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Femminiello Pride a Montevergine (Avellino)


Milziade

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L'edizione di Avellino sabato 3 febraio de Il Mattino, riporta la notizia della celebrazione del pellegrinaggio a MonteVergine, alla Madonna Schiavona in occasione della festa della Candelora.Questa Madonna è considerata da secoli la protettirce dei "femminielli" napoletani. La vulgata narra infatti che secolifa due ragazzi omosessuali per punizone furono legati a un albero e lasciati morire al freddo della notte e divorat dalle belve. L'itervento miracoloso della madonna nera di Monte Vergine li avrebbe salvati da morte certa.Da allora alla folla di fedeli che per la candelora si reca in pellegrinaggio si sono aggiunti i femminilelli e la loro devozione, a testimonianza di come le tradizioni popolari, anche religiose possano talvolta fornire modelli di tolleranza, rispetto e inclusione esemplari anche per le classi politiche e legerarchie religiose.Non cogliendo il senso esemplere di questa devozione spontanea e ingenua nel 2002 l'abate del Santuario cacciò dalla chiesa i femminielli additandoli come peccatori e contro natura.Da allora al pelligrinaggio si accompagna una manifestazione di prtesta "il Femminiello Pride" molto colorata e interessante perché, avendo partecipato sia nel 2003 che quest'anno posso assicurarvi che il calore e il rispetto reale di tutti i pellegrini, dalle anziane signore ai giovani per i femminielli è generalizzato. Questo il richiamo sulla prima pagine della cronaca cittadina

La Candelora riscopre il suo più profondo significato religioso. La «Festa della Luce», che spesso si è contraddistinta per colorite manifestazioni di carattere profano, quest'anno è stata contenuta con un ritorno al sacro, pur registrando fuori dal santuario la presenza, a dir la verità composta, di partiti e associazioni omosessuali, intervenute nel giorno della Candelora per affermare i diritti civili dei diversi. Migliaia i pellegrini che sono arrivati da tutto l'hinterland napoletano per rendere omaggio a Mamma Schiavona. Massiccia la partecipazione al rito della Candelora che continua ad esercitare il suo fascino soprattutto sui fedeli partenopei. Decine di pullman hanno raggiunto il santuario, innumerevoli anche le automobili che hanno affollato il piazzale dove i lavori in corso hanno limitato lo spazio di sosta. La Candelora è ancora una ricorrenza da non perdere per migliaia di visitatori che venerano la Madonna Nera. Tra loro, pochi «femminielli», con Rifondazione che accende i riflettori su pacs e diritti civili per i diversi.
Seguono gli articoli di approfondimento nelle pagina interna.
Femmenielli, omo e trans: una «juta» tra preghiere e politica DALL’INVIATO ALDO BALESTRAMontevergine. Valentina, i peli della barba inspidi e ancora senza soldi per operarsi, batte a Napoli dalle parti della stazione, e di notte tiene paura di «chi non vuol pagare». Se ne sta in Chiesa, panca sei, con la candela tra le mani, mentre l’ex abate Nazzaro legge il Vangelo di Luca. Fuori, nel piazzale del santuario dove la neve è fango, e la puzza delle frizioni bruciate delle auto si mescola a quella dei friarielli nei panini, arriva Amanda. Trans francese, ha la erre moscia d’oltralpe, occhialoni e seno sodo sotto il golfino attillato. Lei, dell’Arci Trans Libellula 2001, viene da Roma. Le hanno detto della Madonna Bruna e di Montevergine, della Candelora e dell’abate «cattivo» del 2002, e di Vladimir Luxuria che poi venne qui a far testimonianza. Non ne sa gran che, ma non se ne cura. E Amanda neanche si preoccupa del vento che taglia la faccia, e a tratti blocca in macchina persino Antonio o’ lione, mitico capoparanza di Scafati che con la tammorra canta e balla da 25 anni, in questo piazzale, il due febbraio. Valentina prega in silenzio la Madonna «ma per favore è meglio non mettere il nome intero», Amanda dice che il suo cognome è «Evans» e che lei è lì per lottare per tutti i trans come lei, e per omo e lesbiche, transgender, insomma per quelli «oltre». La «juta» di febbraio a Montevergine, per la Candelora, al Santuario di Mamma Schiavona può essere diversa persino nella diversità. I «femmenielli» nostrani, quelli alla Valentina, continueranno a salire quassù ma forse dietro a uno striscione non si metteranno mai. Balleranno, ammiccheranno mostrando le labbra siliconate a dismisura, ma loro «no», non sanno di Pacs et similia, libellule e Ken, finocchi e preservativi distribuiti sul piazzale dai ragazzi di Rifondazione. Per loro, a Napoli amati e tollerati, la «Candelora» è sì liberazione e luce, pure «outing» come si dice adesso, dopo le notti sui marciapiedi di via Marina. Ma «la politica no, quella non la capiamo», dice Valentina. Per quella ci sono Amanda, e poi «Manlio-a-Napoli- mi-chiamano-la-strega-maligna», che chiede davanti alle telecamere «uguali diritti per i gay». E poi c’è Andrea, del «Mario Mieli» di Roma, ricercatore in Economia all’Università, che danza in cannottiera e sciarpina di seta e si fa prestare le nacchere che nemmeno sa come si usano, ma che gli frega, l’importante è ballare, non congelare («mi basta l’affetto della gente», dice gentile), mentre i videofoninini di guagliunastri eccitati immortalano la sua danza curiosa nel fango. Dal 2002 in avanti, forse, sarà sempre così. Da quando accadde «l’incidente», tra l’abate Nazzaro e i femmenielli, mentre la «tammurriata» di Colasurdo (ieri assente) scandiva la salita dei peccatori, scalino