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Elezioni presidenziali in Francia del 2017


Rotwang

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E' già notizia di una decina di giorni fa che il candidato centrista Bayrou del partito Mouvement Democrate da lui fondato si è ritirato dando il suo appoggio a Macron. Non è cosa da poco dal momento che nei sondaggi Bayrou aveva una media del 5-6% e infatti dopo il suo ritiro da una media del 20-21% Macron è cresciuto ad una del 24-25%, molto vicino a Le Pen. Se Fillon non si fa da parte i repubblicani non hanno speranze.

Edited by Uncanny
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Internazionale

 

Raramente una campagna per le presidenziali francesi ha riservato una tale quantità di sorprese e di incertezza. Per François Fillon, il candidato uscito largamente vincitore dalle primarie della destra e del centro, il voto si annunciava come una formalità sulla strada per l’Eliseo: la sinistra era smarrita dopo la rinuncia del presidente uscente François Hollande a ripresentarsi, e la vittoria alle primarie socialiste di Benoît Hamon, il candidato più a sinistra, sembravano garantirgli i voti degli elettori più moderati.

 

E invece Fillon, invischiato in una vicenda di abuso d’ufficio, non solo non decolla nei sondaggi, ma è stato superato dall’outsider di centrosinistra ed ex ministro dell’economia Emmanuel Macron nelle intenzioni di voto al primo turno (21 per cento contro 24 per cento), che si terrà il 23 aprile. La leader del Front national (Fn, estrema destra) Marine Le Pen è invece stabilmente in testa per quanto riguarda le intenzioni di voto al primo turno (26 per cento), ma al secondo rischia di essere battuta sia da Macron sia da Fillon.

 

Sempre secondo i sondaggi, Macron è dato favorito sia contro Le Pen sia contro Fillon al secondo turno, previsto per il 7 maggio. Il candidato indipendente approfitta delle sventure di Fillon e dell’accelerata impressa alla sua campagna con la presentazione del suo atteso programma.

 

Il disincanto degli elettori
I sondaggi non prendono in considerazione l’ipotesi di un secondo turno Macron-Hamon poiché appare improbabile che entrambi riescano a superare Marine Le Pen. Il voto di centrosinistra e di sinistra dovrebbe infatti ripartirsi tra Macron, Hamon (dato al 14,5 per cento) e il candidato vicino ai comunisti, Jean-Luc Mélenchon (dato all’11 per cento). Le discussioni su un possibile accordo di desistenza di Mélenchon a favore di Hamon si sono concluse con un nulla di fatto, e Mélenchon punta a ripetere in Francia il successo di Syriza in Grecia: approfittare del disincanto degli elettori per la gauche di governo e diventare la principale forza a sinistra.

 

La situazione quindi a oggi è la seguente: Marine Le Pen dovrebbe giungere in testa al primo turno ed è probabile che al ballottaggio affronti Emmanuel Macron. Poiché appare difficile che tutti gli elettori di centrodestra la votino al secondo turno, Macron dovrebbe essere eletto presidente, con oltre il 60 per cento dei voti. Questo naturalmente salvo sorprese, che non sono mancate e potrebbero ancora capitare, al punto che molti esperti rifiutano di fare pronostici.

 

Le probabilità che questo scenario si realizzi sembrano aumentare a mano a mano che passano i giorni e che la situazione di Fillon si fa più difficile: il 1 marzo l’ex primo ministro ha annunciato di essere stato convocato per il 15 marzo – due giorni prima della scadenza per presentare le candidature alle presidenziali – dai giudici del pool finanziario di Parigi, nell’ambito di un’inchiesta su un uso improprio di fondi pubblici. È accusato di aver pagato uno stipendio alla moglie Penelope per un incarico fittizio da assistente parlamentare.

 

Fillon ha dichiarato che parteciperà lo stesso alle elezioni e ha accusato la magistratura di aver organizzato un “omicidio politico” contro di lui. Ma le conseguenze si sono fatte subito sentire: nel giro di 48 ore sono arrivate le dimissioni di una ventina di protagonisti e di collaboratori della sua campagna, a cominciare dal portavoce Thierry Solère e dal tesoriere Gilles Boyer, mentre parecchi dirigenti del partito (Libération ha addirittura lanciato un contatore delle defezioni) hanno cominciato a prendere le distanze da un candidato sempre più difficile da difendere e sempre più arroccato su una posizione insostenibile.

 

Il piano alternativo
Molti ricordano che Fillon, che si era presentato alle primarie come il candidato della “moralità”, aveva dichiarato che avrebbe rinunciato a presentarsi se fosse stato indagato. Uscito largamente in testa dalle primarie (ha preso più di 2,5 milioni di voti), Fillon è legittimato dal voto dei simpatizzanti di centrodestra e lo statuto del suo partito, Les républicains (Lr), non prevede nulla nel caso il vincitore rinunci.

