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Elezioni presidenziali in USA del 2024


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La sorella e il nipote di Robert F. Kennedy Jr. (Rfk) hanno chiesto al Segretario americano alla Salute di dimettersi, contestandone le dichiarazioni rese nell'audizione in commissione al Senato, nella quale ha ribadito di negare l'efficacia dei vaccini e difeso i tagli alla ricerca medica. Lo scrive il sito di news Axios. "Le decisioni mediche appartengono a professionisti qualificati e abilitati, non a una leadership incompetente e fuorviante", ha scritto ieri su X Kerry Kennedy, sorella del ministro figlio di Bob Kennedy. "La decimazione di istituzioni cruciali come l'Nih e il Cdc porterà alla perdita di vite innocenti. Basta. Il Segretario Kennedy deve dimettersi", ha aggiunto Kerry.
A sua volta Joe Kennedy III, ex membro della Camera dei Rappresentanti per il Massachusetts e nipote di Rfk, ha scritto ieri che lo zio è "una minaccia per la salute e il benessere di ogni americano. Le sfide che ci attendono, dalle epidemie alle crisi di salute mentale, richiedono chiarezza morale, competenza scientifica e una leadership radicata nei fatti. Questi valori non sono presenti nell'ufficio del Segretario. Deve dimettersi", ha aggiunto Joe III.
Le due contestazioni "in famiglia" sono state rese pubbliche poche ore prima che il presidente Donald Trump rimproverasse lo Stato della Florida per l'abolizione di ogni obbligo vaccinale, anche per i bambini in età scolare, incoraggiando il pubblico a vaccinarsi, in quella che Axios giudica una "rottura" di fatto fra Trump e il suo ministro Kennedy.
Le affermazioni di Rfk nell'audizione hanno suscitato un'ondata bipartisan di sdegno fra i membri del Congresso. Quanto ai familiari, non è la prima volta che la famiglia Kennedy contesta la 'pecora nera' Robert Jr, come quando ne contestarono la candidatura presidenziale nel 2024 concorrente a quella di Joe Biden, e i valori politici, specialmente le sue posizioni no-vax.

Il clima non cambia con un nuovo rapporto del Dipartimento della Salute americano rischia di riaccendere il dibattito sulle possibili cause dell'autismo. Secondo anticipazioni del Wall Street Journal, il documento - sostenuto dal ministro della Salute Robert F. Kennedy Jr. - ipotizza un legame tra l'assunzione di paracetamolo in gravidanza e lo sviluppo del disturbo nei bambini

Il paracetamolo è un comune analgesico e antipiretico usato per ridurre dolore e febbre anche durante i mesi prima del parto. Il rapporto indicherebbe anche i bassi livelli di folati come un potenziale fattore di rischio suggerendo che una forma di folato, l'acido folinico (leucovorina), potrebbe contribuire ad alleviare alcuni sintomi dell'autismo che colpisce, secondo statistiche dei Cdc pubblicate in aprile, un bambino di otto anni su 31.

La notizia ha provocato contraccolpi sui mercati: le azioni della Kenvue, che produce il Tylenol (uno dei nomi commerciali del paracetamolo negli Usa), sono crollate del 16% dopo la pubblicazione delle indiscrezioni. L'azienda ha ribadito "non esiste alcun legame" tra l'uso del farmaco in gravidanza e l'autismo, posizione condivisa dall'American College of Obstetricians and Gynecologists, che ne considera sicuro l'impiego se prescritto dal medico. Il rapporto dovrebbe esser pubblicato in settembre: dovrebbe essere una revisione di studi esistenti e non qualcosa di totalmente nuovo in quanto - nota il Wsj - le ricerche sulle cause dell'autismo possono richiedere anni. Finora studi approfonditi hanno evidenziato una molteplicità di cause, incluse predisposizioni genetiche. Non e' chiaro se il rapporto menzionera' i vaccini che per anni Kennedy ha messo sul banco degli imputati come causa dell'autismo. Il ministro aveva promesso di rivelare "le cause dell'epidemia di autismo" entro settembre, una scadenza giudicata irrealistica da molti osservatori.

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/rfk-bocciato-da-tutti

Edited by Gastida
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On 9/6/2025 at 9:29 PM, marco7 said:

Trump e‘ forte coi deboli ma coi forti si caga sotto.

Chiunque sia forte s'impone ai deboli, se no, non sarebbe forte.  Ma non tutti i deboli se la fanno sotto davanti ai forti.

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3 hours ago, Omocrazia said:

Chiunque sia forte s'impone ai deboli, se no, non sarebbe forte. 

no. 

la potenza non la si misura confrontandosi con chi è meno forte.

i 'forti' che si impongono sui deboli sono solo dei vigliacchi.

sinner ha perso contro alcaraz, non contro il bel musetti.

sia sinner che alcaraz sono forti ma se giocassero solo tornei minori per non confrontarsi con giocatori forti sarebbero deboli.

Posted
1 hour ago, marco7 said:

la potenza non la si misura confrontandosi con chi è meno forte.

Dopo che sarai disceso dal paradiso terrestre 😇, ne riparleremo... 

