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Cultura gay, cultura suicida?


nonaprite

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Il concetto di cultura gay è uno dei più dibattuti nei forum glbt; c'è chi la odia, chi la sente indispensabile, chi inevitabile. I suoi confini e contorni sono sicuramente poco chiari e sfumati, e spesso si ha la sensazione che si stia parlando di qualcosa di molto poco tangibile; benchè alla base vi sia un mondo, quello omosessuale, fatto di sentimenti e difficoltà drammaticamente reali.E' quindi normale che questa sua ambigua natura susciti lunghe, sentite e complesse discussioni.Per una volta, però, volevo evitare di confrontarmi con le solite questioni e provare ad analizzare un -almeno apparente- paradosso di questa strana creatura.Credo possiamo dare per acquisito che la cultura gay esiste perchè esiste un mondo gay, mondo generato da discriminazioni e intolleranze; e penso non ci siano grossi dubbi sul fatto che uno dei fuochi vivi che anima questa cultura sia l'esigenza del popolo glbt di emanciparsi e integrarsi completamente nella quotidiana normalità.A questo punto sorge una domanda: ma se la destinazione implicita verso cui tende la cultura gay è il superamento delle discriminazioni, allora la sua destinazione è anche la sua morte?Se la cultura gay trova la sua linfa vitale nella necessità dell'integrazione, quando l'integrazione sarà avvenuta essa non avrà più senso di esistere?In poche parole, la cultura gay è una cultura implicitamente suicida?

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No.

 

Smetterà solo di essere portatrice di rivendicazioni sociali e politiche. Ma continuerà ad essere portatrice di identità di gruppo, così come è avvenuto con le altre minoranze che hanno già raggiunto (si fa per dire) i pari diritti.

 

Non preoccupatevi, ragazzi: quando avremo avuto i PACS, quando avremo avuto tutti i diritti civili, quando persino nel più piccolo e bigotto paesucolo una coppia gay potrà andarsene in giro senza timore... ebbene, continueranno ad esistere una ideologia gay, una letteratura gay, una cinematografia gay, dei locali gay... e soprattutto continuerà ad esistere il gay-forum.

 

Saremo solo un po' meno inc***ati.

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Quello che secondo me manca al movimento gay italiano è la capacità di portare avanti un messaggio originale.

 

Mi spiego, negli altri paesi si è scesi in piazza prima per i diritti e poi per il sesso, in Italia conquistata la libertà sessuale ci si è fermati. Ci siamo accontentati di questa finta libertà che si scontra con mille problemi legali e quotidiani e che fa rima con una non completa accettazione di se, che rende sempre difficile organizzare proteste e manifestazioni perchè la gente ha paura di esporsi.

 

Un esempio. Ricordate Zerolo? portavoce della comunità gay spagnola? alla condanna del Vaticano ai matrimoni omosessuali in brevissimo tempo si sono raccolti miliaia di certificati di sbattezzo, in Italia sarebbe lo stesso?

Mi sembra che con il vaticano ci sia un rapporto di odio/amore, continuamente offesi ma continuamente alla ricerca di approvazione come dei bambini, se non superiamo questa mentalità, se non ci stacchiamo da queste idee omofobe e razziste sarà difficle costruirsi un'identità e una dignità autentica che non ci sia imposta come steriotipo dagli altri (altri inteso come "alter" cioè società, tradizione, Chiesa e quant'altro).

 

Fabi Cola

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Non credo che il movimento gay morirà quando avremo ottenuto (perchè li otterremo!!) i diritti che ci spettano. Basta guardare altre realtà al di fuori di quella italiana. In Inghilerra, dove i gay hanno molti piu' diritti di noi, il movimento gay è ancora molto forte.

 

Ovviamente quando in Italia raggiungeremo il livello del Regno Unito si assisterà ad un cambiamento interno del movimento gay: non piu' improntato alla "lotta" contro i pregiudizi ma piu' improntato alla difesa dei nostri diritti.

 

Il problema è quando raggiungeremo questo traguardo. :)

 

Stesso discorso per la cultura gay: si assisterà solamente ad un cambiamento, forse  nemmeno tanto drastico, che si vedrà all'interno del movimento gay che "crea" questa cultura gay. E anzi, forse la cultura gay diventerà piu' importante all'interno del panorama culturale italiano, verrà tenuta piu' in considerazione!

