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Bisessualità, superficialità e rischio di disinformazione


calvin

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Riporto questo articolo dell'Espresso http://www.gaynews.it/view.php?ID=83886

che parle di bissessualità (soprattutto femminile) fra i giovani, e mi chiedo

se questa visione di sedicenni con una sessualità ancora insicura o che fanno esperienze

gay o lesbo ma poi ridiventano etero, non rinforzi il peggiore degli  stereotipi contro

l'omosessualità, ovvero che essere gay è una scelta. La prima cosa che un quattordicenne si

sente dire in risposta al CO è che una fase... che è troppo giovane per saperlo ecc. Questo

articolo sembra involontariamente andare proprio in quella direzione.

Voi, soprattutto le lesbiche, cosa ne pensate?

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Non sono riuscita a leggere approfonditamente l'articolo perché devo uscire però innanzitutto mi colpisce la mancanza di un link per commentare, secondo poi mi sembra chiaramente un articolo pro-fluidità per cui mi interrogo sul background della giornalista e su quale sia esattamente il suo tornaconto nel dire certe cose.

 

Trovo che questo argomento rientri in discussioni che qua e là abbiamo già avuto, per esempio si ricollega alla questione del "si può essere gay/lesbica/bisex per moda?"

 

Per riassumere un pensiero su cui poi elaborerò, sì è innegabile che ci siano ragazzine che passano questa "fase gay" perché fa figo e fa tanto aperte di mente, salvo poi tornare agli uomini, anzi sta "fase" talvolta non è neanche troppo corta, una ragazza con cui ho lavorato è stata per 2 anni con una tipa, quando aveva 19 anni, poi si sono lasciate e non è più stata con donne.

 

La mia obiezione a tutto questo è che queste persone vengano accorpate al mondo lgbt, non lo sono, sono persone che hanno voluto sperimentare ma che in realtà come orientamento sessuale sono etero, se trovano che sperimentare sia giusto, possono fare quello che vogliono, ma a volerle per forza inserire nel mondo lgbt gli effetti sono deleteri perché creano proprio quegli annacquamenti e la necessità di nuove invenzioni lessicali tipo "sessualità fluida", quando il tutto sarebbe più linearmente riassumibile con un bel "sono etero ma ho sperimentato in gioventù".

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Mi sembra che da un lato si parli di 15-16nni e di sperimentazioni adolescenziali,

dall'altro si parli di fluidità-libertà alludendo a cose diverse fra di loro: parlare di

"postlesbismo al di là della differenza di genere" significa parlare di queertransgenderismo

mentre parlare di bisessualità significherebbe ragionare sempre di orientamenti

sessuali.

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Anche molti gay vanno con le ragazze

perchè è soltanto una "fase"

prima di accettare il proprio orientamento.

 

E lo fanno per "moda" nel senso che lo fanno

perché lo fanno tutti i loro amici.

La Moda non è forse adeguarsi alla aspettative?

 

Non ho letto ancora l'articolo.

Abbiate pazeinza.

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interessante appunto di Almadel. Io non trovo che la moda sia adeguarsi alle aspettative. La moda è assumere atteggiamenti, o un aspetto fisico, che aderisca a certi dettami che in quel momento sono considerati "superiori" (in base a cosa non si sa). Da cui che se non ti adegui, sei uno sfigato, perché non ti conformi alla maggioranza. Se una persona è gay/lesbica per moda vuol dire che attualmente è considerato "da fighi" o l'essere "aperti di mente" o al massimo lo "sperimentare". Non è una cosa che si fa per una vera voglia di provare una cosa diversa, o per una vera spinta affettiva/sessuale verso una persona dello stesso sesso, ma semplicemente perché farlo è sinonimo di essere una persona "avanti", figa, che si distingue dalle altre, che osa. Quindi per me essere gay per moda non è un ossimoro.

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Io credo non si possa prescindere dall'età. Se parliamo di mode

adolescenziali, prima di buttarci sopra interpretazioni e teorie "adulte"

intendendo con ciò del "sociologo-quel che volete" che analizza il

fenomeno con categorie proprie dell'essere adulto, bisogna considerare

il fatto che tali mode spesso si generano fra gli adolescenti per delimitare

spazi propri, per sottrarsi alle aspettative del mondo-società adulto.

 

Ci si conforma ad un gruppo ( e quindi anche alle sue aspettative e

nella misura in cui ci si senta accettati, certamente per sentirsi fighi )

ma lo si fa per sottrarsi alle aspettative e ai dettami esterni al gruppo.

 

Per questo è abbastanza naturale il rifiuto di definizioni esterne ed il

fastidio per chi da fuori cerca di definirli. Ed allora si è "emotional-punk"

e magari si fanno esperienze lesbo o gay, ma non ci si vuole definire

lesbo o gay e probabilmente neanche bisessuali ( anche se ovviamente

se il ragazzo intende, come in genere intende, quest'ultima definizione

come "non definizione" gli è più gradita delle altre due... )

 

Nell'articolo ad un certo punto si dice che "la sessualità arriva per ultima"

e consegue ad una serie di scelte estetiche all'insegna dell'ambiguità.

( questa l'ambiguità inizia veramente ad essere un segno dei tempi? )

E forse è giusto che sia così a 15 anni...ma non ne dedurrei molto sul

piano degli orientamenti sessuali.

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E' un sottolineare che l'orientamento sessuale sia una scelta secondo me. E' vero però che in una società maschiocratica come la nostra se due ragazzi che si baciano per strada ricevono parecchi sguardi schifati, due ragazze che si baciano destano più che altro curiosità, divertimento e raramente una forte indignazione. Poche settimane fa ad esempio una mia carissima amica mi raccontava di essere rimasta stupita di come per gioco una ragazza etero avesse baciato una sua amica in pubblico di fronte ad una generale ilarità. Pertanto una donna dai connotati sessuali indistinti (ricordo il bacio lesbico di Madonna in alcuni suoi concerti) provoca attrazione e questo al giudizio del popolo è semplicemente "figo". Pertanto molte ragazze hanno questo genere di "esperimenti", perchè altro non sono, durante l'adolescenza perché loro stesse, influenzate dalla società che le circonda, non lo sentono come qualcosa di negativo. Pertanto piuttosto che parlare di bisessualismo parlerei di una semplice voglia di sperimentare che credo avrebbero anche molti adolescenti se non la società non imponesse di trovare la cosa riprovevole e sminuente.

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