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Giorno della Memoria


Abernathy

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Devo andare in University ma mi sono ricordato che devo postare un topic prima di “abbandonare” il forum.

Giorno della Memoria, lo sentite ancora? Una mia amica che vive in Italia e che frequenta un liceo di Milano mi ha scritto che nella sua classe alcuni studenti negano addirittura l’esistenza dei Campi di Concentramento bollando tutto come propaganda comunista.

Una delle battute peggiori è stata: i forni crematoi servivano a scaldare i campi e tutto sommato gli Ebrei non avevano diritto di lamentarsi visto che andavano lì a fare un cazzo tutto il giorno.

Sono rimasto allibito, credevo che una tragedia simile avesse fatto nascere un maggior senso di responsabilità e solidarietà soprattutto in ragazzi giovani… Ma perché avviene tutto questo? E’ colpa della società, dell’ignoranza dilagante, di professori che non insegnano?

Voi cosa ne pensate? Ora scappo, buona giornata a tutti!

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Domani vado - con un ragazzo di ArciGay -

a portare una corona di fiori al Memoriale.

 

Non mi è chiaro quanto gli omosessuali

sentano questa data come propria.

 

Se ti stupiscono le reazione antisemite,

fai un esperiemento e domanda

cosa pensino dell'internamento dei Rom.

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Io ho avuto la fortuna di avere una professoressa di lettere stupenda al liceo, che ci faceva leggere ogni anno in occasione della Giornata della Memoria una lettura a tema. Siamo partiti col classico "Se questo è un uomo" per arrivare a "La banalità del male" della Arendt, passando per "Destinatario Sconosciuto" di Taylor. Ogni anno poi era d'obbligo il minuto di silenzio (ma quello in tutto il mio Istituto).

 

Quest'anno mi sento un po' una merda, perché il 27 avrò un esame nel primo pomeriggio, e la sera festeggerò coi miei amici "alzando" un po' il gomito. Come atteggiamento non è molto di rispettosa raccolta, ma questa volta ho tutto dentro, e manifesterò la mia memoria passando davanti al cimitero ebreo che ho vicino a casa, e lascerò qualcosa di simbolico davanti ad esso. O anche solo versando una lacrima (cosa che faccio anche senza volerlo ad ogni giornata della memoria, non ci posso fare niente :D )

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Con l'arcigay di Piacenza abbiamo organizzato nella serata di giovedì un incontro-conferenza in cui proietteremo Paragraph 175 (che è un documentario sulla persecuzione e deportazione degli omosessuali durante il regime nazista) e poi ci sarà una piccola conferenza e dibattito.

 

Personalmente la mie memoria storica funziona perfettamente e non ho bisogno di giorni particolari che mi aiutino a ricordare le umane tragedie del passato ^^' però, anche a giudicare da ciò che racconta Abernathy, pare che di eventi e inziative come questo ci sia un gran bisogno visto che in alcune persone (giovani, purtroppo) la memoria storica non è granchè viva.

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E' importantissimo ricordare e quindi è importantissimo che esista un giorno della memoria, ma dubito fortemente che sia abbastanza per insegnare veramente qualcosa di importante alle nuove generazioni che, per via del passare del tempo, sono sempre più distanti dagli anni in cui si consumò questo sterminio. Non dovremo mai stancarci di fare informazione, di ribattere con durezza se qualcuno ci vuole far credere che queste cose non sono mai accadute. L'unica vera garanzia che abbiamo, per non commettere più errori così assurdi, è ricordare.

 

Inoltre sarebbe giusto se evidenziassero un pò più spesso il fatto che nei campi di concentramento non ci finivano solo gli ebrei, ma i dissidenti politici, gli omosessuali, i testimoni di geova, gli zingari, i portatori di handicap.

 

Informare per resistere.

