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“Fuori Arcilesbica dal Cassero di Bologna!” Riflessioni di Giovanni Dall'Orto


Rotwang

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Giovanni Dall'Orto

Prosegue la guerra per bande nel movimento lgbtquiaapqrstuvz, che mentre eleva a proprio dogma e Stella polare la “inclusività“, nella prassi procede poi per esclusioni ed espulsioni: Arcilesbica nazionale non potrà più usare come sede legale il Cassero di Bologna, dopo che il circolo bolognese, a cui era legalmente intestato il diritto d’uso, è uscito da Arcilesbica.

Non entro nel merito della questione, che in quanto maschio non mi riguarda (il principio instillatomi da ragazzo dalle compagne, secondo cui le dinamiche interne del movimento delle donne le commentano solo le donne, rimane impresso nella mia mente: ognuno è figlio del suo tempo), ma ovviamente come militante da oltre quattro decenni del movimento lgbt la cosa non può non riguardarmi.

Sto riflettendo da parecchi anni di ciò che sta accadendo. E al di là degli aspetti dolorosi di queste vicende, che hanno infranto amicizie e sodalizi a volte decennali, ritengo che quelle che osserviamo siano le doglie inevitabili d’un parto. Quindi pur dispiacendomene, e pur essendo io stesso colpito (da mo’) da decreti d’esilio e di espulsione e da  proibizioni di parlare in pubblico, le ritengo inevitabili e necessarie.
A mio modo di vedere, Arcilesbica è stata solo il primo caso, ma qualcosa di analogo avverrà presto anche nel mondo gay maschile, e udite udite anche in quello trans.
Questo perché l’applicazione (ormai prevalente) del pensiero postmoderno alla politica lgbt ha causato, come amano chiamarlo i postmoderni, uno “slittamento di paradigma“, un cambio delle regole del gioco, di tale portata da aver reso impossibile una convivenza che fino a ieri era possibile, sia pure in modo precario e contraddittorio.

Nei fatti, esistono ormai due movimenti lesbici, due movimenti gay, e due movimenti trans, che lottano per obiettivi spesso in contraddizione fra loro. Illudersi che in questa situazione si possa stare tutti nella stessa casa politica, a intralciarsi i piedi a vicenda, è assurdo. Tanto vale prendere atto del fatto che siamo ormai movimenti diversi, e trarne le debite conseguenze.

Questa situazione, sia chiaro, come al solito è semplicemente un minuscolo riflesso d’un cambiamento epocale, di civiltà, su scala mondiale. La morte, almeno in Occidente, della “narrazione” marxista ha lasciato la sinistra occidentale priva di qualsiasi retroterra culturale e, soprattutto, etico.
La “nuova” sinistra, quella piddina ma anche quella di “Sinistra italiana”, vive ormai dei valori, delle parole d’ordine, degli obiettivi, delle priorità, tipiche del Pensiero Unico della globalizzazione a guida statunitense.

Non sto parlando (solo) di Soros e ammennicoli annessi: di recente un amico che milita in un partito trotzkista mi ha sottoposto per un commento le tesi congressuali che saranno discusse al loro convegno internazionale. Ebbene, tutti gli esempi, i temi, le parole d’ordine, ruotavano ossessivamente attorno alle parole d’ordine, alle preoccupazioni, e ai casi concreti della politica americana e britannica.
Clinton e Trump sono dunque oggi il perno attorno a cui ruotano le preoccupazioni delle internazionali comuniste, o sedicenti tali. L’ho fatto notare, e la risposta è stata che, mah, questo è un documento internazionale, è per questo che vi si parla di Clinton… Ehm, no, per me “internazionalismo” implica andare a vedere come vivono due miliardi e mezzo di lavoratori cinesi e indiani, non certo essere ossessionati da trecento milioni di statunitensi e su cosa si fanno le seghe mentali nei loro dipartimenti universitari di gender studies. Implica interrogarsi sulla Bolivia, sulla Siria, sull’Indonesia, sullo Yemen, sulla Palestina, per non parlare dell’Africa… e non certo, ammirare in eterno l’ombelico della Nazione indispensabile.
Ed egemone. Egemone al punto da essere il punto di partenza dei dibattiti dei suoi nemici dichiarati, che non riescono a pensarsi al di fuori della sua narrazione. Egemone al punto da imporre la sua ossessione per la razza, anche a culture come la nostra, in cui la contraddizione di classe è prevalente rispetto a quella di razza. Eccetera eccetera.

