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Comportamenti omofobi dei gay


Filippo B95

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@akinori il maggior innovatore internazionale nell'ambito dei gender studies dovrebbe essere più accorto nel delineare quale parte del proprio scritto è il suo pensiero e quale derivativa di colleghi :)
 

Detto ciò, è vero che in alcuni ambiti, la checca o l'effeminato che dir si voglia viene ritenuto come divertente o interessante. Per la mia esperienza capita più di frequente quando è uno solo in un gruppo etero. Viene apprezzato infatti solitamente o per la capacità di essere ironico, spesso in maniera volgare e che sfida le convenzioni, oppure perché in qualche modo si riesce a portarne a galla l'umanità e il percorso di vita e anche di sofferenza - più facile in gruppi etero piccoli o direttamente faccia a faccia.

Ma d'altro canto quando ho portato amici etero in locali gay/lesbo, spesso hanno notato molta ostentazione, e hanno sospettato, come fanno anche molti qui sul forum del resto, un'artificiosità, uno 'spararsi le pose' come si diceva un tempo.
Questo nelle stesse serate dove a me sembrava tutto normale e tranquillissimo.
(Si pensi anche ai commenti etero standard, sentiti cento volte, magari in tv per un servizio sul pride: "gli omosessuali vanno bene ma non quelli che ostentano, certe cose si fanno fra le mura di casa" che non è ovviamente rivolto solo ai leather o a chi gira con il sedere di fuori, ma anche, o in primis, agli effeminati)
Ai miei amici e amiche solitamente ribattevo che a me l'esagerazione, gli atteggiamenti molto effeminati o certi vestiti o il trucco o certi accessori, le 'scheccate' sono sempre sembrati una compensazione della repressione in altri contesti. Ossia: a casa devo stare attento a come mi muovo, vivo, respiro? E allora quando esco faccio la pazza...

Mi sento molto in linea con il pensiero di @Amor-fati; la nostra bandiera è arcobaleno perché ci sono molti modi di essere gay (lbtq)

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@akinori il maggior innovatore internazionale nell'ambito dei gender studies dovrebbe essere più accorto nel delineare quale parte del proprio scritto è il suo pensiero e quale derivativa di colleghi :)

 

Stendiamo un velo...

 

 

Detto ciò, è vero che in alcuni ambiti, la checca o l'effeminato che dir si voglia viene ritenuto come divertente o interessante. Per la mia esperienza capita più di frequente quando è uno solo in un gruppo etero. Viene apprezzato infatti solitamente o per la capacità di essere ironico, spesso in maniera volgare e che sfida le convenzioni, oppure perché in qualche modo si riesce a portarne a galla l'umanità e il percorso di vita e anche di sofferenza - più facile in gruppi etero piccoli o direttamente faccia a faccia.

 

Forse, come ha supposto akinori, io ho vissuto in un contesto in cui le reazioni a livello sociale erano tutte contro i gay e specialmente le «checche». Tuttavia, ho anche spesso constatato come una superficiale tolleranza e simpatia servisse solo a mascherare quelli che sono sentimenti di pietà, rammarico e persino odio verso di noi. Mi auguro di trovarmi un bel giorno in mezzo a tante persone che, come supponete, siano genuinamente senza alcun problema nei confronti della mia essenza. Io una persona (una in vent'anni di vita) la ho trovata, e spero di trovarne altre. Non nego che esistano, sia chiaro, ma credo anche che non siano tante come vorrebbero farci credere.

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Hinzelmann

Ma d'altro canto quando ho portato amici etero in locali gay/lesbo, spesso hanno notato molta ostentazione, e hanno sospettato, come fanno anche molti qui sul forum del resto, un'artificiosità, uno 'spararsi le pose' come si diceva un tempo.

 

E tu cosa pensi che succederebbe se un Giamaicano portasse

uno Svedese in un proprio locale, avrebbe lo stesso approccio?

 

E' del tutto evidente che gli approcci fra due persone, una abituata a ciò che

vede e l'altra non abituata, sia diverso...fin qui ci siamo. Passiamo al giudizio

sulla percezione soggettiva diversa...

 

Lo Svedese che sa di essere tale per il fatto di essere nato a Stoccolma e figlio

di Svedesi, penserebbe a cultura, temperamento carattere nazionale: Penserà

ai propri genitori posati e freddi ed immaginerà genitori diversi ed espansivi etc

 

Superato il preconcetto razzista che i giamaicani siano "negroidi" - "bestiali"

beninteso....perchè certamente in questo caso il pregiudizio sarebbe razzista.

 

Perché i gay sono o sarebbero " artificiosi"?

 

E non: espansivi, spudorati, istintivi....

 

Perché l'etero presuppone che il modo NATURALE di comportarsi

del maschio sia unico e sia il proprio

 

Perché certi gay condividono la sua opinione e percezione?

 

Perché cresciuti senza patria, nella Stoccolma dell'eterosessualità

concedere la tolleranza all'effeminato è un modo assai facile di

mantenere l'unicità della costruzione del maschile, si tratta di una

evidente replica di ciò che il gay subisce dall'etero. Ciò che l'etero

pensa di tutti i gay diventa ciò che il gay pensa dell'effeminato.

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Altro che stendere un velo: il mio pensiero di queer theorist dissidente è rizomatico e non ha bisogno di essere legittimato per poi essere occultato dall'Accademia. Non mi serve per costruirci una carriera scientifica sopra. Sono uno spirito libero. La mia unica gratificazione è di tipo intellettuale: assistere a mutamenti di coscienza, a cambi di paradigma, al sorgere di consapevolezze nuove. Nessun ricatto intellettuale o politico potrà spegnere la mia voce, fin quando siamo in un paese democratico.

 

In questa discussione, cerco di far comprendere che il fantasma della checca probabilmente incombe oggi come un perturbante (Freud) più nei gruppi omonormativizzati che nella società eteronormativa. Lo dimostrano tanti commenti, in questa e in altre discussioni, in questo e altri forum gay, non solo italiani. La checca non è altro che la femminilità repressa del gay medio. La rimozione di questa femminilità è una mistura di residuo maschilista inconscio e omofobia interiorizzata. Rozzamente, se un uomo tende a comportarsi come una donna, su di lui si proietteranno sempre gli aspetti negativi della femminilità, a causa del residuo maschilista, in un gruppo omonormativizzato chiuso. In una società eteronormativa aperta invece, quest'uomo che si comporta da donna rappresenterà un occasione di liberazione mediata, prefigurando quella liberazione della propria femminilità che è in corso oggi nelle società etero avanzate, e che si manifesta per esempio attraverso la fenomenologia del cosiddetto metrosexual. Oggi si assiste alla costruzione di personalità modali decisamente di gender femminino. La femminilità non è più debolezza, è forza. La personalità modale basata sul gender mascolino è in declino. La virilità, anche quando non accentuata, è già quasi una caricatura.