 

, ma questa volta ho tutto dentro, e manifesterò la mia memoria passando davanti al cimitero ebreo che ho vicino a casa, e lascerò qualcosa di simbolico davanti ad esso. O anche solo versando una lacrima (cosa che faccio anche senza volerlo ad ogni giornata della memoria, non ci posso fare niente :D )

 

Già il fatto che ci sia tutto questo sentimento è abbastanza.

Non è che bisogna fare grandi cose, solamente RICORDARE e non commettere gli stessi errori che sono stati commessi 70anni fa.

 

Per quanto riguarda un pensiero al cimitero, basta che posi un sassolino, per gli ebrei è simbolo di rispetto e di amore.

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Per quanto riguarda un pensiero al cimitero, basta che posi un sassolino, per gli ebrei è simbolo di rispetto e di amore.

 

Lo farò, grazie del consiglio :coffee:

So che può sembrare troppo artefatto come gesto...eccessivo, insomma. Ma io non riesco a mettermi a riflettere in modo decente se non mi fermo, e vado nel posto giusto. Mi devo ritagliare degli spazi personali da Milano, posti in cui regni il silenzio.

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Spavalderia e mancanza di valori sono il motore che fa avanzare le idee di questi imbecilli.

Pur conoscendo e avendo studiato bene la storia del nazismo e dei campi di concentramento.

Probabilmente elementi del genere avrebbero a ridire anche su tutti gli eventi catastrofici

che hanno sconvolto la razza umana...

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Il Giorno della Memoria non è un giorno per ricordare solo le uccisioni degli Ebrei vittime della Shoah (purtroppo insieme a loro ci sono state tante altre vittime: gay, handicappati, neri, prostitute…).

Il problema è globale e questo giorno serve per riflettere su tutte le discriminazioni che ancora oggi vengono commesse: è vero che non ci saranno più i campi di concentramento, ma esistono comunque modi efficaci per emarginare e perseguitare chi comunque viene sempre considerato “diverso”.

Almadel, non è il caso di chiedersi se i gay sentono o meno questa ricorrenza perché è un momento che dovrebbe essere sentito da tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale.

 

Da ebreo evito di rispondere o diventerei molto volgare.  :coffee:

Dexter, condividiamo parte delle nostre radici: anch’io sono Ebreo, mia nonna e mia madre di cognome fanno Wiesenthal; mia nonna Sarah era una cugina di Simon Wiesenthal.

E’ morta in Israele qualche anno fa, è stata lei a trasmettermi il senso di appartenenza al mio popolo, giovedì poserò un sasso anche per lei.

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Cassius Hueffer

Purtroppo molto spesso oltre all'ignoranza c'è un senso di menefreghismo generale. Negli anni in cui ho frequentato la scuola dell'obbligo (fino a 4 anni fa) sono sempre state organizzate manifestazioni in occasione della Giornata della memoria, ma per molti erano soltanto una scusa per non fare lezione.

Si può organizzare qualsiasi cosa, ma se nelle persone manca un minimo di empatia i risultati sono questi. Per quel che mi riguarda mi sono sempre sentito e tuttora mi sento coinvolto.

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Almadel, non è il caso di chiedersi se i gay sentono o meno questa ricorrenza perché è un momento che dovrebbe essere sentito da tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale.

 

Quoto, l'avrei scritto io. Dovrebbe essere sentito da tutti indipendentemente dall'orientamento e da quasiasi altra variabile (religione, etnia etc).

 

Io non sono molto per le ricorrenze, se ho sensibilità per un tema ce l'ho tutto il tempo, ma mi rendo conto che in effetti è importante dedicare un giorno a parlare, per es. a scuola, della Shoah, possibilmente estendendo il discorso a tutti gli altri fenomeni simili di prima, durante e dopo.....!

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Guest burro.e.miele

Ho sempre sentito, senza manifestare in alcun modo, il Giorno della Memoria, perché in un certo senso tocca anche me, in quanto cittadino tedesco.

