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L'autostima


Divine

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Ho notato che spesso le persone, anche quando appaiono sicure di sè, nascondono in realtà una bassa autostima e credo che questo dipenda dal fatto che, oltre alle varie delusioni che normalmente si ricevono nella vita, forse non sanno quanto valgono come individui.

 

io credo che avere una certa autostima, sincera, serva non solo a migliorare il rapporto con se stessi ma anche a migliorare i rapporti interpersonali perchè chi si stima non cerca approvazione negli altri (non ne ha bisogno) e di conseguenza anche le relazioni sono più distese.

 

voi pensate di avere una buona autostima? e se non ce l'avete, secondo voi da cosa dipende?

 

pensate davvero, come pensano molti, che l'autostima cresca attraverso i successi?

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Io penso di averne proprio tanta di autostima, mi piaccio e sono sempre sicuro di quello che faccio o dico, ma per fortuna penso di essere abbastanza umile e per nulla egocentrico. Secondo me l'autostima è una cosa innata.

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AndrejMolov89

Io penso di averne proprio tanta di autostima, mi piaccio e sono sempre sicuro di quello che faccio o dico, ma per fortuna penso di essere abbastanza umile e per nulla egocentrico. Secondo me l'autostima è una cosa innata.

 

apparte il joke.

Bisogna distinguere due cose: autostima con autoefficacia. L'autoefficacia è il sapersi capace, l'autostima è la propria capacità di valutarsi. Una persona con una notevole autostima non si sbilancia nè in positivo nè in negativo. Sa com'è, sa cosa vuole fare e soprattutto sa che gli insuccessi fanno parte del processo formativo: L'autostima è la capacità di valutarsi al di là degli eventi contigenti. Per esempio se io ho una grande autostima e la baso sul mio successo scolastico, allora se fallisco, la mia autostima crolla. L'autoefficacia, invece, è legata alla capacità, ma lì il discorso è diverso, perché praticamente è la capacità di valutare le proprie capacità e decidere cosa fare. Io non so fare questo, quindi mi miglioro, io non so fare questo, ma non m'interessa e continuo a scrivere canzoni country.

E' difficile incontrare una persona con una solida autostima, perché la maggior parte delle volte ci si valuta in base a quello che si fa e il risultato, e non in base a quello che si è dato e quello che si vuole dare. Autostima e autoefficacia vanno a braccetto :)

Spero di essere stato esaustivo.

Io non ho una buona autostima, perché è instabile e soprattutto perché sono invidioso, ergo, l'incapacità di potermi vivere non in relazione altrui è sintomatico di una bassa autostima e di una bassa autoefficacia. :) L'autostima non è innata. Lo dico soprattutto perché dovrei spararmi se non fosse così. E' acquisibile attraverso la vita e soprattutto la volontà di volerla sviluppare.

adieu

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Io non ne avevo, col tempo impari a stimarti. Ora non sono un mago, un mostro, però non è innata. E' una cosa che se ce l'hai bene, se non ce l'hai puoi costruirla piano piano, un passetto alla volta.

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Io ne ho poca, prima ne avevo ancora meno, quindi posso dire a tutti che man mano si può acquisire più fiducia in se stessi. A livello estetico invece mi piaccio molto, ma a livello caratteriale no.

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La mia autostima è pari a zero. Non l'ho mai avuta, nonostante spesse volte mi furono esaltati i miei meriti, specialmente nel campo scolastico o musicale (suonavo divinamente il flauto dolce). Ritengo d'esser intelligente e perspicace, questo sì, ma per tutto il resto la mia bassa autostima non mi permette di farmi sentire bene.

 

Concordo sul fatto che ci sia una predisposizione per possederla, ma certamente i successi, la crescita, e la presa di coscienza di ciò che si è, col tempo, aiutano ad incrementarne il livello. Spero anche io di riuscirci. :)

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AndrejMolov89

A te comoda non avercela alta. Altrimenti non ti sentiresti perspicace e intelligente. Alla fine è la paura di quello che potrebbero dire gli altri a farti rimanere ancorato nell'idea di non avere capacità. Secondo me tu hai una notevole consapevolezza delle tue potenzialità, ma la paura che vengano smontate dagli altri ti impediscono di crederci veramente. Quest'atteggiamento ti conviene, perché non vuoi affrontare la tua paura. ^^