In questa situazione, molti malintesi e molto sangue amaro sono causati dal continuare a leggere il reale attraverso lo schema “destra verso sinistra”, che è stato ormai soppiantato in un’epoca in cui la “sinistra reale”, fondamentalmente, s’è venduta al neoliberismo e crede nelle stesse cose in cui crede la destra liberista, perché ne ha assorbito princìpi valori e strumenti di lettura del mondo. Non è per un caso che dopo il termine “Neocons” sia stato coniato il termine “Neodem”, per indicare individui che sono altrettanto imperialisti, altrettanto aggressivi verso chiunque non si pieghi all’Egemone (si pensi solo alla Siria, alla Boldrini che solidarizza con al-Qaeda contro il “tiranno Assad”, alla difesa dell’euro da parte dei partiti “dei lavoratori”…), altrettanto totalitari dei Neocons… però favorevoli alla GPA e al matrimonio egualitario. Per un siriano o un palestinese è una figata pazzesca essere ucciso da bombe democratiche o da pallottole pro-GPA. Volete mettere la differenza?

Ok, no, non c’è differenza. Non qui. Quindi la differenza va cercata altrove.

Perché la differenza oggi è sempre più, non fra “destra e sinistra” (indistiguibili fra loro), ma fra “alto e basso”. Yes, la buona vecchia lotta di classe, ma su scala planetaria, in modi tali che ai tempi di nonno Marx e zio Lenin era ancora solo agli inizi.
Oggi il pensiero neoliberista merita il nome di “Pensiero Unico” esattamente perché è tale. Ha spazio di dibattito pubblico solo lui, in versioni di destra, di sinistra e di centro moderato. Esiste in versione comunista cinese ed oligarchica russa. Esiste in versione cattolica, islamica, puritanica, oppure laica ed atea. In versione queer o in versione “sentinelle in piedi”: due facce della stessa medaglia. E così via.
Un manager comunista cinese o un manager capitalista russo non ragionano in modo diverso da un manager capitalista americano. Spesso hanno addirittura studiato nelle stesse scuole, sugli stessi testi. Pensare che il contrasto di visioni possa essere fra loro, è ridicolo. Il contrasto sarà semmai fra loro, assieme, e coloro che subiscono le loro decisioni, assieme.

Dove voglio arrivare, si chiederanno i miei dodici lettori, prendendola così larga?
Voglio arrivare a far notare come le persone omosessuali non siano diverse dalle altre (a parte un dettaglio: la loro preferenza sessuale), come ci sfiatiamo a ripetere da mezzo secolo, e che non dobbiamo sorprenderci se questo “slittamento di paradigma” avviene nel nostro mondo, come nel resto del mondo. Mica possiamo pensare di essere solo noi quelli felicemente esenti dai cambiamenti imposti dalla Storia, no? No.

Ecco perché è inevitabile che sui temi che ci vengono proposti volta per volta dalle think tank del Pensiero Unico (GPA, Prep, culto trans, cessi “degenderizzati”,  fluidità di genere, ormoni ai bambini e chi più ne ha più ne metta) siamo destinate e destinati a dividerci fra noi.
E la divisione, che già si profila, è chiara.
Da un lato, coloro che ormai credono, spesso con sincerità a tutta prova, nel dogma del neoliberismo secondo cui non esiste società ma unicamente l’individuo, portatore di diritti che la società lungi dal valorizzare può soltanto calpestare e opprimere. E che quindi credono che la realizzazione dell’individuo possa avvenire solo liberandolo dal proprio contesto sociale e dalle “costruzioni sociali” di cui è gravato.
Dall’altro, coloro che credono che l’essere umano abbia anche una dimensione sociale, che ricordano come l’essere umano sia un animale sociale, e che la realizzazione al di fuori dal proprio contesto sociale sia impossibile. L’integrazione è un diritto, non una maledizione.

Ecco, questa non è una divisione “destra verso sinistra”. Esiste infatti, purtroppo, anche una “destra sociale”, ed esiste una sinistra aggressivamente anarco-capitalista, “libertariana”, che considera la possibilità di affittare un utero umano un “diritto civile”, che nessuna sedicente società ha il diritto di conculcare. Che si arrabbia se qualcuno osa contrastare quella “libertà di commercio”, che poi è la unica e sola libertà che l’anarco-capitalismo conosce.
Questo “slittamento di paradigma” produce situazioni davvero imbarazzanti. Ad esempio, mi si fa di continuo notare che nella mia presa di posizione contro la GPA “la penso come Adinolfi”. Può darsi, ma se ciò avviene davvero dubito si tratti delle stesse motivazioni… tuttavia in politica contano i risultati, non le motivazioni. Ciò premesso, è divertente (diciamo così) notare come le prese di posizione degli Arciqueer e del culto trans sul matrimonio egualitario, o sull’inesistenza dell’omosessualità, coincidano perfettamente con quelle di Adinolfi, sia pure con motivazioni diverse… tuttavia in politica contano i risultati, non le motivazioni!
Oibò. Quindi usare Adinolfi come faro nella nebbia per decidere il tracciato della nostra navigazione non è esattamente un’idea geniale? La lascio ai gegni queer, se ci tengono: prima o poi ci penseranno gli scogli a vendicarmi di tutti i loro insulti: non dovrò nemmeno preoccuparmi di farlo io! Buona navigazione a tutt*, sull’inaffondabile Titanic queer!

