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la bestia nera chiamata "solitudine"


_Marooned

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Spero di aver postato nella sezione più consona. Mi scuso in caso contrario >.<.

 

Piccola premessa: immagino che penserete che questo sia l’ennesimo post sulla solitudine, la ricerca del partner, le lamentele esistenziali e via dicendo, e forse lo è. Ma cerco, qui, di descrivere la mia personale e attuale situazione esistenziale, dalla quale mi sembra di non riuscire ad uscire e sbloccarmi. Ringrazio in anticipo chi mi leggerà e chi saprà darmi dei consigli.

 

Non so da dove cominciare. È tutto così intricato e mi sembra difficile sbrogliare questa matassa, difficile trovare le parole giuste.

Ci sono dei momenti durante l’anno che mi costringono più di altri a guardare in faccia la mia situazione e farne il resoconto. Parlo dell’estate, delle vacanze di natale, di capodanno, tutti quei periodi che molti aspettano con ansia positiva, e che io (mi rendo conto, da quasi sempre) accolgo con molta paura e diffidenza. La paura è quella di rimanere da solo e di essere costretto a passare questi giorni a casa, senza poter fare tutto quello che gli altri fanno normalmente. E quasi sempre le mie congetture si rivelano vere: sono costretto a rimanere a casa, a sprecare questi giorni come non vorrei.

Se mi guardo indietro nel tempo, mi vedo sempre come un tipo abbastanza solitario e con pochi amici. La mia timidezza, innanzitutto, mi ha impedito nel corso del tempo di ampliare le mie amicizie e di riuscire a instaurare rapporti più o meno forti con le persone che incontravo. Crescendo la mia timidezza si è attenuata nel frattempo, ma trovo ancora difficile aprirmi con certe persone, a volte è come se non sapessi mai di cosa parlare e quando apro bocca mi sembra di dire cose stupide e senza senso. Rischio perfino di passare per lo stupido della situazione.

(Potrei aprire una piccola parentesi sulla mia timidezza, dicendo che qualche anno fa ho cominciato perfino a studiare teatro e recitazione. Ho cominciato non per combattere la timidezza ma perché il teatro è la mia più grande passione e spesso tutto quello che ho. Pensavo che, di conseguenza, la timidezza sarebbe passata ma in effetti mi sono sbagliato. Mi capita qualcosa di molto strano: quando sono a teatro, in attività laboratoriale o sul palcoscenico, sarei capace di fare le cose più assurde senza avere alcun sentimento di vergogna e nessuna resistenza, in pochi anni ho fatto progressi notevoli; ma quando sono nella vita “reale”, tutte le resistenze e i blocchi ritornano e non sarei capace di cantare nemmeno una canzone al karaoke senza diventare rosso pomodoro. È davvero una cosa che non riesco a spiegarmi!)

Altro motivo per cui le mie amicizie non sono cresciute è stato il contesto delle mie amicizie precedenti. Quando ero a scuola, uscivo (anche se raramente) con le persone incontrate tra i banchi della mia classe..Nel momento in cui la scuola è finita ed è cominciata l’università e il teatro pensavo che le cose sarebbero cambiate. Ma non è stato così. All’università ho avuto la possibilità di stringere amicizia con poche persone, a teatro sebbene ci sia sempre un’aria di amicizia e condivisione ognuno ha la sua propria vita privata. Fatto sta, che chi è fidanzato, chi ha il suo gruppo di amici, chi per un motivo chi per un altro, il cerchio delle mie amicizie si è stretto sempre di più. Oggi, mi ritrovo con poche amiche (sempre dal periodo di scuola) con le quali ho un rapporto un po’ particolare. Loro pure sono timide e chiuse come me e io penso che tendiamo (mi pare ovvio) a influenzarci, negativamente, a vicenda. È come se questa nostra chiusura ci portasse a chiuderci ancora di più in noi stessi. Ma loro possono far affidamento tra di loro; per me sì loro ci sono sempre, ma, insomma, io vorrei amici gay o perlomeno persone diverse, con le quali ci può essere un’influenza reciproca diversa. E da qualche tempo nei loro confronti sento un sentimento strano, di cui un po’ mi vergogno perché alla fine voglio loro bene, e cioè un sentimento di inadeguatezza in loro presenza, come se non avessimo più niente da dirci a volte.