 

Per dimostrare che gode ancora del sostegno degli elettori di centrodestra Fillon ha organizzato una manifestazione il 5 marzo a Parigi, alla quale hanno partecipato “più di 200mila persone” (circa 40mila secondo la polizia). Sotto una pioggia battente ha riaffermato la sua intenzione di “andare fino in fondo”, aggiungendo: “Nessuno può oggi impedirmi di essere candidato”, una formula ribadita la sera su France 2.

 

Mentre Fillon punta sul fatto che l’elezione è, come diceva il generale De Gaulle, “l’appuntamento tra un candidato e i francesi”, nel quale poco contano gli apparati di partito, è sempre più evocata l’ipotesi di un piano alternativo: l’intervento di un altro candidato. Giunto secondo nel ballottaggio delle primarie del centro e della destra, il sindaco di Bordeaux Alain Juppé ha dichiarato il 6 marzo che non è disponibile a fungere da sostituto. “È troppo tardi”, ha dichiarato, criticando l’“ostinazione” di Fillon, la “radicalizzazione” della sua base e ammettendo di non essere in grado di “incarnare il rinnovo che vogliono i francesi”. Eppure Juppé avrebbe le sue chances: un sondaggio pubblicato il 3 marzo indica che se Juppé fosse candidato, giungerebbe in testa al primo turno, davanti a Macron e a Le Pen.

 

Un nuovo colpo per Fillon e per la destra, condannata ora a sostenere un candidato sempre più traballante e nella quale, a meno che Fillon ce la faccia a diventare presidente – cosa nella quale perfino i suoi faticano ormai a credere –, è probabile che si assista a una resa dei conti che potrebbe spazzare via l’intero gruppo dirigente. Dopo l’indisponibilità di Juppé è probabile che il comitato constati di non avere alternative a Fillon.

 

Un altro insegnamento di questa campagna è che non tutti i candidati sono uguali dinanzi alle vicende giudiziarie: mentre Fillon affonda man mano che l’inchiesta in corso avanza, Marine Le Pen rimane stabilmente in testa alle intenzioni di voto nonostante la sua situazione giudiziaria sia anche più grave. Lei e il padre sono indagati in Francia per aver occultato al fisco una parte del loro patrimonio di famiglia, mentre ben 13 dirigenti del Front national sono sotto inchiesta per truffa e ricettazione per aver messo in piedi un sistema di false fatture che servivano a finanziare il partito.

 

Il parlamento europeo ha per parte sua multato diversi eurodeputati dell’Fn per aver usato fondi destinati agli assistenti per stipendiare i propri dipendenti (la capogabinetto e la guardia del corpo di Marine Le Pen sono stati arrestati), e ha revocato l’immunità parlamentare della leader dell’Fn per aver twittato nel 2015 alcune immagini di violenze compiute dai militanti del gruppo Stato islamico. L’Fn è anche sospettato di aver ricevuto soldi dal governo russo in cambio del sostegno politico all’annessione della Crimea da parte di Mosca.

 

Marine Le Pen ha dichiarato di non voler rimborsare l’europarlamento, rifiuta (contrariamente a Fillon) di essere sentita dagli inquirenti (come Fillon) prima del secondo turno delle legislative (il 18 giugno), minaccia “i funzionari ai quali un personale politico con le spalle al muro chiede di usare un potere dello stato per sorvegliare gli oppositori” e denuncia “un complotto” ordito dai magistrati. Ma questo atteggiamento non sembra turbare i suoi sostenitori, complice anche il fatto che una parte delle vicende riguarda l’odiata Europa: il 78 per cento dei simpatizzanti dell’Fn ha infatti dichiarato che la propria scelta è “definitiva”. Un numero ben più alto di quelli – mai più del 55 per cento – che affermano la stessa cosa per quanto riguarda gli altri candidati.

 

Se si conferma la tendenza in corso, queste presidenziali avranno sancito un fenomeno inedito nella politica del dopoguerra francese: la fine del ruolo di primo piano dei due partiti sui quali si è basata finora l’alternanza politica – gollisti e socialisti – a favore dell’estrema destra e di un inedito coacervo di forze di centro, centrosinistra e liberali. Sia Le Pen sia Macron stanno vincendo la loro scommessa: far fuori i vecchi partiti e farla finita con il sistema sul quale si fondava la Quinta repubblica voluta da De Gaulle. E ogni nuova vicenda che interviene in questa movimentata campagna dà loro un po’ più di ragione.

 

Chi la spunterà?

Edited by Rotwang
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Fillon ha scelto di resistere, secondo me non ha chance

 

Ora è venuto fuori che gran parte dei soldi che i figli intascavano

venivano poi girati a lui, la figlia gli avrebbe stornato 33.000 € su un

totale di 46.000 come rimborso di "spese matrimoniali", il figlio il 30%

del suo stipendio etc

 

Era meglio se lasciava a Juppé

 

Macron per ora mi pare possa sgamarla lo scandalo Las Vegas colpisce

meno la fantasia della gente, ma certo se indagassero sulle sue dichiarazioni

dei redditi come su quelli della Le Pen ci sarebbero dei rischi

 

Quel che mi pare stia succedendo è che la magistratura francese per dimostrare

di essere imparziale, sta indagando su tutti i candidati, con una sorta di reazione

a catena, perchè nessuno è al di sopra di ogni sospetto

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Secondo due sondaggi il dibattito è stato vinto da Macron e secondo la TV pubblica francese è stato anche il candidato più cercato su Google durante il dibattito.

