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L'odio all'interno della comunità LGBT


Frattaglia

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Prendo spunto da un po' di topic vari e da una chiacchierata che ho fatto ieri sera con un paio di amici ftm.

 

 

Noto che all'interno della comunità LGBT ci sono sempre un sacco di odi incrociati tra le diverse categorie, odi dati spesso dalla chiusura mentale o come reazione alla omo/bi/transfobia riscontrata nell'altra categoria.

Mi spiego:

 

 

Gli omosessuali schifano i bisessuali, giudicandoli (spesso non a torto, a dire il vero) dei repressi o degli inaffidabili

I gay odiano le trans MtF perchè gli sembrano delle esibizioniste che non riescono ad accettarsi come gay

Le lesbiche diffidano i trans FtM perchè pensano che sono solo donne che non riescono ad accettarsi come lesbiche

Gli FtM odiano le lesbiche, perchè si sentono ghettizzati e non compresi dalla categoria da cui spesso provengono, oltre al fatto che a volte capita che le coppie ftm/lesbica scoppino durante la transizione

Idem per le MtF, in passato magari appartenevano alla comunità gay ma non si sentivano rappresentate e magari venivano anche ghettizzate come gay troppo effeminati

C'è una diffidenza generalizzata trasversale a tutte le categorie verso i trans omosessuali

I gay maschili odiano gli effeminati

Alle lesbiche femminili non piacciono le camioniste

 

E penso che si potrebbe continuare con odi o diffidenze incrociate ancora a lungo.

 

 

Pensate che tutto questo si potrebbe risolvere con un po' di elasticità mentale e comprensione reciproca?

Se invece di LGBT iniziassimo a usare il termine queer pensate che potrebbe essere d'aiuto per superare le diffidenze reciproche?

 

 

Non è assolutamente mia intenzione creare flame o altro, stavo solo riflettendo sulla storia di un ragazzo che conosco che prima frequentava molto la comunità lesbica ma poi, quando ha fatto coming out come FtM, si è ritrovato con tutte le ragazze contro sentendosi dire un mucchio di cose cattive, e da allora, di rimando, odia profondamente le lesbiche.

E' così difficile tentare di accettare o capire il diverso da noi?  :sisi:

 

 

p.s. non sono retorico, ho veramente intenzione ad aprire una discussione sull'argomento, possibilmente sperando di evitare flame

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mi piace l'argomento.

Ho notato anch'io un sacco di pregiudizi verso i trans, sai? mi dà fastidio che a volte i trans siano derisi. Sono persone anche loro.

Talvolta mi sembrano addirittura più aperti e comprensivi gli etero. :sisi:

Più di odio io parlerei di pregiudizi. :ok:

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Secondo me dipende dai casi e dalle persone. Non si può generalizzare in questo modo ma soprattutto mi sembra esagerto parlare di odio.

Trovo questa riflessione un pò infondata...

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Beh se mi posso permettere anch'io da fuori ho notato queste cose, e ci stavo giusto riflettendo anch'io

 

non saprei ad ogni modo perchè questi atteggiamenti, ma posso ipotizzare che coloro che sono chiaramente omosessuali hanno adesso una forte, e giusta, volontà di sfatare un certo tipo di pregiudizi e uscire finalmente allo scoperto

il che comporta facilmente delle posizioni "estreme" che tendono tra le altre cose a voler estremizzare tutto ciò che sta in mezzo ai due opposti, una tendenza generalmente critica e polemica, come dire, una forma di illuminismo...

 

seguirò con interesse gli sviluppi della discussione

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A me non piace il termine queer. Lo trovo un ricettacolo per tutte quelle persone che per problemi loro non sono in grado di definirsi tra una delle opzioni LGBT. E non credo, comunque, che se tutti si definissero queer cambierebbe qualcosa.