Motivi, per cui mi ritrovo spesso a combattere la solitudine. La mia unica ancora di salvezza è il teatro, ma non è abbastanza, perché è ancora di salvezza nella misura in cui faccio quello che amo e mi sento a casa quando lo faccio, ma non mi dà gli strumenti per superare questa condizione.

Il fatto è che non so più cosa fare e, per fortuna, non riesco più ad accettare questa situazione. A 21 anni non dovrei vivere la mia vita chiuso in casa, dovrei stare a ubriacarmi con gli amici, a conoscere gente, a conoscere ragazzi.

Lo so, e io sono il primo a sostenerlo, che le cose cambiano solo se io faccio degli sforzi e dei tentativi per cambiarle, e che nessuno lo fa per me. Ma mi sento in una situazione di stallo.

Ci sono le associazioni, ma ho paura di far vincere la mia parte timida e chiusa e di non riuscire a stringere realmente legami di amicizia, e non ho nessuno con cui andarci. Ci sono le chat, che frequento da parecchio, ma a parte qualche scopata insipida e qualche incontro random non mi hanno mai portato niente.

(non apro il discorso sulla mia condizione amorosa, perché è normale che non avendo molte occasioni di conoscere gente, non ho molte occasioni di trovare un ragazzo.)

 

Ci sono mille altre cose che potrei scrivere ma è già tanto e non vorrei annoiare nessuno. Posso aver dato l’idea del ragazzino depresso e immaturo che non sa che fare con la propria vita, ma questa fase (per fortuna) l’ho passata da parecchio. Non è così. E non so nemmeno io come potrei descrivere questa situazione, so solo che non riesco più ad accettare la solitudine e vorrei che le cose cambiassero, una volta per tutte. Non so più a chi rivolgermi, perciò vengo da voi. Grazie :)

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A parte il teatro, mi rispecchio abbastanza nel tuo racconto.

Grazie all'Università ho fatto alcune amicizie con cui vado in disco e esco. Il mio consiglio se proprio hai paura che vinca la timidezza nei contesti sociali, è organizzare uscite di gruppo, spesso sono utili le cena fra amici, in cui ognuno invita amici di amici, ampliando così la tua cerchia di conoscenze, aggiungerle su fb, e conoscerle.

Le amicizie servono a crescere, se senti che ti trattengono e non ti rendono più socievole, conosci nuove persone anche attraverso il teatro.

Visto che avete già un hobby in comune, magari prendi coraggio e invita qualcuno con cui hai confidenza a prendere da bere dopo le prove, conoscetevi meglio e una cosa tira l'altra, magari ti invita in un uscita fra amici. Mai rifiutare un invito anche se magari potrai essere in imbarazzo non conoscendo i suoi amici.

 

Io mi ritrovo in una situazione un po' simile, in cui all'ultimo anno di l'Università, mi rimangono gli stessi 4-5 amici che ho conosciuto al primo anno e con cui ho legato.

Ma ora si stanno laureando e vanno via, oppure sono fidanzati con la loro vita privata, o lavorano spesso, e quindi mi ritrovo da solo.

Aspetto anch'io suggerimento al tuo problema  :grin:

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 (Potrei aprire una piccola parentesi sulla mia timidezza, dicendo che qualche anno fa ho cominciato perfino a studiare teatro e recitazione. Ho cominciato non per combattere la timidezza ma perché il teatro è la mia più grande passione e spesso tutto quello che ho. Pensavo che, di conseguenza, la timidezza sarebbe passata ma in effetti mi sono sbagliato. Mi capita qualcosa di molto strano: quando sono a teatro, in attività laboratoriale o sul palcoscenico, sarei capace di fare le cose più assurde senza avere alcun sentimento di vergogna e nessuna resistenza, in pochi anni ho fatto progressi notevoli; ma quando sono nella vita “reale”, tutte le resistenze e i blocchi ritornano e non sarei capace di cantare nemmeno una canzone al karaoke senza diventare rosso pomodoro. È davvero una cosa che non riesco a spiegarmi!)