Anche nella vicenda appena conclusa, non riesco a vedere una netta distinzione fra destra e sinistra.  Semmai, tra gli attacchi ad Arcilesbica sono tantissimi quelli dei maschi, gay o etero, che più che a creare spazi inclusivi puntano ad escludere dal mondo lgbt la teoria lesbofemminista e separatista. Che, lo ricordo, politicamente è perfettamente legittima, e che oltre tutto Arcilesbica applicava in modo assai blando, dato che le femministe lesbiche davvero separatiste, a far politica assieme ai maschi gay non ci sono andate mai. Mai.
Viceversa, tra le difese di Arcilesbica vedo riemergere un femminismo separatista che è puramente e semplicemente androfobia. Tutto ciò che possiede un cromosoma Y è malato, è un cancro, è stupro che cammina, che va estirpato. E via delirando.
La cosa a me turba poco: vengo da tempi in cui queste idee erano moneta corrente (consiglio alle ed ai più giovani il romanzo di fantascienza Female man di Joanna Russ, che trasforma in realtà la metaforica “guerra fra i sessi”, per vedere a che punto fossimo arrivati negli anni Settanta e Ottanta), e siamo sopravvissuti.
Questa ideologia era infatti sostenibile “in purezza” solo in ristretti ambienti lesbici, che teorizzavano la sorellanza lesbica come forma di resistenza alla società eteropatriarcale, che mercifica il corpo delle donne (un capitolo de Il corpo lesbico di Monique Wittig si intitolava “Delle mercanzie, fra loro”). Purtroppo però nella vita reale questa teorizzazione ha cozzato col fatto che il 95% delle donne con il nemico deve letteralmente andarci a letto. E non possono fare a meno di farlo: è più forte di loro. E’ un istinto. E’ qualcosa di peggio di un istinto: è un orientamento sessuale.
Nessuno ricorda che il più grande esperimento collettivo di “teoria riparativa” mai tentato nella storia fu proprio quello del femminismo lesbico degli anni Settanta e Ottanta, che teorizzò il diritto di cambiare orientamento, per abbandonare i maschi violenti e sopraffattori… con risultati pari allo zero (anzi no: pari al 5% di coloro che lesbiche lo erano già in partenza). I maschi saranno, anzi sono (chi è che lo sa meglio di un frocio?) pezzi di merda integrali, ciononostante all’orientamento sessuale non si comanda. L’orientamento sessuale non è fluido. (Un requiem per la teoria queer).
Queste teorie furono quindi lasciate morire alla chetichella, man mano che le sue teoriche si trovavano (come si suol dire) “un uomo”, e ci mettevano su famiglia assieme. Magari con figli maschi da educare…

Tutto questo mi turba poco, inoltre, anche per un altro motivo: perché la pratica del separatismo “in purezza”, teorizzata dal mondo lesbofemminista, va perfettamente a fagiolo anche al mondo gay maschile. I froci sono, guarda tu il caso, gli unici esseri umani a non avere “bisogno” delle donne, esattamente come le lesbiche hanno dovuto riconoscere di essere loro, le uniche e sole a non avere “bisogno” degli uomini (il che spiega perché così tante grandi femministe siano state lesbiche, fra l’altro).

Di recente su Facebook una interlocutrice a me ignota mi rinfacciava d’essere un possessore di cromosoma Y, ossia un mostro, rivendicando la necessità del separatismo di fronte ai mostri come me. La signorina non comprendeva che tale necessità è sentitissima anche e soprattutto da me, anzi da noi froci tutti. Perché il separatismo serve moltissimo anche a noi maschi/mostri per proteggerci contro gli aspetti pesantemente puritanici, sessuofobici, se non addirittura omofobici, di un certo qual femminismo, “della differenza” e non.
Da un lato, gratti certe femministe americane, e sotto ci trovi la zitella puritana dell’Esercito della Salvezza, che ritiene un male assoluto il sesso, qualsiasi forma di sesso. Il pensiero corre inorridito, per un esempio, ad Andrea (nonostante il nome era una donna) Dworkin, che teorizzava che qualsiasi forma di penetrazione sessuale costituisce stupro, e che non può pertanto esistere un rapporto eterosessuale “consensuale”, se c’è penetrazione. Siamo alla Polizia del Pensiero, alla Inquisizione nella camera da letto del singolo: un tipico atteggiamento Puritano americano.
Dall’altro lato, una volta teorizzato che tutto ciò che è X è il Bene e tutto ciò che è Y è il Male, i rapporti fra donne sono il top, quelli eterosessuali bene ma non benissimo, mentre quelli fra due maschi sono il più profondo inferno del Male Assoluto.
So bene che non c’è nulla di personale in questo “Pensiero della Diffidenza”, tanto che alcune delle sue sostenitrici sono nonne affabili, indipendenti e colte, e che quella che ho esposto è solo la conseguenza logica collaterale d’una tesi che in realtà aveva per bersaglio i maschi etero e la loro fallocrazia. Il che non toglie però che si tratta d’una conclusione necessaria, almeno se la logica non ha perso valore nelle ultime 24 ore, e che in questa prospettiva non esiste inferno più profondo di quello costruito da due perfidi maschi tra di loro. “Dei mercatanti, fra loro”.