 

La gente ha difficolta' a capire che LGBT e' una comunita' e a sentirsene parte. Probabilmente perche' sono persone che hanno in comune solo un orientamento o una identita' sessuale "diversa dalla norma" e per il resto non si pigliano in niente (estrazione sociale, posizione politica, stile personale, hobby?...). Non mi capacito di questa mancanza di spirito di gruppo - paradossalmente qualsiasi gruppo di tifosi di una determinata squadra ha piu' unita' di una comunita' LGBT - e devo dire che pure li' c'e' la stessa varieta' in quanto a estrazione sociale, posizione politica, etc etc etc.

 

Non so che genere di discriminazione incontrano i trans da parte dei gay perche' io personalmente ragiono in base al fatto che una persona e' del sesso di cui si sente e non di quello con cui e' nata, il caso ha voluto che le due cose per me coincidessero ma per altre persone no. L'unica cosa che ho sentito era che nel gruppo lesbico che modero voleva entrare una MtF e si temeva che le utenti del gruppo si sentissero di non avere un background in comune con la ragazza in questione - ovvero, non avrebbero potuto discutere di cose come "le aspettative che hanno i genitori/la societa' su una bambina e poi una ragazza" perche' quella ragazza in eta' infantile/adolescenziale era un maschio e quindi era stata sottoposta a pressioni e aspettative diverse.

Ma questo e' l'unico esempio, molto specifico tra l'altro vista anche la natura del gruppo, di una possibile discriminazione. [Al gruppo e' poi venuta una volta una ragazza trans, non so se fosse la stessa che avevano "annunciato" ma se non mi avesse detto che era trans io neanche l'avrei capito, quindi direi che non aveva nulla da temere!]

 

Per il resto riguardo al caro vecchio "can't we all just get aloooooong?" [un concetto che mi infastidisce un po', lo trovo utopistico e francamente un po' infantile sperare che tutti siano comprensivi verso tutti... il mondo non gira cosi'] quando dici "e' difficile cercare di capire?" il fatto e' che io cerco di capire, e quando la cosa supera il mio comprendonio allora ecco li' che si forma una categoria che non mi piace. Il motivo per cui non ho problema con i trans o le trans e' che mi e' chiaro quello che sentono, anche se non e' un'esperienza che ho avuto personalmente e' comunque lineare abbastanza che io possa capirla e comprenderla. Al contrario invece con alcune persone bisessuali non riesco a capirle perche' spesso trovo che le loro teorie siano campate per aria e facilmente smontabili. O nel caso delle camioniste non riesco a capire (indi e' al di la' della mia comprensione) come una persona che sembra a tutti gli effetti un uomo d'aspetto, possa "sentirsi donna". Il mio cervello non ci arriva.

Secondo me l'ostilita' verso l'una o l'altra categoria dipende solo da questo. Lo sforzo di capire probabilmente c'e' in tutti i casi, ma non sempre allo sforzo segue un risultato positivo.

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Ma infatti Sweet tu mi sembri una che ragiona e ha una certa apertura mentale (però riguardo all'esistenza dei/delle bisessuali non siamo molto d'accordo, anche se come ho già detto qui e altrove trovo che troppa gente si barrichi senza motivo dietro l'etichetta bisex).

E Akira, ovviamente, questi pregiudizi e diffidenze dipendono da persona a persona. Meno uno conosce degli altri e meno possibilità ha di capirli.

Questi odi e separazioni poi anni fa erano molto più potenti di adesso, adesso è molto più facile entrare in contatto con il diverso, complice internet, complice la grossa partecipazione ai Pride, complici forse anche le aperture dei governi europei riguardo alle tematiche LGBT.

 

E posso dare ragione pure a ben, effettivamente si ragiona molto a compartimenti stagni, e l'ho notato proprio dal fatto che la comunità ftm è molto unita, si conoscono tutti e si finisce spesso per frequentarsi molto e per uscire tutti in gruppo (però questa cosa dell'essere uniti ha anche diversi pro).

