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Lettera aperta di una ragazza lesbica, a Matteo Renzi.


cangrande

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"Caro Matteo Renzi,

ho 31 anni e ho un problema. Anzi, avendone 31 e vivendo in Italia ne ho più di uno. Il mercato del lavoro caro Matteo, mi permetto di darti del tu visto l’approccio amichevole e giovanile che sfoggi, è quello che è ma, per fortuna, passione e voglia di fare mi hanno permesso di posizionarmi in modo decente. Sufficiente, diciamo. O meglio, vista la situazione dei miei coetanei, facciamo che non mi lamento. E non lo farei comunque in questo contesto perché il problema è un altro. Sono fidanzata, una cosa seria. Sai, Matteo, di questi tempi c’è quasi da vantarsene. Dicono che la mia generazione non abbia voglia di impegnarsi sentimentalmente (che sia l’instabilità professionale ad aver inquinato anche le questioni di cuore?). Io mi impegno, eccome: convivo da 3 anni, ho una relazione stabile da 5. Non starò ad annoiarti con il racconto di tutta la (bella) storia, ti basti sapere che andiamo a gonfie vele. Di quei rapporti che fai grandi progetti, sai?

La casa già ce l’abbiamo, grazie alla generazione precedente. Sogniamo una famiglia, un futuro insieme, viaggi, traguardi condivisi, ostacoli superati. Lo sogniamo nel tempo libero, quando ci incrociamo in casa tra turni e scadenze lavorative e nelle domeniche in cui abbiamo il privilegio di poltrire po’. Lo sogniamo quando vediamo i nostri amici, quelli che non hanno paura di impegnarsi, fare lo stesso. Mentre sfogliamo le liste nozze altrui o cerchiamo i vestiti per partecipare al loro grande giorno. Quando ascoltiamo il prete o l’ufficiale dello stato elencare i doveri dei coniugi e ci guardiamo, sorridendo, sapendo quanto siano impegnativi, nel bene e nel male. Partecipiamo con gioia, caro Matteo, a questi momenti e con la carica che ti cresce dentro sapendo che anche il nostro sta arrivando. Il momento di dire sì e iniziare un nuovo capitolo, con tutto l’entusiasmo e l’energia che serve per essere 30enni in questo paese senza pensare alla fuga un giorno sì e l’altro pure. Beh, non possiamo. La mia metà della mela è una donna, e lo sono anche io. Siamo ferme, impantanate, frustrate e in attesa di qualcosa di cui in campagna elettorale si è parlato chiaramente e a proposito del quale in questi mesi sono stati fatti solo accenni sporadici. Civil partnership alla tedesca le hai sempre chiamate, furbescamente attento a non scivolare sulla buccia di banana del termine ‘matrimonio’ e a tenere lontano le temute adozioni con un modello già utilizzato altrove. Il Pil ti ha aiutato a metterle da parte: potrei scrivere da sola i commenti di chi “sì certo, si potrebbe anche fare, ma le priorità sono altre”. Io non ho 40 anni ma non ne ho più 20 e, guarda un po’, è una mia priorità. Quanto lo è un futuro professionale stabile, perlomeno. Tu rimandi e intanto i tribunali ti ricordano che siamo già oltre, ci dobbiamo già occupare di famiglie vere e proprie. Arcobaleno, ma fantasma. Tu rimandi mentre il mondo intero galoppa; abbiamo tutti gli negli occhi il tweet di David Cameron di congratulazioni alle prime coppie gay a sposarsi nel Regno Unito.

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Rimandi, l’ultima volta lo hai fatto parlando di questo settembre con un trasporto mediatico quasi nullo (non siamo all’altezza della sparata del gelato, per dire) mentre bisognerebbe metterci faccia, impegno e convinzione. Adesso nei famosi 1.000 giorni sembra non essercene addirittura traccia. Rimandi e il mondo galoppa: basta uscire dai nostri confini, praticamente in qualsiasi direzione, per andare a dire un “sì, lo voglio” ininfluente in Italia ma che un giudice nostrano potrebbe addirittura trasformare in un diritto per il figlio che verrà. Perché, caro Matteo, leggi o non leggi il figlio verrà, ne sono certa. Io non voglio andare da nessun’altra parte a dire sì, però. Voglio, anzi pretendo, che il paese per cui mi faccio il mazzo tutti i giorni ricevendo in cambio la metà della metà della metà mi restituisca parte di questa fatica e dedizione. Anzi, mi conceda i miei diritti. A me e a chi è nella mia situazione. Ho 31 anni, sono fidanzata e voglio sposarmi.

 Twitter @martinapennisi"

Fonte: La 27ora

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Sono dello stesso parere di yalen.

L'unica cosa che ormai non riesco più a condividere della lettera è questo attaccamento all'italia, ad un paese che la classe politica sta facendo sprofondare sempre di più.

Abbiamo il dovere di realizzare i nostri diritti e se ci vengono negati negligentemente e senza motivi validi la denuncia deve essere forte, ed anche la minaccia di destinare le nostre tasse alle tasche di una classe politica migliore, anche straniera.

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Devo essere sincero? Ha ragione da vendere, ma in alcune parti la trovo altezzosa e arrogante. La situazione, al momento, è purtroppo quella che è. Per quanto ingiusto può 'pretendere' fino a un certo punto perché comunque non dipende né solo da Renzi né da un'alzata di voce; è più un problema di mobilitazione generale e della politica sociale italiana(pensasse più a tirare le orecchie alla comunità gay italiana e alle associazioni...ma che cazz hanno fatto sinora???). L'attaccamento all'Italia poi lo trovo eccessivo se lei ha certi progetti di vita.

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PeterStillman

Una delle cose che ho sempre trovato più insopportabili, giustamente ricordata nella lettera, è la scusa del "in questo momento ci sono altre priorità". 

Mi fa saltare i nervi perché non si capisce mai bene quando cesserà questo fantomatico stato di emergenza generale che impedisce al parlamento di votare una legge che si può fare in mezzo pomeriggio. 

 

Comunque bella lettera :) 

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Bella lettera, come hanno anche detto altri per fare la legge sul matrimonio gay non servono soldi e basta una seduta del Parlamento. Se Renzi avesse le p@alle farebbe come Hollande che, malgrado fosse ben conscio che ciò poteva creargli impopolarità l'ha fatto lo stesso, invece Renzi, vedendo anche che la fiducia di cui gode nel paese è ormai sottozero, ha paura ed evita tutte le cose che possono essere impopolari. Ma facendo così si allunga un agonia e non si risolve nulla...

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Renzi, vedendo anche che la fiducia di cui gode nel paese è ormai sottozero

oddio, a leggere il Corrierone di stamattina sembrerebbe il contrario..

"2 italiani su 3 hanno fiducia nel presidente del consiglio" (Cit.)

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