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l'omosessualità come élite?


Andre_88mi

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Ciao ragazzi e ragazze ho una domanda da porvi:

Io abito con il mio ragazzo a Pavia una cittadina universitaria ad una trentina di chilometri da Milano; noi non frequentiamo l'ambiente gay della nostra città e non abbiamo amici gay con cui uscire, non che sia una scelta ma nenche del tutto una casualità... mi spiego meglio: mi è capitato più di una volta di sentire persone, il mio fidanzato per primo, dire che è quasi impossibile inserirsi nella comunità lgtb pavese perchè coloro che ne fanno parte si comportano come un gruppo di pochi eletti a cui, se non conosci nessuno, non puoi accedere... una sorta di circolo privato a cui non a tutti è permesso l'ingresso. Non che non organizzino serate o eventi essendo i suddetti anche membri della neonata sede provinciale dell'arcigay ma, mi dicono, che a prendere parte a queste serate se non si è parte della creme si finisce irrimediabilmente per essere "non calcolati".

La mia domanda è... per chi fosse della zona, é vero? per chi non lo fosse, vi è mai capitata una cosa del genere? e più in generale l'essere gay può diventare un requisito per far parte di un'élite? Non si rischia di auto-ghettizzarsi?

 

Grazie i anticipo a chi rispondera e un saluto a tutti quelli che leggeranno

 

Andre

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HaNKy87PaNKY

Conoscendo i modi di fare dei gay "provinciali" penso che sia sicuramente vero, nel senso che ci sarà una specie di casta che si muove sempre all'unisono e chi non ne fa parte ha difficoltà ha inserirsi nell'ambiente gay. Certo è state molto vicini a Milano che è la capitale gay d'Italia, quindi non dovreste avere problemi ad inserirvi là piuttosto che a Pavia che, per quanto romantica e pittoresca (mi è piaciuta molto), non penso che pulluli di locali gay. Nelle realtà più piccole, poi (io sono adottivo di Milano ma originario di Cagliari) è normale che si crei questa specie di casta omosessuale che si ghettizza, in cui tutti conoscono tutti, e tutti si sono fatti tutti. A Cagliari è esattamente così come racconto. Appena tenti di inserirti, siccome sei nuovo, tutti ci provano per avere il brivido della "novità"... È terribile!

Conosco diversi ragazzi del circondario e persino il mio ragazzo è di quella zona, ma non li ho mai sentiti dire "andiamo a Pavia".. Avendo Milano a due passi è assolutamente d'obbligo approfittarne!

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Far parte di una élite e stare in un ghetto sono

due possibilità che si escludono vicendevolmente.

 

Per poter essere élite bisogna avere un riconoscimento

sociale e si finisce in un ghetto perchè in realtà questo

riconoscimento manca...

 

Un gruppo chiuso è un gruppo che si difende dal mondo

esterno. Che tale configurazione difensiva si rifletta non

solo sugli etero, come sarebbe logico, ma pure sui gay

cioè internamente alla comunità è abbastanza realistico.

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I finocchi son maestri di ghettizzazione.  :asd:

 

Che poi, a dirla tutta, del non essere considerati, se hai un ragazzo al tuo fianco, che ti frega ?  :kiss:

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I gay sono vittime della ghettizzazione, che spesso finiscono per replicare dentro la comunità gli stessi

comportamenti che subiscono e apprendono fuori dalla comunità. Non sono i gay i cattivi maestri...

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Concordo con Hanky con la situazione delle comunità gay di provincia e la loro relativa chiusura. Devo però ammettere che qui a Como non ho mai avuto problemi quando ho deciso io stesso di conoscere un po' di persone; sono stato introdotto dal mio ex ragazzo ma ora ho legato molto con suoi amici che sono diventati anche miei e con i quali esco regolarmente. Ci sono però anche altri gruppi che non frequento volontariamente, dove tutti sono andati a letto con tutti e che hanno un atteggiamento snobistico( non ho capito per quale motivo) nei confronti degli altri. 

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Non c'è niente di male nel volersi inserire nella comunità lgbt della propria zona.

 

Certo, ma questo desiderio deve divenire una necessità ?

 

Solitamente se un gruppo di amici non è intenzionato ad aprirsi a nuove conoscenze lo evito, dar battaglia per sciocchezze simili lo trovo inutile.

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La comunità non è mai il punto di partenza della vita di un gay. Essa è invece il punto d'arrivo,

un buon punto d'arrivo. Prima c'è solidutine, la famiglia, la dimensione scissa della vita nella scuola.