 

Secondo me internet ci ha aiutato molto proprio a combattere questi pregiudizi vicendevoli, per quanto questi pregiudizi e diffidenze esistano ancora tutt'ora.

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Secondo me è una sorta di "sindrome di Stoccolma".

Io osservo l'ambiente gay, perchè è il mio e noto che:

 

Esistono dei gay che odiano le lesbiche,

perchè esse non sarebbero discriminate quanto loro.

Invece di prendersela con la violenza omofoba,

preferiscono "cambiare obiettivo".

 

Ci sono anche dei gay che odiano i/le trans

perchè sono le responsabili della famosa "carnevalata"

e con la loro presenza rendono i Gay Pride

dannosi per la nostra immagine.

 

E' evidente che questo disprezzo,

serve per giustificare l'omofobia.

La classica "omofobia interiorizzata"

 

Come a dire: "L'omofobia non è un problema,

il vero problema siamo noi"

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Per me il problema sta nel riconoscersi in un'unica comunità,

infondo se ci pensate due omosessuali in una società perfetta utopistica avrebbero in comune poco più che due biondi, se non fosse per la reciproca attrazione.

Un gay e una lesbica neanche quello.

E un transessuale, che in fin dei conti è generalmente un etero ma nato nel corpo sbagliato che ha a spartire con gli omosessuali?

 

Ciò che crea i presupposti per l'esistenza di una unica comunità Gay & Lesbica & Bisex & Transex, è la comune battaglia contro la discriminazione da parte della società. Ma in genere per parlare di comunità c'è bisogno di qualcosa di più: valori, passato trascorso, cultura, religione, ideologia, filosofia di vita, obiettivi, etc. etc.

 

In altri paesi sono riusciti a costruire una base comune per tutti, fondata sugli obiettivi comuni, ma arricchita da cultura e ideologia.

Ma l'italia è il paese della Padania e del PD. Dove nulla insomma è più difficile che creare un'identità comune.

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Oldboy, ma a che "cultura comune" ti riferisci?

E' semplicemente una battaglia politica.

Neanche i metalmeccanici hanno una "cultura comune",

semplicemente - quando devo discutere il contratto -

si uniscono in uno o più sindacati per ottenere migliori condizioni.

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ma i metal meccanici non hanno la pretesa di definirsi comunità, e neanche si creano il problema di capire perchè tra di loro ci sono "odi incrociati tra le diverse categorie". Ma soprattutto condividono obiettivi e mezzi per raggiungerli.

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Oldboy, ma a che "cultura comune" ti riferisci?

 

La "cultura" è qualche cosa di intagibile che racchiude in sè i valori e le credenze principali di una comunità (ad esempio i valori della diversità o del successo, tanto per dirne qualcuno). Si tratta di una sorta di "sentire comune", se preferite.

Spesso tale insieme di conoscenze intangibili si traducono nella creazione di artefatti che simboleggiano e rispecchiano la cultura stessa. La creazione di una bandiera ad esempio. Le arti in genere sono uno strumento perfetto per veicolare la cultura tramite artefatti (la produzione di film, libri, opere teatrali, saggi, opere audio-visive).

Oltre a ciò vanno considerati gli spazi, i luoghi di aggregazione. Essi fanno parte integrante della "cultura materiale".

 

La comunità glbt, al pari di qualsiasi altra comunità geograficamente o socialmente situata, presenta tutte queste caratteristiche.

 

Per completare il mio intervento posso aggiungere che, al di là di "antipatie ed odii reciproci di gruppi di singoli", i gay condividono gli stessi luoghi di aggregazione delle lesbiche, così come quelli dei/delle trans. Inoltre condividono una Storia (quella con la S maiuscola) fatta di conquiste e sviluppi del movimento. Condividono il significato di molte opere.

Le lesbiche "sentono" e "pensano" come i gay riguardo ad alcune cose. Agiscono come i gay di fronte a determinati comportamenti. Così come i bisessuali. O le/i trans.

