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Il Femminismo E' Utopico?


dreamer_

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Da uomo immerso in una zona che tende più alla misoginia che alla parità dei sessi,

mi sono trovato davanti ad un dubbio notevole. Per affermare totalmente sul piano

teorico e quindi dopo su quello pratico la parità dei due sessi, bisognerebbe che

si possano considerare "uguali". Eppure questo è impossibile essendo molto diversi

sul piano fisico e comportamentale. Ne segue quindi che hanno esigenze diverse e

capacità diverse e, almeno sul piano teorico (perché a priori sul piano pratico

non avviene) viene difficile immaginare un mondo dove le donne e le ragazze siano

poste su un piano paritario a quello degli uomini. Lancio questo sasso nell'acqua

sperando che non spuntino fuori degli idealisti che non prendono atto delle naturali

difficoltà di applicazione del femminismo. Detto questo, a voi la parola :sorriso:

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Loup-garou

Forse gioverebbe che tu chiarissi di più quale sia l'oggetto della discussione.

 

Personalmente non nego che uomini e donne abbiano le loro differenze (alcune fisiche e quindi innate, molte di più sociali e apprese), ma non vedo quali di queste differenze costituiscano un ostacolo insormontabile alla parità tra i sessi.

Dopotutto tu stesso nell'aprire il topic parti dal dato di fatto costituito dalla misoginia (io lo chiamerei maschilismo), che è il vero ostacolo alla parità dei sessi, e questo è l'unico dato concreto che offri.

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Dreamer, ma che s'intende per «parità dei sessi»?

Le donne sono "pari" agli uomini nelle società occidentali (non parlo di Africa e Asia).

 

Tutto ciò di cui il diritto, le contrattazioni sindacali e le legislazioni del lavoro dovevano

prendere atto si è ormai realizzato. Di fatto, anzi, le donne sono, a mia esperienza, anche

più in gamba, dinamiche, determinate e capaci di agire nel mondo del lavoro degli uomini.

 

Per quel che riguarda invece il costume, lì c'è ancora una differenza, ma il costume è libero,

non è normabile (per fortuna), non è localizzabile, perché è fluido, e ci vorranno ancora

aggiustamenti, c'è ancora spazio per una dialettica.

 

Resta infine il giudizio personale, la sfera del proprio sentire e valutare: nel quale ognuno è

libero di pensare quel che gli pare, perché si entra nella libertà di pensiero e di coscienza.

 

In ogni caso il quesito che ti poni è giusto: ci sono differenze tra i due sessi, ma questo non ha

e non deve avere rilievo sulla sfera pubblica, giuridica, lavorativa.

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infatti c'è un sociologo, non ricordo il nome, cacchio... che dice che per lui devono esserci ruoli differenziati x uomini e donne perchè x lui uomini e donne non sono uguali. In effetti uomini e donne hanno sempre avuto ruoli diversi in tutte le società, a partire dalla divisione del lavoro.

Il problema è che in molte società la donna a lungo andare è stata sottomessa e tutto ciò che ne è conseguito è nato dalla ribellione a qsta sottomissione. se le donne non fossero state sottomesse probabilmente oggi vivremmo in una società profondamente diversa.

 

uomini e donne per me possono avere ruoli diversi (nel rispetto della propria libertà di scelta) ma quando uno dei due tende a prevaricare non è più diversità ma sottomissione.

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Finchè ci saranno genitori che porgeranno bambole alle loro figliolette femmine e camioncini dei pompieri ai figlioletti maschi, ci sarà sempre una differenza abissale (sociale) fra uomini e donne.

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sareebbe interessante portare ai bambini tutti i vari tipi di giocattoli e vedere cosa loro scelgono spontaneamente.... io lo farei se avessi un figlio...

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Sono stati fatti studi in questa direzione, in America, purtroppo però sono stati 'falsati' scegliendo per campione bambini di circa 18 mesi, e quindi già esposti allo status quo per cui le femmine vestono di rosa e i maschietti di blu...quindi hanno scelto rispettivamente bambole e camion, come 'da previsione'.

