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Fare Co con la propria madre, soprattutto quando a lei tieni tantissimo, ti porta a vivere giorni che non hai mai vissuto.

I fantasmi che lei aveva dentro escono fuori, ti ritrovi a scacciarli con una mano, mentre con l'altra sostieni lei.

E' una situazione strana, c'è imbarazzo da parte di entrambi, ma entrambi si amano come solo madre e figlio possono amarsi.

E' una situazione strana perchè lei non riesce a comprendere, a capire come funziona l'omosessualità. Pensa addirittura che i gay siano sterili.

Lei, donna forte nata dalla terra, e arrivata a conoscere i segreti del cielo per affrontare la vita, si ritrova a non sapere come affrontare il proprio figlio.

Quel figlio che la allontanava per non farla soffrire, quel figlio che la trattava male per non stare male a sua volta.

Quel figlio che decide di aprire la finestra della propria vita a lei, ma lei, che non si aspettava tutta quella luce, chiude gli occhi.

Ma vedo il suo tentativo di aprirli, e so che prima o poi ce la farà.

Ma intanto ascolto le sue telefonate, e capisco perchè arriva dal lavoro con gli occhi rossi e gonfi, piange quando non ci sono io.

Piange perchè non capisce, piange perchè cerca delle motivazioni che mai troverà, piange perchè sta scavando nel suo passato, piange senza di me, ed io non posso neanche abbracciarla per asciugare la paura e il dolore che sente.

La parola gay o omosessuale è tabù, allora quando parliamo io le ripeto lentamente perchè capisca che sono parole come altre, che non le faranno del male. E allora lei le ripete, ma vedo risuonarle nella sua testa, e mi dice di fare attenzione.

 

Io la vedo, sono qua, e l'aspetto a braccia aperte.

Mai come prima mi sento figlio.

Mai come prima mi sento gay.

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Piange perchè non capisce, piange perchè cerca delle motivazioni che mai troverà, piange perchè sta scavando nel suo passato, piange senza di me, ed io non posso neanche abbracciarla per asciugare la paura e il dolore che sente.

 

Quando apprendo di queste storie mi viene una grande tristezza e rabbia... Forse perché mi viene subito da pensare a quanto la gente, molto più spesso, per cose davvero spiacevoli, come i lutti, le malattie, la malvagità, NON piange né soffre né tantomeno si colpevolizza ma procede imperterrita :salut:

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Mia madre si trova ad affrontare qualcosa che aveva sempre considerato con superficialità, che non aveva mai cercato di capire.

Ed ora che si trova davanti alla mia omosessualità credo sia normale la sua reazione, poichè è costretta ad affrontare qualcosa di estremamente estraneo e incomprensibile. E' difficile, e per questo non sono arrabbiato con lei, al contrario mi intenerisce, perchè vedo che si sforza di capire cose che io davo per scontate...L'impatto con ciò che non si conosce è ben più difficile dell'impatto con i classici mali della vita...poichè non ci si è preparati ad affrontarlo.

L'ignoranza è il problema, ma non dò la colpa a mia madre, la colpa è della società. Lei conoscerà ciò che prima ignorava, e le cose si sistemeranno.

 

W la mia mamma!  :sisi:

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Condivido... per mia madre è stato lo stesso, per quanto "aperta" a certe cose, finchè si trattava di altri li difendeva, quando le è toccato sapere di me, il colpo l'ha accusato.

Poi pian piano le cose si son sistemate. So che ha pianto, una volta l'ho anche vista e le ho detto di smetterla subito. Lei si è scusata e si è subito ricomposta.

Poverina. Comunque sia è gente che ha una cultura diversa dalla nostra la mia poi aveva già superato i 55 anni, è cresciuta con una mentalità diversa.

Mio babbo pure. Uomo di 60 anni, maschilista, giocatore di pallone, operaio che si sente dire dal figlio che è frocio!!!

Ovvio che subito c'è rimasto male, ma poi han capito e tutto è andato al meglio.

Ora son io che gli nascondo il mio boy, perchè le rare volte che lo incontrano attaccnao bottone e non finiscono + di chiacchierare. Mio babbo ormai gli ha raccontato tutto della sua vita, da quando aveva 2 mesi fino ai 60 anni... che balle!!!!