Sento parte della colpa cadere sul popolo tedesco, una colpa storica, che continua a pesare, accentuata da maliziose battutine di molti, basate su stereotipi.

Il Giorno della Memoria, secondo me, deve invitare tutti a riflettere non solo esclusivamente sui grandi stermini e gli orrori commessi, ma su quanto il genere umano sia "disumano", malleabile, corruttibile e infine inerme, di fronte a idee terribili, a soluzioni inaccettabili, come quelle cui si è giunti.

Sul negazionismo, non c'è molto da parlare: una tesi assurda, che vive su ragionamenti paradossali, va contro i fatti e pesantemente influenzata.

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orodeglistupidi

Sono rimasto allibito, credevo che una tragedia simile avesse fatto nascere un maggior senso di responsabilità e solidarietà soprattutto in ragazzi giovani… Ma perché avviene tutto questo? E’ colpa della società, dell’ignoranza dilagante, di professori che non insegnano?

 

Nessun orrore ha i contorni così taglienti da impedire all'umanità di dimenticarlo.

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La mia prof. di tedesco del liceo ci aveva portato a visitare un campo (Dachau), mentre eravamo in viaggio a Monaco. Per cui, al di là della singola giornata, il tema mi ha sempre trovato sensibile. Di episodi di negazionismo da parte di compagni di scuola o conoscenti, non ne ricordo e quasi fatico a credere che qualcuno ci creda realmente (a una teoria che neghi l'accaduto).

 

certo è che non deve essere solo la giornata degli ebrei, dei rom e degli omosessuali, ma di tutti, perchè è la civiltà intera che viene sconfitta, di fronte a queste cose. E poi non sono solo i tedeschi ad essere complici o autori di genocidi... (e noi italiani ne sappiamo qualcosa, per esempio)

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Il Giorno della Memoria è secondo me uno dei giorni più significativi che il mondo dovrebbe celebrare.

Il nostro è un mondo crudele, spietato, abitato da persone che non sono capaci di riconoscersi uguali perché non si sentono uguali, devono sempre trovare dei motivi per discriminarsi.

Oggi chi non è “normale” viene ghettizzato, escluso dalla società e maltrattato, la situazione non è poi così cambiata dopotutto.

Giovedì andrò con la mia compagna al Museo sulla Shoah che si trova vicino a Notre Dame, per cercare di non dimenticare e di ricordare sempre che anche noi, tutti i giorni nel nostro piccolo, possiamo fare qualcosa. Che bel mondo sarebbe se potessimo dirci l’un l’altro “tu vali perché sei tu, non per il colore della tua pelle, il tuo credo, le tue idee politiche, per il tuo orientamento sessuale, perché sei o non sei invalido”.

Riporto di seguito due testi che mi hanno sempre fatto riflettere e che penso siano adatti a questa importante ricorrenza:

 

Se questo è un uomo (Primo Levi)

Voi che vivete sicuri

nelle vostre tiepide case,

voi che trovate tornando a sera

il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo

che lavora nel fango

che non conosce pace

che lotta per mezzo pane

che muore per un si o per un no.

Considerate se questa è una donna,

senza capelli e senza nome

senza più forza di ricordare

vuoti gli occhi e freddo il grembo

come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato:

vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

stando in casa andando per via,

coricandovi, alzandovi.

Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,

la malattia vi impedisca,

i vostri nati torcano il viso da voi

 

Imagine (John Lennon)

Imagine there's no heaven

It's easy if you try

No hell below us

Above us only sky

Imagine all the people

Living for today...

Imagine there's no countries

It isn't hard to do

Nothing to kill or die for

And no religion too

Imagine all the people

Living life in peace...

You may say I'm a dreamer

But I'm not the only one

I hope someday you'll join us

And the world will be as one

Imagine no possessions

I wonder if you can

No need for greed or hunger

A brotherhood of man

Imagine all the people

Sharing all the world...

