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omofobofobia


Marco87

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Nell'ultimo anno si è parlato sempre più di omofobia (soprattutto dopo la storia di Svastichella)

 

*apro forum e blog a tematica GLBT e l'argomento è quotatissimo

*parlo con gay e spesso li sento descrivere la nostra categoria come martire che subisce la discriminazione omofoba

*leggo riviste, giornali, vedo programmi di attualità e telegiornali, l'omofobia continua ad essere sulla cresta dell'onda anche dopo mesi

*osservo e a volte partecipo a manifestazioni GLBT, notando che quello dell'omofobia è l'argomento di certo più trattato (al pari della richiesta di diritti non ricevuti)

*parlo con mia madre di omosessualità ed è uno degli argomenti principali

*guardo video sul tubo che semplicemente ironizzano sulla nostra situazione (e probabilmente girati dagli stessi gay) e leggo sotto sfilze di insulti e critiche "anti-omofobe"

 

So che l'omofobia è un fenomeno abbastanza diffuso, me ne accorgo decisamente non appena rimetto piede nel mio mer*osissimo paese d'origine

ma sinceramente

tutta questa paura dell'omofobo non rammollisce e basta la comunità GLBT facendola sentire ancor più vulnerabile? non va a creare ancora un maggior divario tra "noi" e "loro"?

e soprattutto

non è spesso e volentieri sovrastimata e trovata un po' ovunque, anche dove questa non c'è (creando per'altro fenomeni di autocommiserazione)?

 

Ho sempre trovato abbastanza pesante l'attenzione al politically correct quando estremizzata, anche quando si parla di gay.

Non voglio stare qui a fare troppi esempi, ma penso un po' tutti comprendiate cosa io voglia dire con la riga qui sovrastante.

 

Più che l'omofobia non sta dilagando quella che si potrebbe dire "omofobofobia" (ampiamente aiutata dal fattore media)?

Voi come la pensate a proposito?

Ignorare le cose non bisogna assolutamente, ma non vivremmo tutti un po' meglio se ci preoccupassimo un po' meno del comportamento altrui e fossimo un po' più autoreferenziali?

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Dici che il fenomeno dell'omofobia è sovra-stimato...

 

Sei andato alla manifestazione contro l'omofobia di Roma, no?

E quande persone ci hai visto? Ne hai viste "troppe"?

 

Hai visto gli spot contro l'omofobia della Carfagna, no?

Ti sembravano "eccessivi" rispetto al problema?

 

Essere auto-referenziali è facile.

Magari non te ne accorgi perché hai conosciuto

prima il gay-forum e poi il circolo e le manifestazioni

(dove le drammatizzazioni sono frequenti).

ma c'è un magico mondo di discoteche e locali

dove la paura degli omofobi non entra mai

e ci si può divertire come se gli altri non esistessero.

 

Nonostante questo, hai ragione.

E' troppo comodo avere paura degli omofobi;

è una trappola per vivere nascosti.

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Dò una risposta a un aspetto, non è l'unico, del tuo post. Su altri magari ci ritorno sopra in un altro momento.

 

L'omofobia è - oltre che un fatto, un brutto fatto - una categoria politica creata dall'omosessualità contemporanea

per denunciare tutta una serie di cose e incolonnarle in una prospettiva politica: che è quella dell'abbattimento (o abbassamento)

dello stigma sociale verso l'omosessualità, la mancanza di diritti costituzionali, forme di discriminazione.

 

L'omofobia è dunque due cose: come fatto, ciò che subiamo; come concetto, ciò che denunciamo.

 

Nel 2009 episodi di omofobia in Italia sono effettivamente cresciuti, e in genere crescono ogni qual volta gli/le omosessuali

alzano la testa.

 

L'uso della categoria dell'omofobia per denunciare fatti, discriminazioni, e lesioni e negazioni di diritti, deve essere a mio avviso

accorto. Perché? perché tutte le parole sono sottoposte a un tasso di reificazione, di perdita di significato e di rilievo pungente.