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Il problema secondo me è il seguente: possiamo ipotizzare che le differenze tra uomini e donne siano dovute in parte a fattori innati ed in parte a fattori culturali. Noi però non siamo in grado attualmente di costruire queste due categorie, ne sappiamo troppo poco del funzionamento del nostro sistema nervoso e non solo.

 

Detto questo, qualsiasi tipo di divisione dei compiti tra uomo e donna solo in base al sesso è controproducente, e mi spiego meglio. Ipotizziamo come caso estremo che le differenze siano tutte innate: allora possiamo dire di aver raggiunto una condizione di "armonia ed efficienza" della società, perchè gli uomini fanno solo lavori da uomo (e li sanno fare bene) e le donne solo lavori da donna (su cui sono più ferrate).

Passiamo all'altro estremo ed ipotizziamo che le differenze siano tutte culturali: in questo caso la divisione dei compiti non fa che fissare ancora di più, rendendola ancora più difficile da cambiare, questa differenza dovuta al genere. Questa differenza però è totalmente artificiosa e non ha ragione di esistere, quindi in questo caso non si raggiunge affatto "armonia ed efficienza", ma proprio il contrario!

Ora, è ragionevole supporre che il caso reale sia da qualche parte in mezzo a questi due: come possiamo sapere a quale di questi due casi siamo più vicini? Perchè se fossimo molto vicini al secondo ed introducessimo la divisione dei compiti potrebbe essere un disastro... Ma se anche fossimo vicini alla prima ipotesi, sarebbe davvero necessaria una divisione rigida e magari normata? In fondo solitamente se una persona si trova bene a fare una certa cosa cercherà autonomamente di fare quella, non c'è bisogno di costringerla...

 

Concludendo, secondo me la divisione dei compiti POTREBBE essere la soluzione migliore, ma soltanto se conoscessimo perfettamente il nostro sistema. Visto che così non è, la scelta da preferirsi è la libertà perchè è una scelta magari meno ottima, ma di sicuro molto più robusta.

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Io non ho mai capito esattamente la necessità di esprimere delle generalizzazioni su abilità che le donne possiedono e gli uomini no, e viceversa, come 'le donne sono meglio nel linguaggio gli uomini nella scienza' quando alla fine sono esistiti scrittori come Italo Calvino e scienziate come Marie Curie.

(In verità ricercando delle eccezioni all'affermazione originale di Almadel volevo trovare un'artista donna nota a tutti senza eccezioni, alla stregua di Caravaggio o per andare più avanti nel tempo, Mirò, ma semplicemente non ve ne sono, il che dimostra che c'è un po' di lavoro da fare.)

 

Non riesco a capire in nessuna ottica questa divisione dei compiti, quando esisteranno sempre uomini anche eterosessuali che decidono d'intraprendere la carriera di parrucchiere, o preferiscono rimanere a casa ad accudire i figli, e donne che vogliono fare le motocicliste o le camioniste - tanto per banalizzare.

La divisione dei compiti, non so se ve ne siete accorti, è stata tentata per qualche millennio. Non è riuscita benissimo:sorriso:

 

La vera 'utopia', cioè lo scoglio più lontano, a mio parere, non è tanto che le donne raggiungano l'eguaglianza, e quindi in un futuro prossimo dimostrino l'equivalenza storica agli uomini nel campo dell'arte, o superino record sportivi maschili, quanto che venga considerato giusto e normale che anche gli uomini svolgano compiti tradizionalmente femminili senza essere giudicati deboli, o meno uomini.

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in realtà la vera distinzione di compiti è quella dell'uomo cacciatore e della donna raccoglitrice, il resto è culturale.

 

io trovo interessante la questione sulla presenza degli uomini e delle donne nell'arte e nella scienza. ad esempio io non penso che una donna possa scrivere una divina commedia o l'iliade come un uomo non può scrivere cime tempestose o orgoglio e pregiudizio, perchè penso che ci sia una forma mentis diversa che dipende sia dai vari fattori storici e culturali ma anche dal fatto che i primi sono stati scritti da uomini e i secondi da donne.

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Loup-garou
ma anche dal fatto che i primi sono stati scritti da uomini e i secondi da donne.

