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[Lingua] Esperanto, questo sconosciuto


Icoldibarin

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mi è venuta voglia di leggere un po' la stroria dell'esperanto, dalla sua nascita ad opera di Ludwik Lejzer Zamenhof nel 1872 alla diffusione odierna.

Attualmente sembra, le fonti sono incerte, che l'esperanto sia compreso e parlato da circa 1~3milioni di persone nel mondo.

Dovrebbe essere possibile ottenere una buona padronanza della lingua in soli sei mesi, il che mi sembra davvero rivoluzionario se penso che sto imparando inglese da circa 14 anni e riesco a comprendere molto poco di parlato madrelingua e solo poco più di scritto appema si esce dall'inglese tecnico.

Inoltre la comunità esperantista tiene molto ai vari idiomi regionali e alla loro conservazione che rischiano di essere sopraffatti da poche lingue (Inglese, Spagnolo, Cinese) impartendo in qualche modo anche una sudditanza culturale.

Stavo pensando che sarebbe molto carino impararlo come terza lingua e se avrò tempo e un po' di costanza mi ci dedicherò.

Qualcuno del forum lo parla, o ha seguito dei corsi?

Nella facoltà di lingue, ci sono dei corsi a riguardo?

 

P.S. Tra l'altro notavo come noi italiani non siamo messi poi così male rispetto alle principali altre lingue.

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Io parlo/parlavo esperanto, e adoro l'idea del Doktoro :)

L'ho imparato davvero in poco tempo, scaricando dei corsi su internet. Il manuale più utile - secondo me - è la SMEG,

acronimo di Senkosta malgranda esperanta gramatiko (senza-costo non-grande grammatica di esperanto, per dare una traduzione letterale).

Ci sono anche dei corsi interattivi, tipo Lernu! (Impara!) oppure il Kurso (semplicemente Corso).

Attualmente sto cominciando a dimenticare la maggior parte dei vocaboli che non uso spesso,

ma la grammatica è talmente semplice che è impossibile da dimenticare.

Purtroppo attualmente l'esperanto ha pochissime possibilità di espansione, dato che l'inglese ha preso il sopravvento.

L'Inglese non è e non sarà mai una lingua internazionale come molti invece la definiscono,

ma è innegabile che ormai il processo di "inglesizzazione" del mondo sia inevitabilmente completato.

Questo non è un motivo per buttare l'esperanto nel wc, ma solo una considerazione necessaria che si pongono tutti i nuovi esperantisti.

 

Saluton! :D

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L'esperanto era stato proposto in alternativa ad inglese e al latino come lingua ufficiale d'uso per la comunità europea; la motivazione proposta per l'esperanto era proprio la sua semplicità, e il fatto che non fosse lingua ufficiale di nessun paese.

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Io ho studiato un po' di esperanto. Le lingue mi hanno sempre affascinato e l'esperanto mi ha aperto un mondo molto interessante.

 

Devo dire che l'esperanto mi ha molto entusiasmato appena ho iniziato a impararlo, ma pian piano che ho approfondito le mie conoscenze linguistiche mi son stati sempre più chiari anche i suoi difetti. L'esperanto rimane una lingua unica per la sua storia e per la sua diffusione, molto ampia per essere una lingua artificiale, ma non credo che sia la lingua giusta per essere la lingua internazionale.

 

Tanto per fare un esempio a caso, non è affatto vero che l'esperanto è foneticamente semplice. E il fatto che l'esperanto risulti messo meglio di tutte le altre lingue quanto a fonetica nel grafico che hai postato, mi fa dubitare della neutralità di chi ha fatto quel grafico.

 

 

P.S. Malgranda non vuol dire "non grande" letteralmente, vuol dire proprio "piccolo". "Non grande" sarebbe negranda.

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Io volevo imparare l'elfico del signore degli anelli ma mi fermai al tempo ariosto.

 

Sapevo che l'Esperanto fosse una lingua facile da imparare ed era costruita utilizzando le lingue europee. Sarebbe interessante da fare!

 

Però mi chiedo...una lingua così facile, non rischia di essere anche poco espressiva?

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Ovviamente bisogna prenderla per quello che è, una lingua di comunicazione e interscambio.

Se si cerca una lingua espressiva e, da un certo punto di vista, poetica... esistono già le lingue nazionali :D

 

@@Loup-garou sì, hai ragione, ma volevo sottolineare le radici delle parole ;)

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L'Inglese non è e non sarà mai una lingua internazionale come molti invece la definiscono,

ma è innegabile che ormai il processo di "inglesizzazione" del mondo sia inevitabilmente completato.