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La comunità glbt, al pari di qualsiasi altra comunità geograficamente o socialmente situata, presenta tutte queste caratteristiche.

 

Il problema però forse è che molte persone però non vedono la comunità LGBT come tale, e non conoscono la cultura (o sottocultura) LGBT.

Quanti sono i 16enni LGBT che conosco il Rocky Horror Picture Show? E quelli che sapevano chi erano Sylvia Rivera o Harvey Milk (almeno prima dell'uscita del film)?

:sisi:

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Il problema della "riproduzione culturale" è molto interessante.

E' responsabilità delle generazioni più adulte tramandare a quelle più giovani gli insegnamenti su valori e credenze. E' ciò che avviene all'interno della "famiglia" da secoli a questa parte.

Essendo molto improbabile che i valori glbt vengano tramandati all'interno della famiglia (a meno che non sia una rainbow family  :sisi:), tale compito deve essere assolto dalla comunità in senso più ampio, attraverso momenti di aggregazione.

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Prima di tutto viene la coscienza collettiva.

 

Se fosse vero ciò che ipotizza Almadel il problema

fondamentale sarebbe che io proietto sugli altri gay

le note ostilità che ho interiorizzato.

 

Non ci può essere un noi senza empatia, non ci può

essere un noi se divido il mondo LGBT in me e gli altri

diversi da me.

 

Se in questo modo ho storicamente costruito la mia

identità -attraverso diversificazioni progressive dagli altri

gay-il risultato sarà che esalto le diversità e sottovaluto

le somiglianze.

 

Più sono insicuro più cercherò di rafforzare il mio io

proiettando l'ostilità sugli altri-diversi-da me.

 

Ed in effetti più mi diversifico, dagli altri gay, per costruire

la mia identità, più potenzialmente sarò assimilazionista

( nel senso che vorrò assomigliare agli etero )

 

La cultura queer indubbiamente fu un tentativo in un

periodo veramente brutto - quando di AIDS si moriva

a grappoli nelle comunità gay -di fornire una

risposta culturale a un bisogno di unità.

 

I fobici delle Etichette poi  l'hanno amata. :sisi::ok:

 

Oggi mi pare che la  tendenza sia più

individualistica...

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Anch'io penso che la mancanza di una cultura comune sia un enorme handicap, oltre che una cosa intollerabile, che

di fatto tiene separati omosessuali trans e bisessuali servendo benissimo ai fini di un mondo omofobo.

 

Per me la scoperta dell'esistenza di una cultura omosessuale ha coinciso con la costruzione di me come omosessuale

anche per la semplice spinta esercitata dal fatto che sapere che c'era un mondo di persone più avanti di me (e dietro

le mie spalle, nel tempo) e sapere che esisteva anche una storia omosessuale mi ha dato forza, mi ha fatto

sentire necessitato ad andare più avanti io e a legarmi di più a questa storia.

 

Non parlerò di odio, in questo post, né di rivalità, perché le rivalità o i protagonismi in ordine alla bellezza o

al successo personale mi sembrano abbastanza idioti; se sono in ordine al cervello e alla cultura, scatta in me il desiderio

di "mettermi a scuola" di queste persone, e ricevere da esse; se poi sento "estranee" le persone,

perché troppo remote da me, non sento nulla, meno che mai odio. In genere odio chi mi ha fatto del male, per

davvero, con atti ben precisi: è una cosa troppo diversa rispetto a un sentimento puro e semplice di appartenenza

che giri al rancido.

Se infine l'odio o l'ostilità nascono dal sentirsi "più" discriminati, siamo ancora nell'infantilismo, e anche in una

condizione che si potrebbe superare facilmente con un minimo di riflessione e di intelligenza.

 

La mia versione dell'"odio" è l'antipatia o meglio il risentimento verso quei gay che giudico avere responsabilità

negative verso il movimento glbt di diritti civili e costituzionali: è una profonda avversione, una rabbia, un non capirli anche,

ma siamo sul piano della contrapposizione politica.

