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Un fidanzato anoressico


LocoEmotivo

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Ciao, ragazzi.

Come ho scritto nella presentazione, sono tornato in questo forum dopo una latitanza quinquennale (manco fossi l'Enterprise!) per cercare delle risposte.

 

Tre anni e mezzo fa ho conosciuto un ragazzo meraviglioso: ci siamo frequentati, ci siamo innamorati, ci siamo messi insieme. La nostra era una storia sotto gli occhi di tutti, dai reciproci genitori ad amici e colleghi: stavo così bene con lui che ogni volta provavo l'impulso di gridarlo al mondo intero, di sbandierare che lui era mio.

Si cominciava a fare seriamente progetti quando ha cominciato a perdere peso: sembrava fosse un problema di stress dovuto al lavoro (ne aveva appena perso uno ed ora quello nuovo lo massacrava), e lì per lì non ci abbiamo fatto caso. Poi ha cominciato a mangiare sempre meno e a digerire con una difficoltà crescente, e qui abbiamo fatto tutta una serie di analisi ed esami (sempre negativi) per scoprire quale causa fisiologica ne fosse all'origine: solo quando sono cominciate delle crisi d'ansia mi sono davvero preoccupato.

Morale: di lì a poco gli diagnosticano un'anoressia nervosa. Ormai è visibilmente sottopeso, ma per me continua a rimanere il ragazzo più bello del mondo e l'unico a cui vorrei stare accanto. Viene ricoverato in una struttura per i disturbi alimentari e qui la situazione migliora leggermente, eppure dopo qualche mese lì dentro mi pianta. Vuole tenermi lontano dalla sua malattia, dice, e a me crolla addosso il mondo.

Da quando mi ha lasciato, mi rendo conto che ero finito anch'io in un vortice non proprio sano: un malato assorbe inevitabilmente l'energia di chiunque gli stia intorno, e questo credo sia inevitabile. Quello per cui non mi do pace, è il terrore che sia lui stesso, in maniera inconscia e involontaria, ad alimentare questa anoressia bastarda - e quale possibilità ho di riacquistare una persona che sta in qualche modo scivolando verso il suicidio?

 

Il motivo per cui ne parlo a voi (oltre che alla mia analista) è capire dalle vostre esperienze più o meno dirette come può un amore sopravvivere ad una simile malattia, e quanto è veramente responsabile il mio (ormai) ex-fidanzato del suo stato.

 

Scusate la lungaggine, ma ho cercato di tenere a bada più parole possibili.

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Si cominciava a fare seriamente progetti quando ha cominciato a perdere peso

 

 

 

Viene ricoverato in una struttura per i disturbi alimentari e qui la situazione migliora leggermente, eppure dopo qualche mese lì dentro mi pianta. Vuole tenermi lontano dalla sua malattia, dice, e a me crolla addosso il mondo.

 

la sua malattia è iniziata dopo che vi siete messi insieme: io non credo che tu ne sia la causa, ma potrebbe essere che il legame affettivo ha scatenato una nevrosi latente che è sfociata nella forma autodistruttiva dell'anorressia

dunque è possibile (ma prendi quello che dico con le molle) che in un tragitto di guarigione lui cerchi, per reazione, di ripristinare la situazione "antecedente" alla malattia, dunque ti lascia per questo motivo, per tenerti lontano dalla malattia ma anche per "regredire" alla situazione antecedente

da parte sua potrebbe trattarsi di un primo contraccolpo, ma se è così non è da escludersi che ci saranno ulteriori evoluzioni

tu adesso, come hai già intuito, potresti cogliere questa esperienza per distaccarti da una situazione coinvolgente ma dolorosa, e cominciare a guardare attorno per costruire un nuovo rapporto con qualcun altro

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l'anoressia è una malattia molto seria che richiede cure da parte di terapeuti specializzati. è imparentata con la depressione e per questo spesso agli anoressici vengono prescritti antidepressivi. l'anoressia è una malattia mortale per una parte non trascurabile di malati.

