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L'epidemia di solitudine tra i gay


Amor-fati

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ho la vaga impressione che tutto sto papiro fuffosissimo alla fine vuol solo dimostrare codesto assunto.

 

A me non pare

 

Cioè se ti riferisci al testo che citi, direi proprio di no

non lo hai capito

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“Mi sono guardato attorno osservando l’intera famiglia, e I bambini che c’erano attorno, e mi sono detto, ‘Io non avrò mai niente di tutto ciò,’ e ho iniziato a piangere.” Appena me ne ha parlato ho realizzato che lui stava descrivendo la stessa sensazione che io ho provato alla sua età, lo stesso dolore. Solo che James era nel 2007. Io nel 1992. Halkitis dice che a lui è capitato nel 1977.

 

per alleviare questa angoscia psicologica, sono stati modificati gli ordinamenti in modo da introdurre unioni civili per persone dello stesso sesso e, in alcuni paesi, il matrimonio omosessuale

la risposta, che è stata data, mira a omologare gli omosessuali al collaudatissimo modello eterosessuale, dunque il ragazzino gay che osserva l'intera famiglia etc. non dovrebbe più provare angoscia pensando: io non avrò niente di tutto ciò

fermo restando che è ancora troppo presto per capire se questo tipo di approccio "funziona" (bisognerà far passare almeno un paio di generazioni per capirlo davvero), non è detto che la risposta delle unioni civili o del matrimonio sia sufficiente a rispondere alle aspettative di realizzazione psicologica ed affettiva del 100% dei gay esistenti al mondo

esistono moltissimi gay che non hanno nessun interesse a vivere le loro vite secondo uno schema matrimoniale e familiare "classico", e non è neanche possibile fare uno studio sull'infelicità personale traslandola surrettiziamente su una carenza di ordinamento sociale, come se questa ne fosse la causa

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per alleviare questa angoscia psicologica, sono stati modificati gli ordinamenti in modo da introdurre unioni civili per persone dello stesso sesso e, in alcuni paesi, il matrimonio omosessuale la risposta, che è stata data, mira a omologare gli omosessuali al collaudatissimo modello eterosessuale,

 

Benché io non creda che gli ordinamenti siano stati modificati con l'introduzione delle unioni civili o addirittura del matrimonio per "alleviare l'angoscia psicologica" degli omosessuali, è tuttavia vero che la risposta alle istanze degli omosessuali di riconoscimento civile delle unioni, in forma matrimoniale o no, sia stata omologante rispetto al "collaudatissimo modello eterosessuale", ma è anche vero che tale omologazione è stata ed è ripetutamente e pervicacemente richiesta da noi omosessuali, anche da quelli, come me, che non hanno mai avuta alcun'intenzione di usufruirne:

non è che ora, dopo che l'omologazione è stata in parte od in tutto ottenuta, sia ragionevole lamentarci delle "mire omologanti" della società o dei politici!

 

 

 

 

dunque il ragazzino gay che osserva l'intera famiglia etc. non dovrebbe più provare angoscia pensando: io non avrò niente di tutto ciò

 

Comunque, se avrà qualche cosa della famiglia tradizionale, sarà una cornice formale "omologante", sarà un'imitazione pallida per adozioni o per un uomo e da una donna che generino entrambi figli propri:

pertanto, se l'angoscia dell'omosessuale dipende da questa privazione, non credo proprio che cesserà mai.

 

Io tuttavia dubito fortemente che l'angoscia dipenda da questa privazione, ma penso bensì che sia sempre causata dall'omofobia ambiente.

Edited by Mario1944
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perché uno del 2007 non dovrebbe provare la stessa angoscia e solitudine di uno del 1977? nessuno dei due ha ricevuto una educazione sentimentale per gestire la propria condizione omosessuale. la lesgilazione positiva conta molto poco se in nessun cartone animato il principe sceglie un altro principe ma solo la principessa. 

