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Rigassificatore Offshore? No, grazie!


Michele1982

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Michele1982

Allora, probabilmente nessuno (o quasi) sarà a conoscenza di questo fatto.

 

Per farla breve (vi segnalerò un sito che sicuramente potrà essere più esaustivo di quanto posso esserlo io), il comune di Livorno e di Pisa, si sono messi daccordo per costrurire un terminale rigassificatore, costituito da una nave ancorata davanti alla costa tra Pisa e Livorno.

Dal terminale partirebbe un gasdotto.

 

Cos’è il terminal ed il GNL?

E' una gigantesca nave gasiera alta 12 piani e lunga come 3 campi di calcio, ancorata a 12 miglia davanti alla costa tra Pisa e Livorno, vicino alle secche della Meloria e usata per immagazzinare GNL, gas naturale liquefatto, raffreddato a -160 gradi (il volume viene così ridotto di 600 volte).

 

Il rischio di incidenti gravissimi

- Molti sono gli studi che evidenziano i gravi pericoli.

- Secondo uno studio voluto nel 2003 della città di Oxnard in California (150mila abitanti), nel caso del peggiore incidente, una nube di gas incendiario si spingerebbe fino 30 miglia (55 chilometri) distruggendo tutto nel suo cammino e causando fino a 70.000 morti.

- Secondo un altro studio preparato per il Pentagono l'energia contenuta in una gasiera di media grandezza è equivalente a quella di 55 bombe di Hiroshima prive di radiazioni.

- Al momento in tutto il mondo non sono stati realizzati né sperimentati impianti di rigassificazione del tipo che si vorrebbe costruire a largo della costa livornese e pisana, utilizzanti cioè una nave come terminale galleggiante, in quanto questi impianti sono ritenuti particolarmente inaffidabili e pericolosi. Il rigassificatore di Livorno sarebbe il primo realizzato al mondo e saremmo noi a pagarne le conseguenze.

 

Il pericolo del terrorismo e la presenza di Camp Darby

L’impianto sarebbe tra gli obiettivi più attraenti per i terroristi. Un incidente o attacco potrebbe dare luogo ad un catastrofico effetto domino per la presenza della vicina base di Camp Darby, degli impianti petroliferi e di quelli (già esistenti) di gas di petrolio liquefatto.

 

I danni economici e ambientali

- L'interdizione alla navigazione intorno al terminal e alle gasiere danneggerebbe il porto.

- L'impianto produrrebbe sversamenti in mare e forti emissioni di metano a alto effetto serra.

- L’acqua marina raffreddata e clorata dall’impianto, causerebbe gravi danni per la pesca.

 

Vi invito (anche se non siete toscani, anche se non ve ne frega niente), a tentare di spargere la voce il più possibile (ogni mezzo è buono), perchè probabilmente il danno più grosso che ci è stato fatto, è che tutto questo "ambaradam" è stato tenuto taciuto, o comunque molto sminuito sia dalla stampa sia da chi di dovere.

 

Per avere maggiori informazioni:

http://www.offshorenograzie.it/

 

E un volantino che riassume bene la situazione:

http://www.offshorenograzie.it/documenti/sintesi_OFF_SHORE_12_05.pdf

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....io sono di brindisi e la mia città si stà battendo da diverso tempo(tutti e 2 gli schieramenti politici) per cercare di non far costruire il rigassificatore da noi....ma a quanto pare...nada de nada.....dovremmo farci sentire come quelli della tav

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Michele1982

Già, temo purtroppo che finirà così anche da noi.

Intanto Venerdì 7 aprile c'è una manifestazione...speriamo smuova qualcosa...

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bisogna anche dire che almeno per quanto riguarda brindisi la cosa:

1 è diretta da una compagnia estera

2 nonostante ci sia stato un referendum con cui si è deciso la nn edificabilità della struttura la si stà facendo lo stesso....e questo perchè?_? perchè ci sn di mezzo cose ben + grosse...

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Vicino al mio paese stanno per costruire una nuova centrale idroelettrica e la gente - ovviamente- si sta opponendo. Io sono uno dei pochi che invece è favorevole! Una nuova centrale vorrebbe dire anche meno dipendenza dal petrolio e quindi, sul lungo termine, risparmio di denaro. Eppure certe cose la gente proprio non le vuole - o non le sa- capire. L'importante è avere il proprio giardinetto e fregarsene di tutto vero?

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dovreste sapere che brindisi è già al primo posto per numero di tumori ai polmoni o comunque legati all'inquinamento...senza contare che abbiamo già diverse industrie di energia già di per se discutibili...

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Michele1982

Fil, capisco il tuo punto di vista...ma perchè utlizzare un metodo come il Rigassificatore Offshore, che MAI è stato sperimentato da altre parti, e che dimostra di essere molto pericoloso...non sarò un espero di energia, ma sicuramente ci sono altri modi per produrre e stoccare gas.