Niente di peggio che usarla a sproposito, in conversazioni da salotto, in televisione soprattutto, dove può addirittura generare

per controreazione l'accusa contraria (e tu Marco forse un po' ci cadi in questo pericolo). E secondo me va riservata,

essenzialmente, a indicare e denunciare due fenomeni:

 

1. violenze fisiche

 

2. negazione di diritti costituzionali.

 

State pur certi che se la usiamo con questo rigore e autocontrollo serbiamo la forza della nozione, e salvaguardiamo anche la

nostra dignità (perché non ci "lagniamo" o "commiseriamo"). E diamo un contributo alla crescita civile dell'opinione pubblica

(questo almeno in teoria).

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L'uso della categoria dell'omofobia per denunciare fatti, discriminazioni, e lesioni e negazioni di diritti, deve essere a mio avviso

accorto. Perché? perché tutte le parole sono sottoposte a un tasso di reificazione, di perdita di significato e di rilievo pungente.

Niente di peggio che usarla a sproposito, in conversazioni da salotto, in televisione soprattutto, dove può addirittura generare

per controreazione l'accusa contraria (e tu Marco forse un po' ci cadi in questo pericolo). E secondo me va riservata,

essenzialmente, a indicare e denunciare due fenomeni:

 

1. violenze fisiche

 

2. negazione di diritti costituzionali.

 

State pur certi che se la usiamo con questo rigore e autocontrollo serbiamo la forza della nozione, e salvaguardiamo anche la

nostra dignità (perché non ci "lagniamo" o "commiseriamo"). E diamo un contributo alla crescita civile dell'opinione pubblica

(questo almeno in teoria).

 

 

 

secondo me l'omofobia va condannata in ogni caso, non solo per violenze fisiche o negazione di diritti. per esempio, un portatore di handicap costretto su una sedia a rotelle una volta veniva deriso e sbeffeggiato, ora è moralmente inserito nella testa di tutti il "non discriminare i disabili" (a parte quelli che sono dei veri criminali e filmano le molestie e poi le caricano in rete)

secondo me un obiettivo buono potrebbe già essere ridurre le battute e tutti quei tipi di insulto omofobi, tipo al posto di "scemo" tanti miei compagni di scuola dicono insensatamente "frocio"...

questi comportamenti non vanno tollerati, e la loro sparizione (dei comportamenti) sarebbe un bene per tutta la società

 

spero solo che qualcuno non si metta poi a compatire gli omofobici con motivazioni del tipo "non scelgono loro che cosa gli fa ribrezzo" e cose del genere

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Se i gay italiani sono "lagnosi" e "rammolliti" non è certo per colpa dell'anti-omofobia...

Metto le virgolette perchè già su questo ci sarebbe da discutere, nel senso che per un blog

gay che tu leggi ( come ti fa notare Almadel ) ci sono 100 gay che non tengono blog gay e si

nascondono vivendosi solo nel WE.

 

Bisognerebbe quindi stabilire prima se la percezione del problema è esatta o meno ( non esserci è

peggio che esserci anche se con un eccesso di autocommiserazione...) altrimenti sbagliamo priorità.

 

Però non è l'argomento a determinare l'autocommiserazione, bensì l'autocommiserazione

a determinare il modo in cui si tratta l'argomento. Questo a me pare sul piano della mera

logica. Quindi in ogni caso il problema non starebbe nella lotta all'omofobia, ma nel modo

in cui i gay si relazionano e si rappresentano davanti agli eterosessuali.

 

Il prototipo è il Coming Out....la maggioranza dei gay italiani desidera essere accettata

ed il modo in cui agisce questo desiderio ( legittimo ovvio ) spesso rivela complessi o

sensi di colpa, ricatti emotivi, atteggiamenti pietistici etc. etc. Tutte cose che sono del

tutto giustificabili se pensiamo ad età e affetti familiari, ma che spiegano molto come il

"problema omosessualità" sia vissuto in Italia dagli omosessuali. E' un modello che poi

tende ad essere replicato e a volte inflazionato.