C'è da dire che il mio boy ci sa fare!!! Io al contrario con i suoi son impacciato da morire... al di là di buongiorno o buonasera non vado.

Sua mamma cerca semrpe di venirmi a parlare, ma io son rigido!!!!

Imbecille che sono!!!

Scusate il mio OT!!!

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Secondo me è positivo che pianga...cioè sarebbe ovviamente meglio che non piangesse e prendesse atto del fatto.

Ma non è che ci sta piangendo sopra a distanza di mesi, o anni...( nel qual caso ci sarebbe da preoccuparsi )

nell'immediatezza il pianto è una reazione negativa, ma emotiva, di dispiacere, che avrebbe potuto trovare una alternativa

nella rabbia o nel rifiuto o nella rimozione: insomma in cose peggiori.

 

Ora si tratta di aiutarla a smettere di piangere.

Regalale "Figli Diversi" di Dall'Orto, dagli gli indirizzi AGEDO...

piccoli gesti concreti, anche silenziosi.

 

Giacchè lei ha pure la delicatezza di sforzarsi di piangere quando non ci sei tu, mi pare

il caso che tu faccia dei passi concreti per farle capire che non è che non lo sai, anche

se magari a parole, per l'imbarazzo, non riuscite ancora a parlarne insieme.

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Hai un bel rapporto con tua mamma,valle incontro e aiutala a capire.

 

Con pazienza,senza correre e senza mettere fretta a lei.

 

Per conto mio,tua mamma ha solo bisogno di prendersi i suoi tempi.

 

:sisi:

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Anch'io trovo che la reazione della tua mamma non sia per niente negativa: sono ben altre le situazioni che fanno rabbia, nelle reazioni dei genitori al CO di un figlio!

 

Io non la accuserei neanche di superficialità: semplicemente lei, come tante altre persone, non aveva mai avuto occasione di conoscere più profondamente l'omosessualità, al di là dei tanti luoghi comuni che una persona di una certa età può aver assimilato durante la sua esistenza.

 

Guarda che secondo me oltre a parlarle, in questo momento devi dimostrarle la tenerezza che senti per lei, sei tu che devi consolarla, in un certo senso, visto il suo disorientamento: e mi sembra positivo che capiti questo, invece di vedervi allontanare uno dall'altra.

 

Vedi che io e Hinzelmann condividiamo anche il consiglio riguardo al libro da regalarle :sisi:

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I fantasmi che lei aveva dentro escono fuori, ti ritrovi a scacciarli con una mano, mentre con l'altra sostieni lei.

 

La parola gay o omosessuale è tabù, allora quando parliamo io le ripeto lentamente perchè capisca che sono parole come altre

 

Mai come prima mi sento figlio. Mai come prima mi sento gay.

 

 

Trovo perfetto il tuo atteggiamento. Stai tenendo insieme due cose: te stesso, e tutta la libertà che ti spetta,

e lei.

Proteggendo lei, proteggi e fortifichi te e la tua omosessualità.

 

Non si tratta di «consolarla», non c'è niente di cui consolarla, ma di sostenerla rispetto a se stessa e ai suoi timori,

con forza e con dolcezza.

 

baci.

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Provo a spiegarmi meglio perché giustamente Isher dice che non c'è niente di cui consolarla: infatti avevo tentato di farmi capire scrivendo "consolarla, in un certo senso", ma c'erano dei sottintesi che evidentemente non sono comprensibili.

 

Intendevo questo: lei sta indubbiamente soffrendo, tu puoi starle vicino e aiutarla a superare le cause della sua sofferenza, dovuta a tutto quello che hai  cercato di definire dicendo che "non capisce", che "non sa quali parole usare", che "ha paura", che si trova ad "affrontare qualcosa di estraneo e incomprensibile". La consolazione, cioè il toglierla da questo stato di sofferenza, è possibile proprio se lei riesce a "capire" e a superare la paura: mi pare che ci siano tutti i presupposti per arrivarci e che tu stia facendo tutto il possibile sia per lei che per te.

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Mia madre si trova ad affrontare qualcosa che aveva sempre considerato con superficialità, che non aveva mai cercato di capire.