dopo scalino, da Mamma Schiavona. «È la luce, è la purificazione, il perdono», ripete oggi Valentina. Ed ecco poi il femmeniello day, e il candelora day. Ieri striscioni e palloncini, l’onorevole De Simone, il gruppo di Rifondazione e gli amici di centri sociali e associazioni di sinistra. Il piazzale è ormai agorà, e insieme suk. Qui, in tempi di Pacs, chi viene per manifestare politicamente s’incrocia con la famiglia inorridita di San Giuseppe Vesuviano che entra in chiesa «per pregare e prendere la comunione». Oppure con le paranze di Somma e Ercolano, che mangiano e bevono vino dopo la messa. I bus infiocchettati per la juta, la vecchina delle castagne del prete che «allucca» ma vende poco, quest’anno tirano più i ciucciotti di provola, «un euro e 50, signò, e i bambini si calmano». Dentro al Santuario l’incenso pervade le narici, i monaci son contenti perchè almeno «tutto ciò che urta la suscettibilità della Chiesa è fuori dalla chiesa», i comunisti a dire che «la Chiesa mette il naso nelle scelte politiche, e non è giusto». Quanti diversità, mentre Valentina entra nella Fiat Uno. L’aspetta il pappone di Casoria, pancia oscena, sigaretta e anelli. «Ci vediamo l’anno prossimo». Saluta e se ne va, e in fondo è felice mentre scorge Francesco, di Rifondazione, che libera in alto lo striscione del Candelora day: «Libero amore, in libero stato».
Il favoloso Colasurdo, maestro della cantata alla "Mamma Schiavona" e della tammurriata era in realtà presente, soltanto è arrivato dopo che i cronisti avevano lasciato il luogo. Dopo avere condotto la cantata e la tammutriata devozionale dei femminielli fuori, sul sagrato della chiesa l'ha guidata dentro fin quasi sotto l'altare, tutti controlat a vista dai carabinieri, dalla sicurezza privata e da un frate.Qui di seguito riportata la notizia d un interessante convegno sui diritti organizzata ad avellino cità da I-ken, Giovani Comunisti e alcuni Circoli locali.Leila Deianis era in realtà assente. Il dibattuito è stato davvero ineressante e molto partecipato, anche da parte di alcuni avellinesi doc.
Stop alle discriminazioni dei diversi «Libero amore in libero stato». Con uno striscione appeso al muro di fronte all'ingresso del santuario, Rifondazione Comunista, Sinistra giovanile e Giovani Comunisti hanno voluto «siglare« l'edizione 2007 della Candelora dando alla manifestazione anche una connotazione politica. «La nostra presenza - ha detto Titti De Simone, presente ieri mattina al Santuario della Madonna Nera - a questa festa popolare che ha radici antiche e diversi simbolismi assume un significato importante se consideriamo il clima di discriminazioni che stiamo vivendo. Per noi questa è la giornata dedicata ai diritti civili. Sono ormai di scottante attualità i temi dei diritti civili di gay e lesbiche. Questo vuole essere un momento di mobilitazione e Rifondazione è tra i protagonisti del dibattito che riguarda i Pacs, noi a questo proposito chiediamo una legge giusta senza ingerenze da parte del Vaticano. E' ora di approvare un provvedimento che preveda il riconoscimento delle unioni di fatto, questo non vuol dire cancellare le prerogative delle famiglie tradizionali». A Montevergine sono stati distribuiti palloncini a forma di cuore e profilattici, per affermare che proprio da Avellino può partire un segnale di apertura. «Il tema dei diritti civili - ha ribadito Francesco Pennella - è di scottante attualità e partiamo dalla Candelora per affermare la dignità e i diritti di chi non ha voce. Sono temi che troveranno un loro pieno compimento nelle future manifestazioni in preparazione come quella del Gay Pride». In un momento in cui imperversa il dibattito sui Pacs, il paese non può esimersi dal problema di considerare i diritti della popolazione omosessuale secondo la coordinatrice nazionale dei Giovani Comunisti, Elisabetta Piccoletti. «Il dibattito - sottolinea - è deviato dall'oscurantismo, tuttavia aspettiamo di vedere questo progetto di legge per giudicarlo. In ogni caso auspico una discussione più razionale e soprattutto bisogna finirla con le invettive dal pulpito delle chiese». Da Montevergine, la discussione su Pacs e diritti civili di gay e omosessuali si è spostata nel pomeriggio ad Avellino. Nel carcere Borbonico il coordinamento nazionale dei Giovani Comunisti ha organizzato una tavola rotonda sul tema "Uguali diritti uguali dignità". Oltre alla parlamentare di Rifondazione Comunista, Titti De Simone all'incontro sono intervenuti: Saverio Aversa, giornalista di Liberazione, Paolo Valerio, ordinario di Psicologia clinica presso l'Università Federico II di Napoli, Aurelio Mancuso, segretario nazionale ArciGay, Elisabetta Piccoletti, Carlo Cremona, presidente I Ken, Leila Dainais, presidente ArciTrans Libellula 2001. Il dibattito è servito ad affermare il principio dell'uguaglianza dei cittadini indipendentemente dalle loro scelte sentimentali dalle quali non devono discendere discriminazioni. «Un principio - ha sottolinea Gennaro Imbriano, segretario provinciale di Rifondazione Comunista - che fa a botte con l'arretratezza del nostro Parlamento dove per convenienza politica spesso si negano i diritti civili alle unioni di fatto sia etero che omosessuali. La tavola rotonda è stata un momento importante durante il quale abbiamo provato a rimettere la vita, i corpi, i sentimenti dentro il dibattito della politica. Anche la nostra presenza al santuario di Montevergine è servita a lanciare un messaggio di modernità, accoglienza e disponibilità verso il diverso». er.gu.