 

La risposta al tuo quesito, secondo me, è più da ricercarsi in questo che nella lotta

aall'omofobia in sè.

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credo che l'omofobia esista e sia un fenomeno diffuso in Italia ora più che mai. in tempo di crisi si è sul piede di guerra e il clima di scarsa tutela delle persone omosessuali nel nostro paese è un maggiore input per aggressioni fisiche e verbali e/o discriminazioni sessuali. credo che si debba accettare la diversità e non condannarla, ma ci vorranno ancora anni di estenuanti lotte e ancora tante, troppe aggressioni omofobe per farlo capire a chi conta prima che si cambi davvero qualcosa... basti pensare ai paesi  come la svezia, la norvegia, l'olanda e il belgio, dove l'omofobia è punita dalla legge e dove un omosessuale puà sposarsi, adottare figli e vivere serenamente la propria sessualità. almeno quella, visto che il paese dei balocchi non esiste... :)

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Sono d'accordo con ciò che ha scritto Hinzelmann.

Per continuare a mettere carne al fuoco però, volevo puntualizzare il fatto che non trovo affatto sbagliato manifestare per diritti o manifestare contro l'omofobia, nè ritengo sbagliato agognare i primi e ripudiare la seconda.

Tuttavia io notavo solo l'esagerazione che in alcuni momenti si può scorgere.

Come ben dice Isher l'utilizzo dell' "argomento omofobia" andrebbe utilizzato in maniera ben accorta, per evitarne una banalizzazione.

Di fatto però moltissimi gay vedono omofobia ovunque, che sfocia spesso in quella che chiamerei una sorta di "vittimismo"; è imortante non sottovalutare l'argomento e non trattarlo con leggerezza, sono il primo a dirlo, ma nel contempo penso che andrebbe applicata un po' meno rigidezza in certi frangenti, per evitare l'autoghettizzazione e anche in parte l'autocommiserazione.

 

Un esempio lampante è il politically correct, indispensabile in materia editoriale, ma che non dovrebbe essere così rigido anche a livello relazionale informale.

Vanno distinti gli atti locutori, da quelli illocutori, da quelli perlocutori: mentre gli ultimi sono caratterizzati da una profonda soggettività, i secondi sono quelli che in questo caso andrei a prendere in considerazione; a mio parere l'omofobia va ricercata nelle intenzioni comunicative del parlante, non nell'atto locutorio in sè, purtroppo però non è sempre così, ci si ferma un po' troppo alle parole e basta.

 

Succede sempre più spesso che non si percepisca omofobia dagli atti o dalle frasi, bensì che la si ricerchi in esse.

 

Altro argomento che andrebbe approfondito sarebbe la strumentalizzazione dell'omofobia, come mezzo per "restar chiusi nell'armadio".

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E' interessante la distinzione tra atti locutori, illocutori e perlocutori. I secondi sono le intenzioni di significato,

i primi le parole che effettivamente pronunciamo. Tu Marco proponi di distinguere sempre, in sostanza, tra le parole

che si sono usate, e ciò che si voleva/intendeva dire? E i perlocutori c'entrano qualcosa con gli atti performativi?

Perché non sono sicuro di aver capito.

 

Indubbiamente si può essere tolleranti verso espressioni linguistiche che sono usate senza intenzione omofoba.

Suppongo però che questo possa avvenire quando tra i due parlanti c'è una corrente affettiva (amicizia, cameratismo,

simpatia). In questo caso anche io non mi formalizzo.

 

Altri sono intransigenti: la parola «»frocio, ad esempio, non si deve proprio usare, si deve educare e anche

imporre al mondo di dire sempre «gay». Confesso che trovo questa scuola di pensiero rigorosa, nobile.