Liberare la propria parte femminile non ha nulla a che fare con l'identità di genere. Non si ha bisogno di un corpo femminile per farlo. E' una questione di potenziale psichico. Liberazione di energie represse. Energie che si condensano in un punto preciso del corpo maschile, tra la zona perineale e l'ultima vertebra della colonna. Sollecitando con pratiche opportune questa zona, liberandola dalla frigidità conseguenza del maschilismo introiettato, permette di liberarsi da ogni repressione. I veri omosessuali lo sanno bene. E sanno anche che occorre un altro da sé non omosessuale per raggiungere questo scopo, se si vuole attingere al godimento vero. Il resto è fuffa ideologica.

Edited by akinori
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Filippo B95

Mi sento molto in linea con il pensiero di @Amor-fati; la nostra bandiera è arcobaleno perché ci sono molti modi di essere gay (lbtq)

@Krad77 è vero che il mondo lgbtiq è.vario,ma (come dice un blogger di Youtube che si chiama Stefano Stefanini) anche avariato.

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Forse, come ha supposto akinori, io ho vissuto in un contesto in cui le reazioni a livello sociale erano tutte contro i gay e specialmente le «checche». Tuttavia, ho anche spesso constatato come una superficiale tolleranza e simpatia servisse solo a mascherare quelli che sono sentimenti di pietà, rammarico e persino odio verso di noi.

E' chiaro che mi riferivo a società eteronormative evolute. Nelle società meno evolute conta molto la classe sociale di appartenenza.

Il denaro e il potere legittimano ogni atteggiamento che si ponga al di fuori della società eteronormativa.

E' vera la cosa della superficiale tolleranza e simpatia come maschera, ma temo non riguardi solo l'effeminatezza. Qualsiasi gay, per quanto non visibile nei suoi aspetti femminili, verrà discriminato dall'omofobo per il fatto stesso che è gay. Non è che nascondere l'effeminatezza e atteggiarsi a persona virile eviti la discriminazione, nel momento in cui ti dichiari omosessuale.

Forse sta qui l'equivoco. Io ho l'impressione che molti gay reprimano la loro parte femminile, credendo, con maggiore o minore consapevolezza, o del tutto consciamente, che così saranno tollerati meglio nella società eteronormativa.

Questo si riflette anche nei ruoli sessuali: quando un gay definisce un'altro "passivo" lo fa spesso con l'intenzione di offendere, perché essendo la passività legata all'elemento femminino della nostra psiche, viene immediatamente svalutata dal maschilismo introiettato. Alcuni gay rifiutano la passività sempre per lo stesso discorso, pensando che agendo un ruolo attivo preservi la loro virilità. In questo modo de-erotizzano totalmente il superorgano perineale, sacrificando l'integrità del loro orientamento alla società eteronormativa. E' come se fossero degli "etero velati". Naturalmente, in genere non ne sono consapevoli.

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Io non odio i ragazzi effeminati, odio chi dice che io dovrei identificarmi in loro e che in qualche modo io sarei solamente un effeminato cui piace travestirsi da etero. Io non mi ritrovo in Alfonso Signorini così come io non mi ritrovo in Immanuel Casto. Tuttavia Platinette mi piace e certi suoi pensieri li condivido e mi sento già più rappresentato da lui. Quello che mi fa incazzare in sostanza, è che chi tenta di aggredire chi non si rispecchia negli effeminati lo fa assolutizzando gli aspetti dell'effeminatezza tanto quanto un omofobo vero e proprio assolutizza la propria eterosessualità. Allo stesso tempo, è vero che certi ragazzi omosessuali abbiano questa endo-omofobia per la quale vorrebbero assolutizzare il proprio modo di intendere la realtà e disdegnano gli effeminati. Anche loro mi fanno incazzare. 

 

Io credo che chi ti dice che disprezzi gli effeminati

perché - in fondo in fondo - devi nascondere la tua di effeminatezza,

compia - allo stesso - modo un atto di omofobia interiorizzata.

 

Perché da questo atteggiamento si evince che in ogni caso il problema sia l'effeminatezza:

sia quando essa viene ostentata, sia quando essa viene repressa.

 

E' vero però che se continui a usare termini

come "rispecchiarsi" o "identificarsi" o "sentirsi rappresentato"

continuerai a darmi l'impressione che ci sia qualcosa di strano.

 

Una volta al mese vado a Bologna con un nutrito gruppo di drag queen.

Per quanto siano dei miei cari amici, non ho mai pensato

che dovessero "rappresentarmi". 

Allo stesso modo non credo che le miei amiche etero o lesbo o i miei amici etero

debbano "rappresentarmi" in qualche modo o che io debba "rispecchiarmi in loro".

 

Quello che ti "rappresenta" di Platinette sono le cose che dice

non i vestiti che ha o il modo in cui muove o non muove il culo.

E quello che a me fa schifo di Signorini non è certo che sia più o meno effeminato dei miei amici,

ma sono esclusivamente le sue idee politiche e le sue frequentazioni.

 

Personalmente la mia opinione sulle persone

non si lascia condizionare certo dal rossetto o da un boa di struzzo.

Io mi identifico in una Comunità che è una Comunità Plurale:

non posso sentirmi "rappresentato" sia dalle Drag Queen

che dai Bear; dai Tizi in Giacca & Cravatta e dai Leather,

dai Palestrati o dagli Sportivi, dagli Hipster e dai Punk

o da qualsivoglia altra singola categoria che si definisca gay.

Per me ostentano tutti più o meno nello stesso modo

e non vedo motivo per cui un'ostentazione debba essere peggiore di altre.

 

E' chiaro che mi viene da chiedermi per quale motivo

si sia così concentrati a prendere le distanze dagli effeminati

e nessuno si dedichi con così tanto impegno

a sottolineare quanto si senta poco rappresentato dagli Orsi...

"E perché mai dovrebbero rappresentarmi? Io sono magro e glabro!"