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moderncrusader

Anche secondo me la cultura gay non è affatto una cultura suicida... è semplicemente un tipo di cultura che non riesce a trovare spazio nella società di oggi e cerca di ritagliarselo come può... E, in questo obiettivo, secondo me, il movimento gay italiano manca di quella punta di radicalismo necessario per affermare prepotentemente (ma in modo pacifico) i propri diritti!

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beh quando le donne non erano considerate niente, e manco votavano, non e' che quando poi han visto riconosciuti i propri diritti hanno smesso di coalizzarsi contro noi maschietti ( :)) oppure hanno cambiato qualcosa...

 

Il mondo e' pieno di lotte per riconoscere i propri diritti... se (e spero presto) otterremo il riconoscimento dei nostri diritti, ci sara' sempre altro per cui varra' la pena lottare...

 

Poi la cultura gay e' qualcosa di "inarrestabile"... sarebbe come pretendere di cambiare il verso di rotazione della terra :)

 

Ps: se si capisce poco e' perche' e' tardi e tiengo sonno lol

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  • 3 years later...

Tralasciando il fatto che prima che avvenga la parità dei diritti facciamo in tempo a vedere l'implosione del sole (5 milioni di anni circa), direi che la cultura gay non potrà morire perché una volta ottenuti i riconoscimenti, bisogna ricordarsi che si posso perdere nuovamente e quindi bisogna mantenere ed alimentare la cultura gay. (Proprio come il gay pride a bruxells dove hanno uguali diritti agli etero ma continuano a farlo perché possono sempre perderli e quindi bisogna mantenere il sentimento vivo)

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  • 6 months later...

Mi dispiace riesumare il topic ma mi sembra che valga la pena farlo.

Teoricamente il movimento lgbt verrà prima o poi assimilato come è accaduto per la popolazione nera nei paesi "bianchi" e ovviamente tutti i luoghi dedicati unicamente al popolo lgbt verrano a decadere progressivamente. Ma nella realtà questo potrebbe anche non accadere mai: in quanto minoranza verremo sempre discriminati, magari con casi molto sporadici ma il fenomeno persisterà. Pertanto la cultura gay potrebbe anche non morire mai esattamente come non è accaduto al precendetemente citato movimento femminista ma senza dubbio perderà gran parte della sua utilià e della sua spinta una volta raggiunti i diritti che senza alcun dubbio ci rabboniranno.

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Verremo "sdoganati", starà a noi far sì che lo sdoganamento non

coincida con l'assimilazione. Un certo grado di assimilazione è scontato

ma veramente vogliamo pensare che l'identità gay coincida solo con

la discriminazione eterosessuale ? E' così nella misura in cui l'identità

gay sia stitica e limitata, cosa che peraltro corrisponde alla realtà italiana

MA non a caso poi i diritti non siamo in grado di ottenerli.

 

Quindi il pericolo esiste solo nella misura in cui lo sdoganamento ci sia

regalato, o meglio sia regalato al 90% di noi.  Mi pare attualmente

un rischio che non corriamo... :)

 

Gli ebrei avevano una loro cultura e dopo la chiusura dei ghetti si sono

costruiti enormi sinagoghe pompier negli stili più improbabili ( moresche

assiro-babilonesi etc. etc. ) è interessante notare il mix fra l'identità e

la forma ostentativa ( come se volessero dire: siamo dei borghesi esotici  :))

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Difficile, impossibile dire cosa accadrà alla cultura gay quando...