You may say I'm a dreamer

But I'm not the only one

I hope someday you'll join us

And the world will live as one

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Generalmente evito di rispondere a discussioni del genere, perché raramente vengo compreso.

A parte le considerazioni storiche, civili ed umane, strettamente collegate all'Olocausto per cui varrebbe la pena un approfondimento in sede storiografica, e quindi non già una semplice arringa politica da osteria (o da forum virtuale), mi preme fare un discorso relativo al Giorno della Memoria in sé per sé, inteso come occasione di dibattito.

 

Trovo che celebrare la fine di una guerra, la vittoria di una guerra, un evento traumatico o un evento lieto, sia diritto - e forse un dovere - di ogni popolo. E' giusto che gli ebrei celebrino il 27 Gennaio così come per noi sarebbe giusto festeggiare il 4 Novembre. Tuttavia, l'uso politico-mediatico di questa celebrazione supera di gran lunga il fatto storico, tanto che di per sé non è neppure più rilevante conoscere cosa sia effettivamente  successo, quante persone siano morte, il perché siano morte, quali persone siano state coinvolte. No, il 27 Gennaio è ormai una data-simbolo di tutto un insieme di valori e principi che – più o meno condivisibili - sono assurti a vero e proprio mito sociale che non è più possibile scardinare in alcun modo, nè con argomentazioni scientifiche nè tantomeno semplicemente emotive. Cosicché io parlerei di una religione dell'olocausto, con i suoi fondamenti teologici, la sua dottrina, i suoi fantasmi, i suoi miti, le sue leggende, il suo tribunale e le sue eresie. E le sue punizioni.

 

Trovo spaventoso che un signore qualunque - un tale Pacifici della comunità ebraica - possa intimare al nostro Parlamento sovrano di iniziare i lavori di una legge orwelliana che miri a sradicare il revisionismo sull’olocausto (quindi una libera ricerca storiografica), sul modello di altri paesi europei, sanzionando alla stessa stregua dei criminali tutti coloro che avanzino dubbi sui fatti storici considerati. Questo è abominio, un metodo tirannico e superstizioso di imporre un sistema di idee e valori che travalica di parecchio l’effettivo accadimento storico.

 

Mi sembra perfino superfluo far notare come il 27 Gennaio sia un’arma potentissima, utilizzata da taluni centri di potere, per evitare discussioni causticanti intorno a strategie di politica estera largamente dubbie, che ci vedono coinvolti da parecchi decenni a saldo di Israele. E non a caso l’internamento nei campi di concentramento di numerose categorie, dai dissidenti politici ai Testimoni di Geova, si è trasformato progressivamente nell’esclusivo pianificato sterminio della razza ebraica. Da ciò io mi chiedo: il 27 Gennaio è il giorno della memoria o il giorno della memoria selettiva? Cos’è che si celebra in verità, una pagina buia della nostra storia, o la vittoria morale – ed in parte pure storica - di un sistema ideologico su di un altro sistema ideologico?

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Cassius Hueffer

Scusa Bry.kyn91 ma per quanto continui a rileggere le tue parole non riesco a trovarne un senso logico. Dici che

l'uso politico-mediatico di questa celebrazione supera di gran lunga il fatto storico
, ma come si fa a superare il ricordo di una simile crudeltà?

Poi, per come la vedo io, la giornata della memoria non si celebra, si vive, è un giorno per ricordare ciò che è accaduto con la speranza che le persone imparino. Mi sembra assurdo che qualcuno possa sminuire il tutto dicendo che è una strumentalizzazione di talune forze politiche.

Ti chiedo scusa se in qualche modo ho sminuito o frainteso il tuo pensiero.

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privateuniverse

E’ colpa della società, dell’ignoranza dilagante, di professori che non insegnano?

 

Penso che sia colpa dell'ignoranza.