Perché l'inglese non è e non sarà mai una lingua internazionale?

L'esperanto rimane una lingua unica per la sua storia e per la sua diffusione, molto ampia per essere una lingua artificiale, ma non credo che sia la lingua giusta per essere la lingua internazionale.

 

Tanto per fare un esempio a caso, non è affatto vero che l'esperanto è foneticamente semplice. E il fatto che l'esperanto risulti messo meglio di tutte le altre lingue quanto a fonetica nel grafico che hai postato, mi fa dubitare della neutralità di chi ha fatto quel grafico.

Quindi non è tutto oro quel che luccica. Probabilmente può essere più scorbutica per il ceppo latino e meno per lingue germaniche?

Rispetto all'inglese la valuteresti più difficile?

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@@Icoldibarin: L'inglese nasce come lingua nazionale e tale rimane, esattamente come la lingua italiana.

Penso questo perché, secondo me, una lingua internazionale deve essere di tutti e non deve avvantaggiare nessuno.

L'inglese potrà (e forse è già così) diventare una lingua conosciuta e parlata in tutto il mondo ma non sarà mai internazionale.

 

Ne approfitto per rispondere alle domande che hai posto a Loup Garou.

Secondo me è impossibile paragonare come semplicità l'inglese all'esperanto. Studio inglese dalla prima elementare e ancora trovo difficoltà.

Ho studiato esperanto per qualche mese senza nessun impegno costante, giusto mezz'oretta al pomeriggio, ottenendo grandi risultati.

Foneticamente lo reputo molto semplice: nessun suono difficile da pronunciare e relazione biunivoca tra scritto e parlato.

Non posso però sapere quanto è semplice per le persone di altre nazionalità, in effetti...

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Cerco di darti una visione d'insieme completa.

 

A livello di ortografia è indubbio che l'esperanto sia facilissimo (e ovviamente con l'inglese non c'è paragone). C'è la corrispondenza suono-grafema, senza eccezioni. Tuttavia, volendo ambire ad essere una lingua internazionale, direi che questo è il minimo.

Anche da questo punto di vista l'esperanto poteva far meglio, visto che usa alcune lettere uniche non sempre supportate e non molto comode da digitare.

 

 

A livello di fonetica l'esperanto non è per niente semplice. Ed è molto più difficile di italiano, spagnolo o giapponese.

Noi italiani non ci accorgiamo molto di questo problema, visto che gli unici suoni che singolarmente abbiamo difficoltà a pronunciare sono <hx>, che è un suono rarissimo in esperanto, e <h>, che esiste anche in inglese.

Ma l'esperanto vuole aspirare ad essere una lingua internazionale, che quindi dovrebbe essere facile da pronunciare per quanta più gente possibile. E da questo punto di vista, l'esperanto fa un pessimo lavoro. Usa un sacco di consonanti, piuttosto simili tra loro. Per me una lingua internazionale, che punta alla semplicità, non dovrebbe distinguere tra suoni come <gx> e <jx> (che sono difficili da distinguere per un francese), oppure <f> e <v> (la v è un suono rarissimo, non esiste neanche in spagnolo, e in molte lingue orientali non esiste nessuno dei due suoni).

Ma soprattutto, una lingua internazionale dovrebbe puntare ad avere sillabe costituite da consonanti + vocali, che sono i suoni più semplici da pronunciare. Invece l'esperanto è un casino da questo punto di vista. Possono aversi combinazioni di consonanti di qualsiasi tipo (anche le più impronunciabili) e si possono avere anche fino a cinque consonanti di seguito l'una all'altra.

Poi ci sono altre difficoltà nella pronuncia. Sfido chiunque a distinguere tra <ia> e <ja> quando la <i> non è accentata.

 

 

A livello di vocabolario l'esperanto ha i suoi pregi e i suoi difetti. L'idea di minimizzare il vocabolario facendo un grande uso di suffissi e prefissi non era male, anche se in realtà ormai il vocabolario di esperanto si è molto allargato. E poi io ho trovato che affdare una così grande importanza a suoni che durano così poco rende la comprensione piuttosto difficile nel parlato. Per me una lingua internazionale dovrebbe puntare alla chiarezza e non alla brevità, che sono piuttosto antitetiche tra loro.