Il parallelo con il femminismo è interessante, per due motivi:

perché l'emancipazione gay è la figlia più giovane dell'emancipazione femminile (imho)

e perché l'emancipazione femminile è di molto più avanti e magari ci può dire qualcosa sui possibili esiti

 

Ora, che l'emancipazione femminile (oggi in Italia) sia come una balena spiaggiata mi pare abbastanza chiaro

il femminile in Italia oscilla tra l'aggressiva virago dirigente d'assalto

e l'immagine televisiva, di cui dice molto questo bel documentario:

 

http://www.ilcorpodelledonne.net/?page_id=89

 

esiste ancora la cultura femminista? non saprei

mi sembra ci sia stata una sostanziale dispersione e perdita di identità

e anche perdita di mordente, capacità di incidere sul reale

 

ecco è probabile che anche i gay attraverseranno una fase di "pre"-integrazione ricca di contraddizioni

tra desiderio di acritica assimilazione di un modello che non è il loro

e trasformazione (depotenziamento) di una vissuta espressione di identità in programma di intrattenimento

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Non penso proprio che la cultura gay possa morire con l'acquisizione dei diritti che chiediamo

Non è la lotta a fare di noi una minoranza unita, ma è proprio la cultura gay e ovviamente ben altro a fare di noi quello che siamo e che abbiamo costruito.

La lotta è parte integrante di ciò ma quando questa cesserà per ovvi motivi, si passerà come hanno già detto al piano " difesa" dei nostri diritti. No la nostra cultura, il mondo che c'è dietro non potranno morire solo con l'acquisizione, anche perchè non avrebbe senso...

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La "cultura gay" è composta da tre cose:

- Autori omosessuali

- Tematiche omosessuali

- Target commerciale omosessuale

 

Possono essere presenti tutte e tre,

solo due o una soltanto.

 

Non immagino come possano sparire.

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  • 1 year later...

Un dibattito davvero interessante, peccato che si sia interrotto così, prematuramente.

Non so, forse ho bisogno di avere un chiarimento per poter partecipare e comprendere le varie posizioni, bisognerebbe fare un passo indietro magari, e dirci cosa sia la Cultura LGTB.

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Mi piace la categorizzazione di Almadel :)! E seguendola penso che maggiori diritti e maggiore integrazione possano solo favorire, anziché danneggiare, una cultura lgbt... Del resto se vi fosse maggior sicurezza, molti autori penso si sentirebbero più liberi di scrivere su tematiche lgbt e di rivolgere le loro produzioni a un target omosessuale. Inoltre, tematiche omosessuali sarebbero più spesso e più facilmente trattate nei vari ambienti. Ivi compreso l'ambiente accademico, cosa che sarebbe particolarmente importante in Italia, dove il discorso sui gay studies (come gender studies in generale) è a dir poco sottosviluppato... creando due danni:

1. Non si affrontano studi interessanti

2. La ricerca italiana perde ulteriormente terreno tralasciando riflessioni che invece all'estero vengono ampiamente sviluppate.

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Secondo me si evolverà, ma come ha detto qualcuno correrà il rischio di perdere del mordente. Vi spiego la mia opinabilissima opinione :roll:

L'identità gay e la cultura che ne deriva è spesso percepita, soprattutto dagli eterosessuali, come un'identità negativa, nel senso che veniamo molto più visti per quello che non siamo, piuttosto che per quello che siamo. I gay sono i diversi, i gay non possono procreare, i gay non sono questo bensì quello e via dicendo.

Tutto ciò ha prodotto una tensione nel movimento politico e sociale omosessuale, che lo porta a doversi affermare combattendo, a stare su una linea prevalentemente difensiva. Non sto dicendo che non esista una volontà teorica ed effettiva di dialogiare, negoziare, capire e far capire.

Esistono momenti fortemente costruttivi e che producono pensiero, diciamo così, ma a mio avviso la maggior parte delle relazioni fra il mondo gay e quello etero si regge sullo scontro o meglio, come ho scritto poco fa, sulla tensione. E mi pare anche comprensibile, visto che siamo attaccati noi per primi, visto che dobbiamo fronteggiare quotidianamente discriminazioni, violenze, mancanza di pari diritti ecc.

L'idea che mi sono fatto, in generale, è che proprio grazie a questa tensione interna la cultura di una minoranza produca le sue espressioni più alte, più belle, più interessanti...Perchè diciamocelo pure, quando c'è assimilazione e integrazione, qualcosa si va perdendo. Ci si conforma, ci si adatta, si modifica sia chi viene assimilato che chi assimila e questo, per rispondere al quesito iniziale, significa in un certo senso morire. La fine di un capitolo a vantaggio di altri.