La Giornata della Memoria, per quanto mi riguarda, la ignoro. Non perché non sia consapevole di quel che è successo o perché lo neghi, tutt'altro.

Io non ho bisogno di giornate particolari per ricordare cosa è giusto e cosa no, quel che è umano e quel che, invece, è disumano.

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Scusa Bry.kyn91 ma per quanto continui a rileggere le tue parole non riesco a trovarne un senso logico. Dici che , ma come si fa a superare il ricordo di una simile crudeltà?

 

Intendo dire che la costruzione mediatica e politica che si è fatta intorno a questo singolo avvenimento storico - cruento ma non il solo, brutto ma non il peggiore - ha fatto sì che la vicenda storica in sé per sé venisse quasi dimenticata e confusa con altro. Non siamo capaci di discutere dell'olocausto in maniera serena, segno che non è soltanto un fatto storico, ma un vero e proprio pilastro della nostra società. Vi è una sacralizzazione dell'olocausto, una religiosità laica che non ci permette di essere obiettivi e razionalmente distaccati, per paura di incorrere in una speciale scomunica ("nazista!", "antisemita!", "razzista!" con annessa morte sociale). Il che non sarebbe poi così drammatico se ciò non fosse funzionale ad una determinata politica internazionale. Chi ha orecchie per sentire, sono sicuro che ha inteso.  :coffee:

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Cassius Hueffer

Volevo evitare un discorso a due quindi non sapevo se risponderti o meno. Comunque secondo me è difficile parlare con distacco dell'olocausto per quello che è in se e non perché idealizzato. Puoi parlare con distacco di una partita ma non di un genocidio. Per il fatto che non sia stato il solo sono d'accordo, ma così come non posso guardare con distacco all'olocausto stessa cosa mi accade per i massacri delle Foibe, o per il genocidio in Bosnia.

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Infatti no, trovo fuori luogo questa "politicizzazione" della storia a prescindere. Ogni nazione celebri i suoi morti e i suoi fasti. Ad ognuno il suo. Specie riguardo la Seconda Guerra Mondiale, ci sarebbero di date da commemorare: il 13 Febbraio, il 6 Agosto... 

 

Cassius, ovviamente ognuno ha la sua emotività e il suo bagaglio culturale. La partecipazione emotiva ad un determinato accadimento storico è un fatto privato e personale su cui nessuno deve metterci bocca.  :coffee:

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Cassius Hueffer

Non dico di fare un giorno della memoria per ciascuno visto che non basterebbe un calendario per tutti i genocidi commessi dagli uomini. Ma credo sia doveroso ricordare quegli avvenimenti che hanno coinvolto degli italiani. La giornata del ricordo per le le vittime delle Foibe esiste già ed è il 10 febbraio. Questo non esclude il fatto che non ci si deve limitare a ricordare questi eventi solo in particolari date.

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Intendo dire che la costruzione mediatica e politica che si è fatta intorno a questo singolo avvenimento storico - cruento ma non il solo, brutto ma non il peggiore - ha fatto sì che la vicenda storica in sé per sé venisse quasi dimenticata e confusa con altro. Non siamo capaci di discutere dell'olocausto in maniera serena, segno che non è soltanto un fatto storico, ma un vero e proprio pilastro della nostra società. Vi è una sacralizzazione dell'olocausto, una religiosità laica che non ci permette di essere obiettivi e razionalmente distaccati, per paura di incorrere in una speciale scomunica ("nazista!", "antisemita!", "razzista!" con annessa morte sociale). Il che non sarebbe poi così drammatico se ciò non fosse funzionale ad una determinata politica internazionale.

 

L'olocausto un pilastro della società? Potresti spiegare meglio questa tua affermazione? Perché detta così mi sembra veramente assurda (se ci fosse veramente questa stigma sociale allora non dovrebbe esistere il revisionismo).

