Jump to content

[Lingua] Traduttori: vittime o carnefici?


Cosgrove

Recommended Posts

Non so manco cosa voglia dire in italiano, figurati in portoghese ^^;;;

E' che Eco con questo ultimo, ha scritto il libro impossibile da tradurre: secondo la sua idea di traduzione, si dovrebbe ricreare l'atmosfera che l'autore voleva rendere. In questo caso, si dovrebbe riscrivere il libro...

 

(ora però voglio sapere cosa vuol dire "ma gavte la nata"... nata in portoghese è la panna ^^)

Link to comment
Share on other sites

Perla RECENTISSIMA! :asd:

 

L'altro giorno mi chiama un'istituzione concertistica per tradurre i testi da dare al presentatore di una serata che si terrà all'estero. Io non avrei tempo, ma loro insistono: serve un traduttore che sia anche musicologo... E va bene! :rotfl:

 

 

I primi testi sono robetta del tipo:

____________________________

Gioacchino Rossini: "La partenza". E’ una brillante “canzonetta” che Rossini ha composto su testo di Pietro Metastasio, il poeta più famoso del Settecento Italiano.

___________________________

 

 

... E fin qui tutto bene. Ma da un certo punto in poi succede questo:

___________________________

Giuseppe Verdi. "Addio del passato" (from "La traviata"). Si inventi lei qualcosa, tanto ne sa più lei di me.

 

Giacomo Puccini. "O mio babbino caro" (from "Gianni Schicchi"). Come sopra. Faccia lei.

 

Pietro Mascagni. Intermezzo da "Cavalleria Rusticana". Idem.

__________________________

 

 

:( E così via...

 

Che ne dite? Ho il diritto di farmi pagare come REDATTORE oltre che come traduttore??? :asd:

Link to comment
Share on other sites

  • 3 months later...
grandguignol

"Resta da ammettere che la traduzione è una sconfitta, anche un duello a cui ci si costringe sapendo che perderemo; un percorso che serve solo a capire qualche cosa di noi e del <<nostro>> problema legato alle parole."

 

Queste parole sono di Francesca Sanvitale, in margine alla traduzione de "Le diable au corps" di Radiguet.

Le ho trovate molto adatte ad indicare un'operazione di traduzione...

 

Ma voglio portare qualche perla anche io:

 

- Quando mi capita di rileggere Omero o Virgilio, uso ancora la traduzione che avevo in adozione al liceo...

Quella di Rosa Calzecchi Onesti, edita da Einaudi.

Sono traduzioni che andrebbero bruciate, bandite, messe all'indice!

Ora...

A parte la traduzione veramente troppo pedante (e pesante), la signora Onesti in più punti dell'Iliade confonde la prima persona duale dell'imperfetto con la prima persona singolare dell'imperfetto...

Buono eh?!

 

- Passando al cinema...

Un esempio che ho citato anche nella sezione "off topic".

Il film muto "Queen Kelly" riporta come didascalia: "cast out this wicked dream which has seized my heart".

Il traduttore del sottotitolo rende così la frase: "espelli il brutto sogno che mi ha sequestrato il cuore".

 

A questo traduttore vorrei chiedere... "Ma dove te l'hanno portato questo cuore?! In Aspromonte?"

 

- E ora l'opera...

Qualche anno fa i miei genitori mi regalarono un doppio cd di Renata Tebaldi: "A Tebaldi festival".

Coltellata nel fianco!

Tutti i brani in francese sono stati tradotti e cantati in italiano.

 

Un esempio?!

 

"Carmen" di Bizet, atto terzo:

 

"Quadri! Picche!

L'avel! Non mentir! Prima a me,

e poscia a lui, a tutti e due l'avel!"

 

(NB: "L'avel" sta per "L'avello", termine leggermente desueto per indicare la tomba.)

 

Bello ascoltarsi l'opera a 'sto modo...

Link to comment
Share on other sites

Ehm... Quanto all'opera lirica - di cui, chiarisco, sono un profondo consocitore - mi sento di darti parzialmente torto.