 

noi adulti (giovani e meno giovani) siamo la generazione di mezzo che ha vissuto il cambiamento lgbt, siamo sacrificabili. nessuno di noi proverà questo senso di completezza con la società. va bene così. dobbiamo accettare che l'integrazione vera ci sarà quando sin dall'asilo ai bambini verrà insegnato che è normale avere dei genitori gay.

 

forse, e dico forse, quelli che stanno nascendo in questi tempi vivranno una società paritaria e senza angosce.... tra una ventina d'anni, quando saranno adulti. chi lo sa. quindi mettiamoci comodi e aspettiamo ancora a lungo prima di correre a descrivere la comunità gay come un luogo di tristezza e non so che altro.

 

non mi piace chi associa queste cose alla comunità gay. la comunità gay non è un luogo di solitudine e perdizione: è semplicemente il risultato di un mucchio di gente che non ha una direzione perché nessuno gliel'ha insegnato, perciò c'è chi decide di stare in dark room e chi invece si strugge aspettando il principe azzurro. 

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Son sicuro che scrivi che per la maggior parte dei gay, a tuo dire scarsamente realizzati dal punto di vista relazionale, è difficile trovare il proprio posto tra gli altri...al che ho ribattuto specificando che la piena realizzazione (affettiva, lavorativa, sociale) è davvero rara indipendentemente dall'orientamento sessuale.

No, ho scritto molto chiaramente, e peraltro lo hai pure quotata, che il "vincente" non esiste nella realtà

Ma il fatto che non esista nella realtà non significa che non possa fare danni come idea.

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sarà...

 

Beh però il testo che citi chiude così:

 

 

 

Come gente gay ci siamo continuamente detti che quando l’epidemia di AIDS sarebbe finita allora saremmo stati bene. Poi è finita, allora ci siamo detti che quando ci saremmo potuti sposare saremmo stati bene. Oggi è possibile farlo, allora ci siamo di nuovo detti che quando saremmo riusciti a combattere il bullismo saremmo stati davvero felici. Abbiamo continuato ad aspettare il momento in cui davvero non saremmo stati tanto differenti dagli altri. Ma la verità è che noi siamo tutti diversi. E’ arrivato il tempo di accettarlo e farcene una ragione.”

 

Stabilito che l'A. dà per scontato che anche estese ad ogni distretto scolastico

le politiche contro il bullismo omofobico contro il volere dell'Amministrazione Trump

non saremo neanche in quel caso felici, io direi che la sua idea, sembra essere un'altra.

 

E cioè che il problema sia accettare una sorta di irriducibile diversità.

 

Non sto dicendo che questo tipo abbia ragione, sto dicendo che il senso non mi pare sia

quello che tu estrai

 

 

 

quindi, a sentì questo, i froci sò tutti fashion, danzerecci & popaproli ma la banalità di questo gay clichè?

 

Certo se la tua idea di "diversità" la riduci a questo cioè ad

un rifiuto dello stigma, siete molto lontani

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Capricorno57

 

 

l'integrazione vera ci sarà quando sin dall'asilo ai bambini verrà insegnato che è normale avere dei genitori gay
 

"Normale" non direi, userei il termine "possibile" e "accettabile". 

Noi rappresentiamo teoricamente il 2 o 3 % della popolazione, e gli omosessuali dichiarati pubblicamente sono il 2 o 3 per mille. 

 

Chi guida la Ferrari non è automobilista normale, e nemmeno quello che guida la Matiz gialla del '98. 

Ma entrambi normalmente sottostanno alle regole del Codice della strada e pagano bollo assicurazione benzina e pedaggi autostradali. 

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non mi piace chi associa queste cose alla comunità gay. la comunità gay non è un luogo di solitudine e perdizione: è semplicemente il risultato di un mucchio di gente che non ha una direzione perché nessuno gliel'ha insegnato, perciò c'è chi decide di stare in dark room e chi invece si strugge aspettando il principe azzurro. 

ti lovvo

che sia messo agli atti 

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"Normale" non direi, userei il termine "possibile" e "accettabile". Noi rappresentiamo teoricamente il 2 o 3 % della popolazione, e gli omosessuali dichiarati pubblicamente sono il 2 o 3 per mille.