Perché sto puntualizzando queste cose? Perché nella vicenda che ha portato alla cacciata di Arcilesbica dal Paradiso Terrestre si iniziano a intravedere i contorni d’uno scontro che vede impegnati non due attori, come viene detto nella narrazione queer (femminismo radicale/terf contro “femminismo inclusivo” — un nome ironico, considerato che tutte le scomuniche e le esclusioni emanano sempre da esso), bensì da molti attori.
Anche nel fronte femminista radicale ci sono infatti tendenze diverse, che difficilmente possono continuare a coesistere, se le posizioni si polarizzano, come sta effettivamente accadendo in questo istante. Se i portatori di cromosoma Y sono il Male, difficilmente è ammissibile confrontarsi con loro, considerarli interlocutori. Il Bene non discute col Demonio: lo schiaccia, e lo scaccia. Quindi chi è disposta a interloquirci, prima o poi finirà scomunicata a sua volta. E così via.

Dunque, questa separazione è solo la prima d’una serie, che vedrà dinamiche analoghe anche nel movimento gay maschile (“Chi dialoga con Arcilesbica, è fuori!“) e in quello trans (“Chi dialoga con Dall’Orto, è fuori!“), tutti motivati dalla contraddizione tra pro-sociale/socialista ed antisociale, e che sarà poi seguita da una ricomposizione degli stormi, nella quale coloro che credono solo nell’individualismo neoliberista antisociale staranno da una parte, e coloro che credono nell’esistenza d’una dimensione sociale, dall’altra.
Come avverrà ciò? Male e con tante, troppe contraddizioni. Perché, al di là della comoda propaganda di quanti mi vogliono male (un saluto a tutt* loro!), Adinolfi ed io non la vediamo affatto nello stesso modo su nulla, se non sul punto che ho appena elencato. Pertanto questa ricomposizione proseguirà fino a quando, io almeno lo auspico, non saremo riusciti a far nascere una nuova “narrazione” (come va di moda chiamarla oggi) ossia una nuova sintesi politica di sinistra, in grado di fare una proposta di società alternativa a quella del Pensiero Unico.

Chi le darà nascita? Non io, che non ne ho le capacità. Ma tanto, al solito, lo decideranno la storia, il momento, l’opportunità, la contingenza. Sperando che la signorina Storia non opti ancora per l’Uomo della Provvidenza che ci riporterà tutti in riga, proclamando chiusa la ricreazione (e se accadrà, sono propenso a immaginare che gli esponenti queer faranno parte della Provvidenza più che della resistenza ad essa, proprio come tanti anarcosindacalisti e socialisti radicali si buttarono a corpo morto nel fascismo nascente, a iniziare dal suo fondatore).

Ad ogni modo, il fatto  che io non sia nessuno, non mi esenta dal portare il mio granello all’ammasso del formicaio, ed è per questo che ho accettato l’invito fattomi da Cristina Gramolini di Arcilesbica di andare a discutere assieme a Daniela Danna ed altre persone (che non conosco) per fare il punto sul “dove siamo” e soprattutto sul perché siamo dove siamo.

Cosa ne pensate?

Edited by Rotwang
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Dall'Orto essendo contro la GPA finge di non vedere che è stata proprio quello il momento di rottura

e finge che ci siano problemi di altro tipo.

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FreakyFred

Il signore ha da tempo trovato la sua dimensione nel criticare tutto e tutti, che è facile facile, non prendendo mai parte in nessun dibattito perché se prendi una parte manchi il "quadro più grande". 

Ma soprattutto, se prendi parte diventi criticabile e non più solo critico, perdendo la divina trascendenza.

Disgraziatamente per Dall'Orto, non prendere parte in molti casi equivale a prender parte, e per quanto possa giocarsela sul sarcasmo, lui ha preso anche le stesse parti di Adinolfi. E non (solo) in quanto ne ha sposato la medesima prospettiva teorica ipocrita e benaltrista che "l'utero in affitto non è un diritto" (quindi tutto ciò che non è diritto inviolabile dell'individuo lo si vieta? Mi si può vietare di bere Coca Cola, se lo desidero, perché non è un diritto involabile dell'individuo la Coca Cola? Semplicemente demenziale!), ma soprattutto sul piano pratico, hanno letteralmente combattuto la medesima battaglia. È altresì ben noto che Dall'Orto, tutto apolitico e super partes, ha come sport favorito di questi tempi il tiro al piddino, che di per sé sarebbe anche legittimo se non si affannasse tanto a fare l'intellettuale super partes.

il tipo è sveglio e a volte è interessante leggerlo anche per me, ma un ego troppo grasso intralcia le ruote anche del cervello più sopraffino. 