1 hour ago, marco7 said:

sinner ha perso contro alcaraz, non contro il bel musetti.

Lo credo bene! La bellezza è una forza!!!😆

Posted
2 hours ago, Omocrazia said:

 La bellezza è una forza!!!😆

Volevo scrivere che sinner non ha perso contro il bel musetti. Sinner ha vinto contro musetti.

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Capisco, ma d'altronde non era un concorso di bellezza...

(Chiunque abbia vinto, Musetti ha un bel musetto 😏)

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L’omicidio di Charlie Kirk, assassinato mercoledì alla Utah Valley University, non è un caso isolato. Negli ultimi anni la politica statunitense è stata caratterizzata da una radicale polarizzazione, con il ricorso sempre più frequente a una retorica aggressiva e conflittuale fra avversari politici, talvolta apertamente identificati come “nemici”. Nello stesso periodo sono aumentati anche i casi di violenza politica, compresi omicidi e tentati omicidi.

I due più recenti, noti e raccontati sono stati i tentati omicidi che avevano come obiettivo Donald Trump durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2024, ma ce ne sono molti altri. Nel 2020 fu sventato un piano per rapire la governatrice Democratica del Michigan Gretchen Whitmer e nel 2022 quello per uccidere il giudice conservatore della Corte Suprema Brett Kavanaugh. Nello stesso anno un uomo entrò nella casa dell’allora speaker della Camera, la Democratica Nancy Pelosi, e aggredì con un martello suo marito. Quest’anno ad aprile è stata incendiata la casa del governatore Democratico della Pennsylvania Josh Shapiro; a maggio sono stati uccisi due membri dell’ambasciata israeliana a Washington; a giugno Melissa Hortman, deputata statale del Minnesota, è stata uccisa con il marito Mark, mentre un altro parlamentare statale, il senatore John Hoffman, è stato ferito insieme alla moglie (l’autore degli attacchi aveva una lista di politici progressisti da eliminare).

A questi si aggiungono altri episodi di violenze e omicidi, di natura diversa ma comunque alimentati da ragioni ideologiche e politiche: dall’assalto al Congresso da parte dei sostenitori di Trump del 6 gennaio del 2021 all’omicidio di Brian Thompson, l’amministratore delegato di UnitedHealthcare, per il quale è stato arrestato Luigi Mangione (a dicembre del 2024).

La frequenza dei casi di violenza politica negli ultimi anni è ritenuta allarmante dalla maggior parte dei media americani. Ci sono però interpretazioni diverse su quanto il clima politico generale, la criminalizzazione degli avversari e la retorica aggressiva stiano davvero contribuendo ad alimentare una giustificazione della violenza.

Il Wall Street Journal ha scritto in un editoriale sull’omicidio di Kirk: «Gli autori di questi attacchi hanno diversi gradi di malattia mentale e delirio, ma la società americana ha progressivamente smantellato le barriere civili e sociali che un tempo impedivano a menti così disturbate di allontanarsi in modo tanto disastroso dalle norme sociali civili». Secondo l’editoriale la maggior parte delle persone interpreta demonizzazioni degli avversari e toni allarmati come normale dialettica fra partiti, ma «destinatari disturbati di quei messaggi sono meno capaci di separare la retorica dalla realtà».

I risultati di un sondaggio dello scorso maggio riportati dal New York Times descrivono bene l’ampia contrapposizione politica che c’è nel paese: il 39 per cento dei sostenitori dei Democratici intervistati riteneva giustificabile rimuovere Trump dalla presidenza con la forza, mentre un quarto dei Repubblicani era d’accordo con l’uso dell’esercito per reprimere le proteste contro le sue politiche.

Il clima di contrapposizione e di violenza verbale e ideologica è parecchio alimentato anche dai media, dagli attivisti e dagli influencer politici. Nelle ore immediatamente successive all’assassinio di Kirk, Matthew Dowd, commentatore politico di MSNBC, canale progressista e antitrumpiano, ha commentato: «Non puoi continuare ad avere questi pensieri terribili e poi dire cose terribili senza aspettarti che accadano cose terribili». Parlava di Kirk all’interno di un discorso in cui voleva descrivere il clima politico attuale: la MSNBC si è scusata per le «frasi insensibili» e lo ha licenziato.

Sul canale conservatore Fox News il conduttore Jesse Watters ha invece parlato in modo animato di una possibile vendetta: «Siamo stufi, siamo tristi, siamo arrabbiati, siamo risoluti e vendicheremo la morte di Charlie nel modo in cui Charlie avrebbe voluto che fosse vendicata». Negli ambienti degli influencer di destra, di cui lo stesso Kirk era uno degli esponenti più importanti, si è parlato invece apertamente dell’inizio di «una guerra».

https://www.ilpost.it/2025/09/11/charlie-kirk-violenza-politica-stati-uniti/

Posted

Secondo me con mezzo miliardo di armi da fuoco negli USA,

si ammazzano anche poco rispetto a quello che aspettarei.

Ne hanno in media due a persona: noi 15 ogni 100 abitanti.

 

Omocrazia
Posted

Non interessa quante armi abbia uno, ma per che cosa le voglia usare. Una cosa è usarle per difesa, un'altra per offesa.

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