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Il Foglio: no alla parola GAY, sì alla difesa dell'italianissimo "frocio"


thomas80

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@Isher

 

Grazie! :muro:

Non ho mai spedito una lettera a un giornale, ma questa in effetti merita di essere la prima volta.

Se sebastian manda la sua, la voglio firmare anch'io! :eek:

 

Sulla questione dell'etimologia del termine "gay", in effetti mi sono espresso male. Non intendo dire che ci sia una contraddizione: la parola gay può ben derivare attraverso un percorso lingua romanza --> inglese --> resto del mondo (tra cui italiano), come in effetti è il caso di un grande numero di parole.

Quello che è contraddittorio è il giornalista, che prima critica che la parola per essere anglo-americana (quindi di una cultura diversa) poi per essere neolatina (come la nostra lingua). Se però non riesco a esprimere meglio il concetto lo tolgo e basta.

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Quello che è contraddittorio è il giornalista, che prima critica che la parola per essere anglo-americana (quindi di una cultura diversa) poi per essere neolatina (come la nostra lingua). Se però non riesco a esprimere meglio il concetto lo tolgo e basta.

 

Ho riletto il passo del mostro, e mi sembra che lui non la critica per essere neolatina, ma dica che la linga romanza è stata saccheggiata per creare il termine (inglese) gay. In realtà la spiegazione di tutto questo suo ciarlare è la seguente: lui critica la parola in quanto inglese, però, poiché sa che esistono delle attestazioni di gai in provenzale che sembrano significare "omosessuale", cita l'ascendenza dall'antico francese per evitare obiezioni

dotte.

 

Mandate le vostre lettere a Ferrara, non ve le pubblicherà, ma voi provateci. In ogni caso se trovate dei blog che riportino l'estratto dal Foglio inviate la vostra lettera a mo' di commento.

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Grazie a Hunter per i nomi dei blog. Ho provveduto a mandar loro la richiesta, vediamo se ne viene fuori qualcosa. :gha:

 

@Isher

Non è che potresti dirmi, se lo sai, qual è l'indirizzo? Ho provato a consultare il sito del Foglio, ma non l'ho trovato (sì, probabilmente sono io che sono un po' imbranato). :muro:

 

 

 

La versione riveduta e corretta della mia lettera, per chi è interessato, è questa. Spero che vengano fuori altre lettere interessanti, da mandare alla redazione del giornale Foglio. :eek:

 

Gent. Sg. Camillo Langone (non la chiamo “brutto coglione” perché queste sono parole che una persona elegante non pronuncia mai),

 

Ci sono parecchie cose di cui anche io continuo a non rassegnarmi, tra le quali, per esempio, il paradosso costituito dal fatto che oggi si possano chiamare “onorevoli” persone che hanno commesso più illeciti della maggior parte delle persone comuni.

Ci sono anche parecchie cose di cui, invece, mi stupisco, e devo ammettere che il suo articolo ne contiene una quantità davvero sorprendente.

 

1) Mi stupisco che lei abbia l’ardire di trascrivere per intero le parole “scopare” e “cazzo”, pur arginate dalle tradizionali virgolette, senza paura di sentirsi diminuito, lei che indossa giacche Boglioli e pantaloni Incotex e che ha uno stile da difendere.

2) Mi stupisco che lei rimproveri alla donna moderna l’utilizzo delle suddette parole, piuttosto che sgridare il suo insegnante, nonché più a lungo reo, ovvero l’uomo.

3) Mi sorprende che, al contrario, lei si faccia tutti questi scrupoli a chiamare una categoria di persone con il nome che essa stessa si è data. Ripagandola con la stessa moneta, le dispiace se la chiamo “propagandista” piuttosto che “giornalista”?

4) Mi stupisco che lei ritenga la parola “busone” melodiosa: forse che lei cerca indirettamente di difendere dalla sua accusa di neoturpiloquio involgarente un’altra parola con cui essa fa melodiosamente rima?

5) Mi sorprende che lei pianga la scomparsa dei sinonimi proprio nell’atto della lingua italiana di arricchirsi di sinonimi, pur se presi in prestito da altre lingue.

6) Mi sorprende che lei non accusi con la stessa gravità il prestito linguistico dall’inglese quando esso viene applicato a nuovi oggetti tecnologici. Che la lingua italiana faccia sempre più massicciamente ricorso all’inglese, in campo tecnologico così come in ambito culturale, non le sembra un preoccupante indice del fatto che oggigiorno l’Italia è un Paese improduttivo sotto entrambi i punti di vista? Non le pare tutto ciò ben più grave?