 

io sinceramente non credo che sia stata scatenata dalla vostra relazione. a volte le malattie vengono senza che si sappia il vero motivo.

 

credo faccia parte delle malattie psichiche e chi ha una malattia psichica a volte allontana parenti e amici per proteggerli, per vergogna o per altri motivi.

 

difficile darti un consigli per questa brutta situazione. lui ti ha allontanato. difficile dire se tenterà di riavvicinarsi a te quanto starà bene, se esce dalla malattia.

 

per conto mio un malato non è mai responsabile di una sua malattia (salvo casi di ad esempio tumore ai polmoni per un fumatore che alla fine è pure dipendente dalle sigarette e non riesce a smettere). anche chi ha una malattia psichica non è responsabile della sua condizione anche se molta gente la pensa diversamente, specialmente perchè non sono sufficientemente informati sulla malattia. magari si dice "se un depresso non si tira su è colpa sua se è depresso" ma queste frasi non corrispondono a quel che un depresso può fare e penso che anche un anoressico è preso da una condizione che da solo non può superare.

Edited by marco7
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Mi spiace per il brutto epilogo. Ne so poco di anorresia, però certo è una patologia dolorosa e seria che abbisogna di essere seguita con cura.

Il suo allontanamento da te può essere una forma di autodifesa ma credo che per ogni malattia la migliore cura, oltre alla prassi medica, sia ovviamente il sostegno delle persone che si hanno vicine.

Per questo, se lo desideri e ti senti pronto ad affrontare un periodo non facile, fargli capire che vuoi essergli vicino. Non è detto che la reazione sia positiva, ma saprà avere un aggancio quando, come tutti ci auguriamo, supererà la malattia.

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tu adesso, come hai già intuito, potresti cogliere questa esperienza per distaccarti da una situazione coinvolgente ma dolorosa, e cominciare a guardare attorno per costruire un nuovo rapporto con qualcun altro

Sono ancora legato a lui e non sopporto l'idea di doverci rinunciare.

Insomma, sono nella fase "o suo, o di nessun altro"  :buba:

 

per conto mio un malato non è mai responsabile di una sua malattia

No, responsabile di certo non lo è, ma perché dopo sei mesi di terapia non gli è ancora scattata la molla della guarigione? 

Un'alta percentuale di anoressici arriva a convivere con il proprio disturbo: danno una sistematina alle abitudini alimentari e cronicizzano tutto il resto, ma questa non è una guarigione.

Il punto è: la sua volontà di star bene può influire su questa malattia? Se sì, non gli è ancora scattata (ed è quindi solo questione di tempo) o potrebbe non scattare mai?

 

Per questo, se lo desideri e ti senti pronto ad affrontare un periodo non facile, fargli capire che vuoi essergli vicino.

C'è stato un riavvicinamento, in effetti, in cui lui mi ha chiesto di tornare ad essergli accanto. Il problema è che ora sono io a non riconoscerlo più: adesso vedo in lui il malato, non il ragazzo meraviglioso di cui mi sono innamorato tre anni fa.

 

perché ti stai ponendo domande di questo tipo?

Perché ho un tale groviglio di emozioni che l'unico modo che ho per non esplodere è cercare di capirci qualcosa  :angry:

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... ma perché dopo sei mesi di terapia non gli è ancora scattata la molla della guarigione? 

 

Il punto è: la sua volontà di star bene può influire su questa malattia? Se sì, non gli è ancora scattata (ed è quindi solo questione di tempo) o potrebbe non scattare mai?

 

il problema delle malattie psichiche è che non le vedi di solito a prima vista quando stai con un malato.