 

In tutte le minoranze esiste l'odio di sé, a cominciare dagli ebrei. Tuttavia provare l'odio di sé e proiettarlo su altri,

e non prenderne coscienza per eliminarlo o decantarlo, è una cosa

che non giustifico in una persona che sia minimamente colta e al corrente di queste cose; se non ne è al corrente, allora

siamo allo sbando.

 

Esiste anche una specificità dell'essere gay e lesbica e bisessuale e trans nelle varie forme possibili. Il concetto di comunità

va bene per definire una cosa molto più bella e forte che è il sentimento di appartenenza; non gli dò però una valenza

conventicola/religiosa che sarebbe del tutto estranea alla mia cultura: ma tanto, a questo livello, non è

qualcosa di realizzato, quindi è inutile parlarne: lo dico soltanto per rilevare che esistono identità e differenze e quindi è

ovvio e in parte anche legittimo che esistano tensioni anche negative o di rifiuto: solo vanno dominate, trasformate in parola, dette,

il che porterebbe al superamento del tipo di atteggiamenti di cui parla Frattaglia.

 

Poi c'è il problema del contesto: esistono contesti più o meno propizi, o del tutto inefficaci, al far sorgere un sentimento di

appartenenza, un senso comunitario: ma dove si ritrovano insieme gay lesbiche e trans? e si ritrovano? e per far cosa?

Non abbiamo una "Fabbrica" o una "Scuola" dove lavorare insieme (e farlo nel tempo, non solo a 20 o 30 anni): di fatto,

per ognuno la "comunità" glbt si riduce al gruppo di amici che si frequenta, eventualmente a un'Associazione, e per il resto

non è salvo eccezioni molto più di una una sigla.

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Molto interessante il tuo post Isher.

Penso di poter rispondere ad un tuo interrogativo però:

 

 

Poi c'è il problema del contesto: esistono contesti più o meno propizi, o del tutto inefficaci, al far sorgere un sentimento di

appartenenza, un senso comunitario: ma dove si ritrovano insieme gay lesbiche e trans? e si ritrovano?

 

Ad esempio in questo forum.

 

e per far cosa?

 

Per confrontarsi e accrescere la propria cultura e, perchè no, anche il proprio senso di appartenenza alla comunità gay.

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personalmente la cosa non mi tocca. Adoro le lesbiche così come posso adorare i/le trans, i gay effemminati, maschili, le lelle camioniste e via dicendo.

Ma perchè sinceramente se conosci una persona conosci UNA PERSONA, non l'intera categoria ^__^

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  • 2 months later...

Molto interessante il tuo post Isher.

Penso di poter rispondere ad un tuo interrogativo però:

 

 

Poi c'è il problema del contesto: esistono contesti più o meno propizi, o del tutto inefficaci, al far sorgere un sentimento di

appartenenza, un senso comunitario: ma dove si ritrovano insieme gay lesbiche e trans? e si ritrovano?

 

Ad esempio in questo forum.

 

e per far cosa?

 

Per confrontarsi e accrescere la propria cultura e, perchè no, anche il proprio senso di appartenenza alla comunità gay.

 

Hunter, mi era finora sfuggita la tua risposta. Naturalmente sono completamente d'accordo con te.

Circa la tua ultima risposta (accrescere la propria cultura) dico anch'io la stessa cosa all'inizio del mio post,

e circa la seconda (accrescere il sentimento di appartenenza alla comunità gay) è implicito, credo, in quel

che dico, ed espicito in quello che ho detto in molte altre occasioni. Circa l'esempio del Forum poi...beh, sono

anch'io qui, ormai da anni, e quindi la penso come te!  :rotfl:

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Per me la scoperta dell'esistenza di una cultura omosessuale ha coinciso con la costruzione di me come omosessuale

anche per la semplice spinta esercitata dal fatto che sapere che c'era un mondo di persone più avanti di me (e dietro

le mie spalle, nel tempo) e sapere che esisteva anche una storia omosessuale mi ha dato forza, mi ha fatto

sentire necessitato ad andare più avanti io e a legarmi di più a questa storia.