7) Mi sorprende che lei non lamenti la querelabilità di parole come “negro” o “scimmia”, entrambe ovviamente utilizzate per riferirsi a persone di origine africana. Possibile che lei non pianga la terribile perdita di espressioni tanto popolari?

8) Mi sorprende che lei non sappia che non esiste alcuna lingua chiamata “neolatino”. L’aggettivo neolatino si riferisce invece a una famiglia di lingue (lei che pretende di spacciarsi per esperto queste cose dovrebbe saperle), più comunemente note come lingue romanze.

9) Mi sorprende che le sfugga che l’italiano è una lingua neolatina, e che esso è stato in ogni suo processo lessicale e in ogni fase della sua storia pesantemente influenzato dagli altri linguaggi, sia appartenenti alla sua stessa famiglia linguistica sia appartenenti al più lontano gruppo delle lingue germaniche.

10) Mi stupisco che lei incolpi la parola “gay” di non rispettare la corrispondenza grafema-pronuncia, quando l’ortografia italiana prescrive di utilizzare segni quali C e G per più di un suono, o addirittura la lettera H per nessun suono.

11) Mi stupisco che lei dia la colpa agli omosessuali di danneggiare le neurologia dei poveri bambini, costretti a imparare a compitare propriamente la parola “gay”, quando lei stesso ha nel suo articolo legittimato l’utilizzo di parole di uso ben più quotidiano, quali “computer” e “mail”, in quanto termini necessari per esprimere nuovi oggetti tecnologici. Forse dovremmo privare gli italiani di dette tecnologie, così avrebbero non solo meno problemi a imparare a leggere e scrivere, ma avrebbero tout court meno da leggere!

12) Mi stupisco che lei accusi la parola “gay” di essere pubblicitaria, quando lei stesso ha appena pubblicizzato ogni singolo capo di vestiario che indossa. Complimenti, quale stile!

13) Mi stupisco che lei non consideri che qualunque figlio di papà si può vestire come lei e che quindi il suo abbigliamento non è per niente utile a dare un giudizio sulla sua statura morale. Il suo articolo, d’altra parte, mi ha tolto ogni dubbio: lei è un povero cerebroleso, in senso stretto e lato.

14) Mi stupisco che a lei sia concesso di pubblicare un articolo che inneggia al maschilismo (o crede che il fatto che una donna debba sentirsi “diminuita” quando si comporta allo stesso modo degli uomini sia un’idea egualitaria?), all’omofobia (ma invece di inventarsi questi astrusi ragionamenti paralinguistici non poteva più semplicemente dire “odio e invidio i gay perché se la spassano più di me”?), al fascismo (ma davvero ancora non ci siamo liberati di questo finto patriottismo e di quest’idea che se una persona non ha figli costituisce un spreco di patrimonio genetico?) e all’intolleranza (il fatto che qualcuno non si conformi al suo modello di vita non lo rende automaticamente uno sfigato, un decadente, una persona da disprezzare).

15) Mi stupisco, infine, di essere d’accordo con lei in almeno un punto: la parola “frocio” è in effetti all’altezza dei suoi mocassini, ovvero l’altezza del marciapiede.

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Loup-garou, a me dà questo indirizzo:

 

Il Foglio Quotidiano Scarl

Via Lungo Tevere Sanzio, 8/C

00100 Roma

 

Tel.: (+39) 065890901

 

Purtroppo non ho un Foglio cartaceo a casa dove controllare.

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dai ragazzi... basta santogoogle :muro::eek:

 

http://www.camillolangone.it/contatti.html

 

Per brevi elogi e inviti a manifestazioni che prevedono un gettone di presenza scrivere a posta@camillolangone.it

 

 

Clicca per ingrandireCamillo Langone è nato nell'autunno del 1969 a Parma, dove è tornato da qualche anno dopo avere abitato a Vicenza, Verona, Caserta, Viterbo, Pisa, Bologna, Reggio Emilia, Trani. Ha pubblicato alcuni libri. Scrive sul "Foglio" e sul "Giornale", occupandosi in particolar modo di letteratura, enogastronomia e religione. Sul "Foglio", oltre alla rubrica quotidiana, cura la pagina delle messe, la prima del genere mai apparsa in Italia.

