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Avere o non avere dei figli?


Alex.

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...certo gestire un famiglia allargata può non essere semplice, ma per un figlio contare più figure genitoriali (ma anche su più nonni, zii, ecc...) è sempre un vantaggio. Avere molta gente che si interessa a te è sempre meglio che averne poca.

Per la mia esperienza personale posso dire che la differenza, se hai un genitore naturale e uno che non lo è, si nota.... e ancora di più quando le cose tra i due genitori iniziano ad andar male.

E' legittimo per tutti voi il desiderio di crearsi una famiglia con dei figli...  tuttavia ritengo che il diritto alla genitorialità sia comunque meno importante di fronte al diritto dei figli a contare sui propri genitori.

Secondo me, le scelte migliori le fanno chi tra voi, nel volere fare dei figli, punta ad aggiungere dei diritti ai figli più che a toglierne.

 

P.S.  ...quando ho citato un'ipotetico caso di un figlio che dava tutti quei problemi, ovviamente era un'esagerazione, però credo sia meglio sempre tenere le mani avanti... anche perchè i figli, anche se nostri biologicamente, non sono comunque uguali a noi, sono delle persone nuove.

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Sono entrata e uscita da questo thread più volte. Ho letto alcune cose, e sorvolato su altre. Questa premessa per dire che tutto questo mi tocca MOLTO da vicino e fa male e crea molte ansie.

 

Ho sempre voluto figli e negli ultimi anni la cosa è cresciuta esponenzialmente. Oltretutto ho il tic tic del tempo che non è più dalla mia parte e questo mi angoscia.

 

La mia compagna, per me mia moglie, mi oppone diverse rimostranze, in particolare economiche e che lei non è ancora pronta...oddio lo è di più rispetto ai primi tempi della nostr storia (quasi cinque anni fa quando ripeteva che i bambini li odiava...), però non è ancora protna. Io poi, a farli in Italia, me la faccio sotto ma  se lei fosse convinta e con me lo farei, affronterei tutto. Purtroppo però, il tempo passa. Ho compiuto 31 anni da poco.....io penso che sia tardi. Ma quando cerco di parlargliene finisce male. In realtà , due anni fa mi ha fatto promettere di non parlarne più fino ai mie 32/33 anni ( ne parlavo troppo e stava creando problemi tra di noi...)...cosa che ho rispettato in parte....però rimane il fatto che secondo me sono già vecchia.

 

Insomma, è un argomento su cui mi sembra di girare in circolo e il tempo passa, e l'ansia e la situaizone peggiora. Il desiderio è immenso e sto cominciando a pensare hce forse mai si avvererà e questo mi devasta. Solo scriverlo mi fa piangere, francamente.

 

Poi però, cosa posso rispondere a mia moglie? Ha ragione, abbiamo carriere che si stannos viluppando solo ora, non sappiamo se le nostre famiglie ci starebbero accanto - già abbiamo avuto mille problemi finora e solo ora c'è un minimo di quieta - ma un figlio? come reagiriebbero? credo male. Abbiamo una situazione economica da schifo. I diritti non ci sono. Sul fronte famiglia allargata, idealmente è bellissimo e risolverrebbe mille problemi pratici ed economici MA ci sono pesantissimi rishci affettivi e legali. Insomma un casino.

 

Ho pensato l'anno scorso (forse anche un po' prima) di lasciare mia moglie...Mia sorella ha partorito, la mia migliore amica poco prima...ero felice per loro ma stavo così male per me, è stato durissima. Ho pensato nuovamente di andare a Londra e vivere lì..ricominciando daccapo a livello lavorativo (ma forse solo in parte) e sperando di viviere meglio con diritti tutelati e magari trovare qualcuno che voglia un figlio quanto me ora.

Poi però, chi mi dice che ritroverò mai quello che ho con lei? Noi ci amiamo tanto, e nessuno mi completa come lei. COme potrei vivere senza di lei? Non posso. Allora accetto tutto, compreso la diffcoltaà di vivere in Italia (fosse stato epr me, sarei a Londra ora, ma ho incontrato lei e ho dovuto scelgiere) e, forse (?), non avere figli...sto male solo all'idea. E mi domando, tutto questo non peserà troppo su di me come persona e noi come coppia??? La verità è che non lo so, forse per questo evitavo di postare qui.