E' vero che il pensiero precede il linguaggio (probabilmente in sé e comunque nella mia assiologia),

tuttavia è tentante, di fronte alla mancanza di rispetto che veicola il linguaggio, dire: « e poiché proprio

non ce la fate ad essere civili, a pensare rettamente, allora cominciamo la Riforma dal linguaggio,

obbligatevi a parlare rettamente». Il che, visto da un altra prospettiva, può anche significare: «pensala come ti pare,

dentro di te, ma nella comunicazione linguistica ti obbligo a rispettarmi, sentiti obbligato a rispettarmi».

 

Io ricordo a 14/15 anni, non avevo nemmeno ancora preso coscienza di essere gay, mi trovavo con un mio carissimo

amico, allora amico del cuore, il quale parlando del più e del meno utilizzò l'espressione «...i froci...».

Io lo fermai e gli dissi: non dire così, devi dire «omosessuali». Non so da dove mi venne questa spinta a dirgli questo:

nessuno me ne aveva mai parlato, ovviamente non esisteva il politically correct, io non mi sapevo nemmeno omosessuale.

 

Quale fu la mia sorpresa e anche commozione quando rincontrandomi dopo 20 o 30 anni mi disse:

«Isher, tu mi hai insegnato a dire sempre omosessuale, non frocio».  :)

 

Tornando al discorso principale, il «vittimismo» omosessuale esiste, e si può anche spiegare.

Però se lo si mette a fuoco bene si vede che non si accompagna e quindi non si confonde con un atteggiamento

rigoroso o intransigente contro l'omofobia, ma è più che altro un atteggiamento psicologico.

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Sì, propongo di distinguere tra ciò che detto (in quanto a parole o ad atto puramente sintattico-locutorio) e ciò che si vuole comunicare (come atto illocutorio). Indubbiamente come dici tu Isher esiste anche una buona dose di pragmatica in ciò, quindi bisognerà porre più attenzione mentre si parla con persone con cui non si condividono determinati contesti, ma allo stesso tempo penso che si debba più mirare anche alle buone intenzioni comunicative del parlante (o alle cattive nel caso ci siano, seppur celate).

Per quanto riguarda gli atti perlocutori, questi centrano perchè se parlassero con me usando determinati termini e dicendo determinate cose, io che ho un ottica diversa da quella di un'altra persona xyz, allora probabilmente percepirò l'atto verbale come omofobo o meno, mentre per la persona xyz potrebbe essere il contrario.

 

Parlando di politically correct:

La parola "frocio" è chiaramente offensiva ed omofoba.

Io tuttavia parlo di altre frasi/parole, molto più sottili e sulle quali bisogna fare più i puntigliosi, come ad esempio "devianza", "normalità" etc.

tutte parole che dipendono dal senso che il parlante vuole loro attribuire.

 

Il discorso comunque come detto prima non si ferma solo al politically correct, ma anche al cercare omofobia un po' ovunque.

cercarla, non percepirla.

 

Per non parlare poi del fatto che se io etero esprimessi apertamente un giudizio negativo sul gay pride (come i classici "è una pagliacciata" etc.) mi prenderei quasi sicuramente dell'omofobo da molti, mentre se lo facessi da GLBT questo non succederebbe di sicuro (sebbene sia una cosa abbastanza scontata).

Questo esempietto è applicabile a molti altri casi.

Penso che a volte bisognerebbe cercare di distinguere le opinioni ponderate e smaliziate delle persone, dagli quelle che denotano un' omofobia decisamente più radicata.

Serve giusto un po' più di buon senso e un'attimo meno di vittimismo, si vivrebbe anche un po' più sereni...

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Bisogna essere consapevoli però del fatto che in Italia il politically correct

esiste molto per modo di dire... Se considerate che in Canada i giornali non

pubblicano mai l'origine etnica di una persona arrestata per evitare nella

pubblica opinione ogni possibile stigmatizzazione sociale, mentre da noi

accade il contrario ( Rumeno stupra...etc ) che un Renato Farina scrive

robe del tipo: uccidere un padre di famiglia vale più che uccidere un gay

quindi non può essere un reato aggravato sul giornale del Pres.

del Consiglio ( non su un giornale qualsiasi ) etc. etc.