 

Fino a pochi anni fa tradurre l'opera lirica era una prassi consueta. Addirittura si traduceva Wagner: "Nun sei bedankt, mein lieber Schwan..." diventava "Mercè mercè, cigno gentil..." e così via. Non sto dicendo che fosse una cosa ben fatta, ma che aveva un senso in quel periodo storico. Al giorno d'oggi sarebbe impensabile (anche perché quasi tutti i teatri ormai utilizzano i sopratitoli)... mentre si fa ancora (io stesso lo faccio) per i musical.

 

Quanto al lessico, "avel" per "avello" è desueto oggi, ma non lo era all'epoca della traduzione... Anche perché i libretti d'opera utilizzano una lingua tutta loro, fatta di luoghi comuni propri del genere. Chi non ha mai riso per la "tazza" della Traviata, il "nappo" della Bohème, il "sento l'orma dei passi spietati" del Ballo in maschera, il "falle gli occhi neri" della Tosca, il "viva la morte" dello Chénier?

 

Proprio la traduzione della Carmen che tiha scandalizzato - che suppongo essere la vulgata - nella celebre habanera, riporta "o mio bel damo": oggi chiamare un ragazzo "damo" (maschile di "dama") rischia di provocare l'ilarità.

 

Infine ti segnalo una Carmen storica degli anni '50 in cui lei (non ricordo chi fosse: la Crespin?) cantava in francese e lui (il grande Corelli) in italiano...

 

La lirica è così: va accettata con tutti i suoi paradossi (non solo linguistici) oppure non potrai mai amarla...

 

:sbav:

Link to comment
Share on other sites

  • 7 months later...

[modbreak=yrian] "Appendo" qui di seguito una divisione OT da "Cosa state leggendo?" partita da un mio commento a Bastard inside che sta leggendo "L'Iliade".[/modbreak]E il traduttore chi è? Hai preso la storica versione di Vincenzo Monti o qualcos'altro? Perché quella di Monti è bellissima ma ormai è così vecchia che è quasi più facile capire il greco antico! :asd:

Link to comment
Share on other sites

bastard inside

sai che potrebbe essere....aspetta controllo....è l'edizione di rosa calzecchi onesti, la adoro....faccio fatica a capirla in certi punti però è stupenda  :asd:

Link to comment
Share on other sites

Non ce l'ho presente. Ovviamente io ho il Monti, ma - antichità a parte - è chiaro che quello è un lavoro di "poesia sulla poesia"... mentre per fini didattici e divulgativi come nel tuo caso, sicuramente è rpeferibile una traduzione meno geniale ma più comprensibile.

Link to comment
Share on other sites

bastard inside

non sottovalutarmi, io la leggo per gusto personale comunque....mi piace che sia così complicata......c'è più gusto se per leggerla devo fare un lavoro di analisi.....sforzare il mio neurone al massimo della potenza per riuscire a capire, perchè così son sicuro di aver una mia interpretazione....non quella di un'altro

Link to comment
Share on other sites

Ma va', non ti stavo sottovalutando. E' che, se leggi una traduzione "d'autore", finisce che devi interpretare quella e non la fonte. Non so se è il tuo caso, tutto qua.L'idolatrato Arnaldo Picchi mi disse una volta: "Le traduzioni sono come le donne, o brutte ma fedeli o belle ma infedeli!" :asd:

Link to comment
Share on other sites

bastard inside

si è vero.....ma con il greco imapro ad interpretare anche il testo originale ed a confrontarli....anche se la mia traduzione è piuttosto stentata (per me semmai un uomo :asd: )

Link to comment
Share on other sites

L'idolatrato Arnaldo Picchi mi disse una volta: "Le traduzioni sono come le donne, o brutte ma fedeli o belle ma infedeli!" :asd:
beh, si vede che non ha letto la traduzione fatta da Orengo di Burton .,.... brutta e infedele....
Link to comment
Share on other sites

Sì, ne parlammo nel topic su Burton (sezione "Cinema" - n.d.m.) ... Che brutto ricordo... Vedo che concordi col mio parere.Va be', sposto il piccolo OT nel topic sulle traduzioni.EDIT. Meno male che ho diviso e spostato! Rileggendo la vecchia discussione ho trovato delle critiche di Grandguignol proprio alla traduzione dhe Bastard inside elogia... Fateci sapere! :asd:

Link to comment
Share on other sites

bastard inside

ammetto che non è bellissima come traduzione poichè si rivela molto complicata, ma l'interpretazione di un lavoro difficile rende il lavoro più interessante perchè non ti trovi la pappa pronta già davanti

Link to comment
Share on other sites

grandguignol

Il problema di quella traduzione non è l'essere stentata.La Calzecchi Onesti traduce in una lingua che io, personalmente, ignoro: un italiano che cerca di imitare la lingua di Omero.(Lascio da parte, almeno per ora, le sue lacune in merito a verbi, aspetto verbale e preziosimi che non alcun senso d'essere.)Piccola parentesi: quello di Omero, non è il greco.E' la lingua della poesia epica, una lingua artificiale: tutt'al più, potrà tornarti utile per leggere Apollonio Rodio ed altre amenità epiche.Ho letto che stai imparando il greco: presumo che, grossomodo, si tratti dell'Attico del V - IV secolo, che non è in alcun modo la lingua in cui Omero scrive.

Link to comment
Share on other sites

bastard inside

no io a scuola mica sto studiando greco........lo sto imparando con l'iliade a dir la verità :sisi:..........in ogni caso a me il suo stile piace assai perchè è poco comprensibile

Link to comment
Share on other sites

bastard inside

si lo so, ha un che d'insolito, ma son sempre stato abbastanza portato per le lingue......leggo il testo in italiano confrontandolo con quello greco e utilizzo anche un dizionario per aiutarmi nella comprensione

Link to comment
Share on other sites

Sulle mirabolanti capacità di apprendimento di Bastard Inside, ho aperto in "Scuola" questo topic:http://www.gay-forum.it/forum/index.php?topic=7067.msg162927#msg162927:salut:

Link to comment
Share on other sites

  • 9 months later...

 

- Quando mi capita di rileggere Omero o Virgilio, uso ancora la traduzione che avevo in adozione al liceo...

Quella di Rosa Calzecchi Onesti, edita da Einaudi.

Sono traduzioni che andrebbero bruciate, bandite, messe all'indice!

Ora...

A parte la traduzione veramente troppo pedante (e pesante), la signora Onesti in più punti dell'Iliade confonde la prima persona duale dell'imperfetto con la prima persona singolare dell'imperfetto...

Buono eh?!

 

 

Grandguignol, non si possono dire 'ste cose senza dare precisi riferimenti. Dimmi pagina (io ho l'edizione negli Struzzi) oppure rapsodia e verso. Voglio controllare... :D

 

E dicci meglio le ragioni del tuo giudizio, che è molto forte: bruciata, bandita, messa all'indice!

 

Mi fa piacere leggere il giudizio di yrian sul Monti:

 

«quella del Monti è bellissima etc.»

 

In effetti è una grande traduzione, che, nel suo quadro, funziona,mentre forse la traduzione della Calzecchi Onesti non ha mai esercitato una grande presa sugli studenti. Io ho letto Omero alle Medie, integralmente, Iliade/Monti in 2a e Odissea/Pindemonte in 3a. Con gli anni '70 Monti fu messo all'Indice e biasimato dai professori di sinistra, che, ovviamente, si facevano portavoci della traduzione Calzecchi Onesti - che però a me piace abbastanza. Cerca di rendere qualcosa dell'articolazione linguistica di Omero, mentre della lingua o della frase omerica non c'è più niente in Monti. E forse, anche quella della Calzecchi Onesti è una belle infidèle, dopotutto.

Link to comment
Share on other sites

Non posso: l'ho bruciata.  :ok: (Ovviamente scherzo! :D Ora sono a casa dei miei; appena ne rientro in possesso, sarò dovizioserrimo.)

 

Io non so bene se le traduzioni dal greco della Calzecchi Onesti abbiano avuto o meno presa sugli studenti, ma posso immaginarlo.

L'ho scritto anche qualche post fa; traduce mimando la lingua di Omero.

Ora, passi la formularità (ma neanche tanto), ma lasciare spesso e volentieri inalterato l'ordo verborum non ha senso.