Allora, la maggior parte delle volte che una persona si sminuisce lo fa per essere confutato o per evitare di fare fatica. Il fatto che bisogni essere confutati, implica un inibizione della propria consapevolezza e quindi di autostima, inibizione, non assenza. L'evitare di fare fatica invece è pigrizia. ^^

Inoltre, i problemi di inibizione dell'autostima secondo me derivano da egocentrismo. Ovvero vedere l'esterno solo in funzione di sè stessi. Quindi, basta dire che non si ha autostima, basta smetterla di essere egocentrici, ci vuole un po' di tempo, magari capisci cose che non volevi capire, però, alla fine è tutta questione di allontanamento da sè stessi. :)

Krypto se vedi i miei post sciorino una quantità di insulti su me stesso, la maggior parte dovuti alla paura di essere scoperto per quel che sono.

u.u

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Greed89, analisi entusiasmante la tua, ma ti posso assicurare che le potenzialità di cui sono consapevole non le sminuisco, né tantomeno cerco di sminuire le cose su cui voglio far sì che gli altri confutino la mia bassa considerazione a riguardo.

 

Se vedo A negativo, è perchè io ritengo veramente che A sia negativo. Se invece sostengo che B sia positivo, è perché lo credo altrettanto fermamente (A e B sono lati di me).

 

Sono sempre aperto a critiche e consigli, ma se c'è qualcosa di cui sono sicuro, quelle critiche non mi smontano, ma le uso a livello costruttivo. Trovo abbastanza ridicolo sminuirsi per sentirsi invece dire che non è vero e che è una nostra impressione. Non sono affatto così, Greed. :)

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Una persona con una notevole autostima non si sbilancia nè in positivo nè in negativo. Sa com'è, sa cosa vuole fare e soprattutto sa che gli insuccessi fanno parte del processo formativo: L'autostima è la capacità di valutarsi al di là degli eventi contigenti. Per esempio se io ho una grande autostima e la baso sul mio successo scolastico, allora se fallisco, la mia autostima crolla. L'autoefficacia, invece, è legata alla capacità, ma lì il discorso è diverso, perché praticamente è la capacità di valutare le proprie capacità e decidere cosa fare.

 

 

sinceramente non ho capito bene cosa intendi per autoefficacia... comunque sono d'accordo su due punti:

1) l'autostima non è innata, possono esserci persone più sicure di sè rispetto ad altre ma una persona che ha poca fiducia in sè può comunque sviluppare una sua buona a utostima.

 

 

comunque anche qui servirebbe un approfondimento perchè a volte anche le persone sicure di sè possono possedere, pure se non sembra, una loro autostima e questo lo ricollego al post di Greed:

 

Secondo me tu hai una notevole consapevolezza delle tue potenzialità, ma la paura che vengano smontate dagli altri ti impediscono di crederci veramente. Quest'atteggiamento ti conviene, perché non vuoi affrontare la tua paura.

 

 

2) Riquotando Greed, l'autostima è la capacità di valutarsi al di là degli eventi contigenti. Sono d'accordo però non sono d'accordo con il tuo esempio perchè secondo me, e qui arrivo al dunque, i successi sono solo una porzione di ciò che dovrebbe costituire l'autostima: se io ho una grande stima di me e vengo bocciata ad un esame non devo crollare (come qualcuno ha scritto precedentemente) ma anzi devo pensare " sono abbastanza in gamba per andare meglio la prossima volta."

 

 

Quindi secondo me la persona che ha autostima è quella che non si lascia intaccare da certe cose che agli occhi degli altri apparirebbero come dei fallimenti.

In parole povere io credo che chi ha autostima riesce a vedere le cose in maniera differente: dove gli altri vedono un fallimento tu vedi un caso che "può succedere" ovvero

 

 

se c'è qualcosa di cui sono sicuro, quelle critiche non mi smontano, ma le uso a livello costruttivo.

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AndrejMolov89

Allora perché dichiari apertamente la tua bassa autostima? Che funzione ha, quello che dici? Perché ritieni che dire che per te è negativo A sia importante? Quali sono i tuoi desideri quando lo dici? :) Io mi rispondo sempre a queste domande. Seppur sia reiterativo nei miei comportamenti per via di una gradevole convenienza: fuggire dalla realtà. Io non ritengo di avere lati positivi, ma se lo dichiaro, vuol dire che io voglio qualcosa dall'esterno. Perché dico qualcosa che esige una risposta :).

