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Intervista a P. Donati


Orfeo87

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http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/la-famiglia-artificiale.aspx
 

La famiglia artificiale

​«La società contemporanea ritiene che il moltiplicarsi delle forme di famiglia sia un aumento di libertà per gli individui e quindi un progresso, invece è un regresso culturale. Un’illusione che non ha alcun riscontro scientifico. Un’illusione collettiva alimentata dall’ideologia e dai media che inseguono un mito di società felice che è in realtà un grande inganno». Come è sua abitudine Pierpaolo Donati pesa con attenzione le parole. Già presidente dell’Associazione italiana di sociologia, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Bologna, sui temi relativi alle dinamiche sociali legate alla famiglia ha condotto numerosi studi. Il suo ultimo libro <+corsivo>La famiglia. Il genoma che fa vivere la società<+tondo> (Rubbettino, pp. 248, euro 12), dal 13 febbraio in libreria, è una rigorosa analisi su quanto la ricerca nel campo delle scienze sociali ha prodotto a livello mondiale sul tema della famiglia, delle nuove famiglie e delle coppie omosessuali. Ciò che ne emerge è qualcosa di più di una verità in controtendenza.

Lei parte dal presupposto che non c’è stata alcuna società che abbia abolito la famiglia e sia sopravvissuta.
«È un fatto che ci abbiano provato in tanti senza riuscirci, poiché la famiglia intesa in senso naturale è il contesto più logico per far nascere e crescere i valori essenziali alla base di ogni società che si proponga di durare nel tempo. Il libro mostra le ragioni scientifiche per cui questa concezione di famiglia, la famiglia naturale, resta la migliore».

Oggi il nome di famiglia viene assegnato a realtà molto diverse fra loro.
«Si vuole rendere indifferente il concetto di famiglia e il codice simbolico che la caratterizza. Convivenze, unioni di fatto, coppie gay, aggregazioni opportunistiche... si suppone che siano tutte forme equivalenti, come quando si dice che una coppia omosessuale possa essere anche più capace di cure nei confronti dei bambini rispetto a una coppia etero. Insomma, non c’è più la famiglia, ma le famiglie. Ma dal punto di vista scientifico queste affermazioni sono errate, perché una simile pluralità di forme familiari, per esempio, genera una società più discriminante».

Cosa vuol dire più discriminante? 
«Significa che nel futuro la forma di famiglia sarà sempre più determinante agli effetti del benessere e della felicità delle persone in quanto è scientificamente dimostrato che le forme familiari non sono equivalenti, ma incidono in modo diverso sulla salute, l’istruzione, il lavoro e in generale sulle possibilità di vita delle persone». 

E questo perché?
«Perché le varie forme familiari hanno un potenziale di umanizzazione in proporzione alla capacità di essere autentiche relazioni di reciprocità fra i sessi e fra le generazioni. I media non ne parlano, ma esistono decine di studi (fra i più recenti: Mark Regnerus, Università del Texas, su Social science research) che dimostrano che c’è enorme diversità fra i bimbi cresciuti da coppie omosessuali e quelli cresciuti in coppie etero, come ce ne sono fra bimbi nati in una famiglia eterosessuale stabile e quelli nati da matrimoni instabili, da coppie di fatto, da separati e via dicendo».

Riguardo ai figli delle coppie gay ci sono dati precisi?
«Da indagini effettuate su alcune migliaia di adulti cresciuti in coppie omosessuali in Paesi dove queste sono realtà assodate, risultano dati molto negativi: hanno una percentuale tre volte superiore di propensione al suicidio; una propensione tre volte superiore di tradimento del partner; una percentuale cinque volte superiore di disoccupati; ricorrono tre volte di più a terapie psicologiche». 

Tutto documentato?
«Non solo è documentato, ma è il frutto di indagini condotte su campioni vasti e da ricercatori che sono partiti dall’intento di dimostrare l’omogeneità fra le varie forme di famiglia, ma che si sono trovati con risultati di segno opposto. Insomma, non è un giudizio morale ma una presa d’atto».