 

Non ho capito quest'ultima riga. È un po' come dire che non penso che tu possa scrivere una Divina Commedia, perché è stata scritta da Dante. Che vuol dire? XD

Non credo che la forma mentis sia diversa poiché gli uomini hanno scritto certi libri e le donne altre. Casomai questo potrebbe essere un indizio della diversità di forma mentis.

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vabbè è difficile da spiegare e non ne ho i mezzi retorici.

in poche parole leggendo i libri si capisce che sono scritti da persone con una mentalità che dipende anche dal loro sesso.

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A mio avviso questo non c'entra molto col Femminismo...

In tutto il mondo (tranne in Giappone, pare)

le donne guadagnano meno dei maschi, anche a parità di mansione.

E la non è "mansione" quello che fa veramente la differenza nel reddito

(la coordinazione mano-occhio ti rende un buon camionista,

la capacità linguistica un buon avvocato...

a rigore le donne dovrebbero guadagnare di più).

Il problema del maschilismo è come vengono gestiti i rapporti di potere

all'interno della comunità maschile e il ruolo della donna nella coppia.

 

Stabilire statisticamente cosa le donne fanno meglio degli uomini

o gli uomini meglio delle donne, non rende conto della diseguaglianza.

L'unica differenza fisica tra Bianchi e Neri

è quella che rende i primi più portati per il nuoto e i secondi per il basket:

nonostante un giocatore dell'NBA quadagni cento volte quanto guadagna un tuffatore

negli USA i Neri hanno uno stipendio di circa il 50% più basso dei Bianchi...

 

Quindi le eventuali componenti innate non sono la differenza

e portare la discussione su questo piano è un falso problema.

 

E' un brutto esempio, ma sembrerebbe che le femmine

siano più brave dei maschi come cecchini

(hanno la mano più ferma e possono mantenere una posizione più a lungo);

ma nessuno si aspetta che la maggior parte dei cecchini siano femmine,

perché evidentemente "uccidere" non è cosa che si addica a una signora.

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Sono contento che abbiate colto il senso del topic anche se mi sono espresso male e sono stato troppo vago. Con "parità dei sessi" intendo soprattutto una tendenza della società intera a non far prevalere in un confronto ideologico un sesso rispetto all'altro, imponendolo per la somma di migliori caratteristiche fisiche, comportamentali, intellettuali.

Almadel sposta la discriminazione uomo-donna al piano ambientale, però l'enorme numero di esempi di società preistoriche spontanee in cui l'uomo aveva una posizione predominante rispetto alla donna, non può farci pensare ad una rilevante componente genetica.

 

E aggiunto un appunto piuttosto sessista. Io magari non lo vedo per cultura limitata e mancanza di modelli, ma mi pare che il maschio sia, a livello di grandi numeri, più facilmente dotato nelle scienze matematiche e nell'arte. Certo ci saranno le eccezioni, come un uomo che accudisce i figli mentre la madre lavora, ma il caso che non rientra nella media c'è sempre.

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Poniamo caso che sia vero e che i maschi siano più dotati per arte e matematica.

A me non pare affatto che questo spieghi la supremazia maschile sulle femmine,

a meno che tu non creda che esse abbiano bisogno di noi

per fare i conti della spesa o per decorare le piastrelle del bagno...

:)

 

La causa di questa supremazia è molto antica e risale

ai tempi in cui la violenza fisica era il fondamento della società.

Banalmente il Patriarcato si fonda esclusivamente sulla minaccia di botte

con cui il maschio controllava femmine e giovani maschi.

Esattamente come avviene fra tutti i Primati in cui il maschio

sia fisicamente più grande della femmina

8e senza dimenticare che il testosterone regola l'aggressività...).

 

Perché le cose non sono ancora cambiate?

Perché evidentemente c'è ancora una componente di aggressività

che risulta importante per dominare socialmente

e perché le femmine continuano a preferire

maschi più alti e forti di loro per avere dei figli.

 

Non è affatto detto che lo cose continuino così per sempre.

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A parte le differenze "esterne" che evidentemente dipendono dagli usi e costumi di una civiltà (capelli lunghi o corti, truccarsi il viso, vestirsi in modo vistoso, usare gioielli ecc.) e infatti cambiano a seconda dei tempi e dei popoli (es: presso alcune tribù africane sono gli uomini che si truccano il viso, i capelli lunghi e l'uso dei gioelli era comune agli uomini nel '500 europeo ecc.), credo che comunque una differnza sostanziale ci sia e dipenda essenzialmente dalla diversa funzione fisica rispetto alla generazione dei figli.