Se ti ritieni intelligente e perspicace, che ti giova dire che hai dei lati negativi? A niente. Il fatto che tu dica che tu abbia un autostima pari a zero, cosa ti dà? Cosa pretendi da questa dichiarazione? Vuoi sentirti protetto? Io lo dico per togliermi responsabilità, ed è vero che ho un autostima inibita, non dico una balla, però, la mia inibizione è utile per qualcosa. In ogni caso, generalizzando, si dice una cosa su stessi per ottenere una risposta degli altri, ci si specchia e si ha sempre un idea di come si vorrebbe essere visti.

:)

Basta trovare come si vuole essere visti, come si è e soprattutto un modo per valutarsi nel presente per scegliere una strada futura. Ragionamento semplice, di difficile applicazione :)

@ Divine: come dicevo io. Alla fine l'autostima è semplicemente un modo per valutarsi da soli. L'autostima non può basarsi sui successi, perché ovviamente non è qualcosa di equilibrato, ma tende sempre ad aumentare e a dipendere dall'esterno. L'autostima è uno stato di equilibrio a cui dovremmo tendere ogni qual volta interagiamo e falliamo con l'esterno, non qualcosa di misurabile con il successo personale.

L'autostima deve essere costruttiva, in più.

Es: studio male per un esame. Su un ora studio 10 minuti e rifletto poco. Faccio l'esame e lo fallisco. concludo che non mi sono impegnato abbastanza:

a) Affermo che non mi sono impegnato abbastanza, mi sento in colpa e mi autopunisco: non affronto l'errore, ma mi tolgo un opportunità per compensare

B) Affermo che non mi sono impegnato, so dove non ingrano e cerco di trovare un modo per rendermi efficiente.

 

Ovviamente bisogna avere anche degli obbiettivi e sentirli, l'autostima ti permette anche di spronarti in virtù di un obbiettivo, altrimenti c'è solo un disordine.

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Allora perché dichiari apertamente la tua bassa autostima? Che funzione ha, quello che dici? Perché ritieni che dire che per te è negativo A sia importante? Quali sono i tuoi desideri quando lo dici? :) Io mi rispondo sempre a queste domande.

Se ti ritieni intelligente e perspicace, che ti giova dire che hai dei lati negativi? A niente. Il fatto che tu dica che tu abbia un autostima pari a zero, cosa ti dà? Cosa pretendi da questa dichiarazione? Vuoi sentirti protetto? Io lo dico per togliermi

 

Chi ti dice che io lo dica apertamente? :)

Ho risposto a questa discussione perché ne è il tema, ma non ho mai detto che dichiaro al mondo intero di ritenere A negativo e quant'altro. So io dentro di me cosa è negativo e cosa no, non vado certo ad elargirlo a tutti.

Ho una bassa autostima perché tendenzialmente sono negativo su me stesso, ritengo d'avere più lati negativi e certe volte non mi sento all'altezza delle situazioni. Ma ciò non significa che io voglia farlo sapere al mondo. Ma quelle poche cose su cui sono sicuro di valere, né le elogio né le nascondo, semplicemente le manifesto quando è giusto che debbano essere manifestate (intelligenza e perspicacia, ad esempio). :)

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L'autostima è una percezione soggettiva e non stabile, muta col tempo e dipende continuamente dalle nostre azioni, esperienze e raggiungimento degli obbiettivi.

Percepisco la mia come assente in passato e più presente attualmente, e infatti mi relaziono diversamente con le persone rispetto a come facevo quando ero ventenne.

Anche se non ho raggiunto propriamente i miei obbiettivi, è cambiato il modo di farmi influenzare dagli altri, sono poche le persone a cui do retta, la maggior parte mi sembrano invidiosi, sbruffoni e screditatori, questo ha a che fare con la mia autostima per caso? :D

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Mi trovo a valutare i miei lati negativi quando sono in contatto con situazioni che li mettono "alla prova". Se in una situazione particolare non mi sento all'altezza, o temo di fare una magra figura perchè ritengo di non possedere le capacità per farmi valere in quella situazione, lì sono costretto a valutare il mio limite e a prendere consapevolezza di avere una pecca, un lato in cui deficio.

