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[Film] “Rainbow’s end”: la marcia dell’omofobia nel mondo


Cosgrove

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La marcia omofobia nel mondo26/12/2006 - Varie - cadavrexquis Apri nella Rassegna Stampa “Rainbow’s end”: la marcia dell’omofobia nel mondoE’ incredibile che una cosa simile sia ancora possibile nel mondo di oggi". E invece lo è - e se lo è, è grazie alla "santa alleanza" tra paesi islamici e Vaticano, saldamente uniti nella discriminazione degli omosessuali.La vita gay, nelle grandi città occidentali come Berlino o Londra, sembra una festa continua e pare che per i gay non ci sia più niente per cui lottare. Ma è così dappertutto? Da questo interrogativo prende le mosse Rainbow’s endil film documentario per la regia di Jochen Hick e Christian Jentsch, che si concentra sulle sacche di discriminazione e violenza all’interno delle nostre società più "progredite" e sui rischi di regressione - perché, come osserva l’attivista gay di OutRage Peter Tatchell, intervistato a un certo punto, la storia non è una linea retta che va dall’oppressione alla liberazione, conquistata una volta per tutte.A fare da ossatura del film è la vicenda dell’inglese Jeremy Hooke e del suo compagno Vadim, espulso dalle autorità britanniche e rispedito in Bielorussia, un paese in cui i gay rischiano grosso. Questo episodio viene seguito per tutta la durata della pellicola ed è anche l’occasione per mostrare l’attività di OutRage!, le sue manifestazioni contro l’omofobia e l’assistenza (anche legale) che offre ai casi come quello di Jeremy. Da qui, a raggiera, parte la descrizione di molti altri casi.Per esempio quello di Jeron e Sander, due olandesi che vivono alla periferia di Amsterdam e sono costantemente vittime dei dileggi e delle aggressioni di giovani, per lo più nordafricani, tra i dodici e i sedici anni che abitano in quei quartieri degradati. La loro storia rinvia poi a quella dei gay provenienti da paesi islamici che abitano in Olanda o in Inghilterra e vengono respinti dalla loro cultura e dalla loro comunità d’origine. Significativa - in molti sensi - è la testimonianza del pakistano Adnan Ali, che abita a Londra, e che ha già avuto una "fatwa" per il suo attivismo in favore degli omosessuali. Ha fatto coming out in uno studio televisivo, circondato da teologi e imam ("Mi avrebbero tirato addosso delle pietre, se solo ci fossero state delle pietre nello studio televisivo").Nonostante tutte le discriminazioni subite, però, Adnan Ali continua a richiamarsi al Corano, fino a dichiarare con una certa ingenuità: "In tutto il sacro libro del Corano la parola omosessualità non è nemmeno menzionata" e ad aggiungere: "La sharia è l’interpretazione o la manipolazione della parola di Dio, non necessariamente LA parola di Dio", sostenendo sempre quell’idea fallace per cui gli interpreti della fede la distorcerebbero, mentre la "vera fede" - non meglio precisata e tenuta nel vago - sarebbe diversa e, ovviamente, più tollerante. Senza spiegare perché e senza dubitare che, forse, sono proprio la "fede in sé" e il richiamo a un libro ritenuto "sacro" a essere un problema.Rainbow’s end racconta poi l’attività dell’ILGA, l’associazione internazionale per i diritti del mondo GLBT, e ne segue la partecipazione a un congresso dell’ONU a Ginevra tenutosi l’anno scorso. L’ILGA, in quanto tale, non è autorizzata a chiedere la parola quando l’ONU si riunisce, ma è costretta ad appoggiarsi ad altre associazioni accreditate. In questa occasione, spiega Stephen Barris - un suo membro -, sta cercando di ottenere l’appoggio a una mozione che chieda la messa al bando di ogni discriminazione basata sull’orientamento sessuale. L’impresa è ardua: il film mostra il gelo e l’imbarazzo che cala quando, durante una pausa, viene fatta circolare il testo della mozione tra i rappresentati egiziani. La portavoce egiziana dichiara, con voce fredda e tagliente: "E’ una questione che non è ancora all’ordine del giorno" e poi specifica: "E’ importante, quando discutiamo di questioni relative a diritti umani, prendere in considerazione le diverse specificità culturali". Il che significa, tradotto dal politichese, che per i paesi islamici l’islam viene prima di ogni cosa - anche quando schiaccia i diritti degli individui. A un tentativo di Barris di continuare la conversazione, la donna risponde, tagliando corto: "That’s enough" - Basta così.Del resto questo atteggiamento non è nuovo, spiegano i rappresentanti dell’ILGA. Nel 2003 il Brasile aveva proposto all’ONU una risoluzione che garantisse, in tutto il mondo, la protezione degli omosessuali, ma dietro le scene si era formata una "santa alleanza", tra il Vaticano e i paesi islamici affinché venisse bloccata. Molti paesi avevano anche minacciato sanzioni economiche al Brasile e la mozione è stata ritirata. Stephen Barris mostra i documenti che provano l’enorme pressione: sono due comunicati ufficiali della rappresentanza permanente della "Santa Sede" all’ONU e del Pakistan, fatti circolare tra i "paesi amici" per chiedere loro di respingere qualsiasi risoluzione. La lettera del Pakistan specificava, in particolare, che una risoluzione simile sarebbe "un insulto a oltre due miliardi di musulmani nel