Io questa sacralizzazione dell'olocausto non la vedo, se ci fosse forse la nostra società avrebbe imparato qualcosa (in primis ad eliminare quei meccanismi che hanno portato a questa immane tragedia).

 

Inoltre tu sbagli a dire `é giusto che gli ebrei celebrino il 27 gennaio'perché, come é stato fatto notare precedentemente, nei campi non morirono solo ebrei, ma anche omosessuali, oppositori politic, zingari, malati di mente... Inoltre il tuo parlare di `ebrei' come fossimo una categoria a parte é sbagliato :quegli ebrei morti nei campi erano prima di tutto cittadini italiani, tedeschi, francesi etc.. e proprio in virtù di questo il 27 gennaio dovrebbe essere prima di tutto un momento di riflessione per ogni nazione.

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L'olocausto un pilastro della società? Potresti spiegare meglio questa tua affermazione? Perché detta così mi sembra veramente assurda (se ci fosse veramente questa stigma sociale allora non dovrebbe esistere il revisionismo).

Io questa sacralizzazione dell'olocausto non la vedo, se ci fosse forse la nostra società avrebbe imparato qualcosa (in primis ad eliminare quei meccanismi che hanno portato a questa immane tragedia).

 

Non è solo una stigma sociale come lo definisci tu, ma una vera e propria religione laica: chiunque ostenti ritrosia nei riguardi dell'olocausto degli ebrei diviene un mostro, un razzista, un nazista (meccanismo per cui nelle nostre società si è automaticamente esclusi da ogni dibattito). L'olocausto è stato utilizzato in tutti i modi possibili e immaginabili, ovviamente passando per le ragioni del denaro: film, documentari, mostre, musei, libri, memorie, viaggi. Ancora oggi i nipoti di seconda generazione delle vittime chiedono risarcimenti alla Germania, la quale ovviamente continua questa umiliante e mortificante celebrazione in barba a qualsiasi prospettiva storica, civile ed umana della propria gente. Ogni 27 Gennaio il popolo tedesco - quello di Goethe, Beethoven - diviene il popolo più sporco e malvagio della storia, proprio come se la guerra non fosse mai finita.

E sì, è un mito sociale bello e buono: i revisionisti dell’olocausto – il revisionismo in generale è un metodo della storiografia, non è una parolaccia – sono puniti con la prigione in paesi democraticissimi quali Francia, Austria o Germania. Segno che l’olocausto non è un fatto storico da cui trarre insegnamenti per il futuro: è un baluardo politico, un fortino ideologico da difendere in tutti i modi possibili, pure se a rimetterci  è la stessa libertà d’espressione e di ricerca.

 

Inoltre tu sbagli a dire `é giusto che gli ebrei celebrino il 27 gennaio'perché, come é stato fatto notare precedentemente, nei campi non morirono solo ebrei, ma anche omosessuali, oppositori politic, zingari, malati di mente...

 

Ah, ma è proprio questo il punto. L’olocausto è quello degli ebrei, poco importa se nei campi di concentramento furono internati tante altre categorie della società. No, ciò che preme ricordare è lo sterminio sistematico dei 6 milioni di ebrei, dogma sul quale ogni dubbio è ormai reato per legge.

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Se alcune persone, specialmente quelle delle generazioni più giovani (dalla terza in poi dopo l'olocausto), si dimenticano di quanto é accaduto forse delle forme che tu dici esser dettate solo dalle ragioni del denaro ce n'é bisogno.

Umiliante e mortificante celebrazione? Credo che la Germania -a differenza dell'Italia- abbia fatto negli ultimi vent'anni i conti con la storia dell'Olocausto nel bene e nel male, dimostrando una grande maturità civile. E non trovo cosa ci sia di umiliante e mortificante nel ricordare un avvenimento storico (neanche poi così passato).

Ancora non hai spiegato in cosa consisterebbe il mito sociale. Quali sono i dati che ti portano a dire che l'Olocausto sia un mito?