 

Molte volte, ammetto, che le mie sono paranoie o disapplicazioni (credo di non saper fare, ma non faccio niente per migliorare, su questo sono d'accordo), ma spesse volte provo, mi ci applico, ma non riesco tuttavia a credere in me, proprio perchè valuto quel mio lato negativamente, a seconda delle situazioni che sono avvenute per farmelo credere.

 

Non ho tuttavia mai detto né di piagnucolare al mondo per questo, né di enfatizzare la negatività per indurre negli altri la voglia di "consolarmi". Devo lavorarci su! (Avevo scritto anche un topic a riguardo, qualche mese fa). :)

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AndrejMolov89

Lol di solito seguo le mie pare e basta.

Allora, dipende da come ti applichi. Il solo applicarsi non è necessariamente qualcosa che ti garantisce la riuscita. Se durante l'operazione sei abbastanza distratto oppure pensi a te stesso, è logico che non vada a buon fine. Io ritengo che evitareuna situazione per poca autostima sia semplicemente un modo per evitarla e basta e l'autostima diventa una scusante. Poi questa scusante diventa reale perché ad un certo punto ci credi incosciamente di essere una merdaccia.

Prendere consapevolezza dei limiti, in realtà è semplicemente un modo per organizzare vie alternative per raggiungere quello che si vuole. Io ammetto di non poter diventare una persona gentile e ben educata, è un mio limite, ma posso sfrutturare questo mio limite per rendermi simpatico e costruire dei rapporti sociali, nonostante tutto.

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In passato la mai bassissima autostima sviluppò per compensazione un ego enorme con una notevolissima autostima, che ovviamente non si basava su basi reali. Adesso ho superato abbastanza il problema: ho un'autostima moderatamente alta di me e delle mie capacità :)

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Autostima?

E' un discorso complicato, per me dipende molto da come mi sento quel giorno.

Se mi sento a mio agio con me stesso, se ho i capelli a posto, e dei vestiti che mi fanno stare bene... mi sento benissimo con me e la mia autostima sale a palla.

Questo comporta un comportamento molto più naturale da parte mia, quando mi sento bene riesco ad essere me stesso, sono allegro e tutto mi viene meglio.

Nei giorni in cui invece mi sento uno schifo, oppure mi sento brutto, o quando sono vestito da cani perché ho preferito la comodità all'apparire... mi sento una vera merda e non riuscirei a guardare in faccia una persona senza pensare: "Oh mio dio, oggi faccio troppo schifo con quale coraggio ho messo piede fuori casa!"

 

Questo per quanto riguarda la parte, diciamo più superficiale dall'autostima :D

 

Per altri fatti la mia autostima cresce nel momento in cui riesco a portare a termini i miei obiettivi e in quel momento mi sento davvero in gamba, e anche questo si riflette sul mio umore, vedo tutto più bello, sono più divertente e solare.

Anche quando le cose mi vanno storto continuo ad essere simpatico e solare e quant'altro, però in certi momenti mi alieno a pensare a quanto posso esser un fallito e scherzare e ridere mi costa fatica :D

 

Per fortuna ultimamente prevalgono più i momenti di autostima elevata XD (magari ingiustamente a detta di persone esterne a me stesso u.u)

 

 

Ah, ecco! Prima che facessi coming out, ero anche molto grasso (pesavo 83 kg per un metro 1.62/1.65) ero davvero chiuso in me stesso e la mia autostima era pari a zero.

Il coming out portandomi libertà e il dimagrimento hanno fatto sì che la mia autostima si rafforzasse, ho iniziato ad amarmi per quello che ero, anche perché era un periodo che avevo capito di piacere... e non c'è niente di meglio per farci sentire bene.

 

Edit: credo sia la prima volta che scrivo un post così lungo O_O

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é un argomento che sto trattando tanto in questo periodo... ormai lungo.

 

Penso che la mia autostima stia vivendo il momento più basso di tutta la sua vita!

Si, quando si vivono momenti bui tutto sembra perdere valore e solidità e di conseguenza non si riesce a pensare a niente di buono.