C'è anche da dire che la grande quantità di prefissi e suffissi crea anche una grande quantità di omonimie. Qualcuno mi ha fatto notare buffamente che la parola filino può significare sia "figlia" (fil-in-o) sia "linea disgustosa" (fi-lin-o). Il che, tra l'altro, mostra anche come le regole di accentazione dell'esperanto siano assurde.

 

 

A livello di grammatica l'esperanto ha il pregio di essere regolare, ma non quello di essere semplice. La sua grammatica è molto molto molto regionale, molto modellata sulle lingue europee. Il che, per una lingua internazionale, non è una buona cosa. Ad esempio, che bisogno c'è in una lingua internazionale di regole complicate come i casi nominativo-accusativo, il singolare e il plurale, i tempi verbali passato-presente-futuro, l'articolo determinativo, e cose del genere?

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Devo confessare la mia ignoranza in fatto di lingue, soprattutto quelle lontane dal nostro ceppo, perciò ti pongo queste domande.

Perché non sono necessari i tempi verbali o addirittura "dannosi" per la semplicità della lingua?

Il singolare e plurale?

l'indeterminazione fra soggetto ben definito e indefinito?

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Secondo me una lingua senza il singolare e il plurale, i tempi verbali passato-presente-futuro, senza l'articolo determinativo,

diventa una "roba" difficile da definire lingua. Non lo so... mi dà l'idea di un insieme inutile di parole per definire gli oggetti...

Non sarebbe molto discorsiva, andrebbe bene giusto per chiamare gli oggetti con un nome univoco in tutto il mondo :lol:

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Beh magari ci sono altri modi per esprimere quello che abbiamo in mente che noi "occidentali" tendiamo a trascurare. A volte partire da un approccio totalmente differente può essere illuminante, nell'informatica si vede spesso. Ma vorrei capire appunto se ci sono, quali sono e che soluzioni propongono le lingue che non hanno queste distinzioni per esprimerle.

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Perché sono informazioni che non hanno alcun bisogno di essere trasmesse a livello grammaticale.Se lo sono, diventano obbligatorie e quindi richiedono più sforzo nel costruire una frase. Infatti, ogni volta che voglio usare una parola mi dovrò chiedere "Devo usarla al singolare o al plurale? Al nominativo o all'accusativo? Al presente, passato o futuro?"

 

Per noi, che usiamo praticamente le stesse regole grammaticali, sembra semplice, ma invece non lo è per chi non è abituato. Basta pensare a quanto odio riscuotono i casi grammaticali del latino, che funzionano allo stesso modo, solo che in italiano non ci sono e allora sembrano il frutto del demonio.

 

In cinese ad esempio non esiste singolare e plurale, né presente, passato e futuro. Gli articoli poi esistono in pochissime lingue: non solo non esistono nelle lingue orientali, ma nemmeno in latino o in russo per dire. Queste informazioni possono essere ovviamente trasmesse, ma non lo sono a livello grammaticale e quindi sono facoltative.

Ad esempio, io mangio, io mangiai e io mangerò si dicono allo stesso modo. Se è importante distinguere, si dirà ad esempio "io mangio ora", "io mangio l'altro giorno" oppure "io mangio domani".

Gatto e gatti si dice nello stesso modo. Se è importante distinguere, si dirà "uno gatto" oppure "alcuni gatto", "molti gatto", "pochi gatto".

L'articolo determinativo potrebbe essere sostituito dagli aggettivi dimostrativi. Uomo può voler dire sia l'uomo sia un uomo. Se diventa importante distinguere, si userà"quell'uomo".

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Non conosco per niente l'Esperanto, ma le obiezioni di Loup mi sembrano abbastanza sensate, infatti mi sono sempre chiesta come venisse percepita 'sta lingua al di fuori di un contesto indo-europeo (linguisticamente parlando, ovviamente).

Gli articoli, dal punto di vista dell'economia linguistica, sono una delle cose più inutili in assoluto. La componente maschile/femminile e singolare/plurale è già contenuta nella parola, a che serve ribadirla?

 

Il problema di queste lingue artificiali, secondo me, è che inevitabilmente risentono del background culturale del proprio ideatore, e non può essere altrimenti. Una lingua non è solo un insieme di costrutti grammaticali volti a favorire la comunicazione tra individui, è proprio l'emblema di una cultura e di un modo di pensare... Per questo la traduzione a volte è così difficile, soprattutto tra lingue molto distanti culturalmente.