 

"Emmanuel Macron ha vinto il primo dibattito presidenziale televisivo organizzato dalla TV francese Tf1. Davanti a milioni di telespettatori francesi il leader di En Marche ha prevalso, secondo il giudizio di due istituti demoscopici, sugli altri quattro aspiranti all’Eliseo: Marine Le Pen del Front National, François Fillon della destra repubblicana, Benoit Hamon dei socialisti e Jean-Luc Mélenchon candidato della sinistra. Per il sondaggio condotto da Elabe per BMFTV Macron è stato giudicato il più convincente dal 29% dei rispondenti, seguito da Mélenchon con il 20%, Fillon e Le Pen appaiati al 19%. Ultimo, e piuttosto distante, il candidato del PS Hamon, giudicato il più convincente solo dall’11% del campione di Elabe. Un’altra indagine demoscopica di Opinion Way condotta per la testata Le Point ha evidenziato come sia sempre stato Emmanuel Macron a prevalere. L’ex ministro dell’Economia è stato giudicato come il più convincente dal 25% dei telespettatori, seguito Le Pen e Fillon sempre al 19%. Mélenchon in questo sondaggio scivola al 15%, mentre Hamon rimane ultimo e distanziato al 10%. Secondo la TV pubblica francese anche i risultati delle ricerche di Google durante il dibattito presidenziale hanno evidenziato come Emmanuel Macron sia stato il candidato ad attrarre la maggior curiosità del pubblico. Sul motore di ricerca le query legate a Macron sono state il 30% di tutte quelle legate ai candidati presidenti. Su Google Mélenchon ha ottenuto pari al 21% delle ricerche, seguito dal socialista Hamon al 19%, mentre Fillon e Le Pen sono anche in questo caso appaiati al 12%. Durante il dibattito presidenziale TV su Tf1 Emmanuel Macron è stato il candidato che ha subito il maggior numero di attacchi dagli altri candidati, sia da sinistra come da destra, anche perché in questo momento appare come il grande favorito per la successione di François Hollande all’Eliseo. In particolar modo si è notato come la sfida per la presidenza sia sempre più un duello tra Marine Le Pen ed Emmanuel Macron Nei sondaggi per il primo turno Macron tallona Marine Le Pen poco sopra al 25%, e il suo avversario più temibile per il ballottaggio contro la leader del Front National, François Fillon, appare incapace da diverse settimane di superare il 20%. Il socialista Hamon sembra invece ormai fuori dai giochi, visto che una parte rilevante dell’elettorato di centrosinistra si è sposato proprio su Emmanuel Macron, e gli elevati valori di Mélenchon impediscono di recuperare voti progressisti."

 

http://www.giornalettismo.com/archives/2209304/emmanuel-macron-dibattito-presidenziale-francia/

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Come ha detto ieri letta da vespa se in francia vince macron e in germania il socialista c'e' una vera possibilita' che l'europa riparta perche' sono due europeisti convinti.

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non fa niente, non ho aspettative di rilievo per la politica del 2017. il 2016 ci ha fatto sognare, ma non si può vincere sempre. auguri ai francesi. 

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Saramandasama

non fa niente, non ho aspettative di rilievo per la politica del 2017. il 2016 ci ha fatto sognare, ma non si può vincere sempre. auguri ai francesi.

Io invece credo che con President Trump, le cose, anche se non visibilmente (e lo status quo europeo dovesse restare immutato), cambieranno anche da noi. L'esempio lo abbiamo avuto con la Perego. Che sia stata epurata è irrilevante. La sua regia che evidentemente strizzava l'occhio al trumpismo, è stata troppo anticipatoria. Ma il trend è tracciato..

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Saramandasama

Puo' anche fare una visita ad assad se desidera, come razzi che ha fatto il giro dei dittatori in carica del pianeta.

Cì, stacce! Me sa che hai fatto indigestione de chrüterchraft per odiare così tanto Madame Le Pen..

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Non la odio ma lei e' solo una vacca che starebbe meglio in un prato o in stalla a brucare l'erba o il fieno al posto che all'eliseo.

 

Ognuno stia semplicemente al suo posto e l'eliseo non e' il posto della le pen.

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Partendo dal presupposto che - per me - il padre

è decisamente peggio della figlia, non posso certo

rimproverarla per la sua morte politica.

 

Tanto più che credo lui abbia concorso attivamente

a rendere inevitabile l'espulsione dal partito ( rifiutando

misure più blande come la sospensione o l'inibizione a

parlare a nome del partito, a seguito delle quali la ripudiò )

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