 

 

 

IN LIBRERIA

Guida alle messe

Guida alle messe"Guida alle messe" è uno straordinario viaggio, condotto con attenzione e rispetto da un acuto cronista del nostro tempo.

 

In una sorta di contemporanea versione dell'antica usanza del pellegrinaggio, Camillo Langone, critico di professione e nell'animo,

oltre che fervente cattolico, ogni domenica varca la soglia di una chiesa con il taccuino in mano alla ricerca della messa perfetta, scoprendo messe con tamburelli e chitarra elettrica, altre con latino e incenso, altre ancora con preti carismatici e comunitari.

» continua

 

 

 

dimenticavo per il ciccionazzo

 

 

Scrivi al direttore Giuliano Ferrara:

 

ildirettore@ilfoglio.it

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Grazie, Isher!

 

 

@wintage

 

Alla mail personale di Camillino non mando nulla. Uno che prevede gli si possano inviare mail solo "per brevi elogi e inviti a manifestazioni" credo cestinerebbe una mail critica appena letta la prima riga. :sisi:

L'email a Ferrara invece ci sta.

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Loup-garou,

 

se posso darti un consiglio: io eliminerei l'inciso sul celebroleso;

la frase è più forte se lo elimini e metti un punto dopo dubbio

 

Il suo articolo, d’altra parte, mi ha tolto ogni dubbio: lei è un povero cerebroleso, in senso stretto e lato.

 

E poi alla fine: sono d'accordo SU un punto, non IN un punto.

 

Ma se hai già spedito, non starci a pensare più; è davvero un bellissimo pezzo, come del resto quello di Sebastian

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Per ora l'ho spedito solamente ai due blog che mi ha consigliato Hunter. Alla redazione faccio domani.

Quindi sono ancora in tempo per delle modifiche. Grazie per i consigli, provvedo a correggere.

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Ho letto il simpatico articoletto, al di là del fatto che ho una mente molto larga, e che quindi non coglie le sottigliezze, mi pare di aver intravisto un mucchio di lettere che nel loro insieme indicavano un unica direzione: la stronzata.

Al di là del fatto che trasuda di una xenofobia e razzismo assurde questo articolo è al limite del grottesco dunque sto seriamente pensando al fatto che in realtà, l'italia, sia un grande fumetto satirico dell'umanità scritto da Dio in persona; questo spiegherebbe perchè esistono chirurghi con nome bisturi, oppure onorevoli con nome Bocchino - e non è la Mara -. Questo articolo mi ha particolarmente stupito, perchè trasuda di un sentimento che noto nella maggior parte dei pirla che si sciaccquano la bocca con la cultura, ovvero il credere che la cultura, e il sapere qualche nozione, sia un modo per rendere valide le proprie stronzate.

Lui, durante l'articolo, continuava ad affermare che non voleva pronunziare la parola gay perchè era un uomo di stile, sofisticato e italiano, però, per affermare ciò ha preso il vestito, ovvero le marche di ciò che indossava, dunque implicitamente ha fatto notare che in italia c'è uno spirito formalista, ovvero che bada solamente all'aspetto esteriore e non al contenuto. L'italiano dunque basa la sua essenza sull'esteriore, dunque un italiano è tale non perchè si sente tale, ma perchè ha determinate caratteristiche esteriori che gli garantiscono di esserlo: per questa ragione pezzi di merda circolano vestiti con abiti molto costosi e sofisticati, e teste falloidi come loro possono dire qualcosa considerandola un diamante, ma quella cosa non è un diamante, è uno zircone, ha una durezza molto inferiore ed è uno scarto.

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A me questo articolo fa venire in mente una scena del film "Saturno Contro" quando il gruppo di amici di Argentero è al suo capezzale perchè ricoverato in coma in ospedale.

 

Arrivata la nuova moglie del padre di Argentero, Lunetta Savino, si trova circondata in sala d'aspetto da diversi omosessuali e, non sapendo come rompere il ghiaccio, inizia a parlare del più e del meno.

 

Curiosa, si avvicina ad un uomo e domanda incredula "Anche lei è gay?!" e questo personaggio le risponde "No, io sono frocio! Gay si usa ora, mentre io faccio parte della vecchia generazione!".