Comunque considero l'Esperanto un'idea interessante se presa come "lingua di lavoro". Dovrebbe avere un vocabolario minimo (da allargare solo in caso di necessità) in modo da favorire intanto l'apprendimento rapido, e poi troppe interpretazioni possibili che nei testi tecnici fanno solo male.

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Quì parla della storia della lingua esperanto: http://it.wikipedia....ingua_esperanto

Mentre quì del tentativo italiano di creare una repubblica esperantista (l'Isola delle Rose), nel 1968, al largo delle coste di Rimini: http://it.wikipedia....e_(micronazione)

Molti dalle mie parti se ne ricordano. Nel 2009 venne realizzato un documentario sulla vicenda: "Insulo de la Rozoj - La libertà fa paura". Su youtube si trova qualcosa.

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inevitabilmente risentono del background culturale del proprio ideatore

Condivido in pieno... Per quanto il Doktoro si sia sforzato di studiare e unire tutte le conoscenze linguistiche,

rimarrà comunque un segno indelebile nell'esperanto.

Ho capito perfettamente il discorso di @@Loup-garou adesso, e non posso che condividere in pieno ;)

L'episodio dell'Isola delle Rose è una cosa che mi affascina... e attualmente mi ricorda un po' la repubblica della maddalena

ma meglio non andare OT :lol:

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Sarei favorevole ad adottarla come nuova lingua franca e interzionale, mi affascina :D Riconosco però che ha molti limiti, il più grave dei quali secondo me è la troppa "europeizzazione" del lessico.....d'altra parte però sarebbe bello adottare una lingua veramente internazionale per tutti, e ritengo che sarebbe finalmente un bel passo in avanti, finora alcuni nazione o classi sociali (questo valeva per il latino) sono sempre state avvantaggiate rispetto ad altre e questo non mi sembra giusto, un uso di un linguaggio "nuovo" per tutti sarebbe sicuramente più democratico

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Ma per questo c'è già il globish. Se il problema è quello di trovare una specie di lingua elementare acquisibile con poco sforzo da tutti,

per viaggiare e comunicare in un mondo divenuto oggi assai vasto, bastano i 1500 vocaboli del globish.

 

Quanto all'esperanto, è indissociabile dagli ideali di derivazione illuministica che sono propri dell'esperanto stesso: una lingua che trascenda

le nazionalità, e che, promuovendo la «comprensione» degli uomini, favorisca la comunicazione di/tra diverse culture e promuova addirittura

la pace.

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@@Isher, certamente io penso che per comunicare concetti semplici sia già adatto il globish, però credo che sarebbe bello riuscire ad esprimere concetti più elaborati e relativamente più difficili con una lingua veramente franca, che non sia stata "imposta" da qualcuno dall'alto e che non appartenga veramente a nessuna nazione ma che sia "nuova" per tutti....non dico che una lingua del genere debba essere necessariamente l'esperanto, però credo che sia una delle più adatte o forse la più adatta (tolti certo i difetti che chi più preparato di me ha esposto prima)

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@@Narez92, io non volevo togliere il valore dell'esperanto, con il mio precedente post, ma esaltarlo. Il globish è una miseria, necessaria per

recitare la parte dell'idiota internazionale. Certo, questa miseria permette anche di prendere un aereo e andare qua e là, senza grandi

problemi: questo bisogna ammetterlo; ma resta una miseria.

 

L'esperanto presuppone degli ideali, che possono essere resi da ciascuno più o meno consapevoli, ma ci sono; non a caso è stato osteggiato

da tutti i totalitarismi: tedesco, sovietico, altri. Può servire a creare una comunità scelta. Gli aderenti all'esperanto, o a qualsiasi altra lingua franca,

costituiranno sempre un «gruppo», un «gruppo scelto» (anche di centinaia di migliaia di parlanti), i cui aderenti possono comunicare tra loro al di là

di barriere linguistiche, laddove il globish è un mero gettone, necessario per far funzionare una macchinetta.

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Leggendo un po' la storia dell'esperanto ho letto anche le varie critiche e le varie scissioni dell'idioma.

Come avete fatto notare e come era presumibile essendo il lavoro di un solo uomo per giunta "amatoriale" e senza le conoscenze di linguistica degli ultimi anni l'esperanto è senz'altro non esente da difetti. Questo ha creato diverse scissioni, di cui forse le più famose sono l'esperantido e l'ido. Nella comunità di esperanto è rimasta la gente che si allontanata dall'idea di creare una lingua "perfetta" e piuttosto punta a diffondere una buona lingua con una buona diffusione e soprattutto a portare il braccio l'idea di intercomunicabilità fra i popoli e di lingua neutra.