Credo che il fatto di portare nel proprio ventre un feto e di produrre poi il latte per nutrirlo nei primi anni di vita, produca cambiameni fisici e psichici nella donna che la mettono in una condizione in cui l'uomo non potrà mai essere e che non potrà mai capire pienamente.

Per fare un paragone, è la differenza che c'è tra uno che sia nato cieco ed uno che ci veda: chi vede ha un bel chiudere gli occhi, ma non aver mai visto nulla dalla nascita è tutta un'altra faccenda.

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soledamore

Io credo che sia fuorviante (in senso maschilista) proprio la base su cui è posta la discussione. Non bisogna dimenticare che fino a tempi recentissimi è stato sempre il maschio a stabilire quale fosse la società ideale e quale fosse il ruolo della donna in essa. E' da poco che la donna si è emancipata, nella storia dell'umanità. Quindi non è lecito sapere nei secoli venturi quale sarà il sesso del novelle Einstein o del novello Leonardo da Vinci. Magari sarà una trans!

La stessa Storia è stata sempre una narrazione maschile. Anche la storia della scienza. Per questo, forse, personalità come quella della grande astronoma Ipazia, vissuta in epoca alessandrina, non sono state messe sotto la giusta luce. E vogliamo parlare della moglie di Einstein, che si occupava di dare la sistemazione matematica "pratica" alle sue teorie?

Lasciamo perdere poi le banalizzazioni sull'uomo cacciatore e la donna raccoglitrice. Sono concrezioni già frutto di società patriarcali.

Credo che ad una cera categoria di gay, a causa della misoginia introiettata, faccia molto comodo l'udeologizzazione di un ruolo subalterno della donna, anche se non lo ammetteranno mai, per essere politically correct. Sapete com'è, disporre di un utero senza dare conto al soggetto (femminile) che lo possiede è il sogno di qualunque persona biologicamente maschile, a prescindere dal suo orientamento. E lancio questa provocazione, giusto per: se l'omosessualità maschile fosse per molti solo un modo per non assumersi le responsabilità di una coppia etero? soprattuto di questi tempi, in cui la donna è emancipata, libera e non sottomessa?

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se l'omosessualità maschile fosse per molti solo un modo per non assumersi le responsabilità di una coppia etero? soprattuto di questi tempi, in cui la donna è emancipata, libera e non sottomessa?

:rotfl:

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soledamore

Sbattiti pure, ma io conosco diversi ragazzi che sono passati all'altra sponda perché non riescono ad avere una relazione stabile e soddisfacente con una donna moderna.

Credo che l'emancipazione femminile sia una delle cause fondamentali della misoginia contemporanea, anche in molti omosessuali oltre che negli etero.

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soledamore

L'emancipazione femminile non è affatto una causa della misoginia, semmai è ciò che la rivela.

 

Se semplicemente la rivelasse, signficherebbe che esiste da sempre. Il che mi sembra, francamente, una generalizzazione troppo forte. E' come se tu dicessi che la misoginia è insita nell'animo delle persone di sesso maschile, come se fosse una predeterminazione genetica!:naa:

Io invece credo che ci sia una proporzionalità diretta tra misoginia ed emancipazione femminile: più la donna è emancipata, più la misoginia aumenta.

Attenzione, non mi riferisco alla cinsiderazione della donna oggetto o alla sua minorità sociale e culturale nelle società patriarcali. La misoginia è un sentimento di svalutazione della donna determinato fondamentalmente dalla paura di confrontarsi con la donna, dentro di sé e fuori di sé. Una questione psicologica insomma. Anche se legata ad un contesto storico preciso e al posizionamento della donna stessa nelle dinamiche sociali.

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Be', non ho detto che la misoginia è una prerogativa delle persone di sesso maschile :)

Quello che intendevo dire è che proprio perché la misoginia è completamente culturale, e dipendendente dall'upbringing, e quindi viene seminata da subito.