Edited by FreakyFred
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46 minutes ago, Almadel said:

Dall'Orto essendo contro la GPA finge di non vedere che è stata proprio quello il momento di rottura

e finge che ci siano problemi di altro tipo.

Ma come ?

i gay non sono tutti intellettualmente onesti ? Mah.

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Io fino a questo momento avevo ignorato l'esistenza di questo laido individuo. Ora sono roso dalla curiosità nei suoi confronti.

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Io sono favorevole alla GPA, non condivido l'ego smisurato di Dall'Orto, ma per il resto lo quoto completamente sulla questione del topic.

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FreakyFred
4 minutes ago, Rotwang said:

Io sono favorevole alla GPA, non condivido l'ego smisurato di Dall'Orto, ma per il resto lo quoto completamente sulla questione del topic.

Tu hai capito qual è? ?

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Hinzelmann
13 hours ago, FreakyFred said:

non prendendo mai parte in nessun dibattito perché se prendi una parte manchi il "quadro più grande". 

Non è vero, per onestà intellettuale va riconosciuto che da sempre Dall'Orto è stato un polemista nato, ma per lo stesso motivo al lunghissimo elenco di Nemici ha anche corrisposto una serie di questioni in cui prende parte dicendosi "contro" sia in questo intervento che nel suo blog :

GPA, Prep, culto trans, cessi “degenderizzati”,  fluidità di genere, ormoni ai bambini e chi più ne ha più ne metta

Non lo fa su questa specifica questione, in primo luogo per il fatto che lui stesso è contro la GPA ( il ché ovviamente non significa che Dall'Orto la pensi come Adinolfi...questa è una stupidaggine, ma di stupidaggini polemiche ne dice tante anche lui : Arciqueer etc ) pur essendo contemporaneamente contro il femminismo del pensiero della differenza ( che è ovviamente una filiazione del postmodernismo ) che è lo strumento culturale ed ideologico che le femministe radicali impiegano contro la GPA.

Dall'Orto quindi si viene a trovare in una situazione difficile, da un lato della barricata stanno le lesbiche che contestano la GPA con argomenti femministi che lui non può condividere, dall'altro le lesbiche che si oppongono, di cui non condivide l'obiettivo politico.

La GPA per Dall'Orto è una pratica da condannare in quanto espressione di un iperliberismo in nome del quale i gay ricchi rivendicano un diritto inesistente a spese di donne povere, cioè la sua opposizione non muove da considerazioni di ordine "femminista", bensì di ordine sociale ( potremmo dire classicamente marxiste ).

D'altronde Socialisti e Comunisti per motivazioni in parte analoghe furono "abolizionisti" nei confronti della prostituzione, cioè pensavano che in una società giusta la vendita del corpo sarebbe naturalmente scomparsa.

52 minutes ago, FreakyFred said:

"PD".

Questa è una banalizzazione...l'obiettivo di Dall'Orto  -semmai- è il Partito Democratico Americano, cioè l'idea di un partito che sia l'Alfiere nel mondo dell'iper individualismo queer amerikano.

Che queste posizioni siano le stesse del PD italiano siamo ben lungi dal poterlo dire...non credo che lo stato dell'arte possa suggerirci che il nostro PD sia a favore del NO Gender, della GPA, della Prep, della Teoria Queer etc

Forse Dall'Orto immagina che il PD italiano possa oramai - nella migliore delle ipotesi e per forza di trascinamento- seguire quella matrice politica, essendo destinato a diventare un partito liberale americanista, questo è possibile che lui lo immagini, ma non lo dice.

Ad ogni modo non è una questione di stretta attualità, il modello del PD è stata la legge tedesca non certo il matrimonio egualitario americano, però Dall'Orto intravede la penetrazione nel mondo accademico degli studi di genere e contro questi lotta pervicacemente da anni ( sono anni che polemizza con la teoria queer...su questo forum in genere raccogliendo consensi più che dissensi ) .

La sua quindi è più una lotta contro una penetrazione culturale americana.

Poi ovviamente sarà contro il PD per tantissime altre ragioni...ma non c'entra.

Al contrario le lesbiche che vengono espulse dal Cassero - queste sì - condividono con Dall'Orto molte questioni, non solo la GPA, ma anche l'opposizione ai farmaci bloccanti della pubertà, il no alla mercificazione del sesso che discende dal no alla mercificazione del corpo della donna etc

Edited by Hinzelmann
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FreakyFred
46 minutes ago, Hinzelmann said:

Dall'Orto è stato un polemista nato, ma per lo stesso motivo al lunghissimo elenco di Nemici

Certo. È in questo che consiste essere "contro" tutto: non corri mai il rischio insito nell'essere pro-qualcosa.

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Hinzelmann

Può essere, però non si può dire che Lui non prenda delle posizioni sui vari argomenti

Nello specifico, sappiamo che la decisione di cacciare Arcilesbica da Bologna, consegue alla disaffiliazione delle Lesbiche bolognesi dall'associazione nazionale.