Probabilmente oggi sarebbe possibile creare una nuova lingua, forse ancora più facile e meno incentrata sulle radici europee ma sarebbe un peccato buttare via un secolo e mezzo di storia e comunità.

Chi sa qualche accenno di inglese non dovrebbe (supposizione mia) far troppa fatica ad abituarsi all'uso degli articoli e dei tempi verbali e infatti secondo Wikipedia la Cina ha un buon numero di esperantofoni.

 

La vicenda dell'Insulo de la Rozoj ha affascinato molto anche a me quando la ho scoperta.

 

P.S. Stasera mi sono iscritto al corso per principianti di esperanto, adesso sto facendo qualche lezione su lernu!

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L'esperantido non è una singola lingua, ma un termine usato per tutte le lingue create a partire dall'esperanto (esperant-id-o, dove id- significa all'incirca "discendente").

 

In realtà di altre lingue artificiali ne sono state create molte. La risposta degli esperantisti è più o meno sempre "L'esperanto è la migliore perché è quella che ha già una sua comunità (e quindi è già una lingua viva) e una maggiore diffusione."

Il che è vero, ma in base a questa logica tanto vale allora supportare l'inglese. Magari sarà più difficile, ma ha già una sua comunità e una grande diffusione, no?

Se una lingua vuole sostituirsi all'inglese deve offrire vantaggi sostanziali rispetto ad esso, altrimenti il gioco non vale la candela.

 

L'unico punto forte dell'esperanto dovrebbe essere il fatto di essere una lingua aggluttinante con un piccolo vocabolario. Perché per il resto, detto francamente, non è che offra vantaggi sostanziali rispetto all'inglese.

Il problema è che anche questo vantaggio se lo brucia, importando nuove parole laddove non ce n'è bisogno. Per fare un esempio stupido, perché in esperanto esiste una parola come masklo (= maschio)? è una parola inutile, visto che potrebbe essere tranquillamente formata usando le parole già esistenti in esperanto: malino (letteralmente, l'opposto di femmina). Oppure, perché una parola come monarkio (= monarchia)? Perché invece non minimizzare le parole, come da filosofia dell'esperanto, dicendo reĝregsistemo (letteralmente, la forma di governo del re)?

Allora a questo punto qual è il vantaggio rispetto all'inglese e ai suoi male/masculine o king/monarchy?

 

 

(Con questo non voglio scoraggiare dall'imparare l'esperanto, eh. La trovo una lingua divertente e con il suo fascino, solo non adatta al ruolo che si propone di avere.)

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ho letto quello che avete scritto e , siccome mi piacciono le lingue (e infatti studio lingue! xD) , sono interessato anche a questa lingua.

ogni tanto ne abbiamo parlato anche a lezione di linguistica e si ... l'esperanto è principalmente una lingua per comunicare a livello pratico, quindi alla fin fine non ha tutte quelle sfumature che possono esprimere le lingue nazionali come le conosciamo noi...

possiamo dire che è una lingua semplice, creata artificialmente per essere velocemente assimilata ed utilizzata al fine di permettere la comunicazione tra persone di nazionalità diverse, quindi come diceva giustamente @@radioresa, questa è effettivamente una lingua internazionale, cioè nel senso che non è una lingua nazionale (che è nata in una certa nazione) parlata anche in altre nazioni (come avviene per esempio per l'inglese) ma è una lingua internazionale nel senso che non appartiene a nessuna nazione nel particolare ma che , anzi, è la lingua di molte nazioni... detto in modo moooolto breve e crudele xD

 

il professore però ci fece notare il motivo che è alla base del suo insuccesso e cioè CHE E' UNA LINGUA ARTIFICIALE...

dovete sapere, ma credo sia logico, che una lingua si evolve in continuazione, cambia sempre e, per quanto si cerchi di imporre una lingua ufficiale, questa in via "non ufficiale" viene sempre a modificarsi a seconda delle tradizioni e della cultura di una certa zona geografica.