Forse tu parli di un fenomeno di larga scala che non sto afferrando, concentrandomi sulle mie singole esperienze personali e riferite.

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Penso che sole stia invertendo causa e conseguenza. La misoginia e una società strutturata per porre l'uomo in posizione dominante rispetto alla donna perdura dall'Impero Romano nella società europea. E' ovvio che quando la donna tende ad emanciparsi si scontra con maggior forza contro il blocco sociale che le viene imposto, ma non è certo l'emancipazione femminile in primis a generarlo. Altrimenti come assorbirebbero questa impostazione mentale i nuovi uomini, avendo donne emancipate intorno a sé? Mi pare veramente assurdo pensare che l'uomo di base voglia scontrarsi con la donna ;)

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soledamore

Be', non ho detto che la misoginia è una prerogativa delle persone di sesso maschile :)

Quello che intendevo dire è che proprio perché la misoginia è completamente culturale, e dipendendente dall'upbringing, e quindi viene seminata da subito.

Forse tu parli di un fenomeno di larga scala che non sto afferrando, concentrandomi sulle mie singole esperienze personali e riferite.

 

 

Certo, è esattamente quello che intendevo dire. La misoginia è un fatto culturale, non naturale. Dipende dall'upbringing , anzi dal downbringing se mi permetti il gioco di parole, perché più che di "educazione" si tratta di "maleducazione", è un portare verso il basso anziché un portare verso l'alto. Significa imporre al bambino i colori che deve usare quando si veste, i giochi leciti e quelli che non lo sono, i codici di comportamento legati al gender etc. Quindi alla fine è un abbassamento delle possibilità di arricchimento esperenziale e quindi di crescita, non un innalzamento.

 

Assodato questo, ho posto una relazione tra la misoginia e l'emancipazione della donna, traendola sia dalla mia esperienza personale diretta (amici etero - e anche qualche gay purtroppo, anche se molto raramente) sia da quella indiretta (forum, mass media in genere etc.). Ad esempio, il fenomeno dello stalking molto spesso è determinato dall'incapacità da parte del maschio di accettare la fine del rapporto decretata da una donna, che in quanto emancipata, quindi indipendente economicamente e culturalmente, non si trova più in una posizione di svantaggio come fino a qualche decennio fa, quando, dipendendo economicamente dal marito, doveva subirsi il matrimonio, anche se magari c'era già la possibilità del divorzio. Lo stalking è una forma di misoginia mascherata d'amore, e anche se in origine è violenza psicologica, può trasformarsi in vera e propria violenza fisica. Infatti, e non da molto tempo, è stato configurato come reato penale.

 

Ho parlato dello stalking come caso limite. In genere, in maschi psicologicamente più equilibrati, il sentimento di angoscia provocato dall'emancipazione della donna si risolve in una misoginia di segno opposto: la fuga dalla donna e la svalutazione di tutto ciò che è percepito come femminile.

 

Credo che ci sia un rapporto di simmetria tra misoginia e omofobia. Infatti anche nei confronti dei gay l'atteggiamento degli etero oscilla tra la violenza e la fuga. Tanto la donna emancipata quanto il gay provocano angoscia in molti etero, perché in un modo o nell'altro mettono in discussione il suo concetto di virilità.

La donna emancipata dimostra che può fare tutto quello che un maschio storicamente ha sempre fatto e continua a fare. Il gay dimostra una possibilità di godimento sconosciuta in cui l'etero ravvede l'eclissi della sua virilità. In effetti il gay è un maschio che si è emancipato culturalmente dal ruolo sociale inerente al modello di virilità che storicamente ha perpetrato, fino a tempi recentissimi. Per questo, insieme alla donna, occupa un posto determinante nell'immaginario di un etero affetto da nevrosi d'angoscia. E' per questo che spesso, chi è misogino, è anche omofobo. O viceversa.