 

E' quello che è successo anche a me! Più conosco questo mondo, più scopro delle cose che mi appartegono, che mi piacciono e che prima non avrei mai immaginato potessero esistere! Anch'io penso, quindi, che il contesto sia importante nella formazione di una persona, anche dal punto di vista dell'identità sessuale!!

 

Non riesco, però a capire come si possa fare ad odiarsi nell'ambito di quella che dovrebbe esere un'unica e unita comunità (quella LGBT)!

Se io lesbica odio un MtF non sono diversa da un eterosessuale che odia un gay!!

No, non ci arrivo!! Al massimo potrei dire che non farei mai delle cose che fanno appartenenti ad altre categorie nella comunità LGBT diverse da quella lesbica, perchè io sono io, sono come sono, ho il mio carattere, il mio orientamento sessuale, ecc., ma non riesco a condannare chi si comporti diversamente da me o sia diverso da me!!

Tutto questo se parliamo di persone convinte e che non si nascondono dietro ad un dito, come chi ignora i propri istinti ed i propri sentimenti, come potrebbe essere un gay che non si accetta o un bisessuale che, in realtà, è omosessuale e basta ed è convinto che definendosi bisex possa avere meno problemi!!

Io non so nemmeno se i bisex "esistano", perchè sono omosessuale! MA NON LO SO, punto!!! Lo saprà chi lo è sul serio e mi argomenta o riesce a convincermi riguardo le sue tesi!! Ma non riesco a giudicare!!

 

Infatti le parole di HeLoves sono sacrosante:

 

personalmente la cosa non mi tocca. Adoro le lesbiche così come posso adorare i/le trans, i gay effemminati, maschili, le lelle camioniste e via dicendo.

Ma perchè sinceramente se conosci una persona conosci UNA PERSONA, non l'intera categoria ^__^

 

Come si fa ad avere dei pregiudizi quando ognuno di noi ne è vittima costantemente??!!

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Non riesco, però a capire come si possa fare ad odiarsi nell'ambito di quella che dovrebbe esere

un'unica e unita comunità (quella LGBT)! [...]No, non ci arrivo!!

 

 

E' l'odium sui, l'«odio di sé», tipico e caratteristico delle minoranze. Da sé viene traslato su altri.

Tutte le persone omosessuali (o nere o ebree) che odiano altri appartenenti allo stesso insieme

prima di tutti odiano se stesse.

 

 

E' quello che è successo anche a me!

 

Bellissimo questo comune incontro tra due generazioni diverse: apparteniamo alla stessa «storia»!  :rotfl:

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Isher, penso sia inevitabile sentirsi parte attiva di una categoria se.....come dire.....quella categoria in cui scopri di identificarti ti fa sentire sollevato/a, non ti fa sentire solo/a e se riesci a capire che puoi trovare persone pronte a combattere contro le discriminazioni e ad amare come tu ami!!! Se non avessi capito che di gente come me ce n'è a bizzeffe (e vai!!! :rotfl:) e che tra queste persone ce ne sono tante con gli attributi......per forza prendi coraggio e ti "sbottoni" sempre di più e più facilmente!!!

 

E sono anche convinta del fatto che se avessi "scoperto" prima tutto questo mondo....non mi sarei preclusa per così tanto tempo la possibilità di essere me stessa e ora sarei molto più avanti del punto in cui mi trovo: all'inizio!!!

 

Per quel che riguarda l'odio di sè......strano!: io odio me stessa, ma non riesco ad odiare gli altri!! E' possibile, sono un'eccezione alla regola o sono....malata??!!!  :rotfl:

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No: sei solo...a metà strada.  :rotfl:

L'arrivo, per te, sarà sicuramente sbarazzarti di questo residuo odio per te stessa e, se sono buon psicologo,

accadrà pure presto!