L'atteggiamento escludente gli altri, per cui in ogni gruppo si forma un gruppetto di eletti che

esclude o almeno si innalza rispetto agli altri, e che anch'io ho riscontrato ai miei inizi, è una

forma di insicurezza famelica, di infantilismo, unito a una forma di esercizio di potere nei confronti

dei "meno" - meno belli, meno fighi, meno gay, meno tutto. E anche se non c'è obiettivamente il "meno",

basta che uno lo crei, per potersi sentire, lui, "più". Ciò che i gay apprendono, in genere molto facilmente,

è il concetto di «potere». Che è un concetto che anche le donne apprendono molto facilmente, proprio

perché possono esserne (di volta in volta) o vittime o brillanti detentrici. Ecco, questo meccanismo è

una forma di infantilismo che in Italia ha proprio impedito o reso molto difficile il formarsi di una

comunità diffusa, che di fatto non esiste. Infantilismo anche perché questo presunto «potere» viene

vissuto a un livello molto di superficie, detto altrimenti non viene realmente impegnato e impiegato in

qualcosa: perché anche una élite, se fosse una élite degna di questo nome, che si dà compiti, obiettivi,

che capisce a cosa deve servire, non sarebbe niente male.

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Ciao, mi sembra necessaria qualche risposta... Prima di tutto la vicinanza con milano è un'ovvia possibilità ma quello che un po' mi lasciava spiazzato è che possa essere l'unica sopratutto se c'è un comitato arcygay attivo nella zona; in secondo luogo l'avere una relazione, come giustamente è stato detto, non implica il non aver bisogno di uscire con altre persone... per entrare in contatto con esperienze diverse, per non essere sempre l'unica coppia gay del compagnia! Dopo un po' di tempo mi piacerebbe avere davanti una persona con cui parlare e non sempre lo schermo del mio pc!!

Per l'utilizzo della parola "élite" o "ghettizzazione" le ho usate al fine di rendere il messaggio e, pur apprezzando le dissertazioni forbite di alcuni di voi, inviterei a contestualizzare l'uso dei suddetti termini; più che altro per non far diventare un gruppo di "comari" ormai neanche più giovanissime chissà quale fenomeno sociale!

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HaNKy87PaNKY

Secondo me, a prescindere da ciò che si dice tipo "se non fai parte della creme nessuno ti calcola", tu almeno prova ad inserirti senza continuare a commentare la situazione da fuori, se proprio ci tieni.

Sinceramente io sono sempre stato un po' diffidente riguardo ai gruppi "per fare amicizia" o "per conoscere propri simili", perché le persone con cui vado d'accordo io sono molto diverse da me e non le avrei trovate cercandole appositamente in gruppi. È uguale, e anzi secondo me è meglio, uscire e conoscere gente spontaneamente con cui è più facile creare bei rapporti rispetto a "vi prego accettatemi tra di voi ho bisogno di amici".

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ma non credere, è così anche a milano... che poi la gente dica che non è vero è ovvio, ma è così anche qua...

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HaNKy87PaNKY

Per me non è vero, vivo a Milano da cinque anni e non ho avuto problemi a conoscere gente durante una serata qualsiasi e a fare amicizia senza dover subire riti di iniziazione per entrare nel mistico gruppetto. Certo che se vai al plastic o al borgo tutti i weekend della tua vita troverai sempre la stessa gente e ti troverai costretto a legare con loro o ad essere tagliato fuori.  in ogni caso, come ho detto io, nelle realtà più piccole la situazione è peggiore. A Milano tra i miliardi di gay e i milioni di locali, la gente si sparge e le elite si relegano a certe sale di certi locali durante certe serate.

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bah può essere, ho 18 anni e di posti da girare ne ho tanti  :look:

quello che però mi è sembrato fino ad adesso è che se non sei amico di amici, o se non sei il figo della situazione non vai da nessuna parte e nessuno ti fila.

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e allora viene da pensare ma tutti questi "non filati" perchè non si filano tra loro, anzichè cercare di entrare in un circolo chiuso?

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Ecco questa mi pare un'ottica già più onesta...

 

Non si può affrontare il tema in termini di gruppi, gente, elite

ghetti, comari...dando per scontato che il nostro atteggiamento

sia del tutto estraneo rispetto a certe dinamiche.

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Mica puoi accompagnarti a degli sfigati.  :look:

 

ecco è appunto quello il senso, non riguarda solo l'omosessualità ma molti gruppi umani possibili, ad esempio ne ho sentito parlare in certe facoltà universitarie dove ci sono gruppetti così.

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Certo, semplicemente all' interno della realtà omosessuale gruppi simili vivono con l' aggravante della desiderata ghettizzazione.

 

Poichè è ben raro che tali gruppi vogliano confrontarsi con altre realtà.

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Secondo me è però presente un certo vittimismo che non è facile da eliminare.

Io sono riuscito a creare belle amicizie a partire da incontri in discoteca che poi si sono sviluppati anche fuori. Non metto in dubbio che la ghettizzazione sia presente ma sta al singolo riuscire ad allacciare rapporti sociali ed entrare nel gruppo. E non è necessario fare marchette.

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Sai cosa? Per quanto possa essere vero... credo che l'arci debba essere di tutti, quindi a parte il club privato, potresti entrare nel gruppo arcigay e cercare di riportare l'equilibrio... E' giusto che qualsiasi ragazzo che si scopra gay e necessiti di un punto di riferimento al quale appigliarsi abbia tra le opzioni l'arcigay "locale".. senza dover prima passare la fase "accettazione d'elite"... NONONO!

Che storie insopportabili... Vai e sabota il sistema elitario... IO SONO CON TE! =)

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