 

Comunque io più o meno apertamente di fronte a molti argomenti usati

dai gay contro il Pride, ho parlato di omofobia interiorizzata o eteronormatività

cioè il mio doppio binario, se c'è, consiste nel tentativo di far cambiare idea al

gay in modo diverso, perchè reputo che un gay omofobo viva male.

 

L'uso diciamo "smaliziato" di certi termini, però per me è meno scusabile

in un gay rispetto ad un etero.

 

Vi è poi da dire un'altra cosa. Un etero che esprime giudizi smaliziati spesso

li esprime sulla base di luoghi comuni, non è cioè in grado di dimostrarmi

la "ponderatezza" con un ragionamento ( sbagliato o meno ) come tu ipotizzi.

Perchè se ci avesse ragionato sopra un minimo, già saremmo un bel pezzo

avanti rispetto alla realtà...

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E secondo me va riservata, essenzialmente, a indicare e denunciare due fenomeni:

 

1. violenze fisiche

2. negazione di diritti costituzionali.

 

State pur certi che se la usiamo con questo rigore e autocontrollo serbiamo la forza della nozione, e salvaguardiamo anche la nostra dignità (perché non ci "lagniamo" o "commiseriamo").

E diamo un contributo alla crescita civile dell'opinione pubblica (questo almeno in teoria).

 

Esatto Isher, lo spunto di Marco era proprio inteso in questo senso: non trovate anche voi che la "questione omossessuale" sia ormai tirata in ballo ad ogni piè sospinto (come dici te, anche in improbabili salotti televisivi) portando a sminuire aspetti realmente più importanti?

Parliamoci chiaro, nella comunità gay c'è a volte un eccesso di autocommiserazione che porta certe persone a vedere la matrice omofoba anche nel maleducato che li sorpassa nella fila alla cassa del supermercato!

Un po' più di senso della misura, come scrivi te, sarebbe sicuramente premiante nel non sminuire le battaglie realmente importanti che si spera con il tempo ci vedranno "vincitori".

 

Edit: ho postato prima di leggere tutti i vostri interventi, vedo che le rispettive posizioni ormai erano divenute cristalline

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I salotti televisivi vengono organizzati in genere da conduttori e per fare

audience, presentando "casi umani" o facendo del sensazionalismo.

 

Quello è un uso strumentale della questione omosessuale, ed è in

genere una messinscena fatta da eterosessuali, non da omosessuali.

Figuriamoci se gli frega qualcosa di sminuire l'omosessualità!

 

Quelli sminuiscono ogni cosa gli passi fra le mani...

 

Il punto in chiave gay è solamente la scelta fra l'esserci pure a quelle

condizioni, o il non esserci rifiutando di partecipare. Ovviamente se vai

e dici cose che non piacciono la volta dopo invitano Luxuria o un'altra

persona che risponda come loro desiderano ( nel clima della baruffa

che è lo scopo della trasmissione )

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Quello è un uso strumentale della questione omosessuale, ed è in

genere una messinscena fatta da eterosessuali, non da omosessuali.

 

In televisione magari sì, ma ti assicuro che sul campo della "vita comune", del web o in altri terreni ben più "aperti al pubblico", le cose non sono sempre così.

Ci sarebbero anche degli esempi che si potrebbero fare, ma quelli più caratteristici però forse è il caso di evitarli.

 

 

Comunque io più o meno apertamente di fronte a molti argomenti usati

dai gay contro il Pride, ho parlato di omofobia interiorizzata o eteronormatività

cioè il mio doppio binario, se c'è, consiste nel tentativo di far cambiare idea al

gay in modo diverso, perchè reputo che un gay omofobo viva male.