 

Normale non significa necessariamente "prevalente" ed anormale non significa necessariamente "non prevalente", anche se è ovvio che l'essere prevalente tende a far sì che un'anormalità sia giudicata la normalità ed il non essere prevalente tende a far sì che una normalità sia giudicata anormalità.

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la comunità gay non è un luogo di solitudine e perdizione: è semplicemente il risultato di un mucchio di gente che non ha una direzione perché nessuno gliel'ha insegnato, perciò c'è chi decide di stare in dark room e chi invece si strugge aspettando il principe azzurro.

 

Be', se ci fosse realmente una "comunità gay", significherebbe che il "mucchio di gente" ce ne facesse parte avrebbe ricevuto adeguato insegnamento sulla direzione, se non altro perché partecipare ad una qualsiasi comunità implica avere una direzione.....

 

Comunque:

1 ) quale sarebbe la direzione che secondo te dovrebbe essere insegnata ad un adolescente omosessuale?

2 ) chi dovrebbe insegnargliela, mancando un modello sociale che non sia eteroclito?

Edited by Mario1944
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1 ) quale sarebbe la direzione che secondo te dovrebbe essere insegnata ad un adolescente omosessuale?

 

Questa la so io :)

1) Usa precauzioni quando fai sesso

2) Se hai un compagno e non vuoi essergli fedele, informalo prima di tradirlo

3) Isola le persone che vogliono fare sesso con te senza precauzioni prima di un test insieme

4) Isola le persone che non ti informano di voler fare sesso con altre persone

5) Isola le persone che non accettano che tu voglia fare sesso con altri

6) Non giudicare i comportamenti sessuali "strani" del tuo partner ("Voglio leccarti i piedi"), ma non fare nulla che non desideri fare.

7) Non giudicare le richieste affettive eccessive del tuo partner ("Voglio sposarti"), ma non fare nulla che non desideri fare

8) Isola le persone che pensano che per amore tu debba sottostare ai loro desideri sessuali o alle loro richieste affettive

...

 

In realtà potrei continuare davvero a lungo,

sono un vivace sostenitore della "cultura del consenso"

e cerco di promuoverla in tutti gli spazi in cui mi è possibile.

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Questa la so io :) 1) Usa precauzioni quando fai sesso 2) Se hai un compagno e non vuoi essergli fedele, informalo prima di tradirlo 3) Isola le persone che vogliono fare sesso con te senza precauzioni prima di un test insieme 4) Isola le persone che non ti informano di voler fare sesso con altre persone 5) Isola le persone che non accettano che tu voglia fare sesso con altri 6) Non giudicare i comportamenti sessuali "strani" del tuo partner ("Voglio leccarti i piedi"), ma non fare nulla che non desideri fare. 7) Non giudicare le richieste affettive eccessive del tuo partner ("Voglio sposarti"), ma non fare nulla che non desideri fare Isola le persone che pensano che per amore tu debba sottostare ai loro desideri sessuali o alle loro richieste affettive ...   In realtà potrei continuare davvero a lungo, sono un vivace sostenitore della "cultura del consenso" e cerco di promuoverla in tutti gli spazi in cui mi è possibile.

 

Lo sai che ti aNo vero?  

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Comunque l'articolo è ben scritto, l'ho letto volentieri (ultimamente leggere i quotidiani on line è uno strazio.. scrivevo meglio io a 12 anni)

 

A parte questo, penso che il problema sia essenzialmente, come qualcuno ha in parte accennato, che siamo troppo pochi. 

 

Quindi, un adolescente gay farà comunque sempre fatica ad affermarsi e trovare "il proprio posto", anche se vive in una società friendly... semplicemente perché anche se fossero tutti friendly, scialli e volemose bene.. un gay è comunque circondato al 90/95% da persone etero. 