La traduzione deve essere il passaggio da un codice ad un altro; in italiano il tutto risulta tremendamente forzato, anche per chi il greco non lo conosce affatto.

Alcune rese, poi, sono tremende: perchè tradurre ormàinein con fluttuare? (Anche qui vado a memoria, ma è frequentissimo e so per certo di non sbagliare.)

L'unica edizione buona (buona, non decente) che in Italia esiste per l'Odissea, a mio avviso, è quella della pubblicata nella collana Lorenzo Valla perchè traduce effettivamente in italiano prestando particolare attenzione alla delicata questione dell'aspetto verbale, senza forzature sia a livello sintattico che lessicale.

(Collana che, tengo a precisare, non è sempre sinonimo di qualità per quanto riguarda le traduzioni: io, ad esempio, sconsiglio sempre l'edizione di Apollodoro, ma questa è un'altra storia).

 

Comunque, c'è sicuramente dell'altro da puntualizzare: Iliade e Odissea alla mano, non ce ne sarà più per nessuno.  :D

Link to comment
Share on other sites

 

L'ho scritto anche qualche post fa; traduce mimando la lingua di Omero.

 

Beh, è una cosa, quella che dici, su cui sento il bisogno di riflettere.

E' però di certo un giudizio  drastico, il tuo: non fa sempre solo questo.

Poi tocchi un punto in realtà delicato: "mimare", se usato con discrezione, può avere un senso,

quello di suggerire o evocare un giro del periodare, un giro di pensieri, un'aggettivazione, del tutto peculiari.

 

Ora, passi la formularità (ma neanche tanto), ma lasciare spesso e volentieri inalterato l'ordo verborum non ha senso.

La traduzione deve essere il passaggio da un codice ad un altro; in italiano il tutto risulta tremendamente forzato

 

In quegli anni - ma forse tuttora - si parlava molto di «straniamento», sia come caratteristica della recitazione, sia come caratteristica della traduzione (o al limite della poesia). Se applichiamo il principio del passaggio da un codice all'altro, è ovvio che per lo «straniamento» non c'è più posto: quel passaggio, ben realizzato, lo espelle. Dunque la sua è  una scelta estetica, condivisibile o meno che sia. Inoltre, il codice stesso, è da noi inteso storicamente: il Settecento lo intende e lo incarna in un modo e in un linguaggio, l'Ottocento in un altro. Se applichi quel principio rigidamente ti ritrovi..la traduzione del Monti, no?

 

Mantenere sempre e comunque inalterato l'ordo verborum dà fastidio anche a me.

 

 

Alcune rese, poi, sono tremende: perchè tradurre ormàinein con fluttuare? (Anche qui vado a memoria, ma è frequentissimo e so per certo di non sbagliare.)

 

 

hormainein reso con fluttuare è eccessivo: avrà voluto rendere l'instabilità e il «movimento» implicito in «hormé» e simili

 

 

 

L'unica edizione buona (buona, non decente) che in Italia esiste per l'Odissea, a mio avviso, è quella della pubblicata nella collana Lorenzo Valla perchè traduce effettivamente in italiano prestando particolare attenzione alla delicata questione dell'aspetto verbale, senza forzature sia a livello sintattico che lessicale.

(Collana che, tengo a precisare, non è sempre sinonimo di qualità per quanto riguarda le traduzioni: io, ad esempio, sconsiglio sempre l'edizione di Apollodoro, ma questa è un'altra storia).

 

 

 

Sono d'accordo con te, caro Matteo, su entrambi i rilievi. Privitera è un filologo attento e fine, razionale. Non a caso un professore universitario, e di grande valore. Rosa Calzecchi Onesti non ha avuto Cattedre ed è stata una pioniera, questo almeno dobbiamo riconoscerglielo.

Link to comment
Share on other sites

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Unfortunately, your content contains terms that we do not allow. Please edit your content to remove the highlighted words below.
Reply to this topic...

×   Pasted as rich text.   Paste as plain text instead

  Only 75 emoji are allowed.

×   Your link has been automatically embedded.   Display as a link instead

×   Your previous content has been restored.   Clear editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

×
×
  • Create New...