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soledamore

Penso che sole stia invertendo causa e conseguenza. La misoginia e una società strutturata per porre l'uomo in posizione dominante rispetto alla donna perdura dall'Impero Romano nella società europea. E' ovvio che quando la donna tende ad emanciparsi si scontra con maggior forza contro il blocco sociale che le viene imposto, ma non è certo l'emancipazione femminile in primis a generarlo. Altrimenti come assorbirebbero questa impostazione mentale i nuovi uomini, avendo donne emancipate intorno a sé? Mi pare veramente assurdo pensare che l'uomo di base voglia scontrarsi con la donna ;)

 

 

Ehm...credo che sia tu a confondere la misoginia con il patriarcato. Il patriarcato è una struttura sociale, la misoginia è sempre una conseguenza. Può essere il risultato di questa struttura sociale (educare i maschietti sin da piccoli a non fare le "femminucce"in modo da avere uomini virili, capaci di sopportare il dolore, il duro lavoro e di fare la guerra...), ma può anche essere il risultato della liberazione da questa struttura sociale (la donna emancipata non è più quell'angelo del focolare, totalmente dipendente da me e con una funzione sociale esclusivamente legata alla dimensione domestica e familiare. - non accetto tutto questo quindi la odio).

 

Nessuno ha sostenuto qui che l'uomo voglia "di base" scontrarsi con la donna. Sia io che Ariel concordiamo sul fatto che la misoginia non sia geneticamente predeterminata, ma sia un fatto culturale. La stessa cosa credo possa dirsi dell'omofobia.

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Silverselfer

La misoginia è l'avversione per le donne. C'è un bel romanzo "Le rondini di Kabul" (scritto da un ex militare algerino che usa il nome della moglie come alias) in cui si capisce cos'è la misoginia strutturata in modello sociale.

 

I dati che snocciola Almadel sono sacrosanti, a leggervi mi rendo conto che avete poca memoria storica. La liberazione della donna in occidente è passata attraverso la rivoluzione industriale ( e la guerra), la quale le ha "sfruttate" come forza lavoro, ma quest'ultimo le ha rese anche un soggetto politico. L'indipendenza economica è stato lo step successivo su cui si è appoggiato il movimento culturale e politico femminista, in cui ha giocato anche molto la visione di donne lesbiche, cioè di chi rivendicava la libertà dei ruoli. Leggere qui con quanta leggerezza si trovi "percorribile" la strada della definizione dei diversi ruoli secondo "genere sessuale" mi lascia allibito. La libertà dove la mettiamo? Un uomo non può fare la casalinga e la donna non può fare il soldato? Lasciamo che sia il merito a fare cernita di chi sia capace o meno, e non la discriminazione di genere.

 

Cazzo e cazzotti. Pare brutto dirlo così, ma è questa la filosofia che tiene in piedi il maschilismo, ed è bene usare le parole con giusta causa, perchè appartiene al maschilista e non al misogino la concezione secondo cui all'uomo viene riconosciuta una superiorità nei confronti della donna in base ai caratteri della virilità. Il maschilista ama la donna, ed è felice di prendersi "la responsabilità di una coppia etero", ma definisce il ruolo della sua compagna in una posizione subalterna; come? cazzo e cazzotti, appunto. Andatevi a guardare i dati sulla violenza sulle donne, avvengono per lo più per mano di chi "le ama". L'amore dei maschi è anche la prima causa di morte violenta per le donne. Mi fermo qui perché l'argomento mi deraglia sul rapporto uomo-donna dal punto di vista della coppia.

 

Altri dati inquietanti? In India le donne sono in estinzione, la notizia è giusto di qualche giorno fa. In Cina addirittura il trend è anche più marcato dalla legge della gravidanza unica. Il mezzo usato è l'aborto terapeutico, appena si scopre che il feto è femmina si elimina. E' proibito, ma si fa. Donne eliminate con l'acido (Bangladesh), Donne che finiscono in galera perché guidano un automobile (Arabia Saudita). Mi direte, quelli sono paesi del terzo mondo ... no, no. Quelle sono le economie emergenti, il futuro del mondo. Il paradosso è che i nostri diritti acquisiti vengono dismessi per correre dietro a queste economie vincenti.

 

Per quanto concerne la donna occidentale, certo è più libera, ma certo il suo cammino non è concluso. Qui scrivete che ormai qui da noi la parità è raggiunta, almeno dal punto di vista giuridico. I dati reali però ci dicono quello che ha scritto Almadel. La realtà è che alle ragazze vien fatta firmare una lettera di dimissioni in bianco nel caso si sposi o rimanga malauguratamente in cinta. Insomma, io non la vedo così risolta la questione.