 

L'unico modo per far sì che i gay crescano veramente senza eccessive paturnie, e che non siano tesi e preoccupati quando fanno coming out (per citare un passaggio dell'articolo) è che invece del 5% fossimo il 30, 40%.. però a quanto pare la natura ha deciso che la percentuale resti attestata su quel misero 5%. 

 

Detto questo, non penso che i gay si trovino tutti a viaggiare su un metaforico volo senza pilota in rotta di collisione con l'oceano. Quindi, meno dramma, please. 

Edited by Beppe_89
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Credo che il problema di molti omosessuali sia l'adolescenza bruciata. Mi spiego meglio. L'omosessuale , nell'ambiente scolastico, trova pochi modelli di riferimento, è raro che viva con serenità la propria omosessuale a scuola, dove si sente giudicato. Gli adolescenti, in via di formazione, vedono spesso l'omosessuale non dichiarato come un punto interrogativo e lo punzecchiano col risultato di procurargli pensieri aggressivi o depressivi; E' facile che in queste condizioni un ragazzo si rintani nello studio o in attività dove il contatto sociale è limitato. Quando cresce (e già un passo importante è la patente, con la possibilità di spostarsi), nell'ambiente universitario o lavorativo , trova più libertà ma continua a confrontarsi con sensi di colpa e con un'esagerata coscienziosità, che gli derivano dalle esperienze passate. Il senso di vergogna non lo abbandona mai perché proprio quella fase adolescenziale fondamentale per costruirsi un senso dell'identità (nella relazione con l'altro) gli è venuta a mancare; la sua identità, quindi, è fragile, ha bisogno di conferme, e sente più spesso la solitudine. Può nascere un bisogno di esibizionismo o di sesso promiscuo, agito nel tentativo di costruire un 'identità che si percepisce come frammentaria. L'avere un uomo accanto, desiderio perfettamente legittimo, ma deluso e represso in adolescenza, può diventare un bisogno compulsivo e così la compagnia dell'altro non basta mai a riempirlo del vuoto. Ancora una volta sono le esperienze dell'adolescenza a trionfare e a segnare il vissuto dell'adolescente. Anche una famiglia inizialmente riluttante (com'è frequente agli inizi) può generare stati di insicurezza, che non spariscono una volta che i genitori hanno preso familiarità con l'omosessualità del figlio, l'accettano e ne parlano.

" Non ci possiamo disfare del nostro passato ".

Le dipendenze nascono spesso da esperienze depressive, servono a regolare un umore basso, a dare l'entusiasmo di un momento, così come la droga; piacere effimero che una volta consumato lascia un vuoto ancora più grande. Sto parlando, chiaramente, di esperienze psicopatologiche;

Ma ci tengo a specificare una cosa; la mia non è una ottica moralistica, non nasce da un bisogno di prendere le distanze rispetto ad un certo stile di vita promiscuo. Anzi io spesso non rifiuto incontri sessuali ; il fatto di vivere la propria sessualità in modo poligamo e libero non è assolutamente il segno di un disagio: Lo è quando la sessualità si associa a sensi di colpa; e la dipendenza, che sia dal sesso o dalla droga, è pur sempre un'esperienza di sofferenza.

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No, ho scritto molto chiaramente, e peraltro lo hai pure quotata, che il "vincente" non esiste nella realtà

 

Perciò direi che concordiamo, no?

 

A proposito di realizzazione individuale e di trovare la propria collocazione sociale:

 

Non è vero, anche solo assumendo il termine nella sua

dimensione più evidente, il posto come luogo fisico in cui

si decide di vivere, i gay sono diversi dagli etero.

 

Un etero va alla ricerca di un posto in cui realizzarsi nella società

emigra alla ricerca di un lavoro, un gay ha la naturale tendenza

anche solo istintiva a sottrarsi alle lotte in cui teme di uscire sconfitto

(...)

Ed al di là dei giudizi politici, delle strategie e tattiche, delle varie opinioni

lo abbiamo visto nel caso delle Unioni Civili, ci siamo dati per sconfitti ancora

prima di cominciare ed abbiamo deciso di non lottare neanche ( questa è la

verità, anche se so che a molti non piace sentirla...)