 

Intanto, sta cosa degli attori che poi nel privato sono di un timidissimo ai limiti del mutismo è parecchio frequente, fidati!

 

quanto a tutto il resto: hai fatto la descrizione pefetta di una fase di stallo emotivo; puoi uscirne soltando rompendo sto cerchio di auto isolamento.

Insomma, buttati e nuota!!!

Ok, nel mare ci sono ANCHE i coccodrilli & gli squali, ma puoi trovare pure dei simpatici defini con cui scherzare, ridere e giocare!!

 

E poi sta frase

 

Ci sono le associazioni, ma ho paura di far vincere la mia parte timida e chiusa e di non riuscire a stringere realmente legami di amicizia, e non ho nessuno con cui andarci. 

m'ha lasciato un po' perplesso: per esempio, poichè molte ass.ni organizzano laboratori teatrali, qualcuna addirittura mette su spettacoli più o meno amatoriali eccetera, perchè non provi a proporti, visto che un po' di esperienza ce l'hai, per aiutare a mettere su qualche recita?

 

può essere un buon sistema per rompere il ghiaccio, senza qualcuno che ti prende per mano per farti varcare la fatidica soglia (se tu stesso dici di non avere amici gay, quando troverai chi ti accompagna? e cmq non sei più un bambino. puoi camminare anche da solo!!) e per vedere se ti trovi bene nel gruppo.

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Non ho capito se sei già out of the closet… il fatto di dichiararmi e la volontà di fare attivismo personalmente mi hanno aiutato molto a combattere la timidezza.

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whydontyouloveme

A parte certe frasi, il tuo messaggio avrei potuto scriverlo io...

 

Credo che l'unico modo per uscire da questa "fase di stallo" sia l'affrontare il disagio che può venire dal confrontarsi con situazioni nuove. Aver paura di non essere adeguato o di fare la figura degli stupidi ci sta, sono sensazioni che io vivo di continuo. Bisogna accettarle, conviverci e buttarsi. Tentare, almeno.

E come scrive Chaos: "mai rifiutare un invito". E' una cosa che io ho fatto per quasi tutta la vita, e solo adesso sto cercando di abbandonare questo vizio (anche se, come è naturale, questi "inviti" sono andati diminuendo nel tempo e ora magari mancano le occasioni).

 

Mi dispiace di non poterti dare consigli più concreti, come ti ho detto sono in una situazione estremamente simile, spero che ne usciremo entrambi prima o poi :)

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io mi ritrovo molto in questa descrizione.Quel continuo senso di inadeguatezza,di sentirsi fuori posto come se non centrassimo niente e le uniche cose che ci vengono da dire per rompere il nostro evidente imbarazzo di fronte una conversazione che magari ci interessa da poco è annuire,concordare o nelle peggiore delle ipotesi andarsene.Il teatro ti fa sentire libero e senza pesò perchè probabilmente non badi assolutamente a caso in quelle cirocstanze a cosa fai nel senso non ti chiedi cosa dovresti dire,cosa dovresti fare ti butti e via.Come dicono gli altri,per noi "solisti cronici" ci vuole una terapia d'urto ovvero buttarci subito in qualcosa,rischiare in quelle situazioni che ci espongono più di tutti.Di fronte ad una conversazione che non sappiamo come reggere,di fronte un dibattito o una chiacchierata anche tra persone che si conoscono meglio dobbiamo farci sentire,dar voce ai nostri pensieri.

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La vodka e il vino di stanotte mi fanno sentire ancora poetessa greca, quindi mi sento ispirato.

 

Sei ingiusto con la solitudine; la definisci una “bestia nera” quando invece è un'ottima amica da frequentare ogni tanto. Il vero problema, è che tra i tuoi amici ci sono anche quelle ragazze. Vi sabotate a vicenda trasmettendovi la vostra fobia sociale e mettendo in atto dei processi di evitamento che si rinforzano ogni volta che evitate la situazione "conoscere quacuno". Se tu non conosci nuove persone e passi il tuo tempo con ragazze che fanno esattamente come te, rinforzi il tuo stesso comportamento: è come voler smettere di farsi di coca cercando appoggio e sostegno da Lapo Elkann.