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Sel, il tuo post è troppo denso e complesso per tentare una risposta, ma c'è almeno una cosa sicura, e sulla quale

tua moglie ha ragione, ovvero che 31 anni tutto sono fuorché troppi: non sei affatto vecchia, nemmeno per metafora,

e aver rimandato il discorso ai tuoi 33 anni mi sembra una cosa ragionevole e saggia viste le tante difficoltà,

che tu stessa hai elencato, che vivete (personalmente, sul piano finanziario, lavoro, contesto famigliare etc.).

Attenta a non caricarti di un'ansia eccessiva: ansia che certo deriva anche dalla tua posizione di lesbica, perché

posso assicurarti che una ragazza etero, che studi o che sia all'inizio della sua espressione lavorativa, non la vivrebbe

così. Io ho un'amica etero che ha 32 anni, comincia a pensare a un figlio, ma ancora molto da lontano, ha ancora

tante cose da fare e risolvere, e lo sa. Anche biologicamente, è solo dopo il 35° anno d'età che le cose cominciano

a cambiare, gradatamente. Insomma non è il fattore tempo il tuo problema, e non è il caso che tu lo aggiunga

agli altri, semmai lo è la scarsa propensione di tua moglie a questa prospettiva. Ma qui si apre un problema in cui

sarei presuntuoso a entrare e dire qualcosa.  :ok:

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Leggendo il thread e ripensando alle mie amiche/conoscenti/parenti che hanno figli (tutte etero), mi viene in mente che questa necessaria pianificazione di un figlio spinge a farsi assai più problemi, dalle questioni filosofiche ai calcoli finanziari precisi. Non dico che gli etero siano più superficiali, ma mi sembra che ci sia forse una naturalezza maggiore nel pensare ai figli.

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Sono pienamente d'accordo con Isher. A 31 anni non sei vecchia, assolutamente! Mia sorella ha avuto il primo figlio a 32 anni e ora è incinta del secondo!!!!A 36 anni!!!Lei è felicissima e sta addirittura dicendo che dopo il secondo ne vorrebbe anche altrI. :ok:

Certo, a mio parere fare un figlio dopo i 45 anni è tardi. Non per qualcosa, ma sia per la salute della mamma, sia per il futuro del piccolo. Una mamma giovane può stare vicino al bambino sfruttando le migliori energie e la differenza generazionale la si sente di meno!

Sel, cerca di essere paziente per qualche altro anno, sistematevi economicamente, e poi realizza il tuo sogno!

 

PS Dimenticavo, quasi tutte le amiche di mia sorella hanno partorito dopo i 33 anni! Pochissime hanno avuto figli prima! Fra l'altro, se ora le senti parlare, tutte ti dicono che qualche altro anno in più lo avrebbero aspettato, sia per maturità, sia per la carriera lavorativa!

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Personalmente credo che avere figli in età avanzata abbia un solo svantaggio: il salto generazionale.

Mi spiego: le tecnologie e la società sta cambiando talmente tanto velocemente, che un salto di anche solo cinque anni porta già a delle differenze. Figurarsi poi un salto di 40 anni. Ma è un problema che non sussiste se i genitori si muovono di paripasso col bambino e tengono comunque sott'occhio i cambiamenti della società.

In quel caso non sarebbe un problema abnorme. Se c'è gente che fa figli a 50 anni e sta benissimo, non vedo perché 32 anni dovrebbero essere troppi.

 

Io sono sempre stata dell'idea di volere una famiglia con la mia compagna, ma dove anche il donatore (che sceglieremo nella cerchia di amici stretti che abbiamo) possa essere presente.

Ora, con "presente" non voglio dire che il donatore avrà potere decisionale sul bambino o su ciò che lo riguarda, ma non verrà escluso a priori. L'idea che abbiamo io e lei è avere sempre e comunque il nostro amico come figura di padre o di "zio", se proprio non vuole essere chiamato papà, di ascoltare comunque le sue idee che riguardano il bambino, ma comunque le decisioni ultime, l'ultima parola, spetta a noi.