C’è un nesso fra la crisi della famiglia e la crisi della società?
«Diciamo che l’annullamento di quello che definisco il genoma della famiglia coincide con l’ingresso nella famiglia delle logiche di mercato. Per cui ci si aggrega in funzione della maggiore convenienza o del maggior piacere sessuale. Questo conduce a ciò che Tocqueville definiva una società individualista, in cui viene meno la coscienza sociale, la responsabilità verso il bene comune e dove il sistema politico o quello economico possono agevolmente dominare sulla massa degli individui privatizzati».

C’è un nesso anche fra la crisi della famiglia e quella della politica?
«Da una ricerca pubblicata a maggio, <+corsivo>Famiglia risorsa della società<+tondo> (il Mulino) è emerso che le forme più deboli di famiglia (non sposati, un solo genitore, divorziati, senza figli...) sono quelle che si interessano meno al bene comune e che la famiglia normocostituita ha più interesse ai problemi sociali, li affronta in modo più equilibrato, ha più funzioni sociali ed è più utile alla società. Le famiglie più deboli sono inoltre quelle che hanno più bisogno di assistenza sociale e psicologica. Ne emerge che una società fatta di simili famiglie è più strumentalizzabile e manca del cemento capace di tenere in piedi la struttura».

Stiamo tagliando le gambe al nostro futuro?
«Nei fatti se si esce da un modello di famiglia naturale (fisiologica) costruita su dono, reciprocità, sessualità e generatività equamente presenti, interconnessi e in relazione l’uno con l’altro si genera una società costituita da forme diverse di famiglia (problematiche), che crea più difficoltà di quanto pensa di risolverne. Bisogna comprendere che sono la durata e la qualità della relazione nella coppia uomo-donna a generare futuro e ciò che conta non sono gli interessi o i piaceri ottenibili dall’aggregazione di due individui, ma la capacità di generare un bene relazionale secondo i quattro componenti sopra citati. Lo ha ricordato con efficacia il Papa nella <+corsivo>Caritas in Veritate<+tondo>: l’amore non è solo un sentimento, ma una relazione».


Al di là della fonte, qualcuno è a conoscenza di quali studi stia parlando Donati?

 

Ndr. Sto litigando con un omofobo che mi cita ad ogni piè sospinto la posizione di Donati. :P

 

Edited by Orfeo87
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Queste sono le sue "credenziali"

 

Ha ricevuto il riconoscimento dell'ONU come membro esperto distinto nel corso dell'Anno Internazionale della Famiglia (1994). Premio Capri San Michele per il libro "Pensiero sociale cristiano e società post-moderna" (Ave, Roma, 1997) (settembre 1997). Premio San Benedetto per la promozione della Vita e della Famiglia in Europa, IX edizione (Subiaco, 9 maggio 2009). Dottorato honoris causa del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, Pontificia Università Lateranense (Roma, 13 maggio 2009). Premio Mario Macchi 2009 conferito dalla Associazione nazionale genitori scuole cattoliche (AGESC) per attività sociali e culturali di rilevante interesse innovativo.

 

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Pierpaolo_Donati

 

Cita solo regnerus, già ampiamente screditato:

http://www.gay-forum.it/forum/index.php/topic/20478-studio-dimostra-aspetti-negativi-nelle-famiglie-omogenitoriali/?hl=regnerus

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esistono decine di studi (fra i più recenti: Mark Regnerus, Università del Texas, su Social science research) che dimostrano che c’è enorme diversità fra i bimbi cresciuti da coppie omosessuali e quelli cresciuti in coppie etero, come ce ne sono fra bimbi nati in una famiglia eterosessuale stabile e quelli nati da matrimoni instabili, da coppie di fatto, da separati e via dicendo».

 

 

 

quindi in pratica dice che una coppia omosessuale per la prole non è tanto peggio di una coppia eterosessuale "instabile"

dato che le coppie eterosessuali sono al 90% instabili, almeno per quanto io abbia sperimentato, oppure costruite sull'equivoco e il disarmo di uno dei partner di fronte al potere che si prende l'altro, mi pare che dica che le coppie omosessuali sono tutto sommato in linea con quanto possa essere offerto alla prole da una coppia eterosessuale tipica, o no?