Da filologa, so benissimo che la parola revisionismo non é una parolaccia e non ho bisogno delle tue frecciate; ma dovresti anche rendewrti conto che fra `revisionare' (cioé fare un ri-esame) dei fatti e operare delle mistificazioni storiche (cosa compiuta da i revisionisti che arrivano a negare l'Olocausto) é cosa ben diversa e di certo non più degna di essere chiamata ricerca (immagino che tu ti riferisca a Irving e compagnia) non per i temi che tratta, ma perché fa violenza alla metodologia stessa della ricerca.

INoltre dai tuoi argomenti noto una certa confusione fra due termini ben distinti: Olocausto e Shoa. Il primo termine denota il fenomeno attraverso il quale tutte le categorie più volte nominate in questo tupic furono sistematicamente mandate a morire, Shoà il termine riferito al massacro degli ebrei. E il 27 gennaio é la giornata di commemorazione dell'Olocausto, non solo della Shoà (vedi testo della legge 211/2000 che instituisce in Italia il `giorno della memoria').

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Intendo dire che la costruzione mediatica e politica che si è fatta intorno a questo singolo avvenimento storico - cruento ma non il solo, brutto ma non il peggiore

 

Scusami tanto, ma sei milioni di morti tu come li consideri, bruscolini? Diventa un mostro chi davanti alla morte rimane impassibile, non esiste una "religione laica" dell'Olocausto, esiste invece un culto della Memoria di tutte le VITTIME di ogni guerra e ogni discriminazione

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Se tu avessi fatto una distinzione preliminare tra revisionismo e negazionismo, prendendo

nettamente le distanze da quest'ultimo, si sarebbe anche potuto credere che tu stia facendo un discorso

di tipo storico. Non solo non lo hai fatto, ma hai accavallato tutti i luoghi comuni della propaganda

antisemita. Ti riferisci alla Germania di Goethe e di Beethoven, ma non sai che gli Ebrei hanno contribuito

in modo determinante ad edificare la cultura tedesca, nell'Ottocento e nella prima parte del Novecento:

nella filologia classica, che nasce dalla critica biblica, nella filosofia, nella letteratura, in vari campi del

pensiero, nella scienza, realizzando la più singolare e riuscita crasi sociale/culturale che sia mai esistita,

tanto che si è creato un termine, Deutschjudentum, per indicarla. Gli Ebrei sono stati sterminati in

Germania come nei pogrom in Russia: questa è l'unica cosa seria che avresti dovuto dire. La Shoa è una

tragedia immane dell'Europa e va ricordata in quanto tale, anche perché l'antisemitismo è una piaga

vecchia di secoli e tuttora fiorente.

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Allora, mi aspettavo i soliti toni inquisitori figli di una certa propaganda nata per  far tacere ogni voce un po' stonata, quindi non me ne spavento: se l'intenzione era di mortificarmi, non ci siete riusciti.  :zzz:

Il mio discorso non è antisemita in nessun aspetto, e mi dispiace che per motivare le proprie posizioni sia necessario far ricorso a simili espedienti mistificatori. L'antisemitismo non c'entra niente, io non ho mai discusso il ruolo degli ebrei nella storia, nè le ragioni storiche dell'olocausto, nè la politica di Hitler. Non attiene a questa discussione, a questo forum, al mio misero ruolo. Quindi non mettetemi in bocca parole che non ho mai detto e discorsi che non ho mai fatto nè che ho intenzione di intraprendere.