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La solita sindrome "non nel mio cortile"

Basta assumere personale qualificato e competente. E per il rischio terrorismo, sistemi d'allarme e sorveglianza adeguata.

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Michele1982

Si certo...

E per il fattore inquinamento?

L’impianto sarebbe collocato in mare vicino alle secche della Meloria, nel mezzo del santuario dei cetacei.

Non è stata fatta alcuna valutazione degli effetti degli sversamenti dell’impianto in mare; i danni sono certi. (basta pensare che viene usata l'ammoniaca per il raffreddamento)

L’impianto, libererebbe ogni anno, oltre a altri inquinanti, molti milioni di metri cubi di gas metano contribuendo all’effetto serra e all’inquinamento di tutta la zona.

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Problemi che si possono al limite risolvere. Certo che impianti che producono energia biosognerà pure farli da qualche parte, e non è con la politica dello struzzo e dell'ostruzionismo che si risolverà il problema dell'energia.

Hai presente i presunti pericoli della TAV perchè c'era amianto sotto la montagna?

Beh, sembra che tutto quell'amianto non ci sia.

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ecco un bel pò di notizie da cui prendere spunto:

RIGASSIFICATORE

 

Progetto di British Gas Italia S.p.A. (ora Brindisi LNG S.p.A) di realizzazione di un terminale di rigassificazione di GNL e di opere connesse nel porto di Brindisi in località "Capo Bianco", progetto ritenuto gravemente lesivo delle possibilità di sviluppo del territorio e straordinariamente rischioso in quanto relativo ad un'area del porto già ad elevato rischio di incidente rilevante per la preesistenza di altri impianti a rischio.

 

 

Con istanza del 9.11.2001, la British Gas Italia S.p.A. (ora Brindisi LNG S.p.A.) ha chiesto al Ministero delle Attività Produttive l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio nell'area "Capo Bianco" del Porto di Brindisi di un terminale di rigassificazione di Gas Naturale Liquefatto (GNL) della capacità di 4 miliardi di metri cubi annui, espandibile fino a 8 miliardi.

 

L'impianto, per la cui realizzazione ed esercizio è necessario procedere a preliminare attività di dragaggio per l'ormeggio e la manovra delle metaniere e alla realizzazione di una colmata di circa 980.000 m3 con avanzamento della linea di costa su una superficie marina complessiva di 140.000 m2 sarebbe composto da :

· un terminale di ricezione, stoccaggio e vaporizzazione di GNL, della capacità di 6 milioni di tonnellate per anno, atto a ricevere il GNL a temperatura di –160,5 °C;

· un nuovo molo dedicato esclusivamente all'attracco di navi metaniere di capacità lorda compresa tra 70.000 e 140.000 metri cubi (la massima attualmente realizzata), delle quali traffico e permanenza condizionerebbero pesantemente il porto;

· due bracci di collegamento al terminale (più uno per il ritorno dei vapori), lunghi circa 1 km;

· un impianto di stoccaggio, costituito da due serbatoi fuori terra di 160.000 m3 ciascuno con previsione di raddoppio;

· impianti di gestione vapori di boil-off, vaporizzazione, erogazione metano ad alta pressione, per la rete nazionale distante circa 5 km, e media pressione per utenze locali;

· impianti accessori: sistema gas combustibile a bassa pressione, sistema acqua di mare per la vaporizzazione, sistema acqua dolce/acqua potabile, stoccaggio e vaporizzazione azoto liquido, sistema torcia, edifici e servizi, stoccaggio e distribuzione gasolio, etc.

 

L'istanza, corredata dal progetto preliminare e da uno studio di impatto ambientale, è stata presentata ai sensi dell'art. 8 L.340 del 24.11.2000, il quale prevede che l'uso o il riutilizzo di siti industriali per la realizzazione di impianti di rigassificazione di GNL è soggetto ad autorizzazione da parte del Ministero delle attività produttive, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, d'intesa con la Regione interessata.

 

L'istruttoria si è svolta nelle conferenze di servizi del 16 gennaio e 15 novembre 2002, nel corso delle quali le amministrazioni interessate hanno rilasciato parere favorevole e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha accordato il nulla osta di propria competenza (ai sensi del citato art. 8, L.340/2000). Il Ministero delle attività produttive ha quindi concesso la richiesta autorizzazione con proprio decreto n. 17032 del 21 gennaio 2003, emanato di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.

 

L'Amministrazione Provinciale di Brindisi ha partecipato alle conferenze di servizi in questione in persona del Presidente allora in carica, il quale ha rilasciato pareri senza preventivo pronunciamento dell'organo rappresentativo della collettività locale preposto alla programmazione (il Consiglio provinciale), e senza istruttoria da parte degli uffici provinciali competenti in materia di tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini.