Il motivo è noto ed è la posizione su GPA etc

La divisione del mondo lesbico in due, è un qualcosa su cui lui dice di non voler prendere posizione, ma  prevede accadrà qualcosa di simile a gay e trans, in questo senso è abbastanza chiaro che lui ritiene questa divisione non il frutto di un conflitto circoscritto ad una questione specifica, ma il risultato di un processo generale "ineluttabile". Quindi ad una lettura più profonda pare di intuire che quando analoga divisione si verificherà nel campo gay, lui starà-starebbe dalla parte di coloro che si allineeranno ad Arcilesbica Nazionale, cioè semplificando in maniera brutale i gay e le lesbiche "Sociali" contro i gay e le lesbiche "Liberali".

Tanto è vero che chiude - non certo casualmente - dicendo che accetta un invito di Gramolini e Arcilesbica per parlare e fare il punto della situazione

Pur con tutte le riserve che ha nei confronti del pensiero della differenza, è lì che sceglie di andare a cercare di spostare certe posizioni sul versante marxista

A mio avviso questa divisione generalizzata sarebbe una sciagura, perchè non vedo quali vantaggi potremmo trarne e non vedo una questione specifica che potrebbe innescare un conflitto per gay e trans, altrettanto dirompente ( dal mio punto di vista, per fortuna )

Sia chiaro quindi che io spero che lui abbia torto...ma d'altronde su tante altre questioni - a partire dalla sua pervicace lotta contro il queer - io ho sempre avuto un atteggiamento critico nei confronti di Dall'Orto ( il problema penso tocchi più coloro che su altre questioni lo hanno seguito ciecamente fin qui ) che apprezzo come Storico, più che come Ideologo.

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FreakyFred
2 hours ago, Hinzelmann said:

Può essere, però non si può dire che Lui non prenda delle posizioni sui vari argomenti

Ah, sì, quello pure troppo. Per esempio è chiaro che qui sta dalla parte di Arcilesbica. E non lo dice chiaro neanche una volta.

Ciò detto, i bug ideologici di Dall'Orto sono tanti e gravi ed emergono sempre in ciò che scrive. Sopra ogni cosa, l'ortodossia marxista che al suo estremo non è meno omofobica dell'estremo queer: se si sostiene seriamente che l'unica divisione che conta è quella di classe, allora lui e Adinolfi non sono differenti in nulla di sostanziale: entrambi ideologi ben nutriti e amanti della polemica. Sì, uno pro-gay e uno no, ma che conta mai una simile inezia? Conta più che siano entrambi antiamericani, anti-euro, anti-PD (dai non neghiamolo), anti GPA eccetera. Questo, ovviamente, sulla base di ciò che dice lui.

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Io farei notare come esista una totale incompatibilità tra Arcilesbica e il resto dei movimenti LGBT.

Per Arcilesbica i genitori delle "Famiglie arcobaleno" devono finire in carcere se sono due uomini, le transessuali devono essere trattate come uomini. È una questione di "noi o loro", ma l'ha creata Arcilesbica con le sue provocazioni.

Sarebbe da capire come questo vittimismo, con la narrazione dei "gay cattivi" che le cacciano, sia diventato una colpevolizzazione tra questi personaggi come Dall'Orto (ormai complottista) o la Concia che pure ha scritto una cosa del genere nei suoi limiti.

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Hinzelmann
1 hour ago, FreakyFred said:

dai non neghiamolo

Personalmente non avrei problemi se Dall'Orto attaccasse il PD...ma non è così il suo bersaglio è la "Sinistra Reale" ( formula che ricalca quella sul socialismo reale che a beneficio dei più giovani era il modo in cui i marxisti chiamavano i regimi dell'est e che significa : una non-sinistra vera )

Non perchè Dall'Orto sia pro-PD è chiaro che è contro il PD, ma il suo bersaglio sono quelli che lui chiama "Neo-Dem" e cita la Boldrini, fa capire che pensa anche a Sinistra Italiana, in passato a Vendola, sono "i compagni che sbagliano". Renzi alla fine dei giochi non è mai stato un compagno, non è mai stato marxista e quindi è del tutto logico che ragioni come ragiona, il vero problema sono i nemici di Renzi, che non sono dissimili da Renzi.

Questo è il cuore del suo ragionamento, poi va da sé che se muovi una critica da posizioni del tipo "Potere al Popolo" una grande simpatia per il partito della nazione di Renzi, non ce la potevi avere, ma -credo- neanche aspettative.

