti del mio comportamento,ma non il tutto..

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Icoldibarin

Uhm, potresti spiegare meglio a che tipo di scelte e battaglie ti riferisci?

La mia domanda voleva essere molto generale, ma nell'immediato la domanda mi era suscitata leggendo un libro, "La signora di Narmada - Le lotte degli sfollati ambientali nel sud del mondo" di Marina Forti. Quanto possiamo fregarcene nella vita quotidiana di tali soprusi, quanto possiamo andare a fare benzina in pace sapendo come è stata sviscerata dalla terra, quanto possiamo appoggiare la costruzione di dighe mastodontiche e la pesca intensiva in paesi non occidentali che a noi fa solamente comodo nell'immediato?

E quanto possiamo stare attendi alla funzionalità sociale dei nostri comportamenti più semplici come la partecipazione su Facebook e altri siti analoghi che vendono la nostra sicurezza al migliore offerente, compresi i malgoverni.

Quanto possiamo lavorare per chi inquina la società anche se ci fa portare a casa la pagnotta?

Quanto possiamo difendere la nostra terra e quanto di buono rimane nella nostra cultura piuttosto che dar tutto per marcio e scappare in altri lidi?

 

Questa lista potrebbe andare avanti per molto e io in questo momento mi sento forse troppo solo per affrontarla tutta.

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  • 1 month later...

Pensare di migliorare presuppone la certezza di un'imperfezione. Ma se questa imperfezione, fosse la perfezione? Voglio dire, non è detto che sia necessario migliorare, forse per ché il migliore dei mondi possibili è imperfetto, e se fosse perfetto sarebbe un'imperfezione cosmica. Lo so, è difficile da capire subito...poi certo se vuoi migliorare qualcosa devi essere il migliore no? (o almeno devi essere meglio di ciò che vuoi migliorare, per definizione) Un non perfetto non può migliorare nulla. E chi è che è perfetto? Siamo esseri umani, imperfetti per definizione. Quindi cosa vogliamo migliorare? Dovremmo migliorare noi stessi, in principio. E' possibile migliorare se stessi? Ecco, questa mi sembra una formulazione più razionale del problema. Prima di migliorare il mondo, siamo sicuri che abbiamo la capacità di migliorarlo, cioè siamo sicuri di essere migliori di questo mondo che vogliamo migliorare? E dato che secondo me non lo siamo (perché umani) come possiamo migliorare noi stessi? E vale la pena migliorare se stessi, se lo scopo è migliorare il mondo? E tutta questa esigenza di migliorare, se fosse un'illusione? Basta mi fermo qui...

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E' giusto portare avanti le proprie idee, supportare le proprie opinioni. Se tutti ci uniformassimo al gregge non ci distinguerremmo più, tutti vestiti da un'identico abito grigio.

Inoltre bisognia poi considerare quanto possa essere indispensabile - a volte - essere colui che va controcorrente solo per la sua "semplice" cognizione che è la strada che sta percorrendo, seppur faticosa, quella migliore. Molte volte ci lasciamo troppo suggestionare da ciò che gli altri potrebbero pensare riguardo a quello che siamo e/o le nostre azioni, e fin troppe volte non riusciamo a spiccare il volo proprio per queso futile motivo.

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