 

mia madre ha demenza senile ed è bella da vedere, ha 86 anni ma ne dimostra molti meno. quando però parla ci si scontra con la contrapposizione di un bell'aspetto esteriore e la perdita di memoria e della capacità di ragionare che ha. sua sorella di due anni meno è piena di rughe ma ha la testa fresca come una ragazzina.

 

 

io penso che la volontà di star bene, di guarire del tuo ex ragazzo è pure condizionata pesantemente dalla malattia che ha.

 

penso che nessuno può fare una previsione su come si evolverà la situazione per il tuo ex, però per me il fatto che lui ti ha chiesto di stargli vicino è già un passo avanti rispetto a quando lui ti allontanò.

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Ho letto non ricordo dove che la sofferenza portata dall'anoressia ha un suo senso: è un rifiuto estenuante e categorico di tutto, volerci essere senza essere nulla, annullarsi per essere visti, non fuori, ma dentro di se, senza mai riuscirci.

 

Insomma una piccola rivoluzione silenziosa, una totale sfiducia verso se stessi.

 

Qualcuno ti ha già fatto notare come il disturbo si sia manifestato quando avete iniziato a dare input forti alla vostra relazione: senza creare allarmismi, spesso un rapporto di amore vissuto male, o una totale dipendenza verso l'altro partner sono sintomi da non sottovalutare.

 

Quindi, se ti va, dicci qualcosa in più della vostra relazione: era subordinato nei tuoi confronti? cercava continuamente la tua approvazione, il tuo appoggio, il tuo affetto?

Tu per lui eri un riferimento? Insomma, che rapporto avevate?

 

Purtroppo al punto che è stato ricoverato vuol dire che la situazione era seria, ma io son dell'idea che a certi disturbi, a certe nevrosi qualcuno di noi sia predisposto, e basta ci siano delle condizioni particolari perché certi disturbi vengano acuiti.

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Completo le informazioni fornite finora dicendo che lui ebbe il primo crollo fisico l'estate prima di conoscermi, e da quel momento cominciò a cambiare atteggiamento verso il cibo (cominciava a causargli problemi di digestione e cose così).

 

Quindi, se ti va, dicci qualcosa in più della vostra relazione: era subordinato nei tuoi confronti? cercava continuamente la tua approvazione, il tuo appoggio, il tuo affetto?

Tu per lui eri un riferimento? Insomma, che rapporto avevate?

 

Subordinato? Spero di no. Ho cercato di costruire una storia alla pari, anche se forse io ero (apparentemente) quello più forte.

Più che cercare il mio affetto, era lui ad elargirne nei miei confronti a piene mani. Mi faceva sentire fortunato, come un prescelto o un eletto. Eravamo spesso scherzosamente in rotta per dei differenti approcci caratteriali alle situazioni (lui, un po' più polemico e capriccioso; io, più razionale e garantista). Aveva il mio appoggio incondizionatamente, anche se poi non mi trovavo in pieno con le sue scelte (della serie "non la penso come te, ma se per te è giusto ti sosterrò fino alla morte").

Ero un riferimento? Dio, spero di sì. Per motivi diversi, penso che lo fossimo entrambi: lui era per me la leggerezza, la piacevolezza; io ero per lui (se mi passi la sviolinata) un'ancora verso il mondo, nel senso che in qualche modo gli avevo dimostrato che ci sono anche dei modi buoni e positivi di amare.

Avevamo un rapporto bello, che mi riempiva il cuore: così diversi l'uno dall'altro, ci bastava grattare un po' la superficie delle apparenze per scoprire che eravamo tanto simili. Scherzavamo come degli amici e ci guardavamo come degli amanti. Per citare un poeta che amo particolarmente, pensando a lui dicevo: "Tu solo sei al mio pari".

Spero di aver reso l'idea.

 

(Scusate se mi sono lasciato prendere un po' la mano, ma mi manca in una maniera che non si può dire.)

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Hai scritto un post molto bello.
Io ti consiglierei di non arrenderti, e continuare a lottare per lui. Forse anche questo può servire a fargli scattare una molla per lottare contro la propria malattia.

