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I vostri consigli per una relazione duratura!


Dark_knight

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(te lo diranno GH77 e Silverselfer, ma per me non l'hanno mai provata).

 

L'ho provata eccome, ma forse con la persona sbagliata! In parte mi ha condizionato, in parte mi ha fatto capire che - da bravo ex bimbo solitario e vissuto con dei concetti di spazio personale molto grandi, arrivando dalla provincia-campagna - per me un contatto ristretto quotidiano, con chiunque,nessuno escluso, è una vera e propria invasione del territorio (ed il mio ragazzo per di più è "dominante" come me).

 

Quello che facciamo ora è una convivenza diurna, felici di avere ognuno il proprio letto, la propria stanza, il proprio piccolo maniero arroccato. Non escludo che con una casa più grande potremmo vivere serenamente anche una convivenza 24h, per ora va bene così :)

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Oddio, anche io dopo la mia prima convivenza

non potevo che dirne peste e corna

e ho ritardato la mia attuale di un anno

nel ricordo dell'esperienza precedente :)

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C'è chi sostiene che è meglio fare le vacanze separate, per me è meglio vivere separati e fare le vacanze assieme.

 

La convivenza è innaturale. Un innesto forzato. Cos'altro sarebbero i famigerati compromessi?

 

Sposami!

 

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però so che una delle cose più belle per me è addormentarmi accanto a lei la sera e svegliarmi con lei al mio fianco la mattina.

 

 

Mi sto sentendo male... mi è salito il diabete!!!

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Direi che nella vita sia lecito anche cambiare prospettiva,

per cui oltre ad essere evidente il fatto che la convivenza

non è un obbligo e può benissimo essere inadatta ad una

coppia o ad una persona, può anche accadere che lo diventi

in una seconda fase o in una seconda età. L'importante come

al solito è non arroccarsi su delle preclusioni assolute.

 

L'essenziale è saper mantenere l'equilibrio fra i propri spazi

e quelli della coppia, ed è un punto di equilibrio mobile.

 

Il problema è l'attrito esercitato da ciò che ci condiziona, convivere

ad es. è una soluzione più economica ( mantenere due case è un

lusso ) per cui si può essere d'accordo ma se si è condizionati

da una necessità, resta una intesa condizionata da fattori esterni.

 

La noia d'altronde credo possa subentrare con qualunque routine,

anche fatta di WE disco+sesso e festività-tempo libero insieme.

Insomma facendo i perenni "fidanzatini", il chè non escude affatto

la possibilità di compromessi : è ingenuo pensare che una coppia

di fidanzati non ne faccia, se non c'è una intesa solida avviene subito,

se c'è una intesa solida si presenteranno dopo.

 

Certo la convivenza è più impegnativa su questo si può essere d'accordo.

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Silverselfer

Inficiare l'opinione altrui con virgolettati che ne tendono a svalutare l'attendibilità, la trovo una pratica di cattivo gusto e cara a certo giornalismo di cui mi viene il vomito solo a menzionare. Se non altro per la facilità con cui mi verrebbe da controbattere invocando la prima regola usata come discriminante per riconoscere una "vera" convivenza, qual è la "fedeltà sessuale".

 

Invece mi piace la regola evocata "Whatever works" tanto cara ai peccaminosi newyorkesi. Ma insomma, perché sentirsi minacciati da differenti modi d'intendere l'affettività? Non credo che ci sia qualcuno così folle da rinunciare alla propria felicità per comprovare una teoria di regole di vita.

 

Io Madoka la capisco e sarei stupido a disprezzarne le aspirazioni. Però mi conosco e sono consapevole che non ci sono problemi pratici come un affitto da pagare, che mi farebbero accettare certe costrizioni. Ma viva Dio, se per altri queste non solo non sono tali, ma costituiscono il sale della vita, saziatevene a piene mani.

 

Tuttavia, per quelle stesse esperienze di cui vengo tacciato di esserne carente, mi sento di asserire che buona parte delle persone prende per assunto opinioni generali, quando poi le subisce per comodità.

 

Quando poi parlo di vite separate, non intendo necessariamente "promiscuità sessuale", intendo sentieri di vita che, quelli sì, dubito molto che possano seguire una stessa direzione. Ma allo stesso modo sono aperto ad ogni eccezione e anzi, faccio della diversità la mia unica certezza.

