Jump to content

Recommended Posts

MARIO8530
Posted (edited)

Storia spin off del racconto di metal:

 

 

⚠️Per il linguaggio e i temi sociali trattati, si raccomanda la lettura ad un pubblico di media impressionabilità. Grazie.

 

 

Mattinata Piena


1. *Robert aveva preparato il ginseng come mi piace. Ancora non riuscivo a svegliarmi e aspettavo quella spinta che ti sovviene al mattino, tra il torpore e le coccole tiepide del letto e la serrata routine che ti lancia nel mondo.

Ma quella mattina non capivo cosa mi prendesse. Ero ancora fermo alla finestra, fisso sul viale alberato cui dava il nostro soggiorno.                                                                                                                                    La luce chiara saturava l'aria in cui il gattone grigio a striscie cercava di nuotare, saltando come preso dal demone di Regan MacNeil. "Così"... uno si sveglia la mattina, con un demone in testa.

Il pallore del foliage autunnale non trasmetteva realmente qualcosa. Le foglie smorte riflettevano un senso di ignavia, un opaco scolorito. Il vago ricordo di una foglia viva, ma il perfetto preludio a una giornata apatica. Se l'estate è quel fresco vento profumato, all'inizio di un giorno frizzante, il verde è di certo il suo colore: le vacanze fuori porta, il profumo dei boschi di montagna, la meritata vacanza. Pura energia, desiderio di avventura inappagabile. Invece, io cosa stavo vedendo? 

Orami era passata l'estate e la frescura dava della paglia ispida sotto il mio naso, che era diventato bianco e infreddolito. Allora chiusi la finestra, quasi stizzito.

 

«Metal! Guarda qui: ti immagino con questo vestitino porco, stasera...»                                                                                                                                                                                                                                 

 «Robert, ti fermo ora. Dobbiamo sbrigarci, non voglio fare brutta figura... Saremo perfetti, sarà il nostro momento come coppia. E poi è ovvio che sarei sexy, con quello.»

«Quindi non mi accontenterai;è un forse!»

«Hey, hai capito cos'ho detto?»

«Certo, führer. È che sono pazzo di te, perché dovrei nasconderlo? E comunque sei sempre tu che fai tardi per sembrare più raffinato.»

 

Io ero assonnato, ma percepivo ogni entità e dovere da sbrigare, allo stesso modo delle sue alzatine di occhi al cielo.   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2. Robert tirò la porta e ci incamminammo insieme verso il parcheggio, quando ci vide Ines... Come diavolo pronuncia il suo nome, quella stronza? Non avevo voglia di salutarla, men che meno volevo ci notasse entrambi. Allora cercai di affrettarmi, mentre quella teneva casa aperta e sembrava stesse esponendo cianfusaglie come in un grottesco bazar, quasi una cornice per American Horror Story.

«Mel-alì!»

«Chi? dissi, superandola.»

«Ehi, 'spetta. Non è tuo nome, gioia?»

«Sì... Metal. Andiamo di fretta, scusi.»

«E io che ho detto? Nooo, hey... mi sevre roba da cucina, cel'hai te in casa?»

«Guardi, oggi non è giornata... le lascio le chiavi e fa con calma, poi ripasso io più tardi, va bene?»

 

Sembrava non stesse capendo. Allora feci per cercare le chiavi e gliele porsi. Me le strappò, quasi...

 

Robert mi guardò stranito. «Le hai dato le chiavi?»

«Si, tranquillo, ci conosciamo... E poi, è solo un'impicciona. Voglio proprio vedere che stronzate s'inventerà per fare la parte di quella vissuta, quella indispensabile nel quartiere».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 3. Non diedi peso alla cosa. Presto fummo in strada. I ronzii dei clacson nello sciame di carrozzerie passavano in secondo piano... Che atteggiamento era il suo?!

Se non fosse che dovevamo sbrigar varie commissioni e non tardare all'appuntamento, avrei potuto farle quel discorsetto che mi ero preparato dall'ultima volta... Sì, perché io non dissi nulla e lei aveva il suo solito atteggiamento irritante.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       Non sono intollerante, le persone arroganti e di potere hanno il loro fascino alla Miranda Priestly. Ma non puoi rispondere a tono, ché quella gira la frittata come le pare.

 

«Mety... tutto bene? Sembri pensieroso.»

«No, solo un po' di sonno. Sai, ci vedo bene, là, insieme. È un quadretto delizioso. Avremo il nostro momento in società. Per me è un traguardo, abbiamo ottenuto uno status. Piuttosto tu... emozionato?»

«Sì... mhh, no. Voglio dire, poi devi chiamarmi quando hai fatto ché ho la coincidenza. Così sono da te e ci togliamo il pensiero.»

«Certo caro, ti farò sapere.»

 

Le vie assordanti della città, strepitavano del via vai incessante. "Sei tu il progresso in costante costruzione verso l'alto?"                                                                                                                                                     Ero seduto ad aspettare Robert, quando un pensiero vago si insinuò nella mente: Ines fece quel gesto con una naturalezza sfrontata....

