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Omosessualità nel mondo della moda e anoressia.


NewMarc

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Adesso sarebbe colpa dei gay anche l'anoressia femminile?...e quella maschile?

mi spiegate cosa ci guadegnerebbero i gay se l'ideale femminile è scheletrico anziche formoso?

poi qualcuno pensa realmente che le donne si facciano condizionare così pesantemente dagli stilisti?

infine, quando Facci parla di una prevalenza che non è maschile bensì omosessuale, nel mondo della moda, raggiunge il suo apice...di demenza!  per non parlare del fatto che con quel titolo di pessimo gusto si aspetta pure di non essere accusato di omofobia

 

@NewMarc ma tu che problemi hai con i gaysss? dillo a prefy, che ne nessuno ci sente :look: 

Edited by prefy
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 Leggendo il titolo dell'articolo, ho pensato subito che si riferisse all'anoressia maschile, che è abbastanza frequente negli adolescenti omosessuali,  insieme ad altri tipi di disturbi alimentari (bulimia) o dell'immagine corporea (dismorfofobia).

L'omosessuale tende infatti a spostare la propria mancanza di ''accettazione'' di una caratteristica interiore verso una caratteristica esteriore. Non è raro che una persona omosessuale abbia ansie collegate al suo corpo e a come questo viene percepito dagli altri.

Oggi questo disturbo è più che mai diffuso, anche a causa dei messaggi minatori che mandano i media, e che fanno passare la magrezza come un obbiettivo vitale ed indispensabile.

 

Non capisco però che collegamento ci sia fra omosessualità e anoressia femminile. Nel mondo della moda ci sono sia personaggi eterossessuali sia omosessuali, e di certo il disagio di questo modelle non scaturisce da una problematica esteriore. può essere condizionato da certi messaggi della società, ma il problema dell'anoressica sta nell'anoressica stessa. L'omosessuale o eterosessuale che sta dietro ai capi di moda non c'entra un bel niente.

Edited by Olimpo
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Cis arebbe un modo semplice per non sembrare omofobi:

evitare le generalizzazioni.

 

Perché invece di parlare di "omosessuali nel mondo nella moda"

non si fanno nomi e cognomi e non si invita al boicottaggio?

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Ciò che colpisce è la sicumera con cui l'affermazione viene "sparata"

come se fosse una verità scontata che solo per ragioni di buonismo

altri giornalisti o commentatori non hanno il coraggio di dire

 

( che poi è il ruolo che Facci si autoattribuisce in generale: quello che

dice-direbbe le verità scomode )

 

Il problema è che in questo specifico caso potrebbe avere ragione, altri

giornalisti magari meno connotati la pensano come lui, solo che non lo

dicono

 

La prima considerazione di mera opportunità che mi viene è : ma un giornalista

francese parlerebbe con questa disinvoltura di Dior-Yves Saint Laurent etc. ?

( a prescindere dall'omosessualità degli stilisti per il rilievo del fatturato industriale )

 

La seconda ovvia obiezione è che se è vero che molti maschi gay sono stilisti, è vero che

non sono solo gay ( non fosse altro che per le donne ) e soprattutto Valentino e Yves Saint

Laurent disegnavano abiti già negli anni '50, Armani e Versace già nei '70 etc.

 

Erano sempre omosessuali e sempre stilisti, ma qualunque fosse il loro approccio estetico alla

femminilità l'anoressia non c'era, quindi o è cambiato l'approccio gay ( e andrebbe spiegato ) o

non è - come io credo - questione di estetica ( gay o meno che sia )

 

Sarebbe anzi far troppo onore ad uno stilista che alla fine è un disegnatore, l'invenzione di una

società dell'immagine in cui il management e la comunicazione pubblicitaria coniugano prodotto

e desideri ( si vende un desiderio, non un prodotto per soddisfare un bisogno )

 

In ogni ambito, soprattutto in quello del lusso o del superfluo

 

Ed il desiderio che viene venduto è l'adolescenza ( basta vedere i modelli maschi per capire che ciò

che sfilano sono adolescenti, maschi e femmine....ed è strano visto che indossano vestiti che il 99%

degli adolescenti non possono comprare )

 

Si vende quindi ad un 35nne o a una 35nne un desiderio di eterna adolescenza, che implica anche

una estrema magrezza ( solo che questa immagine impatta anche su un pubblico di adolescenti e non

solo sulle loro madri o sorelle maggiori ) 

 

E questo certo negli anni '50-'60 non poteva essere perché l'adolescenza si stava delineando

come categoria sociale, nei '70-'80 era ancora non integrata nella società, vuoi per la contestazione

generazionale, vuoi per le sub culture urbane che potevano costituire fonte di ispirazione ma anche separazione.

 

Dagli anni '90 le cose cambiano

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