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Spero di aver reso l'idea.

si l'hai resa: ritiro il consiglio che ti davo nel mio post precedente, se questo è quello che senti, cerca di tenere vivo questo rapporto

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Piccolo aggiornamento.

In questi giorni ho rifiutato di sentirci perché c'erano troppe cose che mi facevano star male, e la sua voce non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione.

Stamattina, alle quattro e un quarto, mi sveglia in preda ad un'incazzatura furibonda per altre questioni: mi metto al pc per sistemare una cosa e trovo una sua mail (speditami appena cinque minuti prima, tra l'altro). Ciò che leggo all'interno è una gragnola di buonismo melenso, una melassa di "volémose bene".

Non ce la faccio più.

Gli scrivo, furiosamente, una lunga risposta in cui tiro fuori tutte le cose che questa malattia ha portato a galla. Lo inchiodo alle sue responsabilità e gli dico che è diventato anoressico perché lo ha messo in una posizione di comodo: rifugiandosi dietro la maschera della povera vittima, ha trovato l'alibi per non sistemare tutti i casini di cui è costellata la sua esistenza (come quella di tutti, per inciso).

Insomma, gli rovescio addosso mer*a a più non posso. Che però è la verità.

Questo non è più il ragazzo di cui sono ancora innamorato: è solo una brutta controfigura, qualcuno che gli assomiglia solo a distanza. Io voglio l'originale, o nessuno.

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Questo non è più il ragazzo di cui sono ancora innamorato: è solo una brutta controfigura, qualcuno che gli assomiglia solo a distanza. Io voglio l'originale, o nessuno.

 

l'originale non c'è più. lui è cambiato o quello che tu credevi che fosse li vero, era già un lui diverso da quel che tu credevi.

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Se vuoi fare parte della sua vita devi accettare che la malattia è comunque parte di lui e imparare a convivere con i problemi che essa causa.

Riversargli addosso colpe che non ha è assolutamente deleterio per la sua salute, anche se so benissimo che non è affatto facile, conoscendo qualche malattia mentale da vicino.

Dovrai anche imparare a distinguere le manifestazioni dovute alla sua malattia da quando questa non influisce, è un qualcosa che si impara solo con l'esperienza.

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Lo inchiodo alle sue responsabilità e gli dico che è diventato anoressico perché lo ha messo in una posizione di comodo: rifugiandosi dietro la maschera della povera vittima, ha trovato l'alibi per non sistemare tutti i casini di cui è costellata la sua esistenza (come quella di tutti, per inciso). Insomma, gli rovescio addosso mer*a a più non posso. Che però è la verità.
 

 

io non credo che sia diventato anoressico per i motivi che tu dici e non credo che quel che gli hai detto è la verità.

 

al massimo è la tua verità, se tu ci credi.

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Stamattina, alle quattro e un quarto, mi sveglia in preda ad un'incazzatura furibonda per altre questioni: mi metto al pc per sistemare una cosa e trovo una sua mail (speditami appena cinque minuti prima, tra l'altro). Ciò che leggo all'interno è una gragnola di buonismo melenso, una melassa di "volémose bene".

 

Mah che dire... una fase di buonismo e melassa ci può stare all'interno di un percorso di guarigione. Forse hai reagito impulsivamente e anche influenzato dal fatto che eri furibondo già da prima.

Sarebbe interessante sapere se nella sua lettera, al di là della forma, nei contenuti ci fosse qualcosa di vero.

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Se vuoi fare parte della sua vita

Ecco: è proprio questo il punto. Avevo sognato di passare la mia vita con lui, ma era un altro lui: questo qui (e lo dico senza retorica) lo conosco davvero poco e niente.

Mi ero innamorato di quell'altro, ed ora mi ritrovo questo.

 

Sarebbe interessante sapere se nella sua lettera, al di là della forma, nei contenuti ci fosse qualcosa di vero.