Ed ora che si trova davanti alla mia omosessualità credo sia normale la sua reazione, poichè è costretta ad affrontare qualcosa di estremamente estraneo e incomprensibile. E' difficile, e per questo non sono arrabbiato con lei, al contrario mi intenerisce, perchè vedo che si sforza di capire cose che io davo per scontate...L'impatto con ciò che non si conosce è ben più difficile dell'impatto con i classici mali della vita...poichè non ci si è preparati ad affrontarlo.

L'ignoranza è il problema, ma non dò la colpa a mia madre, la colpa è della società. Lei conoscerà ciò che prima ignorava, e le cose si sistemeranno.

 

Effettivamente, di fronte risposte di questo tipo - e simili di altri anche se ho quotato soltanto te - realizzo l'importanza di questo forum e della mia scelta di entrarvi... perché mi rendo conto di essere in difetto anch'io, nel tenere scarso conto delle debolezze umane, come la difficoltà di accettare ciò che non si conosce... un po' è come se facessi la stessa cosa di quei genitori, non ho quelle debolezze e dunque reagisco non accettandole e soffrendoci :rotfl::sisi:

 

Fermo restando che però resto anche allibito nel realizzare realtà sociali, come il fatto che tu consideri che al giorno d'oggi l'omosessualità possa ancora rappresentare "qualcosa di estremamente estraneo e incomprensibile" per chi pure non vive in eremitaggio da decenni (un po' come ho scritto in altri topics, chiedendomi "dove vivono" certe persone")...

 

Sarà forse perché sono talmente in contatto con poche cose, da essere preparato allo stress/shock del contatto con realtà "nuove", e dunque forse per questo motivo fatico molto a capire e a giustificare chi invece separa nettamente l'esperienza diretta da quella conosciuta in teoria, come ad esempio chi sente parlare ovunque e bene di omosessualità ma poi nel momento in cui si trova a contatto con un omosessuale e specie un familiare stretto ne ricava un trauma :asd:

 

Oppure, altra implicazione possibile, mi pare che la comprensione provata nei confronti di questi genitori sia un po' sempre accompagnata alla quasi-certezza che in un tempo breve o medio ci sarà la piena accettazione da loro, un ravvedimento... una redenzione, per dirla in toni romanzeschi, come a me pare, forse da un'ottica un po' sfiduciata, di chi invece ha avuto esperienze negative di persone che - nei campi più disparati - invece non si sono mai ravvedute.

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1. resto anche allibito nel realizzare [...] che al giorno d'oggi l'omosessualità possa ancora rappresentare "qualcosa di estremamente estraneo e incomprensibile"

 

2. fatico molto a capire e a giustificare chi invece separa nettamente l'esperienza diretta da quella conosciuta in teoria, come ad esempio chi sente parlare ovunque e bene di omosessualità ma poi nel momento in cui si trova a contatto con un omosessuale e specie un familiare stretto ne ricava un trauma :sisi:

 

3. mi pare che la comprensione provata nei confronti di questi genitori sia un po' sempre accompagnata alla quasi-certezza che in un tempo breve o medio ci sarà la piena accettazione da loro, un ravvedimento... una redenzione, per dirla in toni romanzeschi, come a me pare, forse da un'ottica un po' sfiduciata, di chi invece ha avuto esperienze negative di persone che - nei campi più disparati - invece non si sono mai ravvedute.

 

 

Ma forse nel caso di Tommi sarà proprio così (anche se un minimo di riserva mentale che non sarà necessariamente così consiglierei a Tommi di serbarla, magari solo in fondo in fondo alla sua percezione degli eventi). Inoltre dobbiamo considerare che in pochi giorni Tommi (e non solo sua madre!) si è trovato di fronte a molti problemi e nuove situazioni: è entrato in questo Forum in modo molto diretto, con una serie di problematiche sue personali che ha dichiarato e poi affrontato, si è espresso molto, ha agito - quindi è quasi una condizione necessaria quella di credere che la madre, ad esempio, accetterà la sua omosessualità comprendendola.