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bah.. io spero di diventare meno acido di Dall'orto in vecchiaia

in tutto sto papiro (scrivo prima di leggermi i vostri commenti; poi magari aggiungo qsa su questi ultimi) noto che

  • continua la sua eterna, stucchevole & inutile guerra (da lui dichiarata) contro tutto ciò che lui considera queer
  • ha spaziato su tutto (da Trump alla Palestina) ma non è entrato minimamente nel merito di tutto sto merdone, dimostrando di ignorarne completamente cause & sviluppi. E sì che ce ne sarebbe da dire, a cominciare dallo stile di chi sti giorni ha postato sui social la rainbow flag schizzata di fango per fare la vittima di una fantomatica epurazione, che non c'è stata
  • di separazioni, liti, guerre intestine & scomuniche reciproche è sempre stata piena la storia dei movimenti lgbt; st'anima candida solo adesso si accorge che succede che volino stracci? suvvia.. so di certo che nei ruggenti anni 70 il ruolo di Torquemada Inquisitor che cacciava chi sgarrava dalla Linea Ufficiale gli piaceva tanto...
5 hours ago, Hinzelmann said:

la decisione di cacciare Arcilesbica da Bologna, consegue alla disaffiliazione delle Lesbiche bolognesi dall'associazione nazionale.

nì:

il Cassero ha offerto & offre ospitalità logistica all'Arcilesbica bolognese, che a sua volta ospita(va) lì ANCHE il nazionale;

essendo uscite dal nazionale,  giustamente le bolognesi si sono riprese in toto i loro spazi; buon gusto avrebbe altresì voluto che, sapendo di essere ospiti, quelle che son rimaste col nazionale si attivassero loro sponte per cercarsi un'altra sede. Un po' come si fa con separazioni & divorzi tra coniugi.

Ma han preferito frignare, fare le vittime e buttarla in caciara

58 minutes ago, Hinzelmann said:

se muovi una critica da posizioni del tipo "Potere al Popolo"

credo che sia collocabile più dalle parti del partito comunista di Rizzo (benchè trattasi di 4 gatti dichiaratamente omofobi): PaP è troppo moderato per lui...

Edited by freedog
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Hinzelmann
28 minutes ago, freedog said:

bah.. io spero di diventare meno acido di Dall'orto in vecchiaia

Credo sia l'insulto tipo che riceve da 10 anni, tu hai il buon gusto di mascherarlo da auspicio per te, ma la sostanza è la stessa.

Probabilmente gli allunga la vita...ma a dire la verità a me lui mi pare sempre lo stesso, magari gli capita di leggerci e gli farà piacere sapere che esiste una persona almeno, che non lo ritiene inacidito per la vecchiaia, ma "polemico e attaccabrighe" come sempre.

Non lo dico per cortesia, ma perchè lo penso veramente.

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FreakyFred
53 minutes ago, Hinzelmann said:

esiste una persona almeno, che non lo ritiene inacidito per la vecchiaia, ma "polemico e attaccabrighe" come sempre.

Fai due, non l'ho conosciuto in gioventù, ma al di là di tutto credo che la vecchiaia più che peggiorare il carattere approfondisca e consolidi i difetti caratteriali che ciascuno ha sempre avuto. Probabilmente in vecchiaia io sarò terribilmente scorbutico, e non escludo che la mia superficiale empatia verso i conservatori mi trasformi in tarda età in un reazionario ?

Ciò detto, la mia sintesi è: trovo che chi se la prende sempre con tutti sia sostanzialmente identico a chi non se la prende mai con nessuno. Diventa una notte in cui tutte le vacche sono nere, ovvero una roba molto piatta. All'inizio a me non dispiaceva Dall'Orto, sai com'è fra polemici, ma dopo un po' ho iniziato ad avvertire che era più uno sport e adesso mi annoia alquanto.

Per il resto, le sue tesi attuali ricalcano il delizioso fenomeno del fusarismo: non c'è più destra e sinistra, ora esiste solo sistema e antisistema, la democrazia ha tradito il popolo, euro merda, e le discriminazioni verso le minoranze i problemi sono benaltri... Ovviamente lui stesso, esattamente come Fusaro, sa benissimo che non è vero per niente che i problemi sono benaltri e che le vecchie distinzioni sono cadute. I problemi sono esattamente quelli che loro dichiarano tanto cazzoni, e infatti in essi profondono sforzi titanici: i diritti delle minoranze, il "gender", la queer theory, le Unioni Civili, l'immigrazione eccetera. Su questi temi ci si batte ancora ferocemente, anzi più di prima quando le "distinzioni" c'erano, e di fatto un partito oggi può vincere le elezioni promettendo soltanto che "farà cose" contro gli immigrati. Bisogna essere gravemente ritardati per pensare che il primo problema del paese siano gli immigrati clandestini, ma la xenofobia è un potentissimo motore ideologico ed è più che sufficiente a fondarci sopra un partito. 

Mentre soggetti di questo genere ci invitano a superare il manicheismo destra-sinistra in nome visione d'insieme più grande, ti accorgi che la loro visione d'insieme più grande è un manicheismo altrettanto o più idiota, tipo "sociale vs. antisociali". Scusate, ho detto un manicheismo altrettanto idiota? Forse ho sbagliato: potremmo benissimo leggerlo come lo stesso manicheismo del destra vs sinistra. Siate tutti pronti ad essere categorizzati come di sinistra o di destra... pardon, come "sociali" o "liberali", in attesa dello scontro finale alla fine dei tempi.