Non credo molto nell'idea delle famiglie tri o quadri-genitoriali, per nessun motivo a parte il fatto che già a volte è difficile prendere decisioni in due, se poi subentrano altre persone allora è un caos totale.

Esempio stupido: se mio figlio, a 13 anni, mi chiede se può uscire con i suoi amici fino alle 23 e io gli dico di no, concordandolo con la sua compagna, è no.

Ma i ragazzini tendono a chiederlo a più persone possibili, sperando che queste persone non si siano messe d'accordo. O almeno, io facevo così.

Se le persone che hanno potere decisionale sono solo due allora è più facile che abbiano già parlato, se iniziano a diventare tre o quattro c'è il rischio che non si siano ancora sentite e che una di queste quattro persone dica di sì senza aver interpellato gli altri.

O, ancora peggio, si rischia di rimbalzare il figlio con un "chiedilo a tuo padre, chiedilo a tua madre" continuamente.

Ora, l'esempio era stupido, ma comunque valido.

 

Questo non cambia il fatto che comunque vorrei che il padre fosse nella vita del bambino, in un modo o nell'altro. Anche perché, arrivati a sei, sette, otto anni, i bambini iniziano ad essere curiosi, a voler sapere. E voglio poter dare una risposta diversa da "sai, le mamme sono andate in una banca di semini e hanno scelto l'uomo del semino che sembrava loro più adatto per avere te".

Vorrei poter dire "tu sei nato perché le mamme ti desideravano tanto e il tuo papà ha scelto di aiutare le mamme."

:ok:

 

Per quanto riguarda il metodo beh, vorrei poterlo fare a casa, con la mia compagna e il seme del donatore. Non mi sono mai piaciute le cliniche, oltre al fatto che sono molto costose (non sono molto aggiornata, ma un paio di anni fa una procedura di inseminazione all'estero, con donatore anonimo, costava dai 2000 ai 3000€).

 

E con la mia compagna abbiamo già deciso che avremo un figlio a testa :ok:

Paradossalmente li vogliamo così tanto che abbiamo già scelto i nomi.

Abbiamo un sacco di idee e di sogni in testa che ci potremmo riempire un sacco di diari.

Vedremo come andranno le cose, per ora la sicurezza economica è un miraggio, quindi è ancora difficile pensare di poterne avere di figli.

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Volevo segnalare un film che vale la pena di vedere, "The kids are all right" di Lisa Cholodenko: una coppia lesbica che ha due figli entra in contatto con il donatore quando la figlia più grande diventata maggiorenne decide di conoscerlo. E' ben fatto, e ho goduto particolarmente sul finale, che non spoilero. Via, metto come freebie che una delle due mamme è interpretata da Julianne Moore  :ok:. Convinte?

http://www.imdb.com/title/tt0842926/

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pierceyourbody

C'è poco da dire, biologicamente parlando la donna sente l'istinto materno e per quanto non si possano volere figli l'istino ad un certo punto, fisicamente e mentalmente, arriva, o meglio, arriva la voglia di gravidanza.

 

Questo non è vero, non tutte lo sentono.

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Ho pensato l'anno scorso (forse anche un po' prima) di lasciare mia moglie...Mia sorella ha partorito, la mia migliore amica poco prima...ero felice per loro ma stavo così male per me, è stato durissima. Ho pensato nuovamente di andare a Londra e vivere lì..ricominciando daccapo a livello lavorativo (ma forse solo in parte) e sperando di viviere meglio con diritti tutelati e magari trovare qualcuno che voglia un figlio quanto me ora.

Poi però, chi mi dice che ritroverò mai quello che ho con lei? Noi ci amiamo tanto, e nessuno mi completa come lei. COme potrei vivere senza di lei? Non posso. Allora accetto tutto, compreso la diffcoltaà di vivere in Italia (fosse stato epr me, sarei a Londra ora, ma ho incontrato lei e ho dovuto scelgiere) e, forse (?), non avere figli...sto male solo all'idea. E mi domando, tutto questo non peserà troppo su di me come persona e noi come coppia??? La verità è che non lo so, forse per questo evitavo di postare qui.

 

 

La tua risposta mi ha colpito moltissimo, forse perché mi ci sono identificata pienamente.