 

@@purospirito ... :D

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Ora però non vorrei che passasse un'opinione che io non sostengo.

Una relazione non si misura dalla sua durata (quella è una prestazione sessuale e neanche sempre).

Però una relazione duratura - diciamo oltre i tre anni - è un'esperienza importante

e anche la convivenza lo è. E lo sono anche le convivenze pessime.

 

Se chiedete la ricetta a me e a Ghosthunter77 vi diciamo due cose differenti.

Io "convivenza e solo spazi comuni" e lui "ognuno a casa sua e i propri spazi";

io "coppia aperta" e lui - forse - "fedeltà sessuale".

Sono ricette diverse per persone diverse? Forse no.

Forse anche lui si troverebbe bene nella mia situazione e io nella sua.

 

Magari per me quando sento "relazione duratura" viene in mente una sacher,

a Ghisthunter77 un profiterol, a Ilromantico un montblanc e a Silverlefer un tiramisù:

sentiamo la parola "torta" e spariamo la ricetta....

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Silverselfer

Io rimango dell'idea che tutto nasce da bisogni specifici.

 

Io faccio proprio fatica a comprendere il valore di una convivenza. Che c'è di così importante nel dover usare lo stesso bagno, lo stesso letto, la stessa cucina o peggio, dover dar di conto continuamente dei miei interessi.

 

Io ho avuto una convivenza di tre anni, ma in un certo senso è durata cinque anni, e nel contempo anche meno. Nel senso che mi sono sempre tenuto la mia tana e quando manco lì riuscivo a trovare pace, scappavo usando l'alibi del lavoro. Eppure quella donna era la persona al mondo per cui ero anche disposto a fare i fatidici compromessi. Ma era proprio una questione di intolleranza alla vita comune. Dopo una settimana in cui non puoi che pensare in funzione di due, mi sento mancare l'aria, faccio tilt. Punto. Ho necessità di avere una porta dietro cui chiudere il mondo. Non si tratta di cambiare partner, non si tratta di cambiare gente con cui condividere l'attimo fuggente, neanche per il gusto della novità o che so io, avere una tresca diversa ogni sera. Si tratta semplicemente di fare quello che cazzo mi pare, quando mi pare, se mi pare e come mi pare a me, il che non esclude anche il non fare niente, compreso dover parlare per ore dentro a un letto prima di dormire.

 

Più che di torte, tra l'altro sono allergico alla caffeina, per me è questione di nascere cane o gatto.

 

I cani sono per natura animali sociali con predisposizioni alla vita in comune, infatti un cane fa sempre famiglia, devi prenderti cura di lui, adora starti sempre dietro, e soffre la solitudine quando lo chiudi sul balcone.

 

Il gatto non lo devi portare a spasso, adora le coccole, puoi anche rientrare quando ti pare tanto provvede da solo a se stesso, quando lui non si fa vedere per giorni non devi andare in giro ad appendere volantini perché sai che non vuole essere trovato e ritornerà da solo se gli va. E' un tipo di rapporto diverso, una convivenza fondata su il principio dell'indipendenza reciproca.

 

E ci sono persone che dicono che i gatti sono stupidi, o comunque meno intelligenti dei cani. Taluni li odiano persino! Solo perché hanno un'affettività diversa, non vincolata dalla presenza fisica del padrone.

 

Detto questo io adoro anche i cani, ma sono allergico alla caffeina e se proprio devo sparare una ricetta ... mi basta che non ci siano gelatine animali e derivati del latte, possibilmente con molti antiossidanti e assolutamente senza edulcoranti ... ecco, ci siamo capiti, sono gli altri che non vogliono convivere con me :music:

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Le mie sono esigenze diverse e di gran lunga minori: per me è un piacere condividere la cucina, il bagno, l'aria da respirare, e non ne vivrei senza. La questione è legata alla necessità di momenti che, vivendo in piccoli spazi, non potremmo riservare per noi stessi. E per noi stessi intendo proprio la totale solitudine fisica e mentale di cui abbiam bisogno per ricaricare le pile verso il mondo (non si tratta quindi di tempo da sottrarre al ragazzo per dedicare ad altri). E siamo una coppia a tutti gli effetti, stabile e non "fidanzatina" ( e per stabile non intendo monogama od aperta, il fatto che finora ci va bene esser monogami non ci contraddistingue da chi fa sesso a tre, a coppie o ognun per sè; mi preoccuperebbe maggiormente una coppia che non fa proprio sesso del tutto- e ce ne sono un sacco-).