Edited by FreakyFred
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5 hours ago, coeranos said:

Io farei notare come esista una totale incompatibilità tra Arcilesbica e il resto dei movimenti LGBT.

Per Arcilesbica i genitori delle "Famiglie arcobaleno" devono finire in carcere se sono due uomini, le transessuali devono essere trattate come uomini. È una questione di "noi o loro", ma l'ha creata Arcilesbica con le sue provocazioni.

Sarebbe da capire come questo vittimismo, con la narrazione dei "gay cattivi" che le cacciano, sia diventato una colpevolizzazione tra questi personaggi come Dall'Orto (ormai complottista) o la Concia che pure ha scritto una cosa del genere nei suoi limiti.

Amore, come stai? Lo sai che hai scritto un sacco di scempiaggini, e che non è vero che due uomini genitori devono finire in galera? Te lo fa dire la tua misoginia appurata e probabilmente anche una certa lesbofobia, come tutti i froci maschilisti.

23 hours ago, FreakyFred said:

Tu hai capito qual è? ?

Sì, il fatto che i gay odino le lesbiche femministe separatiste perché condannano la società patriarcale. Basti vedere la non reazione del movimento gay italiano all'ondata #metoo, collaborazionismo puro.

Edited by Rotwang
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Hinzelmann

Non mi pare sia vero.

Potrebbe essere più plausibile il contrario, che cioè questo conflitto preesistente abbia poi determinato un atteggiamento di antipatia/diffidenza dei gay quando è partita la campagna #metoo.

Anche se io rimango convinto del fatto che vi sia una incomprensione più profonda fra gay e femministe, per quanto riguarda il sesso.

Fintantoché le donne e le femministe attaccavano una certa rappresentazione della donna ascrivibile al Berlusconismo ( torniamo a prima del 2011 ) i gay erano favorevoli ( come atteggiamento generale "simpatizzavano" non parlo di posizioni politiche formali, ma di atteggiamento ) perchè esisteva un comune Nemico : il governo Berlusconi.

Oggi il clima di quegli anni lo ritroviamo in Loro, di Sorrentino...e certo la situazione ci appare molto lontana.

Però c'era questo velo della "rappresentazione" della donna, argomento a cui i gay sono estremamente sensibili perchè incrocia anche quello -annoso- della rappresentazione dei gay, in realtà più che parlare di sesso, party e festini, si parlava della rappresentazione della donna in TV, nelle TV di Berlusconi; della rappresentazione della donna nelle "barzellette di Berlusconi" o degli attacchi dei suoi giornali alla lettera di Veronica Lario. Poi certo irruppe la questione del sesso colle minorenni, ma c'erano di mezzo i soldi, era prostituzione minorile.

L'incomprensione, che probabilmente già c'era, rimaneva coperta da questi altri elementi, che erano quelli di cui all'epoca si parlava e si discuteva.

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AndrejMolov89

Dall'Orto ha il pessimo vizio di interpretare il mondo attuale attraverso la sua prospettiva ideologica. Se da storico mi è piaciuto molto, quando commenta il presente filtra tantissimo i fatti con la sua prospettiva. In buona sostanza non è una voce al di fuori del coro, bensì metodologicamente è molto simile a chi critica.
Per quanto concerne il post in sé. Non ha senso parlare di "arcilesbica" spaccata a metà, perché mano a mano tutte le AL locali si distaccano da quella nazionale. Semmai il nucleo di femministe della differenza all'interno di AL è sempre più isolato e di fatto se non riesce a far parlare di sé è destinato all'estinzione. Contemporaneamente parlando iniziano a pestare i piedi ai distaccamenti locali che non si sentono rappresentati dalla linea politica nazionale, quindi il loro vano tentativo di esistere, accelera la loro nullificazione.
ArciLesbica nazionale si è allineata a posizioni palesemente ed orgogliosamente transofobe e contrarie a qualsivoglia di concetto di genitorialità gay maschile. Il loro orizzonte ideologico è il femminismo della differenza, e le premesse di questa corrente femminista (del tutto italiana) è che la donna è diversa dall'uomo perché è l'unica figura genitoriale naturale. Tant'è che il padre è visto come elemento accessorio. E' logico che in un simile orizzonte ideologico qualunque associazione coerente a livello locale si distacchi. Perché sono letteralmente contrarie a qualsivoglia genitorialità gay maschile. Si chiama femminismo della differenza, ovvero il femminismo di ispirazione cattolica.
Dall'Orto in questo commento ha fatto un miscuglio ad arte per affermare che la sinistra non si occupa di diritti sociali, ma civili. Questa critica è parzialmente vera rispetto alla sua bolla mediatica e rispetto alla sinistra  "liberale" (non liberista, termine che confonde sempre ad arte) americana di cui tra l'altro prende gli esempi peggiori.
 

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