 

Il mio consiglio è quindi quello di approfittare della solitudine. Prendetevi per mano e state un po' insieme. Paradossale vero? Non si è mai più in compagnia di quando si è da soli. Sei costretto a fare quello che in filosofia si chiama due-in-uno: ti devi parlare e al contempo ascoltarti. Solo così riesci a capirti: stare con te stesso è il primo passo per stare con gli altri. Se non ce la fai e fai sempre conto su altre persone per evitare di "frequentare" te stesso, rimani dentro questo vortice depressivo.

Stai da solo, non frequentare nemmeno quelle ragazze per un po' di tempo. Solo trovando dei nuovi strumenti e schemi per alimentare la tua socialità puoi eliminare definitivamente quelli vecchi.

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purtroppo la soluzione di questa situazione assai normale in ragazzi giovani e gay è solo una.... non stare li a rimurginare ma essere attivi, vincere la timidezza e uscire, parlare, incontrare!!!

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Ci sono dei momenti durante l’anno che mi costringono più di altri a guardare in faccia la mia situazione e farne il resoconto. Parlo dell’estate, delle vacanze di natale, di capodanno, tutti quei periodi che molti aspettano con ansia positiva, e che io (mi rendo conto, da quasi sempre) accolgo con molta paura e diffidenza. La paura è quella di rimanere da solo e di essere costretto a passare questi giorni a casa, senza poter fare tutto quello che gli altri fanno normalmente

 

a volte è come se non sapessi mai di cosa parlare e quando apro bocca mi sembra di dire cose stupide e senza senso
 

E' lo stesso anche per me, purtroppo. L'unica persona con cui mi sto legando come si deve l'ho conosciuta qui sul forum, ma abbiamo 350km di distanza, quindi ci tocca limitarci al whatsapp... Io ora sto finendo l'ultimo anno di liceo ed effettivamente mi sento abbastanza ottimista su questo 2015, nel quale ci saranno le esperienze di Università e sopratutto di arcigay. Ora non mi è tanto possibile andarci per questioni di tempo, purtroppo, ma credo che dovresti andarci il prima possibile, anche perché probabilmente sarà un ambiente molto accogliente!

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Non ho capito se sei già out of the closet… il fatto di dichiararmi e la volontà di fare attivismo personalmente mi hanno aiutato molto a combattere la timidezza.

Sì, sono dichiarato con i miei e molte persone lo sanno. Quello del co non è più esattamente un problema, d'altronde i miei genitori lo sanno quindi non ho niente da temere. Fare attivismo è una cosa a cui avevo pensato.

 

Per il fatto delle occasioni e degli inviti, io cerco da un po' di non rifiutare le possibilità che mi si presentano di socializzare e conoscere nuova gente, ma è il solito discorso alla base: se non conosco molta gente, e quella che conosco è più o meno come me, queste possibilità tendono comunque a essere poche. Il fatto è che sono io a dovermi cercare queste possibilità da me e ciò rende la situazione più complessa.

 

 

 

Il mio consiglio è quindi quello di approfittare della solitudine. Prendetevi per mano e state un po' insieme. Paradossale vero? Non si è mai più in compagnia di quando si è da soli. Sei costretto a fare quello che in filosofia si chiama due-in-uno: ti devi parlare e al contempo ascoltarti. Solo così riesci a capirti: stare con te stesso è il primo passo per stare con gli altri. Se non ce la fai e fai sempre conto su altre persone per evitare di "frequentare" te stesso, rimani dentro questo vortice depressivo. Stai da solo, non frequentare nemmeno quelle ragazze per un po' di tempo. Solo trovando dei nuovi strumenti e schemi per alimentare la tua socialità puoi eliminare definitivamente quelli vecchi.

 

Questo potrebbe una valida soluzione, poiché mi rendo che il problema sta alla base e alla base va risolto. Ma ci ho provato, ci provo ogni giorno a parlarmi e ascoltarmi. Non vivo un rapporto così conflittuale con me stesso, il problema è quando devo relazionarmi all'esterno. E la solitudine è diventata una situazione che da troppo tempo mi appartiene e che per troppo tempo è stata reiterata.