 

esempi? il latino era lingua ufficiale ma in italia (e anche all'estero) si sono sviluppati vari dialetti (tanto diversi da diventare lingue a parte) e dai dialetti sono state formate altre lingue ufficiali (l'italiano è stato formato dal toscano, anzi fiorentino) e da queste lingue ufficiali sono nati ulteriori dialetti e via discorrendo... quindi il processo è inarrestabile e le lingue che conosciamo adesso diventeranno lingue antiche e incomprensibili in futuro... (infatti noi siamo italiani ma senza aver studiato il latino non riusciamo a capire un cavolo in una frase latina!)

altro esempio? l'inglese! In inghilterra ci sono centinaia di dialetti, solo in inghilterra! ...se poi contiamo l'americano, l'australiano ecc allora ci rendiamo conto che MAI sarà possibile imporre una lingua ufficiale senza tener conto di un legame ad una certa cultura..

 

quindi essenzialmente l'esperanto è un misto di "PEZZI" di varie culture... non si basa su una cultura unica e solida ma sono stati "ritagliati" matematicamente i pezzi più semplici e funzionali di varie culture e messi insieme per creare una lingua artificiale... ebbene si, questa lingua può anche sopravvivere! ma sarebbe come imporre di parlare il latino in tutto il mondo ai giorni nostri!... ormai non c'è più legame con quella cultura e non funzionerebbe...

 

l'esperanto addirittura non ha proprio una cultura o un popolo di riferimento! quindi è impensabile persino ipotizzare un approfondimento culturale.

purtroppo (ma io direi MENO MALE!) ogni zona geografica ha un modo di pensare, di agire, di interpretare.. e la lingua è il riflesso di tutto ciò! io me ne accorgo ogni giorno... parlo 2 dialetti completamente diversi (perchè vivo a roma ma non sono originario di roma), italiano, inglese , francese , ho studiato anche latino e so alcune cosette di giapponese e vi posso assicurare che nelle lingue c'è lo specchio della società... francese? si cura principalmente il suono, il ritmo quindi l'aspetto estetico. l'italiano? è pieno di eccezioni! ... il latino è scienza! ordine estremo, tutto calcolato! .. idem per il giapponese!!!

l'esperanto cos'è? è questo il problema....

nulla toglie che voglia impararlo! :P

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Il grande difetto dell'esperanto è che è una lingua di tutti ma non è una lingua di Nessuno. Non è la lingua madre di nessun popolo, non ha una storia e si prefigge di essere una lingua progettata in laboratorio, come il latino {le traduzioni e l'interpretazione che diamo della grammatica sono artificiose}. E quindi diventa particolarmente poco invitante ad essere adottata. Una cultura dominante importa la propria lingua, non invoglia tutti i cittadini a imparare una lingua completamente nuova.

 

E' lo stesso identico motivo per il quale continuiamo ad usare un calendario inutilmente grossolano e complesso e continuiamo a scartare proposte più semplici e funzionali.

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Mi trovo in disaccordo con @@dreamer_

Dici che l'esperanto non ha una storia, quando invece una comunità unita è stato proprio quello che ha portato alla diffusione dell'esperanto nella prima parte della sua "vita".

Dici che il latino è stato progettato in laboratorio (sì, ho capito che intendi il latino scolastico, che ha poco a che vedere con il latino parlato nei secoli precedenti), ma non si può dire che il latino non abbia una storia... ;)

L'esempio del calendario invece mi piace molto: siamo consapevoli di scegliere un metodo più complesso ma lo preserviamo per... tradizione, se si può dire.

Quindi tutta la teoria fonetica e linguistica menzionata da @@Loup-garou e da @@Almadel, per quanto in grado di creare una lingua "neonatale" come facilità di apprendimento, sarebbe vana e nessuno cambierebbe le proprie tradizioni a favore di questa nuova lingua.

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Quindi tutta la teoria fonetica e linguistica menzionata da @Loup-garou e da @@Almadel, per quanto in grado di creare una lingua "neonatale" come facilità di apprendimento, sarebbe vana e nessuno cambierebbe le proprie tradizioni a favore di questa nuova lingua.

E' molto probabile. Quello che non capisco però è perché siano proprio gli esperantisti a muovere queste obiezioni, quando vanno contro tutto ciò in cui loro credono e che propugnano. :)):

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Beh, per quanto mi riguarda non mi ritengo un esperantista, mi ritengo solo un grandissimo curiosone che ha voluto approfondire questa lingua XD

Poi... come disse qualcuno ma non ricordo chi, gli stupidi sono quelli che cambiano sempre idea e quelli che non la cambiano mai ;)

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