 

Mitico!  ;)

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Non so se sapete che l'uso dei superlativi era tipico del Fascismo. «fascistissimo» è un esempio. Spulciando,

si troverà attestato sicuramente anche «italianissimo». I titoli li dà il giornale, non l'autore (sebbene in questo caso ci sia una

tale corrispondenza tra titolo e pezzo che non saprei dire chi ha appposto il titolo). Seconda cosa: frocio è un insulto,

è usato come un'ingiuria. Il Foglio pubblica la difesa di un insulto: sta in questo l'estrema gravità della cosa.

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La gravità della cosa sta nella mistificazione della condizione del gay e nel per niente velato tentativo di indurre i virtuosi etero-allevatori-di-bambini-che-si-sacrificano-per-il-bene-dell'umanità ad odiare i "froci" "privilegiati".

 

Così "gay" sarebbe secondo quel verme di giornalista il termine che ci siamo dati perché senza il peso di marmocchi da mantenere ce la spassiamo alla grande fra feste, vacanze, lussi e piaceri vari mentre le persone perbene(=etero) si sbattono da mattina a sera per mantenere i bambini di cui la patria ha naturalmente bisogno... Degno coronamento dello slogan usato dai neofascisti di Forza Nuova nei loro manifesti: "L'Italia ha bisogno di figli, non di omosessuali"... tanto meno di omosessuali ricchi, privilegiati e sfruttatori pervertiti delle risorse della nazione (stessi identici argomenti usati per fomentare l'odio antisemita dai nazisti)

 

Questa mistificazione è tanto più rivoltante considerando la vera origine del termine "gay": una persona che rifiuta di continuare come in passato a nascondersi in silenzio, a subire le angherie della società fra auto-deprecazione e auto-commiserazione, a ridurre tutta la propria vita affettiva al sesso anonimo occasionale con la costante paura della persecuzione, e quindi a restare sempre solo e depresso. Il gay "felice" è in contrapposizione a questa figura di omosessuale miserabile che era universale prima di stonewall.

Altro che privilegi, feste e vacanze.

Ci sarebbe da vomitare, se ne valesse la pena per un articolo del Foglio.

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Sì, certo, la gravità sta in tutto il contenuto dell'articolo, e sono d'accordo con tutto ciò che dici. Pensavo

che questo articolo è comparso in contemporanea al rigurgito di omofobia violenta che si è prodotto in questi

giorni a Roma, poi a Firenze, al fatto che a Roma sono comparsi i cartelli «I froci al Colosseo ma con i leoni»,

e Ferrara pubblica un pezzo del genere. E' un attacco fortissimo ai gay, per la mistificazione che tu dici, per

la legittimazione dell'ingiuria, per tutto il contenuto del pezzo, che costituisce il corrispettivo giornalistico

degli eventi e degli attacchi di questi giorni.

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Per me una soluzione potrebbe essere che gli omosessuali stessi si "appropriassero" di certi termini. Solo così si svuoterebbero dei significati dispregiativi, e certi articoli perderebbero ogni ragione di esistere ;)

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Appena ho iniziato a leggere l'articolo ho pensato che fosse una cosa ironica, perché è veramente difficile credere che un signore che abbia quel minimo di sale in zucca necessario per imparare a leggere e a scrivere (sebbene solo ed esclusivamente in italiano e in maniera neanche troppo brillante) possa pensare tutte quelle baggianate credendoci veramente.

Secondo me più che osteggiarlo bisognerebbe compatirlo, e se poi proprio vi va di leggere altri articoli suoi (come questo) ringraziarlo come si ringraziano gli autori di nonciclopedia per le loro perle di comicità o gli amici ubriachi per le risate che ci regalano le loro farneticazioni.

Perché non mandiamo al suo indirizzo e-mail un "breve elogio" per ringraziarlo o un invito a una qualche manifestazione il cui gettone presenza consista in un bel clistere di azoto liquido?

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Per me una soluzione potrebbe essere che gli omosessuali stessi si "appropriassero" di certi termini. Solo così si svuoterebbero dei significati dispregiativi, e certi articoli perderebbero ogni ragione di esistere ;)

 

Ma in un certo senso non è già così? Proprio nel caso specifico di "frocio", mi pare che fra gay sia utilizzato in modo ironico, se non addirittura con una vena di confidenzialità che smonta completamente l'offesa, no?

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Sì, ma io intendo usarlo in modo più ampio, non solo tra amici. Tipo io lo faccio, ma se sono in pubblico o con gente che non conosco bene evito. Poi ci sono anche gay a cui non piace in nessun contesto (c'è un topic in Spunti al proposito).

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