Tuttavia come dice Almadel, magari nelle vicendevoli situazioni ci si troverebbe ugualmente bene, d'altronde appunto chi ama i dolci avrà la sua torta preferita ma non per questo non proverà ad assaggiarne altre!

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Beh, vivere insieme con un "attivo anale ritentivo" come Silverselfer

equivale a convivere con un incrocio tra una "moglie arpia" e un "padrone di casa cerbero"

e - in quel caso - è molto meglio stare "ciascuno per i caxxi suoi".

 

Ma non tutti i maschi sono così.

Alcuni in certe cose sono DAVVERO peggiori.

(E' retorica, non lo penso davvero; ma molto dipende dal vostro stile di vita)

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Io sinceramente sono dell'opinione opposta a Silverselfer. Tu vedi condivisioni materiali, io ci vedo la gioia di sapere che al ritorno dal lavoro lui sarà nella nostra casa. Il fatto che affrontiamo la quotidianità assieme, senza sottostare a inutili egoismi inviduali in quanto non c'è più un IO ma c'è un NOI. La volontà e il piacere di utilizzare al massimo il tempo da passare assieme. Le piccole grandi felicità della convivenza che passano dal risvegliarsi ogni mattina con la persona amata al fare la spesa per noi 2, passando per la libertà di farsi gli affari propri e sapendo che dopo esserci ritagliati i nostri spazi potremo condividere in un lampo i nostri momenti di coppia.

 

Non penso minimamente di essermi spiegato bene, ma spero che qualcosa si sia capita.

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  • 1 month later...

Ripensando a quest'argomento,

 

forse si potrebbero dare due consigli molto essenziali (tenendo conto che in queste cose è sempre tutto molto soggettivo) . Il primo è di assicurarsi all'inizio di avere una visione della vita comune, il secondo di prepararsi a rispettare l'alterità dell'altro, e assicurarsi che lui rispetti la nostra.

Mmh... so che alterità è una parola un po' odiosa eh eh XD però questo punto secondo me non viene rispettato quasi mai , e dalla mia piccola esperienza mi sono accorto di dover imparare molto in questo campo...

Voglio dire che, se davvero ci prepariamo a cominciare una storia d'amore seria , dobbiamo sapere bene che , per quanto si abbia una visione di vita in comune (cosa comunque da non tralasciare), nell'altro troveremo sempre una persona indipendente dalla relazione che ha con noi, per quanto sia intensa e significativa.

 

Una persona che cambierà, assumerà atteggiamenti che non avremmo previsto, rivelerà lati che un po' incrineranno l'iniziale immagine idealizzata che ce ne eravamo fatti... A mio parere, chi sa rispettare l'alterità non vede questo come un ostacolo insormontabile, ma come il momento in cui prende veramente senso una relazione, che è appunto essere vicini anche nel momento in cui, trascorrendo tempo insieme, si arriva a conoscersi veramente, e quindi a manifestare anche difetti, fragilità. Se non siamo pronti ad essere tolleranti, e se lui non si sente nelle condizioni di esserlo a sua volta con noi, allora quella relazione avrà basi molto fragili. Insomma, bisogna essere pronti a venirsi reciprocamente incontro, praticare compromessi, sapere che non si potrà essere eccessivamente rigidi nel conservare abitudini... Bisognerà fare cose che da soli non avremmo mai fatto, discutere delle nostre scelte più importanti, tenere conto che si è sempre in due...

 

Detta così magari spaventa un po' ... Ma amare è difficile, e a mio parere chi racconta di favolose relazioni romantiche, principi azzurri con cui tutto andrà alla perfezione, non fa altro che allontanarci dalla realtà... Certo, in una buona relazione ci saranno tantissimi momenti di romanticismo, di intimità, etc... Ma accanto a quelli verranno al 100 % tanti altri in cui bisognerà dar fondo a tutta la nostra pazienza, altruismo, sensibilità, generosità, etc...

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L'unico vero requisito di una coppia che dura è la MATURITA', secondo me. Il sapersi venire incontro con umiltà, senza per forza cercare di imporsi sull'altro o di avere ragione.

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