 

Quanto alla 2. beh è vero. Potrei raccontare degli aneddoti gustosi (o tragici) sulle reazione di certa intellighenzia

presuntamente progressista di fronte

- all'omosessualità dei figli

- all'omosessualità non come tema di conversazione da salotto, ma come banco di scelta politica

 

Quanto infine alla sfiducia, caro Ganimede, non te ne far cogliere. E' meglio allora sfiduciare le persone. Certo c'è un retrogusto di sfiducia che non è in nostro potere controllare del tutto, perché appartiene a uno di quei tanti meccanismi psichici che in qualche misura subiamo. Tuttavia la sfiducia che rimane in noi è sempre rivolta al passato, e a quello ci lega; bisognerebbe liberarsene, costruendosi ragioni per avere fiducia (verso il mondo) o meglio ancora per dare fiducia. Non avere speranza (i Greci consideravano la speranza una cosa molto negativa, da cui guardarsi) ma essere speranza. E basta.

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Certo c'è un retrogusto di sfiducia che non è in nostro potere controllare del tutto, perché appartiene a uno di quei tanti meccanismi psichici che in qualche misura subiamo. Tuttavia la sfiducia che rimane in noi è sempre rivolta al passato, e a quello ci lega; bisognerebbe liberarsene, costruendosi ragioni per avere fiducia (verso il mondo) o meglio ancora per dare fiducia. Non avere speranza (i Greci consideravano la speranza una cosa molto negativa, da cui guardarsi) ma essere speranza. E basta.

 

C'è molta più disperazione che speranza, in questo. Lo possiamo fare perchè equivale in un certo senso a stordirci, ad accettare il fatto che se da una parte l'esperienza aiuta dall'altra il caso può essere sempre dalla nostra parte.

 

Come dire, non possiamo sapere niente. Poco importa se le ragioni ce le costruiamo. Se funzionano, abbiamo fatto bene.

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C'è molta più disperazione che speranza, in questo. Lo possiamo fare perchè equivale in un certo senso a stordirci, ad accettare il fatto che se da una parte l'esperienza aiuta dall'altra il caso può essere sempre dalla nostra parte.

 

Come dire, non possiamo sapere niente. Poco importa se le ragioni ce le costruiamo. Se funzionano, abbiamo fatto bene.

 

 

Perché «essere speranza» e «dare fiducia», oppure «avere fiducia» senza necessariamente «avere speranza», dovrebbe essere uno stordirsi? O disperazione? Al contrario io credo che sia un superamento della disperazione, o di attese frustranti. Quanto alle ragioni che ci costruiamo per aprirci verso il mondo, costituiscono la nostra storia, o vita, il nostro io più intimo. Meglio se "funzionano", certo, nel senso che trovano rispondenza in un «sì» che ti ritorna indietro. Ma comunque sono vere «per me/per noi», e dunque valgono.

 

Io almeno la vedo così.

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oddio l'apertura è un tantino struggente...  guarda mi dispiace molto che tua madre anocra non capisca che essere gay è normale come essere etero... spero che con il tempo tutto possa tornare alla normalità!!! Te lo auguto di cuore!!!

un abbraccio!!!!

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Potrei raccontare degli aneddoti gustosi (o tragici) sulle reazione di certa intellighenzia

presuntamente progressista di fronte

- all'omosessualità dei figli

 

Beh ma allora cos'aspetti ad aprire un topic per raccontarcene qualcuno? specie sui genitori contraddittori... Non credo di essere l'unico curioso :sisi:

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Non apro un topic ma faccio un [OT]

 

 

Beh ma allora cos'aspetti ad aprire un topic per raccontarcene qualcuno? specie sui genitori contraddittori... Non credo di essere l'unico curioso :sisi:

 

Beh, anni fa avevo una carissima amica, femminista, giornalista e donna di Sinistra, persona molto in gamba. Era all'inizio della sua carriera, quindi molto elettrizzata dal conoscere pian pianino molti giornalisti e gente di sinistra importanti (uno è attualmente Ministro). Una sera li invitò tutti a cena e portò il discorso sull'omosessualità: tutti, dico tutti, emancipati quali erano (e allora erano trentenni...), avrebbero considerato una disgrazia avere un figlio gay.

Niente offese, niente di personale contro i gay, anzi: però il verdetto era quello.

Erano tutti uomini, credo.

 

Lei però una volta mi disse, parlando del figlio, a cui io facevo un po' da zio, o come io preferisco pensare da "fratellone maggiore", essendo lei (per fortuna mia!) separata, «Sai, mi dispiacerebbe se Lxxxxxxxxxx non diventasse da grande anche gay».

 

La vera unica discriminante nell'omofobia non è destra/sinistra, ma la cultura (e l'intelligenza).

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