 

Forse per un gay è più complicato perché occorre adattarsi a più contesti che richiedono diverse abilità; io credo d'aver fatto quel che potevo, e vivere liberamente la mia omosessualità tra coetanei etero forse mi ha reso meno inviso a loro che a cerchie gay "ortodosse".

Mi pare che la tua narrazione viri un po' troppo verso il tragico-drammatico.

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Ilromantico

Mah, io continuo a vedere le posizioni troppo estreme, poco sincere e 'retro'. Tanto per cominciare, io non credo che i gay dichiarati qui siano il 5%, ma direi che i gay non dichiarati che conosco sono 1/10 dei miei amici gay. Tra l'altro si tratta di gay originari di paesini o province. Direi che forse c'è il falso mito che il CO faccia realmente la differenza. Credo che serva davvero per influenzare i propri familiari, amici e conoscenti, ma per la società in genere ha poco valore essere dichiarati. Il motivo? A conti fatti non puoi fare CO continuamente né dover puntualizzare di essere gay. Per questa ragione il binomio CO=visibilità gay lascia il tempo che trova.

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Questa la so io :) 1) Usa precauzioni quando fai sesso 2) Se hai un compagno e non vuoi essergli fedele, informalo prima di tradirlo 3) Isola le persone che vogliono fare sesso con te senza precauzioni prima di un test insieme 4) Isola le persone che non ti informano di voler fare sesso con altre persone 5) Isola le persone che non accettano che tu voglia fare sesso con altri 6) Non giudicare i comportamenti sessuali "strani" del tuo partner ("Voglio leccarti i piedi"), ma non fare nulla che non desideri fare. 7) Non giudicare le richieste affettive eccessive del tuo partner ("Voglio sposarti"), ma non fare nulla che non desideri fare 8 ) Isola le persone che pensano che per amore tu debba sottostare ai loro desideri sessuali o alle loro richieste affettive
 

 

Dicendo "isola" intendi dire "non frequentare"?

 

Comunque mi paiono consigli che vanno bene anche per un eterosessuale e che dunque non dovrebbero connotare specificamente la direzione da indicare ad uno che non voglia divenire un omosessuale "angosciato".

 

 

 

 

 

A parte questo, penso che il problema sia essenzialmente, come qualcuno ha in parte accennato, che siamo troppo pochi.    Quindi, un adolescente gay farà comunque sempre fatica ad affermarsi e trovare "il proprio posto", anche se vive in una società friendly... semplicemente perché anche se fossero tutti friendly, scialli e volemose bene.. un gay è comunque circondato al 90/95% da persone etero. 
 

 

Non direi proprio che il problema sia la (scarsa) numerosità dei gay:

da una parte si può nello stesso tempo essere in maggioranza ed essere disprezzati, bistrattati ed emarginati da minoranze prepotenti perché forti economicamente o socialmente o giuridicamente o culturalmente od intellettualmente o fisicamente;

dall'altra si può nello stesso tempo essere in minoranza ed essere ammirati, invidiati e venerati da maggioranze impotenti perché deboli economicamente, socialmente eccetera.

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Sì invece, se l omosessualitá fosse stata da sempre presente nell uomo in percentuali molto molto maggiori non si sarebbe mai creato nessun pregiudizio..non sarebbe mai sembrato nè strano nè "diverso".

Quindi ora vivremmo in un mondo in cui eteronormativitá ed omonormativitá coesisterebbero in pari misura. E nessuno si sentirebbe "lo stronzo" da adolescente.. guardandosi intorno e pensando.. "ma solo io sono così?".

 

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Edited by Beppe_89
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Mi pare che la tua narrazione viri un po' troppo verso il tragico-drammatico.

 

Probabilmente per molti gay andare a vivere a Castro o al Marais

è in effetti uno scenario drammatico ed in realtà non abbiamo avuto

niente del genere in Italia, altrove è una stata una naturale evoluzione

storica.