Appunto. Perché mai dovresti sentirti rappresentato da un effeminato se sei maschile?

E - soprattutto - in che modo un Orso potrebbe rappresentare un altro gay, seppur Orso come lui?

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Grazie per l'assist, Alma!
La fenomenologia ursina è una tipica reazione alla endo-omofobia. Ad un certo punto gruppi di gay hanno deciso di liberarsi della falsa idea di effeminatezza che era stata loro inculcata con un doppio movimento, sia dalla società eteronormativa, che dal ghetto omonormativo.
Hanno pensato di farlo valorizzando il peggio della virilità: il pelo e il grasso. Hanno introiettato, ancora una volta, il peggio del maschilismo.
Fin quando il movimento glbtqie non farà piazza pulita di questi stereotipi, non ci sarà speranza.

 

@Amor-fati, non devi identificarti con gli effeminati. Devi semplicemente essere te stesso. L'effeminatezza è una questione di gusto o di moda. O di atteggiamento. La valorizzazione del femminino che è in ogni essere umano è un concetto leggermente (ma pesantemente) più complesso. Tra l'essere checca e fare la checca c'è una differenza abissale che non si intravede contemplando la superficie.

Edited by akinori
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Ma scusate io credo che si stia facendo un po' di confusione sui così detti "effemminati". Io ho un caro amico che è molto effemminato, e lui stesso spesso scherza su questo fatto. Ma è fatto così, punto, non c'è da cianciare, ho conosciuto etero effemminatissimi che non sarebbero mai andati con un uomo. Il discorso, almeno dal mio punto di vista, non è legato all'effemminato o al super macho, ma a quei comportamenti palesemente finti e montati che volontariamente molti assumono: che si traduca nel mettersi i leggins o nel ruttare ogni due per tre per far vedere di essere gay e virili, perché, in tutti i casi, credo, non siano altro che adattamenti consapevoli agli stereotipi.

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C'è un enorme problema di fondo in ogni singolo discorso che qua si sta facendo. L'impossibilità che epistemicamente ogni proposizione possa porre sé stessa come assoluto, come vero modo in cui il mondo procede, perché è già da metà ottocento che ogni verità assoluta -tanto in filosofia come in ogni altro campo della realtà- viene distrutta. E non saremo certo noi con le nostre proposizioni a sperare di assolutizzare il modo in cui il cosiddetto mondo gay debba o possa andare.

 

Possiamo continuare a discutere di tutto ciò che vogliamo, ma nella realtà dei fatti vi sarà sempre un fatto singolo pronto a smentire tutto ciò che fin qui abbiamo voluto imporre come immutabile. La realtà dei fatti, il mondo, dove accadono ogni giorno coming out, omicidi, nascite, morti, il divenire insomma in cui ogni evento trova in quanto tale il suo essere evento, ha pronte per ogni nostra proposizione un fatto, un avvenimento che le smentisce. Ogni giorno un omofobo accetterà che il suo amico insospettabile etero sia gay, e lo farà in virtù della sua insospettabilità come un altro omofobo lo farà per il bene che vuole all'amico, alla sua essenza e non alla sua apparenza. Esattamente come ci saranno sicuramente bears che rifuggono la tanto odiata effeminatezza per il piacere di rifuggirla e bears che vogliono essere tali perché è ciò che essi hanno scelto di essere. E come ci saranno tanti e tanti altri eventi che saranno eccezioni alla regola inconcepibili per noi ma solo in virtù del nostro non poterle esperire. Il mondo dei fatti, l'eternità del divenire, smentirà qualsiasi posizione si possa prendere contro di esso poiché si può prendere solo se si è in esso e non in una posizione privilegiata rispetto a esso.

 

Ho parlato di rappresentazione e rispecchiamento. @Almadel mi ha fatto notare come io prendessi tale posizione a partire da una costatazione di fondo che sorregge l'idea stessa che io possa sentirmi rappresentato dai singoli soggetti nominati. È un fatto che gli eterosessuali, -molti di loro, non tutti ci tengo a specificarlo- facciano il classico ragionamento induttivo che parte dalla visione di una serie di eventi che si ripetono uguali nel tempo e che vengono trasmessi dai mezzi di comunicazione, per esempio dalla TV. Il ragionamento, che esattamente come i nostri vorrebbe assolutizzare un pezzetto di realtà per renderla meno dolorosa, consiste nell'associare a una intera categoria le caratteristiche di singoli soggetti che ne fanno parte. Ovvio che nessun eterosessuale mai e poi mai potrebbe esperire ogni singolo omosessuale che in quanto tale è parte della categoria, ma il ragionamento è alquanto vigliacco. Vengono sussunte da un singolo individuo le caratteristiche che ineriscono a un'intera categoria, come se questa fosse costituita non da uomini, bensì da oggetti, da enti che sono cloni l'uno per l'altro, che in quanto enti in mezzo ad altri enti non hanno diversa possibilità d'essere da come li si vuole descrivere. Ed è ovvio che tutti gli enti che si riconoscono come esseri umani capaci di essere altro da come li si pretende descrivere si arrabbiano e cercano di combattere il fuoco col fuoco: io combatto il fatto che tu creda che io sia rappresentabile (da te) come questi individui. Effettivamente ragionandoci sopra ho compreso dove fosse il mio errore: prima ancora di combattere l'idea di vedermi rappresentato, dovevo trovarne l'origine; chi mi rappresenta così? Non io, ma qualcuno che è altro da me, nella fattispecie l'eterosessuale che vive di chiacchera, che si sente nel giusto quando afferma la propria assenza di pensiero descrivendo degli individui come fossero oggetti.  Nel volere stressare l'idea di femminino come assoluto, si vorrebbe che esso fosse l'unica possibilità d'essere di un omosessuale, termine che peraltro etimologicamente indica un fatto: la sessualità rivolta a individui uguali a me, e non va oltre questa descrizione. Ma in questo dover-essere femminile, che sarebbe il compimento totale dell'individuo omosessuale, si rivede l'impronta offuscata di quel ragionamento di certi eterosessuali per cui ogni gay deve avere atteggiamenti femminili. E in questo modo si priva ogni individuo della sua possibilità di scelta, del suo essere un progetto, per dirla con Heidegger, del suo essere scelta per dirla con Sartre. Non nego che ci siano anche individui che rifuggono assolutamente il femminino; ma assolutizzare questo concetto significa condannarci alla non-libertà. Nel voler, in altre parole, porre il femminino come assoluto, si vuole de-soggettivizzare i gay tanto quanto vorrebbero farlo certi eterosessuali.