 

Cara Orah, se sei una filologa, allora saprai che il revisionismo non è una parolaccia (come tra l'altro avevo già scritto, con la mia solita modestia mai ricambiata). Ergo non mi spiego perché in molti paesi i revisionisti vengono messi in prigione: e non mi citare il solito negazionista di bassa lega Irving. Mi riferisco a professori, storici, tecnici, giornalisti come Faurisson, Rissinier e tanti altri (di cui molti sono pure comunisti, ebrei o ex-internati, quindi non le "belve" naziste). Non sto discutendo la qualità dei loro studi nè sto supportando il revisionismo sull'olocausto. Non perché la cosa mi spaventi, ma perché come ho già detto non è mia intenzione farlo. Sì, conoscevo la differenza tra revisionismo e negazionismo. Le mie non sono fregnacce, e se lo fossero, farebbero eco alle vostre, di fregnacce.  :coffee:

Al di là delle differenze tra revisionismo e negazionismo, la pretesa di rendere illegale una mera opinione su un accadimento storico è un qualcosa di mostruoso. Ricorda molto da vicino quel 1984 di Orwell. È come se qualcuno proponesse di mandare in galera gli autori dei libri o dei film complottisti sull’11 Settembre oppure coloro che pubblicano opere “revisioniste” sul Risorgimento. Ecco, vietare un’idea, condivisibile o meno, è quanto di più pericoloso possa avvenire. Ancora più terribile, poi, se questa repressione si applica alla ricerca storica: il revisionismo storico sull’olocausto dovrebbe essere percepito come una qualsiasi indagine storica su un qualsivoglia avvenimento. Ed invece non solo ciò non accade, ma se ci si discosta da determinati parametri, scatta automaticamente una censura, uno sdegno e un senso di profanazione che rammenta un certo fanatismo dalle tinte misticheggianti e religiose. E le reazioni di qualcuno, qui, a queste mie parole, ne sono la conferma.

 

Il mio riferimento alla civiltà tedesca era semplicemente volto a evidenziare come non sia giusto e “prospettico” trasformare un popolo tanto raffinato e civile come quello tedesco, in un popolo di barbari mostri assetati di sangue, così come questa propaganda bellica non cessa di fare da ormai sei decadi. Il che non significa che i crimini dei tedeschi non vadano riconosciuti e condannati, ma che questi non debbano servire da pretesto per giustificare un determinato status quo (ancora una volta, è facile intuire a cosa mi stia riferendo) e per coprire impunemente l’eco di tanti e tanti crimini commessi da chi quella guerra la vinse.

 

Comunque sia, Isher, permetti che stabilisca io, di volta in volta, quello che avrei dovuto e non avrei dovuto dire. Qui sei su un forum, esprimi la tua opinione che vale come tutte le altre, ma finisce lì. Non dimenticarlo.  :)

 

Detto questo mi eclisso da questa discussione. Se si parte con il pregiudizio e si conclude con l’offesa, non ho molto da dire. Anzi, vi pregherei di non quotare questo mio messaggio. Serviva solo a chiarire la mia posizione, così che nessuno abbia da ridire oscenità al mio indirizzo.

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Ma sul serio in Francia, Austria e Germania finisci dentro se esponi teorie revisioniste sull'olocausto?  :coffee: In effetti è una cosa che detta così fa storcere il naso parecchio pure a me... sa molto di censura e repressione del libero pensiero.

 

Ad ogni modo, Brykyn, il tuo discorso in linea generale può essere condivisibile, però calandoci nel caso in esame, tu scrivi

No, il 27 Gennaio è ormai una data-simbolo di tutto un insieme di valori e principi che – più o meno condivisibili - sono assurti a vero e proprio mito sociale che non è più possibile scardinare in alcun modo, nè con argomentazioni scientifiche nè tantomeno semplicemente emotive. Cosicché io parlerei di una religione dell'olocausto, con i suoi fondamenti teologici, la sua dottrina, i suoi fantasmi, i suoi miti, le sue leggende, il suo tribunale e le sue eresie. E le sue punizioni.

Fantasmi, miti e leggende... tutte cose che dovrebbero essere facilmente smentibili con fonti storiche alla mano no? Dunque, per amor di concretezza, ti saremmo tutti grati se ci facessi qualche esempio di mito smitizzabile relativo all'olocausto  :zzz:

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