Il tempo scorreva come acqua e non ebbi molto tempo, quel giorno, da dedicare a quella donnaccia dalla dubbia moralità.                                                                                                                                                        Il dubbio che ci fosse qualcosa sotto non se ne andava; infatti... 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note a piè di pagina. *Robert è il marito putativo di Metal. L'ispirazione può sembrare reale, ma ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale. Pertanto, il suddetto si riserva la facoltà di agire in giudizio, qualora sia pervenuta una mancanza, verso il suddetto, che non verra lasciata impunita. 

Edited by MARIO8530
MARIO8530
Posted

Il corridoio era buio. Una *filippina saliva su per la tromba delle scale, dall'atrio, da cui il debole chiarore del lucernario raggiungeva il mio piano. Riuscivo appena a distinguere l'interno di casa. Stavo tornando in appartamento, quando ricordai che le chiavi le aveva la vicina, ma la mia attenzione fu presa da quel che vidi. Non volevo accendere la luce: la porta era aperta e c'era qualcosa di strano. 

 Un brivido mi salì dal polpaccio, intorpidito da un vento freddo che mi avvolgeva le gambe. Subito pensai che stamattina avevo prontamente chiuso tutte le imposte, per il freddo che mi ritrovo a sopportare appena sveglio, di questo periodo. 

 Ormai fa freddo, mi sono trovato ad arrangiare il cambio di stagione. Per forza! 

La conclusione era spaventosa, ma scontata: qualcuno doveva aver aperto qualche finestra.  

 

Ero calmo e volevo accertarmi delle cricostanze...  

Non mi turbava neanche il fatto che, si diceva, dei malviventi battevano la zona. L'intuizione subitanea non mi costò che qualche secondo, mentre mi premurai di avanzare di qualche passo, tendendo i muscoli pronti e restando sulla porta, di traverso. 

 

 

«Chi c'è?» La mia voce ferma si riverberava nelle stanze vuote. 

- Frà, frà frà, frà. Frà. - Un rumore veniva dalla cucina. "Sarà entrata una civetta", pensai.  

 

 

Un macabro canto mi aveva accompagnato, dal fondo del viale fino alla portineria, stridendo nell'aria fredda e cristallina. 

 La sera arrivò presto, nel primo pomeriggio e rincasavo proprio in quel malinconico attimo in cui il sole è già via da molto, ma il cielo si tinge di un indaco intenso, quasi un colore esotico, sentimentale, che viene da Oriente. 

 Io ero sotto casa e notai rapidi movimenti, ben celati tra le fronde, di animali indistinti. A quell'ora, il cielo sembrava piangere lacrime di sangue e il crepuscolo sublimava in pochi attimi una nostalgia di un qualcosa, indefinibile, ma che si perde, inevitabilmente... e ci rende più morti.  

Quegli uccelli  notturni spesso seguono degli umani che vivono vicino il loro nido.  

 

Ma qualcosa strepitò - za, za, za, za, za za... -. 

Poi il silenzio. Non si muoveva nulla. Non più un suono. 

E l'aria era ferma. Non c'era dubbio, avevo appena sentito dei passi di fretta. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Al piano di sopra non c'era nessuno e l'insolita coppia, che mi aveva dato da pensare, ora si era presa  "un mese al sanatorio". 

 Non capii cosa intendesse Marcus quando mi parlò, veramente, per la prima volta di loro due. Non ero mai riuscito a entrare in confidenza con questi. La vita, non so per quale strano motivo, lo aveva portato da un fumoso passato in Svizzera al nostro quartiere.  

Lui sembrava voler occultare ogni più stupida informazione... troncava le frasi a metà, sembrava preso da qualcuno o qualcosa intorno a noi; smetteva di parlare.  

Provai a cheidere di loro - volendo mostrare premura, da buon vicino gay -, ma lui sembrava spesso irritato e a volte guatava fisso davanti a sé, con uno sguardo esaltato, che dominava ogni sua precisa parola. Non parlava correntemente italiano e compresi solo che, per una cura del compagno, sarebbero andati in un'isolata località tra i monti. Partirono due giorno prima dell'evento importante mio e di Robert. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma, tornando a quella sera... 

 

Ero consapevole che i pochi oggetti di valore si trovavano infondo all'appartamento, nelle ultime stanze. Non avrei aspettato sull'uscio, mentre la luce delle scale lampeggiava, segno che avei perso visibilità nel giro di qualche secondo.  

Ero scocciato dalla situazione. Qualcosa in me ribolliva. Forse era colpa di quella insulsa scenata su degli investimenti di famiglia... 

In quei giorni mia madre aveva usato dei modi spregevoli, causando una bega di famiglia. Parlava di me e gli altri come se non fossimo familiari, ma semplici strumenti di guadagno. 

Forse non aveva scemato quella collera che ebbi per la sua insolenza nei confronti dell'altra interessata, mia sorella, cara. 

Dunque non sopportai quella perdita di tempo. Avanzai verso un vuoto di flebili ombre, determinato a porre fine a quella situaziome, quando la luce padronale si spense. 