 

Solo il 5 agosto 2004 il Consiglio Provinciale si è espresso sul progetto con deliberazione n. 32/18 in "atto di indirizzo politico ed amministrativo che attiene alla sfera di programmazione di competenza della Provincia" di "contrarietà alla costruzione ed all'esercizio del terminale di rigassificazione di gas naturale liquefatto da ubicare nel porto di Brindisi".

 

La procedura seguita non appare conforme alla normativa nazionale e comunitaria vigente in tema di valutazione d'impatto ambientale (direttiva 85/337/CEE) e di rischio di incidenti rilevanti (direttiva 96/82/CE), né alle disposizioni nazionali in tema di aree ad elevato rischio di crisi ambientale. Conseguentemente l'Amministrazione Provinciale di Brindisi ha prodotto il 26.1.2005 denuncia alla Commissione Europea per violazione del diritto comunitario da parte della Repubblica italiana, ed il 9 febbraio 2005 relativa istanza di autotutela al Ministro delle Attività Produttive, al Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e al Presidente della Regione Puglia.

 

La realizzazione dell'impianto di rigassificazione in questione genererebbe un impatto ambientale importante sia per le oggettive dimensioni dell'intervento, sia per la sua localizzazione in un'area la cui sensibilità ambientale è stata certificata dalle stesse autorità nazionali (che ne hanno sottoposto l'intera estensione alla speciale disciplina delle aree ad elevato rischio di crisi ambientale e dei siti inquinati da bonificare).

 

Tuttavia, né l'impianto unitariamente considerato, né le singole opere di cui si compone, sono state sottoposte ad una procedura di VIA. E a maggior ragione in un territorio dall'ambiente così provato non può essere sufficiente ad escludere la VIA la semplice avvenuta previsione della colmata in un piano territoriale approvato nel 1975.

 

Anche le disposizioni comunitarie in tema di reti transeuropee dell'energia (artt. 5 e 9, decisione n. 1229/2003/CE), che prevedono rapide procedure di autorizzazione, ribadiscono la necessità dell'integrale rispetto della disciplina comunitaria di tutela dell'ambiente con VIA preventiva alla decisione di esecuzione del progetto.

 

Ai fini della dichiarazione di area ad elevato rischio di crisi ambientale, l'area di Brindisi è stata oggetto, su richiesta del Ministero dell'ambiente, di un approfondito studio da parte dell'ENEA riguardante anche il rischio industriale e l'attuazione della normativa "Seveso", con l'individuazione degli "inviluppi" delle aree di danno potenziale per incendi ed esplosioni e per rilasci tossici a partire dai numerosi impianti classificati secondo la c.d. direttiva "Seveso". Ebbene, la realizzazione del terminale di rigassificazione, impianto a rischio di incidente rilevante, interferisce quanto meno con gli inviluppi degli impianti a rischio della confinante area del petrolchimico, nonché con il costruendo confinante deposito di combustibili della Marina militare italiana ed il molo di Costa Morena. La presenza delle industrie "a rischio" comporta anche notevoli flussi di sostanze pericolose movimentate via strada ferrovia e nave, a loro volta fonti di rischio amplificate nella zona portuale per le interferenze tra flussi di traffico navale non omogenei (passeggeri, merci, prodotti e materie prime per il polo industriale ed energetico) e non dotati di infrastrutture dedicate in via esclusiva.

 

Pertanto, il Piano di risanamento dell'area ad elevato rischio di crisi ambientale di Brindisi (D.P.R. 23 aprile 1998, adottato in conseguenza della dichiarazione del territorio della Provincia di Brindisi "area ad elevato rischio di crisi ambientale") ha individuato una serie di interventi, ivi comprese delocalizzazioni di attività a rischio in altre aree, tutti diretti ad una sostanziale riduzione delle fonti di rischio presenti nell'area.

 

Nonostante tali precise indicazioni, la localizzazione proposta è stata autorizzata e addirittura gli adempimenti in tema di rischio che dovevano essere necessariamente svolti prima della costruzione dell'impianto sono stati sorprendentemente rinviati al momento della sua messa in esercizio, a fonte di rischio già irreversibilmente realizzata e aggiustamenti possibili limitatissimi.

 

Peraltro, l'area portuale di Brindisi è compresa anche nell'ambito della perimetrazione dei siti inquinati di interesse nazionale da bonificare, individuati ai sensi dell'art. 17, d.lgs. 5 febbraio 1997, n. 22 e della legge 9 dicembre 1998, n. 426. Le aree pertinenti sono state delimitate con decreto ministeriale 10 gennaio 2000 e inserite in un apposito "Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale", approvato con decreto ministeriale n. 468 del 18.9.2001.