Candelora day, la protesta fuori dalla Chiesa ERMANNA GUACCILa Candelora riscopre il suo più profondo significato religioso. La «Festa della Luce», che spesso si è contraddistinta per colorite manifestazioni di carattere profano, quest'anno è stata contenuta con un ritorno al sacro, pur registrando fuori dal santuario la presenza, a dir la verità composta, di partiti e associazioni omosessuali, intervenute nel giorno della Candelora per affermare i diritti civili dei diversi. Migliaia i pellegrini che sono arrivati da tutto l'hinterland napoletano per rendere omaggio a Mamma Schiavona. Massiccia la partecipazione al rito della Candelora che continua ad esercitare il suo fascino soprattutto sui fedeli partenopei. Decine di pullman hanno raggiunto il santuario, innumerevoli anche le automobili che hanno affollato il piazzale dove i lavori in corso hanno limitato lo spazio di sosta. La Candelora è ancora una ricorrenza da non perdere per migliaia di visitatori che venerano la Madonna Nera. Tra loro, pochi «femminielli», assenti Vladimir Luxuria e anche Marcello Colasurdo che quest'anno ha disertato la manifestazione. In compenso hanno affollato il santuario la gente comune e le immancabili paranze. Sono arrivate da Pagani, Somma Vesuviana, San Giuseppe Vesuviano. Con nacchere, tamburelli e fracasse hanno dato vita alle danze e ai canti inneggianti alla Madonna Nera. Particolarmente significativa la tammurriata della paranza «'O Lione» proveniente da Scafati che ogni anno offre uno spettacolo da non perdere. Numerosi quest'anno anche i gruppi provenienti dall'Irpinia come il duo di Volturara Irpina, composto da due artisti ultrasessantenni, Paolo Minichiello e Giuseppe Talento che dall'età di cinque anni vengono in pellegrinaggio a Montevergine. Accompagnati da tradizionali strumenti come l'organetto, la fracassa e la forbice animano ogni anno il sagrato dell'abbazia. "Veniamo qui sin da piccoli - spiega Paolo Minichiello - quando con l'organetto già cantavamo per la Madonna. Per noi è soprattutto fede. La tammurriata ci serve ad esprimere tutta la nostra devozione. Ogni anno inventiamo delle canzoncine in onore di Mamma Schiavona. Prima la fede e poi la musica". Tra i pellegrini anche molti giovani che scoprono per la prima volta una tradizione che ha radici lontane. «Non ero mai stato qui al santuario - dice Giulio Varricchio di Benevento - e sono rimasto meravigliato dalla bellissima atmosfera che si respira in questi luoghi». Davvero gremita l'abbazia, quando intorno alle 11 si è svolta la benedizione delle candele e la processione, a cui è seguita la messa officiata da Don Beda Paluzzi, amministratore apostolico dell'Abbazia. Ai pellegrini che hanno affollato il santuario, durante l'omelia dopo il vangelo letto dall’ex abate Nazzaro, Don Beda ha ribadito il significato più profondo della Candelora. «Non ci sono altri significati al di fuori di quello religioso - ha detto - altrimenti si cade nel folklore». E mentre in chiesa si celebrava il rito religioso, fuori dal santuario alcuni rappresentanti delle associazioni gay, richiamandosi anche ai fatti del 2002 avvenuti a Montevergine, hanno inscenato una pacifica manifestazione per affermare i diritti civili degli omosessuali anche alla luce del dibattito sui Pacs. Con cartelli e striscioni hanno sfilato davanti all'abazia. «Chiediamo diritti pari per tutti - ha detto Carlo Cremona dell'associazione I-Ken - Anche noi omosessuali siamo cittadini come gli altri e speriamo che nel tempo lo stato abbatta gli ostacoli che attualmente impediscono pari dignità a tutti».
per guardare il giornale http://www.ilmattino.it edizione di Avellino del 03/02/2007 pagine 31 e 33
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