Non saprei...mi rendo conto che forse la soluzione sta nell'uscire definitivamente fuori dal guscio, non avere più timori, buttarsi e nuotare. Ma a dirsi è molto più facile che a farsi.

 

Vi ringrazio tutti, e spero che tutti quelli che si trovano in questa situazione potranno uscirne al più presto! :-(

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Guarda ti capisco benissimo,ed uscire dal guscio non è così facile. Pensa io per diventare più socievole ed incontrare persone nuove sono iscritto in diverse associazioni e la cosa mi piace molto,certo si vedono dei miglioramenti,però non si cambia mai del tutto ;D Ma pian piano secondo me uno riesce e non vedere tutto nero,secondo me pensi troppo al giudizio degli altri, non pensare che escano solo cavolate dalla tua bocca,non pensare che rimarrai sempre solo. Certo sono pensieri che a quanto pare pensiamo tutti però andiamo avanti con positività. Un consiglio che ti do è di non passare da un eccesso all'altro,nel senso ora sei un pò chiuso,non cambiare radicalmente di botto,ma gradualmente che si nota il cambiamento e non fai stronzate. Inoltre anche io stavo in chat ma dopo due secondi mi eliminai,penso che sono la morte sociale in quanto si cerca solo sesso e raramente qualcuno con cui avere stimoli ;D Dai abbia coraggio e voglia di migliorare che già parlandone stai sulla buona strada credimi

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E' un classico degli attori teatrali eppure è così socializzante il teatro. Detto ciò le occasioni vedrai che non mancheranno iscriviti alle varie associazioni e vedrai.

L'unico consiglio che ti dò è di aprirti, se non sai aprirti, confidare il tuo modo di essere, se sei sempre riservato con le persone le amicizie non si instaurano ma rimangono solo conoscenze e finiscono li.

 

Ti vorrei aiutare essendo delle tue parti ma ahimè non sono dichiarato (ti invidio) quindi non posso.

In bocca al lupo.

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domandina:

appurato che

Non vivo un rapporto così conflittuale con me stesso, il problema è quando devo relazionarmi all'esterno. E la solitudine è diventata una situazione che da troppo tempo mi appartiene e che per troppo tempo è stata reiterata.

dove finisce la tua timidezza ed inizia la tua solitudine?

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Metamorphoseon90

Anzitutto condivido l'intervento di Amor-fati (con una piccola postilla che aggiungerò in fine): la solitudine può servirti per interrogarti e capire cosa è meglio per te. Di sicuro non ti è utile l'«autosabotaggio»: non significa che tu debba troncare con le tue amiche, ma certo devi vedere se questo tipo di rapporto può farti ancora bene oppure no e decidere di conseguenza.

Nota, inoltre, che solitudine non equivale ad isolamento: ci si può stare anche bene in solitudine (io ho avuto modo di comprendere molte cose su me stesso), quella che tu descrivi è più una condizione di isolamento che persiste anche se stai in mezzo alla gente. L’ho provata in questi ultimi due anni di università: è molto importante che tu abbia preso coscienza della tua situazione e che tu voglia cambiare. È già un primo passo per arrivare dove tu vuoi.


Per il fatto delle occasioni e degli inviti, io cerco da un po' di non rifiutare le possibilità che mi si presentano di socializzare e conoscere nuova gente, ma è il solito discorso alla base: se non conosco molta gente, e quella che conosco è più o meno come me, queste possibilità tendono comunque a essere poche. Il fatto è che sono io a dovermi cercare queste possibilità da me e ciò rende la situazione più complessa.

Continua a cogliere le possibilità d’incontro, ma soprattutto creane tu; a volte pensiamo che sia molto difficile una cosa e ci blocchiamo senza provare a metterla in atto. Lavora per gradi: non devi trasformarti da timido a estroverso in un attimo; puoi cominciare con piccole cose. Tu scrivi che ognuno ha la sua vita etc. etc., ma non è che per questo nessuno possa uscire con te. Magari anche nel gruppo di teatro, prova a lanciare qualche invito. Non tutto ti andrà bene, ma se non provi, di sicuro nulla succede. In effetti condividere qualcosa dovrebbe aiutare: io, suonando, ho avuto la possibilità di conoscere persone molto valide e di stringere amicizie durature.