 

Dal punto di vista sociale, sempre parlando di occidente, secondo me c'è in atto la volontà di mascolinizzare la donna. In questo mi trovo d'accordo con voi, la parità non vuol dire che uomini e donne sono uguali e soprattutto la donna deve essere uguale all'uomo.

In particolare io me la prendo con i video giochi o certo film d'azione, dove le donne sono femmine solo nei fronzoli o nelle tette. Per il resto incassano cazzotti e picchiano come i maschi. Metti un ragazzino che gioca una media di tre ore al giorno poi a vent'anni ammazza una infermiera rompiballe con un cazzotto in pieno volto, sotto la stazione della metropolitana a Roma. Incredulo risponderà a chi si domanda come mai un bravo ragazzo ha compiuto un'azione così meschina: "ma le ho dato solo un pugno", nel senso che la "puttana" cinese di Mortal Combact con un cazzotto manco cade in terra!

In questo credo che bisogni stare molto attenti, i ruoli esistono di fatto e sconvolgerli crea sconcertanti fatti di cronaca.

Altro fenomeno è la pornografia, in cui la donna è di fatto violentata sistematicamente, e oggi sappiamo tutti quanto la pornografia sia diventata un linguaggio culturale comune. Si tratta la sessualità femminile non come soggetto, ma complemento dell'esaltazione della virilità maschile. Sembra assurdo scriverlo, ma questa pornografia è omosessuale, nel senso che, nonostante la presenza di una femmina, chi la guarda vede solo la sessualità maschile.

Per non dire che la chirurgia estetica e photoshop stanno trasformando la donna (ma ora hanno cominciato anche con gli uomini) in una proiezione mentale maschile.

 

La donna nell'arte e nella scienza c'è stata nella misura che ha potuto accedere agli studi. Le pittrici venete del rinascimento sono notevoli, ma non me le ricordo, certo perché ne ho visto solo una mostra! Bisognerebbe anche che i galleristi se ne occupassero di più.

 

Chiudo sta lenzuolata di fuffa, dicendo di smetterla nel dire che non è nella natura delle donne uccidere. Procreare purtroppo non le mette al riparo da questo istinto basico. Per esempio, ho una parente che si è arruolata da qualche mese, e un'altra che aspetta di diplomarsi per fare domanda. Ho un'amica che è orgogliosa del suo porto d'armi come manco gli fosse cresciuto il pisello (ah, l'invidia del pene ... sccc, zitti). Insomma, l'immagine di quella soldatessa ad Abru Graib che tortura, o di donne che si fanno esplodere o boh, certo che di serial killer ce ne sono di meno. Sarà per il testosterone? Non lo so, forse uccidono in modo diverso. Mi ricordo di quelle amabili signore che seppellivano i figli nei vasi di fiori in giardino. Vabbè, la pianto. Sto sproloquiando.

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soledamore

Io non penso che il tuo post sia "una lenzuolata di fuffa", anzi è molto avvertito.

Non credo assolutamente nel gene dell'omicidio, maschile o femminile che sia.

La società patriarcale ha fatto credere ai maschi che se volevano essere tali dovevano essere capaci di assassinare.

Il fatto che anche una donna possa farlo è andare indietro, non avanti, su questo siamo d'accordo.

Il rifiuto della violenza me lo ha insegnato la mia fede, che è cristiana (ma è stata anche politeista, buddhista...)

 

 

Io credo che la violenza sia una costruzione sociale. Educare alla violenza permetteva a una tribù di sopravvivere nel passato.

Parliamo del mito antropologico dell'uomo cacciatore e della donna raccoglitrice.

Qui è l'origine della sessuofobia. Quando un popolo aveva bisogno di costruire una religione sulla violenza.

Non occorre costruire una religione sulla violenza. Basta sfuggire alla triangolazione edipica codificata dal Freud.

Freud è ideologia borghese, come Marx e Nietzsche. Ma se una cosa ci hanno insegnato, questi cosiddetti "maestri del sospetto",

questa cosa è diffidare innanzitutto di loro!

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