mondo". Questa è la prova provata che, quando può - cioè quando le è concesso -, la chiesa cattolica non si fa alcuno scrupolo a intervenire direttamente in decisioni politiche che riguardano gli esseri umani, anche quando questo significa la certa condanna a morte di quegli esseri umani di cui, a parole, difende il "diritto alla vita", e quando le torna utile - come in questo caso - la sua "Realpolitik" si allea tranquillamente anche con l’islam omofobo e reazionario. Interrogati da Barris, due rappresentanti vaticani, dichiarano con la solita ipocrisia cattolica: "Amiamo tutti ma sappiamo qual è, per principio, la posizione della chiesa". Vengono anche riportate le parole di due rappresentanti di paesi islamici africani che, riguardo agli omosessuali, dichiarano testualmente: "Vanno curati con i lavori forzati", invocano il carcere e si pronunciano a favore della "legge naturale" che ordina agli uomini: "usa una donna e dalle un figlio". Klaus Wowereit, intervistato nel suo ufficio di sindaco di Berlino, commenta: "A sentire queste frasi si resta senza parole. E’ incredibile che una cosa simile sia ancora possibile nel mondo di oggi". E invece lo è - e se lo è, è grazie alla "santa alleanza" tra paesi islamici e Vaticano, saldamente uniti nella discriminazione degli omosessuali.Lasciata Ginevra, la scena si sposta in quello che forse è il paese più omofobo, clericale e reazionario d’Europa: la Polonia, in occasione del gay pride di Cracovia. Io non so come reagirebbe lo spettatore normale assistendo alle scene che vengono riprese e mostrate nel film. Posso dire che io ho provato un misto di disgusto, rabbia, odio e senso d’impotenza. E non mi riferisco soltanto al manipolo di estremisti che hanno organizzato una "contromanifestazione" con lancio di uova, pietre e bottiglie, ma anche a quello che dice la gente cosiddetta "normale". Una signora dichiara, davanti all’obiettivo della telecamera: "E’ questa la Polonia? Sono sopravvissuta ottantacinque anni per vedere ’ste lesbiche che marciano per strada?" (E a me viene in mente la satira feroce che Gombrowicz faceva di questi nazionalisti polacchi, difensori dell’ "onore" della Polonia e della "polonesità"). Altri gridano: "Ora ci vorrebbe Hitler", "Facciamoli tutti al forno! Facci il sapone!", "Coi comunisti andava tutto meglio, ora fa tutto schifo". A Varsavia la manifestazione deve essere protetta da un cordone consistente di poliziotti. Anche qui c’è chi urla "Pedofili! Pederasti! Tutti quanti euroentusiasti!" o, come un vecchio trasfigurato dall’ira, "Impiccate gli omosessuali!" - anche se, per fortuna, nella capitale polacca - dove il sindaco clerical-fascista Lech Kaczynski aveva tentato di vietarla - hanno sfilato anche alcuni politici, come la vice primo ministro Izabela Jaruga. A me pare che la Polonia sia un "laboratorio" in cui è possibile toccare con mano il prodotto finale quando si amalgamano intolleranze di diversa matrice. Qui c’è tutto: l’omofobia - e l’antisemitismo - di matrice cattolica, l’omofobia suppurata da decenni di dittatura comunista, l’omofobia ancora più vecchia di impronta fascista. A occhio e croce direi che la Polonia rappresenta il paese modello che piacerebbe alla chiesa cattolica: ci dica il Vaticano se vorrebbe che tutta l’Europa fosse così piuttosto che come la Spagna della "deriva zapateriana" o l’Olanda e la Gran Bretagna che hanno approvato rispettivamente le adozioni ai gay e forme paritarie di unione tra persone dello stesso sesso. E, per inciso, a me non pare un caso che, stando al sondaggio dell’Eurobarometro, i più favorevoli alle unioni gay siano quei paesi che già hanno una legislazione in tal senso, come l’Olanda (con l’82%), mentre i più ostili sono quelli che ancora non ce l’hanno, come la Polonia (con il 17%): è evidente che chi le ha sperimentate nel proprio paese ha visto che non è successa quella catastrofe che i clericali, i reazionari, i fascisti e gli omofobi - spesso queste caratteristiche si combinano nella stessa persona - continuano a paventare.Rainbow’s end è, insomma, un film estremamente istruttivo ed educativo: sarebbe utile che qualche insegnante prendesse l’iniziativa di mostrarlo nelle scuole italiane. E’ incredibile, infatti, che ancora oggi - in Italia - ci siano esponenti politici che insultano e denigrano impunemente gli omosessuali senza scontrarsi con una reazione di rifiuto: a me costoro non sembrano molto diversi dai fascisti polacchi che alzano cartelli che invocano una "shoah" contro gli omosessuali.Link originale: http://cadavrexquis.typepad.com/cadavrexquis/2006/12/rainbows_end_la.ht

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[MODBREAK=SaintJust] è stato chiesto all'autore del topic di risistemare lo stesso in quanto è preferibile non copiare per intero un articolo di altri, è stato chiesto di esprimere opinioni personali in modo da poter intavolare una discussione. Non solo non è stato fatto, ma non mi è stata neanche fornita risposta privata dall'autore. Chiudo. Se qualcuno fosse interessato al film in questione e avesse intenzione di intavolare una vera discussione sul film più che sull'ideologia dello stesso è pregato di contattare me o torinosegreto. [/Modbreak]

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