Per quanto riguarda le amicizie gay mi sembra che altri utenti ti abbiano dato consigli molto validi. Tu scrivi: «Ci sono le associazioni, ma ho paura di far vincere la mia parte timida e chiusa e di non riuscire a stringere realmente legami di amicizia». Dàtti una possibilità, quella di non riuscire a stringere legami è una tua paura, ma non puoi sapere a priori se le cose andranno (male) come pensi tu.

 

ci provo ogni giorno a parlarmi e ascoltarmi. Non vivo un rapporto così conflittuale con me stesso, il problema è quando devo relazionarmi all'esterno

 

Un piccolo consiglio: fa bene analizzarsi, ma non troppo. Devi stare attento a non costruirti un tuo sistema speculativo con scarsa attinenza nella realtà. Io sono una persona molto razionale e spesso ho ragionato su me stesso e sugli altri arrivando a conclusione logicamente ineccepibili, ma non calate su ciò che effettivamente sono le relazioni. Pensare fa bene, ma farlo troppo può bloccarti.

 

 

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whydontyouloveme

Un piccolo consiglio: fa bene analizzarsi, ma non troppo. Devi stare attento a non costruirti un tuo sistema speculativo con scarsa attinenza nella realtà. Io sono una persona molto razionale e spesso ho ragionato su me stesso e sugli altri arrivando a conclusione logicamente ineccepibili, ma non calate su ciò che effettivamente sono le relazioni. Pensare fa bene, ma farlo troppo può bloccarti.

 

 

AMEN :agree:

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dove finisce la tua timidezza ed inizia la tua solitudine?

onestamente è una domanda a cui non saprei rispondere ora, anzi, ti ringrazio di avermela posta :)

 

 

 

Nota, inoltre, che solitudine non equivale ad isolamento: ci si può stare anche bene in solitudine (io ho avuto modo di comprendere molte cose su me stesso), quella che tu descrivi è più una condizione di isolamento che persiste anche se stai in mezzo alla gente. L’ho provata in questi ultimi due anni di università: è molto importante che tu abbia preso coscienza della tua situazione e che tu voglia cambiare. È già un primo passo per arrivare dove tu vuoi.

Sì, è una distinzione che non ho avuto in mente quando ho scritto il post, e sì, quella che vivo attualmente è più una condizione di isolamento che di solitudine. Sono d'accordo che prendere coscienza sia già un primo passo, il fatto è che a volte avere la consapevolezza non è abbastanza...dopo la consapevolezza ci vuole il coraggio, ed è quello che devo trovare dentro di me. ci riuscirò? xD

 

vi ringrazio tutti comunque, confrontarmi con voi è molto positivo :-)

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Ciao! Ho letto il tuo post con gli occhi incollati allo schermo perché è incredibile per me ri-scoprire come alcune storie possano assomigliarsi tantissimo. A me è sembrato di leggere la storia della mia vita, ti giuro. Se potessi andare a spulciare lo yahoo answers di qualche anno fa ti potrei trovare miei messaggi scritti nel dal 2007 al 2009 identici per contenuto a questo tuo.

 

Penso di non peccare di presunzione se ti dico che so bene cosa significa. Prima alle elementari questi problemi uno non se li fa nemmeno. Poi arriva l'adolescenza, le compagnia inziano a formarsi e se si ha la sfortuna di essere un po' timidi o di avere qualcosa di diverso dalla massa, tac, ecco che arriva la solitudine. Poi certo, ogni tanto qualche figura amica sbuca fuori, spesso proprio compagni di classe, ma il rapporto con loro non è mai bello come sai che potrebbe essere un'amicizia vera. E ci si inizia a domandare se l'amicizia vera non esista, se tutti quei gruppi di ragazzi che escono e si divertono...provino le stesse 'deludenti' emozioni. Poi le superiori finiscono, quel poco che era stato faticosamente costruito viene perso e alla fine ci si ritrova in un mondo nuovo, ma convinti che si possa ripartire. Invece no, perché scopri che già dal primo giorno tutti conoscono qualcuno, formano gruppi, si divertono tranquillamente come se fossero di casa. E allora ci si prova, a fare gruppo, ma è un circolo vizioso perché più si ha paura di sembrare un fastidioso infiltrato (a ragione o a torto che sia) più gli altri se ne accorgono e si chiudono.