 

Non ho idea di quale stampo psicoanalitico tu sia, @Akinori , ma quello che so è che la psicoanalisi la ho studiata anche io, è stata ed è una mia passione, ma come con tutti i sistemi assolutizzanti, l'ultima parola la ha sempre avuta la filosofia. Ed è per questo che la studio da autodidatta. Il volere fare di tutto un Uno, una singolarità, si è scoperto non funzionare più dalla metà dell'ottocento prima con Hegel, poi con la matematica e la logica, fino ad arrivare a tutti i sistemi che si sono voluti imporre come modi unitari e assoluti di vedere la realtà proprio in virtù del loro voler ricondurre il tutto a strutture di pensiero immutabili e assolute. 

 

Possiamo sforzarci quanto vogliamo di sputare proposizioni sulla realtà, ma l'unica in grado di parlare in ultima analisi è proprio lei, giudice dei suoi giudici.

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In guardia: sono laureato in filosofia. La mia tesi riguardava l'Anti-Edipo di Deleuze e Guattari (un filosofo e uno psichiatra).

Poco dopo, mi sono dedicato ai cosiddetti gender studies

Psicoanaliticamente, i miei riferimenti principali sono Freud, Jung, Lacan. Cerco di prendere il meglio da ognuno di questi grandi pensatori, spesso in contrasto fra di loro (in mancanza - provvisoria - di una teoria psicoanalitica unificata).

Non si tratta di fare del "femminino", inteso in senso junghiano, tanto per intenderci sommariamente, un Assoluto: l'elemento femminino essendo legato al principio maschile, non può mai essere ab-solutum, per definizione. E non può mai essere assolto, in senso lato.

Si tratta semplicemente di prendere consapevolezza di quale ruolo giochi il "femminino" nell'identità gay. Il fantasma della checca esprime, nel bene e nel male, tutte le potenzialità che ha il "femminino" nel costruire l'identità gay. Naturalmente, il femminino è solo una variabile, spesso colpevolmente non dichiarata, che gioca il suo ruolo in un .exe (ragionando "in informaticis") in cui ci sono altre istruzioni che si chiamano: Fallo, triangolazione edipica, nome del Padre, forclusione, oggetto A (maiuscola)...

Tendo poi ad interpretare la fenomenologia omosessuale in senso cognitivista, una volta che sia decostruita con quello che io definisco il "crivello psicoanalitico". Grazie al metodo comportamentista, ho capito che spesso dietro una fraintesa identità si nasconde semplicemente una dipendenza...ma sto andando OT, mi scuso. Non è questa la sede per esporre la teoria del fallocentrismo.

Edited by akinori
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Silverselfer

... l'umorismo non è una virtù che ti apre le porte dei cieli. Non si tratta di qualcosa "politicamente corretta". Se ti viene da ridere a vedere un omaccione in minigonna, non ridi del gay ma del paradosso ... magari quando la società lo avrà contestualizzato, non ti farà più ridere perché non sarà più paradossale. 

 

I gay in genere sono dotati di un ottimo senso dell'umorismo e quando eccedono, lo fanno anche con molta autoironia. 

 

Poi c'è tutto quello che esula l'umorismo che è altra cosa. La forma è contenuto e allora basta riferirsi agli effeminati con termini inappropriati come frocie, checce o quant'altro. E purtroppo sono i gay che spesso non distinguono più l'umorismo dalla loro realtà "seria". Un effeminato è serio come chiunque altro seppure ancheggi o abbia il polso molle, e non è serio chiamarlo checca. Pretendere serietà non vuol dire essere omofobi. Vestirsi da donna per andare a lavoro ci sta, ma se sei avvocato e vai in pretura come fossi Wanda Osiris non è serio. Si può essere tutto ciò che si vuole, basta contestualizzarlo ... ma funziona così anche per gli etero eh! 

 

Per il resto no, io non ho mai avuto moti omofobi ... me la sono sempre presa con tutti allo stesso modo XD

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Ho parlato di rappresentazione e rispecchiamento. @Almadel mi ha fatto notare come io prendessi tale posizione a partire da una costatazione di fondo che sorregge l'idea stessa che io possa sentirmi rappresentato dai singoli soggetti nominati. È un fatto che gli eterosessuali, -molti di loro, non tutti ci tengo a specificarlo- facciano il classico ragionamento induttivo che parte dalla visione di una serie di eventi che si ripetono uguali nel tempo e che vengono trasmessi dai mezzi di comunicazione, per esempio dalla TV. Il ragionamento, che esattamente come i nostri vorrebbe assolutizzare un pezzetto di realtà per renderla meno dolorosa, consiste nell'associare a una intera categoria le caratteristiche di singoli soggetti che ne fanno parte. Ovvio che nessun eterosessuale mai e poi mai potrebbe esperire ogni singolo omosessuale che in quanto tale è parte della categoria, ma il ragionamento è alquanto vigliacco. Vengono sussunte da un singolo individuo le caratteristiche che ineriscono a un'intera categoria, come se questa fosse costituita non da uomini, bensì da oggetti, da enti che sono cloni l'uno per l'altro, che in quanto enti in mezzo ad altri enti non hanno diversa possibilità d'essere da come li si vuole descrivere. Ed è ovvio che tutti gli enti che si riconoscono come esseri umani capaci di essere altro da come li si pretende descrivere si arrabbiano e cercano di combattere il fuoco col fuoco: io combatto il fatto che tu creda che io sia rappresentabile (da te) come questi individui. Effettivamente ragionandoci sopra ho compreso dove fosse il mio errore: prima ancora di combattere l'idea di vedermi rappresentato, dovevo trovarne l'origine; chi mi rappresenta così? Non io, ma qualcuno che è altro da me, nella fattispecie l'eterosessuale che vive di chiacchera, che si sente nel giusto quando afferma la propria assenza di pensiero descrivendo degli individui come fossero oggetti.  Nel volere stressare l'idea di femminino come assoluto, si vorrebbe che esso fosse l'unica possibilità d'essere di un omosessuale, termine che peraltro etimologicamente indica un fatto: la sessualità rivolta a individui uguali a me, e non va oltre questa descrizione. Ma in questo dover-essere femminile, che sarebbe il compimento totale dell'individuo omosessuale, si rivede l'impronta offuscata di quel ragionamento di certi eterosessuali per cui ogni gay deve avere atteggiamenti femminili. E in questo modo si priva ogni individuo della sua possibilità di scelta, del suo essere un progetto, per dirla con Heidegger, del suo essere scelta per dirla con Sartre. Non nego che ci siano anche individui che rifuggono assolutamente il femminino; ma assolutizzare questo concetto significa condannarci alla non-libertà. Nel voler, in altre parole, porre il femminino come assoluto, si vuole de-soggettivizzare i gay tanto quanto vorrebbero farlo certi eterosessuali.