 

Molti hanno fatto l'esempio del femminismo o delle rivendicazioni ebraiche, ma pensate anche alla rivoluzione culturale. Alle conquiste dell'istruzione, della scolarizzazione presso la popolazione, tanto da non poter quasi più pensare che esistano problemi come l'analfabetismo o la totale ignoranza al giorno d'oggi. Voglio dire, questi grandi traguardi della nostra società, hanno segnato delle evoluzioni. La letteratura e la narrativa possono oggi vantare di avere lo stesso numero di autori veramente significativi che hanno avuto in passato? Cioè quando la conoscenza non era appannaggio dei più e i grandi scrittori pubblicavano per dare voce a chi non poteva e sapeva esprimersi o per divulgare ciò che altrimenti non sarebbe stato noto, non essendoci mezzi di comunicazione di massa. E lo stesso discorso si potrebbe fare per il teatro, per il giornalismo etc. Insomma,non metto in dubbio che esistano anche ai giorni nostri produzioni artistiche degne di nota, ma il riformamento generale del sapere e della comunicazione ha reso più possibile che milioni di persone scrivessero un blog o provassero a pubblicare un libro, piuttosto che qualche centinaio di loro fosse mosso a una vera ricerca letteraria e alla ricerca di un'identità d'autore... Ho fatto un papiello per dire che il cambiamento è inevitabile per come la vedo io.

Ma vi faccio un altro scioccio esempio: il cinema a tematica lgbt. Ho notato che in alcuni paesi, soprattutto americani, dove i diritti della popolazione lgbt sono stati riconosciuti ed esiste un grado di integrazione già abbastanza alto, la cultura (in questo caso cinematografica) gay produce una sfilza di film che io equiparerei tranquillamente ai romanzi di Liala. Un genere di intrattenimento che nei contenuti però, rispecchia lo stesso ideale borghese e modernamente romantico, dei lettori di romanzi rosa eterosessuali. La cultura gay non è esente dall'essere inglobata dentro il conformismo dominante, ANZI! credo che sia proprio quello che molti poteri vorrebbero e si prodigano a fare. Il fatto di vivere nel limbo, in questo momento, per quanto spiacevole ci rende per certi versi ancora lucidi e coscienti, perchè MILITANTI. Ma quando il limbo verrà aperto e ci sarà offerto il transito verso un ''paradiso'', ci sarà una memoria da conservare e portare con noi, proprio per evitare di scomparire paradossalmente.

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Pedro Almodovar non ha mai parlato

del disagio derivante dall'omosessualità.

Ed è un regista gay che parla molto spesso

di "differenze sessuali".

Non mi pare che i matrimoni gay in Spagna

lo abbiano "sabotato".

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Almadel, scusami se non ho capito, ma è una risposta al mio post? Per come la vedo io, Almodovar è sempre stato molto crudo ma al contempo delicato nel descrivere il mondo delle relazioni umane. Ad esempio, in Tutto su mia madre, anche se molto mistero aleggia sulla incompiuta esistenza di Esteban, io ho letto nella sua ricerca del padre un'acerba dichiarazione di omosessualità o cmq un conflitto interiore non districato intorno alla propria sfera sessuale. Ma anche il personaggio di Lola è tormentato e non è certo arrivato con facilità alla presa di coscienza della propria transessualità e all'accettazione del suo essere. E ci sarebbero tanti altri personaggi così ambiguamente e non dichiaratamente in conflitto. Mi viene in mente l'infermiere di Parla con lei, ma anche la protagonista de La pelle che abito, anche se per lei la trasformazione è forzata. Son tutti personaggi che vivono i normali turbamenti derivanti dal proprio desiderio...La bravura di Almodovar, che è un artista, è stata quella di rendere il melò un capolavoro estetico, ma alla fine parla di storie di tutti i giorni. no?

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Intendevo dire che le storie di Almodovar (o quelle di Tondelli di Genet o di Proust)

pur parlando di "diversi" prescindono totalmente dalla dimensione omo/transfobica.

L'emancipazione storica non aggiunge né toglie nulla a queste storie.

 

Ozpetek ha bisogno dell'omofobia come motore drammatico

come i mille filmettini gay stile "Latter days" o "Brokeback Mountain".