 

Quindi spesso e volentieri:

etero che critica il pride = omofobia

gay che critica il pride = omofobia interiorizzata

 

o ho capito male io?

perchè è quello che stavo scrivendo proprio in questo topic, approposito del trovare omofobia ovunque..

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Beh io l'ho scritto diverse volte, non posso mica

contraddirmi :)

 

Basterebbe che ti riprendessi le mie "badilate" di interventi nel topic Gay Pride

per smentirmi...

 

Quello che io posso precisare è che in genere lo faccio quando vedo in coloro

a cui rispondo argomenti che mi segnalano l'omofobia interiorizzata. Il chè però

devo dire accade nel 90% dei casi, perchè la qualità degli argomenti portati dai

gay contro il gay pride è tale da farmelo ritenere.

 

quindi gay che critica il gay pride coi soliti luoghi comuni etero o con banalità

varie=omofobia interiorizzata

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Mi sono girato un po' il sito e non mi sembra.

Praticamente non ci sono topic "vittimisti"

sul peso dell'omofobia nel quotidiano

e personalmente non conosco gay

che manifestino omofobo-fobia.

 

Il concetto di omofobo-fobia

compare però molto spesso

soprattutto nel "vittimismo cattolico",

quando veniamo accusati di voler limitare

il loro diritto alla libertà di espressione.

 

L'utilizzo più frequento dell'omofobia

per me rimane quello che fanno le madri

e gli omosessuali non dichiarati

per limitare i figli o sé stessi

nel dichiararsi in pubblico o al lavoro.

 

Poi c'è il recente utilizzo mediatico:

ma a mio avviso è al livello strappalacrime

dell'abbandono dei cani o dei militari morti in servizio

o della raccolta fondi per Haiti o per le malattie rare.

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ho letto velocemente gli ultimi posts ed ho visto che si parlava di gay pride. io credo che il gay pride sia una bella cosa, ma alcuni la vedono come una manifestazione oscena... :asd: cmq ognuno può essere o non essere prideous di essere gay, lesbo, etero ecc... quello che veramente conta e che non c'è ancora in Italia è una legge che tuteli le persone lgbt sia dal punto di vista legale che sociale! inoltre almeno le unioni civili credo sia il caso di riconoscerle ufficialmente in tutto lo Stato Italiano, senza mezzi termini. il matrimonio gay credo sia utopia in uno stato governato dalla chiesa e da uno stato cosi "conservatore", ma spero che fra qualche anno le cose cambino. si spera... :pausa:

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So che l'omofobia è un fenomeno abbastanza diffuso ...

 

Quello che volevo dire, con la mia distinzione tra omofobia come fatti/episodi/fenomeni/situazioni,

e omofobia come categoria politica che serve a denunciarli, è che l'ambito dei primi è effettivamente

amplissimo (se veramente volessimo andare a rilevarli), e che tuttavia non è nemmeno possibile e

produttivo andarli a denunciare tutti. Perché questo ingenererebbe un senso di rifiuto da parte della società:

degli eterosessuali, che si sentirebbero rinfacciare come l'ordine eteronormativo sia causa di continua

"minorazione" - per usare un termine complessivo - degli omosessuali;

e da parte degli omosessuali stessi che avrebbero una crisi di rifiuto, una sorte di orrore, della condizione in

cui tendenzialmente li si mette.

 

Questa è l'omofobo-fobia. Da parte gay un: «non ne posso più! Voglio campare in pace!»

Da parte etero: «state esagerando! non è come dite voi!».

 

Ora, la categoria dell'omofobia non esisteva in Italia fino a un passato abbastanza recente. Per noi è una manna caduta dal cielo.

E' l'unico strumento funzionante che una persona o un movimento glbt hanno in mano per denunciare certe

cose o rivendicare diritti (anche la cultura dei diritti civili è uno strumento minoritario in Italia).