 

Giuro che non ho capito dove tu voglia andare a parare.

 

Se un etero che non ha mai visto nessun gay reale

attribuisce a me le caratteristiche del personaggio gay

che vede nella Commedia dell'Arte televisiva,

per quale motivo dovrei prendermela con chi ci somiglia davvero?

 

Io posso anche non riconoscermi nello stereotipo

dell'Italiano coi baffi che suona il mandolino;

ma non è certo colpa dei chitarristi baffuti,

né penso che essere folkloristico sia un male.

 

Io sono dichiarato con tutti.

Il fatto che un etero pensi che io sia effeminato perché sono gay

è una cosa totalmente inconcepibile.

Sarebbe come se un Tedesco - dopo avermi visto -

pensasse che porto i baffoni perché sono Italiano:

al massimo - se li avessi - potrebbe pensare che li ho in quanto Italiano;

ma se non li ho, non è che me li appiccica.

 

Magari quando non ero dichiarato poteva irritarmi

la rappresentazione che gli etero avevano della mia categoria,

perché non potendo rappresentarmi da solo, altri lo facevano per me.

Adesso però per me è totalmente ininfluente.

Che io sia maschile o femminile è un fatto personale

e non dipende dal comportamento di altri omosessuali.

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Il termine checca, da me scritto sempre in corsivo, proprio per evitare geremiadi, nella teoria queer ha una connotazione sociopolitica.Infatti è la traduzione italiana di queer. Il termine checca, in un contesto endo-omofobico, ha però anche un significato offensivo rivolto da alcuni gay ad altri che ritengono essere più effeminati o passivi o visibili di loro.

Bisogna distinguere dunque, .lo ripeto, tra essere checca e fare la checca. Credo che l'equivoco sia tutto qui.

Nella dimensione macro, pubblica, ad esempio un gay pride, fare la checca è politicamente inopportuno, per ovvie ragioni.

Nella dimensione micro, privata, ovvero all'interno della comunità, essere checca non dovrebbe essere oggetto di discriminazione endo-omofobica, ma un'espressione politica - oltre che personale.

Sinceramente, non mi sembra che avvenga né l'una né l'altra cosa.

La checca viene forclusa come fantasma nell'armadio del proprio inconscio, totalmente devastato dal maschilismo introiettato. Anche dopo il C.O:

 

@a me sembra chiarissimo dove Amor-fati voglia andare a parare, e anche se abbiamo posizioni divergenti, rispetto la sua opinione: mi sembra una delle poche persone che abbia compreso i termini della questione, cercando di dare un contributo positivo alla discussione. Non abbiate paura del femminino! Affrontatelo!

Non potrete mai liberarvi della rappresentazione degli altri senza avere una chiara rappresentazione di voi stessi! Basta questo lasciarsi crescere la barba sulla gonna :-) Siate queer e orgogliosi di esserlo!

Edited by akinori
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@akinori , ben contento che tu abbia capito, purtroppo essendo appassionato di filosofia non posso competere con un laureato, e capisco perfettamente se Almadel non capisca dove voglio andare a parare col discorso dell'ultimo post. Purtroppo ci sono troppe teorie probabilmente ben radicate su quello che dici, e io, che non sapevo nemmeno esistessero i «gender studies» di certo non inizierò a tentare di smontare tesi che a me sono sconosciute. Ho fatto mio l'aforisma più bello di Wittgenstein, e cioè: «su ciò di cui non si conosce, si dovrebbe tacere». Quindi taccio. La mia visione del mondo è stata molto influenzata dall'esistenzialismo, e quindi le mie interpretazioni appartengono tutte a una sfera tendenzialmente esistenzialista; di Jung purtroppo conosco molte nozioni ma ho sempre fatto fatica a ricollegarle tra loro. Volevo comprare il libro rosso, ma mi rendo conto che oltre al costo elevato (l'utima edizione 34 euri :S) probabilmente mi confonderei ulteriormente le idee.

 

NOTA: uso di continuo l'espressione «certi etero» perché è ovvio che non tutti gli etero sono omofobi/fondano la loro conoscenza sui gay su stereotipi.

@Almadel te lo riscrivo evitandomi termini esistenzialistici e passaggi logici che oscurano il discorso: sono partito chiedendomi come mai io abbia avuto la sensazione di dovermi sentire rappresentato da questi individui della TV sulla base di quanto mi hai fatto notare tu, e cioè: perché devi sentirti rappresentato? Ho allora scavato cercando di capire da cosa potesse derivare il sentimento di rappresentazione che ho gettato addosso a queste persone. E lo ho ritrovato nel fatto che certi etero, o una buona parte, associa a ciò che vede lo stereotipo trasmessogli dai media. A questo punto accade che quello stereotipo viene rinforzato dall'esperire quotidiano: se vedono un ragazzo effeminato per strada, la loro visione è rinforzata, ma mai nella vita si aspetterebbero di vedere un gay maschile e a difficoltà lo vedranno a causa del suo essere «insospettabile». In pratica, il gay effeminato rinforza lo stereotipo, e la stessa cosa fa il gay maschile, seppur indirettamente. Ora, il fatto del sentirmi rappresentato, non può che venire da fuori di me, non può che essere un concetto che ho introiettato dal fatto che gli etero hanno eletto a mia rappresentanza alcuni facenti parte della mia categoria anche per me.

Adesso io ho capito il perché ho nutrito questa irritazione per personaggi televisivi che ostentano la propria femminilità. In pratica, il sentimento di rappresentazione non è dettato da questi personaggi in sé, ma dal loro rapportarsi a certi etero. Il problema è quindi comunque degli etero, i quali trattano una categoria di persone come oggetti: perché? Perché tu puoi dire che se un vaso di terracotta cade e si rompe, tutti i vasi di terracotta cadono e si rompono, giusto? Certi etero applicano il ragionamento che usano per gli oggetti alle persone: se un omosessuale è effeminato, tutti lo devono essere. Questo è ciò che fa rimanere senza fiato, questo è ciò che mi lascia sgomentato: l'aver confuso dei soggetti (persone con emozioni, storie,«progetti» e capaci di «scegliere») con oggetti che sono dati in tutto e per tutto. È anche la radice di ogni pregiudizio, se ci si fa caso.

