Jump to content

Il realismo nella narrazione


Geryon

Recommended Posts

Domandina impertinente: credete che l'arte debba configurarsi come "spettacolo" e "intrattenimento", che le spetti il compito di condurre lo spettatore al di là della quotidianità e della "normalità" della sua vita? O piuttosto ritenete che debba sondare la realtà, analizzarla in profondità e proporne al fruitore un riflesso più o meno fedele?Hitchcock parlava del suo cinema come di una tranche de gâteau (una fetta di torta) e lo contrapponeva alla tranche de vie (un quadro di vita vissuta) propria del cinema più "realistico"; diceva che lo spettacolo è vita scremata da ogni banalità. Baudelaire, d'altra parte, sosteneva che "un pittore, un vero pittore, sarà quello che riuscirà a strappare alla vita moderna il suo lato epico e ci farà vedere e sentire quanto siamo grandi e poetici nelle nostre cravatte e nelle nostre scarpe lucide".Come dire: a tutti capita spesso di vedere un sacchetto che vola sospinto dal vento. Ci sono registi che non mostrerebbero mai una scena del genere su uno schermo e altri, invece, capaci di costruirci su un'intera sequenza. Si tratta di due tipi diversi di "poetica", non necessariamente in mutua esclusione tra di loro e non per forza uno "migliore" dell'altro.Quello che vi chiedo è: quale dei due sentite più vostro? Pensate sia adatto per ogni forma d'arte o forse, come nel mio caso, preferite che un romanzo sia il più possible "realistico", mentre accettate di buon grado che un film sia più "iperbolico" e "sopra le righe"? Ovvio che ci saranno sicuramente delle eccezioni, che generalizzare è sempre difficile, che potrebbero piacervi entrambe le cose; ma provate a pensare ai vostri libri, ai vostri film, ai vostri fumetti, ai vostri quadri, alle vostre canzoni... e poi lanciatevi.:salut:P.S. Yrian ho pensato molto se aprire un nuovo topic o scrivere in "Ars gratia artis?". Alla fine mi sono deciso per la prima (avessi sbagliato ti toccherà un po' di lavoro in più), ma i titoli sono da sempre un mio tallone d'Achille... :sisi:

Link to comment
Share on other sites

Grazie per gli scrupoli, Geryon. Oltre ad "Ars gratia artis", già segnalato da te, suggerisco quest'altra discussione, "Mistificazioni ammissibili e non". Ecco il link:http://www.gay-forum.it/forum/index.php?topic=1840.0Detto questo, lascio il tuo topic così com'è perché è affine ma non ridondante con gli altri due.Però preciso meglio il punto. Parto da una premessa importante: tutte le forme di arte sono una rappresentazione della realtà.Magari fittizia, magari assurda, magari mentale, ma sempre tale rimane: la rappresentazione di un "mondo" (che nella semiologia della narrazione spesso si chiama W') che è in un dato rapporto con il mondo reale (il mondo W°).Quindi possiamo - anzi: dobbiamo - trattare in modo omogeneo narrativa, poesia, teatro, cinema, televisione, fumetto, pittura, scultura... e forse anche architettura e musica.Semmai un distinguo si può fare tra le forme artistiche che "diegetiche" (cioè che "raccontano una storia") e quelle che non lo sono. Ma non è questo il caso.Fatta questa premessa, chiarisco che il problema del rapporto tra arte e realtà ha due facce, che implicitamente hai già affrontato: la prima è quanto l'arte possa/debba distaccarsi dalla realtà, la seconda è cosa implichi questa scelta a livello di "significazione" (o, se preferite, "morale della favola").Aggiungiamo un terzo punto alla discussione, va'. I gusti personali. In casi come questo è sempre meglio specificare quando si parla di preferenze e quando invece si "impongono" dei dettami unviersali.Vengo infine alla mia risposta.Prima parte. Quanto l'arte è autorizzata a modificare la realtà? Come già ho più volte scritto altrove, credo nella assoluta libertà dell'artista. Personalmente, inoltre, ho un vero e proprio culto della narrazione visionaria e non nascondo che le storie troppo realistiche spesso mi annoiano. Questa assoluta libertà ha ovviamente dei limiti, di cui alla seconda parte.Seconda parte. Cosa implica una rappresentazione alterata della realtà? Questo è un tema vastissimo e importantissimo.Per esempio, suppongo che saremmo più o meno tutti d'accordo che la assoluta libertà di espressione da riconoscersi all'artista trova un sicuro limite nel caso ipotetico in cui un sedicente "artista" metta una bomba in Piazza Grande e la chiami "performance" (e si sono dati casi estremi simili a questo: non è una esagerazione!). Ma cominceremmo probabilmente a non essere più tutti d'accordo se si trattasse, ad esempio, di passare nella prima serata televisiva un film di guerra particolarmente violento, pur senza discuterne il valore artistico. Ho idee molto precise in merito, ma non approfondisco, perché ci sarebbe da aprire un altro topic sulla censura. Era solo un esempio.Di sicuro io rifiuto l'idea tradizionale, pur fondata, che un marcato realismo sia collegato a un preciso "impegno" e quindi a una maggior "validità", mentre i voli di  fantasia siano "fughe dalla realtà" e quindi sintomo di disimpegno e intrattenimento fine a se stesso.Esempi vari.- Il Naturalismo in Francia e il Verismo in Italia, si proponevano di rappresentare la realtà "così com'è", con tutte le conseguenti implicazioni sociali. Bene, a parte il fatto che io non credo nella possibilità diuna totale obbiettività della narrazione, questi movimenti si sono storicamente "esauriti", proprio perché erano validi sul piano dell'impegno sociale ma "noiosi" dal punto di vista artistico: una storia, per coinvolgere, deve essere ricca di strutture non realistiche, colpi di scena inclusi. Pochi grandi sono riusciti a conciliare una narrazione appassionante, un vivo realismo, un impegno sociale: Verga, naturalmente, e i grandi registi del Neorealismo italiano. - D'altro canto, molte rappresentazioni fantastiche della realtà sono spesso strumenti di profonda critica sociale: si pensi agli omini standardizzati di Magritte, alle allucinazioni di Kafka o al dibattito, vivissimo fino a pochi anni fa, sul dover considerare Tolkien di Sinsitra o Destra.- Infine vorrei ricordare anche che il realismo non è solo un fatto di "contenuti" ma anche di "forme": una storia può essere massimamente realistica, del tutto priva di elementi immaginari e fantastici, però essere raccontata con uno stile completamente svincolato dalla realtà. Si pensi a certe straordinarie pagine dell'immenso Gadda. L'esempio di Geryon è pregnante: non c'è niente di più realistico, addirittura banale, di un sacchetto di plastica sbattuto in giro dal vento... eppure il soffermarcisi sopra genera tutta una situazione percettiva che allontana dalla realtà e spinge nel territorio delle emozioni e delle meditazioni.

Link to comment
Share on other sites

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Unfortunately, your content contains terms that we do not allow. Please edit your content to remove the highlighted words below.
Reply to this topic...

×   Pasted as rich text.   Paste as plain text instead

  Only 75 emoji are allowed.

×   Your link has been automatically embedded.   Display as a link instead

×   Your previous content has been restored.   Clear editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

×
×
  • Create New...