Fino a due anni fa avevo anch'io una relazione molto importante con una ragazza, convivevamo e ci amavano molto. Quando però sono venuti fuori i primi problemi seri, ovvero pareri discordanti sul fatto di avere figli, di andare a vivere all'estero, il nostro rapporto si è spezzato, e non siamo riuscite a recuperarlo in nessun modo. Io, ho sempre sentito il bisogno di avere dei figli, c'è chi da piccolo sogna di fare l'astronauta, c'è chi sogna di fare il veterinario, io sognavo di essere madre, e non mi interessava con chi avrei cresciuto il mio bambino, mi interessava solo ed esclusivamente la maternità, io sognavo di essere MAMMA da grande. Proprio per questo motivo quando mi sono ritrovata a vivere una storia con una persona che non sapeva se voleva figli ed era addirittura più orientata verso il no, non ho potuto far altro che troncare la mia relazione con lei. Io per lei avevo rinunciato all'idea di trasferirmi in Olanda, altro sogno nel cassetto grandissimo, perché lei mi aveva già fatto capire che per niente al mondo avrebbe lasciato l'Italia, e per lei dovevo rinunciare anche ad avere dei figli? No, probabilmente una volta arrivata alla menopausa, e quindi persa ogni speranza di maternità, avrei provato un odio tale nei suoi confronti da non poterla neanche più guardare in faccia.

 

Secondo me tu hai rinunciato già a troppo, hai rinunciato al tuo sogno di andare a vivere a Londra per lei, e in amore è vero, bisogna arrivare a dei compromessi se si ama qualcuno, ma LA MATERNITA' è qualcosa di troppo, troppo importante e profondo per chi la prova veramente, e nessuno potrà mai consolarti se tu non ascolterai questo bisogno mentale e fisiologico.

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Io vi ammiro molto, pensare di mettere al mondo un figlio o di adottarlo andando contro questa società bigotta, falsa e perbenista richiede molto coraggio.

Non è una strada semplice da percorrere e solo chi è veramente motivato può arrivare fino in fondo.

Avete tutto il mio sostegno!

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Io e la mia compagna abbiamo deciso di non avere figli, dopo una lunga riflessione abbiamo pensato che sarebbe un gesto egoistico mettere al mondo un bambino quando ci sono tanti piccoli che hanno bisogno di amore e di protezione ed è per questo che abbiamo deciso di informarci per un affido, mentre abbiamo già adottato un bambino a distanza.

Non è una scelta che tutti condividono, però è un atto d'amore che richiede coraggio come avere un figlio proprio...

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  • 3 weeks later...

Sì, fai bene a specificare, Toraepantote, perché questo non è il significato del termine «egoismo».

Il significato del termine è un altro: «Esclusivo amore per se stesso che porta a non tener conto delle

esigenze altrui; per estensione: ricerca esclusiva dell'utile, del profitto anche a danno degli altri».

 

Giusto, hai ragione  :asd: ma malgrado tu mi dia la giusta definizione del termine, mi rendo conto (dopo averci lungamente riflettutto) che la mia visione ancora non cambia, anzi ne esce rafforzata.

 

A me basterebbe un solo esempio che mi dimostri che il desiderio di diventare madre non sia egoistico!

 

 

Ciò che rimane un mistero, in questa visione, (e spiega il mio «apparentemente»)

è come possa sorgere l'atto d'amore, in un individuo, se ogni desiderio è egoistico.

E' un mistero, perché tu - all'interno della tua concezione - non hai la possibilità di dedurre l'amore per

altri da alcunché, dato che hai posto che ogni desiderio è egoistico. E' un problema filosofico: non è

possibile dedurre il positivo dal negativo.

 

Questo forse vale per un sistema binario, ma Noi non siamo binari, non siamo solo un polo: portiamo il negativo ed il positivo, insieme.

Sono le due facce della stessa medaglia: senza l'uno non può esistere l'altro. E' impossibile essere solo negativo o solo positivo. Nel momento in cui nasce l'uno, nasce l'altro.

Ad esempio: se sono in grado di amare una persona sarò anche in grado di odiarla, e viceversa. Saranno poi gli eventi della vita che faranno emergere l'uno o l'altro, o entrambi i sentimenti.