Per esempio non volevo parlare di me, ma inevitabilmente è la prima cosa che ho detto. Esternare a volte fa mettere di fronte la realtà

 

L'autostima è la chiara consapevolezza di volersi dire la verità. Quando si prende coscienza di questo procedimento allora si inizia a capire e valutare se stesso e il modo di vivere!

Allora quel giorno ti fai il conto di te e capisci a che livello sta la stime di te.

Come si fa a cambiare livello? Nella nostra vita l'autostima indica il livello di appagamento e gratificazione che abbiamo della nostra vita. Quando è alta stiamo bene con noi stessi e con l'ambiente intorno a noi, quando si abbassa c'è qualcosa che non va!

 

Far cambiare livello dipende dal nostro impegno nel vivere.

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Nella nostra vita l'autostima indica il livello di appagamento e gratificazione che abbiamo della nostra vita.

 

non credo.. io posso non aver ottenuto ciò che desideravo ma questo non vuol dire che devo sentirmi fallita o che devo pensare che non sono abbastanza in gamba. Secondo me l'autostima dovrebbe essere talmente forte che poi ti resta sempre, in qualsiasi circostanza.

 

 

Per altri fatti la mia autostima cresce nel momento in cui riesco a portare a termini i miei obiettivi e in quel momento mi sento davvero in gamba, e anche questo si riflette sul mio umore, vedo tutto più bello, sono più divertente e solare

 

Il coming out portandomi libertà e il dimagrimento hanno fatto sì che la mia autostima si rafforzasse, ho iniziato ad amarmi per quello che ero

 

hai ragione, credo che il co aiuti molto, così come il portare a termine le cose. Tuttavia non critico chi a un certo punto decide di cambiare strada...

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Bisogna distinguere due cose: autostima con autoefficacia.

 

Greed ha fatto una distinzione importante. Un'altra distinzione importante che bisogna imparare a fare

è quella tra riuscita e successo. Farla indirizza a porre in modo corretto il discorso sull'autostima, che

altrimenti corre spesso il rischio di essere a sua volta confusa con una sorta di autistico compiacimento,

che non è una vera stima di sé. Anzi può nascondere una scarsa autostima, alla quale si reagisce

alterando o pompando la propria percezione di sé.

 

La cosa importante, sia in sé, sia rispetto all'acquisizione dell'autostima, è la riuscita.

Se io riesco a fare bene un'azione, un lavoro, e a raggiungere in modo soddisfacente o brillante

un obiettivo; se, in generale, io sono capace di pormi degli obiettivi, e accogliere quelli che il mondo

esterno mi pone e mi propone, superandoli, io sono sul piano della riuscita.

Devo allora riconoscermela, e tale riconoscimento deve portarmi a costruire una retta autostima.

Se ho realizzato la riuscita, ma non ho avuto successo (riconoscimento altrui, eventuale plauso,

oppure conseguimento di quell'obiettivo che ragionevolmente doveva conseguire dalla riuscita stessa),

questo non deve abbassare la mia autostima.

 

Se si riesce a fare questo, e a automatizzarlo (per il possibile), si è un gran pezzo avanti.

 

La riuscita è suscettibile di perfezionamento: quindi aiuta a svilupparsi, a divenire. Implica

anche porsi obiettivi mediani, fare un passo dopo l'altro, evolvere pian pianino e con continuità.

Il successo non sempre assicura questo. Inoltre, se nella percezione del successo c'è una delega

a elementi estranei, riguardanti altri (lo sguardo altrui, il collettivo, la situazione sociale), può

succedere che se godo di questa approvazione, riesco e sto bene; se - per le più svariate ragioni -

non ne godo, allora ho un crollo di sicurezza. Il successo è spesso (non sempre, ma spesso) legato

a un'immagine (approvata da altri, o della quale io mi compiaccio); la riuscita è sempre molto più

legata alla sostanza.