A me è sembrato di no. Mi ha irritato oltre misura perché mi è sembrato che mi dicesse le cose che volevo sentirmi dire, non quelle che pensava realmente.

Durante la nostra separazione, lui mi aveva mostrato di saper gestire la malattia ed il percorso di cura: quando ci siamo riavvicinati, però, questa gestione ha immediatamente lasciato il posto all'autocommiserazione che già avevo visto. Ora che c'è stata un'altra rottura, ecco che di nuovo torna alla carica: ma come posso fidarmi di lui? Se è così altalenante, come posso credere che quello che scriva sia vero?

Da qui mi sorge il dubbio principale, e cioè se lui voglia o non voglia guarire realmente. Forse gli basta stare un po' meglio, e niente di più: non sarebbe il primo malato che ha trovato nell'anoressia una strana zona di conforto.

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ma come posso fidarmi di lui?

 

Da qui mi sorge il dubbio principale, e cioè se lui voglia o non voglia guarire realmente.

 

 

non si tratta di fidarsi e se ti mente ti ha fregato. lui è malato e anche se guarisce avrà sempre una fragilità per malattie di quel tipo o per depressione.

 

non è una malattia come un'angina tonsillare in cui prendi per 10 giorni gli antibiotici e in genere guarisci sia se lo vuoi che se non lo vuoi. la volontà o la non-volontà di guarire non determina la guarigione dalla sua malattia.

Edited by marco7
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la volontà o la non-volontà di guarire non determina la guarigione dalla sua malattia.

Hai ragione, ma in questi giorni non riesco ad essere molto chiaro. Cerco, ora, di spiegarmi meglio.

 

La "spinta" alla guarigione non è un atto di volontà come, che ne so, mettersi a studiare o smettere di fumare: è qualcosa di diverso, di involontario, quasi (ma senza accezioni particolari) di inconscio. Semplificando, possiamo dire che l'anoressia è l'incarnazione di un desiderio di morte: se al malato poi non spunta fuori questa voglia involontaria di uscirne, questo ha delle implicazioni.

Ci sono delle malattie "esterne" (come un tumore o una degenerazione fisica, per esempio) ed altre "interne" (come l'anoressia): se di fronte alle prime si ha una specie di nemico comune da affrontare, nelle seconde il nemico si trova dentro il tuo stesso alleato. Mi sembra che dentro di lui ci sia una specie di guerra civile, un colpo di stato in fieri in cui i due litiganti si contendono il potere un po' per uno, ed io non riesco ad immaginarmi accanto ad una persona che ieri mi voleva vicino, oggi lontano e domani (proprio come è successo) di nuovo vicino.

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Io sono contrario all'istituzione di uno spartiacque netto fra patlogie mentali "interne" e patologie fisiche "esterne". Poche persona hanno difficoltà a capire che una persona malata di cuore non può accompagnarci alla maratona di New York mentre molte di più faticano a capire che le patologie mentali creano impedimenti indipendenti dalla propria volontà.

Invece è determinante per quasi ogni malattia seria la volontà di guarire, sia si tratti di un tumore sia dell'anorressia.

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@Icoldibarin, la gente che ha malattie psichiche dice

di voler essere trattata come chi ha patologie fisiche,

ma se poi lo fai davvero si arrabbiano il doppio :)

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  • 1 month later...

Aggiornamento: ier il mio ex è stato dimesso dalla clinica dopo otto mesi di terapia.

Di qui a qualche ora ci incontreremo, e sono in un tale stato di agitazione che ho anche sbagliato a radermi  :banghead:

Non so in cosa sperare.

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Incontro saltato per via di contrattempi.

Il tutto è stato spostato a stamattina, ed ho passato una serata (ed una nottata) in preda ad un'ansia sempre crescente.

Se non preme per bene quell'acceleratore, io rischio di esplodere!

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