Per questo va usata con accortezza e per colpire, là dove è possibile, i fenomeni più macroscopici e

intollerabili, e che possano avere una presa sul senso civico comune. Ma proprio per questo è la cosa

principale di cui si parla (per rifarmi all'inizio del tuo post) nei forum e blog a tematica glbt, nelle manifestazioni

e assemblee, eccetera. E va usata con accortezza anche tenendo conto della crisi di rifiuto di cui dicevo sopra,

alla quale non bisogna consentire, ma che non va nemmeno stimolata.

 

Tornando alla reazione gay al tema dell'omofobia, faccio un esempio personale.

 

Da una decina d'anni ho cominciato a leggere qualcosa di Gay Studies al riguardo o in generale. L'esperienza è

abbastanza forte. All'inizio ti si squaderna una visione nuova, in cui vari fenomeni sono ricondotti all'ordine

eteronormativo che in fondo è sempre solo un nome forbito per dire: l'eterosessualità che è sistema del mondo.

Cioè: che è, in ultima analisi, «il mondo» (quello lì, quello nel quale sto: non il mio piccolo/grande mondo).

Poi non ce la fai a sostenere psicologicamente questa pressione (della lettura, di un minimo di riflessione al riguardo,

di portarti dentro questa consapevolezza): hai bisogno di uscire, di andare all'Upim a

comprarti un camicia a quadri, di dimenticarti momentaneamente del fatto e del tema dell'omofobia,

perché ti schiaccia, in qualche modo.  

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OT però alla camicia a quadri dell'Upim arrivati a casa, stacchiamo

le maniche e provochiamo delle decolorazioni a schizzo per farne uno

smanicato: froci sì ma con buon gusto! fine OT  :pausa:

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L'omofobia purtroppo c'è e colpisce in misura maggiore chi non ha la forza o i mezzi per evitarla o contrastarla. Chi di noi non ha mai, almeno una volta, avuto delle difficoltà con il proprio partner, amici, famiglia o colleghi di lavoro? Chi non si è mai, almeno una volta, sentito stanco di dover lottare per affermare la propria normalità? Come mai i tentativi di suicidio tra i giovani gay sono elevati? Ridurre l'omofobia al vittimismo gay è ingiusto nei confronti delle persone che soffrono oltre che falso; l'omofobia è un problema e bisogna ammettere che esiste per affrontarla e combatterla. Se a volte si confondono delle battute goliardiche (che possono fare comunque male alle persone più sensibili) con l'omofobia, sovrastimandola, non significa che il problema non esista. Quanti omosessuali odiano se stessi o vivono una vita di rapporti occasionali soltanto per paura? Possiamo biasimarli, possono non piacerci ma ciò deve far capire che il problema non è per nulla sovrastimato e che impedisce a molti omosessuali di vivere la propria vita con serenità.

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L'omofobia purtroppo c'è e colpisce in misura maggiore chi non ha la forza o i mezzi per evitarla o contrastarla. Chi di noi non ha mai, almeno una volta, avuto delle difficoltà con il proprio partner, amici, famiglia o colleghi di lavoro? Chi non si è mai, almeno una volta, sentito stanco di dover lottare per affermare la propria normalità? Come mai i tentativi di suicidio tra i giovani gay sono elevati? Ridurre l'omofobia al vittimismo gay è ingiusto nei confronti delle persone che soffrono oltre che falso; l'omofobia è un problema e bisogna ammettere che esiste per affrontarla e combatterla. Se a volte si confondono delle battute goliardiche (che possono fare comunque male alle persone più sensibili) con l'omofobia, sovrastimandola, non significa che il problema non esista. Quanti omosessuali odiano se stessi o vivono una vita di rapporti occasionali soltanto per paura? Possiamo biasimarli, possono non piacerci ma ciò deve far capire che il problema non è per nulla sovrastimato e che impedisce a molti omosessuali di vivere la propria vita con serenità.