 

Naturalmente il discorso è complesso e lo si potrebbe approfondire. Ma, in sostanza, nel rapporto tra acquisizione/percezione/valutazione della riuscita e del successo, la prima va sempre anteposta,

il secondo deve sempre venire dopo. E la domanda «ho una buona autostima?» è una buona domanda,

e giova porsela, se è riferita essenzialmente alla riuscita, e se si è in grado di distinguere sempre con chiarezza tra riuscita e successo. Se la domanda sull'autostima è riferita (inconsciamente o meno, ma soprattutto se inconsciamente) al successo, ....è un disastro. :)

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Claro che sì. Sono la base di tutto. Il difetto nella riuscita delle cose quotidiane è sempre sintomo

di un malessere. E non è per nulla facile fare tutte le cose quotidiane, se poi le rapportiamo alle varie

classi di età: a 18 anni bisogna affrontare questo e quello, ma l'elenco sale di molto a 24 o 28 o 32

e così via. È una bella fatica!

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Lo è veramente...

La mia autostima subisce movimenti verticali spaventosi ultimamente, proprio perché ho problemi a riuscire in certe cose (più quelle 'grandi' che quelle piccole). Ovviamente la bassa autostima non fa altro che portarmi a riuscire di meno. Essere coscienti del circolo vizioso però purtroppo non rende automaticamente in grado di romperlo.

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secondo me bisogna rendersi conto dei propri naturali limiti e non pretendere troppo da se stessi.

Se io mi rendo conto che in una cosa non riesco è perchè evidentemente PER ORA non è il momento adatto.

 

E rendersi conto che per ora non è il momento adatto non è indice di debolezza ma di sincerità verso se stessi, è un segno che ci si vuol bene.

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Ovviamente la bassa autostima non fa altro che portarmi a riuscire di meno.

Essere coscienti del circolo vizioso però purtroppo non rende automaticamente in grado di romperlo.

 

Il post di Ariel consente di mettere in luce un altro aspetto del problema.

 

L'autostima di cui ho parlato nel mio post precedente è un'autostima proiettata nella dimensione tempo,

verso il futuro, un'autostima intesa (come sempre dovrebbe essere) in senso «dinamico».

 

Ciò non toglie che io, nel singolo momento x che vivo, mi trovo ad avere l'autostima che di fatto ho,

quella che mi trovo ad avere: buona, insufficiente, molto scarsa. In questo caso, l'autostima si

presenta a me come un dato di fatto. E se è un dato di fatto negativo, blocca. Non potrebbe

essere diversamente.

 

Cosa fare? Riuscire a renderla comunque un fatto dinamico. Come? Sostituendo alla parola

«autostima» quello che è il suo vero e reale significato: «tirare fuori di me ciò che ho dentro di me».

Farlo venire alla luce, vederlo bene in faccia. Allora si rinstaura la dimensione dinamica,

l'unica che consente di vivere serenamente, e bene.

 

Perché nell'economia psichica il dinamismo sta dalla parte della vita, e la stasi è una metafora

di morte. «Cercare di tirare fuori» ripristina una situazione che è comunque di movimento,

di tentativi, di obiettivi, e anche di fiducia verso se stessi.

 

L'operazione del vedere e tirare fuori ciò che si ha in sé e si tratterebbe di realizzare ha anche

un altro resto importante: cancella la sensazione di nulla, di niente, propria della disistima di sé. Che

è una sensazione in un certo senso falsa, che nasconde un equivoco, perché noi non siamo mai vuoti,

o un nulla. Semmai siamo una mancanza, ma di qualcosa di determinato che almeno a livello di aspirazione

è nostro, sono io. Stare in compagnia di questo qualcosa di determinato alla lunga aiuta a farlo proprio

e ad assumerselo.

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è molto interessante quello che hai scritto, Isher, ed è molto vero: la bassa stima di sè non è altro che un non conoscersi e non tirare fuori quello che si è.

Ci si stima quando ci si conosce e, secondo me, anche quando si conoscono gli altri.

 

Spesso infatti attribuiamo agli altri caratteristiche che di fatto non hanno.

 

A volte ci dimentichiamo che siamo umani e tendiamo ad idealizzare troppo.

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Provo a buttar lì qualcosa sulla base delle mie (scarse) conoscenze di psicologia (se qualcuno è più esperto, prego di correggermi ^^).

 

Finora in questa discussione si è parlato di "autostima" comprendendo nel termine in realtà due idee che la psicologia distingue, ovvero:

 

il concetto di sé: insieme di convinzioni sulle proprie qualità personali (so fare questo, non so fare quello...)

l'autostima vera e propria: valutazione positiva o negativa di se stessi.