 

Quindi, il nostro desiderio egoistico di volere un figlio non nega affatto la nostra potenzialità di amarlo.

 

Soffermiamoci a riflettere sulla natura del desiderio di volere un figlio: quante donne con onestà di pensiero non pensano almeno una volta che questo figlio potrebbe non nascere sano? Che potrebbe non essere felice? Chi ci assicura che tipo di esistenza avrà? Sarà un Gandhi o un Hitler?

Ogni nascita è una sfida carica di meravigliose ed orrende possibilità: questo bambino sarà l'uno o l'altro?

Ma tendiamo a scacciare dalla nostra mente e ad omettere tutte queste potenzialità, reali e concrete, perché il nostro desiderio egoistico di soddisfarci attraverso quell'essere, sul quale abbiamo proiettato i nostri desideri (bisogno di dare amore, paura di rimanere soli, bisogno di sentirci realizzati, di dare continuità alla specie, ecc...), è più forte.

 

"Cio che vedo in te non sei te, sono io"

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  • 2 weeks later...

....penso siano interessanti gli ultimi sviluppi legali riguardo ai donatori di sperma....

 

....ecco l'ultimissimo caso in Deustchland...

http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2011/02/28/AOVJVJB-pagare_alimenti_seme.shtml

"" L’accordo firmato prima di donare lo sperma, con cui la ricevente si impegnava a non sollevare richieste economiche di alcun tipo, per la giustizia tedesca non vale infatti nulla, poiché il diritto di famiglia prescrive che a prevalere deve essere l’interesse del bambino, a cui sono chiamati a contribuire entrambi i genitori, qualunque siano le condizioni che hanno prodotto la paternità. Ogni anno vengono al mondo in Germania alcune migliaia di bambini generati grazie alle donazioni del seme, anche se non esistono cifre esatte in proposito. A beneficiare di questa prassi sono in genere le coppie in cui il marito è sterile, ma a farvi ricorso sono sempre più spesso anche le coppie di lesbiche. Il singolare caso venuto adesso alla ribalta rischia però, secondo lo Spiegel, di mettere in crisi le banche del seme, poiché anche i donatori anonimi possono essere chiamati a dover mantenere i figli inconsapevolmente generati. La Costituzione tedesca prevede infatti che, su richiesta del bambino o della madre, gli ospedali siano obbligati a rivelare l’identità del padre genetico.""

 

....ecco invece un caso del 2007 nell'United Kingdom...

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200712articoli/28127girata.asp

""La sua storia getta ombre sinistre sull’inseminazione artificiale «fatta in casa»: da anni esistono sedicenti servizi web, ovviamente non regolati, che forniscono alle donne un «kit» con tanto di siringa e una lista di potenziali donatori. Non è ovviamente questo il caso di Andy, ma il regolatore britannico della fertilità avverte che i donatori «fai da te» possono essere per legge identificati e costretti a pagare l’assegno di mantenimento. L’unico modo per essere totalmente esonerati da qualunque obbligo è donare lo sperma a una clinica.

«Avvertiamo gli uomini che forniscono materiale genetico che l’unico caso in cui non sono padri (secondo la legge, ndr) è quello in cui il loro seme viene donato a una clinica provvista di licenza. Questo non vale per i siti web non regolati o per l’inseminazione fatta in casa». Il governo britannico sta già lavorando a una legge che assegni la patria potestà a entrambi i partner dello stesso sesso uniti in cerimonia civile. Per ora, nel caso di una coppia di lesbiche, spetta soltanto alla madre biologica.""

 

...ora una riflessione e gli studi sul tema...