I gay di Almodovar si accettano e sono accettati da tutti (spesso in modo sorprendente);

sono personaggi complicati e drammatici quanto le donne di Almodovar

e l'azione non gira tutta intorno al loro coming-out o alla "società cattiva".

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Sono anche d'accordo, ma continuo a non cogliere il punto :D Stai contraddicendo l'ipotesi per cui i risultati più belli nascano da una tensione drammatica?

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Beh "Latter day" è proprio un film a tesi, molto legato

al rapporto omosessualità-religione, direi che i personaggi

siano molto dimostrativi del conflitto ( quindi in un ipotetico

futuro il film sarebbe storicizzato )

 

In Ozpetek siamo un passo oltre, perchè l'omosessualità

serve a mostrare altro, almeno a me pare che vi sia una

volontà di istituire paragoni, assonanze, richiami interni

( forse anche la preoccupazione di doverlo fare )

 

In Almodovar l'omosessualità è integrata nel personaggio

penso che Almadel intendesse questo

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Io direi, più politically correct:

c'erano una volta una cultura omosessuale e una cultura femminista.

Dall'unione di queste culture nacque la sottocultura GLBT O LGBT (secondo il sesso di lettura) :roll:

Nell'ambito di questa sottocultura c'è una fenomenologia gay e il suo rapporto con il diventare cultura. In questo divenire la dimensione temporale è quella dei secoli.

Sì, ho fatto "il microscopio". Ma serve a prendere le distanze.

Quindi, diamo per comodità sco

ntato che esista questa "microcultura gay", che il divenire sia compiuto. Identifichiamola con le sue manifestazioni sfacciatamente commerciali, che sembrano prevalere, peraltro. E guardiamola da questo punto di vista, anche se può far male a qualcuno.

Evidentemente questi sono elementi di una critica omosessaule.

Evidentemente questi discorsi fatti in un ambiente gay vengono liquidati spesso con l'accusa di omofobia (a Stalin bastava un pretesto qualunque per sbarazzarsi di Trotskij che gli ricordava, con la sua sola presenza ed esistenza, il tradimento della rivoluzione).

Come di antisemitismo viene tacciato chi solo ricorda il diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese, insieme con quello di Israele.

Evidentemente questo è fascismo. Poi ci possiamo dare i colori che vogliamo. Rosso o nero, sempre di fascismo si tratta.

La cultura gay è già morta. Perchè non c'è più una cultura veramente omosessuale dai tempi di Mieli. Almeno in Italia.

La cultura gay è morta perchè non esprime più una critica serrata della società borghese, come ai tempi di Mieli. Ma è divenuta essa stessa manifestazione di una società borghese.

Oggi la cultura gay consiste semplicemente negli strumenti per indurre a consumare, quanto più possibile, il target commerciale denominato "gay".

Oggi la cultura gay è solo una delle manifestazioni della schizofrenia del mondo globalizzato.

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Beh, ma la lotta per i diritti non è essa stessa una richiesta di entrare a far parte in toto della società borghese? il sistema tende a inglobare tutto e se oggi avere una famiglia lgbt, con genitori omosessuali sembra una cosa estremamente radicale eo progressista, domani sarà una normalità come tante. coi suoi clichè e le sue banalità...c'est la vie, no?

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Ecco, essere gay oggi significa essere già parte (anche se ancora non completamente) della società borghese (quando ci saranno i diritti l'assimilazione sarà completata). Quindi non ha senso parlare di cultura omosessuale. Non c'è una cultura omosessuale ma c'è una cultura borghese, nella quale vengono contemplati anche i diritti di chi ha un orientamento sessuale diverso dalla norma etero.

In origine invece, quando c'era una cultura omosessuale, questa cultura omosessuale definiva la sua diversità proprio rifiutando la società borghese.

Vi invito a leggere Mieli, se non lo avete fatto. L'omosessualità era critica sociale, era rivolta contro un mondo che si avviava alla totale mercificazione, era rifiuto della società borghese, nelle sue struttire e sovrastrutture, quindi era critica del modello capitalistico, critico della cultura borghese, critico della morale borghese.

E' proprio perché non c'è più una critica omosessuale che la stessa omosessualità si è mercificata. E il processo impone un modello di omosessuale che coincide sempre più con quello del gay consumer. Uno squallido target per l'industria dei consumi.

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