 

La mia esperienza è stata davvero brutta, posso dire senza nessun problema di non aver mai avuto una vera vita sociale fino a 20 anni inoltrati. Ma nonostante sia stata brutta, quando si è risolta, la mia esperienza mi ha fatto capire che vedevo il problema in maniera distorta. Anche io, come te, incentravo tutto sulla timidezza. Anche io, come te, ho fatto teatro anche perché pensavo che mi avrebbe aiutato molto, quando invece mi ha aiutato solo un pochino. In realtà la timidezza era solo una delle tante condizioni che mi mettavano i bastoni tra le ruote. E' vero che sconfiggendo la timidezza si aprono più facilmente le porte dei rapporti sociali, ma non è detto che quei rapporti debbano essere appaganti come immaginato. Io arrivai all'università pronto a prendere a mazzate la timidezza, e per quanto riuscii, lo feci, nonostante l'enorme fatica (bisogna impegnarsi, decidersi ed impuntarsi, a costo di fare brutte figure o di sentirsi un verme, bisogna provare, questo purtroppo è un dato di fatto da cui non si scappa). Il problema è che trovavo persone chiuse nei miei confronti, indisposte ad accettarmi per ciò che ero e soprattutto ad aiutarmi a superare la mia rimanente timidezza nei loro confronti. Solo allora ho capito che è davvero totalmente inutile cercare di essere l'amicone di chi capita. E mi sono arreso. Ho abbandonato il mio insoddisfacente gruppetto dell'ultima fila e sono migrato fino in prima fila, dove almeno riuscivo a leggere. Nonostante la tristezza, sono stato meglio così, perché è giusto cercare la vita sociale ma non a costo di vedere lesa la propria dignità e non a costo di continuare a proporsi a chi non ne vuole sapere. L'amicizia, è arrivata per caso. Ho trovato una persona meravigliosa - anzi lui ha trovato me - che mi ha fatto conoscere il suo gruppo. Così ho trovato altre persone meravigliose. Mi hanno trattato come un pari, mi hanno aiutato a venir fuori dalla mia timidezza. Per spiegarti che certe volte la timidezza non è una causa, ma un effetto, ti dirò anche che solo dopo aver sbloccato quel mimino di vita sociale sono riuscito a sbloccare tutto il resto: ho capito di essere gay, ho scoperto che nel gruppetto c'erano un gay e una bisex (e in una piccola università di una piccola città), mi sono innamorato per la prima volta. E' stato come un domino. Da allora il percorso è continuato e non si è ancora fermato. Giorno dopo giorno ce l'ho fatta sempre di più, i rapporti si sono intensificati e altri si sono creati.

 

Non dico che uno debba mettersi li ad aspettare a braccia aperte che un amico cada dal cielo. Dico solo che la soluzione migliore è fare un misto tra una fiduciosa (per quanto difficile) attesa e un moderato impegno personale nel 'creare la situazione giusta', quindi combattendo la timidezza e facendo attività di vario genere che espongano al contatto con altri coetanei. Non concentrarti sulla timidezza, sii consapevole che in questa cosa contano tantissimo anche la fortuna e le altre persone. Non è facile, lo sappiamo, ma affrontare questa cosa come se noi potessimo deciderla solo imponendoci di non essere timidi è limitante e, per alcune persone, impossibile, perché lo ripeto, certe volte la timidezza è un effetto e non una causa. Io non so come sia nel tuo caso (una persona ha talmente tanti lati che non riusciamo nemmeno a capire noi stessi) ma ad ogni modo il mio consiglio è di cercare negli ambienti, tra le attività e tra le persone che ti ispirano, e per il resto di limitarti a fare il necessario per essere aperto al mondo. E se non ci riesci, di continuare a provarci senza prendertela con te stesso, essendo consapevole che la persona giusta, se gli arrossisci davanti, non se ne fa un problema.

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