L'analisi non diceva «è giusto prendersela con Signorini ecc.» non voleva giustificare l'odio. Era una descrizione non moralizzante :)

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@Amor-fati, attenzione a non confondere il "dover essere femminile" (proiezione maschilista etero propalata dai mass media - media, nei quali stranamente, la presenza gay è cospicua -) con il valorizzare il "femminino" in senso junghiano.

L'elemento maschile e l'elemento femminile sono due polarità presenti in igni essere umano, a prescindere dal gender e dall'orientamento sessuale. Io ritengo semplicemente che il gay non debba aver paura di valorizzare il suo "femminino" per paura di essere considerato una checca dai cogeneri endomofobi o dagli etero omofobi. D'altra parte, est modus in rebus: nell'attuale contingenza storica, il femminino può esprimersi solo a livello micro, privatamente, nel senso di "all'interno di una comunità di eguali, ovvero di gay". Esprimere il femminino pubblicamente infatti, per esempio ad un gay pride, si rivolterebbe contro il messaggio di normalità che la manifestazione deve trasmettere alla maggioranza etero, e anche contro quello di serietà e sobrietà che deve essere la cornice entro la quale inscrivere una rivendicazione politica, se si ha buon senso.

 

Invece spesso assistiamo all'esatto contrario: nel macro, ad esempio nei gay pride, si schecca alla grande. Nel micro, ovvero nel privato, ci si reprime perché ognuno deve sembrare meno checca dell'altro. Naturalmente, non è sempre così: c'è anche la serata micro (ad es. disco) in cui si schecca un po' tutti senza tanti problemi :-) Ma non intendo questo, quando parlo di valorizzazione del femminino.

 

Vorrie porre poi in risalto un'altra contraddizione: ci lamentiamo tanto della rappresentazione che i mass media fanno dei gay. Ma è noto, come ho già scritto, che non è affatto esigua la percentuale di omosessuali che lavora nei media. Non è che questa rappresentazione fastidiosa, forse, non è così esageratamente lontana dal vero? O credete che gli omosessuali siano tutti fatti a immagine e somiglianza del vostro io ideale? Credete che i gay che si identificano con Malgioglio, Signorini, Platinette, quelli che li ritengono delle personalità modali, o quelli che si identificarono con Maicol del Grande Fratello o il Tognazzi del "Vizietto", siano e siano stati così esigui? Non è che magari sono la maggioranza? Perché non è che una rappresentazione che non corrisponde alla realtà può essere imposta alle coscienze critiche per decenni. Soprattutto se alla costruzione di questa rappresentazione ci lavorano gli stessi gay del settore. Siamo sinceri, non è che sono stati gli etero a creare l'identità gay :-)

Edited by akinori
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@Amor-fati, la questione rimane sempre la stessa:

l'effeminatezza ti infastidisce.

Ed è per questo che ti infastidisce il fatto

che molti etero pensino che i gay sono effeminati.

Primariamente il problema è questo e non puoi girarci intorno.

 

Esiste lo stereotipo sul fatto che i gay siano "creativi".

Visto che non consideri negativamente la "creatività"

non ti infastidirebbe un servizio al TG sul Leonardo

o un forumista che scrivesse di essere uno scultore

anche se rafforzasse uno sterotipo in cui non ti identifichi.

 

E si torna alla questione principale:

perché ti infastidisce proprio l'effeminatezza?

Per lo stesso motivo per cui l'omosessualità

infastidisce gli etero: è una cosa "diversa"

che viola il tuo paradigma di normalità;

attribuendo a un genere (quello maschile)

cose che sono "proprie" della femminilità

(che sia il rossetto o fare pompini non importa).

 

Per questo non ci infastidiscono gli artisti gay

(anche se rafforzano un pregiudizio diffuso);

per questo non ci infastidiscono gli Orsi

(anche se siamo magri e glabri e non ci "rappresentano").

 

Più che di omofobia parlerei piuttosto di "transfobia".

che è diffusa tra i gay in percentuali non dissimili

rispetto a quanto è diffusa tra gli etero.

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Almadel, dai davvero l'impressione di essere pregno di maschilismo e omofobia interiorizzata, se fai rientrare nel concetto di "femminilità", sia mettersi il rossetto che fare i p***ini, come hai scritto nel post precedente. Non so che razza di donne o effeminati o trans tu abbia conosciuto, Sono allibito. La tua idea della femminilità sembra coincidere con quella di prostituzione. Siamo alla frutta :bye:

Ovviamente il concetto di femminilità non ha nulla a che vedere con il femminino, e lo sai benissimo.

Mi sa che non è tanto Amor-fati a essere infastidita dall'effeminatezza, ma che sei tu ad avere un problema con l'elemento femminino, che cerchi di assimilare ad un'effeminatezza caricaturale da avanspettacolo, tuo personale fantasma, per screditarlo.

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Non ho capito cosa c'entrino i pompini con la prostituzione.

L'argomentazione era semplice:

vi sono alcune persone infastidite da pratiche considerate femminili

(come - ad esempio - fare un pompino);

altre persone che trovano riprovevoli altre pratiche considerate femminili

(come - ad esempio - mettersi il rossetto).

Un gay medio solitamente considera la prima cosa accettabile e non la seconda;

ma la matrice omo/transfobica è la stessa:

nessuno deve fare qualcosa che sia caratteristico dell'altro sesso.

Nel gay è solo transfobia, nell'etero che fa la drag a carnevale solo omofobia. 

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Hinzelmann

 

 


Più che di omofobia parlerei piuttosto di "transfobia".
che è diffusa tra i gay in percentuali non dissimili
rispetto a quanto è diffusa tra gli etero.

 

Più che altro io direi che transfobia, come anche lesbofobia

e gayfobia, siano sottocategorie della categoria generale,

l' omofobia.

 

Alle spalle di ogni manifestazione-declinazione specifica c'è

un unico motore: il sessismo. Il sessismo sta alla misoginia

come l'etero sessismo sta all'omofobia.