 

E' macroscopico il contrasto dell'autorizzazione alla realizzazione ed esercizio dell'impianto in questione con le esigenze e le finalità di riduzione dei fattori di complessivo impatto ambientale nell'area a rischio e, in particolare, dei fattori di rischio di incidente rilevante formulate nei provvedimenti sovraordinati e vincolanti del Piano di risanamento e della pianificazione in tema di bonifica di siti di interesse nazionale.

 

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Le più significative azioni poste in essere dall'Amministrazione Provinciale di Brindisi contro un progetto ritenuto gravemente lesivo delle possibilità di sviluppo del territorio e straordinariamente rischioso in quanto relativo ad un'area del porto già ad elevato rischio di incidente rilevante per la preesistenza di altri impianti a rischio:

 

· il 16/7/2004, il Presidente della Provincia Errico, insediatosi nella carica da 20 giorni, ha inviato al Procuratore della Repubblica di Brindisi approfondito rapporto sull'iter amministrativo in corso, rilevando ipotesi penalmente rilevanti nella istruttoria e definizione della pratica sulla scorta di pareri e determinazioni illegittimamente ed incautamente prodotti;

 

· il 5 agosto 2004 il Consiglio Provinciale di Brindisi – senza alcun voto contrario – ha espresso contrarietà alla costruzione e all'esercizio di detto impianto con atto di indirizzo politico ed amministrativo cui i diversi uffici dell'Ente dovranno inderogabilmente attenersi in presenza di eventuali specifiche istanze di autorizzazione connesse;

 

· con ricorso alla Giustizia Amministrativa sono state impugnate le Conferenze di servizi di settembre e dicembre 2004 relative alle opere di caratterizzazione e messa in sicurezza o bonifica delle aree di mare e terra in zona Capo Bianco, prodromiche a qualunque opera di costruzione dell'impianto;

 

· il 30 dicembre 2004 il Servizio Ecologia e Ambiente della Provincia di Brindisi ha diffidato la società italo-inglese promotrice dell'investimento dall'intraprendere qualsiasi attività di indagine per la caratterizzazione delle aree di che trattasi in assenza di piano di attività concordato con le Autorità locali;

 

· il 26/1/2005 è stata presentata alla Commissione Europea denuncia di inadempimento della Repubblica Italiana in sede di autorizzazione alla realizzazione del rigassificatore e delle opere connesse nel porto di Brindisi per violazione della normativa comunitaria in tema di Valutazione di Impatto Ambientale e di rischio industriale e della normativa nazionale concernente l'area ad elevato rischio di crisi ambientale della provincia di Brindisi;

 

· il 9/2/2005 è stata presentata istanza al Ministro delle Attività Produttive, al Ministro per l'Ambiente e la Tutela del Territorio e al Presidente della Giunta Regionale Pugliese affinché gli stessi esercitino i poteri di autotutela al fine di rimuovere integralmente la situazione di illegittimità circa la normativa comunitaria e nazionale denunciata in merito al progetto.

 

· Il 1/6/2005 il Presidente della Provincia Errico ha inviato al Procuratore della Repubblica di Brindisi nuovo approfondito rapporto sugli sviluppi intervenuti nella vicenda

 

 

E' stato coerentemente fatto ad oggi quanto in potere dell'Amministrazione per superare le scelte incredibili e non partecipate di precedenti amministratori che nell'assumere senza averne la facoltà impegni con Governi e aziende, mai hanno coinvolto la popolazione o i rappresentanti della stessa in Consiglio Comunale, Provinciale o Regionale.

 

Sarà fatto ancora tutto il possibile – istituzionalmente, amministrativamente e politicamente – affinché l'impianto non venga realizzato, in accordo con le aspirazioni della popolazione brindisina che da tempo manifesta in maniera sempre più pesante per lo sviluppo sostenibile e contro il rigassificatore.

 

 

ne vale la pena leggerlo per farsi un idea completa

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Come brindisino, posso testimoniare che è un pugno in un occhio sia per inquinamento visivo che atmosferico. specialmente in una città ad alto rischio, con due centrali a carbone, una farmaceutica, un'indistria che produce plastica, svariate industrie automobilistiche, silos a gas, e un porto destinato al transito di navi da trasporto di greggio e combustibile. una mina sotto casa insomma :S

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Il ftto che ci sia o no il gassificatore mi preoccupa relativamente. La mia preoccupazione sta nel fatto che noi saremmo i primi ad averlo.

Non ritengo l'Italia un paese molto all'avanguardia in fatto di ricerche e nuovi sistemi energetici....

 

Per farla breve, ok con i discorsi sull'inquinamento....ma mi preoccupa molto di più la pericolosità della cosa...e il fatto che l'Italia non sia (a mio parere) in grado di gestire il tutto...

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