 Strinsi i pugni, muovendomi spazientito tra i locali, seguito dal tonfo sordo del mio passo serrato. La finestra del soggiorno lasciava trapelare un riflesso argenteo che illuminava il vuoto etereo, infrangendosi sugli spigoli ampi e le silhouette allungate. Un rumore ovattato mi raggiunse: non capivo da dove provenisse... Sembrava un oggetto morbido, magari di silicone, che sbatteva contro una superficie soda.  

 

 

Cosa cazzo succede in casa mia?! Pensai. 

 Avevo raggiunto le prime stanze e non avevo paura a stare dritto, determinato contro ogni evenienza, rendendomi visibile e incombendo con la mia presenza energumena e inesorabile, contro uno sporco intruso.  

Ero sicuro di quel che facevo, mentre un chiarore, da fuori, colpiva i più minuziosi dettagli di ogni cosa, restituendo sagome frastagliate sui muri. 

 

Un rumore frenetico ora si rendeva distinguibile. 

Fui subito all'ingresso della cucina e, sporgendomi accorto, vidi con sgomento un raccapricciante agitarsi di membra. 

«Ines... cosa fai?! » 

:-0 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Filippina. Termine gergale per vento freddo di Tramontana o spiffero fastidioso. 

Posted

Grazie, apprezzo veramente tanto questo omaggio! Ines vive, vive ancora dopo tutti questi anni. 

Posted
36 minutes ago, metalheart said:

apprezzo veramente tanto questo omaggio! Ines vive

😄💕

Posted (edited)

Era lei.  

Non capii cosa era successo nella mia cucina, forse il torpore mentale per l'assurdo incontro mi aveva aiutato a non vedere lo schifo... 

 

 

"Ho calpestato qualcosa? "Pensai. Lo spettacolo sozzo non mi aveva sconvolto e decisi di venire al dunque, con quella troia. Lei era seduta sul bancone dell'isola, felice tutto sommato, mentre si muoveva su e giú. 

 

«Sorpresa!» Disse, con quell'aria di sufficienza che ha sempre.  

 

«Ines... Ma cosa... » Non sapevo che dire. Mi sentii a disagio: dal suo atteggiamento distaccato sembrava che fossi io l'intruso in casa. 
 

«Metal, mettiti comodo, sapevo che tornavavi te tardi. Così ho preparato cena. Tu fidanzato te piace yolgi?»  

 

«Oh... Ma non dovevi. Cielo! Dovevi avvisarmi, tesoro. Ero impaurito. Sono entrato temendo che fosse un ladro.» Feci per prendere un bicchiere, mentre lei sbatteva energica delle bacchette in una mistura bianca e viscosa. 

 

 

«Già, già. Non avuto tempo. E non fare complimenti, che palle! 

 «Qua i muri... carta velata. E un aiuto non devi chiedere, se la vicina sente i litigi da letto co tuo bebo, ché geloso di te e fighette che ti fai.» 

 

 

 

 

Cercai di ignorare i suoi discorsi strampalati. Sopportai la sua presenza insultante per i servizi, che avrebbero ripagato il mal di testa che mi assalì. 

 

Lei continuava a sbattersi qua e là, mentre io indiettreggiavo, cercando il divano. «Ahh! Mi hai fatto prendere un po' di emozione, dolcezza e ora sono un po' sbigotta. Devo stendermi.» 

«Fai cazzi comodi tuoi, Metal, stasera non  ti preoccupare di niente.» 

 

 

 

La situazione mi aveva spiazzato; mi sentivo confuso. Le sue parole suonavano strane, a metà tra una gita al parco delle farfalle e una carrellata nei coglioni al centro commerciale. 

Dopo essermi ripreso, andai dritto da lei. «Senti, stasera sono stanco. Non vorrei dovermi occupare di tutto.» 

 

 

Le mi parole erano chiare. Non intevo accostarmi a lei, ma queste risuonarono nell'aria come solerti note in tono melodioso. Un invito ad andarsene, affascinato io dall'insolita attenzione che mi riservava. Davvero mi stava ascoltando? 

 

 

 

 «Senti, gioia... ho invitato qualche amico per unirsi a noi. E se non ti sta bene ce ne andiamo, eh!» 

 

«Forse, non mi sono spieg....» 

 

«Ti senti bene, gioia? Stenditi qui. 

«Hai bevuto tu miei confetti della sera?! La caraffa l'avevo usata io... non mi dire che l'hai fatto di proposito?» 

 

 

 

Presto mi sentii annebbiato e le mie palpebre non reggettero. Ero già consapevole dei guai in cui ero finito. Ora, dovevo solo sperare che la mia previsione non si avverasse...

 

 

 

 

 

 

Io non credevo di poter scrivere certe cose... trash. Ancora non capisco se fossi davvero io ad avere elaborato il racconto😅

Edited by MARIO8530

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Unfortunately, your content contains terms that we do not allow. Please edit your content to remove the highlighted words below.
Reply to this topic...

×   Pasted as rich text.   Paste as plain text instead

  Only 75 emoji are allowed.

×   Your link has been automatically embedded.   Display as a link instead

×   Your previous content has been restored.   Clear editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

×
×
  • Create New...