 

Tuttavia esiste una omofobia generale che data fin dai tempi

dell'Impero Romano, prima ancora che esistesse l'idea stessa

di gay o lesbica...e che è rimasta immutata per secoli che denuncia

gli spostamenti inavvertiti da un genere all'altro

 

Per questo se pensiamo alla TV, partiamo male e non possiamo

capire niente...se parliamo di effeminatezza parliamo addirittura 

di qualcosa che veniva deprecato e condannato duemila anni fa

 

Ovviamente alla negazione del femminile si somma anche la negazione

dell'omosessualità ( il chè è facilmente spiegabile con la lesbofobia che

al contrario della gayfobia nega l'esistenza stessa delle lesbiche ) ed anche

la negazione del transito di genere come tecnica di manipolazione del corpo

( ed allora avremo la transfobia in senso stretto )

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Prego, non propaliamo falsi storici, @Hinzelmann: l' "omofobia generale" non risale all'Impero Romano: l'effeminatezza-passività era deprecata già dai Greci. E mi sembrava di aver chiarito definitvamente che il sostrato omofobico della cultura occidentale è semitico, ed ha origine nell'Antico Testamento (sodomita deriva appunto dalla biblica città di Sodoma e il mito ebraico ad essa collegata).

Continuate a confondere femminile e femminino, identità di genere e polarizzazione psichica, discettando di transfobia che non ha nulla a che vedere con questo discorso. La negazione del femminile non è legata necessariamente alla negazione dell'omosessualità, altrimenti non si spiegherebbe il caso Greco, dove la pederastia non aveva nulla a che fare con la femminilità (e infatti vi erano termini appropriati per distinguere fra amante, amato e il passivo adulto "che faceva di sè una donna", per usare il linguaggio rozzo di Aristofane, il quale non rientrava nelle due precedenti categorie e quindi veniva emarginato e deriso dagli stessi pederasti omosessuali).

@Almadel, hai scritto:

"cose che sono "proprie" della femminilità

(che sia il rossetto o fare pompini non importa)"

 

Mettere sullo stesso piano il make up e i pompini non credo che abbia a che fare tanto con la seduzione intesa come categoria della femminilità, ma con l'attività mercenaria propria delle prostitute: mi sembra lampante.

Davvero non cogli la grossa differenza?

Edited by akinori
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Hinzelmann

Sarà perchè pensavo che gli effeminati fossero i tre

angeli piuttosto che i Sodomiti che li avrebbero voluti

stuprare...che non ho citato Sodoma e Gomorra.

 

In effetti qui si discute di effeminatezza...non di sodomia

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Loup-garou

Faccio fatica a immaginare affermazioni più maschiliste di "Fare pompini non riguarda la femminilità, ma l'attività delle prostitute." Come togliere dignità alla sessualità delle donne...

 

 

Tornando all'argomento del topic, il pregiudizio secondo cui i gay sono effeminati lo trovo odioso. Ma non perché danneggi me.

L'effeminatezza è una caratteristica che si vede subito. Se sono gay e maschile, nel momento stesso in cui mi presento come tale smonto questo pregiudizio, quindi non ho motivo di sentirmi minacciato. E ovviamente i gay effeminati rientrano nello stereotipo e quindi non sono danneggiati.

 

A me questo stereotipo dà fastidio perché colpisce gli eterosessuali effeminati, che vengono considerati gay senza esserlo.

E per rimanere in tema, la visione per cui tutti gli effeminati sono gay la riscontro nella stragrande maggioranza dei gay.

 

 

Quello dello stereotipo "gay = effeminato" è veramente un problema minimo, comunque. E per quanto mi riguarda appunto, gli unici danneggiati sono gli etero.

Di stereotipi molto più fastidiosi me ne vengono in mente molti altri, tipo appiccicare gli stereotipi di una coppia etero a una coppia gay, uomo = incapace di fare il genitore, gay = promiscuo, effeminato = passivo, attivo = dominante, eccetera.

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Continuo a venire criticato per delle comprensioni errate di termini inerenti la psicologia junghiana o comunque i gender studies, ergo tacerò.

 

Per concludere, mettiamola così: affrontando questa discussione mi sono accorto che l'effeminatezza non può costituire per me un fastidio, dal momento che si tratta solo di altro modo di esprimere i processi endopsichici. E allora benissimo, sono assolutamente d'accordo con quanto rilevate voi, tanto Akinori quanto Almadel. Una cosa rimane però irremovibile, e non mi interessa se è per omofobia interiorizzata, formazione reattiva, identificazione proiettiva, e qualsiasi altro riferimento psicoanalitico possano mettere i gender studies di mezzo, perché è un mio gusto sessuale, è cioè che a me un individuo che ha in sé tutti i comportamenti e i modi di fare di ciò che è stato stigmatizzato come effeminato mi spegne totalmente la libido. Lo so benissimo che poco c'entra con quanto può essere un odio vero e proprio, e probabilmente ora si verrà a dire di me che «io cerco la parte maschile che ho rifiutato di me stesso in uomini maschili», oppure che «la mia omofobia interiorizzata, i miei fantasmi mi impediscono di rapportarmi sessualmente o sentimentalmente con ragazzi effeminati». Ma sapete una cosa? Forse sono malato. Forse ho ragione di pensare che il fatto che a me la cosiddetta checca spegne la libido mi rende un parafiliaco, uno che sfugge dalla propria natura. Benissimo, allora volete saperne un'altra di cosa? Francamente, me ne sbatto le palle. Trattatemi pure come un parafiliaco d'ora in poi, come chi ha delle perversioni che so, per i mutilati o per gli alberi. Io sono contento di quello che mi piace; il che non esclude che io possa avere amici gay effeminati o che in un futuro io possa avere relazioni con un effeminato. Quello che mi piace qui-e-ora sessualmente non è un effeminato. Sto rincorrendo una chimera? Molto probabile. Be', se dovessi trovare la chiemera però sarei certo di una cosa: non sono l'unico parafiliaco. E qui, signori, ho concluso.

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(Loup garou said: Faccio fatica a immaginare affermazioni più maschiliste di "Fare pompini non riguarda la femminilità, ma l'attività delle prostitute." Come togliere dignità alla sessualità delle donne...