 

Una volta costruito il proprio concetto di sé, tendiamo a non metterlo in dubbio, nemmeno di fronte a feedback negativi. Questo meccanismo aiuta la nostra autostima: chi ha un concetto di sé ancora instabile, ad es. perché è ancora in formazione, è soggetto a continue oscillazioni in base agli eventi e tende ad avere scarsa autostima.

 

Ma concetto di sé e autostima non coincidono. Se ci pensate, ci sono persone che oggettivamente sanno fare un sacco di cose, sanno cavarsela in un sacco di situazioni, e magari ne sono anche consapevoli... eppure continuano a sentirsi delle merdine. Perché? Perché l'autostima non dipende solo dal concetto di sé, ovvero da quali qualità so di avere. Ma anche da (sintetizzando)...

  • confronto sociale, soprattutto con persone "vicine". Se sono molto bravo a pallacanestro, ma mio fratello gioca nell'NBA, mi sentirò una schiappa comunque.
  • confronto con i propri canoni interiori: ognuno di noi si è costruito una specie di "modello" a cui cerca di rispondere. Potrei essere un violinista di fama mondiale, ma se per tutta la vita i miei genitori mi hanno ripetuto che dovevo diventare un bravo medico, e io ho interiorizzato e condiviso questo modello, la mia autostima sarà ai minimi termini: ho fallito del tutto.
  • complessità del sé: qui è un po' complicato, cosa vuol dire? Diciamo che alcune persone, alla domanda "come sei?" rispondono "sono una brava figlia, credo di essere empatica e non sono brava nello sport". Altre rispondono: "Allora, a scuola sono diligente, in famiglia sono ribelle, con gli amici sono leale ed estroversa, però con gli estranei sono timida; a correre faccio schifo, ma nuoto da dio". Nel secondo esempio, la complessità del sé è maggiore, ovvero la persona ha diverse immagini di sé a seconda del contesto. Se dovesse subire un fallimento in uno dei contesti, la sua autostima reggerebbe meglio il colpo: potrebbe dire "ok, ho fatto una cavolata con un mio grande amico, però continuo a cavarmela bene a scuola, in famiglia, a nuoto...". La persona del primo esempio, invece, se avesse una grave lite coi genitori sarebbe già a pezzi.
  • impatto delle esperienze: lo avete già citato, ovviamente fare esperienze di "successo" rafforza l'autostima. E' interessante notare come spesso l'impatto delle esperienze venga distorto, di solito tendendo a una sopravvalutazione (lo so, sembra che ci sentiamo tutti sfigati, ma dicono che in realtà la maggior parte delle persone tenda piuttosto a... "gonfiarsi"): ad es., se siamo efficaci è perché in fondo scegliamo di fare esperienze nelle quali sappiamo di poter brillare, perciò raccogliamo effettivamente un successo, e la nostra autostima aumenta (può quindi essere una buona strategia per sentirsi meglio).

...Ok, mi fermo qui, spero di aver dato qualche spunto per inquadrare la bella discussione fatta finora.

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Non sono propriamente un esperto, ma credo di poterti dire che se tu ti sei valutato in un certo modo, così "negativo" (quindi ti sei autostimato a un livello "basso") ti senti inferiore e quindi sei restìo nel conoscere serenamente nuove persone. Almeno, a me funzionava (e in parte funziona) così. :)

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Nel mio caso non so se è autostima, mi spiego:

 

nella vita professionale ho fallito i miei obbiettivi, nel senso che mi sono sempre fatto il mazzo per pochi spiccioli, ho sempre fatto lavori che odiavo e mi causavano delle forti incazzature.

L'università è andata male nonostante ho riposto tutte le mie risorse, ma dal mio punto di vista so che ce l'ho messa tutta, ho avuto molti imprevisti e problemi che non sono stato in grado di superare, conflitti studio-lavoro...

Gli altri li reputo semplicemente più fortunati, facoltosi e agevolati di me, non migliori!

Però all'atto pratico non ho raggiunto i miei obbiettivi, gli altri si, stò al punto di partenza perché ho fatto il passo più lungo della gamba, non voglio rassegnarmi a rinunciare nonstante le difficltà, ma nel frattempo mi ritrovo a 30 anni passati in cui non mi sono ancora realizzato professionalmente, e questo crea un disagio che rifletto nel rapporto con gli altri.

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