Edited by conrad65
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@conrad65

Sì, è in effetti quello che saremmo subito portati a pensare (anche per l'omofobo alla fine coppia gay=coppia etero instabile).

Però ecco, è un po' un'arma a doppio taglio...perché pare che si punti sempre un filo alla mediocrità.

A me pare più utile ricordare, com'è stato detto altrove nel forum, che le ricerche di Regnerus ha provato, tutto sommato, che negli anni 80 era più difficile crescere con un genitore omosessuale che nella famiglia del mulino bianco...grazie al cazzo.

Insomma, il diritto alla genitorialità per le coppie gay come lo si intende nel 2013 non ha nulla a che vedere coi figli di genitori che hanno anche praticato l'omosessualità trent'anni fa. Ecco che per fare studi sociologici diacronici, pure importanti, è ancora presto.

@Orfeo87

Temo che anche la famiglia fisiologica dove dono, reciprocità, sessualità e generatività sono equamente presenti sia una chimera.

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Icoldibarin

A parte le supercazzole sparate, passatemi il termine ma non me ne viene uno migliore, la cosa fastidiosa è che fa un uso fraudolento anche dei dati corretti presenti nella sua intervista.

Ovviamente nessuno stupore, siamo sull'Avvenire, però rimane interessante vedere come la realtà può essere distorta facilmente.

 

Iniziamo dal termine 'artificiale' in contrapposizione a 'naturale' che sono termini sempre molto in voga ed usati in maniera assai diversa. Artificiale assume di solito una connotazione negativa mentre per qualcuno indica solamente 'qualcosa' fatto o trasformato dall'uomo.

Ebbene il grano è artificiale, le scarpe sono artificiali, le lingue, le società, le culture sono artificiali in quanto sono prodotte dall'uomo eppure questo non basta per discernere se sono giuste o sbagliate, buone o cattive se prendiamo questo metro.

Naturale è stato usato da Adam Smith per descrivere la schiavitù e il medesimo termine negato (innaturale) è stato usato per giustificarne l'abolizione.

Naturale viene riferito anche a qualcosa non pianificata, eppure non mi sembra che le famiglie omogenitoriali vengano create a tavolino.

Se naturale viene riferito alla natura extraumana allora bisognerebbe indagare cosa succede nelle altre specie animali, vedere che modello di famiglia adottano. Ebbene le situazioni sono fra le più disparate, dalle famiglie composte dalla sola madre con la prole, alle famiglie che noi chiameremmo 'allargate', ai clan, alla poligamia, alle coppie omogenitoriali e chi più ne ha più ne metta.

Anche se naturale assume una connotazione storica non andiamo molto lontani, i nuclei famigliari 'naturali' come CC vuole sono un'invenzione abbastanza moderna, la tipica famiglia seicentesca non era certo formata da padre, madre e i soli figli.

Insomma sono termini ripetutamente abusati e di per se vogliono dire poco se usati per discriminare tra corretto e corrotto.

 

Differenza tra bimbi cresciuti in coppie omo ed etero, ovvio e naturale che ci siano. Ci sono anche differenze fra bimbi cresciuti con genitori norvegesi e con genitori italiani e di per sé anche questo non basta a condannare i genitori italiani o norvegesi. Per esempio i bimbi cresciuti in coppie omo hanno meno predisposizione ad adattarsi negli stereotipi di genere, tanto meglio. La domanda pertinente invece non è se ci siano differenze o meno fra due tipi di famiglie quanto se ci siano dei deficit rilevanti che la prole deve superare. E tutti gli studi con un minimo di serietà indicano che l'unica ragione di preoccupazione è legata al sentimento di accettazione della propria famiglia nella società, un merito o una colpa che non dipende dalla famiglia stessa quando dalla società in cui è immersa.

 

Il resto è una sparata unica di falsità e deduzioni completamente insensate, si parla di scientifico e di campione ampio (Quando mai, la pecca di quasi tutti gli studi sull'omogenitorialità è la mancanza di un buon campione, aggravata dal fatto che gli studi da lui citati lamentavano anche uno sbilanciamento doloso del campione come famiglie composte da madre e figlio dopo un divorzio conflittuale) del tutto a sproposito.

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