 

concordo in pieno con quello che hai scritto... l'omofobia nel nostro paese esiste da sempre ma oggi, più di qualche tempo fà i media ne parlano e così facendo accrescono ansia e paura fra le persone lgbt... insomma sarebbe meglio che facessero più fatti e meno chiacchiere i nostri ministri... sarebbe meglio che il min. delle pari opportunità, facesse in modo da varare una legge severa e concreta contro chi discrimina a 360 gradi in tutti i contesti le persone lgbt, dimostrando finalmente che non tutta l'Italia è omofoba, perchè io non ci credo. una buona parte si, ma non tutta... :pausa:

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Al contrario, di omofobia (non di omofobo-fobia) si parla troppo poco, non troppo.

Forse qualcuno non si è ancora reso conto di quale abisso divida l'Italia dai Paesi civilizzati. In nessun Paese occidentale (non a caso, tutti hanno già leggi sulle coppie di fatto gay) ha diritto di cittadinanza l'aberrante teoria secondo la quale riconoscere le coppie gay davanti alla legge "è un attentato alla famiglia tradizionale" (spaventoso!! al contrario, in tutta Europa tutti i partiti, compreso il centrodestra, dicono che riconoscere le coppie gay migliora il tessuto sociale, come infatti è), in nessun altro Paese il gay pride è considerato come un "attacco al Vaticano" (ma che state a di', imbecilli?!?!) e non invece come la allegra festa di tutti che è, in nessun altro Paese occidentale i gay vengono considerati come "altro" invece che includerli nello stesso modo degli etero di vivere nella società (ovvero, hai diritto anche tu a dividere con un compagno la tua vita, anche per lo Stato). In tutto il resto dell'occidente l'omofobia è razzismo, in Italia invece si vietano persino le leggi contro l'omofobia.

 

Io trovo che sia molto ma molto pericoloso per noi gay abbassare la guardia e fare finta di credere che sia vero quando il solito ciarpame cattolico dice "ma che vogliono questi gay, nessuno vieta loro di vivere come vogliono", perchè la verità è che invece sì, ce lo vietano.

Purtroppo la campagna clericale di disinformazione riesce ogni tanto a fare il lavaggio del cervello anche a qualche omosessuale e a fargli credere che l'Italia sia per i gay un Paese normale. Non lo è, l'Italia è un Paese profondamente omofobo proprio a partire dalle sue stesse istituzioni, ovvero dove in primo luogo non dovrebbe esserlo. E' proprio un modo di pensare che i mandanti clericali, bigotti e intolleranti della chiesa e della politica hanno insinuato come una metastasi ovunque in Italia. Vi rendete conto o no che il mondo intero ride di noi, che rimangono esterrefatti quando sentono le "ragioni" (seee, ragioni!) che i nostri politici accampano per "giustificare" la mancanza di qualunque tutela di legge per i gay?

 

Tutto questo è omofobia, mica la vorremo chiamare in altro modo?

 

Non vi accorgete che è proprio questo mantra ossessivo "coppie gay = minaccia per la famiglia tradizionale, coppie gay = minaccia per la famiglia tradizionale, coppie gay = minaccia per la famiglia tradizionale, coppie gay = minaccia per la famiglia tradizionale" che dà agli omofobi l'alibi morale per passare alle vie di fatto e arrivare all'aggressione fisica dei gay?

 

Se la cricca cattolica e la squallida destra italiana iniziassero a dire "coppie di razza mista = minaccia per la famiglia italiana", secondo voi le aggressioni verso la gente di colore diminuirebbero o aumenterebbero? E allora perchè qualcuno ancora non capisce che l'omofobia in Italia parte dalle istituzioni e dal Vaticano?

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si è omofoba l'Italia... senza dubbio. concordo con te... ma speriamo che prima o poi qualcuno faccia delle leggi a tutela delle persone lgbt..!!! :) anche perchè il confronto con l'estero è senza paragoni.... (mi riferisco ai paesi scandinavi in prevalenza)! la chiesa ha troppo potere ed è per questo motivo che nessuno fà o ha fatto leggi specifiche... nel frattempo si và avanti per la propria strada, cmq..!! :)

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