http://blog.libero.it/Rober5/8968297.html

PATERNITA' ANONIMA: LE CONSEGUENZE DELLA DONAZIONE DI SPERMA

Post n°3789 pubblicato il 20 Giugno 2010 da diglilaverita

Il costante aumento del ricorso alle tecniche di inseminazione artificiale con l’utilizzo di sperma di donatori significa che è in aumento anche il numero dei bambini che ignorano l’identità del proprio padre biologico. A tale riguardo, un recente rapporto ha preso in esame le conseguenze sulla vita di quelli che hanno ormai raggiunto l’età adulta. La ricerca, pubblicata dalla Commission on Parenthood's Future con il titolo “My Daddy's Name is Donor: A New Study of Young Adults Conceived Through Sperm Donation”, è stata condotta da Elizabeth Marquardt, Norval D. Glenn e Karen Clark. Secondo lo studio, negli Stati Uniti ogni anno nascono grazie alla donazione di sperma tra 30.000 e 60.000 bambini. Si tratta, tuttavia, solo di una stima ponderata, poiché non esiste alcun ente che raccolga statistiche su tali procedure. Questa ricerca è inoltre il primo studio serio sulla valutazione del grado di benessere degli adulti nati da tali tecniche. Il rapporto osserva che la donazione di sperma è un fenomeno internazionale. Le richieste di seme donato negli Stati Uniti provengono infatti da tutto il mondo, per via della mancanza di ogni regolamentazione. Anche altri Paesi come la Danimarca, l’India e il Sudafrica contribuiscono con i propri donatori a un fiorente mercato del turismo della fertilità. Gli autori svolgono un interessante confronto tra la donazione di seme e l’adozione. L’adozione è regolamentata da una stretta normativa e i genitori adottivi sono sottoposti a un attento esame prima di ottenere l’autorizzazione ad adottare. Per quanto riguarda la donazione di sperma, invece, è possibile scegliere il donatore su cataloghi on-line, in cui sono confrontate le caratteristiche fisiche, di intelligenza e di realizzazione professionale. Occorre solo pagare la transazione. Sul tema del paragone con l’adozione, gli autori osservano che spesso questo viene proposto dai loro amici e colleghi. Il rapporto ricorda tuttavia che spesso non si tiene conto delle difficoltà che molti figli adottati riscontrano a causa della separazione dalle loro origini biologiche. I figli adottati possono poi trarre conforto dall’idea che i loro genitori li abbiano dovuti dare in adozione solo malvolentieri in seguito a circostanze eccezionali. Diversamente, nella nascita da seme donato, il figlio sa di essere il risultato di una mera transazione commerciale, senza alcun pensiero nei loro confronti da parte del donatore.

- Conseguenze negative -

Per studiare la situazione delle persone concepite grazie alla donazione di sperma e giunte all’età adulta, gli autori hanno preso in considerazione più di un milione di famiglie e poi individuato un campione rappresentativo di 485 adulti in età tra i 18 e i 45 anni. Il campione è stato messo a confronto con un gruppo di 562 adulti che erano stati adottati da piccoli e con un altro gruppo di 563 adulti cresciuti con i propri genitori biologici. “Abbiamo riscontrato che, in media, i giovani adulti concepiti con la donazione di sperma soffrono di più, sono più confusi e si sentono più isolati dalle loro famiglie”, afferma il rapporto. Non meno del 65% di questi adulti si è ritrovato nella frase “Il donatore rappresenta la metà di me”. Persino le madri ammettono di essere curiose sull’identità del padre. Poco meno della metà del campione ha espresso disagio in relazione alle proprie origini, e molti hanno affermato di pensarci spesso. Alcuni hanno detto di sentirsi diversi, come il prodotto di esperimenti di laboratorio, mentre altri di avere problemi di identità. Anche il fatto che nella procedura vi sia stato un giro di denaro rappresenta un elemento di turbamento per molti. Altri hanno espresso disagio per il fatto di essere un prodotto destinato a soddisfare i desideri del proprio genitore, e non meno del 70% ha ammesso di chiedersi come sia la famiglia del proprio donatore. I problemi di chi è nato da seme donato non si limitano alle questioni di identità e di famiglia, ma riguardano anche aspetti medici. Il rapporto sottolinea che da alcuni donatori sono nati dozzine di bambini e che vi sono persino casi che superano le cento procreazioni. Di conseguenza gli attuali adulti, figli di donatori, si preoccupano per una loro eventuale unione con i propri fratellastri, o che i loro figli possano unirsi ai propri cugini. Negli ultimi anni, la questione della donazione anonima di seme è stata molto discussa in diversi Paesi. Le critiche a tale pratica hanno indotto il Regno Unito, la Svezia, la Norvegia, i Paesi Bassi, la Svizzera e alcune parti dell’Australia e della Nuova Zelanda a vietarla, secondo il rapporto. Negli Stati Uniti e in Canada, invece, queste restrizioni non sono presenti. La Chiesa cattolica è fortemente contraria a ogni pratica di inseminazione artificiale, ma – come chiarisce il rapporto – anche se non si condivide questa posizione, esistono ottime ragioni per difendere i diritti dei figli a conoscere il loro padre e a porre fine alla paternità anonima. Lo studio ha anche esaminato i problemi sociali e psicologici. Il 21% delle persone nate da donatore ha affermato di aver avuto problemi con la legge prima di aver compiuto i 25 anni. Le percentuali nel gruppo degli adottati e di quelli cresciuti con i genitori biologici risulta essere rispettivamente del 18% e dell'11%. Risultati analoghi sono emersi per i problemi di alcol e stupefacenti. E i dati non cambiano neanche se si tiene conto dello status socio-economico e di altre variabili.