 

Ma appunto se l'ottica rimane sempre: fare il possibile per dispiacere

il minimo agli amici etero, non ci saranno forse atti di rottura, di coraggio

ma dal minority stress non si può uscire, perchè si sceglie di viverci dentro

immersi fino al collo.

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Ilromantico

Sfatiamo i miti di Castro, Chueca e dei 'quartieri' gay in generale. Sono oggettivamente le zone più gay-friendly, ma non sono nemmeno disneyland. Tralasciando che ormai Chueca è pure in fase di decadenza per via delle App e del fatto che molti gay ormai vanno in altre 2 zone Hipster della capitale. Da un lato trovo sano delle zone miste etero/gay.e che frequentino lo stesso locale, ma dall'altro lato penso che una zona gay sia pur sempre importante.

 

Comunque ripensandoci bene, forse parte della colpa di questa 'angoscia' gay è frutto del fatto che i gay sono 'pochi', ma che soprattutto l'ambiente gay non sia fraternale diciamo.

Lo dico perché io l'angoscia gay non credo di averla mai provata, ma da giovincello credevo che la comunità gay fosse come il villaggio dei Puffi. In un certo senso un po' di angoscia l'ho acquisita col tempo non appena mi sono relazionato con certa parte della comunità gay.

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@Il Romantico lo sappiamo tutti che sei un fautore dell'uscita dal ghetto

e della gentrificazione il problema non si pone in Italia perchè noi un quartiere

gay non lo abbiamo neanche mai avuto e vorrà pure dire qualcosa quanto ad

incapacità di pensarsi come minoranza...

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Il punto di vista di Claudio Rossi Marcelli: http://www.internazi...-solitudine-gay

 

ho letto l'articolo, non mi convince per niente: se c'è un problema, non mi pare specifico dei gay, ma molto più ampio

nessuno parla ad esempio dei fiumi di cocaina che sniffano i dirigenti d'azienda per lavorare 14 ore al giorno e sembrare brillanti, mentre sono il più delle volte logorroici schizzati e inconcludenti; altro mondo che conosco di meno, quello della politica, ma certo la droga gira anche tra i politici al massimo livello, e in passato la cosa è venuta fuori a mo' di battuta, mai a livello strutturato di denuncia; per non parlare del diffuso disagio tra comunità numericamente meno consistenti ma comunque significative, come ad esempio quella dei sacerdoti

se viviamo in una società problematica, i gay non potranno certo salvarsi dall'andazzo generale

Edited by conrad65
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Ma appunto se l'ottica rimane sempre: fare il possibile per dispiacere

il minimo agli amici etero, non ci saranno forse atti di rottura, di coraggio

ma dal minority stress non si può uscire, perchè si sceglie di viverci dentro

immersi fino al collo.

 

Bah non è stata questa la mia esperienza...a distanza di tempo posso forse dire che alcune difficoltà colle amicizie gay eran dovute all'erotizzazione anche di rapporti d'amicizia, in questo forse ho sbagliato.

Edited by schopy
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Claudio Rossi Marcelli: http://www.internazi...-solitudine-gay

 

Vabbè Claudio Rossi Marcelli usa l'articolo americano

per difendere i gay dall'accusa di essere maiali e drogati

( implicita in certe trasmissioni TV sul delitto Varani o esplicita

nel servizio de Le Iene e nel Corriere della Sera...)

 

E chiaro che se Hobbes leggesse il Corriere della Sera o vedesse

la Tv italiana gli verrebbero delle crisi di panico, altro che solitudine

 

Noi ci siamo abituati, perchè siamo nati e cresciuti qui

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ho letto l'articolo, non mi convince per niente: se c'è un problema, non mi pare specifico dei gay, ma molto più ampio

 

Ecco c'hanno battuto sul tempo colla traduzione, mannaggia...

 

Forse il problema PIU' AMPIO è la tendenziale "adolescentizzazione" di una società fondata su apparenza e performance?

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