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personalmente la cosa non mi tocca. Adoro le lesbiche così come posso adorare i/le trans, i gay effemminati, maschili, le lelle camioniste e via dicendo.

Ma perchè sinceramente se conosci una persona conosci UNA PERSONA, non l'intera categoria ^__^

 

Quoto...condivido quello che scrivi.

Io ho sempre pensato che dovessimo essere/sentirci come una grande famiglia. Forse è una cosa stupida....bhò! di sicuro utopistica.

Perchè "scannarci" tra di noi, non esistono già abbastanza problemi con il "mondo etereosessuale".

Comunque...... mi  piace restare nel mio utopico pensiero.

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Si ma a leggere certi commenti pare che il mondo etero sia tutto peace&love, quando non è assolutamente così; anche per loro non esiste una cultura universale e condivisa:  i fascisti odiano i comunisti e viceversa, i laziali odiano i romanisti e viceversa, i milanisti odiano gli juventini e viceversa,  i pariolini odiano i punk e viceversa...con esempi del genere potremmo fare domani...

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Però Ben81, le "ostilità" che elenchi te non so prerogativa del mondo etero. Laziali e romanisti si odiano indifferentemente dal loro orientamente sessuale, così come pariolini e punk, ecc.

Se si parla di gay che mal sopportano le lesbiche, è un problema solo ed unicamente interno alla comunità LGBT.

 

È pensando a questo che ho elaborato un'ipotesi: e se questi "odi" in realtà derivino da una volontà di crearsi un "mondo parallelo" omosessuale? Visto che nella vita di tutti i giorni fascisti e comunisti si scannano, truzzi ed emo si odiano... forse inconsciamente non si vuole una comunità LGBT unita e serena. Mi spiego meglio (o almeno ci provo).

Non sarà che forse abbiamo la tendenza a creare questa sorta di micromondo gay, dove le differenze che nella vita di tutti i giorni posso contrapporre le persone indipendentemente dal loro orientamento o dalla loro identità (differenze politiche, calcistiche, stilistiche, ecc) vengono riflesse in quelle ostilità "gay vs lesbiche", "maschili vs. effeminati", "lesbiche contro FtM" ecc.? Magari come ulteriore presa di distanza (quasi ghettizzazione?) dal mondo etero, come a dire: in uno scontro fascisti vs comunisti possono finirci tutti, ma in uno "gay vs lesbiche" possiamo finirci solo noi?

 

Perdonate se ne dico di grosse, è che gli argomenti sociologici non fanno proprio per me. Solo che ogni tanto mi vengono in mente delle cose e le dico. ^^°

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Quint, secondo me il tuo ragionamento

ha un presupposto falsato.

Presupponi che siano le contrapposizioni a creare l'ambiente,

invece che l'ambiente a creare le contrapposizioni.

 

Come se le tifoserie si odiassero

allo scopo di ghettizzare il mondo del calcio.

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Partendo dal presupposto che il post iniziale fa diversi esempi ma che non credo che questi siano così categorici e validi per tutti, dico che secondo me il problema non è da ricondurre alla comunità LGBT ma alle persone.

Il fatto che il mio orientamento sessuale faccia parte di una minoranza che riceve un sacco di pregiudizi mi fa evitare di avere a mia volte pregiudizi verso altre persone LGBT, però se si sviluppa comunque un'antipatia nei confronti di, che so, una lesbica molto maschile, non si può ricondurre a "odio interno alla comunità LGBT! emergenza! anticameratismo" perchè il solo fatto di aver in comune con qualcuno l'orientamento sessuale non basta per far andare tutti d'accordo ed essere tutti amici amorevoli. Una "camionista" mi può stare sulle palle come mi stanno sulle palle Emilio Fede o Miley Cyrus: è la persona, non l'orientamento che rappresenta... Almeno nel mio caso!

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