- Segretezza -

Un altro elemento di sofferenza per i figli di donatori è la segretezza sulle loro origini. In molti casi i genitori, all’inizio, fanno credere a questi figli di avere legami biologici con entrambi. Quando poi il figlio scopre la verità, si sente tradito e il rapporto con i genitori si incrina. Questo produce un senso di sfiducia, tanto che il 47% di loro ha dichiarato che la madre gli ha probabilmente mentito su altre questioni importanti quando era più piccolo. Questo dato è assai più elevato rispetto al 27% degli adottati e al 18% di coloro che sono cresciuti con i genitori biologici. Risultati analoghi riguardano la probabilità che anche l’altro genitore gli abbia potuto mentire. Non sorprende che una sostanziale maggioranza degli adulti concepiti con la donazione di sperma si sia espressa a favore del diritto a sapere tutto. Ciò comprende sia il diritto di conoscere l’identità del donatore che il diritto ad avere qualche forma di rapporto con lui. Si è anche detto di voler sapere se e quanti fratellastri si hanno. Ad oggi, la legge negli Stati Uniti non concede alcuno di questi diritti. Anzi, essa tutela i donatori e le cliniche della fertilità, a danno dei bambini concepiti. Ma i problemi non finiscono con quello della segretezza. Dai risultati del sondaggio risulta che il 44% dei figli di donatori accetta questa modalità di concepimento a condizione che i genitori dicano la verità e preferibilmente a un’età precoce. D’altra parte, il 36% ha espresso contrarietà anche qualora i genitori dicessero la verità, e l’11% ha detto che sarebbe difficile per i figli anche se i genitori fossero in grado di gestire bene la situazione. In questo senso, il rapporto osserva che “la trasparenza da sola non sembra risolvere i possibili danni, la confusione e i rischi che possono derivare dalla decisione di concepire figli che saranno cresciuti senza uno dei due genitori biologici”. Il rapporto conclude con una serie di raccomandazioni. Tra queste vi è l’osservazione secondo cui nessuna procedura clinica presenta implicazioni così pesanti nei confronti di persone che non ne hanno fatto richiesta: i figli. E si chiede: “Una società sana può creare intenzionalmente figli in questo modo?”. Una domanda su cui varrebbe la pena di riflettere. -  padre John Flynn, LC - zenit -

 

:gha:

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  • 4 months later...
rosa_delle_alpi

come madre non mi ci vedo, sinceramente considero l'impossibilità di avere figli all'interno della coppia come un vantaggio dell'essere lesbica.

sinceramente non ci tengo a perdere tempo ed energie per crescere una persona: preferisco impegnarmi per la mia felicità (e quella della mia futura compagna,se mai ne avrò una). e no, non mi giudico egoista. egoista nei confronti di chi, poi? di un bambino inesistenete?

ci tengo solo ad avere il controllo sulla mia vita, il mio tempo e...le mie finanze.

il mio ideale di felicità è un appartamentino all'ultimo piano di un grattacielo di una metropoli, una moglie innamorata e un lavoro che mi piaccia... :cheesy:

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  • 2 weeks later...

Argomento molto interessante...

Ho sempre avuto l'istinto materno, già da adolescente. E con gli anni si è sempre più rafforzato.