Ti manca il secondo termine della inopportuna similitudine di Almadel: mettersi il rossetto. Se ti metti il rossetto esclusivamente per aumentare le probabilità di fare un pompino, in cambio di denaro o privilegi, sei una puttana. Se ti metti il rossetto per esercitare l'arte della seduzione, qualunque sia il tuo gender o il tuo orientamento sessuale, stai facendo un gioco. In questo caso, il gioco della seduzione

 

 

 

Quello che mi piace qui-e-ora sessualmente non è un effeminato.

 

Naturalmente a nessun gay piace uno specchio. Il problema è cosa si intende per "effeminatezza". La vedo dura, perché mi sembra che qui non si riesca nemmeno a distinguere tra femminilità, femminino e meretricio...

 

 

 

Sarà perchè pensavo che gli effeminati fossero i tre

 

angeli piuttosto che i Sodomiti che li avrebbero voluti

 

stuprare...che non ho citato Sodoma e Gomorra.

 

 

 

In effetti qui si discute di effeminatezza...non di sodomia

 

@Hinzelmann, sai benissimo che gli angeli non hanno sesso :-)

Il mito di Sodoma e Gomorra servì al popolo ebraico per riprodursi in condizioni difficili (una razza che riteneva di essere prediletta da un Dio universale in condizioni ambientali non favorevoli (il deserto del Vicino Oriente). Il caso ebraico fa scuola: qualunque tribù o clan o persino società, mutatis mutandis, in quelle condizioni, sarebbe omofoba. Non solo, inscriverebbe TUTTA la sessualità esclusivamente nel registro della procreazione. La finiamo di pettinare le bambole?

Edited by akinori
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Loup-garou

Ti manca il secondo termine della inopportuna similitudine di Almadel: mettersi il rossetto. Se ti metti il rossetto esclusivamente per aumentare le probabilità di fare un pompino, in cambio di denaro o privilegi, sei una puttana. Se ti metti il rossetto per esercitare l'arte della seduzione, qualunque sia il tuo gender o il tuo orientamento sessuale, stai facendo un gioco. In questo caso, il gioco della seduzione

Veramente dal post di Almadel emerge una sola similitudine tra le due attività: che sono entrambe considerate femminili dalla società. Ovvero, solo le donne dovrebbero mettersi il rossetto, solo le donne dovrebbero fare pompini. Se un uomo fa queste cose rompe uno schema. Mi sembra una cosa talmente evidente che non capisco perché ci stiamo discutendo sopra.

 

E anche se per assurdo Almadel avesse voluto ulteriormente collegare le due attività, ancora non si arriverebbe a una affermazione maschilista. Se una donna si mette il rossetto per cuccare e fare pompini, non per questo è una prostituta.

Tu invece hai dato per scontato che lo faccia "in cambio di denaro o privilegi"...

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è cioè che a me un individuo che ha in sé tutti i comportamenti e i modi di fare di ciò che è stato stigmatizzato come effeminato mi spegne totalmente la libido

Non vedo il problema, c'è chi ha la libido spenta dagli effeminati, chi al contrario dai maschili, chi dai topi di biblioteca, dai mori, dai nerd, dai bassi, dai poliziotti, dai culturisti... non si fanno le pulci a chi ti piace e chi no e tutto è commentabile con un bel de gustibus. Non è una questione di omofobia IMHO.

@akinori era dai tempi del libro di Burroughs che non sentivo più tradurre queer con checca.
Credo che i due termini, nelle rispettive lingue, abbiano valenze molto molto diverse.
Io li terrei separati, e personalmente, se devo tradurre qualcosa di moderno, lascio queer invariato. Tutto sempre IMHO
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E anche se per assurdo Almadel avesse voluto ulteriormente collegare le due attività, ancora non si arriverebbe a una affermazione maschilista. Se una donna si mette il rossetto per cuccare e fare pompini, non per questo è una prostituta.

 

Tu invece hai dato per scontato che lo faccia "in cambio di denaro o privilegi"...

 

Ma io non credo che esistano donne che si mettono il rossetto per fare pompini. Questa immagine "libertaria" e "pseudofemminista" della donna, mi sembra la solita proiezione maschilista etero: ovvero quello che un etero vorrebbe che fosse una donna oggetto, vale a dire un essere nato esclusivamente per sedurre il maschio, farlo godere e trarre da questa attività l'unico piacere che le concede la società patriarcale (la possibilità di avere identità, ruolo e discendenza - senza potere).

 

Io ho dato invece per scontato che una donna non fa pompini esclusivamente per soddisfare il maschio. Nel caso che lo faccia, è probabile che sia una prostituta e che chieda una contropartita. Detto questo, non ho nulla contro la prostituzione in sé, basta che si paghino le tasse. Sono le stesse prostitute a proporlo (ricordo a questo proposito una puntata di "Servizio pubblico :-)" di qualche settimana fa :-)

 

 

 

akinori era dai tempi del libro di Burroughs che non sentivo più tradurre queer con checca.

 

Quella traduzione penso sia stato il punto più alto, raggiunto incosapevolmente - ho buone ragioni per crederlo, dalla sottocultura omosessuale italiota. Fu una scleta coraggiosa, e l'ho ripresa intenzionalmente per dare qualche coordinata ai meno avvertiti.

Naturalmente, ha poco a che vedere con l'uso che ho fatto nelle recenti discussioni in questo forum del termine checca (in corsivo). Nel capolavoro di Burroughs si trattava di una questione letteraria. Qui ho adoperato il termine in un contesto sociopolitico. Sono due piani semantici diversi, che li si sappia cogliere :-)

Edited by akinori
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Hinzelmann

 

 


Non vedo il problema, c'è chi ha la libido spenta dagli effeminati, chi al contrario dai maschili, chi dai topi di biblioteca, dai mori, dai nerd, dai bassi, dai poliziotti, dai culturisti... non si fanno le pulci a chi ti piace e chi no e tutto è commentabile con un bel de gustibus. Non è una questione di omofobia IMHO.

 

Era Montanelli che pretendeva di non essere mai stato razzista perchè

durante la Guerra d'Etiopia, si era comprato una moglie etiope con cui

fare sesso.

 

Magari Montanelli non era neanche razzista, ma certo non è che discriminare

qualcuno abbia molto a che vedere con il farci o meno sesso...XD

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Sì certo: quindi invertendo il ragionamento di @Hinzelmann, tutti coloro che discriminano gli omosessuali, in realtà vorrebbero fare sesso con loro...

Pensavo che con la maturità del movimento non occorressero più certe consolazioni demagogiche :-)

Edited by akinori
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