Per me non ha importanza se avrò un figlio con l'inseminazione o adottandolo, quella sarà una decisione che prenderò insieme alla mia compagna (che comunque è d'accordo sul fatto di avere dei figli).

Solo non vorrò avere la famiglia "allargata", i genitori saremmo solo io e la mia compagna.

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a me piace molto l'idea della famiglia allargata, d'altronde una volta era così, si viveva tutti insieme....

mi piacerebbe avere un bambino mio e uno lo vorrei adottare :)

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Ci sono voluti mesi... e mesi... ma ora scrivo anche io qualche cosa, o almeno ci provo. :rolleyes:

 

Ho pensato più volte alla paternità... :sisi: e ho sempre desiderato almeno due figli, meglio tre.

 

Ci pensavo da più giovane quando in modo spensierato desideravo arrivare a 30 anni con due figli.

Ci pensavo unitamente ad una proposta di matrimonio con la mia ex ragazza e convivente poco prima che tutto andasse a rotoli

Ci ho ripensato mesi fa parlando con il mio ex ragazzo che si rammaricava del non poter diventare padre, come avrebbe desiderato nei suoi sogni.

Ci ho ripensato nei tempi più recenti, parlando con amiche che rischiano di non poterne avere per problemi fisiologici o di altra natura... tipo l'essere lesbiche!

 

Tutto difficile? No, solamente un passo della vita tra i più importanti e quindi da non affrontare in modo superficiale, tutto qui.

Conosco persone che hanno messo al mondo bambini quando ancora erano loro stessi poco più che bambini... e sono felici, così come conosco adulti (e vaccinati) che si sono rivelati impreparati a ricoprire il ruolo di genitori, ben diverso dall'essere compagni di giochi!

 

Essere padre biologico... eh, bella impresa, credo che il legame di sangue sia qualcosa che va al di là di un coinvolgimento puramente razionale per il bambino che hai concepito... a parte che... il materiale idoneo a concepire un bambino da anni mi scarseggia fra le mani!!! Quindi è un non-problema, ora. Potessi adottare un bambino lo farei SUBITO, ne ho le possibilità... ma il vero sogno sarebbe condividere questo progetto con la persona che amo. Cosa che in Italia è un miraggio, per una coppia omo.

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  • 4 months later...

Il voler avere dei figli è da sempre parte integrante dei miei progetti di vita e l'essere lesbica non lo ha mai affievolito come desiderio, anzi.

Allo stato attuale sono ben lontana dal pensarci seriamente e immagino sarà così per almeno altri cinque/dieci anni massimo, ma quando arriverà il momento valuterò assieme alla donna che avrò accanto se ricorrere all'adozione o alla gravidanza tramite inseminazione artificiale. Mi piacerebbe averne almeno due, però anche con uno solo mi considererei fortunata (anche perché vorrebbe dire che c'è la possibilità di mantenerlo e al meglio).

 

Discorso un po' più complesso per quanto riguarda gli aspetti legati al "dove e con chi": pur avendo tutta l'intenzione di andarmene via dall'Italia nei prossimi anni, tengo sempre da conto l'eventualità che un giorno potrei innamorarmi ed iniziare una storia con una donna non avente il mio stesso desiderio di "fuga"; da una parte potrei anche accettare l'idea di rimanere qui per amore, ma dall'altra credo che finirei col sentirmi limitata all'idea di metter su famiglia in Italia (sì, ho parlato di cinque/dieci anni, solo che non riesco ad immaginare dei tempi brevi per una omogenitorialità ben tutelata) e anche in termini tali da dover valutare più del dovuto l'idea di avere figli.

Allo stesso modo, mi turberebbe la prospettiva di una mancata voglia di maternità da parte della mia compagna: sarà che recentemente ho visto più di una coppia di amiche avere problemi per questo, sarà che ho conosciuto parecchie lesbiche contrarie all'idea di avere un figlio, ma farei di tutto per evitare sorprese simili in una relazione avviata o una convivenza.

Diversamente dal "dove", l'idea di un sapere la mia compagna contraria all'idea mi spingerebbe a parlarne e non certo per arrivare al non averne, poiché è uno dei pochissimi aspetti che considero non negoziabili in un rapporto.

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